RELAZIONE sul sistema delle scuole europee

1.8.2011 - (2011/2036(INI))

Commissione per la cultura e l'istruzione
Relatore: Jean-Marie Cavada

Procedura : 2011/2036(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A7-0293/2011
Testi presentati :
A7-0293/2011
Testi approvati :

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sul sistema delle scuole europee

(2011/2036(INI))

Il Parlamento europeo,

-     visto l'articolo 165 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

–    vista la relazione della Commissione al Parlamento europeo dal titolo "Il sistema delle Scuole europee nel 2009"(COM(2010)0595),

–    vista la convenzione che definisce lo statuto delle scuole europee[1],

–    vista la sua risoluzione dell'8 settembre 2005 sulle opzioni di sviluppo del sistema delle scuole europee[2],

–    visto il regolamento (CE, Euratom) n. 723/2004 del Consiglio, del 22 marzo 2004, che modifica lo statuto dei funzionari delle Comunità europee e il regime applicabile agli altri agenti di dette Comunità[3],

–    vista la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone disabili, entrata in vigore il 3 maggio 2008 e ratificata dall'Unione europea il 23 dicembre 2010, in particolare l'articolo 24[4],

–    vista la relazione annuale del segretario generale delle scuole europee presentata al consiglio superiore nella riunione del 12, 13 e 14 aprile 2011 a Bruxelles[5],

–    visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–    visti la relazione della commissione per la cultura e l'istruzione e i pareri della commissione per i bilanci e della commissione giuridica (A7-0293/2011),

A. considerando che l'articolo 165 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea sottolinea che l'Unione contribuisce allo sviluppo di un'istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra Stati membri e, se necessario, sostenendo ed integrando la loro azione nel pieno rispetto della responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell'insegnamento e l'organizzazione del sistema d'istruzione, nonché delle loro diversità culturali e linguistiche,

B.  considerando che nel preambolo della convenzione del 1994 recante statuto delle scuole europee[6] si afferma che le scuole europee costituiscono un sistema "sui generis" e che detto sistema attua una forma di cooperazione tra gli Stati membri e tra questi e le Comunità europee nel pieno rispetto della responsabilità degli Stati membri in materia di contenuti dell'insegnamento e di organizzazione del loro sistema scolastico, nonché della loro diversità culturale e linguistica,

C. considerando che l'articolo 1 della convenzione prevede che altri allievi possano beneficiare dell'insegnamento impartito dalle scuole entro i limiti fissati dal consiglio superiore che, conformemente al punto II.7 del capitolo XII della Raccolta di decisioni del consiglio superiore, può concedere lo status di categoria I al personale di qualsiasi organizzazione comunitaria istituita con atto delle Istituzioni comunitarie e al personale in servizio di altre organizzazioni riconosciute dal consiglio superiore,

D. considerando che le scuole europee consentono agli alunni di affermare la propria identità culturale e acquisire un elevato livello di conoscenza di almeno due lingue, compresa la loro lingua materna, il cui apprendimento è incoraggiato sin dalla più tenera età, sottolineando l'importanza del multiculturalismo e coltivando la comprensione e il rispetto reciproci,

E.  considerando che le scuole europee non possono essere assimilate a scuole internazionali, nel senso che non corrispondono a una scelta di scolarizzazione dei genitori ma all'esigenza di scolarizzare dei bambini nella loro lingua materna e di sviluppare la dimensione europea nell'istruzione,

F.  considerando che le modalità di funzionamento delle scuole europee, che si fondano sin dall'origine su una convenzione intergovernativa, dovrebbero essere migliorate, e che è necessario fondare il sistema su una base giuridica che permetta di semplificarlo e di accrescerne la trasparenza e l'efficacia,

G. considerando che la riforma del sistema delle scuole europee è stata approvata dal consiglio superiore nell'aprile 2009,

H. considerando che l'esperienza ultracinquantennale di funzionamento delle scuole europee ha dimostrato l'unicità e l'attrattiva del sistema e del suo modello di insegnamento; che uno degli obiettivi della riforma è di estendere tale sistema e il diploma di maturità europeo ad altri studenti dell'Unione, e che gli obiettivi della riforma non potranno essere raggiunti senza una radicale modifica dello status giuridico su cui è basato l'intero sistema,

I.   considerando che la relazione della Commissione sul sistema delle scuole europee nel 2009[7] ha evidenziato il persistere e l'aggravarsi di alcuni problemi sistemici, quali l'irreperibilità di insegnanti comandati, i ritardi o la mancata dotazione di infrastrutture sufficienti nelle sedi, che incidono direttamente sulla qualità dell'istruzione, le politiche in materia di iscrizioni, la qualità di vita di alunni, genitori e insegnanti e gli aspetti finanziari del funzionamento delle scuole,

J.   considerando che nelle scuole di Bruxelles e Lussemburgo la carenza di edifici scolastici e di infrastrutture crea problemi di sovraffollamento che nuocciono alla qualità dell'insegnamento e impediscono l'accesso alle scuole a bambini diversi dai figli del personale delle istituzioni; che è necessario garantire che tutti gli allievi ricevano la stessa istruzione di qualità a prescindere dalla madrelingua, dall'ubicazione della scuola o dalla categoria,

K. considerando che la riforma delle scuole europee del 2009 perseguiva l'obiettivo principale di aprire le scuole europee ad un pubblico più ampio e diversificato, assicurando nel contempo la validità a lungo termine del sistema,

L.  considerando che il modello d'insegnamento su cui si basano le scuole europee dovrebbe essere incoraggiato negli Stati membri, dato che implica un valore aggiunto, e reso parte integrante dei loro sistemi di insegnamento,

M. considerando la difficoltà di raggruppare in seno al medesimo sistema di insegnamento, che dovrebbe portare all'ottenimento di un unico diploma, il diploma di maturità europeo, alunni provenienti da orizzonti culturali e linguistici diversi, i cui talenti e le cui capacità possono essere estremamente vari, e riconoscendo pertanto la necessità di prevedere un accompagnamento adeguato per gli alunni con esigenze educative speciali (SEN),

N. riconoscendo la necessità di considerare l'istituzione di un certificato di fine studi diverso dal diploma di maturità europeo per gli alunni che si orientano verso una formazione incentrata sull'apprendimento di una professione,

O. considerando che, nella sua risoluzione dell'8 settembre 2005, il Parlamento europeo aveva, tra l'altro, chiesto il lancio di un progetto pilota su un centro di risorse per gli alunni con esigenze specifiche, che una somma di 200 000 euro è stata destinata a tal fine nel bilancio dell'UE per l'anno 2008 e che tale somma è stata infine utilizzata per il finanziamento di uno studio sulla politica e la pratica dell'insegnamento SEN nelle scuole europee,

P.  considerando che la convenzione recante statuto delle scuole europee stabilisce al suo articolo 4 che per favorire la reciproca intesa e comprensione tra gli alunni appartenenti alle varie sezioni linguistiche, migliorandone le abilità linguistiche, è previsto di impartire alcuni corsi in comune in una qualsiasi lingua dell'UE a classi dello stesso livello qualora le circostanze lo giustifichino,

Q. considerando che, conformemente all'articolo 25 della convenzione recante statuto delle scuole europee, le scuole sono finanziate essenzialmente dai contributi degli Stati membri attraverso il comando dei docenti, che nel 2010 hanno rappresentato il 21% del bilancio delle scuole europee, e il contributo di equiparazione dell'UE volto a coprire la differenza tra l'importo globale delle spese delle scuole e il totale delle altre entrate, che nel 2010 equivaleva al 58% circa del bilancio delle scuole europee; considerando altresì che le scuole europee dipendono, attraverso il consiglio superiore, da un esecutivo intergovernativo,

R.  considerando altresì che l'articolo 25 prevede che il bilancio delle scuole europee può ricevere un contributo finanziario deciso dal consiglio superiore che statuisce all'unanimità,

S.  considerando che la crisi economica ha avuto ripercussioni sul finanziamento delle scuole europee e che la Commissione ha pertanto chiesto riforme per razionalizzare i costi nelle scuole, ma che ciò non dovrebbe influire sull'istruzione dei bambini più vulnerabili con difficoltà di apprendimento ed esigenze speciali, né pregiudicare l'insegnamento nella madrelingua o comportare una riduzione dell'insegnamento di lingue diverse dal francese, dal tedesco e dall'inglese,

T.  considerando che, in seguito agli ultimi due allargamenti, il numero di alunni senza sezione linguistica non cessa di aumentare, e che questi alunni non devono essere penalizzati in alcun modo per il fatto che non hanno una sezione linguistica,

U. considerando che l'aumento del numero degli alunni delle scuole europee è una diretta conseguenza della politica di assunzione praticata dalle istituzioni europee dopo il 2004, che ha comportato l'assunzione di personale di età inferiore ai 30 anni, e che nel frattempo questi giovani funzionari hanno creato una famiglia e iscritto i loro figli alle scuole europee,

V. considerando che gli alunni senza sezione linguistica beneficiano di un aiuto all'apprendimento nella lingua della sezione linguistica in cui sono integrati, in modo da poter seguire le lezioni, e di corsi nella loro lingua materna, e che poche ore settimanali sono assolutamente il minimo indispensabile per mantenere i legami con la propria madrelingua e cultura,

W. considerando che nel 2004 è stato introdotto un prelievo speciale sullo stipendio dei funzionari destinato tra l'altro alle scuole europee, che avrebbe dovuto rispecchiare i costi della politica sociale, del miglioramento delle condizioni di lavoro e delle scuole europee,

Considerazioni generali

1.  deplora il fatto che le scuole europee spesso siano a torto assimilate a scuole d'élite, mentre hanno il compito di impartire un insegnamento nella lingua materna a scolari i cui genitori possono essere indotti a cambiare sede di servizio o a rientrare nel paese d'origine, nonché di sviluppare la dimensione europea nell'istruzione;

2.  rammenta che questo sistema specifico di istruzione consente agli alunni di studiare tutte le materie (in particolare quelle scientifiche) nella propria lingua madre con insegnanti qualificati, o, per gli alunni senza sezione linguistica, con il necessario supporto di apprendimento e di corsi per conservare la propria lingua materna;

Organizzazione e diffusione del sistema e del diploma di maturità europeo ("Baccalaureato europeo")

3.  ritiene che questo sistema educativo specifico permetta agli alunni di studiare tutte le materie in un ambiente multiculturale e multilingue, con insegnanti qualificati, mantenendo la propria lingua materna;

4.   ritiene che le scuole europee, che costituiscono un'eccellente vetrina educativa fondata su una pedagogia già rivelatasi proficua, dovrebbero diventare l'esempio di una delle migliori forme di scolarizzazione possibile in Europa, basata sulla diffusione di cultura, valori e lingue europei, e che l'inserimento di alcuni elementi di tale modello, come l'accento sulla conoscenza delle lingue straniere, nei sistemi nazionali e regionali di istruzione favorirebbe la mobilità professionale e contribuirebbe a promuovere il multilinguismo e l'integrazione europea;

5.  ritiene che le scuole europee svolgano un valido ruolo nelle proprie comunità;

6.  ritiene che le scuole europee debbano anche farsi promotrici del multiculturalismo e del multilinguismo e modello nella tutela e nella promozione delle lingue di minor uso internazionale; ritiene che il numero esiguo di alunni richiedenti l'istruzione in una determinata lingua non dovrebbe portare alla sospensione dell'istruzione in quella particolare lingua, sottolineando che l'istruzione nella lingua madre costituisce il principio fondante delle scuole europee;

7.  attira l'attenzione sulla necessità di rendere il programma di studi delle scuole europee più compatibile con i sistemi di istruzione nazionali, in modo da facilitare la rapida reintegrazione degli alunni che rientrano nei loro paesi di origine;

8.  è del parere che i tagli di bilancio che devono sostenere le scuole debbano essere accompagnati da un rafforzamento reale della loro autonomia in materia di gestione, consentendo, per esempio, alle scuole, di trovare altri finanziamenti, e dai mezzi per attuarla conformemente agli obiettivi definiti durante la riforma del 2009; ritiene inoltre che la riforma organizzativa da attuare non debba pregiudicare i principi fondanti delle scuole europee;

9.  ritiene che una maggiore autonomia di bilancio per ciascun istituto possa costituire una risposta adeguata ai fini di una migliore gestione delle risorse destinate alle scuole europee; sottolinea che questa implementazione deve avvenire solo dopo una valutazione da parte della Commissione europea, volta ad accertare che una maggiore autonomia sarebbe vantaggiosa per le scuole.

10. sottolinea che le scuole europee si trovano attualmente in un limbo giuridico, che si manifesta nella mancanza di chiarezza dello status giuridico e giurisdizionale degli atti adottati dagli organi delle scuole, nei mezzi insufficienti per contestare tali atti dinanzi alle istanze nazionali, e nell'impossibilità di presentare ricorso al Mediatore europeo;

11. ritiene che l'attuale status giuridico intergovernativo delle scuole europee abbia raggiunto i propri limiti e necessiti di un profondo cambiamento; è dell'avviso che tale cambiamento dovrebbe essere di natura tale da consentire all'Unione di svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l'azione degli Stati membri, senza tuttavia sostituirsi alla loro competenza, e di adottare atti giuridicamente vincolanti ai sensi degli articoli 2 e 6 del TFUE;

12. insiste sulla necessità di determinare una base giuridica adeguata per le scuole europee nella sfera di competenza dell'UE e auspica che la Direzione generale istruzione e cultura della Commissione, congiuntamente alla commissione per la cultura e l'istruzione del Parlamento, competente conformemente all'allegato VII del regolamento del Parlamento europeo in materia di promozione del sistema delle scuole europee, possano essere associate a ogni riflessione condotta in merito, nonché a tutte le discussioni riguardanti il futuro delle scuole;

13. ritiene che le scuole europee dovrebbero dipendere direttamente dall'Unione e che, a tal fine, una base giuridica adeguata potrebbe essere costituita dall'articolo 165 del TFUE, che recita: "L'Unione contribuisce allo sviluppo di un'istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra Stati membri e, se necessario, sostenendo ed integrando la loro azione nel pieno rispetto della responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell'insegnamento e l'organizzazione del sistema di istruzione, nonché delle loro diversità culturali e linguistiche", e specifica ulteriormente gli obiettivi dell'azione dell'Unione, che corrispondono a quelli delle scuole europee;

14. esorta il consiglio superiore ad anticipare meglio le esigenze infrastrutturali e ad adottare misure che consentano di soddisfare la domanda reale di insegnamento europeo; invita gli Stati membri e la Commissione a favorire lo sviluppo di scuole di tipo II e III;

15. incoraggia gli Stati membri e i governi regionali con poteri legislativi in materia di istruzione a promuovere il concetto di scuole europee nel proprio territorio attraverso campagne di sensibilizzazione sull'istruzione europea, la promozione del diploma di maturità europeo e la creazione di istituti pilota, come previsto nella riforma del 2009, in vista di un'apertura del sistema intesa a favorire l'accesso agli studi europei e al diploma di maturità europeo nei vari Stati membri;

16. invita gli Stati membri a collaborare nella fase di stesura dei propri programmi scolastici nazionali, facendo fruttare l'esperienza delle scuole europee in materia pedagogica, in modo da ravvicinare i sistemi nazionali e il sistema delle scuole europee; sottolinea il ruolo peculiare dei programmi scolastici di materie come le lingue, la storia e la geografia nel rafforzamento di un'identità comune europea; ribadisce la sua richiesta agli Stati membri di promuovere l'inclusione – in corsi di maturità o equivalenti – di una materia specifica sugli antefatti, gli obiettivi e il funzionamento dell'Unione europea e delle sue istituzioni, il che favorirà l'avvicinamento dei giovani al processo di costruzione europea;

17. invita gli Stati membri a proseguire una riflessione collettiva sul miglior modo di concretizzare la volontà di apertura del sistema;

18. raccomanda agli Stati membri di promuovere in seno al proprio sistema educativo taluni concetti desunti dal sistema delle scuole europee, onde favorire la consapevolezza di una cittadinanza europea fin dalla più giovane età;

19. chiede all'Autorità centrale per le iscrizioni di stabilire un forum di scambio per tutti i genitori che non abbiano conseguito un posto per i figli nella scuola di loro scelta, affinché possano effettuare un trasferimento alla scuola desiderata mediante uno scambio con un altro alunno;

20. ricorda che, ai sensi dell'articolo 5 della convenzione recante statuto delle SE, i titolari del diploma di maturità europeo possono chiedere di essere ammessi in qualsiasi università dell'UE con gli stessi diritti dei cittadini dello Stato in questione in possesso di titoli di studio equivalenti e chiede insistentemente agli Stati membri di vigilare sul rispetto delle disposizioni in materia affinché il diploma di maturità europeo sia riconosciuto automaticamente in tutti gli Stati membri, evitando qualsiasi tipo di discriminazione tra gli studenti delle scuole europee e quelli in possesso di qualifiche nazionali equivalenti;

21. esorta gli Stati membri a garantire che tutte le università e gli istituti di istruzione superiore applichino i medesimi requisiti al riconoscimento della formazione degli studenti delle scuole europee e degli studenti delle scuole nazionali e che tali studenti ricevano gli stessi crediti per la propria formazione, al fine di avere analoghe possibilità e opportunità di accesso all'istruzione superiore;

22. esorta gli Stati membri e le amministrazioni regionali con poteri legislativi in materia d'istruzione ad adeguare una parte considerevole del loro sistema scolastico pubblico affinché, al termine della scuola secondaria, gli studenti conseguano il diploma di maturità europeo;

23. esorta il consiglio superiore a sviluppare più attivamente le scuole europee, seguendo l'esempio dei migliori sistemi scolastici al mondo, in base a quanto dimostrato dagli studi nell'ambito del programma PISA, e incoraggia lo sviluppo di gemellaggi tra scuole europee e nazionali quale mezzo per favorire gli scambi alunni/insegnanti e far conoscere il sistema delle scuole europee negli Stati membri, sul modello del programma Comenius;

Aspetti di bilancio

24. constata che le entrate stagnano o diminuiscono soprattutto a causa delle iscrizioni provenienti da enti a contratto o famiglie che non appartengono alle istituzioni dell'Unione e che vengono rifiutate in mancanza di posti e auspica la ricerca di nuove soluzioni alla luce delle nuove risorse finanziarie provenienti da lavoratori a mobilità del settore privato e di altre istituzioni internazionali;

25. prende atto dell'esigenza di razionalizzare i costi di gestione di tali scuole, ma sottolinea che i tentativi di tagliare le spese non devono rimettere in discussione i principi fondamentali su cui si basa il concetto di scuola europea, quale l'insegnamento nella lingua materna attraverso personale che parla tale lingua dalla nascita, non devono pregiudicare gli insegnamenti fondamentali come le scienze e la matematica e non devono essere effettuati a scapito della qualità dell'insegnamento; sottolinea che occorre garantire condizioni di insegnamento pari ed equivalenti per gli alunni di tutte le comunità linguistiche delle scuole europee;

26. invita l'Unione europea a stabilire il suo contributo di bilancio affinché questi principi siano rispettati e vi sia un'adeguata disponibilità per studenti con esigenze educative speciali (SEN) o con altre difficoltà di apprendimento che richiedano un supporto specifico, nonché a fornire una ripartizione dettagliata dei fondi destinati agli studenti SEN, in modo da garantirne un uso ottimale; invita la Commissione, prima di decidere in merito a qualsiasi modifica di bilancio e in cooperazione con le scuole e le associazioni di genitori e insegnanti, ad elaborare una valutazione d'impatto sulle varie soluzioni atte a razionalizzare il sistema, compresa l'analisi degli aspetti educativi;

27. considera opportuno, a breve termine, onorare gli impegni dell'Unione europea, pur tenendo conto del contesto di restrizioni di bilancio a livello dell'Unione e degli Stati membri; constata che il progetto di bilancio 2012 prevede un aumento dell'1,7% per le scuole europee mentre le difficoltà di bilancio hanno indotto la Commissione a proporre un congelamento delle sue spese amministrative ed un aumento dell'1,3% per le spese amministrative per tutte le istituzioni; si impegna ad esaminare con attenzione gli stanziamenti iscritti nelle linee di bilancio interessate al fine di soddisfare tutti i bisogni finanziari;

28. rileva che il coinvolgimento dell'Unione europea nelle scuole europee è sproporzionatamente esiguo rispetto al contributo finanziario a titolo del suo bilancio;

29. sottolinea che i tagli proposti ai bilanci delle scuole europee costituiscono una seria minaccia alla qualità educativa e all'adeguato funzionamento delle scuole europee e si oppone dunque a qualsivoglia taglio di bilancio;

30. ritiene che molti dei problemi sistemici siano dovuti al mancato rispetto degli obblighi da parte degli Stati membri; segnala l'assenza di garanzie giuridiche relative all'adempimento dei propri obblighi da parte degli Stati membri a norma della convenzione;

31. constata che taluni Stati membri si disinteressano sempre più dei propri obblighi in materia di comando di professori invocando in particolare lo scarto esistente tra la percentuale di alunni scolarizzati della loro nazionalità e il contributo che viene loro richiesto di fornire al bilancio delle scuole;

32. constata che la chiave di ripartizione deve altresì svolgere un ruolo positivo a favore di un sistema più giusto nel pagamento delle spese scolastiche richieste ai genitori che non fanno parte delle istituzioni europee o di imprese che abbiano firmato una convenzione con le scuole europee;

33. chiede alla Commissione di considerare la creazione di un sistema di elenchi di riserva per coprire i posti che non possono essere occupati da insegnanti comandati e quelli che devono essere occupati da insegnanti assunti in loco, e ciò al fine di garantire la copertura delle necessità di insegnanti, nonché la qualità e la continuità dell'insegnamento;

34. incoraggia la creazione, una volta raggiunta la quota di alunni, di nuove sezioni linguistiche onde permettere agli alunni senza sezione linguistica di seguire un insegnamento nella propria lingua madre e evitare qualsiasi discriminazione rispetto agli alunni di altre sezioni linguistiche, con conseguente riduzione dei costi connessi allo specifico status di alunni senza sezione linguistica;

35. rileva con preoccupazione che le carenze di personale comandato devono essere compensate attraverso l'assunzione in loco di insegnanti la cui retribuzione è a carico delle scuole; chiede al consiglio superiore di vigilare affinché gli Stati membri che non contribuiscono finanziariamente attraverso comandi di insegnanti versino un contributo finanziario equivalente al bilancio delle scuole;

36. ritiene che l'attuale sistema di finanziamento faccia gravare un onere sproporzionato in materia di comandi e di fornitura di infrastrutture scolastiche su taluni Stati membri e chiede al consiglio superiore di rivedere il modello di finanziamento delle scuole e di assunzione degli insegnanti;

37. ribadisce che le scuole europee devono essere finanziate in modo congruo e serio, onde assolvere agli impegni presi nel quadro della convenzione e dello statuto dei funzionari ed altri agenti dell'Unione europea e garantire la qualità dell'insegnamento come pure condizioni di insegnamento pari ed equivalenti per gli allievi di tutte le comunità linguistiche nelle scuole europee; prende atto, a tale riguardo, della recente petizione delle associazioni dei genitori di allievi e dei professori delle scuole europee di Bruxelles, che mette in evidenza le gravi minacce poste dai tagli proposti alla qualità dell'istruzione e al corretto finanziamento delle scuole europee e si oppone pertanto a eventuali tagli di bilancio;

38. chiede alla Commissione di adottare le disposizioni necessarie a poter definire la percentuale del prelievo speciale destinato alle scuole europee;

39. sottolinea, in una prospettiva di lungo termine, l'importanza di assicurare una maggiore trasparenza per quanto riguarda il contributo finanziario dell'Unione europea e di garantire meglio l'apertura e la diversità negli istituti in questione, introducendo nel contempo un sistema di finanziamento sostenibile; chiede in tale contesto alla Commissione di precisare per quali scopi è stato utilizzato il prelievo speciale; chiede alla Commissione di presentargli un aggiornamento sull'attuazione della riforma del 2009 nonché sui bisogni in materia di finanziamento per gli esercizi futuri, in particolare per quanto riguarda la politica immobiliare;

Aspetti pedagogici

40. auspica che, conformemente all'art. 4 della convenzione recante statuto delle scuole europee, che intende favorire il ravvicinamento e la comprensione reciproca tra gli alunni delle diverse sezioni linguistiche attraverso alcuni corsi dati in comune a classi dello stesso livello, si consideri di generalizzare il ricorso alle lingue veicolari per quanto riguarda l'insegnamento di tutte le materie non fondamentali, senza che ciò vada a detrimento degli alunni la cui lingua madre non rientra tra le lingue veicolari;

41. ribadisce il valore intrinseco dell'insegnamento di alcune materie nelle lingue nazionali meno diffuse parlate da un numero esiguo di cittadini dell'UE;

42. sottolinea la necessità di una valutazione esterna dei programmi delle scuole europee, che non dovrebbe comportare costi aggiuntivi per le scuole, nonché l'importanza di attuare le riforme in corso del diploma di maturità;

43. auspica che l'assunzione di personale locale risponda a criteri di eccellenza, che si assicuri la qualità dell'insegnamento, la formazione e le sostituzioni in caso di assenze e che il consiglio superiore garantisca che le competenze professionali del personale siano valutate da ispettori;

44. ritiene che si debbano organizzare programmi di formazione speciale e seminari professionali per gli insegnanti provenienti da diversi sistemi nazionali, al fine di prepararli, in base a norme e criteri comuni, al lavoro nel sistema delle scuole europee;

45. ribadisce che il fatto di farsi carico degli alunni con esigenze educative specifiche resta una priorità e che le scuole europee devono fare tutto il possibile per aumentare le loro competenze in materia di istruzione degli alunni disabili; chiede al riguardo al consiglio superiore di vigilare affinché vengano applicati coefficienti a tale categoria di alunni in sede di calcolo della dimensione delle classi e di garantire la piena integrazione di tali studenti;

46. chiede al consiglio superiore delle scuole europee di procedere all'attuazione delle raccomandazioni sugli studenti SEN risultanti dall'inchiesta del 2009 dell'équipe di esperti svedesi e di elaborare un piano d'azione in materia;

47. sottolinea la necessità di definire un sistema ben funzionante per favorire il processo di integrazione degli studenti disabili nelle scuole europee (ad esempio, mediante il sostegno di insegnanti specializzati), al fine di assicurare la mobilità dei loro genitori;

48. constata che il tasso ufficiale di fallimento scolastico del 2,7% comunicato dal consiglio superiore non tiene conto della grande disparità dei risultati scolastici nelle scuole europee con, in particolare, un tasso anormalmente elevato di fallimento scolastico nella sezione francofona constatato da numerosi anni; chiede che il consiglio superiore si interroghi sulle cause e le conseguenze pedagogiche e finanziarie di questo malfunzionamento, del tasso di fallimento in generale e dell'attuale elevata percentuale di alunni ripetenti;

49. ribadisce la sua richiesta al consiglio superiore di impegnarsi a trovare alternative per gli alunni che non riescono a restare nell'indirizzo scolastico che dovrebbe portare al diploma di maturità europeo e di prevedere la creazione di un certificato di fine studi diverso dal diploma di maturità europeo per gli alunni che si orientano verso la filiera professionale; sostiene che qualsiasi nuova certificazione debba essere sottoposta a una valutazione d'impatto e debba garantire un valore aggiunto ai quadri delle qualifiche esistenti;

50. ribadisce che la presa in considerazione degli alunni con esigenze educative specifiche deve restare una priorità, tanto più che le scuole europee offrono ad oggi un unico tipo di diploma e devono dunque garantire il massimo accompagnamento possibile al fine di evitare, nella misura del possibile, un fallimento scolastico che rischi di sfociare in un'impasse se l'alunno non ha, per ragioni linguistiche o di altro tipo, accesso ad altri indirizzi scolastici nell'insegnamento nazionale del paese d'accoglienza;

o

o         o

51. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché agli Stati membri e al consiglio superiore delle scuole europee.

  • [1]  GU L 212 del 17.8.1994, pag. 3.
  • [2]  GU C 193 E del 17.8.2006, pag. 333.
  • [3]  GU L 124 del 27.4.2004, pag. 1.
  • [4]  http://www.un.org/disabilities/documents/convention/convoptprot-f.pdf.
  • [5]  Rif.: 2011-02-D-39-fr-1.
  • [6]  GU L 212 del 17.8.1994, pag. 3.
  • [7]  COM(2010) 595 definitivo.

MOTIVAZIONE

1. Quadro della situazione

La prima scuola europea è stata creata a Lussemburgo nell'ottobre del 1953 su iniziativa di un gruppo di funzionari. Questa esperienza educativa, che riunisce allievi di lingua madre diversa, è stata rapidamente giudicata positiva e così, negli anni, sono state fondate in varie città 14 scuole europee che, nella classificazione attuale, corrispondono alla categoria di scuole "di tipo I".

Nel 2010 queste scuole contavano 22 778 alunni, di cui 14 292 solo a Bruxelles e Lussemburgo, pari a quasi il 63% degli iscritti totali. Tra il 2007 e il 2010 la popolazione scolastica è aumentata dell'8,35 %. A Bruxelles e a Lussemburgo è prevista l'apertura di due nuove scuole nel 2012.

Gli alunni sono suddivisi in tre categorie. Alla prima categoria appartengono sostanzialmente i figli dei funzionari e degli agenti contrattuali delle istituzioni. Il loro numero è in crescita costante e attualmente rappresentano quasi i tre quarti della popolazione scolastica. La loro percentuale supera il 90% nelle quattro scuole di Bruxelles, dove l'insufficienza delle infrastrutture impone l'applicazione di una politica restrittiva all'iscrizione degli alunni di categoria II (che sono ammessi in base alle condizioni previste dagli accordi conclusi tra le scuole e certe organizzazioni e aziende) e di categoria III (i cui genitori sono tenuti al pagamento di una retta scolastica). Di conseguenza, a causa delle restrizioni in fatto di infrastrutture, il consiglio superiore ha deciso di non sottoscrivere più accordi di categoria II per le scuole di Bruxelles.

2. Aspetti pedagogici

L'organizzazione pedagogica delle scuole europee prevede che l'istruzione di base sia impartita nella lingua madre dell'alunno. Ogni scuola comprende quindi diverse sezioni linguistiche. La suddivisione delle lezioni e il loro contenuto sono gli stessi per tutte le sezioni.

Qualora non sussistano le condizioni per la creazione di una nuova sezione linguistica, gli studenti senza sezione linguistica (SWALS) vengono iscritti in un'altra sezione, beneficiando però sia dell'insegnamento della loro lingua madre sia di un programma specifico di potenziamento della lingua della sezione a cui sono iscritti.

Al fine di favorire una vera istruzione multiculturale, viene posto l'accento sull'apprendimento, la comprensione e l'utilizzo delle lingue straniere. Lo studio di una prima lingua straniera, detta anche lingua "veicolare" (inglese, tedesco o francese), è obbligatorio sin dalla prima elementare. Tutti gli alunni iniziano poi a studiare una seconda lingua straniera a partire dal secondo anno del ciclo secondario. Le lezioni di lingua riuniscono gruppi di alunni di nazionalità diverse e sono impartite da professori madrelingua. Questa commistione linguistica si ritrova anche nelle lezioni di educazione artistica, di educazione musicale e di educazione fisica, a cui prendono parte alunni di sezioni diverse.

Un'altra peculiarità dell'insegnamento riguarda le "ore europee" settimanali previste nel ciclo primario, a cui partecipano gli alunni di tutte le sezioni per attività ludiche, culturali e artistiche.

Va osservato che le scuole europee offrono un unico indirizzo, che porta al conseguimento di un diploma di maturità europeo. Poiché gli alunni che incontrino difficoltà a livello scolastico non possono cambiare indirizzo, il sistema prevede un sostegno per gli alunni con esigenze educative specifiche (SEN), affinché il maggior numero possibile riesca a ottenere detto diploma. Nel 2009-2010, la percentuale media di bocciature nel ciclo primario e secondario era pari al 2,7%[1].

3. Aspetti relativi al bilancio e politica del personale

Come ricordato nel preambolo della convenzione recante statuto delle scuole europee[2], tali scuole costituiscono un sistema sui generis, basato sulla cooperazione tra gli Stati membri e l'Unione europea.

L'articolo 25 della convenzione prevede che il bilancio delle scuole sia alimentato mediante:

1) i contributi versati dagli Stati membri tramite il mantenimento della retribuzione dei docenti in comando o che vengono designati e, se del caso, sotto forma di contributo finanziario deciso dal consiglio superiore che delibera all'unanimità;

2) il contributo delle Comunità europee destinato a coprire la differenza tra l'importo globale delle spese delle scuole e il totale delle altre entrate;

3) i contributi degli organismi non comunitari con i quali il consiglio superiore ha concluso un accordo.

Per quanto concerne i contributi versati dagli Stati membri, nel 2010 il numero di posti di docenti comandati non coperti dagli Stati ammontava a 64, di cui 27 per la lingua inglese. L'inglese è in effetti la lingua studiata da quasi tutti gli alunni, ed è nella sezione inglese (e in quella francese) che si iscrive la maggioranza degli alunni senza sezione linguistica[3]. Questa situazione crea uno squilibrio tra la percentuale degli alunni britannici e quella dei docenti comandati della stessa nazionalità. Per far fronte a tale problema, nel 2008 a Helsinki il consiglio superiore ha adottato principi generali volti a definire una ripartizione equa dei costi tra gli Stati membri, basata sulla percentuale degli alunni di ogni nazionalità (si veda il punto 4).

È stato proposto un approccio che dia la possibilità agli Stati membri che lo desiderano di comandare docenti per assicurare l'insegnamento in una data lingua da parte di persone non madrelingua. Dopo due anni si può constatare che pochi Stati membri sono disposti a provvedere a posti che prevedano l'insegnamento in una lingua detta "veicolare".

L'unica soluzione alla carenza di insegnanti consiste quindi nel ricorrere a docenti a orario ridotto, ossia professori assunti in loco e finanziati dal bilancio delle scuole. Un terzo delle ore di lezione delle scuole europee è ormai coperto da docenti a orario ridotto, con un conseguente aumento del contributo dell'Unione al bilancio delle scuole.

Pertanto, se si osserva l'evoluzione dei contributi forniti ai bilanci delle scuole europee dai diversi attori del sistema a partire dal 2005, è possibile constatare una diminuzione dei contributi versati dagli Stati membri, un aumento della quota rappresentata dal contributo della Commissione e una diminuzione di quella rappresentata dai contributi degli alunni di categoria III[4].

4. Riforma del 2009 e apertura del sistema

In collaborazione con il Parlamento europeo, che si è espresso in particolare attraverso la risoluzione del 2005 sulle scuole europee[5], la Commissione ha iniziato a riflettere sin dal 2004 sul modo migliore di riformare il sistema delle scuole europee affinché possa far fronte alle sfide poste dall'allargamento dell'Unione. Tale riforma doveva inoltre essere un'occasione per ampliare l'accesso agli studi europei. In effetti, come sottolineato dal Parlamento nella risoluzione del 2005, il modello pedagogico europeo si è dimostrato efficace ed è auspicabile che diventi accessibile ad altri alunni oltre a quelli delle scuole europee.

Il consiglio superiore ha approvato a maggio 2009 i principi di tale riforma, avente tre obiettivi principali:

•     semplificare la gestione globale del sistema affinché le decisioni siano prese al livello adeguato;

•     assicurare una ripartizione equa dei costi di funzionamento del sistema tra tutti gli Stati membri;

•     aprire il sistema alle scuole di tipo II (scuole nazionali accreditate dal consiglio superiore rivolte principalmente ai figli dei dipendenti delle istituzioni europee) e alle scuole di tipo III (scuole nazionali accreditate dal consiglio superiore aperte a tutti gli alunni senza distinzioni).

Da allora, diverse scuole nazionali insediate sul territorio dell'Unione che impartiscono un'istruzione europea hanno sottoscritto una convenzione che le abilita a offrire il piano di studi europeo, rilasciando il relativo diploma di maturità.

5. Posizione del relatore

Le scuole europee sono state create per garantire l'accesso all'istruzione nella propria lingua madre ai figli degli agenti delle istituzioni europee chiamati a lavorare e a vivere all'estero in un contesto culturale diverso, cosicché possano in qualsiasi momento reinserirsi in una scuola del loro paese d'origine. Esse rappresentano dunque una necessità, non un lusso.

È opportuno rammentare che, in tutti gli Stati membri, l'insegnamento è gratuito e che gli agenti delle istituzioni non hanno altra possibilità che iscrivere i propri figli in questi istituti specifici se vogliono assicurare loro un'istruzione nella propria lingua madre.

A più di 50 anni dalla creazione della prima scuola europea, è evidente che il concetto su cui esse si basano deve essere sviluppato e adattato alle nuove esigenze economiche e sociali. Tale concetto deve tuttavia restare un modello di ispirazione per i sistemi scolastici nazionali, così da valorizzare la cittadinanza europea e promuovere lo sviluppo della mobilità.

Anche se la crisi finanziaria impone alcuni tagli al bilancio, è indispensabile analizzare la situazione più nell'ottica di un investimento per il futuro dei giovani europei che come un costo. Le economie non possono scalfire i principi fondamentali su cui si fonda il sistema.

A tale proposito, è indispensabile che l'insegnamento continui a essere affidato a docenti madrelingua. Qualsiasi elusione di questo principio rappresenta un'aberrazione e, se risulta difficile trovare docenti madrelingua, è necessario riformare la politica di assunzione. Tuttavia, prima di pensare a una nuova riforma, il relatore reputa innanzitutto necessario sfruttare pienamente il sistema attuale, in virtù del quale gli Stati membri devono versare un contributo finanziario al bilancio delle scuole in caso di mancato comando di docenti.

Per quanto concerne la politica del personale, il relatore rileva che il mancato rispetto da parte degli Stati membri degli obblighi in materia di comando comporta una pressione molto forte sul bilancio dell'Unione. Infatti i sempre più numerosi "docenti a orario ridotto" devono essere ingaggiati e retribuiti direttamente dalle scuole, con conseguente aggravio del contributo di equiparazione a carico della Commissione. È pertanto imperativo rammentare agli Stati membri inadempienti che sono tenuti a comandare docenti in base alle rispettive quote.

In tale contesto, per alleggerire gli oneri che gravano su alcuni Stati membri, in particolare quelli che devono fornire gli insegnanti delle sezioni linguistiche in cui si iscrive la maggior parte degli alunni senza sezione linguistica, è importante assicurare l'istituzione di un insegnamento di madrelingua sin dal raggiungimento del numero di alunni necessario per l'apertura di una sezione linguistica. Si tratta d'altronde dell'unico modo per evitare qualsiasi discriminazione tra gli alunni senza sezione linguistica e gli altri.

Il relatore ritiene altresì che sarebbe possibile risparmiare in modo sostanziale se si generalizzasse il ricorso alle lingue dette veicolari (inglese, tedesco e francese) per l'insegnamento di tutte le materie non fondamentali.

Nel complesso il relatore reputa che sarebbe opportuno puntare maggiormente alla creazione di scuole di tipo II e III, che rappresentano un passo concreto verso un insegnamento "europeo" accessibile a un maggior numero di alunni.

In effetti, se il bilancio del funzionamento delle scuole europee è positivo, spetta agli Stati membri adoperarsi non solo per la conservazione di tale sistema, che apre prospettive stimolanti per la creazione di un sistema europeo dell'istruzione, ma anche per lo sviluppo di questo modello di insegnamento unico ed eccezionale in Europa.

  • [1]  Données sur la rentrée scolaire 2010-2011 des écoles européennes, Réf. : 2010-D-569-fr-3.
  • [2]  GU L 212 del 17.8.1994, pag. 3.
  • [3]  Nel 2010 il 66,83% degli alunni senza sezione linguistica delle scuole di Bruxelles erano iscritti nella sezione inglese, contro il 29% nella sezione francese e il 4% nella sezione tedesca.
  • [4]  Rapport annuel du secrétaire général au Conseil supérieur des écoles européennes, Réf. : 2011-02-D-39-fr-1.
  • [5]  Risoluzione del Parlamento europeo sulle opzioni di sviluppo del sistema delle scuole europee (GU C 193E del 17.8.2006, pag. 333).

PARERE della commissione per i bilanci (16.6.2011)

destinato alla commissione per la cultura e l'istruzione

sul sistema delle scuole europee
(2011/2036(INI))

Relatore per parere: Damien Abad

SUGGERIMENTI

La commissione per i bilanci invita la commissione per la cultura e l'istruzione, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

A.       considerando che le scuole europee sono finanziate dai contributi degli Stati membri a concorrenza del 21% e dal contributo integrativo dell'Unione europea, equivalente nel 2010 a circa il 58% del bilancio totale delle scuole europee stanziato al titolo 26 01 51,

B.       considerando che nel 2004 è stato introdotto un prelievo speciale sul salario dei funzionari destinato a finanziare, tra l'altro, le scuole europee,

C.       considerando che la riforma delle scuole europee del 2009 perseguiva l'obiettivo principale di aprire le scuole europee ad un pubblico più ampio e diversificato, assicurando nel contempo la validità a lungo termine del sistema,

D.       considerando che l'aumento del numero degli alunni delle scuole europee è una diretta conseguenza della politica di assunzione praticata dalle istituzioni europee dopo il 2004, che ha comportato l'assunzione di personale di età inferiore ai 30 anni, e che nel frattempo questi giovani funzionari hanno creato una famiglia e iscritto i loro figli alle scuole europee,

1.       ribadisce che le scuole europee devono essere finanziate in modo congruo e serio, onde assolvere agli impegni presi nel quadro della convenzione e dello statuto dei funzionari ed altri agenti dell'Unione europea e garantire la qualità dell'insegnamento come pure condizioni di insegnamento pari ed equivalenti per i figli di tutte le comunità linguistiche nelle scuole europee; prende atto, a tale riguardo, della recente petizione delle associazioni dei genitori di allievi e dei professori delle scuole europee di Bruxelles, che mette in evidenza le gravi minacce poste dai tagli proposti alla qualità dell'istruzione e al corretto finanziamento delle scuole europee e si oppone pertanto a eventuali tagli di bilancio;

2.       considera opportuno, a breve termine, onorare gli impegni dell'Unione europea, pur tenendo conto del contesto di restrizioni di bilancio a livello dell'Unione e degli Stati membri; constata che il progetto di bilancio 2012 prevede un aumento dell'1,7% per le scuole europee mentre le difficoltà di bilancio hanno indotto la Commissione a proporre un congelamento delle sue spese amministrative ed un aumento dell'1,3% per le spese amministrative per tutte le istituzioni; si impegna ad esaminare con attenzione gli stanziamenti iscritti nelle linee di bilancio interessate al fine di soddisfare tutti i bisogni finanziari;

3.       sottolinea, in una prospettiva di lungo termine, l'importanza di assicurare una maggiore trasparenza per quanto riguarda il contributo finanziario dell'Unione europea e di garantire meglio l'apertura e la diversità negli istituti in questione, introducendo nel contempo un sistema di finanziamento sostenibile; chiede in tale contesto alla Commissione di precisare per quali scopi è stato utilizzato il prelievo speciale; chiede alla Commissione di presentargli un aggiornamento sull'attuazione della riforma del 2009 nonché sui bisogni in materia di finanziamento per gli esercizi futuri, in particolare per quanto riguarda la politica immobiliare;

4.       osserva che il metodo di finanziamento delle scuole europee può creare problemi per alcuni Stati membri il cui contributo finanziario mediante il distacco di insegnanti è sproporzionato rispetto al numero di alunni iscritti provenienti dallo Stato membro in questione; ritiene pertanto necessario riesaminare le modalità di finanziamento delle scuole e di assunzione degli insegnanti;

5.       ritiene che una maggiore autonomia di bilancio per ciascun istituto possa costituire una risposta adeguata ai fini di una migliore gestione delle risorse destinate alle scuole europee; sottolinea che questa implementazione deve avvenire solo dopo una valutazione da parte della Commissione europea per garantire che una maggiore autonomia sarebbe vantaggiosa per le scuole.    

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

15.6.2011

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

34

1

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Damien Abad, Alexander Alvaro, Marta Andreasen, Francesca Balzani, Reimer Böge, Lajos Bokros, Isabelle Durant, James Elles, Göran Färm, José Manuel Fernandes, Eider Gardiazábal Rubial, Salvador Garriga Polledo, Jens Geier, Ivars Godmanis, Estelle Grelier, Jutta Haug, Monika Hohlmeier, Sidonia Elżbieta Jędrzejewska, Anne E. Jensen, Sergej Kozlík, Jan Kozłowski, Alain Lamassoure, Giovanni La Via, Vladimír Maňka, Barbara Matera, Claudio Morganti, Nadezhda Neynsky, Miguel Portas, László Surján, Helga Trüpel, Angelika Werthmann, Jacek Włosowicz

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Frédéric Daerden, Edit Herczog, Jan Mulder, María Muñiz De Urquiza

PARERE della commissione giuridica (22.6.2011)

destinato alla commissione per la cultura e l'istruzione

sul sistema delle scuole europee
(2011/2036(INI))

Relatore per parere: Cecilia Wikström

SUGGERIMENTI

La commissione giuridica invita la commissione per la cultura e l'istruzione, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

A. considerando che nel preambolo della Convenzione del 1994 recante statuto delle scuole europee[1] si afferma che le scuole europee costituiscono un sistema "sui generis" e che detto sistema attua una forma di cooperazione tra gli Stati membri e tra questi e le Comunità europee, nel pieno rispetto della responsabilità degli Stati membri in materia di contenuti dell'insegnamento e di organizzazione del loro sistema scolastico, nonché della loro diversità culturale e linguistica,

B.  considerando che la riforma del sistema delle scuole europee è stata approvata dal Consiglio superiore nell'aprile 2009,

C. considerando che l'esperienza ultracinquantennale di funzionamento delle scuole europee ha dimostrato l'unicità e l'attrattiva del sistema e del suo modello di insegnamento; che uno degli obiettivi della riforma è di estendere tale sistema e il diploma di maturità europeo ad altri studenti dell'Unione, e che gli obiettivi della riforma non potranno essere raggiunti senza una radicale modifica dello status giuridico su cui è basato l'intero sistema,

D. considerando che la relazione della Commissione sul sistema delle scuole europee nel 2009[2] ha evidenziato il persistere e l'aggravarsi di alcuni problemi sistemici, quali l'irreperibilità di insegnanti distaccati, i ritardi o la mancata dotazione di infrastrutture sufficienti nelle sedi, che incidono direttamente sulla qualità dell'istruzione, le politiche in materia di iscrizioni, la qualità di vita di alunni, genitori e insegnanti e gli aspetti finanziari del funzionamento delle scuole,

1.  ritiene che l'attuale status giuridico intergovernativo delle scuole europee abbia raggiunto i propri limiti e necessiti di un profondo cambiamento e che tale cambiamento dovrebbe essere di natura tale da consentire all'Unione di svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l'azione degli Stati membri, senza tuttavia sostituirsi alla loro competenza, e di adottare atti giuridicamente vincolanti ai sensi degli articoli 2 e 6 del TFUE;

2.  ritiene che molti dei problemi sistemici siano dovuti al mancato rispetto degli obblighi da parte degli Stati membri; segnala l'assenza di garanzie giuridiche relative all'adempimento dei propri obblighi da parte degli Stati membri a norma della Convenzione;

3.  sottolinea che le scuole europee si trovano attualmente in un limbo giuridico, che si manifesta nella mancanza di chiarezza dello status giuridico e giurisdizionale degli atti adottati dagli organi delle Scuole, nei mezzi insufficienti per contestare tali atti dinanzi alle istanze nazionali, e nell'impossibilità di presentare ricorso al Mediatore europeo;

4.  rileva che il coinvolgimento dell'Unione europea nelle scuole europee è sproporzionatamente esiguo rispetto al contributo finanziario a titolo del suo bilancio;

5.  ritiene che le scuole europee dovrebbero dipendere direttamente dall'Unione e che, a tal fine, una base giuridica adeguata potrebbe essere costituita dall'articolo 165 del TFUE, che recita: "L'Unione contribuisce allo sviluppo di un'istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra Stati membri e, se necessario, sostenendo ed integrando la loro azione nel pieno rispetto della responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell'insegnamento e l'organizzazione del sistema di istruzione, nonché delle loro diversità culturali e linguistiche", e specifica ulteriormente gli obiettivi dell'azione dell'Unione, che corrispondono a quelli delle scuole europee.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

21.6.2011

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

21

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Raffaele Baldassarre, Luigi Berlinguer, Sebastian Valentin Bodu, Marielle Gallo, Christian Engström, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Sajjad Karim, Klaus-Heiner Lehne, Antonio López-Istúriz White, Jiří Maštálka, Alajos Mészáros, Bernhard Rapkay, Evelyn Regner, Francesco Enrico Speroni, Alexandra Thein, Diana Wallis, Rainer Wieland, Cecilia Wikström, Tadeusz Zwiefka

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Piotr Borys, Vytautas Landsbergis, Kurt Lechner, Eva Lichtenberger, József Szájer

Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Jörg Leichtfried, María Muñiz De Urquiza

  • [1]  GU L 212 del 17.8.1994, pag. 3.
  • [2]  COM(2010) 595 definitivo.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

14.7.2011

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

23

2

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Magdi Cristiano Allam, Zoltán Bagó, Lothar Bisky, Piotr Borys, Jean-Marie Cavada, Silvia Costa, Santiago Fisas Ayxela, Mary Honeyball, Petra Kammerevert, Morten Løkkegaard, Emma McClarkin, Marek Henryk Migalski, Katarína Neveďalová, Doris Pack, Chrysoula Paliadeli, Marie-Thérèse Sanchez-Schmid, Marco Scurria, Hannu Takkula, László Tőkés, Helga Trüpel, Milan Zver

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Heinz K. Becker, Ivo Belet, Nadja Hirsch, Seán Kelly, Iosif Matula, Georgios Papanikolaou

Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Sergio Gaetano Cofferati, Olle Schmidt