RELAZIONE sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (conformemente alla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune)

31.10.2012 - (12562/2011 – 2012/2138(INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatore: Arnaud Danjean


Procedura : 2012/2138(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A7-0357/2012

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (conformemente alla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune)

(12562/2011 – 2012/2138(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune, in particolare la parte relativa alla politica europea di sicurezza e di difesa comune (PSDC) (12562/2011 – C7-0000/2012),

–   vista la relazione del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) al Consiglio, del 23 luglio 2012, sulla PSDC,

–   viste le conclusioni del Consiglio del 23 luglio 2012 sulla PSDC,

–   viste le conclusioni del Consiglio del 1° dicembre 2011 sulla PSDC,

–   vista l'iniziativa sulle capacità militari avviata in occasione della riunione informale dei Ministri della difesa dell'UE tenutasi a Gand nel settembre 2010,

–   visti gli articoli 2, 3, 24 e 36 del trattato sull'Unione europea (TUE),

–   visto il punto 43 dell'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria[1],

–   visti il titolo V del TUE e il trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

–   vista la Carta delle Nazioni Unite,

–   viste la strategia europea in materia di sicurezza "Un'Europa sicura in un mondo migliore", adottata dal Consiglio europeo del 12 dicembre 2003, e la relazione sulla sua attuazione "Garantire sicurezza in un mondo in piena evoluzione", approvata dal Consiglio europeo dell'11 e 12 dicembre 2008,

–   vista la sua risoluzione del 10 marzo 2010 sull'attuazione della strategia europea di sicurezza e la politica di sicurezza e di difesa comune[2],

–   vista la sua risoluzione del 23 novembre 2010 sulla cooperazione civile-militare e lo sviluppo di capacità civili-militari[3],

–   vista la sua risoluzione dell'11 maggio 2011 sullo sviluppo della politica di sicurezza e di difesa comune a seguito dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona[4],

–   vista la sua risoluzione del 14 dicembre2011 sull'impatto della crisi finanziaria sul settore della difesa negli Stati membri dell'UE[5],

–   viste le conclusioni del Consiglio del 15 ottobre 2012 sulla situazione in Mali,

–   visto l'articolo 119, paragrafo 1, del suo regolamento,

–   vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A7-0357/2012),

A. considerando gli importanti mutamenti in corso nel contesto geostrategico in cui si inseriscono la politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la PSDC, in particolare i radicali cambiamenti in Medio Oriente e nel Nord Africa (segnatamente le rivoluzioni, i conflitti e/o i cambiamenti di regime in Libia, Tunisia, Egitto e Siria), l'emergere di nuovi attori con ambizioni regionali o globali sulla scena internazionale, nonché il riorientamento delle priorità della politica di difesa degli Stati Uniti d'America nei confronti della regione dell'Asia-Pacifico;

B.  considerando, al tempo stesso, che le minacce e le sfide per la sicurezza mondiale stanno aumentando a causa delle incertezze legate all'atteggiamento degli Stati e degli attori non statali (come le organizzazioni terroristiche) impegnati in programmi che concorrono pericolosamente alla proliferazione delle armi di distruzione di massa (incluse le armi nucleari), all'evoluzione delle crisi locali nel vicinato dell'Unione europea, che hanno conseguenze regionali importanti (come l'attuale conflitto siriano), ai rischi connessi ai processi di transizione nei paesi arabi e alla loro dimensione di sicurezza (ad esempio in Libia e nella penisola del Sinai), all'evoluzione della regione afghano-pakistana nella prospettiva del ritiro delle forze militari della NATO, nonché all'aumento delle minacce terroristiche in Africa, in particolare nella regione del Sahel, nel Corno d'Africa e in Nigeria;

C. considerando che i cambiamenti climatici sono ampiamente considerati come un veicolo essenziale e un aspetto di moltiplicazione delle minacce per la sicurezza globale, la pace e la stabilità;

D. considerando che l'Unione europea deve reagire a tali minacce e sfide parlando con una sola voce, così da garantire la coerenza, agendo in uno spirito di solidarietà tra i suoi Stati membri e avvalendosi di tutti i mezzi e gli strumenti disponibili, al servizio della pace e della sicurezza dei cittadini;

E.  considerando che la PSDC, che è parte integrante della PESC, le cui finalità sono definite all'articolo 21 del TUE, conferisce all'Unione una capacità operativa che si basa su mezzi civili e militari;

F.  considerando che la PSDC deve consolidare il suo contributo alla pace e alla stabilità nel mondo attraverso le sue missioni e operazioni, che si inseriscono nel quadro dell'approccio globale dell'UE nei confronti di un paese o di una regione, anche attraverso la cooperazione multilaterale con organizzazioni internazionali, in particolare le Nazioni Unite, e regionali, e in seno ad esse, nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite;

G. considerando che il disarmo e la non proliferazione sono parti integranti della PSDC, che devono essere rafforzate nell'ambito del dialogo politico dell'UE con i paesi terzi, e costituiscono un obbligo assunto dall'UE in virtù di accordi e convenzioni internazionali; considerando che tale impegno è perfettamente compatibile con l'obiettivo della PSDC di rafforzare le capacità civili e militari;

H. considerando che il trattato di Lisbona ha introdotto importanti innovazioni che comportano il rafforzamento della PSDC, che tuttavia non sono ancora pienamente utilizzate;

I.   considerando che, dal 2003, l'UE ha avviato 19 missioni civili e 7 operazioni militari nel quadro della politica europea di sicurezza e di difesa e successivamente della PSDC, e che attualmente sono in corso 11 missioni civili e 3 operazioni militari;

UN QUADRO STRATEGICO PER LA PSDC

Un nuovo quadro strategico

1.  sottolinea che l'UE ha la vocazione di essere un attore politico globale sulla scena internazionale, con lo scopo di promuovere la pace e la sicurezza internazionale, di tutelare i suoi interessi nel mondo e di garantire la sicurezza dei suoi cittadini; ritiene che l'UE dovrebbe essere in grado di assumersi le proprie responsabilità di fronte alle minacce, alle crisi e ai conflitti internazionali, in modo particolare nel suo vicinato; sottolinea, a tale riguardo, la necessità che l'UE sia coerente nelle sue politiche e si assuma tali responsabilità in modo più rapido ed efficiente;

2.  sottolinea, a tale riguardo, la necessità che l'Unione affermi la propria autonomia strategica attraverso una politica estera, di sicurezza e di difesa forte ed efficace, che le permetta, se necessario, di agire da sola; sottolinea che questa autonomia strategica resterà illusoria in assenza di capacità civili e militari credibili; ricorda che l'autonomia strategica si costruisce nel rispetto delle alleanze esistenti, in particolare per quanto riguarda la NATO, mantenendo al contempo un forte legame transatlantico, come sottolineato all'articolo 42 del TUE, e nel debito rispetto e con il rafforzamento del multilateralismo efficace, quale principio ispiratore dell'intervento dell'UE nelle operazioni di gestione delle crisi internazionali;

3.  è preoccupato per la prospettiva del declino strategico che minaccia l'UE, non solo attraverso la riduzione tendenziale dei bilanci per la difesa nel quadro della crisi finanziaria ed economica globale ed europea, ma anche a causa della relativa e progressiva marginalizzazione dei suoi strumenti e delle sue capacità di gestione delle crisi, in particolare quelle militari; rileva inoltre l'impatto negativo del mancato impegno degli Stati membri a tale riguardo;

4.  ritiene che l'Unione ricopra un ruolo importante nel garantire la sicurezza degli Stati membri e dei suoi cittadini; è convinto che l'Unione debba avere l'ambizione di rafforzare la sua sicurezza e quella del suo vicinato per non doverla delegare ad altri; sottolinea che l'UE deve essere in grado di contribuire in maniera significativa alle operazioni di mantenimento della pace nel mondo;

5.  constata che la Strategia europea per la sicurezza, elaborata nel 2003 e rivista nel 2008, malgrado la validità, a tutt'oggi, delle sue analisi e delle sue affermazioni, comincia ad essere superata dagli eventi e non è più sufficiente per comprendere il mondo di oggi;

6.  invita pertanto nuovamente il Consiglio europeo a commissionare al VP/AR un Libro bianco sulla sicurezza e la difesa dell'UE, che definisca gli interessi strategici dell'UE in un contesto di minacce in evoluzione, alla luce delle capacità di sicurezza degli Stati membri, della capacità delle istituzioni dell'UE di agire in modo efficace nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa, nonché dei partenariati dell'Unione europea, in particolare con i paesi vicini e con la NATO, e che tenga conto dell'evoluzione delle minacce e dello sviluppo delle relazioni con i nostri alleati e partner ma anche con i paesi emergenti;

7.  sottolinea l'importanza di tale quadro strategico che guiderà l'azione esterna dell'UE e formulerà chiare priorità per la politica di sicurezza;

8.  osserva che il Libro bianco dovrebbe basarsi sia sui concetti introdotti dalla Strategia europea per la sicurezza nel 2003 e nel 2008 sia sui nuovi concetti di sicurezza emersi negli ultimi anni, quali la "responsabilità di proteggere", la sicurezza umana e il multilateralismo efficace;

9.  sottolinea l'importanza di effettuare, nell'ambito dell'Agenzia europea per la difesa (AED) e in cooperazione con la NATO, una revisione tecnica delle debolezze e dei punti di forza militari degli Stati membri dell'UE; ritiene che il Libro bianco costituirà la base del futuro approccio strategico dell'UE e fornirà orientamenti sulla pianificazione strategica a medio e lungo termine delle capacità civili e militari che devono essere sviluppate e acquisite nel quadro della PSDC;

10. accoglie con favore le conclusioni del Consiglio del 23 luglio 2012 sulla PSDC e l'annuncio di un Consiglio europeo in materia di difesa da tenersi nel corso del 2013; incoraggia gli Stati membri e il Presidente del Consiglio europeo a coinvolgere il Parlamento nella preparazione di tale riunione del Consiglio;

11. accoglie con favore la relazione del VP/AR sui principali aspetti e le scelte fondamentali della PESC, che è in parte dedicata alle questioni della sicurezza e della difesa; insiste tuttavia sulla necessità di innalzare il livello di ambizione per lo sviluppo della PSDC; invita gli Stati membri, con il sostegno del VP/AR, a sfruttare pienamente il potenziale di tale strumento – creato dal trattato di Lisbona – in un contesto in cui numerose crisi persistono, anche alle frontiere dell'Europa, e in cui l'impegno americano ridefinito è sempre più evidente;

12. accoglie positivamente il contributo dell'iniziativa di Weimar, cui hanno aderito la Spagna e l'Italia, al rilancio dell'agenda della PSDC, e l'impulso che essa ha impresso ai tre settori fondamentali, vale a dire le istituzioni, le operazioni e le capacità; invita tali paesi a rispettare l'impegno assunto di mantenere una visione ambiziosa della PSDC e considera le loro azioni come un modello a cui tutti gli altri Stati membri devono aderire;

La PSDC al centro dell'approccio globale

13. accoglie con favore le conclusioni del Consiglio del 23 luglio 2012 sulla PSDC e l'annuncio della presentazione di una comunicazione congiunta sull'approccio globale da parte della Commissione europea e del VP/AR; ricorda a entrambi di interagire con il Parlamento europeo in tale sforzo;

14. sottolinea che la forza dell'UE rispetto ad altre organizzazioni consiste nel suo potenziale unico di mobilitare una serie completa di strumenti politici, economici, di sviluppo e umanitari a sostegno delle sue missioni e operazioni civili e militari di gestione delle crisi sotto un'unica autorità politica, vale a dire il VP/AR, e che questo approccio globale le conferisce una flessibilità e un'efficacia uniche e ampiamente apprezzate;

15. ritiene tuttavia che l'attuazione dell'approccio globale debba garantire che l'Unione risponda ai rischi specifici con i mezzi civili e/o militari adeguati; sottolinea che l'approccio globale deve basarsi sulla PSDC come si basa sugli strumenti di azione esterna;

16. sottolinea che la PSDC, attraverso queste operazioni, rappresenta il principale strumento dell'UE per la gestione delle crisi, che conferisce una credibilità e una visibilità politica all'azione dell'Unione, permettendo al contempo un controllo politico;

L'attuazione del trattato di Lisbona

17. ricorda che il trattato di Lisbona ha introdotto importanti innovazioni per quanto riguarda la PSDC, delle quali si attende ancora l'attuazione; deplora, a tale riguardo, la mancata considerazione da parte del VP/AR delle precedenti risoluzioni del Parlamento, nelle quali si chiedeva un progresso più attivo e coerente nell'attuazione dei nuovi strumenti introdotti dal trattato di Lisbona:

· il Consiglio può affidare lo svolgimento di una missione a un gruppo di Stati, allo scopo di preservare i valori dell'Unione e di servirne gli interessi;

· gli Stati membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno sottoscritto impegni più vincolanti in materia in relazione alle missioni più impegnative possono instaurare una cooperazione strutturata permanente;

· sono introdotte una clausola di difesa reciproca e una clausola di solidarietà;

· all'AED sono affidati compiti importanti per lo sviluppo delle capacità militari degli Stati membri, tra cui il rafforzamento della base industriale e tecnologica del settore della difesa, la definizione di una politica europea delle capacità e degli armamenti e l'attuazione della cooperazione strutturata permanente;

· è prevista la creazione di un fondo iniziale per le attività preparatorie delle missioni che non sono a carico del bilancio dell'Unione;

18. esorta il VP/AR a imprimere gli impulsi necessari per sviluppare il potenziale del trattato di Lisbona, in modo che l'UE possa beneficiare dell'intera gamma di possibilità d'azione sulla scena internazionale nel quadro del suo approccio globale, attraverso il suo "soft power" o, se necessario, mediante azioni più forti, sempre nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite;

19. invita gli Stati membri a collaborare attivamente con il VP/AR e con il Consiglio per adottare le disposizioni del trattato di Lisbona relative alla PSDC nelle loro strategie nazionali di difesa;

20. accoglie con favore l'estensione delle missioni che possono essere svolte nel quadro della PSDC rispetto alle precedenti missioni dette "di Petersberg", come sancito all'articolo 43 del TUE; rileva, tuttavia, che tale ambizione non trova riscontro nelle decisioni prese da quando è stato creato il SEAE;

LE OPERAZIONI CIVILI E MILITARI

21. sottolinea che finora la PSDC ha contribuito alla gestione delle crisi, al mantenimento della pace e al rafforzamento della sicurezza internazionale; sottolinea che la PSDC è ora chiamata a intervenire in tutti i tipi di crisi, anche nel caso di conflitti ad alta intensità nel suo vicinato, con un livello di ambizione sufficiente per avere un reale impatto sul terreno;

22. osserva che attualmente sono in corso 14 operazioni, di cui 11 civili e 3 militari; accoglie con favore l'avvio di tre nuove operazioni civili, durante l'estate del 2012, nel Corno d'Africa (EUCAP Nestor), in Niger (EUCAP Sahel Niger) e nel Sud Sudan (EUAVSEC Sud Sudan), e la pianificazione di una missione civile di sostegno al controllo delle frontiere in Libia; ritiene che queste missioni rappresentino un primo segnale del nuovo dinamismo dell'agenda della PSDC; sottolinea l'importanza di migliorare il quadro per trarre insegnamenti dalle missioni e dalle operazioni;

23. deplora, tuttavia, che l'Unione europea non utilizzi pienamente gli strumenti militari della PSDC, sebbene varie crisi avrebbero potuto giustificare un intervento della PSDC, in particolare in Libia e in Mali; sottolinea la necessità di considerare la possibilità di prestare assistenza nella riforma del settore della sicurezza ai paesi della Primavera araba, in particolare nell'Africa settentrionale e nella regione del Sahel; incoraggia, in questo contesto, a intensificare l'attuale pianificazione di eventuali operazioni militari e, al tempo stesso, chiede una rivalutazione delle missioni in corso;

24. invita gli Stati membri a tradurre in pratica le loro dichiarazioni e a utilizzare i mezzi, i protocolli e gli accordi esistenti al fine di mettere a disposizione della PSDC le loro capacità, ad esempio sotto forma di raggruppamenti tattici o di gruppi operativi comuni;

Balcani occidentali

25. ricorda e accoglie con favore l'importanza politica, strategica e simbolica dell'impegno dell'UE nei Balcani occidentali, che ha contribuito alla pace e alla sicurezza nella regione; sottolinea tuttavia che questa regione continua ad affrontare numerose sfide che rappresentano una prova di credibilità per l'Unione; invita il VP/AR e il Consiglio a valutare il contributo dell'UE alla sicurezza nei Balcani occidentali, prestando una particolare attenzione al rafforzamento dello Stato di diritto, alla tutela delle comunità minoritarie e alla lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione;

26. accoglie con favore i risultati della prima missione civile EUPM in Bosnia-Erzegovina, conclusasi il 30 giugno 2012, che ha consentito, in parallelo con l'operazione EUFOR Althea, di contribuire al dialogo tra le entità costitutive del paese e al consolidamento dello Stato di diritto;

27. rileva che l'operazione EUFOR Althea in Bosnia-Erzegovina, avviata nel 2004, ha registrato una costante riduzione dei suoi effettivi; appoggia pertanto la chiusura di tale missione e chiede una nuova tipologia di assistenza dell'UE in materia di rafforzamento delle capacità e di formazione delle forze armate della Bosnia-Erzegovina;

28. appoggia il ruolo svolto dalla missione EULEX Kosovo, che opera in un contesto politico difficile, e accoglie con favore l'estensione del suo mandato per altri due anni, fino al 14 giugno 2014;

29. sottolinea il ruolo positivo svolto dalla missione nell'aiutare il Kosovo a combattere la criminalità organizzata a tutti i livelli e a costruire uno Stato di diritto e un apparato giudiziario, di polizia e doganale libero da interferenze politiche, in linea con le buone pratiche e le norme internazionali ed europee; prende atto della riconfigurazione e del ridimensionamento della missione, considerandoli un chiaro segno dei progressi compiuti finora;

30. sottolinea, tuttavia, che rimane ancora molto da fare affinché EULEX possa realizzare pienamente le missioni assegnategli e godere della piena fiducia della popolazione del Kosovo, in particolare della comunità serba; invita la missione a rafforzare le sue attività nel nord del Kosovo e a impegnarsi maggiormente nell'indagine e nell'azione giudiziaria per quanto concerne i casi di corruzione ad alto livello;

31. invita la task force investigativa speciale di EULEX a continuare a esaminare con la massima attenzione e il massimo rigore gli interrogativi sollevati dal rapporto del Consiglio d'Europa sulla veridicità delle accuse di traffico di organi; invita EULEX a mettere in atto, con il pieno sostegno degli Stati contributori, un programma di protezione dei testimoni, che includa ad esempio il trasferimento dei testimoni, che consenta di svolgere procedimenti giudiziari rigorosi volti ad accertare i fatti;

32. osserva che la presenza della KFOR resta essenziale per garantire la sicurezza in Kosovo e che continuano a essere sollevati numerosi interrogativi circa l'efficacia e il futuro del coordinamento tra la missione militare della NATO e la missione civile dell'UE; invita pertanto il VP/AR a riferire regolarmente sui progressi della missione EULEX, accogliendo favorevolmente la proroga del suo mandato fino al 14 giugno 2014, così come sui risultati ottenuti e sulle relazioni con l'apparato militare della NATO;

Corno d'Africa

33. accoglie con favore la nuova strategia dell'Unione europea per il Corno d'Africa, che attua l'approccio globale per lottare contro la pirateria e le sue cause, e il ruolo di primo piano svolto dall'Unione in relazione alla sicurezza nella regione, che migliora la visibilità e la credibilità dell'UE nella gestione delle crisi; accoglie altresì con favore l'attivazione del Centro operativo dell'Unione europea, nel maggio 2012, a sostegno delle missioni PSDC nel Corno d'Africa;

34. osserva che attualmente sono in corso tre operazioni (EUNAVFOR Atalanta, EUTM Somalia e EUCAP Nestor) a beneficio della regione e sottolinea la necessità di continuare a coordinare l'impegno europeo con gli sforzi della comunità internazionale, in primo luogo con l'Unione africana (UA), al fine di garantire il funzionamento e la natura democratica dello Stato in Somalia; ritiene che il Centro operativo dell'UE consente un coordinamento più efficace nel quadro della strategia per il Corno d'Africa;

35. raccomanda, considerando l'evoluzione della Somalia sul piano politico e della sicurezza, che gli Stati membri e il VP/AR, di concerto con le autorità legittime della Somalia, l'UA, l'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD) e gli Stati Uniti, studino la possibilità di avviare un processo di riforma del settore della sicurezza (RSS);

36. accoglie con favore l'avvio della missione EUCAP Nestor ed esorta la Tanzania ad accettare tale missione, che mira a rafforzare le capacità di difesa marittima di Gibuti, del Kenya e delle Seychelles e a sostenere lo Stato di diritto in Somalia (inizialmente nel Puntland e nel Somaliland) attraverso lo sviluppo di una forza di polizia costiera responsabile e di un apparato giudiziario che dia prova del pieno rispetto dello Stato di diritto, della trasparenza e dei diritti umani;

37. chiede che la missione EUCAP Nestor sia coordinata con altre iniziative in materia di sicurezza marittima, come MARSIC e MASE, finanziate rispettivamente dallo strumento per la stabilità e dal Fondo europeo di sviluppo; raccomanda l'estensione della missione EUCAP Nestor ad altri paesi non appena essi soddisfano le condizioni necessarie;

38. rende omaggio al contributo fondamentale apportato dall'operazione EUNAVFOR Atalanta alla lotta contro la pirateria nel golfo di Aden e nell'Oceano Indiano occidentale, nonché al contributo umanitario dato alla sicurezza marittima scortando le navi del Programma alimentare mondiale e altre navi vulnerabili, e approva la proroga del mandato dell'operazione fino al dicembre 2014; approva altresì l'estensione del campo d'azione di questa missione alla zona costiera, alle acque territoriali e alle acque interne della Somalia; invita gli Stati membri a mettere a disposizione risorse navali e aeree adeguate per questa operazione e incoraggia le navi mercantili a continuare ad applicare le migliori pratiche di navigazione per ridurre il rischio di attacchi; plaude al contributo fornito dai Paesi Bassi all'operazione Atalanta imbarcando gruppi di protezione destinati a garantire la sicurezza dei convogli umanitari e incoraggia gli altri Stati membri a fornire contributi di questo tipo;

39. afferma che la pirateria è equiparabile alla criminalità organizzata e che, ai fini della libertà del commercio e della protezione di una via navigabile essenziale, è importante compromettere la redditività economica della pirateria e affrontare le sue cause profonde tramite un impegno a lungo termine per promuovere la buona governance e opportunità economiche legittime e autonome per la popolazione; invita la Commissione e il Consiglio ad adottare tutte le misure necessarie a garantire la tracciabilità dei flussi finanziari generati da questa attività e ad agevolare lo scambio di informazioni fra EUNAVFOR Atalanta ed Europol;

40. sottolinea il ruolo positivo svolto dalla missione EUTM Somalia, in stretta collaborazione con l'Uganda, l'UA e gli USA, nell'addestramento di oltre 3.000 reclute somale, delle quali circa 2.500 sono già state reintegrate nelle forze di sicurezza somale, promuovendo al contempo lo Stato di diritto; ritiene che la missione abbia contribuito in particolare al miglioramento della situazione a Mogadiscio e nei dintorni, potenziando le forze di sicurezza somale e dell'AMISOM; esorta a concentrare gli sforzi della missione sull'istituzione di strutture di comando e di controllo responsabili e trasparenti e di un quadro finanziario che fornisca il regolare pagamento degli stipendi, nonché sulla riduzione al minimo del numero delle diserzioni da parte dei soldati formati;

41. approva l'estensione del mandato della missione EUTM Somalia fino al dicembre 2012, come pure l'importanza attribuita alle capacità di comando e controllo, alle capacità specializzate e alle capacità di autoformazione delle forze di sicurezza nazionali somale, nella prospettiva del trasferimento delle competenze per la formazione agli attori locali; constata che l'UE dovrà proseguire le sue attività di formazione oltre il 2012 e, in quest'ottica, invita il SEAE a studiare la possibilità, non appena la situazione della sicurezza in Somalia lo consentirà, di trasferire, in tutto o in parte, tali attività di formazione nelle zone del paese che si trovano sotto il controllo delle autorità, alla luce del miglioramento delle condizioni di sicurezza; raccomanda che la missione EUTM Somalia sia maggiormente coinvolta nel processo di reclutamento e di integrazione del personale che beneficia di tale formazione militare;

42. sottolinea che il modello dell'operazione EUTM, il quale, a fronte di un investimento finanziario, materiale e umano relativamente modesto, offre all'UE un ruolo regionale di spicco nell'Africa orientale, potrebbe essere riprodotto in altre zone, in particolare nel Sahel;

Sahel

43. esprime la massima preoccupazione per lo sviluppo di una zona di instabilità nel Sahel, caratterizzata dall'interconnessione di attività criminali, in particolare il traffico di droga, armi e persone, e di operazioni armate di gruppi terroristici radicali che compromettono l'integrità territoriale degli Stati della regione e le cui attività potrebbero condurre all'instaurazione di una zona di illegalità permanente in una parte del territorio del Mali e alla sua diffusione ai paesi vicini, aggravando la minaccia nei confronti dei cittadini e degli interessi europei in loco, già vittime di assassini e di rapimenti; sottolinea pertanto la necessità di sostenere un governo stabile nel Mali, al fine di evitare la disgregazione del paese e gli estesi effetti di ricaduta che ciò potrebbe avere in termini di aumento della criminalità e dei conflitti;

44. sottolinea che questa situazione rappresenta una minaccia per la sicurezza dell'Europa nel suo insieme; invita, a tale riguardo, il VP/AR e il Consiglio ad attuare rapidamente e integralmente la strategia dell'UE per il Sahel approvata nel marzo 2011 e ad adottare adeguate misure di sicurezza, avvalendosi se del caso di missioni PSDC, per aiutare gli Stati della regione a rafforzare le rispettive capacità di lotta contro la criminalità organizzata transfrontaliera e i gruppi terroristici;

45. accoglie con favore l'avvio della missione EUCAP Sahel Niger, finalizzata in modo specifico ad aiutare il Niger a far fronte a queste sfide in materia di sicurezza; osserva che questa missione si iscrive pienamente nel quadro della strategia globale per il Sahel, ma si rammarica che essa riguardi un solo paese, mentre altri paesi della regione, in particolare il Mali, presentano necessità urgenti e importanti di rafforzare le capacità e di rispondere alle minacce che incombono sulla loro integrità territoriale;

46. accoglie con favore le conclusioni del Consiglio del 15 ottobre 2012 sulla situazione in Mali, in cui il Consiglio chiede che i lavori di pianificazione di un'eventuale missione militare nel quadro della PSDC siano proseguiti e approfonditi con urgenza, elaborando in particolare un concetto di gestione della crisi relativo alla riorganizzazione e all'addestramento delle forze di difesa maliane;

47. invita a perseguire la pianificazione di un'operazione intesa a sostenere, in collaborazione con l'ECOWAS, la ristrutturazione delle forze armate maliane al fine di migliorare l'efficacia delle forze di sicurezza del Mali e di consentire al paese di riappropriarsi del controllo del proprio territorio;

Libia

48. accoglie con favore le precedenti attività di aiuto umanitario e di protezione civile svolte dalla Commissione e degli Stati membri, a sostegno delle organizzazioni delle Nazioni Unite, in Libia e nei paesi vicini; ritiene tuttavia che la crisi libica avrebbe potuto costituire un'occasione per l'UE di dimostrare la sua capacità di agire in modo più globale, se necessario anche militarmente, nel pieno rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dinanzi allo scoppio di una grave crisi nel suo immediato vicinato con implicazioni dirette sulla stabilità del contesto europeo; deplora che l'assenza di una volontà politica comune degli Stati membri e le reticenze ideologiche verso un'Unione che mette in pratica le proprie capacità abbiano relegato l'Unione a un ruolo secondario; prende atto della riluttanza di alcuni membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad autorizzare l'UE ad avviare la sua operazione militare umanitaria in Libia;

49. invita il VP/AR a trarre tutti gli opportuni insegnamenti dalla crisi libica, con riferimento sia al processo decisionale in seno all'UE sia all'intervento militare della NATO, in termini di capacità ma anche, e soprattutto, di coerenza politica e di solidarietà fra gli Stati membri, nonché alla relazione fra l'UE e la sua PSDC, da un lato, e la NATO dall'altro;

50. ritiene che l'UE debba svolgere un ruolo importante nel processo di transizione istituzionale in Libia, segnatamente nei settori della smobilitazione e dell'integrazione degli effettivi delle brigate rivoluzionarie, della riorganizzazione delle forze armate e dell'assistenza al controllo delle frontiere terrestri e marittime; deplora che il contributo dell'UE al settore della sicurezza tardi a concretizzarsi e che le difficoltà a concepire e ad attuare tale contributo lascino spazio a iniziative bilaterali la cui visibilità e la cui coerenza sono aleatorie; è favorevole all'accelerazione della pianificazione di una missione civile di sostegno al controllo delle frontiere;

Sud Sudan

51. prende atto dell'avvio della missione EUAVSEC Sud Sudan, finalizzata a rafforzare la sicurezza dell'aeroporto di Djouba; si interroga, nondimeno, sull'opportunità di una missione PSDC per garantire la messa in sicurezza di questo aeroporto, considerando che una missione siffatta avrebbe potuto essere realizzata dalla Commissione mediante il suo strumento di stabilità;

Repubblica democratica del Congo

52. sottolinea l'importanza della Repubblica democratica del Congo per la pace e la stabilità in Africa e sostiene l'azione della missione MONUSCO volta a proteggere le popolazioni civili nella parte orientale del paese;

53. si compiace degli sforzi profusi dall'Unione europea nel quadro delle due missioni EUSEC RD Congo ed EUPOL RD Congo per consolidare lo Stato di diritto in questo paese; osserva tuttavia che queste due missioni sono sottodimensionate in rapporto alla vastità dei compiti loro assegnati e che è necessaria una collaborazione attiva da parte delle autorità congolesi per ottenere risultati tangibili;

Afghanistan

54. valuta positivamente la missione EUPOL Afghanistan, che ha per obiettivo l'instaurazione di una polizia civile e di un sistema giudiziario al fine di consentire agli afghani di riprendersi la responsabilità primaria dei propri compiti in una prospettiva di ricostruzione dello Stato afghano; sottolinea che questa missione, che deve rimanere in loco fino al 31 maggio 2013 e potrebbe essere prolungata fino al 31 dicembre 2014, rientra negli sforzi complessivi messi in campo dalla comunità internazionale per consentire agli afghani di prendere in mano il proprio destino, una volta avvenuto il ritiro delle truppe NATO nel 2014; invita il VP/AR e il Consiglio ad avviare una riflessione approfondita e condivisa con il Parlamento europeo sull'evoluzione del regime globale dell'Unione e, più specificamente, sulla missione EUPOL, nel contesto post-2014 in Afghanistan;

Territori palestinesi

55. considera un successo la missione di formazione della polizia civile palestinese EUPOL COPPS, il cui obiettivo è aiutare l'Autorità palestinese a rafforzare le istituzioni di un futuro Stato palestinese nei settori del mantenimento dell'ordine pubblico e della giustizia penale sotto la gestione palestinese, conformemente alle migliori norme internazionali; osserva che questa missione si iscrive nel quadro degli sforzi profusi dall'Unione europea a favore della creazione di uno Stato palestinese che conviva pacificamente a fianco di Israele;

56. deplora il fatto che la missione EUBAM Rafah abbia sospeso le sue operazioni dopo che Hamas ha preso il controllo della striscia di Gaza, nonché la riduzione degli effettivi, sottolineando nel contempo che la sua permanenza nella regione dimostra la volontà dell'UE di apportare il suo contributo a qualsiasi azione che possa agevolare il dialogo fra israeliani e palestinesi; deplora che il governo israeliano non abbia autorizzato il capo della missione EUPOL COPPS ad assumere contemporaneamente l'incarico di capo della missione EUBAM Rafah e che il quartier generale di questa missione si trovi a Tel Aviv anziché a Gerusalemme est;

Georgia

57. sottolinea il ruolo positivo svolto dalla missione di osservazione dell'Unione europea in Georgia (EUMM Georgia), in particolare a sostegno del dialogo e del ripristino di misure di rafforzamento della fiducia tra le parti, ma deplora che tale missione non sia stata ancora autorizzata a recarsi nei territori occupati dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale, in cui la Russia è stata riconosciuta come forza di occupazione da parte del Parlamento europeo, della NATO, del Consiglio d'Europa e di alcuni Stati membri;

Iraq

58. osserva che la missione EUJUST LEX-Iraq, il cui mandato è stato prorogato al 31 dicembre 2013, è stata la prima missione dell'UE integrata sullo "Stato di diritto" il cui scopo è di contribuire all'introduzione di un sistema di giustizia penale professionale in Iraq fondato sullo Stato di diritto; constata tuttavia che l'Iraq è lungi dall'essere stabilizzato, come mostrano gli attentati di cui il paese è regolarmente vittima, una situazione aggravata da un contesto regionale dei più incerti;

Ritorno di esperienza

59. rileva l'importanza del ritorno di esperienza delle missioni e delle operazioni condotte nel quadro della PSDC e si compiace del lavoro svolto in tal senso dalla direzione gestione delle crisi e pianificazione del SEAE e dall'EUMS; invita il VP/AR a riferire regolarmente al Parlamento europeo sui risultati di tale lavoro;

60. ritiene particolarmente importante l'esperienza acquisita nel corso delle missioni e delle operazioni civili; rileva che l'UE ha intrapreso ampie attività in quest'ambito, conseguendo ottimi risultati; ritiene che il valore aggiunto delle operazioni civili dell'UE debba essere considerato nel coordinare gli sforzi con i nostri partner e alleati nell'ambito della gestione delle crisi internazionali;

LE CAPACITÀ E LE STRUTTURE DI CONDOTTA DELLE OPERAZIONI

61. constata che le operazioni militari dell'Unione soffrono ancora troppo spesso di problemi di generazione di forze e che la credibilità della PSDC è in gioco se mancano capacità credibili; invita quindi gli Stati membri a rimanere mobilitati per fornire personale e attrezzature di qualità;

62. osserva che le strutture di gestione delle crisi in seno al SEAE mancano di personale, ai livelli sia civile che militare, il che nuoce alla loro capacità di reazione e contribuisce a una certa marginalizzazione della PSDC; sollecita il VP/AR a rimediare senza indugio a tale situazione; insiste sul legame diretto che deve esistere fra il VP/AR e le strutture di gestione delle crisi PSDC;

Personale e capacità civili

63. sottolinea le difficoltà che gli Stati membri incontrano nel fornire personale qualificato e formato in numero sufficiente per le missioni civili condotte nel quadro della PSDC; invita la Commissione e il SEAE a studiare le possibilità di prestare assistenza agli Stati membri in merito all'aumento del numero delle forze di polizia, dei giudici e del personale altamente specializzato nel settore della pubblica amministrazione, da impiegare in missioni civili condotte nel quadro della PSDC;

64. prende atto dell'estensione dell'obiettivo primario civile 2010 al di là di tale data e si compiace dell'adozione di un programma pluriennale di sviluppo delle capacità civili; invita gli Stati membri, e segnatamente i ministeri interessati, a mobilitarsi per la sua messa in atto;

65. sottolinea la necessità di sviluppare, in aggiunta alle capacità citate nel contesto dell'obiettivo primario civile che fa riferimento alla polizia, ai giudici e al personale altamente specializzato nel settore della pubblica amministrazione, orientamenti e capacità di mediazione più efficaci, onde prevedere risorse adeguate per la mediazione in modo tempestivo e coordinato;

66. osserva con preoccupazione che in alcuni Stati membri l'identificazione, il coordinamento e lo spiegamento di personale civile per le missioni PSDC subiscono ancora l'influsso del ricorso a pratiche e criteri nazionali differenti; chiede un maggior coordinamento tra gli Stati membri e l'individuazione delle migliori pratiche in merito;

67. deplora, a tale riguardo, l'indifferenza da parte del VP/AR e degli Stati membri nei confronti delle precedenti risoluzioni parlamentari nelle quali si chiedevano personale civile competente e in numero sufficiente nonché capacità sostanziali; rammenta a tale proposito le conclusioni del Consiglio del 21 marzo 2011 sulle priorità in relazione alle capacità civili della PSDC e ritiene che esse conservino tutta la loro pertinenza:

· reclutare personale qualificato e formato in numero sufficiente;

· mettere a punto strumenti adeguati per favorire l'avvio delle missioni, tra cui una versione finalizzata di "Goalkeeper"; misure preparatorie più flessibili; migliori meccanismi di equipaggiamento per le missioni civili (ivi compresa una soluzione di deposito permanente);

· perseguire l'attuazione di attività preparatorie per le missioni civili, in conformità delle pertinenti disposizioni del TUE;

· rafforzare la valutazione dell'impatto e l'applicazione degli insegnamenti tratti;

· approfondire la cooperazione con paesi terzi e organizzazioni internazionali;

Personale e capacità militari

68. osserva che l'Unione europea affronta attualmente vincoli finanziari significativi e che gli Stati membri, per ragioni sia finanziarie che di bilancio e politiche legate o meno alla crisi che interessa la zona euro, sono in una fase di riduzione o, quanto meno, di mantenimento del livello dei loro bilanci di difesa; sottolinea i potenziali effetti negativi di tali misure sulle loro capacità militari e, pertanto, sulla capacità dell'Unione europea di assumersi efficacemente le proprie responsabilità nei settori del mantenimento della pace, della prevenzione dei conflitti e del rafforzamento della sicurezza internazionale;

69. osserva un aumento delle capacità militari e degli armamenti nel continente asiatico e, in particolare, in Cina; chiede un approfondimento del dialogo con la regione, sottolineando le questioni della sicurezza e della difesa;

70. sottolinea che il moltiplicarsi delle operazioni esterne che ha caratterizzato gli ultimi anni, che si tratti dell'Iraq, dell'Afghanistan o dell'Africa, ivi compresa la Libia, ha rappresentato e rappresenta tuttora un onere finanziario importante per gli Stati che hanno partecipato o che ancora partecipano a tali operazioni; osserva che tali costi hanno un'incidenza diretta sull'attrito e l'usura prematura delle attrezzature, nonché sulla volontà degli Stati di impegnarsi in operazioni PSDC, tenuto conto dei loro vincoli di bilancio e di capacità;

71. sottolinea che i bilanci europei di difesa di tutti gli Stati membri riuniti, in valore assoluto, reggono il confronto con le spese delle principali potenze emergenti e che il problema è quindi più politico che di bilancio, e va dalla definizione di una base industriale e tecnologica europea fino alla messa in comune di talune capacità operative; osserva che a livello di UE i consorzi, le iniziative congiunte e i progetti di fusione tra imprese europee possono contribuire allo sviluppo di un'industria europea della difesa;

72. rileva che l'azione militare in Libia, avviata dalla Francia e dal Regno Unito con l'appoggio degli Stati Uniti e successivamente ripresa dalla NATO, ha messo in evidenza la capacità di taluni Stati europei di impegnarsi in conflitti ad alta intensità, ma anche le loro difficoltà nel condurre azioni di questo tipo a lungo termine, segnatamente per mancanza di competenze fondamentali come il rifornimento in volo, la raccolta delle informazioni o le munizioni guidate di precisione;

73. ricorda la sua risoluzione del 14 dicembre 2011 sull'impatto della crisi finanziaria sul settore della difesa negli Stati membri dell'UE e sottolinea che le raccomandazioni in essa contenute sono pertinenti per sviluppare le capacità militari degli Stati membri in uno spirito di condivisione e di messa in comune delle risorse;

74. accoglie con favore gli accordi bilaterali come il trattato franco-britannico sulla cooperazione militare e invita altri Stati membri a considerare tali accordi bilaterali o multilaterali relativi alla cooperazione e all'integrazione militare come importante strumento di contenimento dei costi in grado di evitare la duplicazione e costituire un processo di sviluppo di base per la PSDC nonché il futuro dell'integrazione dell'UE in materia di sicurezza;

75. si compiace dei primi progressi dell'iniziativa "messa in comune e condivisione" ("pooling and sharing") dell'Unione europea e rende omaggio al lavoro dell'AED che ha consentito di individuare 11 campi d'azione prioritari; sottolinea in particolare i progressi realizzati in quattro settori: rifornimento in volo, sorveglianza marittima, sostegno medico e formazione; invita tuttavia a dotare tale iniziativa di un quadro strategico;

76. deplora tuttavia che l'iniziativa "messa in comune e condivisione" non abbia ancora colmato i divari individuati nell'obiettivo primario civile 2010; prende atto della reticenza degli Stati membri a farsi carico dell'onere di essere una nazione guida per uno dei 300 progetti suggeriti di messa in comune e condivisione presentati dall'EUMS nell'aprile 2011;

77. invita gli Stati membri, in vista del Consiglio europeo in materia di difesa previsto per il prossimo anno, a fare un bilancio delle capacità esistenti all'interno dell'Unione europea e a rendere l'iniziativa, in ultima analisi, sostenibile al fine di avviare un processo di pianificazione della difesa a livello europeo;

78. accoglie favorevolmente la proposta dell'AED di elaborare un codice di condotta volontario relativo alla messa in comune e condivisione, al fine di agevolare la cooperazione tra gli Stati membri per l'acquisizione, l'impiego e la gestione congiunta delle capacità militari;

79. sostiene in modo particolare il progetto concernente il rifornimento in volo, che comporta altresì un capitolo "acquisizione"; esprime tuttavia disappunto, a tale riguardo, per il limitato risultato previsto nell'ambito dell'azione, che porterà a un semplice rinnovo delle capacità esistenti anziché crearne di nuove; insiste affinché gli Stati membri preservino il carattere europeo di tale iniziativa ed è del parere che l'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (OCCAR) sarebbe adatta a gestire il capitolo "acquisizione";

80. si compiace dell'accordo firmato il 27 luglio 2012 tra l'Agenzia europea per la difesa e l'OCCAR, che consentirà di istituzionalizzare le relazioni tra le due agenzie, di porre in atto una cooperazione maggiormente integrata sui programmi di sviluppo di capacità militari e di scambiare informazioni classificate;

81. ricorda che la guerra in Libia ha messo in evidenza la mancanza di droni di ricognizione nelle forze armate europee e rileva che in Europa esistono per il momento due progetti concorrenti per droni MALE (mezza altitudine lunga estensione); osserva altresì che la cooperazione franco-britannica in materia di droni da combattimento (UCAV) trarrebbe beneficio se non fosse esclusiva e si aprisse ad altri partner europei;

82. ritiene che la creazione di un comando europeo del trasporto aereo (EATC) sia un esempio concreto e riuscito di messa in comune e condivisione e sottolinea che la creazione di una flotta di A400M all'interno della struttura rafforzerebbe notevolmente le capacità di proiezione dell'Unione europea e dei suoi Stati membri; incoraggia tutti gli Stati partecipanti a fornire all'EATC tutti i mezzi di trasporto disponibili; incoraggia inoltre gli Stati membri non partecipanti a prendere parte all'EATC;

83. invita la Commissione, il Consiglio, gli Stati membri e l'AED a valutare l'adozione di soluzioni innovative per potenziare le capacità di proiezione dell'Unione europea, segnatamente in una duplice prospettiva: un partenariato pubblico-privato nel settore del trasporto aereo, imperniato su una piccola flotta di A400M, permetterebbe di trasportare sia l'aiuto umanitario in caso di catastrofe, sia materiale e personale in caso di missioni e operazioni realizzate nel quadro della PSDC;

84. insiste sul fatto che il rafforzamento delle capacità europee deve trovare riscontro anche in un consolidamento della base industriale e tecnologica della difesa europea; ricorda, al riguardo, l'importanza del principio della preferenza europea e la rilevanza di un atto europeo per gli acquisti;

85. osserva che la crisi finanziaria e di bilancio in atto nell'Unione europea e nei suoi Stati membri porterà a perdite di conoscenze qualora a livello europeo non si proceda a lanciare un importante programma su basi bilaterali o multilaterali e che essa può portare anche alla scomparsa di un tessuto europeo molto specializzato; richiama inoltre l'attenzione sul fatto che le medie imprese europee dell'industria della difesa, altresì colpite dalla crisi economica e finanziaria, sono in grado di generare attività economiche e di creare posti di lavoro in alcuni Stati membri;

86. accoglie favorevolmente la proposta della Commissione nell'ambito di Orizzonte 2020 per la futura ricerca civile e militare finanziata dall'UE e gli appalti a sostegno delle missioni PSDC; osserva con preoccupazione il calo degli stanziamenti destinati alla ricerca e alla tecnologia, che incide a lungo termine sulla capacità degli Stati membri di mantenere uno strumento di difesa credibile fondato su un insieme di armi e attrezzature militari; ricorda agli Stati membri il loro impegno ad aumentare lo stanziamento a favore di ricerca e tecnologia correlate alla difesa almeno del 2% del bilancio della difesa e rammenta che gli investimenti in ricerca e tecnologie di difesa hanno conseguito importanti risultati con le applicazioni civili;

87. accoglie con favore le recenti iniziative e i progetti relativi alla difesa informatica; esorta gli Stati membri ad avviare una cooperazione ancora più stretta con l'AED per lo sviluppo delle capacità di difesa, soprattutto di natura informatica, in particolare ai fini del rafforzamento della fiducia nonché della messa in comune e della condivisione; accoglie con favore il fatto che la difesa informatica costituirà una delle priorità dell'AED nell'ambito della ricerca e della tecnologia nel settore della difesa;

88. plaude agli sforzi dell'AED volti a preservare una base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB) nonché all'iniziativa di Barnier/Tajani di istituire all'interno della Commissione una task force incaricata di preservare e sviluppare questo strumento strategico, la cui funzione è assicurare l'autonomia dell'Unione europea e dei suoi Stati membri nel settore della difesa; chiede alla Commissione di tenere informato il Parlamento in merito alle attività in corso della task force e la invita a coinvolgere il Parlamento in futuro;

89. chiede agli Stati membri di applicare pienamente la direttiva sugli appalti pubblici in materia di difesa (2009/81/CE[6]) in modo da conseguire una maggiore interoperabilità delle attrezzature e contrastare la frammentazione del mercato, da cui spesso traggono vantaggio i paesi terzi;

90. plaude alla comunicazione della Commissione sulla politica industriale, del 10 ottobre 2012, dal titolo "Un'industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica", che riconosce che il settore della difesa risente di una dimensione fortemente nazionale e annuncia l'elaborazione di una strategia globale a sostegno della competitività dell'industria della difesa;

91. ricorda la rilevanza del piano di sviluppo delle capacità elaborato dall'AED; invita gli Stati membri a procedere a una sua migliore integrazione nella rispettiva pianificazione nazionale e a essere maggiormente disposti a partecipare ai progetti dell'AED;

92. ritiene che il Consiglio e gli Stati membri debbano sostenere maggiormente le capacità dell'Unione che potrebbero consentire di realizzare risparmi attraverso la messa in comune, segnatamente l'AED, il Centro satellitare dell'UE e l'Accademia europea per la sicurezza e la difesa;

93. sollecita il Consiglio e gli Stati membri ad assegnare all'AED un bilancio e un personale adeguato cosicché essa sia in grado di espletare tutti i compiti che le sono attribuiti dal trattato di Lisbona; sottolinea che tale aspetto va considerato nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale;

Politica spaziale a sostegno della PSDC

94. sottolinea la necessità, ai fini dell'autonomia decisionale e operativa dell'Unione europea, di disporre di strumenti satellitari adeguati nei settori delle riprese spaziali, della raccolta di informazioni, delle comunicazioni e della sorveglianza dello spazio; ritiene che detti ambiti potrebbero formare oggetto di una condivisione e di una messa in comune più spinte rispetto alle intese esistenti, a livello bilaterale o in collaborazione con il Centro satellitare dell'UE per quanto riguarda i programmi Helios, Cosmo-Skymed e SAR-Lupe; auspica che il programma MUSIS, destinato a sostituire l'attuale generazione di satelliti di osservazione, diventi un esempio di cooperazione sia tra i paesi europei sia con il SEAE e gli organi politico-militari dell'Unione;

95. invita, in detta prospettiva, il Consiglio e la Commissione a studiare la possibilità di partecipazione finanziaria dell'UE ai futuri programmi satellitari di ripresa spaziale in modo da consentire agli organi politico-militari dell'Unione e al SEAE di dislocare i satelliti e di disporre, su loro richiesta e a seconda delle loro esigenze, di immagini satellitari delle regioni in crisi o di quelle in cui deve essere dispiegata una missione PSDC;

96. ricorda la necessità di un finanziamento da parte dell'Unione del progetto GMES, che deve diventare, come il programma GALILEO, un'infrastruttura critica dell'UE;

Potenziamento della capacità di risposta rapida

97. osserva che, nonostante le rettifiche apportate al meccanismo ATHENA, alle precedenti risoluzioni del Parlamento e alla dottrina dell'impiego di raggruppamenti tattici dell'Unione europea, come richiesto per esempio nella lettera di Weimar, finora non è stato dispiegato alcun raggruppamento, sebbene dette compagini possano costituire una forza di primo intervento, in attesa di altre forze meglio equipaggiate per un impegno prolungato;

98. ritiene che detta situazione pregiudichi la credibilità dello strumento dei raggruppamenti tattici e della PESDC in generale, poiché in passato avrebbero potuto essere già dispiegati; sollecita gli Stati membri a restare mobilitati e a onorare i loro impegni a favore di detto strumento, tenendo conto che, visti gli investimenti finanziari e in risorse umane in relazione ai raggruppamenti tattici, il mancato utilizzo nonostante le varie opportunità costituisce ora un onere;

99. ribadisce che il meccanismo ATHENA deve essere ulteriormente adattato per aumentare la quota dei costi comuni e garantire, pertanto, una più equa ripartizione degli oneri nelle operazioni militari, senza scoraggiare gli Stati membri dall'assumere ruoli di primo piano nelle missioni PSDC;

100.     sostiene il processo di revisione delle procedure per la gestione di crisi, il quale dovrebbe concludersi entro la fine dell'anno e facilitare lo spiegamento più rapido di operazioni PSDC civili e militari; ritiene che le procedure di gestione di crisi debbano restare esclusive per operazioni PSDC e non comprendere altri strumenti, per il rischio di appesantire le procedure stesse; sostiene altresì la revisione delle procedure di finanziamento per puntare a maggiore flessibilità e rapidità nell'attivazione dei fondi;

Strutture e pianificazione

101.     ritiene che l'assegnazione al Centro operativo del ruolo di coordinamento delle missioni nel Corno d'Africa costituisca un primo passo verso la creazione di una capacità europea per la pianificazione e la condotta delle operazioni con personale adeguato e mezzi di comunicazione e di controllo sufficienti; deplora tuttavia il fatto che il Centro non sia né permanente né il punto centrale della pianificazione e della condotta di missioni civili e operazioni militari;

102.     reitera la sua richiesta relativa alla creazione di un quartiere generale operativo (OHQ) dell'UE per la pianificazione operativa e la condotta delle missioni civili e operazioni militari in seno al SEAE, se necessario, attraverso una cooperazione strutturata permanente;

103.     prende atto della volontà espressa dal Consiglio, nelle sue conclusioni del dicembre 2011, di rafforzare le capacità di pianificazione anticipata; è favorevole all'ampliamento dei poteri dell'EUMS al riguardo e ritiene che il Centro operativo potrebbe anche sostenere l'EUMS in questo compito;

104.     osserva con interesse la divisione del Centro di situazione in due nuove entità: la "Situation Room" da un lato e il Centro di Intelligence (Intelligence Centre o INTCEN) dall'altro, e si compiace del fatto che quest'ultimo sia destinato a crescere se gli Stati membri dimostrano la volontà di sviluppare la PESC e la PSDC;

105.     sostiene la creazione di posti di esperti in sicurezza temporanei o permanenti presso le delegazioni UE più significative per la PSDC al fine di dare maggior riscontro alle problematiche della sicurezza; chiede di considerare il ruolo preventivo che simili esperti potrebbero svolgere nelle questioni di sicurezza e nell'ambito dei sistemi di allarme rapido;

PARTENARIATI

Unione europea / NATO

106. rileva che l'UE e la NATO, unite da un partenariato strategico ribadito in occasione del vertice di Chicago, sono impegnate su diversi scenari comuni quali il Kosovo, l'Afghanistan e la lotta contro la pirateria nel Golfo di Aden e nell'Oceano Indiano; rammenta, a tale proposito, l'importanza di una buona cooperazione tra l'Unione europea e la NATO;

107.     ritiene che il rafforzamento delle capacità civili e militari dell'UE apporterà vantaggi anche alla NATO e contribuirà alla creazione di sinergie tra le due organizzazioni;

108.     rileva che il blocco legato alla controversia turco-cipriota non ha impedito alle due organizzazioni di portare avanti un dialogo politico attraverso modalità appropriate, di lavorare insieme grazie a contatti tra i rispettivi membri del personale e di coordinare le loro attività; auspica comunque che sia trovata una soluzione alla controversia al fine di migliorare la cooperazione tra le due organizzazioni;

109.     accoglie con favore la cooperazione tra l'UE e la NATO nel settore delle capacità militari, in particolare al fine di evitare duplicazioni tra l'iniziativa di messa in comune e condivisione delle capacità dell'UE e l'iniziativa "Smart Defence" della NATO;

110.     sottolinea l'importanza della cooperazione pratica nel campo della sicurezza informatica e della difesa informatica, basata sulla complementarità esistente nello sviluppo delle capacità di difesa, e sottolinea la necessità di un coordinamento più stretto a tale riguardo, specialmente per quanto concerne la pianificazione, la tecnologia, la formazione e le attrezzature;

111.     esprime disappunto per lo sviluppo di strutture di gestione delle crisi civili in seno alla NATO, constatando l'inutile duplicazione di capacità già presenti e ben sviluppate in seno all'Unione europea;

Unione europea / Unione africana

112.     accoglie con favore la cooperazione tra l'Unione europea e l'Unione africana al fine di mantenere la pace e la stabilità nel continente africano; rileva che l'UE contribuisce alla realizzazione di un'architettura di pace e sicurezza in Africa e, a tal fine, sostiene gli sforzi di pace dell'Unione africana e delle organizzazioni regionali africane quali l'ECOWAS per combattere l'instabilità, l'insicurezza e la minaccia terroristica, dal Corno d'Africa al Sahel;

113.     ricorda che l'UE rimane il maggiore contribuente al bilancio della missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM) e sottolinea la necessità di una visione strategica sul futuro di tale operazione;

Unione europea / Nazioni Unite

114.     accoglie con favore la fruttuosa collaborazione instauratasi tra il SEAE e il Dipartimento per le operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite; rileva che l'UE, con i suoi gruppi tattici, potrebbe fornire una forza di primo ingresso per le operazioni urgenti di mantenimento della pace, fino a quando non subentrino le forze dell'ONU;

Unione europea / OSCE

115.     sottolinea l'importanza della cooperazione tra l'UE e l'OSCE nelle regioni di interesse comune e su questioni come la prevenzione dei conflitti, la gestione delle crisi, la riabilitazione postbellica e la promozione e il rafforzamento dello Stato di diritto; esprime soddisfazione per il fatto che negli ultimi anni è stato ampliato e approfondito il campo di applicazione di tale cooperazione, ma chiede un coordinamento e una sinergia più intensi per far fronte alle crisi e ai conflitti, evitando la duplicazione degli sforzi ed elaborando approcci economicamente vantaggiosi;

Unione europea – paesi terzi

116.     sottolinea la rilevanza continua di un forte legame transatlantico e accoglie con favore la cooperazione tra l'Unione europea e gli Stati Uniti nelle operazioni di gestione delle crisi, tra cui l'EUTM Somalia, l'EUNAVFOR Atalanta, l'EULEX Kosovo e l'EUPOL Afghanistan;

117.     accoglie con favore gli accordi quadro firmati fino ad ora dall'Unione europea con una dozzina di paesi terzi per consentire la loro partecipazione alle operazioni civili e militari condotte nell'ambito della PSDC;

______________________

118.     incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale della NATO, al Presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Presidente in carica dell'OSCE e al Presidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE.

PARERE DI MINORANZA

sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (conformemente alla

relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune)

(12562/2011 – C7-0000/2012 – 2012/2138(INI))

Commissione per gli affari esteri, Relatore: Arnaud Danjean

Parere di minoranza presentato da Sabine Lösing, Willy Meyer a nome del gruppo GUE/NGL

La relazione sostiene un'ulteriore militarizzazione dell'Unione europea, chiede l'autonomia militare attraverso un aumento degli investimenti in armamenti, difesa e settori militari nonostante la crisi economica e finanziaria, chiede operazioni militari (di formazione), presenta l'UE come un'alleanza militare, auspica la cooperazione tra l'UE e la NATO.

Siamo contrari alla relazione in quanto:

- non offre soluzioni civili e pacifiche ai conflitti, è piuttosto incentrata sulla difesa, sull'intervento e sulla militarizzazione dell'Unione e pone l'accento, a tale proposito, su una cooperazione strutturata permanente obbligatoria, sostiene gli interventi per procura;

- opta per gli interventi militari, chiede un'ulteriore e più ampia azione militare, insiste su solide missioni PSDC, è a favore di un quartiere generale operativo dell'UE;

- invita a utilizzare gli aiuti allo sviluppo (Fondo FES) per finanziare le operazioni di sicurezza;

- sostiene e incoraggia l'ulteriore cooperazione civile-militare e chiede di subordinare alcuni settori politici alla PSDC;

- spinge a credere che i tagli alla difesa possano comportare una perdita di credibilità;

- promuove il complesso militare-industriale;

- sostiene il meccanismo ATHENA e insiste su di esso e sull'utilizzo dei raggruppamenti tattici;

Chiediamo:

- un radicale disarmo, anche nucleare, nell'Unione europea e a livello mondiale;

- che gli aiuti allo sviluppo non siano utilizzati per scopi militari;

- che tutte le attività rientrino rigorosamente nel quadro della Carta delle Nazioni Unite e nel diritto internazionale;

- approcci rigorosamente civili e pacifici alla soluzione di conflitti da parte dell'UE, nonché la separazione degli interventi civili e militari;

- una netta separazione tra l'UE e la NATO.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

25.10.2012

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

48

7

8

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Elmar Brok, Jerzy Buzek, Tarja Cronberg, Arnaud Danjean, Michael Gahler, Marietta Giannakou, Ana Gomes, Andrzej Grzyb, Anna Ibrisagic, Liisa Jaakonsaari, Anneli Jäätteenmäki, Jelko Kacin, Ioannis Kasoulides, Tunne Kelam, Nicole Kiil-Nielsen, Evgeni Kirilov, Maria Eleni Koppa, Andrey Kovatchev, Eduard Kukan, Vytautas Landsbergis, Ryszard Antoni Legutko, Krzysztof Lisek, Sabine Lösing, Ulrike Lunacek, Mario Mauro, Alexander Mirsky, Annemie Neyts-Uyttebroeck, Norica Nicolai, Raimon Obiols, Justas Vincas Paleckis, Pier Antonio Panzeri, Ioan Mircea Paşcu, Alojz Peterle, Bernd Posselt, Hans-Gert Pöttering, Cristian Dan Preda, Fiorello Provera, Libor Rouček, Tokia Saïfi, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Nikolaos Salavrakos, Jacek Saryusz-Wolski, György Schöpflin, Werner Schulz, Laurence J.A.J. Stassen, Charles Tannock, Inese Vaidere, Geoffrey Van Orden, Kristian Vigenin, Sir Graham Watson, Boris Zala, Karim Zéribi

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Laima Liucija Andrikienė, Charalampos Angourakis, Jean-Jacob Bicep, Véronique De Keyser, Andrew Duff, Diogo Feio, Hélène Flautre, Antonio López-Istúriz White, Marietje Schaake, Helmut Scholz, Luis Yáñez-Barnuevo García