RELAZIONE sulla revisione intermedia della strategia dell'UE sulla biodiversità

7.1.2016 - (2015/2137(INI))

Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare
Relatore: Mark Demesmaeker


Procedura : 2015/2137(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A8-0003/2016

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla revisione intermedia della strategia dell'UE sulla biodiversità

(2015/2137(INI))

Il Parlamento europeo,

–  vista la relazione della Commissione del 2 ottobre 2015 dal titolo "Revisione intermedia della strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020" (COM(2015)0478),

–  vista la relazione della Commissione del 20 maggio 2015 dal titolo "Lo stato della natura nell'Unione europea: Relazione sullo stato e sulle tendenze dei tipi di habitat e delle specie contemplati dalla direttiva Uccelli e dalla direttiva Habitat per il periodo 2007-2012, come richiesto a norma dell'articolo 17 della direttiva Habitat e dell'articolo 12 della direttiva Uccelli" (COM(2015)0219),

–  vista la relazione sulla consultazione pubblica nell'ambito del controllo dell'adeguatezza delle direttive Uccelli e Habitat[1],

–  vista l'indagine Eurobarometro pubblicata in ottobre 2015 sull'atteggiamento degli Europei nei confronti della biodiversità ("Eurobarometro speciale 436"),

–  vista la relazione dell'Agenzia europea dell'ambiente dal titolo "L'ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2015 (SOER 2015)",

–  vista la comunicazione della Commissione, del 7 febbraio 2014, sulla strategia dell'UE contro il traffico illegale di specie selvatiche (COM(2014)0064),

–  vista la relazione finale del gruppo di esperti di Orizzonte 2020 "Nature-Based Solutions and Re-Naturing Cities" intitolata "Towards an EU Research and Innovation policy agenda for Nature-Based Solutions and Re-Naturing Cities" (Verso un'agenda politica dell'UE in materia di ricerca e innovazione per le soluzioni basate sulla natura e la rinaturalizzazione urbana) pubblicata nel 2015,

–  visto lo strumento di finanziamento del capitale naturale (NCFF), parte dello strumento finanziario LIFE per l'ambiente e il clima,

–  vista la consultazione della Commissione sulla futura iniziativa dell'UE con il motto "Nessuna perdita netta di biodiversità e di servizi ecosistemici",

–   visti i risultati della 12a Conferenza della Parti (COP 12) della Convenzione ONU sulla biodiversità (CBD), in particolare la revisione intermedia sull'avanzamento dell'attuazione del piano strategico per la biodiversità 2011-2020, compresa la quarta edizione del Global Biodiversity Outlook, al fine di raggiungere gli obiettivi di Aichi in materia di biodiversità; e azioni migliorative dell'attuazione,

–  vista la Decisione X/34 della COP 10 sulla biodiversità, che sottolinea l'importanza della biodiversità agricola per la sicurezza alimentare e l'alimentazione, in particolare dinanzi al cambiamento climatico e a risorse naturali limitate, come riconosciuto dalla Dichiarazione di Roma del vertice mondiale sulla sicurezza alimentare del 2009,

–   viste le conclusioni della riunione del Consiglio "Ambiente", del 12 giugno 2014, in particolare l'impegno dell'UE e dei suoi Stati membri di aumentare le risorse per rispettare gli impegni di Hyderabad, raddoppiando i flussi di risorse finanziarie totali per la biodiversità entro il 2015;

–  vista la relazione del segretariato della CBD e dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dal titolo "Collegare le priorità globali: la biodiversità e la salute umana - Analisi dello stato delle conoscenze", pubblicata nel 2015,

–  vista la proposta di risoluzione presentata in occasione della 69° sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite per l'approvazione dell'agenda di sviluppo post-2015 dal titolo "Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile",

–  viste le relazioni sull'economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB), un'iniziativa mondiale rivolta a rendere visibili i valori della natura,

–  vista la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) e la Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici (CMS),

–  vista la lista rossa delle specie animali minacciate redatta dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN),

–  visto il regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, recante disposizioni volte a prevenire e gestire l'introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive[2],

–   vista la Convenzione internazionale dell'Organizzazione marittima internazionale per il controllo e la gestione delle acque di zavorra e dei sedimenti delle navi,

–  vista la politica agricola comune dopo il 2013 e in particolare il regolamento (UE) n. 1307/2013 recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di aiuti previsti dalla politica agricola comune[3] e il regolamento (UE) n. 1305/2013 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEARS)[4],

–  visto il regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, relativo alla politica comune della pesca, che modifica i regolamenti (CE) n. 1954/2003 e (CE) n. 1224/2009 del Consiglio e che abroga i regolamenti (CE) n. 2371/2002 e (CE) n. 639/2004 del Consiglio, nonché la decisione 2004/585/CE del Consiglio[5],

–  visto il quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020,

–  vista la sua risoluzione del 20 aprile 2012 dal titolo "La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020[6],

–  vista la sua risoluzione del 12 dicembre 2013 sulle infrastrutture verdi – rafforzare il capitale naturale in Europa[7],

–  vista la sua risoluzione del 28 aprile 2015 su "Una nuova strategia forestale dell'Unione europea: per le foreste e il settore forestale"[8],

–  visto lo studio del Servizio Ricerca del Parlamento europeo dell'aprile 2015 dal titolo "Salvaguardia della biodiversità: politica dell'UE e accordi internazionali",

–  vista la relazione di Forest Europe dal titolo "Stato delle foreste in Europa per il 2015"[9],

–  visto lo studio effettuato dal suo dipartimento tematico "Diritti dei cittadini e affari costituzionali" nel 2009 sulla legislazione e prassi nazionali in merito all'attuazione della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e in particolare dell'articolo 6,

–  visto il parere del Comitato delle regioni approvato nella 115a seduta plenaria del 3-4 dicembre 2015 intitolato "Contributo al controllo dell'adeguatezza della direttiva sulla conservazione degli uccelli e della direttiva fauna-flora-habitat",

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e il parere della commissione per lo sviluppo (A8-0003/2016),

A.  considerando che la biodiversità costituisce la varietà unica di ecosistemi, habitat, specie e geni presente sulla terra dalla quale l'umanità è strettamente dipendente;

B.   considerando che la biodiversità ha un enorme valore intrinseco che deve essere protetto a vantaggio delle generazioni future; considerando che la biodiversità offre anche vantaggi per la salute umana e contribuisce con un grandissimo valore sociale ed economico e che i costi delle opportunità socio-economiche causati dal mancato raggiungimento dell'obiettivo principale di biodiversità sono stimati in 50 miliardi di euro l'anno;

C.   considerando che l'agricoltura svolge un ruolo importante per il conseguimento degli obiettivi sulla biodiversità; che la necessità di una produzione efficiente di generi alimentari per la popolazione mondiale in rapida crescita e gli obiettivi in materia di politica energetica concernenti un maggiore utilizzo della biomassa come fonte di energia impongono condizioni severe in termini di efficienza in agricoltura;

D.   considerando che il settore agricolo e della silvicoltura apporta un importante contributo al mantenimento della biodiversità nel quadro dell'applicazione delle normative esistenti;

E.   considerando che la diversità delle specie e varietà vegetali coltivate dalle aziende agricole di piccole e medie dimensioni e a conduzione familiare riveste un'enorme importanza, sia in termini di soddisfacimento delle varie esigenze e usi nelle comunità rurali, sia dal punto di vista della riduzione della vulnerabilità delle colture a condizioni meteorologiche avverse, ai parassiti e alle malattie;

F.   considerando che la coltivazione dei terreni e l'allevamento sostenibili e responsabili contribuiscono in maniera sostanziale a preservare la biodiversità;

G.  considerando che la biodiversità è pesantemente minacciata in tutto il mondo e che ciò comporta cambiamenti irreversibili nefasti per la natura, la società e l'economia;

H.   considerando che l'obiettivo 11 di Aichi richiede la protezione di almeno il 17 % delle aree terrestri e delle acque interne attraverso sistemi efficacemente gestiti di zone protette; che la percentuale di ecoregioni europee con il 17 % del proprio territorio all'interno di zone protette si riduce notevolmente quando si escludono le zone protette esclusivamente da Natura 2000;

I.  considerando che il ripristino degli ecosistemi può avere effetti positivi sia sulla mitigazione che sull'adattamento al cambiamento climatico;

J.   considerando che almeno 8 su 10 cittadini europei considerano gravi gli effetti legati alla perdita di biodiversità e che 552 470 cittadini hanno partecipato alla consultazione pubblica sul controllo dell'adeguatezza delle direttive sulla tutela della natura, la più grande partecipazione mai registrata a una consultazione della Commissione; considerando che, secondo l'indagine Eurobarometro, i cittadini desiderano avere maggiori informazioni sulla perdita di biodiversità e la maggior parte delle persone non conosce Natura 2000;

K.   considerando che molti cittadini impegnati organizzano, individualmente o all'interno di gruppi d'azione locali o regionali, iniziative locali o regionali per la promozione della biodiversità, con cui conseguono risultati positivi in un arco di tempo relativamente breve;

L.   considerando che il 65 % dei cittadini dell'UE vive entro 5 km da un sito Natura 2000 e il 98 % entro una distanza di 20 km, il che suggerisce che tali siti abbiamo le potenzialità per contribuire a sensibilizzare in merito alla biodiversità e per fornire servizi ecosistemici che migliorino il benessere di un'ampia percentuale della popolazione dell'UE;

M.  considerando che le politiche in materia di biodiversità devono essere pienamente compatibili con il principio di sussidiarietà, in modo tale che le differenze regionali nei paesaggi e negli habitat siano pienamente rispettate;

N.  vista l'importanza della biodiversità nelle regioni ultraperiferiche e nei paesi e territori d'oltremare, che costituiscono riserve uniche di specie animali e vegetali endemiche; considerando che, tuttavia, le direttive Uccelli e Habitat non sono state applicate in alcune di queste regioni;

Osservazioni di carattere generale

1.  accoglie con favore la revisione intermedia della strategia sulla biodiversità, e le relazioni sullo stato della natura e SOER 2015; evidenzia l'importanza strategica di queste relazioni per la realizzazione degli obiettivi dell'UE in materia di biodiversità;

2.   è seriamente preoccupato per la prosecuzione della perdita di biodiversità; rileva che gli obiettivi del 2020 non saranno raggiunti senza ulteriori sforzi, notevoli e continui; constata, allo stesso tempo, che le prove scientifiche hanno dimostrato che la natura europea si troverebbe in uno stato di gran lunga peggiore senza gli effetti positivi delle direttive Uccelli e Habitat e che sforzi mirati e idoneamente finanziati danno veramente risultati efficaci; sottolinea, tuttavia, che vi è ancora un grande potenziale di miglioramento;

3.   sottolinea che la distruzione degli habitat è la causa principale della perdita di biodiversità e costituisce una priorità specifica quando si tratta di affrontare tale problema, ad esempio attraverso la riduzione del degrado e della frammentazione;

4.  sottolinea che la perdita di biodiversità si riferisce non solo alle specie e agli habitat, ma anche alla diversità genetica; invita la Commissione a elaborare una strategia per la conservazione della diversità genetica;

5.  sottolinea il ruolo determinante della biodiversità nel quadro degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), e segnatamente gli obiettivi 14 ("Conservare e utilizzare gli oceani, i mari e le risorse marine in linea con uno sviluppo sostenibile") e 15 ("Preservare e ripristinare gli ecosistemi terrestri, sfruttandoli in modo sostenibile"); ricorda che l'UE dispone di una biodiversità incredibile anche grazie alle sue regioni ultraperiferiche, ma anche grazie ai paesi e territori d'oltremare ad essa associati; invita così l'UE a mantenere il proprio fermo impegno a favore dell'ulteriore rafforzamento della Convenzione sulla diversità biologica e della sua efficace attuazione;

6.  osserva che la frammentazione, il degrado e la distruzione degli habitat a causa del cambiamento della destinazione dei terreni, dei cambiamenti climatici, dei modelli di consumo insostenibili e dell'uso dei mari sono tra le principali pressioni e tra i più importanti fattori che causano la perdita di biodiversità nell'UE e al di fuori dei suoi confini; sottolinea, quindi, la necessità di individuare e definire indicatori che misurino, in modo inequivocabile e scientifico, lo stato della biodiversità in una determinata zona o regione e di sostenere un uso razionale e sostenibile delle risorse, sia all'interno dell'UE che a livello mondiale, compresi i paesi in via di sviluppo, e, in particolare, sollecita l'UE ad ancorare meglio i propri impegni internazionali sulla biodiversità alle sue strategie in materia di cambiamenti climatici e Europa 2020; sottolinea che un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse e una riduzione del consumo eccessivo potrebbero consentire all'UE di ridurre la sua dipendenza dalle risorse naturali, in particolare quelle che provengono dall'esterno dell'Europa; ricorda, altresì, che gli approcci basati sugli ecosistemi alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento a tali cambiamenti potrebbero offrire alternative convenienti alle soluzioni tecnologiche, mentre i progressi in molte scienze applicate dipendono dalla disponibilità a lungo termine e dalla diversità delle risorse naturali;

7.   sottolinea l'importanza fondamentale di una maggiore volontà politica al più elevato livello per tutelare la biodiversità e fermare la perdita di biodiversità; ritiene essenziale l'attuazione della normativa in vigore, l'applicazione e l'ulteriore integrazione della protezione della biodiversità in altri settori della politica; invita, in particolare, le autorità regionali e locali degli Stati membri a fornire informazioni sulla biodiversità e a promuovere la consapevolezza in materia;

8.   deplora altresì il fatto che, in Europa, circa un quarto delle specie selvatiche è a rischio di estinzione e che molti ecosistemi sono degradati, con conseguente grave danno sociale ed economico per l'UE;

9.   sottolinea che natura e sviluppo economico non si escludono a vicenda; è convinto che la natura debba occupare un posto più importante nella società, e anche nell'economia e nel mondo delle imprese private, al fine di generare crescita economica sostenibile e adottare misure proattive per proteggere, ripristinare e gestire l'ambiente; ritiene, in particolare, che un impegno nella diminuzione dello sfruttamento delle risorse debba essere centrale nel far convergere obiettivi ambientali ed economici;

10.   sottolinea che la perdita di biodiversità ha per la società un costo economico elevatissimo, fino ad ora non sufficientemente integrato nelle politiche economiche e di altra natura; ritiene essenziale riconoscere che investire nella biodiversità crea possibilità significative e necessarie anche dal punto di vista socio-economico; constata che un posto di lavoro su sei nell'UE dipende in una certa misura dalla natura e dalla biodiversità; sottolinea che la biodiversità ha un potenziale notevole per creare nuove competenze, posti di lavoro e opportunità commerciali; accoglie con favore metodi per misurare il valore economico della biodiversità; ritiene che tali strumenti possano contribuire a una maggiore presa di coscienza, all'utilizzo migliore dei mezzi a disposizione e all'adozione di decisioni più informate;

11.  invita la Commissione a rafforzare il ruolo che la biodiversità e gli ecosistemi svolgono negli affari economici, al fine di passare a un'economia verde esorta la Commissione ad intensificare le misure adottate a sostegno dell'ecologizzazione del semestre europeo; sottolinea che la biodiversità è una responsabilità sociale generale, che non si può basare unicamente sulla spesa pubblica;

12.  ritiene che il valore economico della biodiversità dovrebbe riflettersi in indicatori che indirizzino il processo decisionale (senza portare alla mercificazione della biodiversità) andando al di là del PIL; esprime la convinzione che ciò favorirebbe il conseguimento degli OSS; a tale riguardo, chiede l'integrazione sistematica dei valori di biodiversità nei sistemi di contabilità nazionale, come parte del processo di monitoraggio OSM;

13.   sottolinea che l'UE e gli Stati membri non hanno soddisfatto gli obiettivi della strategia sulla biodiversità per il 2010; invita la Commissione, vista l'assenza di progressi verso il raggiungimento degli obiettivi 2020 per la biodiversità, a presentare al Parlamento relazioni biennali in cui il Consiglio e la Commissione illustrino lo stato di avanzamento, i motivi del mancato raggiungimento degli obiettivi e la strategia futura per garantire una futura osservanza;

Revisione intermedia della strategia sulla biodiversità

Ambito di interesse

14.   invita la Commissione e gli Stati membri a dare con urgenza una maggiore priorità politica alla realizzazione degli obiettivi 2020; invita all'adozione di un approccio inclusivo di tutte le parti interessate e sottolinea il ruolo cruciale degli attori nazionali, regionali e locali e della loro piena partecipazione al processo; evidenzia che sono altresì essenziali il finanziamento e una maggiore consapevolezza pubblica, nonché una comprensione della protezione della biodiversità e un sostegno in tal senso; ritiene che una buona politica di informazione e il tempestivo coinvolgimento di tutti gli attori interessati, compresi gli attori socio-economici, costituisca quindi la chiave per il raggiungimento di questi obiettivi;

15.  invita l'UE a ridurre la sua impronta di biodiversità in tutto il mondo, in linea con il principio della Coerenza delle politiche per lo sviluppo, e a riportarla entro i limiti ecologici degli ecosistemi, effettuando progressi quanto alla realizzazione degli obiettivi principali di biodiversità e onorando gli impegni assunti in materia di protezione della biodiversità; chiede inoltre all'UE di aiutare i paesi in via di sviluppo nei loro sforzi per conservare la biodiversità e garantirne un utilizzo sostenibile;

Obiettivo 1

16.   deplora i lenti progressi degli Stati membri nell'attuazione della normativa ambientale dell'UE; osserva che occorre una maggiore informazione sullo stato di attuazione negli Stati membri;

17.  sottolinea che una piena attuazione e una applicazione completa, nonché un finanziamento adeguato, delle direttive Natura sono un prerequisito fondamentale per garantire il successo della strategia nel suo complesso e raggiungerne l'obiettivo principale; chiede, dato il poco tempo a disposizione, a tutte le parti interessate di fare il possibile a tal fine e generare un ampio consenso;

18.   esorta i leader dell'UE a prestare ascolto al mezzo milione di cittadini che ha chiesto una migliore applicazione e attuazione delle leggi forti sulla protezione della natura esistenti nell'UE;

19.   invita la Commissione a migliorare gli orientamenti necessari a facilitare la piena attuazione e applicazione delle direttive, tenendo conto della giurisprudenza esistente; chiede alla Commissione un maggiore impegno nel dialogo con gli Stati membri e tutte le parti interessate, compresi gli attori socio-economici, per incoraggiare lo scambio delle migliori pratiche;

20.   riconosce che uno dei benefici principali delle direttive sulla tutela della natura sia il loro contributo alla parità di condizioni in tutta l'UE, attraverso la definizione di uno standard di base per la protezione ambientale che tutti gli Stati membri devono soddisfare, conformemente ai requisiti di standard comuni e al principio di riconoscimento reciproco nel quadro del mercato unico;

21.   rileva che, nel 2012, solo il 58% dei siti Natura 2000 disponeva di piani di gestione; è preoccupato per i livelli divergenti di attuazione; esorta gli Stati membri a completare la designazione dei siti Natura 2000 terrestri e marini e a elaborare piani di gestione, in consultazione con tutte le parti interessate;

22.  sottolinea che mentre la gestione dei siti Natura 2000 in tutta l'UE costa un minimo di EUR 5,8 miliardi, essi portano benefici ambientali e socio-economici pari ad un valore di EUR 200 - 300 miliardi all'anno; invita gli Stati membri a garantire che i siti Natura 2000 siano gestiti in modo trasparente;

23.  riconosce il contributo vitale che le aree marine protette, istituite nell'ambito della rete Natura 2000, rappresenteranno nella realizzazione di un buono stato ambientale nell'ambito della direttiva quadro sulla strategia marina, e nel conseguire l'obiettivo globale della protezione del 10% delle aree costiere e marine, di cui all'obiettivo 11 di Aichi in materia di biodiversità, entro il 2020; si rammarica del fatto che tale obiettivo sia ancora lungi dall'essere raggiunto;

24.   invita la Commissione e gli Stati membri a incrementare la raccolta di dati e il monitoraggio degli habitat e delle specie, in particolare dove vi siano grandi lacune, per valutare i progressi effettuati nel raggiungimento di tali obiettivi;

25.   esprime la propria preoccupazione per il fatto che non siano ancora disponibili informazioni dettagliate sui finanziamenti e i fondi effettivi da parte degli Stati membri per la conservazione della natura; ritiene che si tratti di una lacuna significativa nelle nostre conoscenze; invita la Commissione e gli Stati membri a identificare e definire celermente le linee pertinenti del bilancio nazionale;

26.   ribadisce i suoi precedenti inviti a favore del cofinanziamento dell'UE nella gestione dei siti Natura 2000, finanziamento che dovrebbe essere complementare ai fondi per lo sviluppo rurale, strutturali e per la pesca e ai fondi resi disponibili dagli Stati membri;

27.   esorta la Commissione e gli Stati membri a continuare a vigilare in modo accurato sull'applicazione delle direttive sulla tutela della natura; sottolinea che il rispetto e l'applicazione della legislazione UE devono essere migliorati mediante, ad esempio, l'uso di sanzioni proporzionate, efficaci e dissuasive;

28.  chiede, in tale contesto, sforzi aggiuntivi per fermare l'uccisione illegale, l'intrappolamento e il commercio di uccelli e per risolvere i conflitti locali che ne derivano; invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare nuovi strumenti per individuare attività illecite nei siti Natura 2000;

Obiettivo 2

29.  esorta la Commissione a presentare celermente una proposta concreta per lo sviluppo di una rete transeuropea per le infrastrutture verdi (TEN-G) entro il 2017; incoraggia lo sviluppo congiunto, insieme agli Stati membri, di una strategia per corridoi europei per la flora e la fauna selvatiche che riguardino specie mirate;

30.   invita quegli Stati membri che non lo hanno fatto a sviluppare e attuare immediatamente quadri per la definizione delle priorità di ripristino degli ecosistemi;

31.  chiede agli Stati membri di dare priorità alle azioni per il ripristino, entro il 2020, del 15 % degli ecosistemi degradati e di utilizzare i mezzi disponibili a tal fine nell'ambito del quadro finanziario pluriennale; invita la Commissione a proporre orientamenti su come utilizzare i mezzi disponibili per ripristinare gli ecosistemi degradati e per la protezione della biodiversità in generale;

32.   sottolinea l'importanza cruciale dell'agricoltura e della silvicoltura per il conseguimento di tale obiettivo e la necessità di individuare soluzioni sostenibili per l'agricoltura e la silvicoltura;

33.   prende atto dell'effetto negativo dell'inquinamento dell'aria sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, con i carichi critici di azoto nutriente e acidità utilizzati come indicatori di pressione sugli ecosistemi naturali e la diversità delle specie;

34.   invita la Commissione e gli Stati membri a investire nella biodiversità per sostenere la capacità di innovazione delle imprese, in particolare nell'ambito dell'ingegneria ambientale;

Obiettivo 3

35.   rileva che l'inserimento della conservazione della natura in altre politiche rimane di fondamentale importanza e sottolinea il ruolo cruciale dell'agricoltura e della silvicoltura in questo contesto;

36.  sottolinea che la tutela della biodiversità è essenziale per la produzione di alimenti e mangimi e, pertanto, interessa direttamente gli agricoltori; sottolinea l'importanza di un approccio inclusivo di tutte le parti interessate che coinvolga e incoraggi attivamente anche gli agricoltori e gli operatori forestali per affrontare queste sfide congiuntamente;

37.  ricorda che la politica agricola comune (PAC) già dispone di strumenti intesi a preservare, ripristinare e valorizzare la biodiversità, come le aree di interesse ecologico (AIE); sottolinea che il ripristino, la preservazione e il miglioramento degli ecosistemi legati all'agricoltura e alla silvicoltura, anche nelle zone Natura 2000, sono indicati come una delle sei priorità essenziali per lo sviluppo rurale dell'UE;

38.  constata con rammarico che non vi è ancora stato un miglioramento misurabile dello stato della biodiversità in agricoltura, ma riconosce che è ancora troppo presto per valutare la reale efficacia della PAC riformata; plaude alla prevista valutazione del grado di attuazione della PAC da parte della Commissione e invita la Commissione e gli Stati membri a monitorare, valutare e, se del caso, accrescere l'efficacia delle misure di inverdimento - compresa la valutazione della flessibilità dello Stato membro - e dei pertinenti strumenti della PAC relativi allo sviluppo rurale; esorta la Commissione ad analizzare con attenzione i risultati della sua revisione intermedia della PAC;

39.  invita gli Stati membri a utilizzare meglio gli strumenti disponibili della PAC e della politica di coesione intesi ad aiutare gli agricoltori e i silvicoltori a conseguire gli obiettivi in materia di biodiversità; sottolinea la necessità di promuovere l'utilizzo sostenibile delle risorse fitogenetiche e delle varietà agricole tradizionali unitamente a soluzioni sostenibili per i settori agricolo e forestale;

40.   sottolinea che le aree di interesse ecologico (EFA) dovrebbero essere, in linea di principio, zone per la protezione e la promozione dei processi agroecologici come l'impollinazione e la conservazione del suolo; chiede alla Commissione di pubblicare informazioni sul numero di Stati membri che consentono l'utilizzo di pesticidi e fertilizzanti in tali aree di interesse ecologico da quando il regolamento (UE) n. 1307/2013 è entrato in vigore;

41.  invita la Commissione, in un'ottica di trasparenza, a rendere pubbliche le motivazioni addotte dagli Stati membri in relazione alla scelta delle misure ecosostenibili;

42.   insiste affinché la Commissione e gli Stati membri garantiscano che le risorse finanziarie nel quadro della PAC siano reindirizzate dal sovvenzionamento di attività dannose per l'ambiente al finanziamento di pratiche agricole sostenibili e al mantenimento della biodiversità correlata;

43.  sottolinea la necessità di proteggere la biodiversità agricola nei paesi in via di sviluppo al fine assicurare la sicurezza alimentare; invita pertanto la Commissione ad investire nel settore dell'agroecologia nei paesi in via di sviluppo, in linea con le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo;

44.  invita la Commissione a promuovere la gestione sostenibile delle foreste mondiali, garantendo processi ecologici e la biodiversità e produttività delle foreste nonché rispettando i diritti delle popolazioni indigene al fine di gestire in modo sostenibile le risorse forestali; invita altresì la Commissione a vietare la distruzione delle foreste naturali, a tutelare le specie minacciate nonché a vietare i pesticidi tossici e la piantumazione di alberi geneticamente modificati;

45.   invita la Commissione, nel quadro della sua strategia a sostegno della biodiversità, a tenere maggiormente conto delle foreste tropicali in considerazione della concentrazione di ecosistemi, di habitat e di specie vulnerabili a forte rischio di estinzione in esse presenti, del loro ruolo essenziale nell'equilibrio ambientale e climatico e della loro funzione sociale e culturale per le popolazioni autoctone;

46.   invita gli Stati membri a sviluppare e attuare piani di gestione delle foreste finalizzati a migliorare lo stato di conservazione degli habitat e delle specie forestali e ad aumentare la disponibilità di informazioni; chiede alla Commissione di sviluppare criteri e norme per la raccolta di informazioni relative alla biodiversità forestale, in modo da garantire uniformità e comparabilità;

47.   richiama l'attenzione sulla potenziale minaccia alla biodiversità rappresentata dalla crescente domanda di agrocarburanti e dalla sempre più intensa pressione esercitata sui paesi in via di sviluppo affinché li producano, convertendo e degradando habitat ed ecosistemi quali le zone umide e le foreste;

48.  chiede che i criteri di sostenibilità sociale e ambientale per la produzione di biomassa si iscrivano in modo coerente nel quadro stabilito dalla direttiva sulle energie rinnovabili; reputa fondamentale sviluppare standard di sostenibilità per tutti i settori di eventuale impiego delle biomasse, insieme a criteri per una gestione forestale sostenibile, al fine di provvedere a che la bioenergia non contribuisca ai cambiamenti climatici e non divenga causa supplementare di accaparramento dei terreni e di incertezza alimentare;

49.  osserva con preoccupazione che il 90% dell'olio di palma consumato nel mondo viene prodotto in Indonesia e Malesia a scapito delle foreste torbiere, le quali vengono incendiate per fare posto alle grandi piantagioni di acacia e palma da olio; sottolinea che, secondo uno studio realizzato dalla Banca mondiale, l'Indonesia è diventata il terzo paese produttore di gas serra al mondo, proprio a causa degli incendi forestali;

Obiettivo 4

50.  esorta la Commissione e gli Stati membri a procedere alla corretta e tempestiva attuazione della nuova politica comune della pesca, applicando una gestione della pesca basata sugli ecosistemi nell'ottica di centrare l'obiettivo del rendimento massimo sostenibile attraverso, tra le altre cose, la promozione di metodi di cattura sostenibili e innovativi; sottolinea l'importanza di ridurre l'inquinamento onde tutelare, tra l'altro, la biodiversità marina e gli stock ittici nonché sostenere la crescita economica attraverso l'economia blu;

51.  sottolinea l'importanza fondamentale degli ecosistemi e delle risorse marini ai fini dello sviluppo sostenibile dei paesi costieri; invita gli Stati membri a dare piena attuazione agli impegni assunti in precedenza e a collaborare con i governi a livello globale, regionale e nazionale per rafforzare le ambizioni e le azioni a favore di una pesca equa e sostenibile dal punto di vista economico ed ecologico;

52.  invita la Commissione e gli Stati membri a provvedere a che l'UE svolga un ruolo di primo piano per il raggiungimento, nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), di un accordo sulla conservazione e l'utilizzo sostenibile della biodiversità marina al di là della giurisdizione degli Stati;

53.  invita la Commissione a cooperare con gli Stati membri e i paesi terzi al fine di migliorare l'attuazione del regolamento (CE) n. 1005/2008 del Consiglio sulla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata;

54.   invita la Commissione e gli Stati membri a migliorare la qualità ambientale dei mari europei attraverso progetti volti a ridurre l'inquinamento chimico, fisico e microbiologico, ottimizzando la sostenibilità delle attività di traffico marittimo, tutelando la biodiversità che ne risulta inevitabilmente minacciata; ricorda, a tale proposito, che 12,7 milioni di tonnellate di plastica (5% della produzione totale) finiscono ogni anno negli oceani attraverso sistemi fognari, corsi d'acqua e discariche situate lungo le coste, il che inficia l'ambiente e la biodiversità di tutto il pianeta;

Obiettivo 5

55.   esorta la Commissione a definire, senza indugio e conformemente all'articolo 4 del regolamento (UE) n. 1143/2014, un elenco dettagliato e completo delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale, fermo restando che tale elenco non sia limitato a un numero fisso di specie e preveda azioni attuative complete e coerenti – sostenute da risorse adeguate – onde raggiungere tali obiettivi; sottolinea l'importanza di aggiornare costantemente tale elenco e di svolgere ulteriori valutazioni dei rischi per le specie, di modo che la legislazione sulle specie esotiche invasive possa costituire una leva potente;

56.  invita gli Stati membri a ratificare la Convenzione per la gestione delle acque di zavorra dell'Organizzazione marittima internazionale, al fine di prevenire la diffusione di specie esotiche invasive tramite il trasporto marittimo e lungo le acque interne nonché di contribuire all'attuazione e al raggiungimento dell'obiettivo;

57.   invita gli Stati membri a controllare le importazioni di specie esotiche nel loro territorio e a riferire regolarmente in merito a tali specie alla Commissione e agli altri Stati membri; invita ad applicare maggiori restrizioni alle importazioni e al possesso privato di specie minacciate di estinzione, come primati, rettili e anfibi;

Obiettivo 6

58.   invita la Commissione e gli Stati membri a eliminare gradualmente le sovvenzioni dannose per l'ambiente entro il 2020, assicurandosi che le valutazioni di tali sovvenzioni siano completate entro il 2016 e che gli obblighi di segnalazione siano integrati nei pertinenti settori di intervento dell'UE; esorta la Commissione e gli Stati membri a sottoscrivere in toto e facilitare il passaggio a un'economia circolare;

59.  esorta gli Stati membri che non l'hanno ancora fatto a ratificare il protocollo di Nagoya relativo all'accesso alle risorse genetiche e alla giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione prima della COP-MOP2 di dicembre 2016;

60.   ricorda che, su scala mondiale, l'UE offre un contributo significativo alla lotta contro la perdita di biodiversità e che, con i suoi Stati membri, è il principale donatore di fondi per la conservazione della biodiversità e il più grande contribuente in termini di aiuto pubblico allo sviluppo in materia di biodiversità;

61.  accoglie con favore il progetto faro della Commissione B4Life 2014-2020 ma ritiene che l'Unione debba incrementare il proprio contributo alla prevenzione della perdita di biodiversità a livello mondiale; invita gli Stati membri a tenere fede agli impegni di Hyderabad, consistenti nel raddoppiare entro il 2015 i flussi totali, diretti ai paesi in via di sviluppo, di risorse finanziarie collegate alla biodiversità e nel mantenere tali livelli almeno fino al 2020;

62.  sottolinea che i reati contro le specie selvatiche e la perdita di habitat costituiscono una minaccia diretta e diffusa per la biodiversità globale; riconosce che l'omissione del traffico di specie selvatiche e l'assenza di azioni relative al coinvolgimento dell'UE nella CITES rappresentano gravi lacune della strategia dell'UE sulla biodiversità; sottolinea la necessità urgente di un'azione coordinata per combattere il commercio illegale di specie selvatiche; invita la Commissione a presentare un ambizioso piano d'azione per la lotta al traffico illegale di specie di flora e di fauna selvatiche e di prodotti derivati, e chiede l'adozione di misure analoghe per contrastare la deforestazione e il degrado forestale;

Controllo dell'adeguatezza delle direttive sulla tutela della natura

63.  sottolinea che le direttive sulla tutela della natura sono pietre miliari della politica ambientale, non solo all'interno dell'UE ma anche a livello internazionale; ritiene che tali direttive, grazie alla coerenza e alla concisione della loro formulazione, possano essere considerate, per così dire, degli atti normativi intelligenti ante litteram;

64.   sottolinea che Natura 2000 è una rete ancora relativamente giovane, il cui potenziale completo è lungi dall'essere stato raggiunto; ritiene che le direttive sulla tutela della natura siano tuttora pertinenti e che le migliori pratiche a livello di attuazione ne dimostrino l'efficacia; sottolinea che predette direttive offrono un'ampia flessibilità, compresa l'opzione dell'adattamento sulla base dei progressi tecnici e scientifici; constata che l'attuazione intelligente e la cooperazione internazionale sono aspetti essenziali per il raggiungimento degli obiettivi sulla biodiversità;

65.   si oppone a un'eventuale revisione delle direttive sulla tutela della natura, poiché metterebbe a repentaglio l'attuazione della strategia sulla biodiversità, comporterebbe un lungo periodo di incertezza giuridica, con il rischio di indebolire la protezione legislativa e i finanziamenti, e sarebbe dannosa per la natura, le persone e le imprese; sottolinea, a tale proposito, che il controllo REFIT in atto delle direttive sulla tutela della natura dovrebbe essere incentrato sul miglioramento dell'attuazione;

66.  è convinto che le difficoltà nel raggiungere gli obiettivi delle direttive sulla tutela della natura e della strategia sulla biodiversità non siano, in generale, da ricondursi alla legislazione, quanto piuttosto alla natura incompleta, divergente o insufficiente della sua attuazione e applicazione nonché della sua integrazione in altri settori strategici;

67.  sottolinea che direttive sulla tutela della natura prevedono un'ampia flessibilità onde agevolarne l'attuazione tenendo conto delle esigenze economiche, sociali, culturali e regionali secondo quanto sancito dalla direttiva Habitat; esorta tuttavia la Commissione a chiarire gli orientamenti sull'interpretazione e l'attuazione di tali direttive onde evitare o risolvere i punti problematici;

68.  invita a valutare accuratamente il ruolo dei grandi predatori e l'eventuale introduzione di misure di adattamento, in modo da salvaguardare la biodiversità, il paesaggio agricolo e l'allevamento del bestiame nelle regioni di montagna, praticato da secoli;

69.   riconosce i benefici apportati dalla normativa dell'Unione sulla tutela della natura alla conservazione degli ecosistemi, degli habitat e delle specie nelle zone protette; si rammarica, tuttavia, che le regioni ultraperiferiche francesi, che costituiscono riserve uniche di specie ed ecosistemi nonché una parte importante della biodiversità mondiale ed europea, siano escluse da tale quadro legislativo e da qualunque altro quadro normativo adatto alle loro specificità; sottolinea tuttavia il successo di tutti i progetti finanziati dal programma LIFE+ in tali regioni e dell'iniziativa europea BEST per il miglioramento della conservazione della biodiversità e l'adattamento ai cambiamenti climatici nelle regioni ultraperiferiche e nei paesi e territori d'oltremare;

70.   invita la Commissione, dando seguito all'azione preparatoria BEST, a introdurre un meccanismo sostenibile di finanziamento a tutela della biodiversità nelle regioni ultraperiferiche e nei paesi e territori d'oltremare;

La strada da percorrere: azioni aggiuntive

71.   considera la perdita di biodiversità al di fuori delle aree naturali protette una lacuna della strategia; incoraggia la Commissione a raccogliere informazioni sugli habitat e le specie in parola e a sviluppare quadri adeguati per prevenire la frammentazione degli habitat così come perdite nette di biodiversità e di servizi ecosistemici attraverso la collaborazione con le autorità locali e la società civile;

72.   ritiene che questo tipo di quadro debba comprendere una serie di misure complementari che affrontino le cause alla radice della perdita di biodiversità e migliorino l'integrazione della biodiversità nelle politiche settoriali, tra cui l'agricoltura, la silvicoltura, la pesca, l'energia e i trasporti;

73.   incoraggia gli Stati membri a garantire, tramite iniziative di pianificazione urbana, l'utilizzo ponderato dello spazio e una protezione adeguata della rete Natura 2000, a preservare gli spazi aperti – optando nello specifico per il pastoralismo invece di abbandonare le terre, circostanza, quest'ultima, che aumenta i rischi naturali come valanghe, frane e movimenti del suolo – e a realizzare una rete coerente di infrastrutture verdi e blu nelle zone rurali e urbane, garantendo al contempo la necessaria certezza giuridica per le attività economiche; chiede alla Commissione di elaborare una panoramica delle migliori pratiche nel settore;

74.   ritiene essenziale che, per utilizzare le risorse a disposizione in modo più efficiente e mirato, la Commissione elabori criteri specifici per lo strumento di finanziamento del capitale naturale in grado di garantire che i progetti producano effetti adeguati, positivi e tangibili sul piano scientifico per la biodiversità; ritiene che i progetti LIFE dovrebbero essere collegati ai finanziamenti a titolo di altre serie di programmi, come i fondi strutturali, in modo da rafforzare e replicare i progetti di successo in tutta l'Unione e creare un effetto moltiplicatore più vasto;

75.   invita la Commissione ad applicare l'approccio plurifondo anche ai finanziamenti a favore della biodiversità e chiede un migliore collegamento tra i diversi strumenti finanziari;

76.   invita la Commissione e gli Stati membri a migliorare la coerenza in tutte le politiche settoriali pertinenti, nell'ottica di includervi gli obiettivi in materia di biodiversità, garantendo allo stesso tempo che nel prossimo quadro finanziario pluriennale non vi siano perdite nette generali di biodiversità e di servizi ecosistemici;

77.  chiede alla Commissione di istituire un gruppo ad alto livello sul capitale naturale, al fine di raggiungere gli obiettivi in parola attribuendo loro la priorità e una maggiore importanza politica;

78.   si rammarica che la normativa ambientale dell'UE non sia soggetta a ispezioni e a monitoraggi ambientali coerenti ed efficaci per individuare e prevenire le violazioni della normativa ambientale nei diversi settori, compresi i siti protetti di conservazione della natura; valuta positivamente il lavoro preparatorio intrapreso per un quadro dell'UE sulle ispezioni ambientali e invita la Commissione a formulare senza ulteriori indugi una proposta legislativa;

79.  sottolinea l'importanza dell'innovazione, della ricerca e dello sviluppo al fine di realizzare gli obiettivi delle direttive sulla tutela della natura, e chiede alla Commissione e agli Stati membri di concentrarsi in particolare sui nessi tra la salvaguardia della biodiversità, da un lato, e benefici per la salute umana e il benessere economico, dall'altro, nonché di coordinare le misure di raccolta dati; sottolinea che esistono ancora profonde lacune nelle conoscenze sullo stato degli ecosistemi marini e delle risorse ittiche; invita gli Stati membri a garantire la raccolta e la pubblicazione dei dati relativi agli effetti della pesca e dell'acquacoltura sull'ambiente in generale;

80.     invita a Commissione e gli Stati membri ad avviare senza indugio un'iniziativa europea sugli impollinatori – prestando particolare attenzione alla resistenza ai parassiti delle piante che colpisce le api e altri impollinatori – sulla base delle politiche già perseguite dagli Stati membri, nonché a presentare tempestivamente proposte sulla direttiva quadro per la protezione del suolo, su una direttiva sull'accesso alla giustizia e sulla revisione del quadro giuridico dell'UE in materia di ispezioni ambientali;

81.   sottolinea con preoccupazione il numero crescente di prove scientifiche che dimostrano il potenziale effetto negativo dei pesticidi neonicotinoidi su attività essenziali come l'impollinazione e il controllo fitosanitario naturale; invita pertanto la Commissione a mantenere il divieto di utilizzo dei neonicotinoidi;

82.   esorta la Commissione e gli Stati membri ad applicare integralmente il principio di precauzione al momento dell'autorizzazione dell'utilizzo e dell'emissione nell'ambiente di organismi viventi modificati, al fine di evitare effetti negativi sulla biodiversità;

83.   ricorda l'importanza del programma LIFE per l'ambiente, in particolare il sottoprogramma Natura e Biodiversità, al fine di tutelare e valorizzare la biodiversità europea;

84.   crede fermamente che l'ambiente e l'innovazione siano complementari e rimanda in particolare alle "soluzioni basate sulla natura", che offrono soluzioni intelligenti sia dal punto di vista economico che da quello ambientale per affrontare sfide come, ad esempio, i cambiamenti climatici, la scarsità di materie prime, l'inquinamento e la resistenza antimicrobica; chiede ai soggetti interessati di raccogliere tali "inviti" nell'ambito di Orizzonte 2020; chiede agli Stati membri di essere maggiormente efficaci lasciando un margine di manovra normativo per agevolare soluzioni intelligenti e capaci di generare risultati positivi per la biodiversità;

85.   sottolinea il legame indissolubile tra le problematiche relative alla biodiversità, ai cambiamenti climatici e alla scarsità di materie prime; ricorda che il mantenimento dei cambiamenti climatici a un livello ben inferiore ai 2°C rispetto ai valori preindustriali sarà essenziale per prevenire la perdita di biodiversità; ricorda, al contempo, che un ampio ventaglio di ecosistemi ammortizza i pericoli naturali, contribuendo così alle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici e di attenuazione delle conseguenze;

86.  chiede alla Commissione e agli Stati membri di tenere in considerazione predetto aspetto, assicurandosi che la strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2020 si integri totalmente nella posizione dell'Unione nel quadro delle discussioni su un nuovo accordo internazionale sul clima, in particolare poiché, secondo il progetto ROBIN finanziato dall'UE, la protezione della biodiversità è parte della soluzione all'attenuazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento ad essi, soprattutto visto che le foreste tropicali potrebbero attenuare il 25% delle emissioni totali di gas a effetto serra;

87.  invita la Commissione europea a includere negli accordi internazionali che conclude questioni relative all'ambiente e al cambiamento climatico e a realizzare analisi ambientali incentrate sulle possibilità di protezione e miglioramento della biodiversità; sottolinea l'importanza di individuare e valutare sistematicamente i potenziali impatti sulla biodiversità; invita la Commissione a dare seguito ai risultati dello studio dal titolo "Individuazione e mitigazione degli impatti negativi della domanda dell'UE di alcune materie prime sulla biodiversità nei paesi terzi", proponendo possibili soluzioni per contribuire ad evitare o ridurre al minimo la perdita di biodiversità a livello mondiale causata da determinati modelli di produzione e di consumo nell'UE;

88.   esorta gli Stati membri a non autorizzare nuove operazioni di fratturazione idraulica nell'UE, in base ai principi della precauzione e dell'azione preventiva e tenuto conto dei rischi e degli impatti negativi sul clima, sull'ambiente e sulla biodiversità connessi alla fratturazione idraulica per l'estrazione di idrocarburi non convenzionali, nonché delle lacune individuate nel regime normativo dell'UE sulle attività legate al gas di scisto;

89.  invita la Commissione e gli Stati membri a garantire l'attuazione della tabella di marcia di Guadalupa adottata nell'ottobre 2014 e a mettere a punto gli strumenti necessari a tutelare la biodiversità nelle regioni ultraperiferiche e nei paesi e territori d'oltremare;

90.   sottolinea il ruolo globale della strategia dell'UE sulla biodiversità; invita la Commissione a integrare le disposizioni in materia di biodiversità nei negoziati commerciali in corso e a inserire gli obiettivi di biodiversità nelle politiche commerciali dell'Unione;

91.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

MOTIVAZIONE

La perdita di biodiversità: una perdita per la natura, l'umanità e l'economia

La biodiversità, vale a dire la varietà unica di ecosistemi, habitat, specie e geni sulla terra di cui anche l'uomo fa parte, ha un valore intrinseco enorme. L'umanità è inoltre strettamente dipendente dalla biodiversità per numerosi e importanti servizi ecosistemici, come aria e acqua pulite, materie prime, impollinatori e protezione dalle inondazioni, per citarne solo alcuni. La biodiversità è pertanto un elemento fondamentale per la nostra salute, il nostro benessere e per la prosperità economica.

La biodiversità è gravemente minacciata in Europa e in tutto il mondo. Le specie si estinguono a un ritmo elevatissimo e ciò è dovuto alle attività umane. Cambiamenti degli habitat, inquinamento, sfruttamento eccessivo, specie esotiche invasive e mutamenti climatici sono le cause principali della perdita di biodiversità.

La perdita di biodiversità è particolarmente dannosa e comporta perdite per la natura, l'umanità e l'economia: compromette la fornitura dei necessari servizi ecosistemici e indebolisce la naturale resilienza della terra necessaria ad affrontare le nuove sfide. Nel "Global risks perception survey 2014", il Forum economico mondiale ha collocato la perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi tra i dieci rischi globali più gravi. Si è ormai andati oltre i limiti e la capacità del pianeta, scatenando dunque cambiamenti irreversibili. La perdita di biodiversità è dunque intrinsecamente legata alle problematiche relative ai cambiamenti climatici e alla scarsità di materie prime, com'è peraltro chiaramente indicato nella nuova agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Strategia dell'Unione sulla biodiversità fino al 2020

L'impegno europeo per fermare la perdita di biodiversità è fallito nel 2010. Nel 2011, l'Unione europea ha quindi elaborato una nuova strategia. I capi di stato e di governo hanno definito come obiettivo principale quello di arrestare la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020 e, nei limiti del fattibile, ripristinarli, intensificando nel contempo gli sforzi dell'UE miranti alla prevenzione del degrado della biodiversità a livello mondiale.

È stata quindi elaborata una strategia intorno a sei obiettivi, accompagnati a loro volta da azioni specifiche: 1) l'attuazione completa delle direttive Habitat e Uccelli (le direttive sulla tutela della natura); 2) la conservazione e il ripristino degli ecosistemi e dei loro servizi; 3) l'incremento del contributo dell'agricoltura e della silvicoltura al mantenimento e al rafforzamento della biodiversità; 4) la garanzia di un uso sostenibile delle risorse alieutiche; 5) la lotta contro le specie esotiche invasive e 6) un maggiore contributo dell'Unione alla prevenzione della perdita di biodiversità a livello mondiale.

Revisione intermedia: ancora lontani dalla metà del cammino da percorrere

Nel 2015 il verdetto è chiarissimo: senza ulteriori e sostanziali sforzi, l'UE, nel 2020, mancherà di nuovo l'obiettivo concordato. Le cifre parlano da sole: l'impronta ecologica dell'UE a 28 è due volte maggiore rispetto alla biocapacità europea. Appena il 23% delle specie e il 16% degli habitat si trovano in buono stato. I progressi registrati sono stati sicuramente troppo scarsi per consentire il conseguimento dell'obiettivo principale. Solo per due obiettivi vi sono aspetti positivi visibili (cioè l'obiettivo 4, la pesca, e l'obiettivo 5, le specie esotiche invasive); i risultati degli altri obiettivi sono ampiamente insufficienti e particolarmente preoccupanti per l'agricoltura e la silvicoltura.

La tendenza generale rimane quindi estremamente negativa e preoccupante. La revisione intermedia conferma le precedenti valutazioni delle relazioni SOER 2015 e sullo stato della natura. Anche la previsione internazionale del rapporto "Global Biodiversity Outlook 2014" è sulla stessa linea: nonostante notevoli sforzi e progressi in alcuni settori, la maggior parte degli obiettivi di Aichi non sarà raggiunta entro il 2020 senza un sostanziale impegno aggiuntivo.

Al contempo, risulta comunque promettente e incoraggiante il fatto che gli sforzi e gli investimenti mirati a favore della natura e della biodiversità abbiano ottenuto anche notevoli successi. Il ritorno di alcune specie ne è una chiara dimostrazione. Il relatore chiede l'adozione di prassi di eccellenza onde stimolare un cambiamento, poiché, sebbene ad oggi i successi non prevalgano ancora sulla generale tendenza negativa, essi dimostrano comunque che la legislazione vigente funziona, che gli obiettivi per il 2020 sono raggiungibili e che vi è ancora un enorme potenziale di miglioramento.

Volontà politica per l'attuazione, l'applicazione e l'integrazione

Il relatore chiede una maggiore volontà politica affinché si consideri la perdita di biodiversità una reale priorità strategica e ritiene necessario un approccio multipartecipativo, nel quale gli attori regionali e locali svolgano un ruolo particolare.

Le parole chiave per conseguire progressi, secondo il relatore, sono una migliore attuazione e applicazione della legislazione vigente.

La legislazione più pertinente è chiaramente rappresentata dalle direttive sulla tutela della natura: la piena attuazione delle direttive Habitat e Uccelli è infatti una condizione indispensabile per la realizzazione della strategia sulla biodiversità nella sua totalità. Le direttive sulla tutela della natura sono pietre miliari della politica dell'UE in materia di conservazione della natura e, grazie alla coerenza e alla concisione della loro formulazione, possono essere considerate, per così dire, degli atti normativi intelligenti ante litteram. Grazie alle direttive sulla tutela della natura, l'UE dispone di una rete unica, Natura 2000, che con 26 000 aree protette copre il 18% della superficie terrestre e il 6% dell'ambiente marino. Il relatore ricorda che Natura 2000 è una rete ancora relativamente giovane, il cui pieno potenziale è lungi dall'essere stato raggiunto.

Egli si oppone nettamente a un'eventuale revisione delle direttive sulla tutela della natura, in quanto metterebbe in pericolo la stessa strategia sulla biodiversità, comporterebbe un lungo periodo di incertezza giuridica e potrebbe condurre a un indebolimento della legislazione. Il relatore è inoltre convinto che il problema non risieda nella legislazione, quanto piuttosto nella sua incompleta o insufficiente attuazione e applicazione. Il relatore ritiene quindi che sia di gran lunga più efficace che la Commissione e le autorità competenti degli Stati membri collaborino ai fini di una migliore attuazione. Sono cruciali in questo senso orientamenti migliori, una rigorosa applicazione e lo scambio delle migliori pratiche.

Rimane problematico anche l'approccio collettivo e trasversale necessario ad arrestare in modo efficace la perdita di biodiversità. Una sfida particolare in tal senso è costituita dall'integrazione della biodiversità nella politica agricola comune (PAC). Il relatore chiede di monitorare, valutare e accrescere l'efficacia delle misure di inverdimento e degli altri provvedimenti di sviluppo rurale.

Investire nella natura e nella biodiversità: una necessità dal punto di vista sociale ed economico

Il relatore sottoscrive l'imperativo morale della protezione della biodiversità per il suo grande valore intrinseco, affinché il nostro pianeta rimanga il più integro possibile per le future generazioni. Il relatore è inoltre fermamente convinto che investire nella natura e nella biodiversità sia altresì fondamentale dal punto di vista socioeconomico. In quest'ottica, il relatore deplora il fatto che si manifesti nuovamente una contrapposizione tra natura e sviluppo economico. Si impone un cambiamento di mentalità. I metodi per misurare il valore economico della biodiversità, come "l'economia degli ecosistemi e della biodiversità" (TEEB), nonostante possibili lacune, possono avere un ruolo utile e contribuire a una maggiore presa di coscienza, a un utilizzo migliore degli strumenti a disposizione e all'adozione di decisioni più informate.

I dati che seguono illustrano in concreto l'enorme impatto socioeconomico della biodiversità:

•  l'assenza di azioni mirate causa una perdita annuale di servizi ecosistemici pari al 7% del PIL globale;

•  i costi delle opportunità socioeconomiche causati dal mancato raggiungimento degli obiettivi 2020 sono stimati in 50 miliardi di euro l'anno;

•  un posto di lavoro su sei nell'UE dipende in una certa misura dalla natura; 4,5 milioni di posti di lavoro nell'UE dipendono dagli ecosistemi protetti da Natura 2000;

•  il valore delle attività di impollinazione da parte degli insetti è stimato in 15 miliardi di euro l'anno;

•  i danni provocati dalle specie esotiche invasive nell'UE sono stimati in 12 miliardi di euro all'anno;

•  i costi per la gestione di Natura 2000 (5,8 miliardi di euro l'anno) sono molto inferiori al valore aggiunto prodotto da Natura 2000 (200-300 miliardi di euro).

Investire nella natura e nella biodiversità richiede naturalmente sforzi finanziari. Eppure tali sforzi non sono paragonabili al valore aggiunto offerto dalla natura e dalla biodiversità nonché alla perdita di valore dovuta al mancato intervento.

La voce dei cittadini

I cittadini pensano che la natura e la biodiversità siano importanti. Secondo l'indagine Eurobarometro (436) sulla biodiversità, almeno otto cittadini su dieci nell'UE giudicano gravi gli effetti della perdita di biodiversità. I cittadini hanno fatto chiaramente sentire la loro voce in occasione della recente consultazione pubblica online sul controllo dell'adeguatezza delle direttive sulla tutela della natura. Tale consultazione, con 552 470 partecipanti, rappresenta un record mai raggiunto prima (a titolo di confronto, il numero di partecipanti è stato tre volte superiore rispetto a quello registrato in occasione della consultazione sul TTIP). La campagna "Nature Alert!" ha avuto un ruolo decisivo in tale contesto.

D'altro canto, l'indagine Eurobarometro rivela che i cittadini desiderano avere maggiori informazioni sulla perdita di biodiversità e che la maggior parte delle persone non conosce Natura 2000. Non ci si può aspettare che vi sia entusiasmo per ciò che non si conosce. Per accrescere il sostegno pubblico agli investimenti a favore della natura e della biodiversità, il relatore ritiene essenziale convincere i cittadini dell'importanza della biodiversità. A tal fine, è necessario illustrare il valore socioeconomico della biodiversità e l'impatto della perdita di biodiversità sulla salute, sul benessere e sulla prosperità. I responsabili politici a tutti i livelli hanno un compito importante da portare a termine.

Necessità di azioni aggiuntive

Il relatore ritiene che siano necessarie soluzioni innovative aggiuntive per fermare la perdita di biodiversità e presenta quindi alcune proposte concrete in tal senso:

•  la realizzazione di una rete transeuropea di infrastrutture verdi (TEN-G) può tradursi in una situazione vantaggiosa tanto per la natura quanto per l'economia;

•  il concetto di natura non dovrebbe essere limitato alle aree protette. Assicurare la qualità di base della natura ed evitare la perdita di biodiversità al di fuori di tali aree protette costituisce una lacuna dell'attuale strategia. Può essere utile in questo senso un quadro europeo per evitare e impedire le perdite nette di biodiversità e dei servizi ecosistemici;

•  per utilizzare in modo più efficiente e mirato gli strumenti disponibili sono necessari criteri specifici per lo strumento di finanziamento del capitale naturale, in modo che i progetti possano avere evidenti effetti positivi sulla biodiversità;

•  rimane necessario raccogliere dati affidabili e comparabili: soprattutto il nesso tra salute e biodiversità, da un lato, e il degrado degli impollinatori, dall'altro, richiede più ricerche e un'azione aggiuntiva;

•  le cosiddette "soluzioni basate sulla natura" possono dare un contributo importante nell'approccio alle sfide poste dai cambiamenti climatici: per esempio, un piano mirato per rendere più verdi le città può contribuire a riduzioni importanti della temperatura nei centri abitati. Il relatore ritiene essenziale che anche i singoli cittadini diano il loro contributo; si pensi per esempio agli orti domestici che stanno di nuovo prendendo piede e al concetto di "giardino vivente" che trova sempre più sostenitori.

Conclusione

La natura lancia un grido di aiuto. La domanda è se questo grido ci risveglierà dalla nostra apatia e ci spronerà ad agire. Il relatore è convinto che la biodiversità e la natura debbano rimanere centrali in un'Europa intelligente, sostenibile e inclusiva e auspica una maggiore volontà politica per fermare realmente la perdita di biodiversità. Ciò risulta essenziale per la natura stessa e per la salute, il benessere e la prosperità dei nostri figli e dei nostri nipoti.

8.12.2015

PARERE della commissione per lo sviluppo

destinato alla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare

sulla revisione intermedia della strategia dell'UE sulla biodiversità

(2015/2137(INI))

Relatore per parere: Jordi Sebastià

SUGGERIMENTI

La commissione per lo sviluppo invita la commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  ricorda che, su scala mondiale, l'UE offre un contributo significativo alla lotta contro la perdita di biodiversità e che, con i suoi Stati membri, è il principale donatore di fondi per la conservazione della biodiversità e il più grande contribuente dell'aiuto pubblico allo sviluppo in materia di biodiversità con un raddoppiamento dei finanziamenti tra il 2006 e il 2013; sottolinea, tuttavia, la necessità di rafforzare il contributo dell'UE alla conservazione della biodiversità a livello mondiale per realizzare gli obiettivi di Aichi per la biodiversità nei tempi previsti;

2.  sottolinea il ruolo determinante della biodiversità nel quadro degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), e segnatamente gli obiettivi 14 "Conservare e utilizzare gli oceani, i mari e le risorse marine in linea con uno sviluppo sostenibile" e 15 "Preservare e ripristinare gli ecosistemi terrestri, sfruttandoli in modo sostenibile"; ricorda che l'UE dispone di una biodiversità incredibile anche grazie alle sue regioni ultraperiferiche, ma anche grazie ai paesi e territori d'oltremare ad essa associati; invita così l'UE a mantenere il proprio fermo impegno a favore dell'ulteriore rafforzamento della Convenzione sulla diversità biologica e della sua efficace attuazione;

3.  osserva che la frammentazione, il degrado e la distruzione degli habitat a causa del cambiamento della destinazione dei terreni, dei cambiamenti climatici, dei modelli di consumo insostenibili e dell'uso dei mari sono tra le principali pressioni e tra i più importanti fattori che causano la perdita di biodiversità nell'UE e al di fuori dei suoi confini; sottolinea, in tale contesto, la necessità di individuare e definire indicatori che misurino, in modo inequivocabile e scientifico, lo stato della biodiversità in una determinata zona o regione e di sostenere un uso razionale e sostenibile delle risorse, sia all'interno dell'UE che a livello mondiale, compresi i paesi in via di sviluppo, e, in particolare, sollecita l'UE ad ancorare meglio i propri impegni internazionali sulla biodiversità alle sue strategie in materia di cambiamenti climatici e Europa 2020; sottolinea che un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse e una riduzione del consumo eccessivo potrebbero consentire all'UE di ridurre la sua dipendenza dalle risorse naturali, in particolare quelle che provengono dall'esterno dell'Europa; ricorda, altresì, che gli approcci basati sugli ecosistemi alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento a tali cambiamenti potrebbero offrire alternative convenienti alle soluzioni tecnologiche, mentre i progressi in molte scienze applicate dipendono dalla disponibilità a lungo termine e dalla diversità delle risorse naturali;

4.  chiede l'abolizione delle sovvenzioni dannose per l'ambiente, in linea con la strategia 2020 dell'UE e con l'obiettivo 3 degli obiettivi di Aichi per la biodiversità;

5.  deplora che le azioni adottate dall'UE per invertire la perdita di biodiversità non compensino le continue e crescenti pressioni sulla biodiversità in Europa, come il cambiamento della destinazione dei terreni, l'inquinamento e i cambiamenti climatici; ricorda che la perdita di biodiversità è costosa per la società nel suo complesso, in particolare per gli operatori economici in settori che dipendono direttamente da servizi ecosistemici, quali gli agricoltori; invita l'UE a integrare la biodiversità in tutti i settori dell'economia e a consentire sinergie nell'attuazione dei vari accordi ambientali multilaterali internazionali;

6.  ritiene che il valore economico della biodiversità dovrebbe riflettersi in indicatori che indirizzino il processo decisionale (senza portare alla mercificazione della biodiversità) andando al di là del PIL; esprime la convinzione che ciò favorirebbe il conseguimento degli OSS; a tale riguardo, chiede l'integrazione sistematica dei valori di biodiversità nei sistemi di contabilità nazionale, come parte del processo di monitoraggio OSM;

7.  ricorda che il mantenimento del cambiamento climatico ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali sarà essenziale per prevenire la perdita di biodiversità; ricorda, al contempo, che una vasta gamma di ecosistemi fungono da cuscinetto contro i pericoli naturali, contribuendo così all'adattamento ai cambiamenti climatici e alla strategia di mitigazione;

8.  ricorda che le foreste ospitano circa il 90% della biodiversità terrestre, mentre più di un miliardo di persone ne dipende per la sua sussistenza; osserva con preoccupazione che la crescente domanda internazionale di biomassa legnosa rischia di mettere in pericolo la biodiversità e gli ecosistemi forestali da cui dipende la sussistenza delle persone povere; teme che la dipendenza dell'UE dalle importazioni possa avviare una diffusa deforestazione nei paesi in via di sviluppo, innescare il disboscamento illegale ed indebolire gli accordi volontari di partenariato nel quadro del piano d'azione per l'applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale (FLEGT); ricorda, inoltre, che un maggiore utilizzo della biomassa potrebbe comportare l'intensificarsi delle pratiche silvicole e la riduzione degli stock di carbonio delle foreste, compromettendo così l'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura climatica al di sotto dei 2° Celsius; invita l'UE a sviluppare un piano d'azione sulla deforestazione e sul degrado forestale applicabile a livello globale, compresi i paesi in via di sviluppo, proseguendo le proprie iniziative intese a rafforzare la buona governance delle foreste, in particolare attraverso i suoi accordi FLEGT;

9.  chiede che i criteri di sostenibilità sociale e ambientale per la produzione di biomassa formino una parte coerente del quadro della direttiva sulle energie rinnovabili; reputa fondamentale sviluppare standard di sostenibilità per tutti i settori di impiego delle biomasse, insieme a criteri di gestione forestale sostenibile, per garantire che la bioenergia non contribuisca ai cambiamenti climatici e non divenga un catalizzatore addizionale di appropriazione delle terre e insicurezza alimentare;

10.  invita caldamente la Commissione e gli Stati membri a dare la priorità alla realizzazione degli obiettivi 2020; chiede un approccio multilaterale e sottolinea il ruolo fondamentale degli attori regionali e locali in tale processo; sottolinea che è altresì essenziale un aumento della sensibilizzazione e del sostegno pubblici a favore della biodiversità;

11.  ricorda che lo sviluppo degli agrocarburanti, basato prevalentemente sullo sviluppo delle monocolture industriali su larga scala e dall'agricoltura intensiva, danneggia l'ambiente, la biodiversità, la fertilità del suolo e la disponibilità idrica; esorta la Commissione a garantire che la politica dell'UE in materia di biocarburanti sia coerente con gli impegni assunti dall'UE nel quadro della Convenzione sulla diversità biologica, con la politica e gli impegni in ambito climatico (compresi quelli assunti nel corso della 21ª Conferenza delle parti) e con gli obiettivi del programma UN-REDD (programma per la riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado delle foreste);

12.  osserva con preoccupazione che il 90% dell'olio di palma consumato nel mondo viene prodotta in Indonesia e Malesia a scapito delle foreste torbiere, le quali vengono incendiate per fare posto alle grandi piantagioni di acacia e palma da olio; sottolinea il fatto che, secondo uno studio realizzato dalla Banca Mondiale, l'Indonesia è diventato il terzo emettitore di gas serra, proprio a causa degli incendi forestali;

13.  sottolinea la necessità di proteggere la biodiversità agricola nei paesi in via di sviluppo al fine di conseguire la sicurezza alimentare; invita pertanto la Commissione ad investire in agroecologia nei paesi in via di sviluppo, in linea con le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo;

14.  rileva che gli accordi di assistenza allo sviluppo e commerciali dell'UE conclusi tra l'UE e i paesi africani stanno influenzando la riforma della normativa africana in materia di sementi includendo disposizioni sulla tutela della proprietà intellettuale, allo scopo di facilitare gli scambi transfrontalieri di sementi e di proteggere le varietà di sementi commerciali; invita la Commissione a fare in modo che gli impegni dell'UE a favore dei diritti degli agricoltori nel quadro del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura si riflettano in tutti gli interventi di assistenza tecnica e di sostegno finanziario destinati allo sviluppo della politica relativa alle sementi; invita l'UE, in linea con il suo quadro per la politica di sicurezza alimentare, a sostenere anche i regimi dei diritti di proprietà intellettuale atti a migliorare lo sviluppo di varietà di sementi adattate alle condizioni locali e di sementi conservate dagli agricoltori;

15.  chiede di effettuare una ulteriore valutazione dello stato della biodiversità in agricoltura tenendo conto delle conclusioni del Parlamento nella sua revisione intermedia della politica agricola comune;

16.  ricorda che il cambiamento climatico, la modifica degli habitat, le specie invasive, le pressioni di pascolo, l'idrologia modificata, l'appropriazione dei terreni, la monocultura, il consumo eccessivo di carne, l'espansione dei trasporti e l'uso non sostenibile dell'energia esercitano una pressione crescente sulla biodiversità in tutto il mondo, poiché tali fattori sono alla base della frammentazione dei terreni, dell'aumento dei livelli di CO2 e della perdita di habitat;

17.  invita l'UE a ridurre la sua impronta di biodiversità in tutto il mondo, in linea con il principio della Coerenza delle politiche per lo sviluppo e a riportarla entro i limiti ecologici degli ecosistemi, effettuando progressi quanto alla realizzazione degli obiettivi principali di biodiversità e onorando gli impegni assunti in materia di protezione della biodiversità; chiede inoltre all'UE di aiutare i paesi in via di sviluppo nei loro sforzi per conservare la biodiversità e garantirne un utilizzo sostenibile;

18.  invita la Commissione europea a inserire negli accordi internazionali che conclude questioni relative all'ambiente e al cambiamento climatico e a realizzare analisi ambientali incentrate sulle possibilità di protezione e miglioramento della biodiversità. sottolinea l'importanza dell'individuazione e della valutazione sistematiche dei potenziali impatti sulla biodiversità; invita la Commissione a dare seguito ai risultati derivanti da uno studio sull'"Individuazione e mitigazione degli impatti negativi della domanda dell'UE di alcune materie prime sulla biodiversità nei paesi terzi" proponendo modi possibili per contribuire ad evitare o ridurre al minimo la perdita di biodiversità a livello mondiale causata da determinati modelli di produzione e di consumo nell'UE.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

1.12.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

20

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Beatriz Becerra Basterrechea, Doru-Claudian Frunzulică, Maria Heubuch, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Arne Lietz, Linda McAvan, Norbert Neuser, Maurice Ponga, Cristian Dan Preda, Lola Sánchez Caldentey, Elly Schlein, György Schöpflin, Pedro Silva Pereira, Davor Ivo Stier, Bogdan Brunon Wenta, Rainer Wieland

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Jordi Sebastià

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Pál Csáky, José Inácio Faria, Inmaculada Rodríguez-Piñero Fernández

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

22.12.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

60

3

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Marco Affronte, Margrete Auken, Pilar Ayuso, Zoltán Balczó, Catherine Bearder, Simona Bonafè, Biljana Borzan, Lynn Boylan, Cristian-Silviu Buşoi, Soledad Cabezón Ruiz, Alberto Cirio, Miriam Dalli, Seb Dance, Angélique Delahaye, Jørn Dohrmann, Stefan Eck, Bas Eickhout, Eleonora Evi, José Inácio Faria, Karl-Heinz Florenz, Francesc Gambús, Elisabetta Gardini, Gerben-Jan Gerbrandy, Jens Gieseke, Sylvie Goddyn, Matthias Groote, Françoise Grossetête, Jean-François Jalkh, Giovanni La Via, Peter Liese, Norbert Lins, Susanne Melior, Massimo Paolucci, Gilles Pargneaux, Piernicola Pedicini, Bolesław G. Piecha, Michèle Rivasi, Annie Schreijer-Pierik, Renate Sommer, Dubravka Šuica, Tibor Szanyi, Jadwiga Wiśniewska, Damiano Zoffoli

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Nikos Androulakis, Simona Bonafè, Nicola Caputo, Mark Demesmaeker, Herbert Dorfmann, Luke Ming Flanagan, Elena Gentile, Martin Häusling, Jan Huitema, Merja Kyllönen, Mairead McGuinness, Ulrike Müller, James Nicholson, Alojz Peterle, Christel Schaldemose, Jasenko Selimovic, Keith Taylor

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Lucy Anderson, Michał Boni, Monika Hohlmeier, Sander Loones

  • [1]  http://ec.europa.eu/environment/nature/legislation/fitness_check/docs/consultation/public%20consultation_FINAL.pdf
  • [2]  GU L 317 del 4.11.2014, pag. 35.
  • [3]  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 347.
  • [4]  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 487.
  • [5]  GU L 354 del 28.12.2013, pag. 22.
  • [6]  GU C 258 E del 7.9.2013, pag. 99.
  • [7]  Testi approvati, P7_TA(2013)0600.
  • [8]  Testi approvati, P8_TA(2015)0109.
  • [9]  http://www.foresteurope.org/fullsoef2015