Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0045/2018Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0045/2018

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla Nigeria

17.1.2018 - (2018/2513(RSP))

presentata a norma dell'articolo 135, paragrafo 5, e dell'articolo 123, paragrafo 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
PPE (B8-0045/2018)
ECR (B8-0049/2018)
S&D (B8-0050/2018)
Verts/ALE (B8-0051/2018)
ALDE (B8-0053/2018)

Cristian Dan Preda, Tunne Kelam, Andrzej Grzyb, David McAllister, Sandra Kalniete, Tomáš Zdechovský, Pavel Svoboda, Ivan Štefanec, Elisabetta Gardini, Jaromír Štětina, Krzysztof Hetman, Claude Rolin, Michaela Šojdrová, Dubravka Šuica, Brian Hayes, Thomas Mann, Laima Liucija Andrikienė, Eduard Kukan, Romana Tomc, Patricija Šulin, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Francis Zammit Dimech, Bogdan Brunon Wenta, Adam Szejnfeld, Roberta Metsola, Milan Zver, Eva Maydell, Csaba Sógor, Ivana Maletić, Giovanni La Via, Joachim Zeller, Lars Adaktusson, Andrey Kovatchev, Marijana Petir, Deirdre Clune, Ramona Nicole Mănescu, Jiří Pospíšil, László Tőkés, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska, Manolis Kefalogiannis, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Stanislav Polčák a nome del gruppo PPE
Elena Valenciano, Soraya Post, Cécile Kashetu Kyenge a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Karol Karski, Ruža Tomašić, Valdemar Tomaševski, Notis Marias, Monica Macovei, Anna Elżbieta Fotyga, Jana Žitňanská, Branislav Škripek a nome del gruppo ECR
Catherine Bearder, Nedzhmi Ali, Beatriz Becerra Basterrechea, Izaskun Bilbao Barandica, Dita Charanzová, Gérard Deprez, Martina Dlabajová, Nathalie Griesbeck, Marian Harkin, Filiz Hyusmenova, Ivan Jakovčić, Petr Ježek, Ilhan Kyuchyuk, Patricia Lalonde, Louis Michel, Javier Nart, Norica Nicolai, Urmas Paet, Jozo Radoš, Frédérique Ries, Marietje Schaake, Jasenko Selimovic, Pavel Telička, Ramon Tremosa i Balcells, Ivo Vajgl, Johannes Cornelis van Baalen, Hilde Vautmans, Cecilia Wikström, Valentinas Mazuronis, Robert Rochefort a nome del gruppo ALDE
Judith Sargentini, Maria Heubuch, Heidi Hautala, Jean Lambert, Michèle Rivasi, Bart Staes, Ernest Urtasun, Barbara Lochbihler, Jordi Solé, Davor Škrlec, Bodil Valero, Igor Šoltes, Bronis Ropė, Michel Reimon a nome del gruppo Verts/ALE
Fabio Massimo Castaldo, Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini, Isabella Adinolfi, Rolandas Paksas


Procedura : 2018/2513(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B8-0045/2018
Testi presentati :
RC-B8-0045/2018
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sulla Nigeria

(2018/2513(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Nigeria,

–  vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli del 1981, ratificata dalla Nigeria il 22 giugno 1983,

–  vista la costituzione della Repubblica federale della Nigeria, in particolare le disposizioni sulla protezione della libertà di religione contenute nel capitolo IV sul diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione,

–  viste le conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2014 sui rapimenti in Nigeria e del 9 febbraio 2015 sulle elezioni in Nigeria,

–  visto il discorso pronunciato dal presidente Muhammadu Buhari al Parlamento europeo il 3 febbraio 2016,

–  vista la decisione di aggiungere Boko Haram all'elenco dell'UE delle organizzazioni terroristiche mediante il regolamento di esecuzione (UE) n. 583/2014 della Commissione, del 28 maggio 2014, recante duecentoquattordicesima modifica del regolamento (CE) n. 881/2002 del Consiglio che impone specifiche misure restrittive nei confronti di determinate persone ed entità associate alla rete Al-Qaeda, entrato in vigore il 29 maggio 2014,

–  vista la dichiarazione di Federica Mogherini, vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), del 7 maggio 2017, sulla liberazione delle ragazze rapite da Boko Haram in Nigeria,

–  vista la dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di tutte le forme d'intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o sul credo,

–  visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, ratificato dalla Nigeria il 29 ottobre 1993,

–  vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1989 sui diritti dell'infanzia, ratificata dalla Nigeria nel 1991,

–  vista la seconda revisione dell'accordo di Cotonou, ratificata dalla Nigeria il 27 settembre 2010,

–  vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–  vista l'assegnazione del premio Sacharov del Parlamento europeo per la libertà di pensiero al difensore dei diritti umani Hauwa Ibrahim nel 2005,

–  visto l'esito delle elezioni presidenziali nigeriane del marzo 2015,

–  visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che, secondo le stime delle Nazioni Unite, la Nigeria, la nazione più popolosa e culturalmente diversificata dell'Africa (il numero degli abitanti è cresciuto da 33 milioni nel 1950 a circa 190 milioni oggi), è destinata a diventare il terzo paese più popoloso del mondo, dopo la Cina e l'India, entro il 2050;

B.  considerando che in Nigeria vive la più grande comunità cristiana dell'Africa;

C.  considerando che la popolazione della Nigeria è pressoché equamente ripartita tra musulmani e cristiani;

D.  considerando che, secondo le stime, 30 milioni i cristiani vivono nel nord della Nigeria e costituiscono la più grande minoranza religiosa nella regione a prevalenza musulmana;

E.  considerando che l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha riferito nel novembre 2017 che nella Nigeria nord-orientale 8,5 milioni di persone necessitavano di aiuti per la sopravvivenza e che altri 6,9 milioni beneficiavano di assistenza umanitaria nel 2017;

F.  considerando che la fascia centrale del paese è stata per anni teatro di tensioni economiche e politiche tra comunità etniche e religiose e che le recenti violenze sono alimentate dalla competizione per il potere e l'accesso alle terre tra comunità dedite alla pastorizia e comunità dedite all'agricoltura;

G.  considerando che dal 2009 la pace e la stabilità nel nord della Nigeria sono minacciate dai continui attentati, assassinii e rapimenti ad opera del gruppo islamista Boko Haram;

H.  considerando che oltre 20 000 persone sono state uccise e più di 2 milioni sono sfollate, anche nei paesi vicini, dall'inizio degli attacchi di Boko Haram;

I.  considerando che nell'aprile 2014 Boko Haram ha rapito 276 studentesse da una scuola di Chibok, nella Nigeria settentrionale, alcune delle quali sono tornate nelle loro famiglie, sebbene un numero consistente sia ancora detenuto in un luogo sconosciuto;

J.  considerando che donne e ragazze sono vittime di stupri, schiavitù e radicalizzazione e sono costrette a contrarre matrimoni da parte di Boko Haram; che molte delle donne e ragazze sopravvissute a queste terribili esperienze sono attualmente incinte a causa degli stupri;

K.  considerando che le forze di sicurezza sono altresì accusate di interrompere le proteste pacifiche e le riunioni, in alcuni casi facendo ricorso alla violenza e all'uso eccessivo della forza;

L.  considerando che lo scorso anno sono stati rapiti numerosi sacerdoti e suore, tra cui sei suore del convento Cuore eucaristico di Gesù rapite a Iguoriakhi il 13 novembre 2017 e rilasciate di recente;

M.  considerando che oltre 14 persone hanno perso la vita e molte altre sono rimaste ferite a Omoku mentre tornavano da una funzione religiosa nelle prime ore del 31 dicembre; che il numero di morti tra cristiani e musulmani è in aumento, il che sottolinea la preoccupante situazione delle due confessioni religiose nel paese;

N.  considerando che i conflitti tra comunità dedite alla pastorizia e comunità dedite all'agricoltura in Nigeria si sono moltiplicati, diffusi e intensificati negli ultimi dieci anni e attualmente rappresentano una minaccia per la sopravvivenza nazionale; che migliaia di persone sono state uccise, comunità distrutte e un gran numero di agricoltori e pastori ha perso la vita e i propri beni in un'escalation di uccisioni e distruzione, che non danneggia solo i mezzi di sussistenza, ma compromette anche la coesione nazionale;

O.  considerando che, a lungo termine, la pastorizia è a rischio a causa dell'elevata crescita demografica, dell'espansione dell'attività agricola e della perdita di pascoli e di vie per il bestiame; che, al tempo stesso, la pastorizia non può cessare né essere vietata, in quanto vi sono forti ragioni culturali, politiche ed economiche per la sua esistenza;

P.  considerando che la Corte penale internazionale (CPI) ha dichiarato che sussistono motivi per poter ragionevolmente ritenere che in Nigeria Boko Haram abbia commesso crimini contro l'umanità di cui all'articolo 7 dello Statuto di Roma, compresi omicidi e persecuzioni;

Q.  considerando che la Nigeria ha un complesso sistema giuridico, che combina il diritto consuetudinario e religioso e prevede diversi livelli di governo, il che crea un contesto difficile per la corretta applicazione dei diritti umani;

R.  considerando che l'assunzione di responsabilità, la giustizia, lo Stato di diritto e la lotta all'impunità costituiscono elementi essenziali alla base degli sforzi di pace, risoluzione dei conflitti, riconciliazione e ricostruzione;

S.  considerando che la pena di morte è legale in Nigeria; che nel 2016 la Nigeria ha condannato alla pena di morte 527 persone, un numero tre volte superiore rispetto al 2015; che dal 2006 esiste una moratoria di fatto sulla pena di morte, sebbene sia stata interrotta nel 2013 e nel 2016;

T.  considerando che la commissione elettorale nazionale indipendente della Nigeria ha annunciato che le elezioni presidenziali e le elezioni dell'assemblea nazionale si terranno il 16 febbraio 2019;

U.  considerando che l'organizzazione Transparency International ha classificato la Nigeria al 136º posto su 175 paesi nell'indice di percezione della corruzione del 2016;

V.  considerando che, a norma dell'articolo 8 dell'accordo di Cotonou, l'Unione europea intrattiene un regolare dialogo politico con la Nigeria sui diritti umani e i principi democratici, compresa la discriminazione etnica, religiosa e razziale;

1.  è profondamente preoccupato per i crescenti conflitti interetnici tra pastori e agricoltori nella fascia centrale del paese, che hanno aggravato le sfide di sicurezza cui la Nigeria si trova già confrontata e deplora la mancanza di progressi tangibili nel far fronte a tali problemi;

2.  condanna fermamente la recrudescenza delle violenze nei confronti di cristiani e musulmani in Nigeria, tra cui il fatto che siano presi di mira istituzioni religiose e fedeli, come nel caso della recente uccisione di almeno 48 cristiani in diversi villaggi dello Stato di Plateau e di un attentato dinamitardo contro una moschea a Mubi, nel nord-est del paese, in cui hanno perso la vita almeno 50 persone; invita il Presidente Buhari e il governo nigeriano a intensificare gli sforzi per porre fine alla violenza, difendere il diritto dei nigeriani a praticare liberamente il proprio culto e a tutelare in maniera più rigorosa i diritti di tutti i cittadini della Nigeria, in linea con la costituzione e le leggi del paese; esprime il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime delle continue violenze; ricorda inoltre la pacifica coesistenza tra pastori e agricoltori fino agli anni Settanta e deplora il fatto che l'attuale violenza, che riguarda l'accesso alle terre e che è esacerbata dalla scomparsa di efficaci sistemi di mediazione, sia considerata un conflitto religioso, il che semplifica in maniera eccessiva la questione;

3.  esorta il governo a concentrarsi sul rispetto dei diritti umani e della dignità umana in tutte le politiche onde garantire una coesistenza pacifica tra i cittadini a prescindere dalla religione, dalle convinzioni personali e dalle affiliazioni politiche;

4.  esorta il governo nigeriano a negoziare un quadro strategico nazionale che tuteli gli interessi tanto degli agricoltori quanto dei pastori e invita i partner internazionali a investire maggiormente nella prevenzione e nella risoluzione dei conflitti tra le comunità di pastori e di agricoltori, sostenendo la cooperazione attraverso iniziative di gestione in comune delle risorse economiche e naturali;

5.  deplora le continue violenze e gli attacchi nel nord della Nigeria, che hanno preso di mira le comunità cristiane; rileva che Boko Haram ha attaccato in maniera indiscriminata musulmani, cristiani e membri di altre fedi religiose;

6.  constata che, sebbene l'esercito nigeriano abbia riconquistato territori precedentemente occupati da Boko Haram e arrestato alcuni dei suoi militanti, gli sforzi non militari del governo per fermare Boko Haram sono a tutt'oggi ai primi passi;

7.  esorta il governo Buhari a difendere i propri cittadini dal terrorismo, insistendo tuttavia sulla necessità di procedere al riguardo nel pieno rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto; elogia i progressi compiuti dal governo Buhari per quanto riguarda le sfide di sicurezza cui è confrontata la Nigeria e la lotta alla corruzione; offre il proprio sostegno per conseguire tale obiettivo e per gli sforzi volti a spezzare il nesso tra corruzione e terrorismo;

8.  ricorda, tuttavia, che le azioni intraprese dal governo contro Boko Haram e altre organizzazioni terroristiche non dovrebbero alimentare ulteriormente la violenza; chiede, a tale proposito, una riforma delle forze di sicurezza nigeriane, inclusa la polizia, nonché l'avvio di indagini sui responsabili di eventuali violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni extragiudiziali, torture, arresti arbitrari e violenze legate ad estorsioni;

9.  esorta il governo nigeriano ad affrontare le cause profonde della violenza garantendo pari diritti a tutti i cittadini e mediante una legislazione non discriminatoria;

10.  condanna la violenza sessuale e di genere nei confronti delle donne e delle ragazze e gli attacchi di Boko Haram e altri gruppi terroristici contro donne e minori a scopo di sequestro, matrimonio coatto, stupro e attentati suicidi; teme inoltre che un'insufficiente assistenza umanitaria nei campi profughi comportati altresì un elevato grado di sfruttamento e di violenze sessuali;

11.  invita le autorità nigeriane a fornire il necessario sostegno psicosociale alle vittime della piaga della radicalizzazione, in particolare le donne, i minori e i giovani, prima di procedere al loro reinserimento nella società; chiede l'impegno comune di tutti i soggetti internazionali per evitare che la radicalizzazione sfoci nell'estremismo violento, come pure l'elaborazione di programmi di riabilitazione e di deradicalizzazione;

12.  incoraggia maggiori progressi nell'affrontare il problema della corruzione che affligge da decenni la società nigeriana e ritiene che, senza un intervento risoluto per debellare tali reati, non sia possibile realizzare il più vasto programma politico, economico e sociale del governo Buhari; esorta le autorità nigeriane a rafforzare le misure di contrasto della corruzione, sottolineando che un mancato intervento in tal senso si tradurrà in ancora più anni di povertà, disuguaglianza, danno all'immagine, calo degli investimenti esteri e minori opportunità di vita per i suoi cittadini; ricorda che la corruzione comporta l'insoddisfazione nei confronti delle istituzioni pubbliche e l'indebolimento della legittimità dei governi agli occhi dei cittadini;

13.  chiede di migliorare l'efficienza e l'indipendenza della magistratura nigeriana per poter ricorrere efficacemente alla giustizia penale nella lotta alla violenza, al terrorismo e alla corruzione;

14.  esorta le autorità nigeriane ad attuare una moratoria sull'applicazione della pena capitale in vista della sua abolizione;

15.  rammenta al governo nigeriano la sua responsabilità di garantire che le elezioni si svolgano in conformità dei suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani e di adottare tutte le misure necessarie per garantire elezioni libere, trasparenti e credibili;

16.  invita la Commissione, il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e gli Stati membri a monitorare il reinserimento dei cittadini nigeriani rimpatriati dalla Libia e a garantire che i previsti finanziamenti dell'UE siano spesi efficacemente; chiede alla Commissione di tenerlo informato riguardo a tali misure di reinserimento;

17.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Servizio europeo per l'azione esterna, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Presidente della Repubblica federale della Nigeria, al Presidente dell'Unione africana, all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, al parlamento panafricano nonché ai rappresentanti della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS).

 

Ultimo aggiornamento: 18 gennaio 2018
Note legali - Informativa sulla privacy