RELAZIONE sul cambiamento demografico e le sue ripercussioni sulla futura politica di coesione dell'Unione europea

14.10.2011 - (2010/2157(INI))

Commissione per lo sviluppo regionale
Relatore: Kerstin Westphal

Procedura : 2010/2157(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A7-0350/2011
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A7-0350/2011
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sul cambiamento demografico e le sue ripercussioni sulla futura politica di coesione dell'Unione europea

(2010/2157(INI))

Il Parlamento europeo,

–    vista la quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale della DG REGIO, in particolare le pagine 230-234,

–    viste le conclusioni della quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale: il futuro della politica di coesione (COM(2010)0642) e del relativo documento d’accompagnamento (SEC(2010)1348),

–    visto il documento di lavoro della DG REGIO intitolato: "Regioni 2020: valutazione delle sfide future per le regioni dell’UE" del novembre 2008 (documento di base per il documento di lavoro dei servizi della Commissione SEC(2008)2868),

–    vista la sua risoluzione dell'11 novembre 2010 sulle sfide demografiche e la solidarietà tra le generazioni[1],

–    vista la sua risoluzione del 21 febbraio 2008 sul futuro demografico dell'Europa[2],

–    vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, del 10 maggio 2007, "Promuovere la solidarietà tra le generazioni" (COM(2007)0244),

–    vista la sua risoluzione del 23 marzo 2006 sulle sfide demografiche e la solidarietà tra le generazioni[3],

–    vista la comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2006 "Il futuro demografico dell'Europa, trasformare una sfida in un'opportunità" (COM(2006)0571),

–    visto il Libro verde della Commissione del 16 marzo 2005 "Far fronte ai cambiamenti demografici - una nuova solidarietà tra generazioni" (COM(2005)0094),

–    visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–    visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0350/2011),

A.  considerando che la svolta demografica nell'UE e nel mondo è un dato di fatto e la sua gestione rappresenta uno dei compiti principali di domani; che la popolazione dell'UE è la più anziana del mondo;

B.   considerando che l’evoluzione demografica è caratterizzata dall'invecchiamento della popolazione e da flussi migratori massicci provenienti tanto da paesi terzi quanto in seno all'UE da Est a Ovest e dalle zone rurali alle zone urbane;

C.  considerando che il cambiamento demografico mette determinate regioni dinanzi a nuovi compiti, che però non dovrebbero essere percepiti solo come una minaccia bensì anche come un'opportunità;

D.  considerando che il documento "Regions 2020" della DG Regio della Commissione europea ha individuato nel cambiamento demografico una sfida centrale;

E.   considerando che tale fenomeno interessa in pari misura sia le regioni rurali sia le aree urbane con implicazioni anche in termini di qualità delle infrastrutture e dei servizi forniti,

F.   considerando che la risposta alle molteplici sfide demografiche compete soprattutto agli Stati membri, ma che le regioni devono agire proattivamente e a tal fine hanno bisogno del sostegno del livello europeo;

G.  considerando che, nel quadro dei programmi operativi 2007-2013, gli Stati membri hanno pianificato 30 miliardi di euro in risorse strutturali destinate ad azioni nel settore del cambiamento demografico e che le autorità regionali e locali svolgono un ruolo essenziale nella gestione di questo cambiamento, per cui la politica regionale diventerà uno strumento chiave fra quelli a disposizione dell'Unione,

Considerazioni generali

1.   considera l'aumento dell'aspettativa di vita in Europa un fenomeno di cui rallegrarsi; ritiene che il pubblico spesso percepisca solo i pericoli e non le opportunità legate al cambiamento demografico;

2.   ritiene che occorra esaminare attentamente e valorizzare in modo adeguato tutte le opportunità, anche con il sostegno fornito dagli strumenti della politica di coesione;

3.   è dell'avviso che il cambiamento demografico abbia ripercussioni molto diverse in funzione della sua rapidità o lentezza e del fatto che la regione interessata sia una regione di immigrazione netta o con una popolazione in calo e che esso richieda quindi strategie diverse di adeguamento e debba essere affrontato in modo coordinato da tutte le autorità europee, nazionali e regionali; rileva che nelle regioni in calo demografico, segnatamente in quelle rurali, la qualità di vita va definita in modo diverso rispetto alle regioni con crescita demografica e pertanto ritiene necessarie strategie di sostegno differenziate; ritiene che la migrazione della manodopera accentui gli effetti del cambiamento demografico e che l'invecchiamento della popolazione costituisca solo un aspetto del problema;

4.   ritiene che il FESR e il FSE possano fornire il loro contributo nella risposta alle sfide poste dai cambiamenti demografici nell'UE, segnatamente l'aumento del numero di anziani e il calo della popolazione giovanile; chiede che i fondi del FESR siano utilizzati per sostenere l'adattamento dell'alloggio alle esigenze degli anziani al fine di garantire un'elevata qualità di vita ad una società che invecchia; invita gli Stati membri e le regioni a utilizzare le risorse disponibili nel quadro del FESR e del FSE per sostenere le giovani famiglie;

5.   ritiene che un quadro politico favorevole all'uguaglianza di genere possa contribuire ad affrontare le sfide demografiche; invita pertanto a tener conto della questione dell'uguaglianza fra i sessi ogni volta che si esaminano le questioni demografiche;

6.   ritiene che l'attuale peggioramento della situazione demografica, quanto meno in alcuni Stati membri, stimolerà nel prossimo futuro il dibattito sulle riforme dei sistemi pensionistici;

Riforme della politica strutturale

7.   invita gli Stati membri e le regioni, nell'assegnazione e nella ripartizione delle risorse strutturali dell'UE, nonché nella definizione dei parametri di impatto, a tener conto dei differenti livelli di sviluppo delle regioni e ad avvalersi di indicatori demografici, per esempio il tasso di dipendenza; rammenta che l'UE ha la più alta percentuale di popolazione anziana nel mondo; ritiene che la Commissione debba indicare vie per rispondere al cambiamento demografico anche a livello europeo; ritiene essenziale che l'emigrazione dei lavoratori sia analizzata sotto il profilo dell'accesso alle infrastrutture e ai servizi, nonché della tutela dell'ambiente, e che occorra riflettere sulla necessità di creare le premesse affinché i cittadini possano restare nelle loro regioni di origine, onde evitare un'eccessiva concentrazione in determinate aree urbane;

8.   ritiene che applicando le politiche dell'UE sia possibile individuare soluzioni comuni e sinergie anche per quanto riguarda il cambiamento demografico; invita la Commissione a integrare il cambiamento demografico come obiettivo orizzontale nella futura politica di coesione; invita altresì la Commissione a ribadire che tale tema va tenuto in considerazione nell'ambito della conclusione dei partenariati di investimento con gli Stati membri;

9.   incoraggia gli Stati membri e le regioni a tenere in maggiore considerazione rispetto al passato il cambiamento demografico e le sue ripercussioni, inquadrandolo come un obiettivo orizzontale nell'elaborazione dei programmi quadro strategici nazionali (o in qualsiasi documento corrispondente) e nell'ambito dei loro programmi operativi; occorre che in tale ambito le iniziative faro della Strategia Europa 2020, fra cui il partenariato per un "invecchiamento attivo e in buona salute", siano opportunamente adattate alle priorità dei partner del programma;

10. chiede misure proattive per prevenire gli effetti negativi del cambiamento demografico e un rafforzamento dell'assistenza tecnica alle regioni maggiormente interessate dallo spopolamento e dall'invecchiamento, al fine di garantirne la capacità di assorbimento e offrire loro l'opportunità di beneficiare dei fondi strutturali;

11. ritiene che gli attori pubblici e privati in Europa abbiano la possibilità, nel rispondere alle sfide poste dal cambiamento demografico e dall'invecchiamento, di fare da precursori anche con innovazioni in campo sociale e in altri modi; rammenta che occorre dedicarsi con sempre maggiore impegno al problema dei costi generati dall'invecchiamento a livello sia privato che pubblico; riconosce che l'imprenditorialità e l'innovazione continuano a rappresentare un ambito caratterizzato da un crescente potenziale;

12. sottolinea la circostanza che i cambiamenti demografici, in particolare l'invecchiamento della popolazione, hanno un evidente impatto sull'offerta di infrastrutture sociali, come i sistemi pensionistici, l'assistenza alla persona e sanitaria, con le autorità regionali che devono soddisfare la domanda notevole dei diversi gruppi di popolazione;

13. chiede che le future regole FSE siano più semplici da gestire e consentano quindi organizzazioni di dimensioni ridotte per meglio beneficiare del fondo e sviluppare e gestire progetti sociali innovativi; chiede alla Commissione di incrementare all'interno del futuro FSE il fondo per i progetti pilota transnazionali a livello UE in materia sociale e dell'occupazione allo scopo di facilitare la cooperazione regionale, transfrontaliera e macroregionale al fine di fronteggiare le sfide comuni originate dal cambiamento demografico.

Sviluppo urbano e infrastruttura

14. incoraggia le regioni a utilizzare i fondi strutturali per aiutare ad affrontare le sfide demografiche, a migliorare l'accesso ai servizi sociali e amministrativi, anche nelle cittadine e nei villaggi piccoli e remoti, promuovendo il potenziale specifico di ogni regione e rafforzando i fattori che inducono le persone a restare;

15. invita la Commissione a introdurre condizioni più flessibili per incentivare il finanziamento combinato da parte di FESR e FSE in sede di definizione e attuazione di piani o strategie di sviluppo urbano integrato;

16. ritiene che per impedire lo spopolamento sia necessario sviluppare villaggi e cittadine a misura di bambino e della famiglia, adattati alle esigenze dei disabili e delle persone a mobilità ridotta; osserva che occorre, nella misura del possibile, progettare "città dai tragitti brevi", in cui lavoro, abitazione e aree ricreative non siano troppo distanti fra loro; chiede alle regioni di tener conto, nel contesto della pianificazione urbana, di una utilizzazione combinata di zone residenziali, zone industriali e zone verdi, e di assicurare uno sviluppo equilibrato fra queste destinazioni funzionali, auspica inoltre un più forte legame con le aree suburbane, dove dovrebbero sorgere nuovi quartieri residenziali; sostiene anche l'ulteriore sviluppo delle opportunità di telelavoro;

17. constata che, nelle regioni interessate dall'emigrazione netta, sono soprattutto le piccole città ad assolvere un'importante funzione di centri di servizi; chiede che questa funzione chiave sia presa in considerazione nei futuri fondi strutturali, in particolare migliorando il coordinamento fra FEASR, FESR e FSE; osserva che lo spopolamento rurale ha ripercussioni negative a cascata sulle zone urbane e che le aree rurali dinamiche sotto il profilo economico e sociale rappresentano un bene pubblico che andrebbe riconosciuto come tale attraverso un programma di sviluppo rurale dotato di adeguati stanziamenti; invita gli Stati membri, le regioni e i comuni a predisporre una rete di servizi completa e funzionante per i cittadini di ogni età, onde contrastare l'emigrazione e lo spopolamento delle zone rurali;

18. sottolinea la possibilità di utilizzare le risorse del FESR anche per scongiurare l'esclusione sociale degli anziani predisponendo, ad esempio, infrastrutture e servizi dedicati per gli anziani e garantendo l'accessibilità per tutti;

19. ritiene che bisognerebbe aiutare le regioni con un calo demografico a finanziare strategie di adattamento; ritiene che la pianificazione urbana e regionale debba orientarsi maggiormente sulle modifiche funzionali delle infrastrutture, anche con interventi di rivitalizzazione e ristrutturazione dei centri urbani, e che rivesta grande importanza al riguardo la cooperazione con i soggetti privati; ritiene che la politica di pianificazione urbana debba concentrarsi sullo sviluppo di città "a misura di anziano"; chiede che venga considerato e valorizzato il potenziale turistico delle città e delle mete culturali in quanto opportunità di rendere attrattive per nuovi residenti le aree minacciate di spopolamento;

20. invita la regioni a sviluppare concetti innovativi per i trasporti pubblici locali, anche per poter rispondere alle sfide poste dalla progressiva diminuzione del numero di utenti soprattutto nelle aree rurali; propone alla Commissione di sostenere finanziariamente tali progetti;

Anziani, bambini, famiglie

21. chiede che i crediti a tasso agevolato per la costruzione di abitazioni su misura per gli anziani ricevano priorità nel quadro dei finanziamenti del FESR; propone che sia prevista la possibilità, a determinate condizioni, di stanziare fondi destinati a centri residenziali protetti e a case per più generazioni, per evitare l'isolamento degli anziani e sfruttare il loro potenziale creativo e garantire così un'elevata qualità di vita alla società che invecchia;

22. incoraggia gli Stati membri ad adattare al fabbisogno di tutti, soprattutto famiglie e bambini, le prestazioni della previdenza sociale e della sanità e a erogare sovvenzioni affinché gli anziani, a prescindere dal reddito, dall'età e dallo status sociale, possano continuare a fruire delle cure a domicilio e di un'assistenza medica capillare, in modo da evitare lo spopolamento delle aree rurali e delle regioni periferiche;

23. ritiene che gli investimenti pubblici nel sistema previdenziale e sanitario siano importanti per la coesione sociale in Europa; invita gli Stati membri a garantire una buona copertura medica anche nelle zone rurali, ad esempio tramite cooperazioni ospedaliere di assistenza medica regionale sul territorio e servizi sanitari che consentano di combattere la "desertificazione sanitaria" e, nelle regioni frontaliere, grazie a una più intensa cooperazione transfrontaliera fra le strutture e i soggetti interessati, e ad esaminare la possibilità di utilizzare i fondi strutturali per promuovere misure complementari nel settore della telemedicina nonché dell'assistenza e del sostegno all'invecchiamento attivo; invita la Commissione ad individuare soluzioni innovative per erogare il sostegno finanziario di tali interventi;

24. segnala il rischio di problemi regionali specifici nella fornitura effettiva di servizi di interesse generale, in particolare la mancanza di personale qualificato nel settore sanitario in talune regioni; ritiene che tali regioni dovrebbero mettere a punto risposte regionali specifiche alle esigenze e alle difficoltà di fornitura dei servizi e utilizzare le risorse del FSE per la formazione di operatori sanitari per garantire un'assistenza di elevata qualità e la creazione di nuovi posti di lavoro, fra cui programmi di riqualificazione per i disoccupati; evidenzia che in tal modo si dà un contributo diretto all'obiettivo di creare più posti di lavoro previsto da Europa 2020;

25. sottolinea l'importanza di creare condizioni per consentire alle persone di conciliare vita professionale, familiare e privata e, ad esempio, di fornire, laddove possibile, un'offerta disponibile per tutti e affidabile di servizi di qualità per la custodia a tempo pieno dei bambini di ogni età, compresi servizi e strutture di istruzione prescolare, in modo da contrastare l'emigrazione; riconosce nel contempo il prezioso ruolo svolto dalla più ampia cerchia familiare nella custodia dei bambini;

26. considera importante disporre di spazio abitativo sufficiente ed economicamente accessibile per le famiglie, in modo da migliorare la compatibilità fra vita professionale e familiare, dato che sostenendo le giovani famiglie si può contribuire a elevare il tasso di natalità negli Stati membri;

Migrazione e integrazione

27. sottolinea che la migrazione potrebbe far emergere determinati problemi d'integrazione;

28. sottolinea che la migrazione di manodopera qualificata dai nuovi ai vecchi Stati membri è uno dei maggiori problemi demografici dei nuovi Stati membri, che si ripercuote negativamente sulla struttura di età della loro popolazione; evidenzia inoltre che la migrazione riguarda anche il personale sanitario e pertanto compromette la sostenibilità del sistema di assistenza sanitaria nelle regioni in cui il livello di sviluppo è minore;

29. riconosce, tuttavia, che la migrazione offre in particolare alle regioni che registrano un'emigrazione netta, la possibilità di arginare l'impatto negativo del cambiamento demografico e invita pertanto gli Stati membri a riconoscere l'integrazione dei migranti come misura politica strategicamente importante;

30. invita gli Stati membri ad accordarsi su una strategia comune in materia di migrazione legale, non da ultimo perché l'Europa, soprattutto in determinati settori, a causa della sua evoluzione demografica, dipende dall'afflusso di manodopera qualificata (sia tra Stati membri che dall'esterno dell'UE, segnatamente i paesi confinanti con l'Unione); è del parere che gli Stati membri debbano adoperarsi per mantenere la forza lavoro qualificata, onde contribuire allo sviluppo equilibrato delle regioni e mitigare le conseguenze del cambiamento demografico;

31. propone che vengano stanziati maggiori fondi per l'integrazione degli immigrati in maniera da abbattere i pregiudizi, promuovendo corsi di formazione e manifestazioni comuni di scambio;

Occupazione

32. invita la Commissione a calibrare l'azione del FSE onde tener conto delle varie fasi della vita, in modo che il potenziale in termini di risorse professionali e volontarie possa essere sviluppato maggiormente per rispondere alle sfide del cambiamento demografico; fa presente che sarebbe opportuno utilizzare l'esperienza e le conoscenze delle persone anziane, ad esempio con progetti di apprendimento guidato, per agevolare il ricambio generazionale e che questo richiede idonee soluzioni; ritiene che gli scambi intergenerazionali offrano un'opportunità da cogliere;

33. ritiene che le regioni dovrebbero utilizzare le risorse del FSE in modo determinato per combattere la disoccupazione giovanile, per assicurare l'integrazione sociale dei giovani e per dare loro la possibilità di scegliere la professione più adatta; ritiene che ciò si possa ottenere per esempio sostenendo misure di formazione e l'imprenditorialità dei giovani;

34. ritiene che occorra favorire la continuità degli interventi volti ad accrescere la quota occupazionale femminile; chiede pertanto che un maggior numero di donne possano accedere a posti di lavoro qualificati nonché ai programmi per l'apprendimento permanente, tenendo presente che le qualifiche conseguite devono rispondere alle esigenze del mercato del lavoro; raccomanda agli Stati membri di sviluppare sistemi grazie ai quali i datori di lavori siano portati ad apprezzare progetti specifici che permettano di conciliare vita professionale e vita familiare;

35. sottolinea che per le regioni europee che si trovano dinanzi a sfide demografiche, la creazione di un contesto propizio a un settore privato competitivo e innovativo è di importanza centrale ai fini della creazione di nuove opportunità di occupazione per tutte le generazioni;

Analisi e prassi migliori

36. è dell'avviso che l'evoluzione demografica nelle regioni debba essere accertata a livello statistico; invita la Commissione a presentare proposte per rendere comparabili le banche dati locali, regionali e nazionali relative all'evoluzione demografica così da poter valutare a livello europeo i dati raccolti e da stimolare lo scambio delle prassi migliori fra Stati, regioni e comuni;

37. invita la Commissione a perfezionare il suo "indice di vulnerabilità demografica" e a raccogliere i dati con cadenza quinquennale, per appurare quali regioni in Europa siano particolarmente esposte al cambiamento demografico; invita la Commissione a varare progetti pilota per la realizzazione di una rassegna delle prassi in atto nelle realtà regionali più impegnative;

38. invita gli Stati membri e le amministrazioni locali e regionali a migliorare la cooperazione con gli esponenti locali e regionali sui temi legati al cambiamento demografico; ritiene che nelle regioni frontaliere tale cooperazione debba tener conto anche delle esigenze e della portata delle iniziative transfrontaliere; raccomanda lo sviluppo di programmi di formazione su tali temi, ai fini di una loro migliore comprensione e sensibilizzazione in merito alle poste in gioco; invita le regioni a scambiarsi le prassi migliori attinenti alle sfide dell'invecchiamento;

39. propone alla Commissione di promuovere, nel contesto della cooperazione territoriale, reti a livello europeo in cui le amministrazioni locali e regionali e i soggetti civili possano imparare reciprocamente i modi per affrontare i problemi risultanti dal cambiamento demografico;

40. chiede alla Commissione di studiare il modo di riformulare adeguatamente l'idea di un "ERASMUS per i rappresentanti elettivi locali e regionali" e di precisare maggiormente l'idea di una "università estiva o invernale", in modo che i rappresentati delle regioni europee possano scambiarsi valide esperienze e soluzioni in materia di problemi demografici;

41. invita la Commissione a raccogliere le prassi migliori, ad analizzarle e a condividerle con gli Stati membri e le loro regioni, in modo che possano essere utilizzate come modelli per la definizione di politiche volte a rispondere alle sfide demografiche;

42. invita gli Stati membri e le regioni a scambiarsi esperienze, prassi migliori e nuovi approcci per evitare le ripercussioni negative del cambiamento demografico;

o

o o

43. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

MOTIVAZIONE

1. Il cambiamento demografico: opportunità e non una minaccia

La svolta demografica nell'UE è un dato di fatto e la sua gestione rappresenta uno degli impegni centrali del futuro. L'invecchiamento della popolazione europea avanza: abbiamo la popolazione più anziana e la crescita demografica più bassa a livello mondiale. Nella maggior parte degli Stati membri il tasso di natalità si situa al di sotto della soglia del rinnovo demografico pari a 2,1 figli per ogni donna (e in alcuni casi continua addirittura a diminuire) a fronte di un aumento della speranza di vita. Una bimba nata nel 2010 in Germania avrà il 50% di possibilità di vivere 100 anni. Il cambiamento demografico rappresenta dunque, a ragione, la "megatendenza del XXI secolo", che modificherà in maniera decisiva la situazione politica, sociale ed economica in Europa.

Molti percepiscono il cambiamento demografico come un problema. La vostra relatrice ritiene che questo punto di vista sia riduttivo e auspica che siano prese in considerazione le opportunità che gli sviluppi demografici possono offrire all'Europa. Il problema non risiede nel cambiamento demografico in quanto tale, bensì nel comportamento esitante della classe politica e della società dinanzi a questo cambiamento.

La relatrice ritiene che la svolta demografica comporti nuove sfide in molte regioni dell'UE. L'evoluzione demografica va analizzata soprattutto a livello delle regioni, nelle quali si osservano sviluppi assai diversi. Mentre in molte zone rurali la svolta demografica ha come effetto l'emigrazione dei giovani, le zone urbane benestanti sono avvantaggiate da questi flussi. Le conurbazioni come Londra devono gestire i flussi in arrivo, mentre regioni come i nuovi Bundesländern, la Polonia occidentale o la Spagna settentrionale assistono a un'emigrazione della popolazione. In circa 20 regioni il calo demografico supererà il 10%.

2. Svolta demografica e politica regionale dell'UE

Non tutte le regioni sono consapevoli del fatto che la svolta demografica comporta per loro sia rischi che opportunità. La molteplicità delle sfide significa che le regioni e le città hanno bisogno di una propria strategia distinta. In linea di principio, tale ambito è di competenza degli Stati membri, ma la relatrice è convinta che le regioni debbano prendere da sole l'iniziativa e a tal fine hanno bisogno di impulsi e prospettive.

Nelle conclusioni della Quinta relazione sulla coesione[1], la Commissione ribadisce l'importanza del cambiamento demografico. Anche nella comunicazione della Commissione "Promuovere la solidarietà tra le regioni" si sostiene che occorre tutelare i diritti di ogni generazione. I bambini e i giovani devono far parte della dinamica sociale – il che implica anche il sostegno alle loro famiglie, l'approntamento e il mantenimento di strutture per un'assistenza e un'istruzione di qualità, formazione professionale e prospettive di lavoro. Le generazioni di mezzo hanno bisogno di sostegno per accudire ed educare i figli, ma anche di assistenza per la generazione più anziana. Gli anziani infine hanno bisogno di aiuto per una partecipazione attiva e autonoma alla vita sociale.

Gli Stati membri e le regioni possono utilizzare i fondi strutturali per sviluppare strategie mirate. Per esempio, la politica strutturale europea finanzia progetti che affrontano con successo la svolta demografica. Nel periodo di programmazione 2007-2013 gli Stati membri hanno previsto quasi 30 miliardi di euro (8,5% dei fondi strutturali) per interventi in detto settore nell'ambito dei loro programmi operativi. In tal modo la politica regionale è uno strumento essenziale per far fronte alla svolta demografica.

3. Richieste e problematiche sollevate nella relazione

La relatrice è consapevole che la svolta demografica rappresenta una tematica trasversale[2]. Tuttavia ritiene che proprio la politica strutturale debba raccogliere le enormi sfide legate alla svolta demografica e individua sei ambiti prioritari:

1. I fondi strutturali devono essere adattati meglio alle sfide del cambiamento demografico. La Commissione dovrebbe vedere in questo cambiamento una priorità essenziale per lo sviluppo dell'Europa. Nel contempo gli Stati membri e le regioni dovrebbero prendere in considerazione questo tema meglio di quanto abbiano fatto finora e riconoscerlo come priorità orizzontale nei loro programmi operativi. All'atto della ripartizione dei fondi strutturali a livello regionale bisognerebbe avvalersi di indicatori demografici.

2. Per quanto concerne le infrastrutture, la relatrice ritiene che grandi sfide attendano sia le regioni rurali che le aree urbane. I servizi di pianificazione urbana devono adeguarsi e impedire l'emigrazione e l'esclusione sociale delle persone anziane. In questo settore i fondi strutturali possono essere di grande sostegno. Le città e i comuni devono restare attrattivi per i loro abitanti e questo comporta anche infrastrutture a favore delle famiglie e dei bambini nonché una buona rete locale per il trasporto pubblico.

3. Il cambiamento demografico tocca soprattutto gli anziani, i bambini e le famiglie. La politica regionale può fare molto per loro, ad esempio grazie ai crediti a tasso agevolato del FESR, con cui le persone possono adattare i loro appartamenti ai bisogni delle persone anziane o attraverso la promozione di abitazioni per più generazioni. La copertura sanitaria del territorio, personale assistenziale sufficiente e un'offerta gratuita a tempo pieno di accoglienza dei bambini sono fattori indispensabili e possono beneficiare del sostegno della politica di coesione.

4. Per ragioni demografiche l'Europa continuerà a dipendere dall'afflusso di manodopera qualificata[3]. La BlueCard può essere solo un primo passo verso una strategia europea della migrazione. Parallelamente si deve constatare che l'integrazione degli immigrati non avviene dappertutto con il medesimo successo. Anche in questo settore la politica di coesione può essere di aiuto, ad esempio tramite corsi di formazione o manifestazioni come il centro economico turco-tedesco di Mannheim.

5. Nella risposta alle sfide demografiche l'aumento del tasso di occupazione femminile riveste un ruolo centrale. Inoltre bisogna combattere la disoccupazione giovanile. Per quanto concerne le persone anziane, è molto importante utilizzare le loro conoscenze e le loro capacità (ad esempio con progetti di apprendimento guidato). Sul mercato del lavoro deve essere bandita qualsiasi discriminazione basata sull'età. Per tutte queste misure gli Stati membri possono ricorrere al FSE.

6. Per trovare risposte alle sfide del cambiamento demografico, la relatrice ritiene che bisogna innanzi tutto accertare in modo adeguato da un punto di vista statistico la svolta stessa. In una seconda fase bisogna migliorare il coordinamento fra i servizi competenti a tutti i livelli e scambiare esempi di buone pratiche.

Se accompagniamo il cambiamento demografico trovando delle risposte sia a livello europeo che a livello nazionale e regionale, esso non rappresenta più una minaccia bensì un'opportunità per l'Europa.

  • [1]  COM(2010)0642, pag 230 e seguenti.
  • [2]  Cfr. anche (2010/2027(INI)) della commissione EMPL.
  • [3]  Nel corso dei prossimi quindici anni la Germania, ad esempio, avrà bisogno di 30-50.000 lavoratori qualificati all'anno provenienti dai paesi terzi, cfr. Bundesagentur für Arbeit: Perspektive 2025 - Fachkräfte für Deutschland, Nürnberg 2011 (pag. 36 e seguenti).

PARERE della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (19.4.2011)

destinato alla commissione per lo sviluppo regionale

sul cambiamento demografico e le conseguenze per la futura politica di coesione dell'UE
(2010/2157(INI))

Relatore per parere: Sari Essayah

SUGGERIMENTI

La commissione per l'occupazione e gli affari sociali invita la commissione per lo sviluppo regionale, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  rileva che le previsioni demografiche sul tasso di dipendenza delle persone anziane indicano una crescente polarizzazione tra le regioni: infatti, entro il 2020, 40 regioni presenteranno un tasso almeno del 25% superiore alla media europea, il che comporterà, serie sfide non solo per il sistema pensionistico e di assistenza sanitaria, ma anche per l'assistenza agli anziani, la competenza e la formazione del personale, nonché molte altre preoccupazioni di carattere sociale;

2.  rileva che l'invecchiamento della società europea copre sostanziali disparità regionali; rileva che, siccome i dati nazionali sui cambiamenti demografici mascherano molteplici realtà locali, a volte è difficile individuare le esigenze a livello di infrastrutture e trasferimenti finanziari dal governo centrale; invita la Commissione a contribuire a migliorare la qualità e l'affidabilità di dati e statistiche sulle tendenze demografiche;

3.  prende atto che il prolungamento dell'aspettativa di vita, la riduzione dei livelli di fertilità e la migrazione hanno dato avvio al cambiamento demografico, con significative variazioni territoriali in tutta Europa, con ampie differenze tra Stati membri, tra regioni e tra città, a volte anche all'interno delle città;

4.  ritiene che la maggiore speranza di vita sia un dato positivo e che dovrebbe essere considerato tale; chiede pertanto che l'UE si assicuri che gli Stati membri garantiscano che i pensionati, soprattutto quelli a rischio di povertà, non in grado di permettersi una casa o di prendersi cura di sé, non cadranno in povertà;

5.  ritiene che la recente crisi economica e finanziaria abbia peggiorato la situazione delle tendenze demografiche in Europa, rendendo più difficile trovare una soluzione al problema;

6.  riconosce, tuttavia, che la migrazione offre in particolare alle regioni che registrano un'emigrazione netta, la possibilità di arginare l'impatto negativo del cambiamento demografico e invita pertanto gli Stati membri a riconoscere l'integrazione dei migranti come misura politica strategicamente importante;

7.  osserva che affrontare il cambiamento demografico sarà importante per raggiungere gli obiettivi UE 2020 in materia di crescita intelligente, sostenibile e solidale; che in questo contesto l'invecchiamento dovrebbe essere visto come un'opportunità e non come un peso, con i fondi strutturali attivati per offrire possibilità a Stati membri, regioni e città;

8.  sottolinea la circostanza che i cambiamenti demografici, in particolare l'invecchiamento della popolazione, hanno un evidente impatto sull'offerta di infrastrutture sociali, come i sistemi pensionistici, l'assistenza alla persona e sanitaria, con le autorità regionali che devono soddisfare la domanda notevole dei diversi gruppi di popolazione;

9.  ritiene che occorrano indicatori complementari a quello del PIL, in quanto criteri per l'assegnazione di fondi a titolo della futura politica di coesione dell'UE e, soprattutto dal punto di vista del cambiamento demografico, quello del tasso di dipendenza delle persone anziane; sottolinea inoltre la rilevanza di altri indicatori sociali da osservare e segnala che alcuni importanti indicatori figurano nel parere della commissione per l'occupazione e gli affari sociali nella sua relazione "PIL e oltre - Misurare il progresso in un mondo che cambia" (2010/2088 (INI), in quanto modo per rispondere con maggior efficacia alle sfide che si pongono all'Europa;

10. osserva che l'impatto dei cambiamenti demografici sulle singole regioni è grave e richiede strategie di regolazione diverse a seconda che la regione interessata sia una regione di emigrazione o di popolazione in riduzione; osserva che la qualità della vita è definita in modo diverso nelle regioni di popolazione in riduzione, che sono per lo più regioni rurali, dal modo in cui viene definita in regioni con una popolazione in crescita, e ritiene pertanto che siano necessarie strategie di sostegno differenziate;

11. sottolinea che il Fondo sociale europeo (FSE) va considerato una risorsa essenziale per sostenere le opportunità di formazione onde aumentare l'occupazione e perfezionare il riorientamento della carriera e l'inclusione sociale delle donne, dei giovani e degli anziani; chiede che si utilizzino tutte le potenzialità del FSE in questa materia;

12. osserva che tutte le regioni, comprese le regioni di emigrazione netta, hanno un potenziale specifico in una varietà di campi; invita gli Stati membri a dare la priorità, nel loro quadro politico, alle strategie che consentono a tali regioni di sfruttare pienamente il proprio potenziale di sviluppo, poiché l'esperienza dimostra che questo può stimolare gli attori economici e sociali locali e regionali, rendendo in tal modo le regioni con saldo migratorio passivo di nuovo più attraenti e invertendo le tendenze migratorie; rileva l'importanza del FSE in detto contesto e chiede programmi integrati a livello regionale che permettano una migliore sinergia tra il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e FSE e in connessione con la politica agricola comune e la politica ambientale, onde permettere di soddisfare le esigenze delle zone rurali in modo efficace, e ritiene che tutte le misure della politica di coesione debbano essere orientate al risultato in termini di sviluppo sostenibile, eliminazione della povertà, competitività, occupazione e altri obiettivi della Strategia Europa 2020; chiede che la politica di coesione sia subordinata ai risultati e che siano fissati obiettivi misurabili e indicatori di risultato onde rendere possibile una valutazione continua; chiede una valutazione e un vaglio dei risultati conseguiti attraverso l'assegnazione di finanziamenti del FSE;

13. nel quadro del FSE, chiede il miglioramento delle condizioni di lavoro e delle possibilità occupazionali delle persone anziane e incentivi per continuare a lavorare più a lungo di quanto avviene attualmente, chiede ulteriore formazione da organizzare per i dipendenti, al fine di soddisfare le mutate esigenze della vita lavorativa, e chiede che si offra sostegno ai lavoratori autonomi anziani;

14. ritiene che i finanziamenti del FSE vadano utilizzati per sostenere lo sviluppo dei servizi di assistenza, compresa l'assistenza a lungo termine per gli anziani come nuovo settore di crescita potenziale del mercato dei servizi, nonché come opportunità per raggiungere più elevati tassi di occupazione, in particolare tra le donne-badanti;

15. propone che si faccia maggiore ricorso alle opportunità offerte dal FSE, al fine di rendere disponibile il capitale sociale locale, affinché i servizi locali siano prossimi alla gente, in modo da tener conto delle particolari esigenze degli anziani e consentire loro di condurre una vita indipendente il più a lungo possibile; sottolinea, inoltre, che le regioni di emigrazione netta necessitano di disposizioni atte a mantenere il più possibile una composizione naturale della popolazione, in particolare, garantendo strutture per l'infanzia, attraenti infrastrutture scolastiche e l'accesso universale ad altri servizi di interesse generale;

16. chiede la creazione di condizioni favorevoli per le imprese, in particolare le PMI, attraverso l'introduzione e l'adattamento di prodotti e processi innovativi;

17. ritiene che andrebbero incoraggiati i collegamenti interattivi tra istituti di ricerca e rappresentanti del mondo imprenditoriale;

18. è del parere che non dovrebbero esistere in Europa regioni periferiche in termini sociali ed economici e che a tal fine vadano applicate diverse politiche e misure, per esempio una politica fiscale che incoraggi i giovani a rimanere o a trasferirsi nelle regioni periferiche e che permetta alle persone che vi abitano di rimanervi; osserva che nelle regioni di emigrazione netta, concezioni di infrastrutture sociali innovative e decentrate, insieme a un alto grado di cittadinanza attiva, migliorano la qualità della vita e sono fattori che rafforzano la stabilità economica, anche tra i giovani; ritiene che le economie e le strutture regionali dovrebbero essere rinnovate in anticipo, in preparazione, per poter affrontare l'impatto dell'invecchiamento della popolazione e che le regioni la cui popolazione tende a invecchiare più rapidamente potrebbero essere considerate regioni-pilota per sperimentare e finanziare soluzioni innovative ai problemi regionali originati dal rapido cambiamento demografico, tenendo presente che innovazioni sociali e servizi innovativi sono necessari in molti settori, ad esempio per:

     –   conciliazione della vita familiare con quella professionale, compresi il sostegno finanziario e di infrastrutture adeguate, così come il riconoscimento del lavoro di assistenza;

     –   sostenere l'occupazione delle persone anziane attraverso una maggiore flessibilità nei rapporti di lavoro,

     –   arrestare la marginalizzazione delle regioni e delle regioni in via di sviluppo che accusano ritardi,

     –   garantire un'offerta universale adeguata di servizi di base di interesse generale di alta qualità, compresi i servizi di assistenza alle persone anziane, dato che l'accesso universale ai servizi sociali è un diritto fondamentale e il principio di solidarietà va mantenuto anche negli interventi riguardanti gli squilibri demografici,

     –   incrementare la produttività nella sanità e nell'assistenza agli anziani utilizzando le TIC,

     –   mantenere sana, attiva e in grado di vivere autonomamente in casa propria la popolazione che invecchia e mobilitare il potenziale dei lavoratori anziani, dipendenti, autonomi e volontari, promuovendone l'occupabilità, la formazione e l'istruzione, salvaguardare la partecipazione economica e lo sviluppo delle competenze (ad esempio attraverso la formazione) di una popolazione che invecchia, attraverso una profonda riforma della gestione delle carriere dei dipendenti più anziani a partire dall'età di 50 anni, che attualmente sono spesso penalizzati da discriminazioni nelle procedure di reclutamento, accesso inadeguato alla formazione anche sulle nuove competenze e tecnologie e nessun riconoscimento dell'esperienza acquisita,

     –   gli Stati membri dovrebbero adottare misure concrete per garantire un invecchiamento in salute provvedendo a un accesso paritario per tutti i cittadini ai servizi sanitari di base e migliorando la qualità e la sicurezza delle cure sanitarie,

     –   affrontare le varie fasi del deterioramento delle condizioni delle persone anziane offrendo l'istruzione, le competenze e la formazione pertinenti per evitare l'esclusione sociale degli anziani e per far sì che gruppi vulnerabili come i migranti, i disabili e le persone anziane possano partecipare a corsi di formazione per migliorare il loro accesso alle TIC,

     –   incoraggiare l'immigrazione finalizzata a soddisfare le esigenze del mercato del lavoro regionale, dal momento che immigrati altamente qualificati possono essere essenziali per alcuni settori dell'economia regionale;

19. si compiace in tale contesto della proposta della Commissione relativa a un partenariato sull'invecchiamento attivo e sano, che potrebbe fornire il necessario coordinamento per lo sviluppo delle innovazioni di cui sopra; chiede che il bilancio di coesione sia reso più flessibile rispetto a quello attuale, onde permettere di sperimentare nuove idee e impostazioni e incoraggiare l'assunzione di rischi e la sperimentazione;

20. osserva che, durante il periodo di programmazione in corso, la politica regionale e strutturale si basa su programmi incentrati sui fondi e ritiene che nel corso del prossimo periodo di programmazione le misure dei fondi strutturali vadano combinate in un documento unico di programmazione al livello regionale opportuno;

21. richiama l'attenzione sulla necessità di spesa pubblica per bambini piccoli e famiglie numerose, in particolare per approntare servizi per l'infanzia e per la protezione delle madri che allevano i figli da sole e delle famiglie monoparentali, che sono particolarmente a rischio di esclusione sociale, isolamento e povertà; sottolinea che siffatti servizi sono di interesse generale e contribuiscono alla creazione di posti di lavoro e allo sviluppo dell'economia locale e regionale; invita la Commissione a presentare esempi di buone prassi di talune regioni degli Stati membri;

22. raccomanda, pertanto, investimenti combinati pubblico-privato nei settori dei servizi per l'infanzia e del sistema di istruzione prescolastica;

23. sottolinea che un accesso adeguato ai servizi di assistenza dell'infanzia, degli anziani portatori di disabilità e di altre persone in stato di dipendenza è essenziale per assicurare una partecipazione completa e paritetica degli uomini e delle donne al mercato del lavoro, segnala che ciò avrà un impatto sul livello di assistenza informale disponibile;

24. sottolinea l'importanza di un intervento attivo da parte delle autorità pubbliche, in particolare attraverso la fornitura di servizi sociali di interesse generale (SSIG), per aiutare le famiglie e i bambini piccoli e anche per fornire servizi e assistenza alle persone anziane e a tutte le persone dipendenti;

25. sottolinea che nelle regioni in declino, il settore del volontariato e le reti sociali apportano un contributo significativo per soddisfare i bisogni della popolazione locale ma non possono sostituire il ruolo essenziale di cui sono investite le autorità pubbliche nell'offerta di servizi di interesse generale; ritiene che questa cittadinanza attiva deve essere riconosciuta e gli organismi interessati vanno supportati in quanto partner della politica regionale; sottolinea che ciò mette in moto processi di apprendimento che consentono a un territorio di rispondere alle sfide del cambiamento demografico;

26. invita gli Stati membri a riformare i propri sistemi fiscali in modo da garantire che le persone con storie di lavoro interrotto per compiti di assistenza a bambini o anziani non si trovino in una posizione di svantaggio in termini di pensioni di vecchiaia e prestazioni di sicurezza sociale;

27. chiede che le future regole FSE siano più semplici da gestire e consentano quindi organizzazioni di dimensioni ridotte per meglio beneficiare del fondo e sviluppare e gestire progetti sociali innovativi; chiede alla Commissione di incrementare all'interno del futuro FSE il fondo per i progetti pilota transnazionali a livello UE in materia sociale e dell'occupazione allo scopo di facilitare la cooperazione regionale, transfrontaliera e macro-regionale al fine di fronteggiare le sfide comuni originate dal cambiamento demografico.

28. raccomanda agli Stati membri e alla Commissione di istituire siti web di facile utilizzo per consentire al pubblico di accertarsi di dove il finanziamento di coesione dell'UE stia realmente andando e di che cosa viene realizzato;

29. chiede misure per sensibilizzare sul contributo potenziale che i gruppi di popolazione vulnerabili possono apportare alla forza delle regioni, come fonte della coesione sociale;

30. chiede una stretta cooperazione tra la Commissione europea e gli uffici nazionali di statistica, che forniscono informazioni su vari aspetti, tra cui le cifre relative alla popolazione e alla migrazione, al fine di monitorare i dati e analizzare le tendenze demografiche, contribuendo così a una più efficiente assegnazione dei fondi in tutta Europa, in funzione di attività ed esigenze specifiche.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

14.4.2011

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

41

2

3

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Regina Bastos, Edit Bauer, Heinz K. Mara Bizzotto, Edit Bauer, Milan Cabrnoch, David Casa, Alejandro Cercas, Ole Christensen, Derek Roland Clark, Sergio Gaetano Cofferati, Marije Cornelissen, Tadeusz Cymański, Frédéric Daerden, Karima Delli, Proinsias De Rossa, Frank Engel, Sari Essayah, Richard Falbr, Marian Harkin, Roger Helmer, Nadja Hirsch, Liisa Jaakonsaari, Liisa Jaakonsaari, Martin Kastler, Ádám Kósa, Patrick Le Hyaric, Veronica Lope Fontagné, Olle Ludvigsson, Thomas Mann, Elisabeth Morin-Chartier, Csaba Őry, Siiri Oviir, Konstantinos Poupakis, Sylvana Rapti, Licia Ronzulli, Elisabeth Schroedter, Jutta Steinruck, Traian Ungureanu

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Tunne Kelam, Gesine Meissner, Ria Oomen-Ruijten, Csaba Sógor, Emilie Turunen, Cecilia Wikström

Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Edit Herczog

PARERE della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (26.4.2011)

destinato alla commissione per lo sviluppo regionale

sul cambiamento demografico e le sue ripercussioni sulla futura politica di coesione dell'Unione europea
(2010/2157(INI))

Relatore per parere: Anna Záborská

SUGGERIMENTI

La commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere invita la commissione per lo sviluppo regionale, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

A.  considerando che le politiche in materia di uguaglianza di genere possono contribuire in modo significativo a far fronte alle sfide demografiche, segnatamente stimolando l'inclusione delle donne sul mercato del lavoro e riducendo il rischio di povertà per le donne e i minori,

B.   considerando che le donne vivono più a lungo rispetto agli uomini e che la differenza crescente nell'aspettativa di vita tra uomini e donne potrebbe ulteriormente esporre le donne anziane all'isolamento, alla dipendenza e alla povertà,

C.  considerando che l'invecchiamento della popolazione europea rappresenta una delle principali sfide future della salute pubblica per l'Unione europea, dato l'aumento dell'onere che comportano determinate malattie croniche, alcune delle quali colpiscono specialmente le donne, e che le autorità nazionali, regionali e locali devono svolgere un ruolo essenziale nell'assicurare la continuità, la sicurezza e la qualità dell'assistenza sanitaria e dei servizi di salute pubblica,

1.   chiede alle autorità dell'UE, nazionali, regionali, e locali competenti, nel quadro della politica di coesione e in vista della Strategia europea 2020, di compiere sforzi supplementari nell'analisi di efficacia delle misure di integrazione della prospettiva di genere e di uguaglianza di genere nella politica di coesione, e delle misure di lotta contro le discriminazioni, in particolare nel contesto dell’evoluzione demografica, caratterizzata dall'invecchiamento della popolazione e da flussi migratori massicci provenienti tanto da paesi terzi quanto in seno all'UE da Est a Ovest e dalle zone rurali alle zone urbane, accordando attenzione alle donne vittime di esclusione sociale;

2.   invita la Commissione e gli Stati membri a assicurare che tutte le autorità regionali e locali nell'UE abbiano incluso misure di integrazione della dimensione di genere nelle loro proposte di finanziamento durante il prossimo periodo di programmazione della politica di coesione, unitamente all'obiettivo di ridurre gli effetti negativi del cambiamento demografico;

3.   segnala che le politiche di assistenza e la prestazione di servizi di assistenza sono intrinsecamente inerenti al conseguimento dell'uguaglianza tra uomini e donne, e pone in rilievo che la mancanza di servizi di assistenza a prezzi convenienti, accessibili e di alta qualità nella maggior parte dei paesi dell'UE e il fatto che il lavoro di assistenza non sia equamente condiviso tra donne e uomini hanno un impatto negativo diretto sulla capacità delle donne di partecipare a tutti gli aspetti della vita sociale, economica, culturale e politica;

4.   invita la Commissione, nel prossimo ciclo della politica di coesione, a integrare programmi e progetti specifici in cooperazione con le autorità regionali, per sviluppare e rafforzare la partecipazione attiva delle donne alle piccole e medie imprese – per migliorare così direttamente l'occupazione femminile e evitare la "fuga dei cervelli" delle generazioni più giovani dalle aree rurali verso le aree urbane – onde far fronte al declino demografico;

5.   invita le autorità dell'UE, nazionali, regionali e locali competenti, nel quadro delle rispettive competenze relative alla politica di coesione per il prossimo periodo, a prevedere misure di sostegno finanziario per la maternità e l’assistenza all’infanzia attraverso l’erogazione di voucher, bonus e assegni, a promuovere l'offerta di servizi e prestazioni all'infanzia e alla famiglia, ad attuare effettivamente misure volte a conciliare lavoro e vita familiare, tenendo presenti orari di lavoro flessibili per i genitori (risultanti da una libera scelta) e una prestazione sufficiente di servizi di qualità a prezzi accessibili per l’assistenza dei minori, delle persone anziane e di altre persone dipendenti, che permettano ai genitori, specialmente alle madri, di conciliare il lavoro e la famiglia; sottolinea che alcuni paesi hanno avviato politiche adeguate di conciliazione tra la vita professionale e la vita familiare, basate sulla possibilità di libera scelta tra alternative equivalenti effettive al fine di aumentare tanto le percentuali di partecipazione di uomini e donne al mercato del lavoro nonché i tassi di natalità;

6.   auspica, a tal fine, che sia sviluppato il lavoro a distanza, qualora sia possibile, nel quadro di una legislazione ambiziosa che permetta di conciliare gli interessi dei lavoratori e delle imprese;

7.   ritiene che, alla luce dei cambiamenti demografici in corso in Europa e al fine di promuovere un miglior equilibrio tra la vita professionale e la vita familiare, nella nuova strategia per la politica di coesione successiva al 2013 occorra prevedere una maggiore dotazione di bilancio per le strutture di assistenza per i bambini in età prescolare;

8.   sottolinea l'importanza crescente e decisiva degli enti locali e regionali europei nella promozione delle pari opportunità tra donne e uomini per affrontare la sfida demografica, e li esorta a integrare politiche pertinenti nei loro progetti di cooperazione decentrata in modo da consentire l'accesso delle donne – specialmente quelle più vulnerabili, comprese le migranti, le donne appartenenti a minoranze, le disabili, le donne che sono state vittime della violenza di genere e le donne disoccupate con più di 45 anni – alle nuove tecnologie dell'informazione e al microfinanziamento di attività commerciali;

9.   chiede a Eurostat di inserire nell’indice di sviluppo umano regionale (ISU) fattori relativi al lavoro invisibile non monetarizzato, ripartiti per genere, tenendo presente il triplice ruolo che le donne spesso svolgono nella loro veste di madri, figlie e nonne, come elemento complementare nelle infrastrutture sociali e regionali stabilite, pur tuttavia ancora insufficienti, in seguito al recente studio dell'OCSE "Cooking, Caring and Volunteering: Unpaid Work Around the World";

10. segnala l'enorme squilibrio esistente tra uomini e donne nella condivisione delle responsabilità domestiche e familiari, che fa sì che siano principalmente le donne ad optare per modalità di lavoro flessibili o anche ad abbandonare del tutto il loro impiego, il che ha un impatto sulla loro evoluzione professionale, sul persistente divario salariale di genere e sull'accumulo dei diritti pensionistici;

11. chiede a Eurostat di studiare ed elaborare indicatori per misurare e valorizzare la partecipazione delle donne e degli uomini ad attività di volontariato al fine di mettere in risalto il contributo delle donne e degli uomini alla coesione sociale, secondo le regioni, e al miglioramento della qualità della vita, soprattutto delle persone in condizione di povertà;

12. auspica che la partecipazione delle donne alle attività volontarie possa essere considerata esperienza professionale accreditata, sia riconosciuta e non le penalizzi quanto ai loro diritti all'assicurazione malattia e alla pensione di anzianità;

13. invita la Commissione a proporre iniziative specifiche nel quadro dell'Anno europeo 2012 dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, dedicate alle attività delle donne nella terza età che valorizzino il loro contributo alla coesione sociale e territoriale; sottolinea che il principio di solidarietà tra le generazioni è una delle chiavi strutturali del modello sociale europeo e, di conseguenza, della coesione economica, sociale e territoriale; chiede misure volte a promuovere soluzioni flessibili in materia di pensionamento e volte ad associare la pensione e il lavoro a tempo parziale in modo da incoraggiare le donne a restare più a lungo sul mercato del lavoro; chiede che, al fine di preservare questo principio, le autorità pubbliche a vari livelli adottino un approccio attivo e siano coinvolte nel garantire servizi sociali di interesse generale di altà qualità;

14. chiede agli Stati membri di rafforzare l'adeguatezza delle pensioni lottando contro la discriminazione di genere sul mercato del lavoro e riducendo in particolare il divario di genere per quanto riguarda la carriera professionale e la retribuzione e garantendo che i regimi pensionistici compensino il tempo dedicato alla cura della famiglia;

15. invita gli Stati membri e le autorità regionali ad incentivare forme di sostegno per le famiglie che si fanno carico di persone della terza età dipendenti;

16. invita la Commissione europea e gli Stati membri a promuovere tipi di formazione e educazione intergenerazionale, coinvolgendo, ad esempio, i giovani, le scuole e le associazioni in progetti di formazione ICT rivolti agli anziani, o valorizzando le competenze degli anziani in progetti di tipo extracurriculare;

17. invita gli Stati membri e le autorità regionali a sviluppare e a sostenere forme di coinvolgimento degli anziani in attività di formazione formale e informale, di volontariato e di partecipazione attiva alla vita della comunità;

18. invita la Commissione ad accordare particolare attenzione alle conseguenze della sfida demografica sulla salute pubblica e ad adottare le misure necessarie per lottare contro l’onere crescente delle malattie che colpiscono uomini e donne, segnatamente rendendo possibile il finanziamento, nel quadro dei vari strumenti della politica di coesione, dello screening dei tumori per le donne e gli uomini, incentrandosi specialmente sulle zone insufficientemente servite dai servizi sanitari pubblici.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

20.4.2011

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

24

0

5

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Regina Bastos, Edit Bauer, Emine Bozkurt, Andrea Češková, Marije Cornelissen, Silvia Costa, Edite Estrela, Ilda Figueiredo, Zita Gurmai, Mary Honeyball, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Constance Le Grip, Barbara Matera, Elisabeth Morin-Chartier, Angelika Niebler, Siiri Oviir, Antonyia Parvanova, Raül Romeva i Rueda, Nicole Sinclaire, Joanna Katarzyna Skrzydlewska, Eva-Britt Svensson, Marc Tarabella, Marina Yannakoudakis, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Izaskun Bilbao Barandica, Anne Delvaux, Christa Klaß, Katarína Neveďalová, Rovana Plumb

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

6.10.2011

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

36

2

6

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

François Alfonsi, Luís Paulo Alves, Charalampos Angourakis, Catherine Bearder, Jean-Paul Besset, Victor Boştinaru, Philip Bradbourn, Zuzana Brzobohatá, John Bufton, Alain Cadec, Salvatore Caronna, Tamás Deutsch, Rosa Estaràs Ferragut, Brice Hortefeux, Danuta Maria Hübner, Filiz Hakaeva Hyusmenova, Juozas Imbrasas, María Irigoyen Pérez, Seán Kelly, Mojca Kleva, Ramona Nicole Mănescu, Riikka Manner, Iosif Matula, Erminia Mazzoni, Jan Olbrycht, Markus Pieper, Monika Smolková, Georgios Stavrakakis, Nuno Teixeira, Michail Tremopoulos, Viktor Uspaskich, Lambert van Nistelrooij, Oldřich Vlasák, Kerstin Westphal, Joachim Zeller, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Jens Geier, Lena Kolarska-Bobińska, Maurice Ponga, Elisabeth Schroedter, Patrice Tirolien, Giommaria Uggias, Derek Vaughan, Sabine Verheyen