RELAZIONE recante una proposta di raccomandazione del Parlamento europeodestinata al Consiglio sui negoziati riguardanti l'accordo quadro UE-Libia

13.12.2010 - (2010/2268(INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatore: Ana Gomes

Procedura : 2010/2268(INI)
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A7-0368/2010
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A7-0368/2010
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PROPOSTA DI RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO DESTINATA AL CONSIGLIO

sui negoziati riguardanti l'accordo quadro UE-Libia

(2010/2268(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la proposta di raccomandazione destinata al Consiglio presentata da Ana Gomes a nome del gruppo S&D sui negoziati in corso riguardanti l'accordo quadro UE-Libia (B7‑0615/2010),

–   viste le conclusioni del Consiglio "Affari generali e relazioni esterne" del 15 ottobre 2007 sull'apertura di negoziati in vista di un accordo quadro tra l'UE e la Libia, nonché le conclusioni del Consiglio europeo del 18-19 giugno e del 29-30 ottobre 2009 sulle politiche correlate alla migrazione,

   visto il memorandum d'intesa firmato congiuntamente dal Commissario Ferrero-Waldner e dal Segretario di Stato agli affari europei Al Obeidi il 23 luglio 2007,

–   visti i negoziati in corso fra l'UE e la Libia su un accordo quadro,

–   visto il piano d'azione per la lotta all'HIV a Bengasi, varato nel novembre 2004,

   viste l'attuale cooperazione pratica in materia di migrazione UE-Libia e l'agenda sulla cooperazione in materia di migrazione firmata dalla Commissione e dalla Libia il 4 ottobre 2010,

–   vista la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 10 dicembre 1948,

–   visti la convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e il protocollo del 31 gennaio 1967 relativo allo status dei rifugiati,

–   visti diversi strumenti in materia di diritti dell'uomo sottoscritti dalla Libia, quali il patto internazionale sui diritti civili e politici (1970), il patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1970), la convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (1968), la convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione della donna (1989), la convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti (1989), la convenzione sui diritti del fanciullo (1993) e la convenzione internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie (2004),

   viste la risoluzione 62/149 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 18 dicembre 2007, in cui si chiede una moratoria sul ricorso alla pena di morte, e la risoluzione 63/168 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 18 dicembre 2008, in cui si sollecita l'applicazione della suddetta risoluzione 62/149 del 2007 dell'Assemblea generale,

   vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli e il suo protocollo che istituisce una Corte africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, ratificati dalla Libia rispettivamente il 26 marzo 1987 e il 19 novembre 2003,

   vista la convenzione dell'Unione africana, del settembre 1969, che disciplina gli aspetti specifici dei rifugiati in Africa, sottoscritta dalla Libia il 17 luglio 1981,

–   vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

–   viste le sue risoluzioni del 18 gennaio 2007 sulla condanna e l'incarcerazione da parte della Libia di cinque infermiere bulgare e di un medico palestinese[1] e del 17 giugno 2010 sulle esecuzioni in Libia[2],

–   visti l'articolo 121, paragrafo 3, e l'articolo 97 del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A7‑0368/2010),

A. considerando che, malgrado il persistere di un regime autoritario e le sistematiche violazioni delle convenzioni internazionali sui diritti e le libertà fondamentali, la Libia ha relazioni commerciali e politiche in espansione con gli Stati membri dell'UE e svolge il ruolo di partner dell'UE nel bacino del Mediterraneo e in Africa in una vasta gamma di settori aventi ripercussioni sulla sicurezza e la stabilità, in particolare la migrazione, la sanità pubblica, lo sviluppo, le relazioni economiche e commerciali, il cambiamento climatico, l'energia e il patrimonio culturale,

B.  considerando che vari Stati membri dell'UE hanno strette relazioni con la Libia, con le imprese e con le banche nazionali che sono strumentali per gli investimenti finanziari libici in Europa, considerando che il 30 agosto 2008 l'Italia ha firmato un accordo di amicizia con la Libia che disciplina le relazioni in diversi settori, tra cui la cooperazione in materia di gestione della migrazione e la compensazione finanziaria per la guerra e il dominio coloniale, e considerando che il 9 novembre 2010 il parlamento italiano ha invitato il governo a riesaminare tale trattato,

C. considerando che l'accordo quadro UE-Libia attualmente in fase negoziale contempla una vasta gamma di settori, che vanno dal rafforzamento del dialogo politico alla gestione della migrazione, allo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali, alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico e al miglioramento della cooperazione in vari comparti, e considerando che si prevede che l'accordo quadro fornisca l'opportunità di intensificare il dialogo politico tra la Libia e l'UE,

D. considerando che il rispetto dei diritti dell'uomo, della democrazia e dello Stato di diritto nonché l'opposizione alla pena di morte sono principi fondamentali dell'UE, e considerando che il Parlamento è energicamente impegnato a favore dell'abolizione universale della pena di morte e ha ripetutamente sollecitato la revoca della condanna a morte e la scarcerazione delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese che sono stati imprigionati in Libia per diversi anni, oltre a condannare le esecuzioni di cittadini libici e di altri paesi che hanno avuto luogo in Libia,

E.  considerando che la Libia ha ratificato la convenzione dell'Unione africana che regola gli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa, in cui si sottolinea, all'articolo 8, che "la presente Convenzione costituirà per l'Africa il complemento regionale efficace della Convenzione delle Nazioni Unite del 1951 sullo status dei rifugiati" e che "gli Stati membri collaboreranno con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati", considerando tuttavia che la Libia non ha ratificato la Convenzione ONU sui rifugiati del 1951, che è l'unica convenzione internazionale contenente una definizione globale del termine "rifugiato", corredata di misure di protezione vincolanti e da un meccanismo specifico di monitoraggio da parte dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati,

F.  considerando che esistono prove concrete del fatto che in Libia è diffusa la pratica della discriminazione nei confronti dei lavoratori migranti sulla base della loro origine nazionale o etnica e in particolare della persecuzione razziale dei lavoratori migranti africani, e considerando che il Parlamento europeo è profondamente preoccupato per le notizie di violenze sessuali contro le donne,

G. considerando che l'articolo 19, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea prevede che nessuno possa essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti,

H. considerando che il 13 maggio 2010 la Libia è stata eletta al Consiglio ONU per i diritti dell'uomo e ha ratificato diversi strumenti in materia di diritti umani e che, di conseguenza, la Libia è soggetta a specifici obblighi di diritto internazionale in materia di rispetto dei diritti dell'uomo, ma che finora non ha adottato misure concrete volte a migliorare la situazione dei diritti umani nel paese né ha avviato un'autentica cooperazione con gli organi dei trattati e delle procedure speciali dell'ONU, considerando che i diritti umani sono indivisibili eppure i libici e gli stranieri in Libia, nonostante godano di alcuni benefici economici e sociali dovuti alla distribuzione del reddito nazionale da parte dello Stato, non godono della maggior parte dei diritti civili e politici – tra cui la libertà di espressione, di riunione e di associazione, il diritto a un processo equo, i diritti del lavoro, i diritti delle donne e il diritto di libere elezioni – e considerando che spesso si verificano casi di detenzione arbitraria, tortura, scomparse involontarie e discriminazioni, in particolare nei confronti dei migranti,

I.   considerando che l'esercizio del potere di Stato in Libia non è ancorato allo Stato di diritto o all'obbligo di rendiconto democratico e ha portato a comportamenti arbitrari e imprevedibili nei confronti di persone e interessi stranieri, come si è verificato di recente nel caso di uomini d'affari svizzeri e di alcuni stranieri giustiziati per reati comuni, la cui identità non è stata comunicata,

1.  rivolge al Consiglio, nel contesto dei negoziati in corso riguardanti l'accordo quadro UE-Libia, le seguenti raccomandazioni:

     a)  prende atto della recente decisione del Consiglio di consentire finalmente a un numero limitato di deputati al PE di leggere il mandato conferito alla Commissione relativo ai negoziati su un accordo quadro tra l'UE e la Libia; deplora tuttavia il ritardo con cui tale decisione è stata adottata e chiede che al Parlamento europeo sia concesso di accedere ai mandati relativi a tutti gli accordi internazionali in via di negoziazione, in conformità dell'articolo 218, paragrafo 10, del TFUE, il quale stabilisce che il Parlamento sia immediatamente e pienamente informato in tutte le fasi della procedura;

     b)  si compiace dell'apertura dei negoziati tra l'UE e la Libia in quanto si tratta di un passo avanti verso lo sviluppo di nuove relazioni per l'UE nella regione del Mediterraneo e in Africa; ritiene che la cooperazione con la Libia sia utile per affrontare questioni come la sicurezza e la stabilità, la migrazione, la sanità pubblica, lo sviluppo, il commercio, il cambiamento climatico, l'energia e la cultura;

     c)  esorta il Consiglio e la Commissione a raccomandare energicamente alla Libia di ratificare e applicare la convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951 e il relativo protocollo del 1967, compresa la piena cooperazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) al fine di garantire l'adeguata protezione e i diritti dei migranti, e di adottare una legislazione in materia di asilo che riconosca di conseguenza lo status e i diritti dei rifugiati, in particolare il divieto di espulsione collettiva e il principio di non respingimento;

     d)  ricorda al Consiglio e alla Commissione il loro obbligo di garantire che la politica esterna dell'UE rispetti pienamente la Carta dei diritti fondamentali, segnatamente l'articolo 19, il quale vieta le espulsioni collettive e riconosce il principio di non respingimento;

     e)  esorta il Consiglio e la Commissione a chiedere alle autorità libiche di firmare un memorandum d'intesa che conceda all'UNHCR di essere legittimamente presente nel paese, con il mandato di svolgere tutte le sue attività in materia di accesso e di protezione;

     f)   esorta il Consiglio e la Commissione a garantire che un accordo di riammissione con la Libia potrà essere previsto soltanto per gli immigrati illegali, ad esclusione pertanto di coloro che si dichiarano richiedenti asilo, rifugiati o persone bisognose di protezione, e ribadisce che il principio di non respingimento si applica a chiunque rischi di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altri trattamenti inumani;

     g)  invita inoltre il Consiglio ad offrire un programma di reinsediamento ai rifugiati riconosciuti come tali e individuati in Libia dall'UNHCR, conformemente all'agenda sulla cooperazione in materia di migrazione firmata il 4 ottobre 2010;

     h)  invita il Consiglio e la Commissione a potenziare il loro sostegno alle attività dell'UNHCR, incoraggiando nel contempo le autorità libiche a rispettare le norme umanitarie internazionali nei confronti dei migranti non documentati presenti nel paese e in particolare a concedere all'UNHCR l'accesso sistematico ai centri di detenzione;

     i)   invita il Consiglio e la Commissione a proporre un'assistenza alla Libia, con la partecipazione di UNHCR, IOM, ICMPD e di altre agenzie specializzate, al fine di affrontare il problema della tratta di esseri umani nella regione, con particolare attenzione alla protezione delle donne e dei bambini, compresi aiuti volti a favorire l'integrazione degli immigrati legali e a migliorare le condizioni per i migranti che si trovano illegalmente nel paese; si compiace al riguardo dell'accordo relativo all'agenda sulla cooperazione in materia di migrazione sottoscritto dai Commissari Mälmstrom e Füle e dalle autorità libiche nell'ottobre 2010;

     j)   esorta la Commissione a comunicare al Parlamento tutte le informazioni dettagliare relative agli strumenti finanziari esterni utilizzati per l'accordo di partenariato UE-Libia;

     k)  esorta il Consiglio a incoraggiare la Libia ad aderire a una moratoria sulla pena di morte, in conformità delle risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottate il 18 dicembre 2007 e il 18 dicembre 2008, in vista dell'abolizione della pena capitale, nonché a pubblicare statistiche su tutte le persone giustiziate in Libia dal 2008 e a divulgare l'identità delle persone interessate così come le accuse in base alle quali sono state condannate; invita l'Alto Rappresentante/Vicepresidente della Commissione a dimostrare la priorità politica che l'UE attribuisce all'abolizione della pena di morte sollevando sistematicamente la questione presso le autorità libiche;

     l)   invita il Consiglio a insistere sull'inclusione nell'accordo quadro di una clausola relativa al Tribunale penale internazionale, inducendo la Libia a prendere in considerazione la possibilità di ratificare lo Statuto di Roma;

     m) invita il Consiglio a proporre alla Libia di cooperare su programmi volti a rafforzare le sinergie regionali in materia di sviluppo sostenibile e di questioni ambientali quali il cambiamento climatico, la scarsità delle risorse idriche e la desertificazione;

     n)  invita il Consiglio e la Commissione a incoraggiare, nel corso dei negoziati sull'accordo quadro, la partecipazione della Libia al partenariato euromediterraneo come pure alle attività e ai progetti principali dell'Unione concernenti il Mediterraneo;

     o)  invita la Commissione a rispettare pienamente l'obbligo che le incombe ai sensi dell'articolo 218 del TFEU informando debitamente il Parlamento su quali siano gli obiettivi dell'UE in materia di "cooperazione nucleare" con la Libia nell'ambito del capitolo "Energia" dei negoziati sull'accordo quadro, comprese tutte le implicazioni sul piano politico e della sicurezza;

     p)  si compiace con le autorità e gli operatori del settore sanitario libico per il notevole miglioramento delle capacità mediche e scientifiche al fine di combattere il virus HIV-AIDS che si è conseguito grazie al piano d'azione di Bengasi, attuato congiuntamente dall'UE e dalla Libia, e appoggia la richiesta di estendere tale cooperazione ad altre malattie infettive e ad altri centri medici in Libia; invita gli Stati membri ad offrire un'assistenza medica specializzata ai pazienti libici, in particolare agevolandone il trattamento temporaneo presso istituzioni specializzate in Europa;

     q)  ritiene che l'accordo quadro debba comprendere un'assistenza per la creazione di capacità istituzionali al fine di rafforzare la società civile, sostenere la modernizzazione, favorire le riforme democratiche e l'indipendenza dei media e del sistema giudiziario nonché incoraggiare altri sforzi volti ad aprire spazi per le attività commerciali, il mondo accademico, le ONG e altri soggetti interessati in Libia;

     r)   invita il Consiglio e la Commissione a garantire che i programmi destinati al commercio siano incentrati sulla concessione di un sostegno reale alle imprese, in particolare alle piccole e medie imprese, al fine di ottimizzare il loro potenziale di esportazione;

     s)  chiede al Consiglio e alla Commissione di incoraggiare la Libia a rispettare pienamente gli impegni assunti al momento di accedere all'UNHRC ed esorta pertanto la Libia a rivolgere inviti permanenti alle persone nominate nel quadro delle procedure speciali dell'ONU – quali il relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, il relatore speciale sulla tortura, il relatore speciale sulla libertà di espressione e il relatore speciale sulle forme attuali di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza, così come il gruppo di lavoro sulle scomparse forzate e involontarie e il gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie – come richiesto nella recente revisione periodica universale sulla Libia; sollecita, nello stesso spirito, la concessione di un accesso senza restrizioni al paese per consentire un controllo indipendente della situazione generale dei diritti umani;

     t)   invita il Consiglio a garantire che i visti Schengen per i cittadini libici siano rilasciati senza inutili ritardi, ad esaminare altre procedure di agevolazione e a persuadere le autorità libiche a facilitare la concessione di visti per i cittadini europei che risiedono o svolgono attività professionali in Libia;  

     u)  raccomanda l'istituzione di una delegazione dell'UE a Tripoli il più presto possibile;

2.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio e, per conoscenza, alla Commissione nonché ai governi degli Stati membri dell'Unione europea.

MOTIVAZIONE

L'Europa non può ignorare la Libia, né rimanere indifferente nei confronti dell'evoluzione del paese. La Libia, con la sua posizione sulla sponda meridionale del Mediterraneo e la sua partecipazione al dialogo 5+5, riveste un'importanza strategica per l'UE. Paese membro dell'Unione africana, la Libia condivide con l'Unione europea l'interesse ad attuare il partenariato strategico UE-Africa e a promuovere lo sviluppo sostenibile nel continente africano. La Libia è coinvolta nel mantenimento della sicurezza a livello regionale e globale, anche per quanto concerne la lotta alla diffusione dell'estremismo e la governance marittima. Con sei milioni di cittadini, la Libia possiede le più cospicue riserve di petrolio accertate in Africa ed è il terzo fornitore dell'Europa per quanto riguarda l'energia complessivamente importata dall'UE (petrolio e gas). L'interdipendenza economica è un dato di fatto: l'UE, con quasi il 70% degli scambi complessivi del 2009, è il primo partner commerciale della Libia. Inoltre, la Libia è un paese di transito cruciale per i migranti e i rifugiati che tentano di raggiungere l'Europa. Europa e Libia condividono l'interesse per la preservazione del patrimonio culturale comune. Diversi Stati membri dell'UE intrattengono intense relazioni con la Libia, nonché con diverse imprese e banche che fungono da veicoli per gli interessi finanziari libici in Europa. Gli Stati membri che hanno recentemente concluso accordi con la Libia sono almeno due: la Francia (accordo del 2008 sulla cooperazione in materia di utilizzi civili dell'energia nucleare) e l'Italia (trattato di amicizia, partenariato e cooperazione del 2009).

Nel 2007, Unione europea e Libia hanno firmato un memorandum d'intesa che ha portato al rilascio delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese detenuti in Libia, nonché al lancio del piano d'azione di Bengasi volto ad assistere la Libia nella lotta all'AIDS. I negoziati per la conclusione di un accordo quadro sono iniziati nel 2008 sulla base di un mandato conferito dal Consiglio alla Commissione. Nonostante i poteri garantitigli dal trattato di Lisbona, il Parlamento europeo non ha ancora avuto accesso al contenuto di tale mandato.

Il fatto che la Libia abbia abbandonato il proprio programma nucleare nel dicembre 2003, accettando altresì di versare un indennizzo alle vittime degli attacchi terroristici di Lockerbie e del volo UTA ha contribuito in maniera determinante alla perdita di quello status di "paria" e sponsor del terrorismo che aveva portato la Libia all'isolamento, alle sanzioni ONU (embargo commerciale, sulle armi e sull'aviazione civile) e ai bombardamenti statunitensi su Tripoli e Bengasi nel 1986.

Poiché dipende dalle sue esportazioni di petrolio e di gas, la Libia sta tentando di sviluppare le proprie relazioni internazionali impegnandosi attivamente in Africa (anche se le sue relazioni con il mondo arabo sono piene di contraddizioni) e nell'ambito delle organizzazioni internazionali. Per modernizzare e diversificare la sua economia, la Libia necessita di un contesto più favorevole per le imprese e gli investimenti. Tuttavia, le grandi riforme politiche necessarie per creare tale contesto sono improbabili, e il potere di Stato in Libia continua a essere esercitato in maniera autocratica.

Da oltre quarant'anni in Libia vige un regime dittatoriale che concentra il potere nelle mani di un solo uomo, il Colonnello Gheddafi, ovvero il leader africano e arabo con la più lunga permanenza in carica. I libici hanno diritto all'istruzione e alla sanità gratuite, nonché ad alloggi popolari; essi beneficiano quindi, in certa misura, di una ridistribuzione sociale dei proventi del petrolio. Tuttavia, malgrado i tassi di crescita del PIL, lo sviluppo è inferiore a quello registrato in altri paesi ricchi di petrolio; inoltre, l'economia libica è una delle meno diversificate della regione ed è caratterizzata da un'assoluta dipendenza degli investimenti stranieri dalle imperscrutabili decisioni del dittatore.

I cittadini libici, malgrado gli obblighi internazionali assunti in materia dal loro paese (che è stato eletto al Consiglio ONU per i diritti dell'uomo e ha ratificato diversi strumenti internazionali giuridicamente vincolanti), non godono dei diritti umani e delle libertà più elementari.

Le esecuzioni capitali si verificano con regolarità. I cittadini europei che negli ultimi anni si sono ritrovati nel braccio della morte sono almeno cinque (le infermiere bulgare). Nel 2010 sono state giustiziate diciotto persone, molte delle quali straniere, di cui però le autorità libiche non hanno reso noti l'identità, la nazionalità e i capi d'imputazione.

Un'autorità statale slegata dai principi dello Stato di diritto e basata su istituzioni prive di controllo democratico ha portato a comportamenti arbitrari e imprevedibili nei confronti dei cittadini e degli interessi stranieri in Libia, come accaduto di recente a un uomo d'affari svizzero. I cittadini libici e stranieri che vivono in Libia non godono di gran parte dei diritti civili e politici, in particolare della libertà di espressione, di riunione e di associazione, del diritto a un processo equo, dei diritti dei lavoratori e delle donne nonché del diritto alla periodica organizzazione di elezioni democratiche e a suffragio universale; sono altresì frequenti i casi di detenzione arbitraria, tortura e sparizioni forzate.

La Libia ha bisogno di manodopera straniera. Nel paese lavorano quasi due milioni di stranieri, ovvero un terzo dei cittadini libici. Tuttavia, la discriminazione mirata nei confronti degli immigrati è un fenomeno diffuso, dal momento che la Libia non riconosce alcuno status particolare alle persone che lavorano legalmente nel paese, né agevola l'invio di rimesse da parte di queste ultime. Sono soprattutto le immigrate a essere vittime di discriminazione, sfruttamento e tratta degli esseri umani.

Inoltre, in Libia non esistono leggi in materia di asilo e, di conseguenza, la necessità di garantire protezione ai rifugiati vittima di persecuzioni non trova alcun riscontro a livello giuridico. Tuttavia, pur non avendo aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sullo status dei rifugiati del 1951, in quanto paese firmatario della Convenzione africana sulla protezione dei rifugiati la Libia ha consentito all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) di svolgere attività in territorio libico per diversi anni; recentemente ha però deciso di chiudere l'ufficio dell'UNHCR senza preavviso. Il Parlamento europeo, come ha affermato nella sua risoluzione del 17 giugno 2010, è estremamente preoccupato per tale situazione.

La Costituzione libica vieta l'estradizione dei rifugiati politici. Tuttavia, la Libia ha proceduto in più occasioni al rimpatrio dei clandestini individuati, senza preoccuparsi dei gravi rischi per l'incolumità degli stessi. Prima della chiusura dell'ufficio dell'UNHCR di Tripoli, in Libia erano registrati 8.950 rifugiati e 3.680 richiedenti asilo, la maggior parte dei quali provenienti da Eritrea, Iraq, Somalia, Sudan, Etiopia e Ciad. Tra i rifugiati, circa 3.700 sono palestinesi.

L'UE ha chiesto un "accordo di riammissione" quale parte integrante dell'accordo quadro, ma Tripoli non ha intenzione di accettare. Alla luce della sistematica violazione dei diritti umani in Libia e della mancata abolizione della tortura e della pena di morte, è inammissibile che Consiglio e Commissione perseguano un accordo come quello citato, finalizzato al rimpatrio coatto in Libia.

Si tratta tuttavia di una pratica seguita dall'Italia, in violazione degli obblighi giuridici imposti dall'UE, nel quadro del trattato di amicizia. L'Italia ha offerto il proprio sostegno alle motovedette libiche impegnate nella lotta all'immigrazione clandestina nel Mediterraneo, e il numero di immigrati sbarcati in Italia è diminuito, anche se a scapito dei diritti umani: nel 2009 l'Italia ha infatti proceduto al rimpatrio di quasi 1.000 persone salvate o intercettate in mare; secondo i dati del ministero degli Interni italiano, nei primi tre mesi del 2010 il calo degli sbarchi rispetto al 2009 sarebbe stato del 96%. Un incidente verificatosi di recente (12 settembre 2010) ha dimostrato quali sono i rischi per l'incolumità dei migranti: una motovedetta libica, donata dall'Italia, ha aperto il fuoco su un peschereccio italiano al largo delle coste libiche. La Libia ha presentato le proprie scuse, ma il ministro degli Interni italiano ha dichiarato "immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave con clandestini...", come se, in quel caso, gli spari fossero giustificati.

A seguito delle proteste internazionali suscitate lo scorso giugno dall'eventualità che la Libia procedesse al rimpatrio di centinaia di rifugiati/immigrati eritrei, le autorità libiche hanno deciso di rilasciare tutti i clandestini (ovvero migliaia di persone), detenuti in condizioni igienico-sanitarie disastrose nei diciotto centri di permanenza per immigrati del paese, e di dare loro tre mesi di tempo per regolarizzare la propria posizione nel paese. Tuttavia, vista la mancanza di posti di lavoro e di opportunità legali, la maggior parte dei clandestini vive di espedienti nelle strade e molti stanno tentando di tornare in patria.

Da punto di vista della governance la Libia è carente, e anche le istituzioni statali e civili sono estremamente deboli. La magistratura e i mezzi di comunicazione non sono indipendenti. Tuttavia, negli ultimi anni si è tentato di potenziare le capacità amministrative, di creare un contesto più favorevole per le imprese e di garantire qualche possibilità di intervento politico anche alla società civile.

La cooperazione UE-Libia può contribuire in maniera determinante al potenziamento delle capacità nel paese. Un esempio positivo in tal senso è costituito dal piano d'azione di Bengasi, attraverso il quale la Libia ha migliorato notevolmente le proprie capacità medico-scientifiche di affrontare l'AIDS e di salvare bambini e adulti affetti da tale malattia. I cittadini libici hanno apprezzato i risultati e hanno espresso il desiderio di estendere tale cooperazione con l'UE alla cura di altre malattie infettive e ad altri centri medici. Gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati a garantire assistenza sanitaria ai pazienti libici, magari agevolando anche il soggiorno temporaneo a scopo terapeutico in strutture specializzate in Europa.

Le sfide legate allo sviluppo della Libia possono essere in gran parte affrontate in un contesto di cooperazione regionale, vista l'interdipendenza di obiettivi come la gestione dell'immigrazione e la lotta al cambiamento climatico e alla desertificazione. Agendo da sola, la Libia ha aggravato alcuni dei problemi citati, com'è avvenuto con il cosiddetto Grande fiume artificiale (Great Manmade River), che sta prosciugando irrimediabilmente le falde acquifere. L'UE deve sollecitare la Libia a instaurare sinergie regionali al fine di debellare minacce che presentano gravi implicazioni anche al di fuori dei suoi confini.

L'accordo quadro UE-Libia attualmente in fase di negoziazione potrebbe essere utile per orientare e strutturare in maniera strategica lo sviluppo delle relazioni esistenti, garantendo altresì che nell'ambito di queste ultime siano pienamente rispettati i valori e i principi europei e che siano favoriti gli interessi comuni dell'UE. Occorre procedere a una valutazione dell'accordo bilaterale Francia-Libia sulla cooperazione in materia di utilizzi civili dell'energia nucleare, in modo da verificare che lo stesso sia conforme agli impegni dell'UE e ai principi dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) per quanto concerne la lotta alla proliferazione nucleare e le garanzie di sicurezza. Per quanto attiene al trattato di amicizia italo-libico, il parlamento italiano ha esortato, in data 9 novembre 2010, a procedere al relativo riesame per garantirne la conformità con gli impegni internazionali e la Costituzione dell'Italia, con particolare riferimento al diritto di asilo e al diritto alla vita.

Il Parlamento europeo dovrebbe raccomandare un riesame, da parte di Consiglio e Commissione, dei negoziati con la Libia, tenendo conto, particolare, di quanto segue:

- occorre garantire che la Libia firmi con l'UNHCR un accordo sulla sede (accord de siège) e insistere perché la stessa ratifichi la Convenzione di Ginevra del 1951;

- è necessario insistere affinché la Libia adotti una moratoria sulla pena di morte;

- bisogna ottenere un impegno delle autorità libiche in vista dell'accettazione della competenza giurisdizionale del Tribunale penale internazionale;

- è assolutamente inaccettabile che Consiglio e Commissione continuino a perseguire un "accordo di riammissione" con la Libia, in quanto tale obiettivo è contrario ai principali valori dell'UE e alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea; qualsiasi tentativo di esternalizzare la gestione dei flussi migratori non può includere la tolleranza, da parte dell'UE, di pratiche repressive (respingimenti) o che comunque mettano a rischio l'incolumità dei migranti/rifugiati;

- l'UE dovrebbe incoraggiare le autorità libiche, fornendo loro assistenza in tal senso, a migliorare lo status degli immigrati regolari, a rilasciare loro permessi di soggiorno e a combattere la tratta degli esseri umani; l'assistenza finalizzata al miglioramento dei centri di permanenza dei clandestini nel paese deve costituire una delle priorità dell'Unione europea;

- il Consiglio e la Commissione dovrebbero coinvolgere le autorità libiche in discussioni sui principali problemi nell'ambito dei diritti umani, chiedendo in particolare di rivedere le norme che limitano i diritti di espressione, associazione e riunione, di rilasciare le persone detenute senza regolare processo, di indagare sulle torture o i maltrattamenti inflitti ai detenuti, sullo sfruttamento e gli abusi sessuali sui rifugiati, i richiedenti asilo e gli immigrati, nonché sulle responsabilità nell'ambito delle sparizioni, delle esecuzioni extragiudiziali e delle pene corporali come ad esempio la fustigazione e l'amputazione, di porre fine a tutti i rimpatri coatti di rifugiati e immigrati verso paesi in cui sussista un rischio di persecuzione per gli stessi, di individuare le persone scomparse o uccise in stato di detenzione (ad esempio le vittime del carcere di Abu Selime) e indennizzare le rispettive famiglie, di abrogare tutte le leggi discriminatorie nei confronti delle donne (ad esempio quelle sul matrimonio, il divorzio, le relazioni extraconiugali e la successione ereditaria), e di contrastare l'impunità attraverso, in particolare, l'attribuzione della responsabilità alle forze dell'ordine e il controllo giurisdizionale sull'Agenzia di sicurezza interna.

In conclusione, l'importanza strategica della Libia, unita alle numerose sfide legate alla stessa, mettono in risalto la necessità di una politica globale dell'UE nei confronti di tale paese. Unione europea e Libia devono impegnarsi su diversi fronti. L'accordo quadro in oggetto deve rappresentare altresì uno strumento concreto per promuovere lo Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani, la tutela degli immigrati e dei rifugiati, nonché lo sviluppo sostenibile in Libia.

PROPOSTA DI RACCOMANDAZIONE B7-0615/2010 (10.11.2010)

presentata a norma dell'articolo 121, paragrafo 1, del regolamento

da Ana Gomes, a nome del gruppo S&D

sui negoziati in corso riguardanti l'accordo quadro UE-Libia

Il Parlamento europeo,

–   viste le conclusioni del Consiglio Affari generali e relazioni esterne del 15 ottobre 2007 sull'apertura di negoziati in vista di un accordo quadro tra l'UE e la Libia, nonché le conclusioni del Consiglio europeo del 18-19 giugno e del 29-30 ottobre 2009 sulle politiche correlate alla migrazione,

–   visti i negoziati in corso tra l'UE e la Libia su un accordo quadro, l'agenda sulla cooperazione in materia di migrazione recentemente firmata e l'attuale cooperazione UE-Libia sulla migrazione e l'HIV-AIDS,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 10 dicembre 1948,

–   visti la Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e il protocollo del 31 gennaio 1967 relativo allo status dei rifugiati,

–   vista la Convenzione dell'Unione africana, del settembre 1969, che disciplina gli aspetti specifici dei rifugiati in Africa,

–   vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

–   vista la sua risoluzione del 17 giugno 2010 sulle esecuzioni in Libia,

–   visto l'articolo 121, paragrafo 1, del suo regolamento,

A. considerando che, nonostante la presenza di un regime dittatoriale, la Libia ha relazioni commerciali e politiche in espansione con gli Stati membri UE e svolge il ruolo di partner dell'UE nel Bacino del Mediterraneo e nell'Africa in una vasta gamma di settori, in particolare la migrazione, lo sviluppo, il cambiamento climatico, la sicurezza e la stabilità, fra cui l'azione contro la diffusione dell'estremismo, nonché la sicurezza energetica,

B.  considerando che l'accordo quadro attualmente in fase di negoziato contempla un'ampia serie di settori, dal rafforzamento del dialogo politico allo sviluppo di relazioni commerciali e al miglioramento della cooperazione in vari comparti,

C. considerando che il rispetto dei diritti dell'uomo, la democrazia e lo Stato di diritto nonché l'opposizione alla pena di morte sono principi fondamentali dell'UE; che il Parlamento europeo è fortemente impegnato a favore dell'abolizione universale della pena di morte,

D. considerando che la Libia non ha ratificato la Convenzione ONU sui rifugiati del 1951, ma ha ratificato la Convenzione dell'Unione africana che disciplina gli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa, la quale sottolinea al suo articolo 8 che "la presente Convenzione sarà l'efficace complemento regionale in Africa della Convenzione delle Nazioni Unite sullo status dei rifugiati del 1951" e che "gli Stati membri coopereranno con l'Alto Commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite",

E.  considerando che l'articolo 19, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea prevede che nessuno possa essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti,

F.  considerando che la Libia ha ratificato, fra gli altri strumenti internazionali in materia di diritti dell'uomo, la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1970), la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (1970), la Convenzione internazionale sull'eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione razziale (1968), la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (1989), la Convenzione contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti (1989), la Convenzione sui diritti del fanciullo (1993), nonché la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei loro familiari (2004),

G. considerando che, nonostante le continue gravi violazioni dei diritti dell'uomo, la Libia è stata recentemente eletta al Consiglio per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite,

H. considerando che, in esito ai due punti precedentemente menzionati, alla Libia incombono specifici obblighi giuridici internazionali di rispettare i diritti umani,

1.  rivolge, nel quadro degli attuali negoziati sull'accordo quadro, le seguenti raccomandazioni al Consiglio:

      a) esorta il Consiglio a dare al Parlamento accesso al mandato conferito alla Commissione per avviare i negoziati su un accordo quadro tra l'UE e la Libia, in conformità con l'articolo 218, paragrafo 10, del TFUE, il quale stabilisce che il Parlamento sia immediatamente e pienamente informato in tutte le fasi della procedura;

      b) esorta il Consiglio e la Commissione a insistere affinché la Libia ratifichi la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951 e raccomanda di offrire assistenza alla Libia in ordine all'attuazione delle relative misure di accompagnamento;

      c) esorta il Consiglio e la Commissione a chiedere che le autorità libiche concedano all'UNHCR di essere legittimamente presente nel paese con il mandato di esercitare la sua gamma completa di attività di protezione;

      d) esorta il Consiglio a cessare di perseguire un accordo di riammissione con la Libia, in quanto il respingimento di persone in un paese che registra costanti violazioni in materia di diritti dell'uomo e l'uso della pena di morte violerebbe gli obblighi giuridici dell'UE di tutelare i diritti dell'uomo; invita inoltre il Consiglio ad offrire ai rifugiati identificati in Libia un programma di reinsediamento negli Stati membri UE e a proporre misure per affrontare il problema della tratta di esseri umani nella regione, con particolare attenzione alla protezione delle donne e dei bambini;

      e) esorta il Consiglio a perseguire un accordo concernente una moratoria sulla pena di morte in Libia che ne comporti l'abolizione e a invitare le autorità libiche a pubblicare informazioni e statistiche sulle persone che sono state giustiziate in Libia dal 2008;

      f)  invita il Consiglio a rafforzare le sinergie regionali sullo sviluppo sostenibile e le questioni ambientali quali il cambiamento climatico, la scarsità delle risorse idriche e la desertificazione;

      g) ritiene che un accordo quadro dovrebbe includere l'assistenza in materia di costruzione delle capacità istituzionali come strumento per rafforzare la società civile, sostenere gli sforzi per la modernizzazione della Libia, incoraggiare le riforme democratiche e aprire lo spazio politico;

             h) raccomanda la costituzione di una delegazione UE a Tripoli;

2.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio e, per conoscenza, alla Commissione nonché ai governi degli Stati membri dell'Unione europea.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

9.12.2010

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

52

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Gabriele Albertini, Frieda Brepoels, Arnaud Danjean, Michael Gahler, Marietta Giannakou, Ana Gomes, Andrzej Grzyb, Takis Hadjigeorgiou, Richard Howitt, Anneli Jäätteenmäki, Ioannis Kasoulides, Nicole Kiil-Nielsen, Maria Eleni Koppa, Andrey Kovatchev, Wolfgang Kreissl-Dörfler, Eduard Kukan, Alexander Graf Lambsdorff, Vytautas Landsbergis, Krzysztof Lisek, Sabine Lösing, Ulrike Lunacek, Mario Mauro, Kyriakos Mavronikolas, Alexander Mirsky, María Muñiz De Urquiza, Norica Nicolai, Ria Oomen-Ruijten, Pier Antonio Panzeri, Ioan Mircea Paşcu, Vincent Peillon, Alojz Peterle, Bernd Posselt, Hans-Gert Pöttering, Cristian Dan Preda, Fiorello Provera, Nikolaos Salavrakos, Jacek Saryusz-Wolski, Werner Schulz, Charles Tannock, Inese Vaidere, Graham Watson

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Elena Băsescu, Emine Bozkurt, Hélène Flautre, Lorenzo Fontana, Kinga Gál, Liisa Jaakonsaari, Elisabeth Jeggle, Indrek Tarand, Traian Ungureanu, Janusz Władysław Zemke

Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Eleni Theocharous