RELAZIONE sul rapporto annuale della BCE per il 2008

2.2.2010 - (2009/2090(INI))

Commissione per i problemi economici e monetari
Relatore: Edward Scicluna

Procedura : 2009/2090(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A7-0010/2010
Testi presentati :
A7-0010/2010
Testi approvati :

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sul rapporto annuale della BCE per il 2008

(2009/2090(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visto il rapporto annuale per il 2008 della Banca centrale europea (BCE),

–   visto l'articolo 113 del trattato CE,

–   visto l'articolo 15 del Protocollo sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, allegato al trattato,

–   visto il trattato di Lisbona che modifica il trattato sull'Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea,

–   vista la sua risoluzione del 2 aprile 1998 sulla responsabilità democratica nella terza fase dell'UEM[1]

–   vista la comunicazione della Commissione del 7 ottobre 2009 sulla dichiarazione annuale sull'area dell'euro 2009 (COM(2009)0527) e il documento di lavoro dei servizi della Commissione che correda detta comunicazione (SEC(2009)1313/2),

–   viste le previsioni economiche intermedie pubblicate dalla Commissione nel settembre 2009,

–   vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla vigilanza macroprudenziale del sistema finanziario nella Comunità e che istituisce il Comitato europeo per il rischio sistemico, presentata dalla Commissione il 23 settembre 2009 (COM(2009)0499),

–   vista la proposta di decisione del Consiglio che affida alla Banca centrale europea compiti specifici riguardanti il funzionamento del Comitato europeo per il rischio sistemico, presentata dalla Commissione il 23 settembre 2009 (COM(2009)0500),

–   visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per i problemi economici e monetari (A7-0010/2010),

A. considerando che la crisi economica e finanziaria si è tradotta nel peggior declino economico che il mondo abbia conosciuto dagli anni Trenta, con ripercussioni sul tessuto economico e sociale degli Stati che si faranno sentire pesantemente per anni,

B.  considerando che nel 2008 il PIL reale dell'area dell'euro è cresciuto soltanto dello 0,7%, a causa della crisi economica e finanziaria, e che il PIL potrebbe aver accusato un forte calo nel 2009,

C. considerando che il tasso di inflazione media annuale registrato nel 2008 ascendeva al 3,3%, registrando un picco del 4,0% nell'estate 2008, ossia il tasso più elevato dall'introduzione dell'euro, e che successivamente, nell'estate 2009, i tassi di inflazione sono diventati negativi,

D. considerando che il deficit medio delle amministrazioni pubbliche nell'area dell'euro è passato dallo 0,6% del PIL nel 2007 all'1,9% nel 2008 e che, a metà ottobre 2009, venti Stati membri sono stati oggetto di una procedura per deficit eccessivo,

E.  considerando che il coefficiente medio di indebitamento pubblico nell'area dell'euro è passato dal 66,2% del PIL alla fine del 2007 al 69,6% alla fine del 2008, e che tale coefficiente dovrebbe continuare ad aumentare nei prossimi anni,

F.  considerando che nel 2008 il tasso di cambio dell'euro nei confronti del dollaro statunitense ha oscillato fortemente, culminando a 1,60 USD a luglio e tornando a 1,25 USD a ottobre, ma che in seguito è salito a 1,50 USD nell'ottobre 2009,

G. considerando che la BCE ha mantenuto invariati i tassi di interesse nella prima metà del 2008, prima di aumentarli di 25 punti base ossia al 4,25% nel luglio 2008, e riducendoli poi progressivamente al 2,5% durante l'ultimo trimestre del 2008, e fino all'1% nel 2009,

H. considerando che, in risposta alla crisi finanziaria, la BCE ha aumentato considerevolmente l'erogazione di liquidità alle banche nell'area dell'euro e ha adottato una serie di misure non convenzionali per porre rimedio al dissestato funzionamento dei mercati monetari, e considerando che analoghi strumenti volti a favorire la liquidità sono stati forniti solo ad alcuni Stati membri non appartenenti all'area euro,

Introduzione

1.  porge il benvenuto alla Slovacchia in seno all'area dell'euro e prende atto che la sua adesione è stata coronata da successo;

2.  rammenta che l'appartenenza all'Unione europea è una delle precondizioni per l'adesione all'euro;

3.  plaude al fatto che il trattato di Lisbona accordi alla BCE lo status di istituzione europea; ritiene che ne risulterà rafforzata la responsabilità del Parlamento, quale principale istituzione attraverso la quale la BCE è responsabile dinanzi ai cittadini europei;

Risposta della BCE alla crisi finanziaria

4.  osserva che nel 2008 la BCE ha dovuto adottare decisioni tra le più ardue dalla sua creazione, per reagire alla drammatica crisi economica e finanziaria e alle sue vaste conseguenze;

5.  prende atto che le proiezioni economiche della BCE, come quelle del FMI e di altre istituzioni internazionali, non sono state in grado di prevedere la gravità della recessione nel 2008;

6.  prende atto che la BCE ha continuato a reagire alla crisi finanziaria aiutando gli Stati membri con il mantenimento e l'ampliamento dell'erogazione di liquidità agli enti creditizi; raccomanda che la BCE estenda tali agevolazioni al di fuori dell'area euro per assistere gli Stati membri maggiormente colpiti dalla crisi finanziaria;

7.  manifesta delusione per il fatto che alcune banche commerciali non abbiano traslato i tagli dei tassi di interesse sui propri clienti, e che ciò si sia verificato soprattutto quando i tassi di interesse della BCE hanno raggiunto il loro livello più basso;

8.  saluta con favore il fatto che la BCE, derogando alla sua consueta politica monetaria, abbia adottato una serie di provvedimenti speciali come quello di fornire liquidità in funzione della domanda effettiva o erogandola per periodi più lunghi;

9.  constata che, rispetto a quanto si attendevano numerosi osservatori economici all'epoca, i tagli dei tassi di interesse operati dalla BCE sono stati meno radicali di quelli effettuati da altre banche centrali, compresa la Riserva Federale statunitense e la Banca d'Inghilterra nel Regno Unito;

10. esprime disappunto dinanzi al fatto che le dosi supplementari di liquidità iniettate dalla BCE non abbiano sufficientemente attenuato la stretta creditizia che affronta l'industria, in particolare le piccole e medie imprese, e siano invece state utilizzate da alcune banche per migliorare i loro margini e compensare le loro perdite;

11. si rammarica che gli Stati membri non abbiano seguito il consiglio della BCE di subordinare i piani di sostegno alle banche a condizioni decise congiuntamente in sede europea e legate alla distribuzioni di dividendi e di gratifiche, al sostegno all'economia, in particolare alle PMI, e alle attività condotte nei paradisi fiscali;

12. conviene con la BCE che la crescente complessità degli strumenti finanziari, unitamente a una certa mancanza di trasparenza degli istituti di credito, a un deficit di vigilanza da parte delle autorità competenti e a lacune nella regolamentazione dei mercati finanziari, hanno determinato un aggravamento del rischio sistemico; aggiunge che tali fattori hanno contribuito ad accrescere la sfiducia del pubblico negli enti finanziari;

13. interpella la BCE in merito alla creazione nell'area euro di una stanza di compensazione, segnatamente per strumenti come i credit default swap (CDS);

14. richiama l'attenzione della BCE sul rischio che possano essere innescate nuove bolle speculative, specie sul mercato delle materie prime; invita la BCE ad allertare immediatamente i governi in merito;

15. concorda con la BCE sulla necessità di trarre insegnamenti dalla crisi, ritenendo in particolare che occorra migliorare la gestione del rischio e della liquidità nel sistema finanziario nonché la trasparenza dei mercati finanziari e degli istituti finanziari, onde evitare che si riproduca una crisi di questo genere; rammenta che, per evitare nuove crisi finanziarie, occorre anche affrontare gli squilibri globali legati alle fluttuazioni dei tassi di cambio fra l'euro e le valute dei paesi terzi, come il dollaro USA e il renminbi (yuan);

16. plaude alle misure adottate dalla BCE per proporre una dettagliata "strategia di uscita" dal suo allentamento monetario, da attuare nei tempi opportuni; insiste, a tal riguardo, che è fondamentale pianificare e coordinare le politiche tra gli Stati membri; al riguardo è lieto di apprendere che la maggior parte di tali misure saranno automaticamente revocate in caso di costante miglioramento della situazione economica;

17. raccomanda che qualsiasi rialzo dei tassi di interesse sia realizzato con la massima precauzione in modo da non mettere a repentaglio la futura crescita economica;

18. ritiene che gli Stati membri dovrebbero mantenere le misure di stimolo fiscale per proteggere l'occupazione, incoraggiare gli investimenti e stimolare la crescita, revocandole non appena vi sia un ritorno sostenibile alla crescita, per concentrarsi allora sui deficit pubblici eccessivi;

Stabilità economica e monetaria

19. condivide la preoccupazione della BCE per le disparità che si osservano tra le economie dell'area dell'euro e il modo in cui la crisi ha colpito i vari paesi, in particolare quelli che erano già caratterizzati da inefficienze strutturali, alti costi unitari della manodopera, disavanzi della bilancia commerciale e indebitamento;

20. invita tutti gli Stati membri dell'area dell'euro a prendere atto del fatto che, affinché esista un'autentica Unione economica e monetaria, la partecipazione all'area dell'euro non può essere considerata come fine a se stessa, e sottolinea la necessità di riforme strutturali; aggiunge che la mancata attuazione di tali riforme potrebbe nuocere alla credibilità e alla sostenibilità del Patto di stabilità e crescita;

Governance e presa di decisioni

21. rileva che, in un periodo contrassegnato da un alto grado di volatilità dei tassi di cambio, l'euro si è rafforzato, soprattutto rispetto al dollaro USA e al renminbi (yuan) ed esprime preoccupazione per i possibili effetti negativi di tale tendenza sulla competitività dell'area euro;

22. raccomanda che la BCE migliori la trasparenza del suo operato per accrescere in tal modo la sua legittimità e predicibilità, in particolare pubblicando i verbali delle riunioni del consiglio direttivo, in linea con la prassi della Federal Reserve statunitense, della Banca d'Inghilterra e della Banca del Giappone; ritiene che tale trasparenza sia necessaria anche per i modelli interni utilizzati per valutare le garanzie collaterali illiquide e per le valutazioni attribuite a determinati titoli offerti come garanzia collaterale;

23. ribadisce il suo sostegno al dialogo monetario trimestrale tra il Parlamento e la BCE; aggiunge che tale dialogo costituisce un meccanismo importante per esaminare attentamente i lavori della BCE e contribuire alla sua responsabilità e trasparenza pubblica;

24. mette in evidenza l'indipendenza della BCE, cui contribuisce la procedura di nomina del suo comitato esecutivo; ritiene che tale indipendenza potrà essere rafforzata utilizzando il nuovo status giuridico conferito alla BCE dal trattato di Lisbona e l'attuale statuto della BCE per sottoporre i candidati proposti dal Consiglio a una votazione del Parlamento europeo;

25. si impegna a costituire al proprio interno un comitato di selezione composto di esperti esterni, incaricato di selezionare nel 2010 una rosa di candidati per la posizione di membro del comitato esecutivo; precisa che le persone prescelte sarebbero in seguito convocate a un'audizione pubblica dalla commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, il che formalizzerebbe il ruolo consultivo svolto dal Parlamento medesimo nella valutazione dei candidati; ciò sfocerebbe nell'approvazione in Aula di una risoluzione del Parlamento europeo, da trasmettere al Consiglio prima che quest'ultimo faccia pervenire le sue raccomandazioni ai governi degli Stati membri;

26. reputa che la crisi abbia dimostrato che i mercati sono soggetti a rischi sistemici; accoglie con favore la proposta di istituire un Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB), che darà rapidamente l'allarme su futuri rischi e squilibri nei mercati finanziari; osserva che l'ESRB dovrà reagire in modo tempestivo ed efficiente ad ogni rischio sistemico emergente; prende atto della necessità di una definizione qualitativa di "rischio sistemico" che consenta il funzionamento efficiente dell'ESRB; invita pertanto la BCE a stabilire modelli e definizioni chiari e, più in generale, ad appoggiare pienamente il buon funzionamento dell'ESRB; aggiunge che ogni nuovo compito attribuito alla Banca centrale europea riguardo all'ESRB non dovrà compromettere in alcun modo l'indipendenza della BCE;

27. prende atto del ruolo svolto dall'Eurogruppo nello sviluppo di un coordinamento più stretto delle politiche economiche nell'area dell'euro; plaude, pertanto, al fatto che il trattato di Lisbona conferisca la personalità giuridica all'Eurogruppo; raccomanda altresì che la BCE continui a partecipare pienamente alle riunioni informali organizzate tra i membri dell'Eurogruppo;

Dimensione esterna dell'euro

28. plaude al fatto che l'euro abbia contribuito ad accrescere le prestazioni transfrontaliere di servizi finanziari nell'area dell'euro e, pertanto, a realizzare un mercato monetario altamente integrato;

29. constata che lo status dell'euro come valuta internazionale continua a migliorare, dal momento che alla fine del 2008 il 26,5% delle riserve monetarie mondiali era detenuto in euro;

30. è convinto che il crescente status internazionale dell'euro comporterà vantaggi e responsabilità sulla scena mondiale; ritiene che ciò continuerà ad incoraggiare gli Stati membri non appartenenti all'area dell'euro e i paesi terzi a chiedere di aderire a detta area;

31. ritiene che il Parlamento dovrebbe lavorare di concerto con la BCE e le altre istituzioni dell'UE per continuare a rafforzare il ruolo dell'area euro sulla scena monetaria e finanziaria mondiale;

32. ritiene che nell'esprimersi sul futuro del sistema monetario internazionale, l'Unione europea debba ispirarsi al processo che ha reso possibile l'adozione dell'euro;

33. ritiene che la BCE, le banche centrali nazionali e il consiglio direttivo debbano riconoscere e assolvere la loro responsabilità sociale nei confronti del proprio personale e della società tutta e debbano tenere maggiormente conto del memorandum sugli aspetti sociali elaborato dal comitato permanente dei sindacati delle banche centrali europee;

0 0

0

34. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché all'Eurogruppo e alla Banca centrale europea.

  • [1]       GU C 138 del 4.5.1998, pag. 177.

MOTIVAZIONE

La presente relazione valuta il rapporto annuale della Banca centrale europea (BCE) per il 2008 e la performance della BCE nelle risposte che continua ad apportare alla crisi finanziaria. Dal momento che la BCE ha pubblicato il suo rapporto nell'aprile 2009 e che le elezioni europee di giugno hanno ritardato l'elaborazione della relazione del Parlamento, si è prodotto inevitabilmente un doppione con le politiche attuate dalla BCE nel 2009. La relazione si incentra innanzitutto sulla performance della BCE relativamente alla crisi finanziaria ed economica, sulle disparità, aggravate dalla crisi, fra le economie dell'area dell'euro, sulla strategia della BCE per uscire dalla crisi e sulla governance della BCE.

Due anni di turbolenze finanziarie

La crisi finanziaria ed economica si è tradotta nel peggior declino economico che il mondo abbia conosciuto dagli anni Trenta. In effetti, gli ultimi due anni sono stati i più difficili che la BCE, nella sua veste di guardiano della stabilità monetaria e dei prezzi, abbia conosciuto dalla sua creazione. Dopo il periodo di crescita economica relativamente benigno che la maggior parte dei paesi europei ha vissuto durante gli anni Novanta e i primi anni di questo decennio, l'Unione europea si è vista costretta a reagire alla crisi che ha scosso le fondamenta del mondo finanziario e politico. Le economie della maggior parte degli Stati membri sono state sottoposte a un "test di stress", non mediante una simulazione (come era stato spesso il caso in precedenza), ma in tempo reale e con conseguenze che sono state ben più che reali.

Nel 2008, la crescita del PIL in tutta l'area dell'euro è stata pari soltanto allo 0,7% e, nel momento in cui la presente relazione sarà votata in plenaria, saremo a conoscenza delle spaventose statistiche relative a una considerevole recessione economica nonché dei deficit di bilancio anormali e della previsione di un ritorno molto lento alla crescita nel 2010 e nel 2011.

La maggior parte degli Stati membri sta sperimentando un aumento dei deficit di bilancio e un debito pubblico alle stelle. Le previsioni economiche pubblicate dalla Commissione nel maggio 2009 prevedevano un deficit di bilancio medio del 5,3% in tutta l'area dell'euro e un debito pubblico medio del 77,7%, cifre che, a loro volta, dovrebbero aumentare nel 2010. Nonostante le misure di stimolo adottate dagli Stati membri in tutta Europa, la disoccupazione, in particolare tra le persone di età inferiore ai 25 anni, è aumentata considerevolmente ed è probabile che proseguirà su questa scia nel 2010. Ciononostante, l'aumento del debito pubblico e dei deficit è dovuto, per l'essenziale, a un calo delle entrate fiscali e a un aumento delle spese sociali, oltre che alle misure di rilancio finanziario stimate intorno all'1,5% del PIL dell'UE. Forse saranno necessari molti anni per riportare questi deficit, generati dalla crisi finanziaria, ai livelli del 2006 e del 2007.

Risposta della BCE alla crisi

Conformemente ai trattati dell'UE, la funzione principale della BCE è quella di mantenere la "stabilità dei prezzi". Benché l'inflazione abbia ampiamente superato il limite massimo del 2% autoimposto dalla BCE quando ha raggiunto un picco del 4% nel giugno e luglio 2008, da allora i tassi di inflazione sono crollati e si attestano attualmente a un livello negativo.

Parallelamente a questa performance economica, la BCE, dopo aver deciso nel giugno 2008 di alzare i tassi di interesse di 25 punti base al 4,25%, tentando di rilanciare i prestiti, ha ridotto progressivamente i tassi passando dal 4,25% al 2% tra l'ottobre 2008 e il gennaio 2009, e all'1% nel maggio 2009.

È opportuno segnalare che, a volte, è parso che i tagli dei tassi di interesse non fossero tanto radicali quanto quelli adottati da altre banche centrali quali la Riserva Federale statunitense e la Banca d'Inghilterra. Si tratta, in verità, di un punto di vista condiviso da numerosi osservatori politici ed economici.

Tuttavia, il ruolo principale svolto dalla BCE durante la crisi è stato quello di aumentare considerevolmente l'erogazione di liquidità che ha stabilito nel 2007 con misure non convenzionali, al fine di venire in aiuto agli Stati membri. La BCE aveva adattato il suo quadro di gestione delle liquidità, in particolare utilizzando procedure d'asta a tasso fisso con piena aggiudicazione dell'importo per le operazioni di mercato aperto; essa ha temporaneamente ridotto il corridoio formato dai tassi di interesse sulle operazioni attivabili su iniziativa delle controparti, ha ampliato la sua lista di attivi che possono fungere da garanzia e ha erogato liquidità in valute estere in cooperazione con altre banche centrali.

Si può in effetti dimostrare che l'allentamento dei tassi di interesse chiave della BCE, associato alle modifiche del quadro operativo, ha contribuito a ridurre i costi di finanziamento dell'economia nel suo complesso. Tuttavia, la realtà è che, mentre l'ampliamento delle liquidità da parte della BCE ha evitato il crollo di numerosi enti, le liquidità non sono sempre state traslate sui consumatori, in particolare a scapito delle piccole e medie imprese, sulle quali si basa la ripresa economica. Numerose banche hanno invece utilizzato le liquidità soprattutto per rafforzare la propria posizione.

Disparità crescenti in seno all'area dell'euro

Benché numerosi economisti sperassero che l'unione monetaria rafforzasse l'impegno degli Stati membri di continuare a realizzare riforme strutturali per aumentare la convergenza economica, la realtà ha dimostrato che questo non è il caso in molti Stati membri.

In effetti, i paesi dell'area dell'euro, che all'inizio della crisi registravano deficit pubblici e livelli di debito superiori a quelli stabiliti nel Patto di stabilità e crescita (PSC), dispongono di conseguenza di mezzi più limitati per adottare le misure urgenti di stimolo per salvaguardare i posti di lavoro, gli investimenti e l'attività economica.

Ciononostante, la crisi ha colpito tutti gli Stati membri e, al momento di elaborare la presente relazione, 20 Stati membri hanno oltrepassato i limiti massimi stabiliti dal PSC. Circostanze eccezionali meritano che la Commissione adotti politiche eccezionali per quanto riguarda l'attuazione del PSC per evitare di arrestare la ripresa economica, il che avrebbe poi un effetto devastante sull'occupazione e sulla crescita economica.

Strategia di uscita

A un certo punto, dovremo mettere in atto una "strategia di uscita" pianificata, nel quadro della quale gli Stati membri abbandoneranno gradualmente le loro misure di stimolo e la BCE recupererà le liquidità, pari a circa 700 miliardi di euro, che ha accordato alle banche a titolo delle sue misure non convenzionali. Il relatore ritiene che una "strategia di uscita" di tal genere, applicabile in ambito monetario e fiscale, dovrebbe essere applicata soltanto quando si assista a una ripresa economica convincente e sostenibile. Egli chiede altresì un coordinamento della pianificazione di tali strategie di uscita tra gli Stati membri.

La Commissione dovrebbe consentire agli Stati membri di continuare ad attuare le loro misure di stimolo, senza obbligarli a invertire tale processo mediante un'applicazione troppo entusiasta e prematura del PSC.

Ciononostante, una delle sfide per l'area dell'euro nel suo secondo decennio di esistenza deve essere quella di rilanciare il processo di riforma strutturale per fare dell'unione economica un successo paragonabile a quello dell'unione monetaria. In realtà, solo grazie a riforme strutturali associate a una crescita economica vigorosa potremo porre fine agli enormi deficit e debiti.

Ruolo dell'euro

Uno dei maggiori benefici dell'euro è stato il modo in cui ha contribuito ad accrescere le prestazioni transfrontaliere di servizi finanziari riducendo i costi, aumentando la competitività e creando un mercato monetario europeo altamente integrato.

Analogamente, esso ha mantenuto il suo status di valuta internazionale. Più del 25% delle riserve monetarie mondiali è detenuto in euro. Tale status internazionale continuerà ad incoraggiare gli Stati membri non appartenenti all'area dell'euro e i paesi terzi a chiedere la loro adesione all'UEM.

Governance e presa di decisioni

Come i precedenti relatori, il relatore è convinto che il dialogo monetario trimestrale tra il Parlamento e la BCE, lanciato dal presidente Duisenberg e proseguito dal presidente Trichet, costituisca una tappa di rilievo nel calendario del Parlamento e contribuisca a garantire la responsabilità della BCE dinanzi al Parlamento.

Le misure volte ad integrare questa responsabilità sono riconosciute nello statuto stesso della BCE, e in particolare all'articolo 11, paragrafo 2, che stabilisce che:

"Il presidente, il vicepresidente e gli altri membri del… comitato esecutivo sono nominati con il comune accordo dei governi degli Stati membri, a livello di capi di Stato o di governo, su raccomandazione del Consiglio e previa consultazione del Parlamento europeo e del consiglio direttivo".

Il relatore auspicherebbe un rafforzamento di tale procedura, in particolare richiedendo che i candidati proposti dal Consiglio siano anche sottoposti a una votazione del Parlamento.

Riforma dell'architettura finanziaria dell'UE

Infine, la crisi ha dimostrato che i mercati non sempre si autocorreggono e che sono soggetti a rischi sistemici. Per tale motivo, il relatore accoglie favorevolmente le proposte attualmente all'esame del Parlamento, tra cui figurano la revisione dell'architettura finanziaria in seno all'UE e, in particolare, l'istituzione di un Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB), organo inteso ad agire in qualità di "cane da guardia" che dia rapidamente l'allarme in caso di rischi sistemici o squilibri sui mercati finanziari. A tal riguardo, la priorità più immediata è quella di fornire una definizione qualitativa di "rischio sistemico" per permettere un funzionamento efficace dell'ESRB.

È soprattutto necessario trarre insegnamenti dalla crisi. Occorre ristabilire la fiducia del pubblico negli enti finanziari, e si può farlo adottando misure che includano una maggiore trasparenza e una migliore gestione del rischio. È necessario garantire che una crisi di tale entità non torni a ripetersi.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

27.1.2010

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

35

2

3

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Burkhard Balz, Sharon Bowles, Udo Bullmann, Pascal Canfin, Nikolaos Chountis, George Sabin Cutaş, Rachida Dati, Leonardo Domenici, Derk Jan Eppink, Diogo Feio, Markus Ferber, Elisa Ferreira, Vicky Ford, José Manuel García-Margallo y Marfil, Jean-Paul Gauzès, Sven Giegold, Sylvie Goulard, Enikő Győri, Liem Hoang Ngoc, Othmar Karas, Wolf Klinz, Jürgen Klute, Werner Langen, Astrid Lulling, Arlene McCarthy, Ivari Padar, Alfredo Pallone, Anni Podimata, Antolín Sánchez Presedo, Olle Schmidt, Edward Scicluna, Peter Simon, Peter Skinner, Theodor Dumitru Stolojan, Ivo Strejček, Kay Swinburne, Marianne Thyssen, Ramon Tremosa i Balcells

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Sophie Briard Auconie, Danuta Jazłowiecka, Arturs Krišjānis Kariņš, Philippe Lamberts