RELAZIONE sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche nel contesto del rilancio economico.

7.5.2010 - (2010/2038(INI))

Commissione per i problemi economici e monetari
Relatore: Liem Hoang Ngoc
Relatore per parere (*):Sergio Gaetano Cofferati, commissione per l'occupazione e gli affari sociali
(*) Procedura con le commissioni associate – articolo 50 del regolamento


Procedura : 2010/2038(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A7-0147/2010

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche nel contesto del rilancio economico.

(2010/2038(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione intitolato "Pubblic Finances in EMU - 2009" del 12 agosto 2009 (SEC(2009)1120),

–   vista la comunicazione della Commissione del 14 ottobre 2009 intitolata "Sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche per un'economia in ripresa" (COM(2009)0545),

–   vista la raccomandazione della Commissione al Consiglio del 28 gennaio 2009 sull'aggiornamento nel 2009 degli indirizzi di massima delle politiche economiche degli Stati membri e della Comunità e sull'attuazione delle politiche per l'occupazione degli Stati membri (COM(2009)0034),

–   vista la sua risoluzione del 18 novembre 2009 intitolata 'UEM@10:Bilancio del primo decennio dell'Unione economica e monetaria (UEM) e sfide future'[1],,

–   vista la sua risoluzione dell'11 marzo 2009 sul piano europeo di rilancio economico[2],

–   vista la sua risoluzione del 13 gennaio 2009 sulle finanze pubbliche nell'UEM 2007–2008[3],

–   vista la sua risoluzione del 9 luglio 2008 sulla relazione annuale della BCE per il 2007[4],

–   viste le raccomandazioni del vertice di Pittsburgh che invitano a mantenere lo sforzo di sostegno della crescita fintantoché la ripresa non sarà consolidata,

–   visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e della commissione per i bilanci (A7-0147/2010),

A. considerando le inquietudini espresse nella comunicazione della Commissione quanto alla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche nel contesto degli elevati livelli di deficit e di debito, soprattutto alla luce dell’invecchiamento demografico, e che si calcola che nella maggior parte degli Stati membri l’impatto dell’invecchiamento sul divario della sostenibilità sia da cinque a venti volte superiore rispetto agli effetti dell’attuale crisi economica,

B.  considerando che il Patto di stabilità e crescita (PSC), nonostante la sua revisione nel 2005, non è stato sufficiente ad evitare la crisi attuale,

C. considerando la necessità urgente di approfondire lo studio del fenomeno della riduzione del tasso di natalità nell’Unione europea e delle sue cause e conseguenze così da invertire tale preoccupante tendenza,

D. considerando che la politica fiscale non è sostenibile se implica un eccessivo accumulo di debito pubblico nel tempo,

E.  considerando che l'orizzonte politico del 2060 è appropriato, viste le proiezioni alla base della comunicazione e dato che l’invecchiamento della popolazione avrà gravi impatti sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche dei paesi europei,

F.  considerando che gli aumenti di debito e deficit registrati negli Stati membri durante la crisi e i previsti sviluppi demografici faranno della sostenibilità fiscale una pesante sfida,

G. considerando che i cambiamenti demografici a lungo termine, in particolare l’invecchiamento della popolazione, negli Stati membri dell’UE hanno implicazioni sul finanziamento dei regimi pensionistici nazionali,

H. considerando che alcuni Stati membri hanno profuso sforzi insufficienti per ridurre le spese di funzionamento, contenere la spesa sanitaria e riformare i sistemi sanitario e pensionistico e che tutti gli Stati membri dovrebbero adottare le migliori prassi in questo ambito,

I.   considerando che nel corso del 2009 i deficit e gli indici di indebitamento di tutti gli Stati membri sono aumentati per via del crollo delle entrate fiscali causato dalla crisi e dell’attuazione delle misure eccezionali di rilancio,

J.   considerando che, di fronte ai primi segni di ripresa, il Consiglio europeo ha raccomandato nel settembre 2009 politiche di bilancio che siano “riorientate verso la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche” e ha invitato a “elaborare strategie di uscita in maniera coordinata una volta rilanciata l’economia, tenendo conto della situazione di ciascun paese”,

K. considerando che recentemente si è potuta osservare una correlazione positiva tra finanze pubbliche sane e resistenza dell'economica di un paese,

L.  considerando che i debiti pubblici pongono un onere gravoso sulle future generazioni,

M. considerando che in alcuni Stati membri il debito pubblico è aumentato compromettendo la stabilità e traducendosi in un'elevata spesa pubblica per i pagamenti di interessi a discapito della spesa sempre più importante concernente sistemi sanitari e pensionistici,

N. considerando che l'aumento dei prestiti pubblici perturba i mercati finanziari facendo aumentare i tassi di interesse, con conseguenze negative per le famiglie nonché per gli investimenti in nuovi posti di lavoro,

O. considerando che la mancanza di un’efficace governance statistica o di istituzioni statistiche indipendenti negli Stati membri sta compromettendo l’integrità e la sostenibilità delle finanze pubbliche,

P.  considerando che altre parti del mondo che fino a tempi recenti competevano producendo merci di bassa qualità oggi entrano nei segmenti di qualità elevata; considerando che questi concorrenti utilizzano una tecnologia avanzata, corrispondono però retribuzioni orarie modeste e non devono affrontare tendenze demografiche negative, in un contesto dove il singolo individuo accumula un elevato numero di ore di lavoro nella vita; considerando che in Europa la piena occupazione è stata raggiunta l'ultima volta prima della crisi petrolifera del 1973 e che la piena occupazione rimane tuttavia un obiettivo per il quale l'UE deve adoperarsi, in conformità dello spirito dei trattati, senza pregiudicare l'elevato livello di protezione sociale e sviluppo umano,

Q. considerando che esistono vari strumenti per ridurre il divario di sostenibilità, quali l'aumento della produttività generale e soprattutto della produttività dei servizi di assistenza sociale, l'innalzamento dell'età pensionabile, l'aumento del tasso di natalità o del numero di immigrati,

R.  considerando che gli andamenti demografici sono tributari dell'evoluzione del tasso di fecondità, che a sua volta dipende, in buona misura, dagli incentivi e dalle misure di sostegno alla maternità e dai movimenti migratori,

S.  considerando che gli attuali livelli di debito e deficit minacciano l’esistenza stessa dello Stato sociale,

T.  considerando che la mancata attuazione di riforme strutturali e l’assenza di consolidamento delle finanze pubbliche avrà effetti negativi sulla spesa per l'assistenza sanitaria, le pensioni e l'occupazione,

U. considerando che molti Stati membri violano il PCS mentre l'adeguata conformità ad esso avrebbe mitigato gli effetti negativi della crisi,

V. considerando che la sostenibilità delle finanze pubbliche non è cruciale solo per l'Europa in generale, ma anche per il bilancio dell'Unione europea in particolare,

W. considerando che, sebbene il bilancio dell'Unione europea sia attualmente limitato a circa l'1% dell'RNL totale europeo, i principi generali e le soggiacenti ipotesi di 'sostenibilità' dovrebbero valere anche per il bilancio stesso,

1.  esprime profonda preoccupazione per la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche all’indomani delle crisi finanziaria ed economica; rammenta che gli sforzi compiuti nel quadro del PSC prima delle crisi erano in notevole misura votati a fornire una risposta alla crescente sfida demografica; riconosce che tale sforzo è stato in gran parte vanificato dalla necessità di aumentare considerevolmente la spesa pubblica per prevenire il disfacimento a livello mondiale del sistema finanziario e per mitigare le ripercussioni sociali di detto disfacimento;

2.  deplora che anche prima dell’inizio della crisi le prestazioni di alcuni Stati membri nel consolidare le finanze pubbliche siano state deludenti nonostante le condizioni economiche favorevoli; sottolinea che ciò costituisce una violazione della parte preventiva del PSC, in particolare dopo la sua nuova stesura del 2005, e che ha gravemente minato la capacità degli Stati membri di intervenire con un’azione anticiclica quando sono scoppiate le crisi, portando a una maggiore incertezza, una disoccupazione più elevata e maggiori problemi sociali;

3.  è consapevole del fatto che gli attuali livelli di spesa pubblica non possano essere mantenuti indefinitamente; accoglie con favore la decisione del Consiglio europeo di desistere dal decidere in merito a un pacchetto di seguito di misure di aiuto fintanto che i risultati del pacchetto attuale non siano stati analizzati in modo approfondito e non sia stata dimostrata inequivocabilmente la necessità di un ulteriore intervento;

4.  riconosce il successo delle operazioni volte a prevenire il disfacimento del settore finanziario, sebbene la vigilanza sia tuttora di vitale importanza; auspica che l’onere finanziario correlato al salvataggio del settore bancario diminuisca; loda l’approccio coordinato assunto dalle banche centrali per conseguire tale obiettivo; è orgoglioso del ruolo di guida svolto dalla BCE nel salvataggio del settore bancario; appoggia pienamente la riforma del sistema di sorveglianza prudenziale e la riformulazione del quadro dell’architettura finanziaria;

5.  sottolinea che il PSC deve mirare al pareggio o all’attivo nel tempo, con l’attivo in tempi economici positivi e regimi pensionistici finanziati in modo trasparente nel quadro dei bilanci pubblici o tramite sistemi privati finanziati;

6.  evidenzia che la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche è essenziale per la stabilità e la crescita, e per mantenere livelli adeguati della spesa pubblica; sottolinea che gli alti livelli di debito e deficit sono una minaccia per la sostenibilità e avranno effetti negativi su assistenza sanitaria pubblica, pensioni e occupazione;

7.  esprime profonda preoccupazione per i livelli elevati di debito e deficit negli Stati membri; mette in guardia dall’utilizzare la crisi come pretesto per non consolidare le finanze pubbliche, non diminuire la spesa pubblica e non attuare le riforme strutturali, tutti fattori essenziali per un ritorno alla crescita e all'occupazione;

8.  sottolinea che il consolidamento delle finanze pubbliche e la riduzione dei livelli di debito e deficit sono essenziali per mantenere uno Stato sociale moderno e un sistema di redistribuzione che soddisfi la società come insieme, ma soprattutto che ne sostenga le parti meno privilegiate;

9.  sottolinea che, se il debito pubblico e i tassi d'interesse continuano ad aumentare, i costi sotto forma di pagamenti di tassi di interesse non potranno più essere sostenuti dalle generazioni presenti e future senza che vengano compromessi i modelli di Stato sociale;

10. è profondamente preoccupato per il fatto che molti Stati membri violino il PSC; deplora che gli Stati membri non abbiano consolidato le loro finanze pubbliche nei tempi economicamente favorevoli prima della crisi; concorda sulla dichiarazione della Commissione secondo cui la sostenibilità del debito dovrebbe ricevere un esplicito ruolo preminente nelle procedure di vigilanza; esorta la Commissione a garantire il rispetto rigoroso del PSC;

11. mette in guarda dall’interrompere bruscamente il sostegno all’economia reale al fine di evitare una duplice caduta; richiama l’attenzione sugli effetti perversi di un abbandono prematuro di misure di sostegno o di un’eccessiva attesa prima di adottare misure correttive sulla sostenibilità delle finanze pubbliche; sottolinea che queste misure erano esplicitamente studiate per essere tempestive, mirate e temporanee; accoglie con favore il lavoro della Commissione sulla strategia di uscita dalle presenti misure contingenti; sostiene l’approccio della Commissione basato su strategie di uscita che sono differenziate tra i paesi in termini di tempo e portata; sa che il ritiro delle misure inizierà nel 2011 per il primo gruppo di paesi; incoraggia gli Stati membri a compiere ogni sforzo possibile per attuare le strategie di uscita quanto prima e con la massima risolutezza;

12. sollecita con vigore la Commissione affinché elabori un libro verde sulla natalità nell’Unione europea che non si limiti ad individuare cause e conseguenze della riduzione della natalità ma che individui soluzioni alternative per questo problema;

13. ritiene che la strategia di uscita fiscale dovrebbe essere lanciata prima della strategia di uscita monetaria onde consentire a quest’ultima una corretta attuazione, facendo in modo che la BCE, che è riuscita a evitare lo scivolone nella deflazione, possa anche garantire che l’inflazione non danneggi la ripresa; sa che la BCE ha suggerito che in assenza di una riduzione fiscale tempestiva, la sua stretta monetaria dovrà essere purtroppo più rigida di quanto anticipato;

14. sottolinea che una diminuzione dello slancio finanziario deve essere combinata con sforzi volti a rendere il mercato interno più dinamico, competitivo e attraente per gli investimenti;

15. evidenzia che una graduale e controllata uscita dai deficit è di cruciale importanza per mantenere bassi i tassi di interesse e limitare il carico del debito, salvaguardando in tal modo la capacità di mantenere la spesa sociale e gli standard di vita delle famiglie;

16. sottolinea che i tassi d’interesse bassi contribuiscono agli investimenti e alla ripresa; è consapevole degli effetti sui livelli di interesse prodotti da intense attività di prestito del governo; deplora profondamente che questo abbia portato a un aumento degli spread dei tassi d’interesse all’interno dell’UE; avverte gli Stati membri di tenere conto degli effetti delle loro decisioni di bilancio sui tassi d’interesse del mercato; è dell’avviso che finanze pubbliche sane siano un prerequisito per posti di lavoro sicuri; sottolinea che i governi, innalzando il costo del prestito, aumentano anche l'onere sui loro bilanci;

17. sottolinea che gli effetti anticiclici del PSC possono funzionare solo se gli Stati membri raggiungono efficacemente un attivo di bilancio durante i periodi favorevoli; chiede, in relazione a questo aspetto, una migliore attuazione anche della parte preventiva del PSC; esorta a passare dall’atteggiamento “prima spendi, poi ripaghi” al principio “risparmia per un’eventuale emergenza futura”; rammenta che il PSC richiede agli Stati membri di raggiungere a medio termine un bilancio in pareggio o in attivo, nel senso che un deficit del 3% non è un obiettivo, ma il limite assoluto consentito, anche nel quadro del Patto rivisto; esorta i responsabili politici nonché le imprese ad abituarsi a misure monetarie e fiscali non convenzionali e ad aspettarsi che esse diventino la norma;

18. esorta a procedere a riforme strutturali parallelamente alla correzione dei pacchetti di aiuti onde prevenire future crisi nonché rafforzare la competitività delle imprese europee, conseguire una crescita maggiore e imprimere impulso all’occupazione;

19 sottolinea, nel contesto della necessità di conseguire finanze pubbliche sane, che tutti gli Stati membri dovrebbero iniziare al più tardi nel 2011 a ridurre annualmente il loro divario di sostenibilità dell’1% del PIL;

20. riconosce che l’impulso fiscale e gli stabilizzatori automatici senza vincoli si sono dimostrati efficaci e suggerisce alla Commissione di chiedere agli Stati membri di tendere verso l’equilibrio di bilancio destinando le eccedenze del bilancio primario al disindebitamento quando l’economia tende verso la ripresa sostenuta;

21. segnala la particolare importanza delle iniziative a favore dell’occupazione nonché degli investimenti a lungo termine indirizzati all’aumento del potenziale di crescita economica e al rafforzamento della competitività dell’economia europea;

22. sottolinea che, nel contesto delle attuali sfide demografiche poste all’Unione, le attività anticrisi non devono avere effetti a lungo termine sulle finanze pubbliche i cui costi debbano essere sostenuti dalle generazioni presenti e future;

23. sostiene l'idea che un maggiore coordinamento delle politiche economiche nell'ambito dell'Unione europea è cosa dovuta e porta ulteriori sinergie;

24. riconosce che il PSC non è uno strumento sufficiente per armonizzare le politiche fiscali ed economiche degli Stati membri;

25. sostiene, quindi, una revisione dei meccanismi necessari a riportare le economie nazionali interne dell'UE su un percorso di convergenza;

26. propone che la Commissione istituisca un adeguato meccanismo di cooperazione con l'FMI, in casi specifici di Stati membri che ottengono dal Fondo sostegno alla bilancia dei pagamenti;

27. sottolinea che un'inflazione elevata non è una risposta alla necessità di adeguamenti fiscali, dal momento che comporterebbe notevoli costi economici e porrebbe a rischio una crescita sostenibile e inclusiva;

28. sostiene, come fa la Commissione, che "un’efficace espansione di bilancio quale risposta alla recessione non è incompatibile con la sostenibilità delle finanze pubbliche a più lungo termine" ma richiama l’attenzione sui rischi di un’espansione eccessiva e artificiale basata su un aumento della spesa pubblica che la potrebbe porre a rischio;

29. ritiene che la gestione delle finanze pubbliche sulla base di una serie di decisioni specifiche a breve termine determinerà la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e che è nel quadro di detta serie di decisioni, che fornisce una struttura per il breve termine, che si deve affrontare il problema della sostenibilità del debito pubblico;

30. ritiene che la politica di bilancio debba convertire, prevalentemente attraverso la riassegnazione, il risparmio disponibile in investimenti che rilancino la crescita, quali gli investimenti in ricerca e sviluppo, modernizzazione della base industriale, sviluppo di un'economia dell’Unione europea più verde, più intelligente, più innovativa e più competitiva nonché investimenti per essere all'altezza della sfida dell'istruzione;

31. sottolinea che una quota sostanziale delle spese pubbliche e sociali può costituire una spesa produttiva, se è diretta verso progetti che hanno un impatto benefico sull’accumularsi di capitale fisico e umano nonché sulla promozione dell’innovazione; sottolinea la necessità di controllare l’aumento del carico del debito onde garantire che l’innalzamento dei costi dei tassi d’interesse non comprima la spesa sociale essenziale; sottolinea che la sempre maggiore scarsità di risorse rende indispensabile un miglioramento della qualità della spesa del settore pubblico;

32. sottolinea che gli “ammortizzatori sociali”, vale a dire i regimi di protezione sociale, si sono rivelati particolarmente efficaci in tempo di crisi; sottolinea che finanze pubbliche stabili sono una condizione essenziale per garantire che sia così anche in futuro;

33. sottolinea che la sostenibilità a lungo termine dei regimi pensionistici obbligatori dipende non solo dall'evoluzione demografica, ma anche dalla produttività della popolazione attiva (che influenza il tasso di crescita potenziale), dall'effettiva età di pensionamento nonché della quota del PIL riservata al finanziamento di detti regimi; sottolinea, inoltre, che il consolidamento delle finanze pubbliche e la riduzione dei livelli di debito e di deficit sono fattori importanti ai fini della sostenibilità;

34. osserva che un mutamento demografico, in particolare l’invecchiamento della popolazione, comporta in molti Stati membri la necessità di riformare di tanto in tanto i regimi pensionistici statali, soprattutto per quanto riguarda la base contributiva, in modo da mantenerli sostenibili sotto il profilo finanziario;

35. sottolinea che il carico del debito aumenta quando i tassi di interesse reali sono superiori al tasso di crescita del PIL e che i mercati ritengono i rischi più elevati quando il carico del debito aumenta;

36. ritiene che il livello dei tassi d’interesse associati ai prestiti di Stato rifletta il valore che il mercato attribuisce alla sostenibilità del debito di uno Stato membro;

37. osserva che l’aumento dei deficit rende il prestito più oneroso, in parte a causa dei mercati che stimano il rischio più grave quando il carico del debito aumenta più rapidamente della crescita economica e della capacità di restituire i prestiti;

38. sottolinea che l’attuale crisi finanziaria ha evidenziato in modo inequivocabile il legame diretto tra la stabilità dei mercati finanziari e la sostenibilità delle finanze pubbliche; enfatizza in tale contesto la necessità di una legislazione rafforzata e integrata in materia di vigilanza dei mercati finanziari che contempli meccanismi forti intesi alla protezione di consumatori e investitori;

39. chiede alla Commissione di avviare studi per valutare la qualità del debito degli Stati membri;

40. osserva che, affinché le finanze pubbliche degli Stati membri siano credibili, sono indispensabili un'efficace governance statistica autenticamente indipendente e un controllo appropriato da parte della Commissione;

41. suggerisce in particolare alla Commissione di valutare gli effetti delle spese fiscali sostenute dagli Stati membri per rilanciare le loro economie in termini d’impatto sulla produzione, sui conti pubblici e sullo stimolo e sulla protezione dell’occupazione, sia nel breve che nel lungo termine;

42. rileva che il PSC forma ancora la spina dorsale della disciplina necessaria per conseguire la stabilità a lungo termine delle finanze pubbliche e che gli Stati membri devono registrare eccedenze di bilancio in “periodi positivi” e disavanzi soltanto in “periodi negativi”;

43. sottolinea che i recenti attacchi speculativi contro diverse economie europee avevano quale obiettivo primario lo stesso euro e la convergenza economica europea; è convinto, in questo senso, che i problemi europei richiedano soluzioni europee che dovrebbero offrire strumenti interni intesi a evitare qualsiasi rischio di inadempienza, combinando la disciplina fiscale nazionale con i meccanismi di sostegno finanziario di ultima istanza;

44. chiede di considerare il deficit strutturale come uno degli indicatori utilizzati nella determinazione della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche;

45. ritiene che una crescita rinnovata e una strategia per l’occupazione costituiscano un fattore chiave che contribuisce alle finanze pubbliche sostenibili nell’Unione europea; è dell’avviso che l’Unione europea abbia bisogno di modernizzare la propria economia e, in particolare, la base industriale; chiede un riorientamento dei finanziamenti nei bilanci dell’UE e degli Stati membri verso maggiori investimenti nella ricerca e nell’innovazione; sottolinea che la nuova strategia Europa 2020 necessita di strumenti vincolanti per avere successo;

46. richiama l’attenzione sulla necessità di un continuo monitoraggio della sostenibilità delle finanze pubbliche negli Stati membri dell'UE al fine di valutare la portata delle sfide a lungo termine; sottolinea inoltre la necessità di una pubblicazione regolare di informazioni riguardanti non solo i valori passivi del settore pubblico, ma anche quelli dei sistemi sociali, ad esempio dei sistemi pensionistici;

47. invita la Commissione a considerare la riduzione dei divari di sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche una parte essenziale della strategia UE 2020;

48. esorta gli Stati membri a ridurre, dopo aver colmato i loro divari di sostenibilità, il rapporto tra debito pubblico e PIL a un massimo del 60%;

49. sottolinea che gli spread dei tassi d’interesse sui mercati di capitale sono i principali indicatori della solvibilità dei singoli Stati membri;

50. è estremamente preoccupato per le disparità nella qualità delle statistiche osservabili nell’UE in generale e nella zona euro in particolare;

51. sottolinea che la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche è anche fondamentalmente collegata al bilancio dell'Unione europea e al suo finanziamento;

52. sottolinea il ruolo molto positivo del bilancio dell'Unione europea, benché molto limitato dal quadro finanziario pluriennale, nel mitigare gli effetti della crisi attraverso il finanziamento del piano europeo di ripresa e la riassegnazione dei fondi verso i settori prioritari sotto questo aspetto; deplora tuttavia la mancanza di un coordinamento adeguato fra le politiche economiche e fiscali degli Stati membri per combattere la crisi economica e finanziaria e per assicurare una sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche;

La dimensione sociale e occupazionale della strategia di uscita dalla crisi

53. nota che l'aumento della disoccupazione e del debito e la riduzione della crescita provocati dalla crisi economica contrastano con l'obiettivo di finanze pubbliche sostenibili; prende atto della necessità per gli Stati membri di procedere a un consolidamento finanziario e di migliorare la liquidità delle finanze pubbliche onde ridurre il costo del debito, ma rileva anche la necessità di realizzare questi obiettivi calibrando tempi e modi, tenendo conto delle condizioni specifiche esistenti negli Stati membri; evidenzia tuttavia come tagli indiscriminati agli investimenti pubblici, alla ricerca, all'istruzione e allo sviluppo avranno conseguenze negative sulle prospettive di crescita, occupazione e inclusione sociale, e ritiene pertanto che occorra continuare a promuovere gli investimenti a lungo termine in questi campi e, se necessario, ampliarli;

54. sottolinea che la ripresa attuale è ancora fragile e che la disoccupazione continua ad aumentare nella maggior parte degli Stati membri, colpendo più duramente i giovani; è fermamente convinto che la crisi economica non potrà essere considerata conclusa fino a che il tasso di disoccupazione non sarà sceso in modo sostanziale e sostenibile, ed evidenzia il fatto che gli Stati sociali europei hanno dimostrato il loro valore nell'assicurare stabilità e contribuire alla ripresa;

55. reputa fondamentale valutare adeguatamente le ricadute sociali e occupazionali della crisi e definire a livello dell'UE una strategia di rilancio basata sul sostegno all'occupazione, alla formazione, agli investimenti che generano un'intensa attività economica, all'aumento della competitività e della produttività delle imprese, specialmente delle PMI, e al rilancio dell'industria, assicurandone nel contempo la transizione verso un'economia competitiva sostenibile; è convinto che questi obiettivi debbano essere al centro della Strategia Europa 2020;

56. ritiene che la strategia di rilancio economico non debba in alcun modo riprodurre squilibri strutturali e profonda disuguaglianza di redditi, che ostacolano la produttività e la competitività dell'economia, ma debba anzi introdurre le riforme necessarie per cercare di rimediare a tali squilibri; considera che le misure finanziarie e fiscali degli Stati membri debbano preservare salari, pensioni, sussidi di disoccupazione e potere d'acquisto dei nuclei familiari senza mettere a rischio la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e la capacità degli Stati membri di prestare in futuro servizi pubblici indispensabili;

57. osserva che il previsto invecchiamento della popolazione nei decenni a venire rappresenta una sfida senza precedenti per i paesi dell'Unione europea; ritiene pertanto che le misure anticrisi non dovrebbero, in linea di principio, avere ripercussioni a lungo termine sulle finanze pubbliche e oberare le generazioni future con il rimborso del debito attuale;

58. sottolinea l'importanza di collegare il rilancio dell'economia con politiche mirate contro la disoccupazione strutturale, in particolare quella dei giovani, degli anziani, dei disabili e delle donne, finalizzate all'aumento dell'occupazione di qualità per migliorare la produttività del lavoro e degli investimenti; sottolinea a tal proposito l'importanza che rivestono le politiche volte a migliorare la qualità del capitale umano – ad esempio quelle dell'istruzione – o le politiche di assistenza sanitaria volte a sviluppare una forza lavoro più produttiva e dalla vita attiva più lunga e le politiche intese a prolungare la durata dell'attività professionale; chiede agli Stati membri e alla Commissione di rafforzare le loro politiche e misure per l'occupazione e il mercato del lavoro, mettendole al centro della Strategia Europa 2020;

L'impatto dei cambiamenti demografici e la strategia per l'occupazione

59. considera che la sostenibilità delle finanze pubbliche dipenda in larga misura dalla capacità di innalzare il livello di occupazione per rispondere alle sfide demografiche e di bilancio, in particolare riguardo alla sostenibilità dei regimi pensionistici; è del parere che il capitale umano europeo esistente possa essere sostenuto a medio termine da politiche appropriate in materia di immigrazione che portino all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro e alla concessione della cittadinanza;

60. sottolinea che livelli più elevati di occupazione sono essenziali perché l'Unione europea possa fronteggiare l'invecchiamento della popolazione, ed evidenzia che un'elevata partecipazione al mercato del lavoro è un presupposto della crescita economica, dell'integrazione sociale e di un'economia sociale di mercato sostenibile e competitiva;

61. ritiene che la Strategia Europa 2020 debba concretizzarsi in un "patto di politica economica, occupazionale e sociale" volto a sostenere la competitività dell'economia europea e incentrato sull'integrazione per tutti nel mercato del lavoro, ossia un patto che protegga al meglio i cittadini dall'esclusione sociale; sottolinea che tutte le politiche dovrebbero sostenersi reciprocamente onde ottenere sinergie positive; è del parere che la strategia dovrebbe essere basata su linee guida e, ove possibile, su indicatori e benchmark misurabili e comparabili a livello nazionale e di Unione europea e accompagnati da meccanismi premiali per chi rispetta gli obiettivi e da meccanismi correttivi per chi non li rispetta – nell'osservanza dei principi della flessicurezza e del metodo del dialogo sociale;

La sostenibilità dei sistemi di protezione sociale

62. considera che finanze pubbliche coordinate a livello europeo e finalizzate alla crescita sostenibile, all'occupazione di qualità e all'adozione delle riforme necessarie per garantire la sostenibilità dei sistemi di protezione sociale costituiscano una delle risposte necessarie alle conseguenze della crisi finanziaria, economica e sociale e alle sfide dei cambiamenti demografici e della globalizzazione;

63. sottolinea che l'equilibrio a lungo termine dei regimi pensionistici obbligatori dipende non solo dall'evoluzione demografica, ma anche dalla produttività della popolazione attiva, che influenza il tasso di crescita potenziale, nonché dalla quota del PIL riservata al finanziamento di detti regimi;

64. rileva l'importanza dell'imminente Libro verde sulla riforma delle pensioni e considera fondamentale – e da incoraggiare sia contrattualmente che fiscalmente – lo sviluppo di sistemi pensionistici sostenibili, sicuri e ben diversificati, con varie fonti di finanziamento collegate all'andamento del mercato del lavoro o ai mercati finanziari ed eventualmente rappresentate da regimi d'impresa, e che comportino regimi pubblici, regimi integrativi gestiti dal datore di lavoro e regimi individuali; riconosce pertanto l'importanza dell'alfabetizzazione dei cittadini dell'Unione europea in materia di pensioni;

65. sottolinea che a lungo termine le passività pensionistiche implicite rappresentano una delle componenti maggiori del debito pubblico complessivo, e che gli Stati membri dovrebbero pubblicare regolarmente informazioni sulle loro passività pensionistiche implicite, applicando la metodologia concordata;

66. ritiene che la contestuale necessità di avere finanze pubbliche sostenibili e sistemi adeguati di protezione e inclusione sociale richieda di innalzare la qualità e l'efficienza dell'amministrazione e della spesa pubblica, e che gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati a prendere in considerazione misure che assicurino una ripartizione più equa del carico fiscale con una progressiva e incisiva riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle PMI; è del parere che ciò potrebbe contribuire a ridurre la povertà, garantire la coesione sociale e promuovere la crescita e la produttività dell'economia, fattori centrali per la competitività e sostenibilità del modello economico e sociale europeo;

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67. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché alla Banca centrale europea e ai governi degli Stati membri.

MOTIVAZIONE

1. Coordinare politiche congiunturali e riforme strutturali

L'esecuzione della politica di bilancio rappresenta un importante atto della politica economica degli Stati membri. Il Patto di stabilità e di crescita limita la loro libertà di condurre politiche discrezionali. La revisione del Patto, intervenuta nel 2005, definisce le circostanze eccezionali nell'ambito delle quali si possono trasgredire temporaneamente tali limiti per far agire gli stabilizzatori automatici. Occorre ora definire gli indicatori "di un'economia rilanciata", onde precisare esattamente in quale momento vanno applicate la misure della strategia di uscita dalla crisi. Gli economisti concordano nel riconoscere che un'economia a piena occupazione è un'economia le cui capacità di produzione sono sature. In realtà, tale situazione si verifica allorché il tasso di utilizzazione degli impianti supera l'85%. Si può pertanto considerare che al di sotto di una certa soglia di crescita sono necessari stimoli mediante misure di bilancio e monetarie.

Per quanto riguarda la situazione economica nell'Unione europea, il 2009 è stato segnato da un calo della produzione e da tassi di utilizzo della capacità di produzione estremamente bassi, in media del 71%. La ripresa è tanto più fragile in quanto è riconducibile alla ricostituzione delle scorte nelle imprese e al modesto rilancio delle esportazioni. Nella maggior parte dei paesi dell'UE, il consumo ristagna e gli investimenti restano deboli a motivo del crollo degli ordinativi, cosa che si traduce in un calo del potenziale di crescita dell'economia europea.

Per puntualizzare il momento in cui le politiche di uscita dalla crisi devono spingersi al massimo, la Commissione potrebbe dunque adottare una regola semplice: finché il tasso di utilizzo delle capacità di produzione resta inferiore al tasso normale, le misure non convenzionali vanno mantenute. Al momento in cui l'economia raggiunge tale limite, si possono raccomandare le misure che assicurano il ritorno all'equilibrio di bilancio (quali l'allocazione delle eccedenze del bilancio primario al disindebitamento).

2. Alla ricerca di un criterio di sostenibilità delle finanze pubbliche

La comunicazione della Commissione riconosce la necessità di mantenere le misure non convenzionali fintantoché l'economia non sarà rilanciata e pone il problema della sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche.

Eppure, come sottolinea la comunicazione, "non esiste una chiara definizione della nozione di debito sostenibile"[1] e "non esiste un limite massimo definito per livelli di debito sostenibili. I limiti di sostenibilità variano nel tempo e da paese a paese.'[2] La Commissione tenta tuttavia di avanzare un criterio di sostenibilità affinché il debito non pesi sulla "capacità dello Stato di fornire i servizi pubblici indispensabili (…) e la capacità di adattare le politiche per far fronte a nuove sfide". Essa si preoccupa dell'impatto negativo sul potenziale di crescita e dei deficit pubblici provocati dall'invecchiamento demografico come pure della tendenza all'aumento delle spese sociali.

La comunicazione della Commissione tenta di determinare nella prospettiva del 2060 l'evoluzione della parte delle spese e delle tasse che i paesi dell'UE dovranno manovrare durante tutto il periodo in questione affinché il debito pubblico resti entro i limiti accettabili di un tasso di indebitamento del 60% del PIL.

Le proiezioni contenute nella comunicazione della Commissione si fondano su ipotesi necessariamente evolutive nella prospettiva di una scadenza lontana. Il tasso di crescita di lungo termine è infatti influenzato dalle decisioni in materia di investimento delle imprese ad ogni ciclo di breve termine, in quanto tali decisioni dipendono esse stesse dal contesto e dalle politiche discrezionali condotte dalle autorità. Infatti, le buone politiche macro-economiche sono suscettibili di aumentare il tasso di crescita potenziale e di allentare l'obbligo di finanziamento dei regimi di protezione sociale. Inoltre, le evoluzioni demografiche dipendono dall'evoluzione aleatoria del tasso di fecondità e dai movimenti migratori. Infine, detto "obbligo" di finanziamento delle spese sociali dipende dalla domanda sociale di beni pubblici e dal grado di accettabilità del prelievo fiscale. La domanda sociale appare notevole in taluni Stati membri e in passato non ha necessariamente pesato sul loro dinamismo economico. Oggi si riconosce l'efficacia degli "ammortizzatori sociali" del modello sociale europeo, particolarmente utili in tempi di crisi. Dopo tutto, essi possono essere sviluppati e aggiornati mediante una ridefinizione della loro portata e della loro base finanziaria.

È in questi cicli di breve termine che deve porsi il problema del debito pubblico. A tale riguardo, i deficit sono auspicabili in situazioni di squilibrio tra risparmio e investimento. In tal caso, la politica pubblica deve drenare, mediante il prestito, il risparmio disponibile onde finanziare le spese di investimento. Un siffatto squilibrio esisteva in nuce ben prima della deflagrazione della crisi di liquidità nell'ottobre 2008; la crescita dell'UE è risultata negativa a partire dal secondo trimestre del 2008 e il tasso di crescita della zona euro è rimasto inferiore al suo tasso potenziale sin dall'inizio del decennio.

Per rilanciare gli investimenti è auspicabile una politica di bilancio negli Stati membri che presentano un eccesso di risparmio. I deficit sono sostenibili nella misura in cui il loro finanziamento non sottoponga a tensione i tassi di interesse sui prestiti di Stato e non trasferisca sui contribuenti un carico del debito insostenibile. Tuttavia, gli oneri aumentano allorché i tassi di interesse reali sono superiori ai tassi di crescita dell'economia. Per tale motivo, il livello dei tassi di interesse rappresenta, allorché è basso, il principale criterio per misurare la sostenibilità del debito a breve termine.

La capacità di indebitamento degli Stati membri dipende inoltre dall'atteggiamento delle agenzie di rating. L'esperienza recente dimostra che queste possono sottovalutare o sopravvalutare il rischio e attribuiscono la valutazione di massima solvibilità AAA solo a condizione che gli Stati emittenti siano solvibili. La valutazione sarà tanto migliore quanto più il debito finanzierà deficit generatori di crescita e di futuro gettito fiscale. Per questo motivo è importante che la Commissione realizzi studi che consentano di valutare la qualità dei debiti e che essa sanzioni gli Stati membri che fossero tentati di sopravvalutare le loro ipotesi di crescita onde praticare surrettiziamente deficit recessivi.

3. Distinguere tra buon debito e cattivo debito

Successivamente all'entrata in vigore dell'euro e in applicazione delle raccomandazioni della Commissione, gli Stati membri si sono impegnati a ridurre le loro spese di funzionamento e a riformare i loro sistemi pensionistici. Al sopraggiungere della crisi, i deficit e i tassi di indebitamento di tutti gli Stati membri sono notevolmente aumentati nel corso del 2009.

La crescita del deficit non è provocata unicamente dall'applicazione di misure di rilancio dell'economia. Essa è in primo luogo il risultato del conseguente rallentamento del gettito fiscale e, in secondo luogo, dell'efficacia delle politiche di bilancio, misurabile sul metro del raggiungimento degli obiettivi perseguiti. Un deficit notevole può finanziare un'espansione economica fonte di gettito fiscale e di ritorno all'equilibrio. Tale è la logica degli "stimolanti non convenzionali" raccomandati dalla Commissione.

Per contro, stimolanti fiscali mal dosati possono produrre un effetto trascurabile sulla crescita. Le spese fiscali non faranno altro che aggravare il debito pubblico. Ci si troverà quindi in presenza di deficit recessivi. Il peso del cattivo debito grava sulle famiglie la cui propensione al risparmio è nulla, dato che esse pagano inconsapevolmente gli interessi del debito. Poiché il deficit pesa innanzitutto sulle famiglie che hanno subito più gravemente la crisi, urge individuare i deficit recessivi per neutralizzarli.

4. Che fare del patto di stabilità?

In occasione della redazione del trattato di Maastricht, si sono definiti i deficit e i tassi di indebitamento autorizzati sulla base della media dei deficit e dei tassi di indebitamento degli Stati del Sistema monetario europeo. La revisione del Patto di stabilità del 2005 equivale ad adottare implicitamente i principi di una politica macroeconomica anticiclica. Un siffatto principio sembra particolarmente appropriato in una prospettiva di sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche. La Commissione potrebbe sancire esplicitamente tale regola di gestione anticiclica. In questo caso essa dovrà formulare raccomandazioni compatibili con tale principio, evitando di fissare termini troppo ravvicinati di ritorno all'equilibrio.

Per quanto riguarda i criteri suscettibili di misurare la sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche, l'indicatore di deficit strutturale è particolarmente adatto ad una valutazione di lungo termine perché misura lo stato delle finanze pubbliche indipendentemente dagli effetti della congiuntura. Infine, un indicatore di tasso di indebitamento strutturale, il rapporto "debito/attivi di Stato" o "debito netto/PIL" per misurare il grado di solvibilità degli Stati membri.

  • [1]  Documento di lavoro che correda la Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche per un'economia in ripresa, 14 ottobre 2009.
  • [2]  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche per un'economia in ripresa, 14 ottobre 2009.

PARERE della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (22.3.2010)

destinato alla commissione per i problemi economici e monetari

sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche per un’economia in ripresa
(2010/2038(INI))

Relatore per parere (*): Sergio Gaetano Cofferati

(*) Procedura con le commissioni associate - Articolo 50 del regolamento

SUGGERIMENTI

La commissione per l'occupazione e gli affari sociali invita la commissione per i problemi economici e monetari, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.   nota che l'aumento della disoccupazione e del debito e la riduzione della crescita provocati dalla crisi economica contrastano con l'obiettivo di finanze pubbliche sostenibili; prende atto della necessità per gli Stati membri di procedere a un consolidamento finanziario e di migliorare la liquidità delle finanze pubbliche onde ridurre il costo del debito, ma rileva la necessità di calibrare tempi e modi, tenendo conto delle condizioni specifiche esistenti negli Stati membri; evidenzia tuttavia come tagli indiscriminati agli investimenti pubblici, alla ricerca, all'istruzione e allo sviluppo abbiano conseguenze negative sulle prospettive per la crescita, l'occupazione e l'inclusione sociale, e ritiene pertanto che occorra continuare a promuovere gli investimenti a lungo termine in questi campi e, se necessario, espanderli;

2.   sottolinea che la ripresa attuale è ancora fragile e che la disoccupazione continua ad aumentare nella maggior parte degli Stati membri, colpendo più duramente i giovani; è fermamente convinto che la crisi economica non potrà essere considerata conclusa fino a che il tasso di disoccupazione non sarà sceso in modo sostanziale e sostenibile, ed evidenzia il fatto che gli "welfare state" europei hanno dimostrato il loro valore nell'assicurare stabilità e contribuire alla ripresa;

La dimensione sociale e occupazionale della strategia di uscita dalla crisi

3.   considera necessario valutare adeguatamente le ricadute sociali e occupazionali della crisi e definire a livello europeo una strategia di uscita basata sul sostegno all'occupazione, alla formazione, a investimenti che generino un'intensa attività economica, all'aumento della competitività e della produttività delle imprese, specialmente delle PMI, e al rilancio dell'industria assicurandone nel contempo la transizione verso un'economia competitiva sostenibile; è convinto che questi obiettivi debbano essere al centro della Strategia Europa 2020;

4.   ritiene che la strategia di rilancio economico non debba in alcun modo riprodurre squilibri strutturali e profonda disuguaglianza di redditi, che ostacolano la produttività e la competitività dell'economia, ma debba anzi introdurre le riforme necessarie per cercare di rimediare a tali squilibri; considera che le misure finanziarie e fiscali degli Stati membri debbano preservare salari, pensioni, sussidi di disoccupazione e potere d'acquisto dei nuclei familiari senza mettere a rischio la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e la capacità degli Stati membri di prestare in futuro servizi pubblici indispensabili;  

5.   osserva che l'invecchiamento della popolazione previsto per i decenni a venire rappresenta una sfida senza precedenti per i paesi dell'Unione europea; ritiene pertanto che le misure anticrisi non dovrebbero, in linea di principio, avere ripercussioni di lungo termine sulle finanze pubbliche e oberare le generazioni future con il rimborso dei debiti attuali;

6.   sottolinea l'importanza di collegare il rilancio dell'economia a politiche mirate contro la disoccupazione strutturale – in particolare quella dei giovani, degli anziani, dei disabili e delle donne – finalizzate all'aumento dell'occupazione di qualità, per incrementare la produttività del lavoro e degli investimenti; sottolinea altresì a tale proposito l'importanza che rivestono le politiche che migliorano la qualità del capitale umano – ad esempio quelle dell'istruzione – o le politiche di assistenza sanitaria volte a sviluppare una forza lavoro più produttiva e dalla vita attiva più lunga, e le politiche intese a prolungare la durata dell'attività professionale; chiede agli Stati membri e alla Commissione di rafforzare le loro politiche e misure per l'occupazione e il mercato del lavoro, mettendole al centro della Strategia Europa 2020;

L'impatto dei cambiamenti demografici e la strategia per l'occupazione

7.   considera che la sostenibilità delle finanze pubbliche dipenda in larga misura dalla capacità di innalzare il livello di occupazione per rispondere alle sfide demografiche e di bilancio, in particolare riguardo alla sostenibilità dei regimi pensionistici; considera altresì che il capitale umano europeo esistente possa essere sostenuto a medio termine da politiche appropriate in materia di immigrazione che portino all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro e alla cittadinanza;

8.   sottolinea che livelli più elevati di occupazione sono essenziali perché l'Unione europea possa fronteggiare l'invecchiamento della popolazione, ed evidenzia che un'elevata partecipazione al mercato del lavoro è un presupposto della crescita economica, dell'integrazione sociale e di un'economia sociale di mercato sostenibile e competitiva;

9.   ritiene che la Strategia 2020 debba concretizzarsi in un "patto di politica economica, occupazionale e sociale" volto a sostenere la competitività dell'economia europea e incentrato sull'integrazione per tutti nel mercato del lavoro, che protegga al meglio i cittadini dall'esclusione sociale; sottolinea che tutte le politiche dovrebbero sostenersi vicendevolmente onde ottenere sinergie positive; è del parere che la Strategia dovrebbe essere basata su linee guida e, ove possibile, su indicatori e benchmark misurabili e comparabili a livello nazionale ed europeo e accompagnati da meccanismi premiali per chi rispetta gli obiettivi e meccanismi correttivi per chi non li rispetta, nell'osservanza dei principi della flessicurezza ("flexicurity") e del metodo del dialogo sociale;

La sostenibilità dei sistemi di protezione sociale

10. considera che finanze pubbliche coordinate a livello europeo e finalizzate alla crescita sostenibile, all'occupazione di qualità e all'adozione delle riforme necessarie per garantire la sostenibilità dei sistemi di protezione sociale costituiscano una delle risposte necessarie alle conseguenze della crisi finanziaria, economica e sociale e alle sfide dei cambiamenti demografici e della globalizzazione;

11. ricorda che l'equilibrio a lungo termine dei regimi pensionistici obbligatori dipende non solo dall'evoluzione demografica, ma anche dalla produttività della popolazione attiva, che influenza il tasso di crescita potenziale, nonché dalla quota del PIL riservata al finanziamento di detti regimi;

12. rileva l'importanza dell'imminente Libro verde sulla riforma delle pensioni e considera fondamentale – e da incoraggiare sia contrattualmente che fiscalmente – lo sviluppo di sistemi pensionistici sostenibili, sicuri e ben diversificati, con varie fonti di finanziamento collegate all'andamento del mercato del lavoro o ai mercati finanziari ed eventualmente rappresentate da regimi d'impresa, e che comportino regimi pubblici, regimi integrativi gestiti dal datore di lavoro e regimi individuali; riconosce pertanto l'importanza dell'alfabetizzazione dei cittadini dell'UE in materia di pensioni;

13. sottolinea che a lungo termine le passività pensionistiche implicite rappresentano una delle componenti maggiori del debito pubblico complessivo, e che gli Stati membri dovrebbero pubblicare regolarmente informazioni sulle loro passività pensionistiche implicite, applicando la metodologia concordata;

14. ritiene che la contestuale necessità di avere finanze pubbliche sostenibili e sistemi adeguati di protezione e inclusione sociale richieda di innalzare la qualità e l'efficienza dell'amministrazione e della spesa pubblica, e che gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati a prendere in considerazione misure che assicurino una ripartizione più equa del carico fiscale con una progressiva e incisiva riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle PMI; ciò potrebbe contribuire a ridurre la povertà, garantire la coesione sociale e promuovere la crescita e la produttività dell'economia, fattore centrale per la competitività e sostenibilità del modello economico e sociale europeo.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

17.3.2010

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

34

5

2

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Regina Bastos, Edit Bauer, Pervenche Berès, Milan Cabrnoch, David Casa, Alejandro Cercas, Ole Christensen, Derek Roland Clark, Sergio Gaetano Cofferati, Marije Cornelissen, Karima Delli, Proinsias De Rossa, Frank Engel, Sari Essayah, Ilda Figueiredo, Pascale Gruny, Thomas Händel, Marian Harkin, Roger Helmer, Nadja Hirsch, Stephen Hughes, Danuta Jazłowiecka, Martin Kastler, Patrick Le Hyaric, Veronica Lope Fontagné, Olle Ludvigsson, Elizabeth Lynne, Thomas Mann, Elisabeth Morin-Chartier, Siiri Oviir, Rovana Plumb, Joanna Katarzyna Skrzydlewska, Jutta Steinruck, Traian Ungureanu

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Jürgen Creutzmann, Julie Girling, Richard Howitt, Dieter-Lebrecht Koch, Ria Oomen-Ruijten, Evelyn Regner, Csaba Sógor, Emilie Turunen

PARERE della commissione per i bilanci (9.4.2010)

destinato alla commissione per i problemi economici e monetari

sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche per un’economia in ripresa
(2010/2038(INI))

Relatore per parere: Ivailo Kalfin

SUGGERIMENTI

La commissione per i bilanci invita la commissione per i problemi economici e monetari, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

A.  considerando che il Patto di stabilità e crescita (PSC), nonostante la sua revisione nel 2005, non è stato sufficiente per evitare che la crisi attuale;

B.   considerando che la sostenibilità delle finanze pubbliche non è cruciale solo per l'Europa nel suo complesso, ma anche per il bilancio dell'Unione europea in particolare;

C.  considerando che, sebbene il bilancio dell'Unione europea sia attualmente limitato a circa l'1% dell'RNL totale europeo, i principi generali e le soggiacenti ipotesi di 'sostenibilità' dovrebbero valere anche per il bilancio stesso;

1.   sostiene l'idea che un maggiore coordinamento delle politiche economiche nell'ambito dell'Unione europea è cosa dovuta e porta ulteriori sinergie;

2.   ammette che il PSC non è uno strumento sufficiente per armonizzare le politiche fiscali ed economiche degli Stati membri;

3.   sostiene, quindi, una revisione dei meccanismi che devono riportare le economie nazionali interne dell'UE su un percorso di convergenza;

4.   è del parere che la revisione degli obiettivi e dei meccanismi per la convergenza delle economie nazionali debba essere effettuata il più presto possibile, prevedendo eventualmente la creazione di un fondo monetario europeo con l'obiettivo di definire, tra l'altro, i possibili effetti di aumento del valore aggiunto europeo del bilancio dell'UE;

5.   sottolinea che la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche è anche fondamentalmente collegata al bilancio dell'Unione europea e al suo finanziamento;

6.   ricorda che, nella sua forma attuale insoddisfacente, addirittura 70% del finanziamento dell'Unione non deriva da risorse proprie, ma direttamente dai bilanci nazionali come 'contributo' attraverso la risorsa RNL; ribadisce la propria preoccupazione che le crisi, che possono o meno insorgere a causa della non sostenibilità delle politiche, sono facilmente imputate all'Unione e inducono quindi a vedere i contributi di bilancio come un onere supplementare per i bilanci nazionali, piuttosto che a farne apprezzare i benefici comuni e il valore aggiunto europeo;

7.   sottolinea il ruolo molto positivo del bilancio dell'Unione europea, benché molto limitato dal quadro finanziario pluriennale, nel mitigare gli effetti della crisi attraverso il finanziamento del piano europeo di ripresa e la riassegnazione di fondi verso i settori prioritari sotto questo aspetto; deplora tuttavia la mancanza di un coordinamento adeguato fra le politiche economiche e fiscali degli Stati membri per combattere la crisi economica e finanziaria nonché per assicurare una sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche;

8.   ritiene che le agenzie di rating non dovrebbero essere le uniche competenti a stimare il debito sovrano, questo compito potrebbe essere realizzato in modo più efficace attraverso la creazione di un meccanismo di ulteriore valutazione del fair value (valore oggettivo) di tali debiti nonché aumentando il ruolo di Eurostat per ottenere dati attendibili;

9.   a questo proposito, incoraggia gli sforzi per stimolare il convogliamento del risparmio disponibile in spese di investimento coordinate attraverso le politiche fiscali;

10. propone che la Commissione crei un adeguato meccanismo di cooperazione con l'FMI, in casi specifici di Stati membri che dal Fondo ottengono sostegno alla bilancia dei pagamenti;

11. rammenta che un'inflazione elevata non è una risposta alla necessità di adeguamenti fiscali, dal momento che comporterebbe notevoli costi economici e porrebbe a rischio una crescita sostenibile e inclusiva.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

8.4.2010

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

34

1

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Damien Abad, Alexander Alvaro, Marta Andreasen, Francesca Balzani, Reimer Böge, Andrea Cozzolino, Jean-Luc Dehaene, Isabelle Durant, James Elles, Göran Färm, José Manuel Fernandes, Eider Gardiazábal Rubial, Jens Geier, Estelle Grelier, Jiří Havel, Monika Hohlmeier, Anne E. Jensen, Ivailo Kalfin, Jan Kozłowski, Alain Lamassoure, Vladimír Maňka, Barbara Matera, Claudio Morganti, Dominique Riquet, Sergio Paolo Francesco Silvestris, László Surján, Helga Trüpel, Daniël van der Stoep, Derek Vaughan, Angelika Werthmann

Supplenti presenti al momento della votazione finale

François Alfonsi, Frédéric Daerden, Gerben-Jan Gerbrandy, Riikka Manner, Paul Rübig, Georgios Stavrakakis, Theodor Dumitru Stolojan

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

4.5.2010

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

25

6

15

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Udo Bullmann, Pascal Canfin, Nikolaos Chountis, George Sabin Cutaş, Leonardo Domenici, Derk Jan Eppink, Diogo Feio, Elisa Ferreira, Vicky Ford, José Manuel García-Margallo y Marfil, Jean-Paul Gauzès, Sven Giegold, Sylvie Goulard, Enikő Győri, Liem Hoang Ngoc, Gunnar Hökmark, Wolf Klinz, Jürgen Klute, Astrid Lulling, Hans-Peter Martin, Arlene McCarthy, Ivari Padar, Alfredo Pallone, Anni Podimata, Antolín Sánchez Presedo, Olle Schmidt, Edward Scicluna, Peter Simon, Peter Skinner, Theodor Dumitru Stolojan, Ivo Strejček, Ramon Tremosa i Balcells, Corien Wortmann-Kool

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Marta Andreasen, Sophie Auconie, Lajos Bokros, David Casa, Sari Essayah, Carl Haglund, Iliana Ivanova, Thomas Mann, Gay Mitchell, Sirpa Pietikäinen, Andreas Schwab

Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Trevor Colman, Monika Hohlmeier