RELAZIONE sulla relazione 2006 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia

8.6.2007 - (2006/2289 (INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatore: Erik Meijer

Procedura : 2006/2289(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A6-0214/2007

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla relazione 2006 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia

(2006/2289 (INI))

Il Parlamento europeo,

–   viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Salonicco del 19-20 giugno 2003 nelle quali è stata promessa a tutti gli Stati dei Balcani occidentali l'adesione a lungo termine all'Unione europea,

–   viste la decisione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2005 di accordare all'ex Repubblica iugoslava di Macedonia lo status di paese candidato all'adesione all'Unione europea e le conclusioni della Presidenza dei Consigli europei del 15-16 giugno 2006 e 14-15 dicembre 2006,

–   viste le conclusioni della seconda riunione del Consiglio di stabilizzazione e di associazione UE- ex Repubblica iugoslava di Macedonia, del 18 luglio 2005, e le conclusioni della terza riunione del Consiglio di stabilizzazione e di associazione UE-ex Repubblica iugoslava di Macedonia dell'11 dicembre 2006,

–   vista la decisione del Consiglio 2006/57/CE, del 30 gennaio 2006, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato europeo con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia[1],

–   vista la relazione della Commissione sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia (SEC(2006)1387),

–   vista la sua risoluzione del 13 dicembre 2006 sulla comunicazione della Commissione concernente la strategia di allargamento e le sfide principali per il periodo 2006-2007[2],

–   viste le raccomandazioni della commissione parlamentare mista UE-ex Repubblica iugoslava di Macedonia del 29-30 gennaio 2007,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A6‑0214/2007),

A. considerando che l'ulteriore ampliamento dell'Unione europea non costituisce un obiettivo in sé, che agli Stati membri è richiesto un rigoroso rispetto dei criteri di Copenaghen e che ciascun paese candidato all'adesione sarà giudicato in funzione dei propri meriti,

B.  considerando che l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha partecipato con successo a negoziati che riguardano tra l'altro le relazioni con l'Unione europea, quali l'accordo di stabilizzazione e associazione, l'accordo di libero scambio dell'Europa centrale (CEFTA), gli sforzi dell'Unione europea tesi al superamento pacifico delle divergenze interne nel 2001 e la preparazione dell'adozione dell'acquis dell'UE nel periodo che si estende fino al 2011,

C. considerando che, dal riconoscimento all'ex Repubblica iugoslava di Macedonia dello status di paese candidato all'Unione europea il 16 dicembre 2005, non sono stati ancora avviati negoziati di adesione,

D. considerando che, sebbene i principi su cui si fonda l'accordo quadro di Ohrid siano stati inclusi nell'ambito costituzionale e giuridico del paese, è necessario compiere uno sforzo sostenuto per dare pienamente attuazione alle disposizioni dell'accordo, segnatamente per quanto concerne il proseguimento del processo di decentralizzazione e la rappresentanza equa delle comunità etniche e minoritarie a livello nazionale e locale,

E.  considerando che il Consiglio europeo di Salonicco del 19 e 20 giugno 2003 ha ribadito la sua determinazione ad appoggiare appieno ed efficacemente la prospettiva europea dei paesi dei Balcani occidentali, che diverranno parte integrante dell'Unione europea una volta soddisfatti i criteri stabiliti,

F.  considerando che non potrà essere garantita una buona riuscita nella promozione delle riforme economiche se non saranno stati prima raggiunti il consenso politico e la fiducia interetnica,

G. considerando che il Consiglio europeo di Bruxelles del 14-15 dicembre 2006 ha affermato che l'Unione europea tiene fede ai suoi impegni nei confronti dei paesi coinvolti nel processo di allargamento e ha ribadito che i progressi di ciascun paese verso l'Unione europea dipendono dai suoi sforzi per ottemperare ai criteri di Copenaghen e alla condizionalità del processo di stabilizzazione e associazione,

H. considerando la Dichiarazione di Salisburgo UE-Balcani occidentali, dell'11 marzo 2006, adottata all'unanimità da tutti i ministri degli Esteri dell'Unione europea e dai ministri degli Esteri dei paesi dei Balcani occidentali, la quale ribadisce l'importanza di intrattenere buone relazioni di vicinato e la necessità di trovare soluzioni reciprocamente accettabili riguardo alle questioni in sospeso con i paesi vicini,

1.  plaude ai progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, successivamente alla sua richiesta di diventare membro dell'Unione europea, in merito al rispetto dei criteri politici di Copenaghen e alla messa in atto delle raccomandazioni del partenariato europeo 2005, delle disposizioni dell'accordo di stabilizzazione e di associazione e dei requisiti del processo di stabilizzazione e di associazione; rileva che l'impulso alle riforme deve essere mantenuto e che occorre procedere alla corretta e tempestiva attuazione delle normative adottate, in particolare nei settori della polizia, dell'ordinamento giudiziario e della lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione, al fine di istituire una vera e propria economia di mercato, stimolare la crescita economica e l'occupazione e migliorare il clima imprenditoriale;

2.  sottolinea che l'avvio di negoziati di adesione dipenderà dai progressi che verranno compiuti in materia; incoraggia tutti i soggetti interessati a mantenere lo slancio e sottolinea la necessità, sia per il governo che per le forze politiche dell'opposizione, di proseguire con la messa in atto delle riforme necessarie ai fini dell'integrazione del paese nell'Unione europea;

3.  loda il governo macedone per la sua cooperazione nel settore della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e della politica europea di sicurezza e difesa (PESD), in particolare la sua partecipazione alla missione ALTHEA dell'UE e la sua volontà a contribuire allo sviluppo delle capacità della PESD e alle future missioni guidate dall'UE per la gestione delle crisi civili e militari;

4.  prende atto con compiacimento che dopo il conflitto interno del 2001 sono state trovate, in stretta cooperazione con l'Unione europea nell'ambito dell'accordo quadro di Ohrid, soluzioni per la convivenza nella pace e nell'uguaglianza di tutti i cittadini, a prescindere dalla loro origine etnica, mediante il rafforzamento dell'uso delle lingue minoritarie nell'amministrazione e nell'insegnamento, un riassetto dei comuni e l'applicazione del principio della doppia maggioranza nella votazione delle leggi (principio Badinter) che tutela la posizione delle minoranze etniche nel processo decisionale parlamentare; prende atto che nel 2007 è stato raggiunto un accordo sulle feste nazionali dei vari gruppi etnici e religiosi;

5.  sottolinea che l’accordo quadro di Ohrid ha trasformato il paese in quanto ha tenuto pienamente conto del suo carattere multietnico e multiculturale e rappresenta quindi un elemento cardine dei criteri politici ai fini dell’adesione all’UE; rileva che resta cruciale il rispetto della lettera e dello spirito dell’accordo in vista del cammino europeo del paese verso l’adesione all’UE; sottolinea ancora una volta che il principio di Badinter deve essere pienamente rispettato e che tutte le parti devono lavorare nell’ambito delle istituzioni democratiche che il paese è riuscito a instaurare con grandi sforzi e rispettarle;

6.  sottolinea che il meccanismo Badinter, come sancito dalla Costituzione, è concepito come uno strumento per il dialogo e il consenso in uno Stato plurietnico; deplora che all'inizio del 2007 il maggior partito di opposizione albanese, insoddisfatto dall'applicazione del principio Badinter, abbia cessato tutte le sue attività parlamentari; si compiace che le consultazioni tra il governo e l'opposizione abbiano portato ad un accordo concernente l’elenco delle leggi da adottare ai fini dell’applicazione del principio di Badinter, l'uso dell'albanese nelle istituzioni pubbliche, la situazione previdenziale degli ex guerriglieri albanesi e la composizione della Commissione per le relazioni interetniche, consentendo così a tutti i partiti rappresentati in seno al Parlamento di riprendere le loro attività parlamentari e dar prova di responsabilità politica; chiede, alla luce di quanto sopra, che dopo l’attuazione di tale accordo, lo status di paese candidato all'Unione europea riconosciuto nel 2005 si accompagni quanto prima all'effettiva apertura di negoziati di adesione; invita, infine, tutti i partiti a mantenere e a consolidare questo spirito di dialogo nel comporre le loro divergenze e per portare avanti di comune accordo il calendario delle riforme che è essenziale ai fini delle prospettive europee del paese;

7.  deplora la pratica del boicottaggio del Parlamento e sottolinea che tali prassi sono incompatibili con il funzionamento delle istituzioni parlamentari che ci si aspetta da tutti i paesi candidati all'UE o che aspirano ad esserlo;

8.  ricorda che una coerente applicazione del principio Badinter garantisce una costante collaborazione interetnica ed un rapporto di fiducia tra tutte le parti; deplora, a tale riguardo, il recente esempio della votazione sugli emendamenti alla legge in materia di radiodiffusione, che ha visto un'approvazione degli emendamenti solo a maggioranza semplice, quando la legge stessa era stata approvata in conformità del principio Badinter; chiede con insistenza che sia preservata e applicata in modo coerente l'indipendenza della radiotelevisione pubblica sancita dalla legge del novembre 2005, che, contrariamente alla precedente situazione di ingerenza politica, è conforme alle norme europee relative ai mezzi di informazione;

9.  raccomanda al paese di trarre insegnamento dalle migliori pratiche europee nell'amministrazione pubblica e nell'istruzione che tengono conto delle differenze etniche e linguistiche; chiede che sia concluso un ulteriore accordo che permetta alle due principali comunità etniche e alle varie minoranze di poter convivere nell'uguaglianza e nell'armonia; chiede a tale proposito un'efficace attuazione delle disposizioni costituzionali volte a garantire una equa rappresentanza delle comunità non maggioritarie nell'amministrazione pubblica;

10. richiama l'attenzione sul fatto che devono essere adottate misure specifiche ed urgenti per migliorare la situazione dei Rom utilizzando la strategia nazionale sui Rom, coinvolgendo la loro società civile ben sviluppata come partner principale; ritiene che lo stanziamento di fondi IPA pari a quelli governativi dovrebbe costituire il modo di migliorare la partecipazione sociale dei Rom nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia;

11. ricorda che in Europa esistono vari Stati il cui nome coincide con una parte del territorio di uno Stato vicino e che ogni Stato è libero di scegliere il proprio nome; si compiace del fatto che l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia abbia cambiato la propria bandiera nazionale ed abbia effettuato emendamenti costituzionali per confermare la mancanza di rivendicazioni territoriali nei confronti dei paesi vicini; deplora la recente modifica del nome dell'aeroporto nazionale che è diventato "Alessandro il Grande";

12.  deplora che dall'ammissione dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia alle Nazioni Unite nel 1993, quando per ottenere il riconoscimento internazionale è stato impiegato il nome provvisorio di "ex Repubblica iugoslava di Macedonia", e dall'accordo interlocutorio del 1995, non è stato ancora concluso un accordo con la vicina Grecia; esorta vivamente l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Grecia a concludere positivamente negoziati in materia quanto prima possibile sotto l'egida delle Nazioni Unite; invita il Consiglio a facilitare tali negoziati;

13.  sottolinea, a tale riguardo, che paesi importanti come gli Stati Uniti, la Federazione russa e la Cina, nonché taluni Stati membri dell'Unione europea, hanno già riconosciuto l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia con il suo nome costituzionale e ritiene che la questione del nome non debba essere in alcun modo utilizzata come ostacolo all'apertura di negoziati e all'adesione all'Unione europea; ritiene che la questione del nome non sia, né possa essere una delle condizioni collegate all'ordine del giorno dell'adesione del paese all'Unione europea e che, come accade per tutti gli altri paesi candidati, la sua integrazione nell'UE dipenderà esclusivamente dal rispetto dei criteri di Copenaghen;

14.  prende atto che l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha accettato l'ultima proposta dell'Inviato speciale delle Nazioni Unite, Matthew Nimitz, del 7 ottobre 2005 come base per la risoluzione in materia;

15.  prende atto che l’accordo interlocutorio del 13 settembre 1995 ha portato a un significativo miglioramento delle relazioni bilaterali tra l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Grecia e che esso contiene disposizioni sull’adesione dell’ex Repubblica iugoslavia di Macedonia a organizzazioni e istituzioni internazionali, multilaterali e regionali;

16.  prende inoltre atto che, dalla conclusione dell'accordo interlocutorio del 1995, l'entità delle relazioni economiche tra i due paesi è significativamente aumentata, in quanto la Grecia costituisce il maggior investitore estero nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, e che anche le loro relazioni commerciali hanno registrato un sensibile incremento;

17.  valuta positivamente la costruttiva posizione del paese sul futuro status del Kosovo; deplora che, in attesa di definire il futuro status del Kosovo, non sia stato possibile delimitare nuovamente le frontiere; confida che possa essere raggiunto rapidamente un accordo su tale questione tecnica e si compiace che gli agricoltori interessati potranno conservare le loro terre situate al di là del confine;

18.  richiama l'attenzione sull'opportunità di adottare misure per agevolare il traffico frontaliero con il Kosovo, migliorando così la cooperazione nel campo dell'istruzione, della cultura e del lavoro nonché delle relazioni familiari;

19.  invita le autorità della ex Repubblica iugoslava di Macedonia a promuovere la cooperazione regionale e lo sviluppo di buone relazioni di vicinato;

20.  plaude, a tale proposito, al ruolo svolto dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia nel settore della cooperazione regionale, al suo impegno a favore dello sviluppo di relazioni bilaterali e al suo ruolo attivo nei processi di cooperazione regionale quale l'istituzione del Consiglio regionale per la cooperazione, l'accordo di libero scambio dell'Europa centrale (CEFTA) del 2006, il trattato che istituisce la Comunità dell’energia e lo spazio aereo comune europeo;

21. ricorda la necessità di proteggere dall'inquinamento provocato dalle industrie e dalle zone urbane la qualità delle acque del fiume Vardar, che attraversa gran parte del paese e il cui corso prosegue nel territorio greco dove prende il nome di Axiós;

22. chiede con insistenza che sia migliorata e preservata la qualità dell'acqua e il livello dei laghi frontalieri di Ohrid, Prespan e Dojran e siano conclusi accordi soddisfacenti con i vicini paesi Albania e Grecia;

23.  richiama l'attenzione sulla necessità di migliorare l'atteggiamento generale nei confronti dell'ambiente, eliminando tra l'altro le discariche illegali lungo le strade, sulle rive dei fiumi o ai margini dei boschi e introducendo una raccolta dei rifiuti quanto più possibile differenziata;

24.  chiede alle autorità dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia di continuare il ravvicinamento della legislazione e delle norme ambientali dell'UE e ad attuare e far rispettare la legislazione adottata;

25.  sottolinea che occorre prestare particolare attenzione al traffico di esseri umani e che il rafforzamento della cooperazione regionale, tra l'altro attraverso l'Iniziativa per la cooperazione nell'Europa sudorientale, sta diventando una necessità per la lotta alle reti internazionali della criminalità organizzata;

26.  esprime la sua seria preoccupazione per il fatto che la disoccupazione permane estremamente elevata e chiede al governo, in considerazione delle enormi sfide in questo campo, di elaborare politiche efficaci per lottare contro la povertà e le disparità sociali; sottolinea che devono poter coesistere in condizioni di uguaglianza diverse centrali sindacali e ricorda che l'attuale obbligo imposto ai sindacati di raccogliere il 33% dei lavoratori interessati per vedersi riconoscere lo status di partner contrattuale fa sì che le parti interessate mettano costantemente in dubbio il numero dei loro iscritti;

27. ritiene che l'autorizzazione concessa alle banche straniere debba basarsi su criteri uguali per tutti, come il rispetto dei requisiti di legge nel campo delle transazioni valutarie, della fiscalità e della tutela dei consumatori e respinge qualsiasi strategia volta a favorire determinate imprese o i paesi in cui queste hanno sede;

28. ricorda che un importante incentivo e garanzia per la stabilità e la prosperità dell’intera regione dell’Europa sudorientale è dato dal consolidamento di una moderna infrastruttura transfrontaliera e richiama pertanto l'attenzione sull'importanza che rivestono la manutenzione e il miglioramento della rete ferroviaria, il traffico ferroviario interno e la funzione di transito tra la Grecia e molti altri Stati membri dell’UE; si compiace del ripristino del collegamento ferroviario con il Kosovo, ma deplora l'assenza di progressi per quanto concerne il previsto collegamento ferroviario diretto con la Bulgaria e attende con impazienza che siano compiuti ulteriori progressi per quanto concerne i corridoi di trasporto VIII e X;

29. giudica inaccettabile che si possano licenziare funzionari o incoraggiarne le dimissioni in caso di cambio di governo e si attende in particolare che i funzionari che hanno conseguito una formazione speciale per poter ottemperare all'acquis comunitario possano conservare il loro lavoro;

30. osserva nuovamente che le autorità sono tenute a indagare sulle circostanze relative al rapimento e al trasferimento in Afghanistan nel 2003 di Khaled El-Masri, cittadino tedesco, e di renderne pubblici i risultati; esorta vivamente il parlamento nazionale a istituire quanto prima una commissione di inchiesta incaricata di trattare questo caso e a cooperare pienamente con l’inchiesta in corso in seno al parlamento tedesco al fine di accertare la verità;

31. plaude alla sigla di accordi di facilitazione dei visti e di riammissione con l’UE quale passo transitorio verso un reciproco regime di esenzione dal visto e chiede, a tal fine, alla Commissione di elaborare una tabella di marcia volta ad aumentare la mobilità, compresa una più ampia partecipazione a programmi di scambio di apprendimento permanente e culturali, e al governo di continuare il suo impegno a rispettare le norme europee nei settori della giustizia, della libertà e della sicurezza; si compiace dell’introduzione dei nuovi passaporti dotati di parametri di sicurezza biometrici da parte della Repubblica di Macedonia; chiede con insistenza un pieno riconoscimento del passaporto macedone da parte degli Stati membri dell'UE e la soppressione delle tasse nazionali complementari sui visti, in particolare le disposizioni che prevedono tasse maggiorate per le visite in Grecia rispetto agli altri Stati membri dell'UE;

32. incoraggia l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia a beneficiare dell’esperienza maturata dalla Slovenia e la Croazia nel processo di adesione all’UE, dato che entrambi i paesi hanno ereditato le stesse leggi federali e condividono le stesse prassi comuni dell’ex Iugoslavia;

33. chiede ai nuovi Stati membri di svolgere un ruolo attivo nel cammino dell'ex Repubblica di Macedonia verso l’Unione europea, permettendole di beneficiare delle loro esperienze in materia di riforme;

34. deplora la firma da parte dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia del trattato bilaterale in materia di immunità con gli Stati Uniti, che esclude i cittadini americani e il personale militare americano dalla giurisdizione del Tribunale penale internazionale; rileva che il Tribunale penale internazionale è uno dei fondamenti del diritto internazionale e che lo Statuto di Roma è stato sostenuto con forza dall’UE; chiede a tale proposito al governo macedone di trovare il modo di abrogare l’accordo bilaterale che pregiudica la piena efficacia del Tribunale penale internazionale;

35. ribadisce l’obiettivo di una chiara appartenenza europea dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e di tutti i paesi dei Balcani occidentali, conformemente con l’ "Agenda di Salonicco"; ritiene che la prospettiva dell’adesione all’UE debba essere rispettata per consolidare la stabilità e la pace nella regione;

36. ritiene che il sistema di istruzione e di formazione, l’investimento nel capitale umano e l’accesso della popolazione a Internet debbano essere migliorati per rispondere ai bisogni della società;

37. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al governo e al parlamento dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia.

Traduzione esterna

MOTIVAZIONE

1. Caratteristiche generali del paese

Appena oltre la frontiera esterna dell'Unione europea, a nord della Grecia e a occidente della Bulgaria, suoi Stati membri, si trova il bacino imbrifero del fiume Vardar. Questa zona ha fatto parte per secoli, fino al 1912, dell'impero Ottomano e la sua città principale, Skopje (in turco "Üsküb" e in albanese "Shkup") era all'epoca la capitale della "wilayet" (provincia) del Kosovo, che comprendeva anche la zona settentrionale confinante, attualmente in attesa di un futuro status amministrativo. In seguito alla guerra dei Balcani, il bacino imbrifero di Vardar passò alla Serbia nel periodo dal 1912 al 1941, quando ottenne lo status di provincia di Vardarska. Dopo l'occupazione fascista, durante la quale fu divisa per fini amministrativi tra l'Albania e la Bulgaria lungo frontiere etniche, essa ha beneficiato di un notevole grado di autonomia nel periodo 1945-1991 come Repubblica di Macedonia. Il nome deriva dalla designazione adottata, a partire dal 19° secolo, dal gruppo più popoloso della zona, ma coincide anche con una denominazione che appartiene alla storia greca, oltre che con il nome adottato per tre province confinanti della Grecia settentrionale. La denominazione costituzionale adottata dopo l'indipendenza, "Repubblica di Macedonia", ha fatto nascere un contrasto di opinioni con il suo vicino meridionale, la Grecia.

Nell'ambito della Jugoslavia, il paese intratteneva legami stretti con gli Stati membri delle allora Comunità europee, fino all'ottenimento dell'indipendenza nel 1991. Gli spostamenti trasnfrontalieri all'interno dell'Europa erano relativamente semplici, in assenza dell'obbligo di visto che invece oggi è previsto. Insieme a Serbia e Croazia, ha svolto un ruolo importante come zona di transito tra la Grecia, Stato membro dell'UE, e gli Stati che hanno fatto successivamente il loro ingresso nell'Unione, vale a dire Austria, Ungheria e Slovenia, oltre a paesi più lontani. In parte per effetto di questi contatti di lunga data con l'attuale zona UE, l'opinione pubblica nazionale, benché divisa sull'uso della lingua e sulle preferenze politiche, è pressoché unanimemente a favore di un ingresso nell'UE in tempi brevi.

Tuttavia, questo paese è relativamente sconosciuto nell'UE, come lo è, peraltro, il fatto che, dopo aver presentato la relativa richiesta il 22 marzo 2004, ha ottenuto lo status di paese candidato il 17 dicembre 2005. Maggiormente nota al mondo esterno è la controversia sulla lingua nazionale, nonché le divergenze di opinione con la Grecia in merito al nome del paese. Nella fase di adesione all'UE è probabile che questi due aspetti ricevano, quanto meno, lo stesso livello di attenzione delle questioni abituali legate al settore dell'amministrazione, dello Stato di diritto, della criminalità, dell'economia e dell'ambiente, che sono state il punto focale dell'attenzione durante la tornata principale di allargamento del 2004 e del 2007.

2. Varietà culturale

Dopo l'occupazione greca e illirica del lontano passato, la popolazione è composta, da molti secoli, principalmente da slavi macedoni, che parlano una lingua strettamente imparentata al bulgaro e al serbo e scritta con alfabeto cirillico. A ovest e nord ovest, in particolare lungo il corso superiore del Vardar, attorno alle città di Gostivar e Tetovo, la lingua della maggioranza della popolazione è l'albanese, scritto con l'alfabeto latino. Da tempo nel paese sono presenti gruppi di minoranze, tra cui rom, turchi e valacchi da un lato e gruppi slavi legati ai macedoni, quali i serbi e i bosniaci, dall'altro. Pertanto la varietà linguistica e culturale è da molto tempo una caratteristica di questa zona. Tale varietà si manifesta anche nei rapporti tra partiti politici.

La lunga assenza di autodeterminazione ha notevolmente rafforzato il nazionalismo del gruppo di etnia macedone, per un lungo periodo. Dapprima il nazionalismo si è scatenato contro il dominio turco, quindi contro l'associazione con la Bulgaria, sancita dal trattato di pace di San Stefano del 1878 e infine contro il lungo periodo di annessione alla Serbia. Utilizzando simboli presi in prestito dalla storia greca-macedone, i nazionalisti si sono scontrati anche con la Grecia. Inoltre, tale nazionalismo era visto dalla popolazione non macedone, composta principalmente dal vasto gruppo di lingua albanese, come una minaccia per la sua lingua e la sua cultura. Questo valeva, in particolare, per l'idea della creazione di uno Stato monolingue, in cui gli altri abitanti avrebbero dovuto adattarsi all'uso della lingua slavo-macedone, quale unica lingua del governo e dell'istruzione.

3. Strutture linguistiche per gli albanesi e gli altri gruppi

Fino al 1912, la popolazione di lingua albanese viveva tutta in zone che ora fanno parte dell'Albania e di quattro regioni diverse della ex Jugoslavia (la parte occidentale e nordoccidentale della Macedonia, l'area sudoccidentale della Serbia, buona parte del Kosovo, che dal 1999 non è più amministrato dalla Serbia, e il sud del Montenegro) ed era assoggettata al governo della parte di Istanbul dell'impero Ottomano (turco). Nel periodo 1918-1991 queste zone sono rimaste unite all'interno della Jugoslavia, se si esclude l'Albania. Di conseguenza, esistono da molto tempo contatti stretti tra le due maggiori concentrazioni di abitanti di lingua albanese, il Kosovo e la regione del corso superiore del Vardar. L'assenza, in quest'ultima zona, di istituti di istruzione superiore in lingua albanese ha spinto gli studenti, nel periodo 1999-2001, a recarsi in Kosovo a studiare, con un ulteriore rafforzamento dei summenzionati contatti. Nel 2001 è diventato chiaro, in modo violento, che a dieci anni dall'indipendenza non era ancora stato possibile instaurare buoni rapporti tra la popolazione di lingua macedone e quella di lingua albanese.

In parte grazie alla mediazione e al sostegno dell'Unione europea, è stata raggiunta una soluzione con l'accordo quadro di Ohrid. Oltre alla cessazione delle ostilità e al disarmo volontario, sono stati decisi i seguenti punti:

1. riorganizzazione delle autorità locali, con maggiori poteri agli enti locali;

2. non discriminazione e rappresentanza proporzionale delle minoranze nella pubblica amministrazione e in politica.

3. le procedure parlamentari sono cambiate, in modo tale che per le votazioni su questioni delicate (quali i diritti delle minoranze, l'auto-amministrazione locale e alcune nomine) occorre una "doppia maggioranza" (questa maggioranza Badinter significa in sostanza che deve essere raggiunta una maggioranza non solo in parlamento, ma anche tra i rappresentanti delle minoranze);

4. status paritario tra le lingue nel governo e nell'istruzione; qualunque lingua parlata da almeno il 20% della popolazione è una lingua ufficiale e lo Stato finanzia l'istruzione universitaria impartita in tali lingue;

5. diversità nell'identità, con la libertà concessa alle autorità locali di collocare i simboli del segmento maggioritario della popolazione sugli edifici pubblici.

L'accordo quadro ha portato, in totale, a 15 emendamenti alla costituzione e a un nuovo preambolo costituzionale. Fino al 2006, si è registrato un processo continuo di adeguamento legislativo all'accordo quadro di Ohrid, oltre a una crescente armonia. Dopo le elezioni e la formazione del nuovo governo, quest'anno, quando il principale partito della popolazione di lingua albanese ha lasciato il governo, sono nate aspre controversie sull'applicazione della maggioranza Batiner. Dopo un boicottaggio dei lavori parlamentari da parte dei partiti BDI (DUI) e PDP, sono ora in corso colloqui finalizzati al raggiungimento di un accordo.

4. Denominazione del paese e atteggiamento della Grecia

Il "Sobranie", il parlamento della ex repubblica jugoslava di Macedonia, ha adottato la nuova costituzione il 17 novembre 1991, in cui il paese si definisce Stato sovrano, con la denominazione di "Repubblica di Macedonia". Benché sulla base dei criteri Badinter tutte le ex repubbliche jugoslave potrebbero ottenere il riconoscimento internazionale come Stati indipendenti, il nuovo paese non è stato ammesso alle Nazioni Unite fino all'8 aprile 1993.

Il motivo dell'opposizione al suo ingresso nell'ONU risiede principalmente nel significato del nome "Macedonia", che è conosciuto storicamente come il paese di Alessandro Magno (356-323 AC) il quale riuscì, per un breve periodo, a estendere il suo impero fino al Pakistan. Per motivi legati alla lingua e alla cultura dell'epoca, il vicino meridionale, la Grecia, considera l'antica Macedonia un retaggio della propria storia e la denominazione "Macedonia" un nome interno. L'uso della stessa denominazione da parte di uno Stato vicino, con una lingua e una cultura diverse, scatena l'accesa opposizione dell'opinione pubblica greca. Le obiezioni della Grecia non mirano a negare al paese il diritto all'indipendenza, né a rifiutare una valida cooperazione con il vicino settentrionale, ma intendono esprimere l'idea (con l'aggiunta di concetti quali "Vardar", "Skopje" o "Nord") che lo Stato con la denominazione costituzionale di "Repubblica di Macedonia" non include l'intera zona di quella che era storicamente la Macedonia.

In virtù di un accordo interinale, le Nazioni Unite hanno provvisoriamente denominato il paese, nel 1993, "ex Repubblica jugoslava di Macedonia", spesso presentandolo con l'abbreviazione inglese "fYRoM", che è totalmente oscuro per l'opinione pubblica nazionale ed estera. Tuttavia, gli Stati Uniti, la Federazione russa, la Repubblica popolare cinese e persino alcuni Stati membri dell'UE utilizzano la denominazione costituzionale di "Repubblica di Macedonia", omettendo il riferimento alla precedente condizione amministrativa contenuto nel termine "fYRoM". Riferimenti storici di questo genere sono insoliti. Inoltre in Europa esiste, oltre allo Stato indipendente del Lussemburgo, una vicina provincia belga con lo stesso nome, mentre il nome dello Stato indipendente della Moldavia coincide con quello della regione nordorientale della vicina Romania. Inoltre, lo Stato dell'Azerbaijan, che geograficamente appartiene all'Europa, porta lo stesso nome di due vicine province dell'Iran. In tutti questi casi, l'uso ripetuto dello stesso nome non provoca problemi. Pertanto in questo caso, evidentemente, la controversia non riguarda tanto il nome, quanto il timore di rivendicazioni territoriali.

A tale proposito, è deplorevole che l'aeroporto nazionale, situato a est di Skopje, che fino al dicembre 2006 era denominato Aerodrom Skopje o Aeroporto Petrovec, sia stato soprannominato Alessandro Magno (Aleksandar Veliki). Ciò genera confusione con l'aeroporto internazionale esistente di Megas Alexandros a est della città settentrionale greca di Kavala, dato che il nome ha lo stesso significato. Per il bene della fiducia reciproca, è importante che prima dell'adesione all'UE i due paesi concludano un accordo bilaterale sull'uso dei nomi nelle relazioni reciproche e sull'eliminazione di continue incomprensioni o irritazioni in merito a simboli e rivendicazioni territoriali.

5. Ulteriori considerazioni

Il regime dei visti adottato dagli Stati Schengen dell'UE e le condizioni ancora più restrittive che la Grecia impone per gli ingressi provocano irritazione e isolano una generazione di giovani dal resto dell'Europa, molto più di quanto sia avvenuto per i loro genitori. Mentre l'integrazione con l'UE non registra alcuna accelerazione, lo sguardo viene rivolto sempre più verso gli Stati Uniti. Tale tendenza ha preso corpo, tra l'altro, negli accordi di non consegnare cittadini americani alla Corte penale internazionale (CPI) dell'Aia e nel rapimento del cittadino tedesco Khaled el-Masri, portato da agenti CIA in Afghanistan. Un aspetto maggiormente positivo è che la partecipazione all'accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) e all'accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA), che è legato all'UE, potrebbe contribuire a rivitalizzare e rafforzare l'economia, che si trova in difficoltà dal 1991. La certezza del diritto interno potenzierà tale effetto più dell'attuale obiettivo di ridurre le aliquote fiscali a un livello estremamente basso del 10%.

PROCEDURA

Titolo

Relazione 2006 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia

Numero di procedura

2006/2289(INI)

Commissione competente per il merito
  Annuncio in Aula dell'autorizzazione

AFET
14.12.2006

Commissione(i) competente(i) per parere
  Annuncio in Aula

 

 

 

 

 

Pareri non espressi
  Decisione

 

 

 

 

 

Relatore(i)
  Nomina

Erik Meijer
13.9.2004

 

Esame in commissione

8.5.2007

4.6.2007

 

 

 

Approvazione

5.6.2007

Esito della votazione finale

+ :

– :

0 :

59

4

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Roberta Alma Anastase, Christopher Beazley, Angelika Beer, Panagiotis Beglitis, Bastiaan Belder, André Brie, Elmar Brok, Véronique De Keyser, Giorgos Dimitrakopoulos, Hanna Foltyn-Kubicka, Michael Gahler, Bronisław Geremek, Alfred Gomolka, Klaus Hänsch, Richard Howitt, Anna Ibrisagic, Jelko Kacin, Georgios Karatzaferis, Bogdan Klich, Helmut Kuhne, Vytautas Landsbergis, Francisco José Millán Mon, Pasqualina Napoletano, Annemie Neyts-Uyttebroeck, Raimon Obiols i Germà, Vural Öger, Cem Özdemir, Ioan Mircea Paşcu, Alojz Peterle, João de Deus Pinheiro, Hubert Pirker, Samuli Pohjamo, Michel Rocard, Raül Romeva i Rueda, Libor Rouček, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Jacek Saryusz-Wolski, György Schöpflin, Hannes Swoboda, István Szent-Iványi, Charles Tannock, Inese Vaidere, Geoffrey Van Orden, Ari Vatanen, Jan Marinus Wiersma, Josef Zieleniec

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Laima Liucija Andrikienė, Alexandra Dobolyi, Árpád Duka-Zólyomi, Kinga Gál, Milan Horáček, Evgeni Kirilov, Jaromír Kohlíček, Erik Meijer, Doris Pack, Athanasios Pafilis, Józef Pinior, Dariusz Rosati, Aloyzas Sakalas, Inger Segelström, Adrian Severin, Csaba Sándor Tabajdi, Marcello Vernola

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

 

Deposito

8.6.2007