Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0331/2017Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0331/2017

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla strategia dell'UE relativa alla Siria

17.5.2017 - (2017/2654(RSP))

presentata a norma dell'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
S&D (B8-0331/2017)
ECR (B8-0333/2017)
ALDE (B8-0338/2017)
Verts/ALE (B8-0341/2017)
PPE (B8-0342/2017)

Cristian Dan Preda, Arnaud Danjean, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Elmar Brok, Sandra Kalniete, David McAllister, Michael Gahler, Eduard Kukan, Bogdan Andrzej Zdrojewski, Tokia Saïfi a nome del gruppo PPE
Victor Boştinaru, Elena Valenciano, Knut Fleckenstein, Neena Gill a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Raffaele Fitto, Jana Žitňanská, Ruža Tomašić, Geoffrey Van Orden, Branislav Škripek a nome del gruppo ECR
Marietje Schaake, Petras Auštrevičius, Beatriz Becerra Basterrechea, Izaskun Bilbao Barandica, Dita Charanzová, Marielle de Sarnez, Martina Dlabajová, María Teresa Giménez Barbat, Marian Harkin, Ivan Jakovčić, Petr Ježek, Ilhan Kyuchyuk, Louis Michel, Javier Nart, Urmas Paet, Jozo Radoš, Jasenko Selimovic, Hannu Takkula, Pavel Telička, Ramon Tremosa i Balcells, Ivo Vajgl, Hilde Vautmans, Cecilia Wikström a nome del gruppo ALDE
Barbara Lochbihler a nome del gruppo Verts/ALE


Procedura : 2017/2654(RSP)
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Ciclo del documento :  
RC-B8-0331/2017
Testi presentati :
RC-B8-0331/2017
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Risoluzione del Parlamento europeo sulla strategia dell'UE relativa alla Siria

(2017/2654(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria,

–  viste la comunicazione congiunta al Parlamento europeo e al Consiglio del 14 marzo 2017 dal titolo "Elementi di una strategia regionale dell'Unione europea per la Siria"[1] , e le conclusioni del Consiglio sulla Siria del 3 aprile 2017, che insieme costituiscono la nuova strategia dell'UE relativa alla Siria,

–  vista la dichiarazione dei copresidenti, del 5 aprile 2017, alla conferenza "Sostenere il futuro della Siria e della regione",

–  viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) del 30 dicembre 2016 sull'annuncio della cessazione delle ostilità in Siria e del 23 marzo 2017 sulla Siria, nonché la dichiarazione del VP/AR a nome dell'UE del 9 dicembre 2016 sulla situazione ad Aleppo,

–  viste le dichiarazioni del VP/AR del 6 aprile 2017 sul presunto attacco con armi chimiche a Idlib, Siria, e del 7 aprile 2017 sull'attacco USA in Siria,

–  viste le decisioni del Consiglio concernenti misure restrittive dell'Unione europea nei confronti dei responsabili della repressione violenta in Siria, ivi incluse quelle del 14 novembre 2016 e del 20 marzo 2017,

–  viste le relazioni della commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Siria, istituita dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHRC), e le risoluzioni dell'UNHRC sulla Repubblica araba siriana,

–  viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull'ISIL/Daesh e il fronte al-Nusra nonché le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul conflitto nella Repubblica araba siriana, in particolare le risoluzioni 2218 (2013), 2139 (2014), 2165 (2014), 2191 (2014), 2199 (2015), 2254 (2015), 2258 (2015), 2268 (2016), 2328 (2016), 2332 (2016) e 2336 (2016),

–  vista la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1325 (2000), del 31 ottobre 2000, sulle donne e la pace e la sicurezza,

–  vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite A/71/L.48, del 19 dicembre 2016, che istituisce un meccanismo internazionale, imparziale e indipendente per fornire assistenza nelle indagini e nell'azione penale nei confronti dei responsabili dei crimini più gravi in base al diritto internazionale commessi nella Repubblica araba siriana partire da marzo 2011,

–  visto il comunicato di Ginevra del 2012,

–  viste la Carta delle Nazioni Unite e tutte le convenzioni delle Nazioni Unite di cui la Siria è parte,

–  visti lo statuto di Roma e i documenti costitutivi della Corte internazionale di giustizia,

–  visti i tribunali ad hoc, compresi il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, il Tribunale penale internazionale per il Ruanda e il Tribunale speciale per il Libano,

–  visti le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli aggiuntivi,

–  visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A.  considerando che la guerra in Siria è divenuta una delle peggiori crisi umanitarie che il mondo abbia affrontato dopo la seconda guerra mondiale e continua a produrre conseguenze devastanti e tragiche per la sua popolazione; che numerosi civili, compresi i bambini, sono stati presi come obiettivo e continuano ad essere le vittime di questa brutale guerra civile e che oltre 400 000 persone hanno perso la vita dall'inizio del conflitto in Siria nel 2011; che 13,5 milioni di persone in Siria, vale a dire quasi tre quarti della popolazione rimanente, hanno assoluta necessità di aiuti d'emergenza, in particolare assistenza medica, cibo, acqua e rifugio; che gli sfollati interni sono 6,3 milioni, 4,7 milioni di persone vivono in aree sotto assedio e difficili da raggiungere e 5 milioni si trovano nei paesi vicini e nella regione allargata in quanto rifugiati; che la crisi in Siria ha un impatto sempre più destabilizzante per l'intera regione;

B.  considerando che, dallo scoppio della guerra nel 2011, l'UE, insieme ai suoi Stati membri, ha mobilitato collettivamente più di 9,4 miliardi di euro da gennaio 2017 in risposta alla crisi siriana, sia in Siria che nella regione, il che la rende il maggior donatore; che l'UE ha anche sostenuto in modo sostanziale i paesi vicini che accolgono rifugiati;

C.  considerando che tra le violazioni commesse durante il conflitto siriano vi sono attacchi mirati e indiscriminati a civili, uccisioni extragiudiziali, torture e maltrattamenti, arresti di massa e arbitrari, punizioni collettive, attacchi al personale medico e negazione di cibo e acqua; che il regime di Assad sarebbe responsabile di impiccagioni, atti di tortura e uccisioni extragiudiziali su vasta scala nelle strutture di detenzione; che il governo siriano ha intenzionalmente impedito alla popolazione civile l'accesso a beni e servizi essenziali, compresa la fornitura di cibo e di acqua e l'assistenza medica; che gli attacchi e l'utilizzo di una tattica di guerra che prevede di lasciar morire di fame i civili attraverso l'assedio di aree popolate costituiscono chiare violazioni del diritto internazionale umanitario; che tali reati sono finora rimasti impuniti;

D.  considerando che l'ISIS/Daesh e altri gruppi jihadisti hanno compiuto atti atroci e crudeli, tra cui il ricorso a esecuzioni brutali e tacite violenze sessuali, rapimenti, torture, conversioni forzate e riduzione in schiavitù di donne e ragazze; che sono stati reclutati e utilizzati bambini in attacchi terroristici; che si nutrono profonde preoccupazioni per il benessere dei cittadini che si trovano attualmente sotto il controllo dell'ISIS/Daesh e per la possibilità che vengano utilizzati come scudi umani durante la campagna di liberazione; che tali crimini possono costituire crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio;

E.  considerando che non viene rispettato il cessate il fuoco entrato in vigore il 30 dicembre 2016 e che sono state segnalate numerose violazioni in tutta la Siria e si sono verificati gravi incidenti, come l'attacco con armi chimiche a Khan Sheikhoun, presumibilmente commesso dal regime, e il bombardamento contro gli autobus che trasportavano cittadini evacuati dalle città sotto assedio di Foah e Kefraya verso le zone controllate dal governo; che decine di persone, compresi bambini, sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite;

F.  considerando che numerose indagini hanno accertato l'impiego, da parte delle forze di Assad, di agenti chimici destinati a ferire o uccidere i civili, in violazione dell'accordo del 2013 che prevedeva la loro eliminazione; che l'ultimo caso di armi di distruzione di massa utilizzate contro i civili si è verificato il 4 aprile 2017 a Khan Sheikhoun, nella provincia di Idlib, dove almeno 70 civili, molti dei quali bambini, sono stati uccisi e centinaia sono rimasti feriti; che il 12 aprile 2017 la Russia ha posto il veto, insieme alla Bolivia, a una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che avrebbe condannato il presunto uso di armi chimiche vietate in Siria e avrebbe chiesto al regime di Assad di collaborare a un'indagine sul caso; che gli Stati Uniti hanno informato l'UE che, in base alla loro valutazione, il regime siriano ha utilizzato armi chimiche e, in data 7 aprile, hanno risposto militarmente lanciando un attacco aereo sulla base aerea militare di Shayrat nel governatorato di Homs in Siria, con l'intenzione di prevenire e fermare la diffusione e l'utilizzo delle armi chimiche;

G.  considerando che nel marzo 2017 l'UE ha aggiunto quattro militari siriani di alto grado all'elenco delle sanzioni a causa del loro ruolo nell'uso di armi chimiche contro la popolazione civile in linea con la politica dell'UE volta a contrastare la proliferazione e l'uso delle armi chimiche;

H.  considerando che, nel suo intervento sullo stato dell'unione del settembre 2016, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha menzionato la necessità di una strategia dell'Unione europea per la Siria; che, nel mese di ottobre, il Parlamento ha invitato il vicepresidente/alto rappresentante Federica Mogherini a garantire che una nuova strategia sulla Siria sia intesa a facilitare un accordo politico nel paese, compresi strumenti di monitoraggio e di attuazione per rafforzare il rispetto degli impegni assunti nell'ambito del gruppo internazionale di sostegno alla Siria (International Syria Support Group - ISSG);

I.  considerando che l'obiettivo della strategia dell'UE sulla Siria è quello di definire come l'UE possa svolgere un ruolo più visibile ed efficace nel contribuire ad una soluzione politica duratura in Siria, nell'ambito del quadro attualmente sostenuto dall'ONU, e appoggiare la ricostruzione post-accordo una volta avviata una transizione credibile; che tale strategia individua sei principali aree su cui concentrare l'attenzione, vale a dire: la cessazione della guerra attraverso un'autentica transizione politica; la promozione di una transizione significativa e inclusiva; far fronte alle esigenze umanitarie dei siriani più vulnerabili; promuovere la democrazia e i diritti umani; promuovere l'assunzione di responsabilità per i crimini di guerra; e sostenere la resilienza della popolazione siriana e della società;

J.  considerando che il 5 aprile 2017 l'UE ha copresieduto una conferenza sul tema "Sostenere il futuro della Siria e della regione", che ha riunito rappresentanti di oltre 70 paesi e organizzazioni internazionali e della società civile internazionale e siriana; che la conferenza di Bruxelles ha convenuto un approccio globale per gestire la crisi siriana, con un'assistenza finanziaria supplementare per far fronte alla situazione umanitaria pari a 3,47 miliardi di euro per il periodo 2018-2020, di cui 1,3 miliardi di euro provenienti dall'UE, che è il principale donatore per quanto concerne la crisi; che, inoltre, alcune istituzioni finanziarie internazionali e alcuni donatori hanno annunciato circa 27,9 miliardi di euro in prestiti; che, stando alle stime, i costi della ricostruzione della Siria si attestano a circa 200 miliardi di dollari;

K.  considerando che l'UE riconosce e sostiene gli sforzi compiuti da Turchia, Libano e Giordania, ovvero i paesi confinanti della Siria che ospitano il maggior numero di rifugiati;

L.  considerando che ad Astana (Kazakhstan), il 4 maggio 2017, la Russia, l'Iran e la Turchia hanno raggiunto un accordo che istituisce quattro zone di allentamento della tensione; che i tre paesi firmatari dovranno fungere da garanti della tregua di sei mesi, rinnovabili, anche attraverso controlli armati sul campo; che tale accordo chiede che si ponga fine a tutti i voli da parte del regime di Assad su tali zone e un accesso umanitario senza restrizioni alle zone controllate dai ribelli; che questa settimana a Ginevra riprende un nuovo ciclo di colloqui guidati dalle Nazioni Unite e un altro ciclo di colloqui guidati dalla Russia è previsto per la metà luglio in Kazakhstan;

M.  considerando che l'UE ha ripetutamente affermato che non esiste una soluzione militare al conflitto siriano e che solo una transizione a guida siriana e inclusiva può porre termine alle inaccettabili sofferenze del popolo siriano; che, pur essendo chiaro che la ricostruzione può iniziare solo dopo un accordo politico, gli sforzi di riconciliazione dovrebbero iniziare quanto prima possibile ed essere sostenuti dall'UE al fine di assicurare una stabilità a lungo termine; che, in questo contesto, è essenziale stabilire la verità, promuovere la responsabilità e la giustizia transizionale e ricorrere all'amnistia;

1.  accoglie con favore la strategia dell'UE per la Siria, tra cui gli obiettivi strategici dell'UE sulla Siria e gli obiettivi dell'UE per la Siria nonché l'esito della conferenza di Bruxelles che ha garantito gli impegni pluriennali; sollecita tutti i partecipanti e i donatori internazionali ad onorare pienamente i loro impegni e a mantenere il loro sostegno in futuro;

2.  condanna, ancora una volta e con la massima fermezza, le atrocità e le diffuse violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse da tutte le parti coinvolte nel conflitto, e in particolare dalle forze del regime di Assad con il sostegno dei suoi alleati, la Russia e l'Iran, e perpetrate da gruppi armati non statali, in particolare l'ISIS/Daesh e Jabhat Fateh al-Sham; sottolinea la sua posizione secondo cui tutti i responsabili di violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale in materia di diritti umani devono rispondere delle loro azioni; incoraggia tutti gli Stati ad applicare il principio della giurisdizione universale nel far fronte all'impunità e si compiace delle iniziative adottate da alcuni Stati membri dell'UE a tal fine, tra cui la recente decisione della Corte nazionale spagnola di giudicare in merito a una denuncia penale nei confronti di nove funzionari dei servizi segreti siriani accusati di tortura e di violazioni dei diritti umani; ribadisce il suo invito all'UE e agli Stati membri a valutare, in stretta cooperazione con i paesi che condividono la stessa linea, la possibilità di istituire un tribunale siriano per i crimini di guerra, in attesa dell'avvenuto deferimento alla Corte penale internazionale; evidenzia altresì la necessità di assicurare alla giustizia coloro che commettono crimini contro minoranze e gruppi religiosi, etnici e di altro tipo; resta convinto che in Siria non potranno esservi né un'efficace risoluzione del conflitto né una pace sostenibile se i responsabili dei crimini commessi non saranno chiamati a rispondere delle loro azioni;

3.  condanna con la massima fermezza l'efferato attacco chimico aereo del 4 aprile 2017 che ha colpito la città di Khan Sheikhoun nella provincia di Idlib e causato la morte di almeno 70 civili, compresi bambini e operatori umanitari, con molte vittime che manifestavano sintomi di avvelenamento da gas; osserva che le accuse di utilizzo di armi chimiche sono credibili, secondo la valutazione preliminare eseguita dalla missione d'informazione dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW); sottolinea l'obbligo per la Siria di rispettare le raccomandazioni della missione conoscitiva dell'OPCW e il meccanismo investigativo congiunto delle nazioni Unite - OPCW, fornendo accesso immediato e senza ostacoli e riconoscendo il diritto ad ispezionare ogni sito; sottolinea che i responsabili di tali attacchi saranno chiamati a rispondere delle loro azioni dinanzi alla giustizia; deplora i ripetuti veti della Russia in seno al Consiglio di sicurezza, anche nei confronti della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che condannava il recente attacco chimico e chiedeva un'indagine internazionale;

4.  accoglie con favore l'istituzione di un meccanismo internazionale, imparziale e indipendente per fornire assistenza nelle indagini e nell'azione penale nei confronti dei responsabili dei crimini più gravi in base al diritto internazionale commessi nella Repubblica araba siriana a partire da marzo 2011; deplora che tale meccanismo non sia stato ancora finanziato integralmente; esorta tutti gli Stati membri a onorare i loro impegni al riguardo;

5.  ribadisce il suo impegno per l'unità, la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza della Siria e appoggia un approccio "Siria nel suo insieme" forte e un futuro democratico per il popolo siriano; insiste su un processo politico condotto dalla Siria, che possa condurre ad elezioni libere e eque, facilitato e monitorato dalle Nazioni Unite e basato su una nuova costituzione, quale unico modo per pacificare il paese; si rivolge a tutte le parti ribadendo che un cessate il fuoco nazionale e inclusivo e una soluzione pacifica e reciprocamente accettabile della crisi siriana possono essere conseguiti sotto l'egida delle Nazioni Unite e, come previsto nel comunicato di Ginevra del 2012 e nella risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 2254(2015), con il sostegno dell'inviato speciale del Segretario generale per la Siria Staffan de Mistura e i principali attori internazionali e regionali;

6.  prende atto del recente memorandum sulla creazione di zone di distensione in Siria e sostiene la volontà di rafforzare il cessate il fuoco, bloccare il sorvolo delle zone di distensione da parte delle forze aeree del regime e creare le condizioni per l'accesso umanitario, l’assistenza medica, il rientro dei civili sfollati alle loro case e il ripristino delle infrastrutture danneggiate; sottolinea, tuttavia, le preoccupazioni espresse dall'opposizione quanto alla possibilità che l'accordo determini la creazione di zone di influenza e la divisione della Siria; invita tutte le parti ad attuare gli accordi di Astana e i tre garanti a garantire che il cessate il fuoco venga rispettato; sottolinea l'importanza di eliminare ogni ambiguità rispetto ai gruppi che non sono interessati dal cessate il fuoco e invita tutte le parti, compresa la Turchia, a garantire che il memorandum non agevoli gli attacchi contro le forze alleate all’opposizione moderata o quelle che combattono a fianco della coalizione internazionale contro ISIS/Daesh; evidenzia che occorre garantire il monitoraggio internazionale dell'attuazione e sostiene un forte coinvolgimento delle Nazioni Unite;

7.  sollecita la Federazione russa e la Repubblica islamica dell'Iran a utilizzare la loro influenza sul regime siriano affinché questo accetti e cerchi attivamente di raggiungere un compromesso ragionevole che ponga fine alla guerra civile e spiani la strada a un'autentica transizione inclusiva; invita l'UE e i suoi Stati membri a continuare a sostenere l'opposizione moderata, individuando e isolando gli elementi radicalizzati e promuovendo la riconciliazione; incoraggia i membri dell'Alto comitato di negoziazione a continuare a partecipare ai colloqui di Ginevra sotto l'egida delle Nazioni Unite;

8.  ritiene fermamente che l'UE debba impegnarsi più attivamente e sfruttare il suo importante contributo finanziario postbellico per svolgere un ruolo significativo negli sforzi negoziali nell'ambito del quadro attualmente sostenuto dall'ONU e garantire la transizione politica, sviluppando una linea politica specifica che miri ad avvicinare le parti e a intensificare i suoi sforzi in settori in cui l'Unione può avere un valore aggiunto; sostiene gli sforzi profusi dal VP/AR per instaurare contatti con i principali attori della regione al fine di garantire la transizione politica, la riconciliazione postbellica e la ricostruzione; esorta il VP/AR a iniziare a sviluppare un piano concreto per quanto riguarda la sua partecipazione alla ricostruzione della Siria e impegnarsi in uno sforzo comune e partecipativo con le principali organizzazioni internazionali e istituzioni finanziarie, nonché con gli attori regionali e locali; sottolinea tuttavia l'importanza dell'adesione al processo di ricostruzione postbellica da parte degli stessi siriani;

9.  sottolinea l'importanza fondamentale dell'operato delle organizzazioni della società civile e delle ONG locali e internazionali nel documentare le prove relative ai crimini di guerra, ai crimini contro l'umanità e ad altre violazioni, tra cui la distruzione del patrimonio culturale; invita l'UE e i suoi Stati membri a fornire un'assistenza ulteriore e completa a tali soggetti; invita l'UE e i suoi Stati membri a finanziare adeguatamente le organizzazioni che si occupano di indagini open source e di raccolta digitale di prove di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, al fine di garantire che i responsabili rispondano delle loro azioni e siano consegnati alla giustizia;

10.  accoglie favorevolmente l'enfasi posta sul sostegno alla resilienza della popolazione siriana e della società siriana nella strategia dell'UE per la Siria; invita l'UE e i suoi Stati membri a raddoppiare gli sforzi volti a sviluppare le capacità della popolazione e della società civile siriana, in particolare con l'aiuto di soggetti che promuovano i diritti umani, l'uguaglianza (compresa l'uguaglianza di genere e i diritti delle minoranze), la democrazia e l'emancipazione, ove possibile in Siria nonché tra i rifugiati siriani che vivono in esilio nella regione o in Europa; sottolinea che lo sviluppo delle capacità dovrebbe aiutare i siriani a guidare la transizione (in ambiti come la regolamentazione dei media, il decentramento, l'amministrazione municipale, la stesura della Costituzione) tenendo in debita considerazione le esigenze e il ruolo delle donne;

11.  esprime soddisfazione per il fatto che il ruolo della società civile, comprese le organizzazioni femminili, sia stato riconosciuto come parte fondamentale di una soluzione duratura; ricorda che l'UE deve promuovere e facilitare una partecipazione o una consultazione adeguate della società civile e delle donne nel processo di pace, in linea con l'approccio globale all'attuazione da parte dell'UE delle risoluzioni nn. 1325 e 1820 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza; insiste sul fatto che i diritti umani delle donne debbano trovare riscontro nella nuova Costituzione della Siria;

12.  ritiene, pur ribadendo il proprio sostegno agli sforzi della coalizione internazionale contro Daesh, che la strategia dell'UE avrebbe anche dovuto contemplare aspetti riguardanti la lotta contro l'ISIS/Daesh e altre organizzazioni terroristiche elencate dall'ONU, evidenziando e ponendo l'accento sulle cause politiche e socioeconomiche profonde che hanno facilitato la diffusione del terrorismo e individuando azioni concrete per contrastarle; ritiene inoltre che avrebbero dovuto essere definite modalità per contribuire al mantenimento del carattere multietnico, multireligioso e multiconfessionale della società siriana;

13.   sottolinea che è importante proteggere le minoranze etniche e religiose in Siria e crede fermamente che qualsiasi processo politico dovrebbe essere inclusivo e finalizzato a ripristinare in Siria uno Stato tollerante e multiconfessionale;

14.  rammenta che la rapida istituzione di misure per la promozione della fiducia (confidence building measures - CBM), compreso l'accesso umanitario totale in tutta la Siria, l'offerta di servizi pubblici di base (elettricità, acqua, assistenza sanitaria), la fine di tutti gli assedi delle città e la liberazione di prigionieri e ostaggi, sia di fondamentale importanza; accoglie con favore l'accordo tra il governo siriano e i gruppi ribelli per consentire l'evacuazione di quattro città assediate; esorta tutte le parti a sostenere e a facilitare l'adozione di un accordo globale sulle CBM;

15.  rileva con rammarico che il devastante conflitto civile ha fatto regredire il paese di decenni in termini di sviluppo economico e sociale, costringendo milioni di persone alla disoccupazione e alla povertà e comportando una notevole distruzione dei servizi sanitari ed educativi, grandi spostamenti della popolazione siriana e fuga di cervelli; sottolinea pertanto l'importanza di aumentare l'assistenza non umanitaria volta a rafforzare la resilienza delle persone all'interno della Siria e a riavviare l'economia; invita inoltre gli Stati membri ad assumere un impegno più risoluto a favore della ripartizione delle responsabilità, consentendo ai profughi in fuga dalle zone di guerra siriane di trovare protezione al di là dei paesi limitrofi, anche attraverso il reinsediamento e programmi di ammissione per motivi umanitari; ritiene tuttavia che, non appena finito il conflitto, i profughi siriani qualificati debbano essere incentivati a rientrare e a contribuire agli sforzi di ricostruzione;

16.  plaude alle priorità del nuovo partenariato concluso dall'UE con la Giordania e il Libano e all'allentamento delle norme di origine dell'UE per le esportazioni provenienti dalla Giordania; si rammarica che un numero consistente di rifugiati in Giordania, in Libano e in Turchia vivano ancora in condizioni sociali ed economiche precarie e che spesso non possano trovare un'occupazione (legale); invita il VP/AR a insistere affinché le autorità della Giordania e del Libano cooperino per eliminare gli ostacoli (informali) rimanenti, sostenere un aumento delle opportunità di lavoro autonomo e concretizzare gli impegni sulla creazione di posti di lavoro per le donne e i giovani;

17.  aderisce pienamente all'obiettivo di garantire un'iniziativa "Nessuna generazione perduta di bambini" in Siria e nella regione e chiede ulteriori sforzi affinché tutti i minori rifugiati e vulnerabili nelle comunità di accoglienza abbiano accesso a un'istruzione di qualità, in condizioni di parità per ragazze e ragazzi; sottolinea la necessità di riconoscere l'istruzione spesso informale nei campi profughi e di sostenere la riabilitazione psicologica di questi bambini traumatizzati;

18.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE, alle Nazioni Unite, ai membri del gruppo internazionale di sostegno alla Siria nonché a tutte le parti coinvolte nel conflitto, e a garantire la traduzione in arabo del presente testo.