RELAZIONE sul rapporto annuale della BCE per il 2006

29.6.2007 - (2007/2142(INI))

Commissione per i problemi economici e monetari
Relatore: Gay Mitchell

Procedura : 2007/2142(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A6-0266/2007
Testi presentati :
A6-0266/2007
Testi approvati :

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla rapporto annuale della BCE per il 2006

(20072142(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visto il rapporto annuale 2006 della Banca centrale europea (BCE),

–   visto l'articolo 113 del trattato che istituisce la Comunità europea,

–   visto l'articolo 15 del protocollo sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea[1], allegato al trattato,  

–   vista la sua risoluzione del 2 aprile 1998 sulla responsabilità democratica nella terza fase dell'Unione economica e monetaria[2],

–   vista la sua risoluzione del 14 marzo 2006 sulla revisione strategica del Fondo monetario internazionale[3],

–   viste le sue risoluzioni del 6 luglio 2006 sull'intercettazione da parte dei servizi segreti americani dei dati concernenti i bonifici bancari effettuati attraverso il sistema SWIFT[4] e del 14 febbraio 2007 su SWIFT, l'accordo PNR e il dialogo transatlantico su tali questioni[5],

–   vista la sua risoluzione del 15 febbraio 2007 sulla situazione dell'economia europea: relazione preparatoria sugli indirizzi di massima per le politiche economiche per il 2007[6],

–   vista la sua risoluzione del 26 aprile 2007 sulle finanze pubbliche nell’UEM 2006[7],

–   vista la comunicazione della Commissione su "Cinque anni di circolazione delle banconote e monete in euro" (COM(2006(0862),

–   vista la comunicazione della Commissione sulla dichiarazione annuale 2007 sulla zona euro (COM(2007)0231),

–   viste le relazioni della BCE sulla stabilità finanziaria del dicembre 2006 e sull'integrazione finanziaria in Europa del marzo 2007,

–   viste le previsioni economiche di primavera del 7 maggio 2007, presentate dalla Commissione,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per i problemi economici e monetari (A6‑0266/2007),

A. considerando che il prodotto interno lordo (PIL) della zona euro è aumentato del 2,8% nel 2006, rispetto all'1,4% del 2005, il che non è certo motivo di soddisfazione, pur trattandosi della migliore performance dal 2000, mentre il tasso di inflazione, pari al 2,2%, è rimasto invariato rispetto al 2005,

B.  considerando che la domanda interna, in particolare d'investimenti, è stata la principale forza trainante dell'aumento della crescita nella zona euro,

C. considerando che l'aumento dei prezzi energetici iniziato nel 2005 non ha comportato una pressione inflazionistica interna, in quanto gli aumenti salariali sono stati moderati e non si è rilevato alcun effetto secondario,

D. considerando che non sono ancora state prese in considerazione le raccomandazioni riguardo alla trasparenza dei voti e alla pubblicazione dei verbali formulate nelle precedenti risoluzioni del Parlamento sul rapporto annuale della BCE,

E.  considerando la volontà del Parlamento di contribuire al rafforzamento del ruolo e dell'autorità internazionale della BCE e della zona euro sulla scena internazionale,

F.  considerando il numero elevato di candidature presentate per la nomina a posti di responsabilità all'FMI, all'OMC o all'OCSE, ad eccezione di quelli alla Banca mondiale,

G. considerando che la BCE ha continuato ad adeguare i tassi d'interesse nel 2006, aumentandoli otto volte dal dicembre 2005, per complessivi 200 punti base fino a raggiungere l'attuale 4%,

H. considerando che si prevede un rallentamento della crescita che si assesterebbe sul 2,6% nel 2007, riflettendo la contrazione dell'offerta creditizia, con un calo dell'inflazione all'1,9%,

I.   considerando che il disavanzo delle partite correnti degli USA ha continuato ad aumentare fino al 6,5% del PIL nel 2006 e che l'Eurosistema ha continuato a mettere in evidenza i rischi e le incertezze legati al persistere di gravi disavanzi delle partite correnti mondiali,

J.   considerando che i gravi disavanzi mondiali continuano a rappresentare un rischio per l'andamento dei tassi di cambio e la crescita economica mondiale e che è assolutamente necessario affrontare tali rischi,

K. considerando che nel 2006 i tassi di cambio dell'euro hanno registrato un apprezzamento dell'11,4% nei confronti del dollaro statunitense, del 12,4 nei confronti dello yen giapponese e dell'8% nei confronti del renminbi cinese,

Sviluppi economici e monetari

1.  sottolinea che la ripresa economica nella zona euro è ormai un processo autoalimentato, nell'ambito del quale la domanda interna rappresenta il principale elemento trainante; rileva che nel 2006 sono stati creati 2 milioni di posti di lavoro e che la disoccupazione è diminuita, passando dall'8,4% al 7,6%; osserva, tuttavia, che gli ostacoli strutturali, in particolare la scarsità degli investimenti pubblici e privati in settori chiave come la ricerca, l'istruzione e la formazione, continuano a contribuire a questo livello elevato, e dunque inaccettabile, di disoccupazione e che la partecipazione al mercato del lavoro permane bassa, rispetto agli standard internazionali;

2.  sottolinea che, in considerazione della recente ripresa, qualsiasi ulteriore aumento dei tassi d'interesse deve essere effettuato con cautela per non compromettere la crescita economica; ritiene che, al fine di sostenere la ripresa economica, gli Stati membri debbano realizzare le necessarie riforme strutturali e attività d'investimento;

3.  ritiene che sia ancora troppo presto per distinguere, in questa ripresa, la dimensione ciclica da quella strutturale; ritiene, tuttavia, che alcune riforme strutturali, più ampie di quanto in genere si creda, possono già essersi trasformate in crescita; sottolinea che tale ripresa dovrebbe essere considerata un incentivo a perseguire riforme nazionali adeguate alle esigenze di ciascun paese, in particolare nei settori della ricerca, dell'innovazione e dell'istruzione, al fine d'incrementare il potenziale di crescita nella zona euro;

4.  prende atto della bassa produttività del lavoro e ritiene che sia fondamentale che le retribuzioni aumentino di pari passo con l'evoluzione della produttività al fine di salvaguardare la competitività negli Stati membri e permettere la creazione di posti di lavoro in un contesto non inflazionistico;

5.  osserva che la BCE considera l'evoluzione dei salari come un rischio al rialzo per la stabilità dei prezzi; ricorda in tale contesto che la relazione annuale 2007 della Commissione sulla zona euro (SEC(2007)0550) indica chiaramente che i salari hanno continuato a crescere con moderazione nella zona euro, nonostante il forte aumento dei prezzi petroliferi;

6.  sottolinea che il trattato distingue esplicitamente l'obiettivo della stabilità dei prezzi da quello del sostegno alle politiche economiche generali e che quindi questi due obiettivi non possono essere semplicemente considerati intercambiabili;

7.  ritiene che il consolidamento del bilancio sia fondamentale e ancor più necessario in periodi favorevoli per realizzare una crescita a lungo termine e debba essere progettato accuratamente per migliorare la qualità della spesa pubblica; ritiene che la regola d'oro, secondo la quale il deficit di bilancio è giustificato solo dagli investimenti, sia un passo decisivo in questa direzione;

8.  rileva che talune economie della zona euro hanno registrato una performance sostanzialmente migliore in termini di crescita rispetto ad altre e che, in particolare, Irlanda, Finlandia, Grecia, Spagna e Lussemburgo hanno raggiunto un tasso medio di crescita superiore alla media della zona euro; osserva che anche alcuni paesi europei non appartenenti alla zona euro hanno registrato una crescita superiore alla media; ritiene che si possano trarre utili insegnamenti da tali sviluppi e che sarebbe opportuno uno studio specifico della BCE sulle ragioni di questa tendenza;

9.  constata la diversità delle fasi dei cicli economici seguiti dalle economie degli Stati membri della zona euro; invita la BCE a esaminare se dall'esistenza di comportamenti così diversi in una zona monetaria unica possa derivare in futuro un problema di stabilità e di crescita economica;

10. esprime preoccupazione per l'attuale apprezzamento dell'euro nei confronti delle maggiori valute estere; ricorda a tale riguardo che l'articolo 111 del trattato conferisce la responsabilità della politica dei cambi al Consiglio, ma senza specificare con quali mezzi tale competenza vada esercitata; invita l'Eurogruppo, il Consiglio e la BCE a esercitare pienamente le loro rispettive competenze e a intensificare il coordinamento delle loro azioni nel campo della politica dei cambi; rileva che tale apprezzamento non ha finora danneggiato le esportazioni a livello della zona euro, ma che gli effetti variano tra gli Stati membri; sottolinea che i rischi associati a grossi squilibri globali delle partite correnti potrebbero tradursi in ulteriori aumenti dei tassi di cambio dell'euro; prende atto del fatto che ora esiste un ampio consenso tra i decisori politici sul come affrontare gli squilibri globali; rileva che gli sforzi compiuti dalla comunità internazionale e dalle istituzioni finanziarie internazionali sono lungi dall'essere sufficienti; auspica che l'attuazione di queste misure (volte a ridurre il deficit di bilancio e promuovere il risparmio privato negli USA, nonché ad accrescere la flessibilità dei tassi di cambio in una serie di paesi asiatici emergenti che registrano eccedenze, in particolare la Cina), che deve essere controllata dal FMI, apporti un contributo significativo alla progressiva soluzione del problema degli squilibri mondiali;

11. rileva che, da dieci anni a questa parte, i prezzi degli immobili hanno registrato forti aumenti in tutta la zona euro, con poche eccezioni, soprattutto in Germania; osserva tuttavia che, sebbene vi siano segni di rallentamento di questo sviluppo, i prestiti per l'acquisto di immobili concessi alle famiglie continuano ad aumentare del 10% circa all'anno; rileva che i prezzi delle abitazioni sono calati negli USA e che recentemente il mercato dei crediti ipotecari ha registrato un deterioramento che potrebbe avere conseguenze sull'economia reale; ritiene che quest'evoluzione debba essere considerata un avvertimento di quanto potrebbe accadere nella zona euro; chiede alla BCE di tener d'occhio questi sviluppi che hanno il potenziale per incidere sull'economia reale; chiede alla BCE di presentare delle proposte, indicando i rispettivi vantaggi, come ad esempio includere gli immobili nell'indice armonizzato dei prezzi al consumo o definire un tipo specifico di indicatore, oppure proporre misure specifiche da adottarsi a livello nazionale in funzione delle eterogeneità dei mercati nazionali;

12. esprime preoccupazione per il fatto che i tassi d'interesse sui prestiti al consumo per i nuclei familiari evidenzino il massimo livello di dispersione; rileva, in particolare, che i tassi d'interesse sullo scoperto variano in misura considerevole all'interno della zona euro, da meno del 7% al 13,5% e più e raccomanda alla BCE di analizzarne ulteriormente i motivi;

Governance

13. rileva che la BCE e il suo Consiglio direttivo sono indipendenti; sottolinea la necessità di rispettare il principio costituzionale sancito dall'articolo 112, paragrafo 2, lettera b, del trattato; ribadisce il suo sostegno all'indipendenza della BCE, all'obiettivo di mantenere la stabilità dei prezzi e alla protezione della sua credibilità in materia di lotta contro l'inflazione;

14. ritiene che il grado di maturità raggiunto da tutti gli attori del meccanismo di cambio europeo dovrebbe facilitare l'emergere di una combinazione di politiche che accompagni l'effettiva realizzazione degli adattamenti strutturali necessari, da cui dipende l'aumento del potenziale di crescita nella zona euro; chiede un dialogo macroeconomico più attivo fra il Consiglio, la Commissione, la BCE, il Parlamento e le parti sociali europee e sostiene gli sforzi dell'Eurogruppo in tal senso;

Stabilità e integrazione finanziarie

15. accoglie con favore la pubblicazione di un nuovo rapporto annuale della BCE sull'integrazione finanziaria in Europa, come un contributo utile per favorire l'integrazione finanziaria europea;

16. sostiene pienamente gli sforzi della BCE volti a promuovere l'integrazione finanziaria nella zona euro, in particolare fungendo da catalizzatore per le iniziative del settore privato, come l'aera unica dei pagamenti in euro (SEPA) e il progetto STEP (Short-Term European Paper); riconosce l'importanza di una maggiore integrazione finanziaria che contribuisca a proteggere l'Unione europea da shock economici esterni;

17. ritiene che i servizi della BCE possano promuovere l'integrazione finanziaria europea e rileva a tale riguardo che il progetto Target è stato determinante nella realizzazione di un'elevata integrazione dei mercati monetari e del mercato delle operazioni pronti contro termine (o repo); ritiene che il progetto Target2 Securities potrebbe avere le potenzialità per promuovere l'integrazione, l'efficienza e la sicurezza dell'infrastruttura di compensazione e regolamento che attualmente presenta un livello insufficiente d'integrazione e interoperabilità; sottolinea tuttavia che in questo modo la BCE diventa un operatore attivo sul mercato, il che rende necessario sottoporre la BCE a un controllo appropriato al di fuori del suo ambito di competenza in materia di politica monetaria; ricorda che è in ritardo la presentazione di una governance appropriata; prende quindi atto con interesse del progetto Target2 Securities e continuerà a monitorarne da vicino l'evoluzione; ritiene essenziale che sia predisposta un'appropriata governance;

18. è pienamente consapevole del rapido aumento di strumenti d'investimento alternativi (fondi speculativi o hedge funds e società d'investimento), riconosce che offrono liquidità e diversificazione sul mercato e l'opportunità di migliorare l'efficienza delle imprese, ma condivide anche i timori di talune banche centrali e dei controllori che essi possano causare rischi sistemici ed elevati livelli di esposizione in altre istituzioni finanziarie; si compiace dei recenti studi della Commissione sui fondi speculativi e le società d'investimento, ma deplora che tali studi si siano finora concentrati solo sugli ostacoli alla crescita di questi fondi; invita la Commissione a monitorare qualsiasi potenziale vuoto politico e chiede un approccio più ampio e più critico in merito alla misura in cui i fondi speculativi compromettano la stabilità finanziaria e la gestione dei rischi legati al livello d'indebitamento e di diversificazione; sollecita la Commissione a valutare la qualità dei controlli nelle località offshore e a potenziare la cooperazione con i controllori in queste giurisdizioni;

19. rileva che nell'Unione europea i creditori non bancari (società d'investimento) svolgono un ruolo crescente nel settore dei capitali di prestito e sono disposti in molti casi ad assumere rischi maggiori rispetto agli istituti bancari tradizionali; constata inoltre che i creditori non bancari hanno contribuito in modo significativo ad aumentare l'occupazione e la crescita nelle imprese del loro settore; ritiene che ciò potrebbe creare dei problemi al momento dell'inversione del ciclo creditizio, dando eventualmente origine a una ristrutturazione molto più complessa del debito delle grandi imprese; chiede che la BCE e gli altri organismi competenti valutino l'adeguatezza delle attuali procedure di ristrutturazione del debito in questo nuovo contesto;

20. prende atto della ferma posizione assunta dalla BCE contro i piani dettagliati di salvataggio pubblico di una banca insolvente all'interno dell'Unione europea; ritiene che occorra lavorare di più per migliorare la cooperazione e pianificare le prove di stress ma che è giusto minimizzare il rischio morale attraverso un forte impegno a favore del primato delle soluzioni del settore privato nella gestione delle crisi, per non incoraggiare le banche ad agire con imprudenza a livello di assunzione dei rischi;

21. ribadisce il suo invito al Consiglio e alla BCE, nel contesto del trasferimento di dati via SWIFT alle autorità statunitensi, a riflettere assieme sul come migliorare il sistema di controllo di SWIIFT nonché l'invito alla BCE ad intervenire, per quanto riguarda SWIFT, nel suo ruolo di supervisore, utilizzatore e organo decisionale;

Ruolo esterno dell'euro

22. constata che l'euro ha avuto un'evoluzione positiva diventando una valuta di riserva e di riferimento utilizzata a livello mondiale; sottolinea che sono necessari altri sforzi per continuare la tendenza positiva dell'utilizzo dell'euro in contanti (ad esempio nella fatturazione in euro dei prodotti aerospaziali e delle materie prime);

23. ribadisce la sua richiesta di intervento per unificare la rappresentanza della zona euro all'interno delle istituzioni finanziarie internazionali, allo scopo di difendere i suoi interessi con una forza corrispondente al suo peso economico;

24. invita la BCE a sorvegliare con attenzione l'evoluzione dell'utilizzo dell'euro come moneta di riserva da parte delle banche centrali e a quantificare e analizzare le sue conseguenze, in particolare per quanto riguarda i tassi di cambio, nel suo rapporto annuale sul ruolo internazionale dell'euro;

Controllo democratico

25. ritiene, per quanto riguarda la procedura di nomina dei membri del Consiglio direttivo della BCE, che la responsabilità e la trasparenza democratiche ex ante potrebbero migliorare se il Consiglio valutasse vari potenziali candidati e se i candidati proposti dal Consiglio fossero soggetti a un voto di approvazione del Parlamento; sottolinea la sua disponibilità ad unirsi alle altre istituzioni per esaminare i miglioramenti che potrebbero essere apportati alla procedura di nomina prima del prossimo rinnovo del Consiglio direttivo nel 2010;

26. sottolinea che la credibilità della BCE dipende anche da un grado elevato di trasparenza del suo processo decisionale; ribadisce quindi la sua richiesta che, poco dopo le riunioni del Consiglio direttivo della BCE, siano pubblicati resoconti sommari di queste riunioni che presentino chiaramente gli argomenti favorevoli e contrari alle decisioni adottate e precisino se tali decisioni sono o non sono state adottate all'unanimità;

27. ricorda che ha respinto il sistema di voto a rotazione applicabile alle decisioni del Consiglio direttivo della BCE, adottato nel 2003, perché troppo complesso; ritiene che in vista dei futuri allargamenti della zona euro debba essere introdotto un sistema che combini equità ed efficacia;

28. chiede alla BCE di promuovere nella sua strategia di comunicazione le audizioni del presidente della BCE presso la commissione parlamentare competente per i problemi economici e monetari;

Cinque anni di banconote e monete in euro

29. osserva che il valore delle banconote in euro in circolazione ha continuato a salire rapidamente, con un aumento dell'11,2% nel 2006; rileva che questo costante aumento continua a essere dovuto principalmente alle banconote di grosso taglio, in particolare quelle da 500 euro, la cui circolazione è aumentata del 13,2%; ribadisce la sua richiesta che la BCE esamini le ragioni di questo aumento sostanziale ed analizzi il tipo di transazioni effettuate con queste banconote e la ripartizione della domanda per paese, al fine di individuare i rischi connessi;

0 0

0

30. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché al Presidente dell'Eurogruppo e alla Banca centrale europea.

Traduzione esterna

MOTIVAZIONE

Nelle sue risoluzioni sul Rapporto annuale della BCE il Parlamento europeo valuta l'operato della Banca centrale. Quest'anno il relatore intende sottolineare il ruolo della BCE in termini di stabilità ed integrazione finanziarie e, a distanza di 5 anni dal lancio dell'euro, esaminare le diverse percezioni della moneta unica da parte dei cittadini europei.

1. Osservazioni sugli sviluppi monetari ed economici che hanno caratterizzato il 2006

Il relatore esaminerà innanzitutto i fatti salienti e svolgerà quindi alcune considerazioni.

1.1 Fatti

La situazione economica per la zona euro ha registrato nel 2006 notevoli miglioramenti: il PNL è aumentato del 2,8%, contro l'1,5% del 2005, il che rappresenta la migliore performance dal 2000. La domanda interna, in particolare gli investimenti, è stata il principale fattore propulsivo di questa crescita. La ripresa economica nella zona euro è diventata un processo autosostenuto, nel cui ambito la domanda interna ha rappresentato il principale elemento trainante; nel 2006 sono stati creati 2 milioni di posti di lavoro e la disoccupazione è scesa, passando dall'8,4% al 7,5%, fattori questi che contribuiscono all'accrescimento della fiducia dei consumatori.

Il tasso di inflazione, pari al 2,2%, è rimasto invariato rispetto al 2005. L'aumento dei prezzi dell'energia, iniziato nel 2005, non ha generato pressioni inflazionistiche interne, in quanto gli incrementi salariali sono stati moderati e non si sono rilevati effetti di secondo impatto (second-round effects), Non bisogna tuttavia "adagiarsi sugli allori".

Nel quadro della ripresa, la BCE ha continuato nel 2006 ad adeguare i tassi d'interesse, che dal dicembre 2005 sono stati innalzati sette volte per complessivi 175 punti base, fino a raggiungere l'attuale livello del 3,75 %.

Volgendo lo sguardo al futuro, è possibile che nel 2007 si constati un certo rallentamento della crescita a fronte della contrazione dell'offerta di credito.

1.2 Osservazioni

In tale contesto di ripresa, il relatore desidera formulare le seguenti osservazioni.

E' ancora troppo presto per distinguere in questa ripresa la dimensione ciclica da quella strutturale. Si può comunque concludere che alcune riforme strutturali sono probabilmente già confluite nel processo di crescita. In tale contesto, una ripresa come quella descritta dovrebbe rappresentare un incentivo a perseguire riforme nazionali adattate alle esigenze di ciascun paese, in particolare nei settori della ricerca, dell'innovazione e dell'istruzione, per poter in tal modo incrementare il potenziale di crescita nella zona dell'euro.

E' di importanza cruciale che le retribuzioni aumentino di pari passo con l'evoluzione della produttività onde preservare la competitività degli Stati membri e permettere la creazione di posti di lavoro in un contesto non inflazionistico.

Il consolidamento dei conti pubblici è fondamentale, soprattutto in periodi di congiuntura favorevole, per conseguire una crescita a lungo termine. Tale consolidamento deve essere progettato accuratamente in modo da riqualificare la spesa pubblica. La golden rule – secondo la quale solo gli investimenti pubblici possono essere finanziati in disavanzo – rappresenta un passo importante in questa direzione.

Dopo la creazione della zona euro, le economie minori hanno registrato una performance più elevata in termini di crescita rispetto a quelle maggiori, e in particolare l'Irlanda, la Finlandia e il Lussemburgo hanno conseguito un tasso medio di crescita superiore alla media dell'eurozona. Si potrebbero trarre opportuni insegnamenti da tali sviluppi e sarebbe utile al riguardo uno studio specifico della BCE sui motivi di fondo di questa tendenza.

Il relatore desidera sottolineare i rischi associati a grossi squilibri globali delle partite correnti (il deficit delle partite correnti degli USA ha proseguito la sua ascesa raggiungendo nel 2006 il 6,5% del PNL) che potrebbero sfociare in nuovi aumenti del corso di cambio dell'euro. Nel 2006 il tasso di cambio dell'euro si è apprezzato dell'11,4 % nei confronti del dollaro statunitense, del 12,4 nei confronti dello yen e dell'8% nei confronti dello yuan cinese. Tale trend non sarà sostenibile per la zona euro e a tale riguardo il relatore rinvia alla relazione annuale della Commissione europea sulla zona euro per il 2007, dove si afferma che esiste adesso un largo consenso tra i responsabili politici sul come affrontare il problema degli squilibri globali, a seguito della consultazione multilaterale lanciata nell'aprile 2006 dal Fondo monetario internazionale.

Il relatore desidera inoltre richiamare l'attenzione sull'evoluzione dei prezzi del mercato immobiliare. Da circa 10 anni a questa parte, in tutta la zona euro i prezzi immobiliari registrano forti aumenti, con poche eccezioni (soprattutto in Germania). Vi sono sintomi di rallentamento di tale tendenza, ma i mutui concessi alle famiglie per l'acquisto della casa continuano ad aumentare (di circa il 10% l'anno). Il mercato immobiliare USA ha fatto registrare recentemente una certa flessione con conseguente deterioramento del mercato del credito ipotecario, che potrebbe a sua volta ripercuotersi sull'economia reale. A parere del relatore tale sviluppo dovrebbe essere considerato come un segnale d'allarme per ciò che potrebbe accadere nella zona euro. Per questi motivi, la BCE dovrebbe seguire attentamente questi sviluppi, che potrebbero provocare un impatto sull'economia reale. Sarebbe opportuno che la BCE indicasse la varie strade percorribili indicandone i rispettivi vantaggi, quali ad esempio: ricomprendere gli immobili nell'Indice armonizzato dei prezzi al consumo o elaborare un indicatore di tipo specifico o ancora proporre misure specifiche da varare a livello di Stati membri peri via dell'eterogeneità dei mercati nazionali.

Il relatore richiama inoltre l'attenzione sul fatto che i tassi d'interesse sui crediti alle famiglie evidenziano il più alto livello di dispersione e che, in particolare, i tassi d'interesse sugli scoperti di conto corrente variano in misura notevole all'interno della zona euro - dal 7% (o meno) al 13,5%, fenomeno che dovrebbe essere oggetto di ulteriori ricerche e relazioni da parte della BCE.

2. Stabilità ed integrazione finanziarie

Il relatore saluta con favore la pubblicazione di un nuovo rapporto annuale della BCE sull'integrazione finanziaria in Europa.

L'integrazione finanziaria e la stabilità finanziaria sono un tema di primaria importanza se si considerano l'entità e l'incredibile rapidità con cui il settore finanziario si evolve in termini di mezzi di finanziamento delle imprese, innovazione finanziaria, tipologie di attori finanziari e fusioni transfrontaliere di soggetti finanziari.

E' opportuno dare pieno sostegno agli sforzi compiuti dalla BCE per promuovere l'integrazione finanziaria nella zona euro. La BCE esplica tale azione soprattutto fungendo da catalizzatore per le iniziative del settore privato, come l'Area unica dei pagamenti in euro (SEPA) e il progetto STEP (Short-Term European Paper), che mira a promuovere l'integrazione e lo sviluppo dei mercati europei dei titoli a breve termine.

Anche i servizi della Banca centrale possono favorire l'integrazione finanziaria. TARGET ad esempio è servito al raggiungimento di un'elevata integrazione dei mercati monetari e del mercato del pronti contro termine (mercato Repo). Il progetto TARGET 2 Titoli ha le potenzialità per favorire l'integrazione, l'efficienza e la sicurezza delle strutture di compensazione e regolamento, attualmente caratterizzate da un grado insufficiente d'integrazione e interoperabilità. Sarebbe pertanto opportuno sostenere il progetto TARGET 2 Titoli - a condizione che sia prevista un'idonea governance - e continuare a seguirne da presso l'evoluzione.

Per quanto riguarda i nuovi attori del settore finanziario occorre affrontare la questione dei fondi di investimento non convenzionali detti hedge funds. Tutti sono concordi nel ritenere che gli hedge funds abbiano un impatto positivo sulla stabilità finanziaria, soprattutto perché forniscono liquidità e favoriscono la distribuzione dei rischi, ma c'è anche universale consenso sul fatto che, se associati a un più intenso ricorso a strumenti finanziari complessi, tali fondi comportano il rischio di rendere più vulnerabile il sistema finanziario di fronte a shock inattesi. Pertanto, stante la dimensione globale dei mercati finanziari, il relatore ritiene che sia opportuno sostenere una forte cooperazione internazionale per promuovere la trasparenza attraverso una maggiore divulgazione e un più intenso scambio d'informazioni tra gli organi di vigilanza finanziaria e le banche centrali. Occorre anche sostenere un rafforzamento della vigilanza indiretta, che permetterebbe alle autorità di vigilanza di assicurarsi che le banche valutino e controllino attentamente la loro esposizione verso gli hedge funds.

Si constata anche che nuovi creditori non bancari (private equity) svolgono un ruolo crescente nel settore del leveraged finance. Senza entrare nel dibattito sui pro e i contro, il relatore ritiene che si possano verificare problemi alla prossima variazione del ciclo di credito con il possibile avvento di un ciclo molto più complesso di grandi ristrutturazioni del debito delle società. Si dovrebbe pertanto chiedere alla BCE e agli altri organismi interessati di valutare l'adeguatezza degli attuali processi di ristrutturazione del debito alla luce di questo nuovo contesto.

Il relatore prende inoltre atto della ferma posizione assunta dalla BCE contro i piani dettagliati di pubblico soccorso a favore di una banca in crisi all'interno dell'Unione europea. Il relatore ritiene che tale presa di posizione meriti supporto. Occorre fare di più per migliorare la cooperazione e pianificare gli stress test ma è giusto che il rischio morale (moral hazard) sia ridotto al minimo grazie a un fermo impegno a favore del primato delle soluzioni del settore privato nella gestione delle crisi, in modo da non incoraggiare le banche ad assumere rischi al di là di ogni considerazione prudenziale,

Il relatore desidera anche menzionare nella presente relazione la questione del trasferimento di dati dalla SWIFT alle autorità statunitensi. Al riguardo è bene reiterare la richiesta fatta dal Parlamento europeo al Consiglio e alla BCE di riflettere assieme su come migliorare il sistema di vigilanza sulla SWIFT, nonché l'invito alla BCE ad intervenire, per quanto riguarda SWIFT, nella veste di organo di vigilanza, utente e responsabile decisionale.

3. Controllo democratico

In merito al sindacato democratico, il relatore desidera ribadire un punto importante della risoluzione dello scorso anno, quello relativo alla procedura di nomina dei membri del Consiglio direttivo. La responsabilità democratica e la trasparenza ex ante avrebbero tutto da guadagnare se il Consiglio esaminasse una serie di potenziali candidati e se il candidato proposto dal Consiglio fosse poi soggetto a un voto di approvazione da parte del Parlamento. Occorre esplorare le possibilità di miglioramento della procedura di nomina prima del rinnovo del Consiglio direttivo previsto per il 2010.

4. Cinque anni di circolazione di banconote e monete in euro

A fine 2006, il numero delle banconote circolanti era di 11,3 miliardi per un valore di 628,8 milioni di euro. La dinamica di crescita del numero delle banconote da 50, 100 e 500 euro, con tassi di incremento rispettivamente del 12,5, 9,6 e 13,2 per cento, solleva interrogativi circa la necessità di ricorrere a biglietti di taglio così elevato, che comportano fra l'altro il rischio di attività criminali. Si tratta di una questione che richiede di essere ulteriormente esaminata dalla BCE.

Le banconote e monete in euro sono state introdotte cinque anni or sono. Oggi si constata, come indicato dai sondaggi dell'Eurobarometro, che il numero di cittadini europei che considera l'adozione dell'euro vantaggioso per il proprio paese non ha cessato di diminuire dal 2002 (anno di lancio dell'euro) passando dal 59 al 48%. In alcuni Stati (Italia, Paesi Bassi e Grecia) la maggioranza dei cittadini ha espresso giudizio negativo.

Molti motivi possono aver determinato tale tendenza, fra cui in particolare la percezione da parte della larga maggioranza dei cittadini che i prezzi siano aumentati a causa dell'euro. Il relatore ritiene inoltre che la prima generazione di banconote, priva di qualsiasi rappresentazione di persone, paesaggi o monumenti reali, possa aver contribuito a trasmettere un'immagine asettica dell'integrazione monetaria e conseguentemente ad allargare la distanza degli europei dalla moneta comune. Sarebbe pertanto utile se la BCE presentasse al Parlamento le sue idee per la seconda generazione di banconote, in modo da esaminare insieme i motivi alla base dei mutati orientamenti della pubblica opinione.

PROCEDURA

Titolo

Rapporto annuale della BCE per il 2006

Numero di procedura

2007/2142(INI)

Commissione competente per il merito
  Annuncio in Aula dell'autorizzazione

ECON
21.6.2007

Commissione(i) competente(i) per parere
  Annuncio in Aula

 

 

 

 

 

Pareri non espressi
  Decisione

 

 

 

 

 

Cooperazione rafforzata
  Annuncio in Aula

 

 

 

 

 

Relatore(i)
  Nomina

Gay Mitchell
13.3.2007

 

Relatore(i) sostituito(i)

Pervenche Berès

 

Esame in commissione

24.4.2007

8.5.2007

21.5.2007

26.6.2007

 

Approvazione

26.6.2007

Esito della votazione finale

+ :

– :

0 :

41

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Mariela Velichkova Baeva, Zsolt László Becsey, Pervenche Berès, Sharon Bowles, Ieke van den Burg, David Casa, Christian Ehler, Jill Evans, Elisa Ferreira, Jean-Paul Gauzès, Donata Gottardi, Benoît Hamon, Gunnar Hökmark, Sophia in 't Veld, Othmar Karas, Christoph Konrad, Guntars Krasts, Kurt Joachim Lauk, Andrea Losco, Astrid Lulling, Cristobal Montoro Romero, Joseph Muscat, Lapo Pistelli, John Purvis, Alexander Radwan, Bernhard Rapkay, Eoin Ryan, Heide Rühle, Antolín Sánchez Presedo, Olle Schmidt, Cristian Stănescu, Margarita Starkevičiūtė

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Katerina Batzeli, Harald Ettl, Werner Langen, Maria Petre, Gianni Pittella, Gilles Savary, Kristian Vigenin, Corien Wortmann-Kool

Supplenti (art. 178, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Slavi Binev

Deposito

29.6.2007

 

Osservazioni (disponibili in una sola lingua)

...