RELAZIONE su aspetti relativi alla pesca nel quadro dell'accordo internazionale sulla biodiversità marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale, convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare

25.2.2016 - (2015/2109(INI))

Commissione per la pesca
Relatore: Norica Nicolai

Procedura : 2015/2109(INI)
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A8-0042/2016
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A8-0042/2016
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

su aspetti relativi alla pesca nel quadro dell'accordo internazionale sulla biodiversità marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale, convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare

(2015/2109(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visti la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) e i suoi due accordi di attuazione: l'accordo di attuazione della parte XI e l'accordo delle Nazioni Unite sugli stock ittici (UNFSA),

–  vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sullo sviluppo di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante nel quadro della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare per la conservazione e l'uso sostenibile della diversità biologica marina delle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale,

–  visto il documento conclusivo della conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile – tenutasi nel 2012 a Rio de Janeiro – intitolato "Il futuro che vogliamo",

–  viste le relazioni del gruppo di lavoro ad hoc informale aperto delle Nazioni Unite,

–  visti la convenzione sulla diversità biologica (CBD) e gli obiettivi di Aichi in materia di biodiversità adottati dalle parti della CBD, in particolare gli obiettivi 6, 10 e 11,

–  visti i criteri e gli orientamenti scientifici delle Azzorre, del 2009, per l'individuazione di zone marine significative dal punto di vista ecologico o biologico (EBSA) e la designazione di reti rappresentative di aree marine protette in acque oceaniche aperte e habitat delle profondità marine, adottati dalle parti della CBD,

–  visto il processo CBD ai fini della definizione delle EBSA, che ha già portato alla delimitazione di 204 zone rientranti nei criteri, molte delle quali in zone non sottoposte a giurisdizione nazionale,

–  vista la circostanza che le EBSA sono state repertoriate nell'oceano Indiano meridionale, nel Pacifico orientale tropicale e temperato, nel Pacifico settentrionale, nell'Atlantico sudorientale, nell'Artico, nell'Atlantico nordoccidentale, nel Mediterraneo, nel Pacifico sudoccidentale, nell'insieme dei Caraibi e nell'Atlantico centroccidentale, mentre altre regioni non vi rientrano ancora,

–  visti la dichiarazione di Rio sull'ambiente e lo sviluppo, l'Agenda 21, il programma per l'ulteriore attuazione dell'Agenda 21, il piano di attuazione del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (dichiarazione di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile e piano di attuazione),

–  visto il codice di condotta per una pesca responsabile dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), adottato nell'ottobre 1995 dalla conferenza della FAO e gli strumenti correlati, segnatamente l'accordo del 1995 inteso a favorire il rispetto delle misure internazionali di conservazione e di gestione da parte dei pescherecci in alto mare,

–  vista l'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (UNGA A/RES/70/1 approvata nel 2015) nonché l'obiettivo di sviluppo sostenibile n. 14: "Conservare e sfruttare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per lo sviluppo sostenibile",

–  visto l'obiettivo 14 del programma di sviluppo sostenibile dell'ONU,

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  vista la relazione della commissione per la pesca (A8-0042/2016),

A.   considerando che il mare occupa il 71% della superficie della Terra e contiene il 97% dell'acqua del pianeta; che esso ospita una parte considerevole della biodiversità mondiale in gran parte ancora inesplorata;

B.  considerando che un'area stimata al 64% del mare, segnatamente il mare aperto e i fondali marini, è zona non sottoposta a giurisdizione nazionale e disciplinata dal diritto internazionale;

C.  considerando che gli oceani svolgono un ruolo fondamentale in molti sistemi della Terra compresi quello climatico e meteorologico e che in essi si svolge un'ampia gamma di attività umane quali la pesca, l'energia, i trasporti, gli scambi commerciali;

D.  considerando che meno dell'1% delle zone non sottoposte alla giurisdizione nazionale è tutelato attraverso la definizione di zone marine protette, che nella stragrande maggioranza delle regioni oceaniche non esiste alcun quadro gestionale stabile con un mandato giuridico per delimitare zone marine protette;

E.  considerando che la conservazione e la salvaguardia della diversità biologica marina costituiscono una preoccupazione comune dell'umanità da trattare come tale;

F.  considerando che il mantenimento di habitat marini sani e di stock ittici sostenibili è essenziale per la sostenibilità a lungo termine della pesca;

G.  considerando che a livello mondiale gli ecosistemi protetti coprivano, nel 2014, il 15,2% delle terre emerse e solo l'8,4% delle zone marine;

H.  considerando che i cambiamenti climatici e l'acidificazione aggravano le ripercussioni negative dovute al sovrasfruttamento, all'inquinamento, ai rifiuti marini e alla distruzione degli habitat ed ecosistemi marini;

I.  considerando che nel documento conclusivo della conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (Rio de Janeiro, 2012), intitolato "Il futuro che vogliamo", si sottolineava che la protezione e la gestione delle risorse naturali alla base dello sviluppo economico e sociale costituiscono gli obiettivi generali e i presupposti essenziali dello sviluppo sostenibile;

J.  considerando che i mari e gli oceani possiedono un potenziale ancora ampiamente non valorizzato, in campi come le energie rinnovabili e i prodotti farmaceutici, che può essere ritenuto anche un valido percorso di sviluppo per i paesi attualmente in via di sviluppo; considerando che lo sviluppo marittimo e il suo potenziale di crescita blu hanno come prerequisiti lo sviluppo delle conoscenze sulle specie marine e dell'ambiente marino, della sua batimetria e della cartografia degli ecosistemi vulnerabili marini;

K.  considerando che la conservazione della biodiversità marina e il suo utilizzo sostenibile sono direttamente collegati allo sviluppo sostenibile a lungo termine e quindi hanno una rilevanza sociale, economica e ambientale per tutti i paesi e territori;

L.  considerando che l'attuale quadro giuridico sulle zone al di fuori della giurisdizione nazionale, messo a punto più di trent'anni fa e basato sulla dottrina della libertà dei mari, esige ulteriore elaborazione per promuovere proficuamente la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale;

M.  considerando che negli ultimi decenni è aumentata molto la gamma delle attività realizzate nell'ambiente marino; che occorre prendere atto delle interazioni dinamiche tra le diverse attività eseguite in alto mare e della loro incidenza sulla biodiversità marina;

N.  considerando che occorre prendere atto delle interazioni e degli effetti cumulativi tra le diverse attività che si svolgono in alto mare nonché della loro incidenza sulla biodiversità marina;

O.  considerando che, nel 2004, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito il gruppo di lavoro ad hoc informale aperto con il proposito di studiare e analizzare la conservazione e l'uso sostenibile della diversità biologica marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale;

P.  considerando che, nel 2011, il gruppo di lavoro ha raccomandato che fosse avviato un processo per individuare le carenze e le soluzioni, tra cui l'eventuale elaborazione di un accordo multilaterale nel quadro dell'UNCLOS, e che lo stesso avrebbe dovuto contemplare, assieme e nel loro insieme, le risorse genetiche marine, comprese questioni come la condivisione dei benefici, le misure quali gli strumenti gestionali in zone delimitate, tra cui le aree marine protette, i processi di valutazione dell'impatto ambientale, la creazione di capacità e il trasferimento di tecnologia marina;

Q.  considerando che la sintesi 2011 redatta dai copresidenti del gruppo di lavoro ha tenuto conto dello scarto tra il processo scientifico per la descrizione di zone significative sotto il profilo ecologico e biologico e l'effettiva identificazione/designazione di dette zone, dato che non esiste ancora un'istanza globale con un mandato ufficiale e le istanze regionali e settoriali esistenti sono confrontate a problemi di legittimità in merito;

R.  considerando che nella sintesi 2011 redatta dai copresidenti del gruppo di lavoro sono stati generalmente riconosciuti i limiti e le carenze dello statu quo;

S.  considerando che nel documento finale di Rio+20 del giugno 2012 i capi di Stato e di governo si sono impegnati ad affrontare, su base urgente, partendo dall'operato del gruppo di lavoro, nonché entro la fine della 69a sessione dell'Assemblea generale, la questione della conservazione e dell'uso sostenibile della diversità biologica marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale, anche adottando una decisione sullo sviluppo di uno strumento internazionale nel quadro della convenzione sul diritto del mare;

T.  considerando che la pesca, da sola e combinata con i cambiamenti climatici, l'inquinamento marino o altre attività umane, ha un impatto notevole sulla biomassa e sulla biodiversità marina e che pertanto tale impatto sulla biodiversità marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale dovrebbe essere affrontato globalmente con misure di conservazione e di gestione, al fine di evitare o minimizzarne l'incidenza; che inoltre la pesca non è il solo fattore di mortalità indotta dalle attività umane nelle risorse degli oceani e non deve costituire l'unico strumento dell'azione internazionale;

U.  considerando che, in modo non esaustivo, l'estrazione di minerali, le trivellazioni energetiche, l'utilizzazione di spazi sul fondale per piattaforme urbane sono oggi altri fattori di mortalità delle risorse e che lo sviluppo marittimo futuro potrebbe innescare fattori di mortalità non previsti, su cui occorrerà esercitare la massima attenzione;

V.  considerando che la biodiversità marina ha già subito un declino significativo; che sussiste uno stretto legame tra la salvaguardia delle possibilità di pesca per le generazioni future e la protezione della biodiversità marina nonché la conservazione degli ecosistemi marini;

W.  considerando che le tecniche di pesca selettiva e sostenibile rappresentano uno strumento indispensabile ai fini della gestione sostenibile delle risorse ittiche e per minimizzare le catture accidentali e quindi contribuiscono a preservare la biodiversità marina;

X.  considerando che il coordinamento e la consultazione di tutti gli attori dell'attività marittima sono la modalità migliori per assicurare la conservazione della diversità biologica marina e l'uso sostenibile delle risorse;

Y.  considerano che le regioni ultraperiferiche europee hanno specificità uniche per conformazione geografica e talvolta geopolitica e che esse comprendono meccanismi specifici di cooperazione regionale;

Z.  considerando che la pesca è un'attività molto importante che si svolge sia in zone sottoposte a giurisdizione nazionale sia in zone che si trovano oltre tale giurisdizione;

AA.  considerando che l'Unione svolge un ruolo centrale nella governance mondiale di mari e oceani e possiede un'influenza rilevante sulla scena internazionale in materia di pesca anche per la sua partecipazione a 17 organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP); che tale ruolo di protagonista centrale comporta per l'Unione la responsabilità di adottare una politica proattiva in materia di preservazione della biodiversità marina su scala mondiale;

AB.  considerando che l'UNFSA, dato che definisce i diritti e gli obblighi degli Stati firmatari in materia di conservazione e alla gestione degli stock ittici transzonali e degli stock ittici altamente migratori, non va modificato perché è un documento globale e lungimirante la cui piena attuazione va assicurata con un processo di cooperazione rafforzata da adottare nel nuovo strumento internazionale;

AC.  considerando opportuno trarre lezioni dalle recenti divergenze dell'UE con le isole Fær Øer e l'Islanda, al fine di consentire una gestione sostenibile degli stock a livello mondiale;

AD.  considerando che ogni paese ha il diritto di beneficiare della conservazione e dell'uso sostenibile delle proprie risorse, come previsto dall'UNCLOS;

AE.  considerando che si riconosce l'obbligo degli Stati di proteggere e preservare l'ambiente marino, compresa la protezione degli ecosistemi rari o delicati e dell'habitat di specie vulnerabili, in diminuzione, in pericolo o in via di estinzione, e di altre forme di vita marina;

AF.  considerando che l'UNFSA fornisce un quadro per l'applicazione di approcci precauzionali e approcci basati sull'ecosistema per la gestione della pesca, misure di conservazione e di gestione per gli stock ittici transzonali e altamente migratori, la cooperazione internazionale e la definizione di organizzazioni e accordi subregionali e regionali di gestione della pesca (ORGP); che occorre migliorarne l'effettiva attuazione;

AG.  considerando che le risoluzioni 61/105 e 64/72 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sollecitano gli Stati e le ORGP a varare una serie di misure per garantire la conservazione effettiva delle risorse delle acque profonde e prevenire impatti nocivi rilevanti della pesca demersale in ecosistemi marini vulnerabili nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale;

AH.  considerando che si riconoscono e si sostengono i diritti e le esigenze particolari dei paesi in via di sviluppo nel contesto della creazione di capacità volte a consentire loro di trarre vantaggio dalla conservazione e dall'uso sostenibile delle risorse ittiche, degli stock ittici transzonali e di quelli altamente migratori;

AI.  considerando che la linea d'azione del cosiddetto "Processo Kobe" riconosce gli sforzi già esplicati da quelle ORGP che hanno intrapreso valutazioni indipendenti dei risultati, e invita tutte le ORGP a procedere su base regolare a valutazioni di questo tipo rendendone pubblici i risultati e attuando pienamente le raccomandazioni che ne emergono; che organi come l'UNGA e il COFI hanno a loro volta invitato le altre ORGP a provvedere a che siano effettuate dette valutazioni;

AJ.  considerando che esistono organizzazioni regionali per la gestione della pesca (ORGP) e che alcune di esse operano per istituire aree marine protette al fine di conservare e ricostituire gli stock ittici a un livello sostenibile;

AK.  considerando che la CBD ha promosso una serie di seminari per descrivere le EBSA anche nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale e che i risultati di tali seminari sono ora ampiamente disponibili a fini di consultazione sul sito web della CBD;

AL.  considerando che è estremamente necessario raccogliere e condividere le conoscenze e i dati scientifici, onde adottare decisioni in buona fede e sulla base dei migliori pareri scientifici disponibili;

AM.  considerando che il problema ambientale dei rifiuti di plastica nell'ambiente marino rappresenta una minaccia per la biodiversità marina, che le dimensioni e i mezzi per contrastare il problema restano non adeguatamente studiati e che l'azione per farvi fronte può diventare un'opportunità economica;

AN.  considerando che, nel suo documento del 23 gennaio 2015, il gruppo di lavoro ha sottolineato la necessità che il regime globale affronti in modo migliore la conservazione e la gestione della diversità biologica marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale;

AO.  considerando che l'UE sviluppa e incoraggia attivamente le migliori prassi per conseguire un uso sostenibile degli stock ittici e, grazie a programmi quali Orizzonte 2020, incoraggia e finanzia la raccolta dei dati, la ricerca e lo sviluppo sostenibile;

AP.  considerando che, il 23 gennaio 2015, il gruppo di lavoro ha dato il proprio appoggio a una raccomandazione per la messa a punto di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante nel quadro della convenzione;

AQ.  considerando che, il 19 giugno 2015, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione sullo sviluppo di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante nel quadro dell'UNCLOS per la conservazione e l'uso sostenibile della diversità biologica marina delle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale;

1.  accoglie con favore la decisione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di sviluppare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante nel contesto dell'UNCLOS relativo alla conservazione e all'uso sostenibile della diversità biologica marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale, con lo scopo di affrontare le carenze attuali; sottolinea che tale processo non pregiudica gli strumenti e i quadri pertinenti già in vigore, né gli organismi globali, regionali e settoriali competenti (quali le ORGP); insiste sull'importanza di avanzare in modo rapido e attento nell'elaborazione di questo nuovo strumento e di rispettare l'obiettivo previsto di completarne la redazione entro il 2017;

2.   sottolinea le prospettive, le opportunità e le conseguenze di buone relazioni tra gli Stati e per lo sfruttamento sostenibile delle risorse nell'ambito dell'UNCLOS, riconoscendo al contempo che, alla luce delle nuove pressioni e delle nuove opportunità, sono necessari adeguamenti;

3.  sottolinea l'importanza della conservazione e dell'uso sostenibile degli oceani e dei mari, nonché delle loro risorse; invita l'UE e la comunità internazionale a promuovere la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità marina applicando, fra le altre misure, gli approcci moderni e sostenibili di gestione degli ecosistemi marini, i principi di governance degli oceani e la gestione dello sfruttamento delle risorse marine (estrazione di minerali, trivellazioni energetiche, ecc.) e della pesca, fra cui una governance marina basata sulla scienza, che mantenga gli stock a livelli atti a produrre un rendimento massimo sostenibile, una gestione e una conservazione della biodiversità marina basate sugli ecosistemi, l'applicazione della legislazione vigente e l'approccio precauzionale;

4.  sottolinea che, per far fronte alle pressioni sulla biodiversità marina entro il 2020, gli Stati membri dovranno avviare iniziative mirate ad attuare i piani di gestione, monitorare l'applicazione delle norme, approfondire la base di conoscenze e potenziare le reti di ricerca e il coordinamento delle informazioni sulla biodiversità marina;

5.  riconosce e sostiene il positivo ruolo guida svolto dall'UE e dalla Commissione, tenendo conto della posizione di attore principale del settore e del mercato ittico dell'Unione e il fatto che la politica europea della pesca è orientata alla sostenibilità;

6.  riconosce che l'UE ha svolto un ruolo di rilievo nell'assicurare la gestione sostenibile delle risorse marine viventi, segnatamente nella lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN); sottolinea che la pesca INN minaccia, per la sua stessa natura, la biodiversità marina e compromette gravemente la preservazione degli ecosistemi marini; evidenzia che l'UE ha fatto della lotta contro la pesca INN una priorità e che la cooperazione internazionale è primordiale per procedere adeguatamente in tale lotta; sollecita la FAO e le ORGP a rafforzare ulteriormente i propri sforzi per migliorare la cooperazione multilaterale;

7.   sottolinea il ruolo positivo dell'etichettatura ecologica nel settore dei prodotti alieutici, in quanto consente al consumatore di contribuire alla sostenibilità delle risorse e alla preservazione della biodiversità marina esercitando una scelta informata;

8.  incoraggia la Commissione a continuare a promuovere, coordinare e garantire che, nel contesto di questo nuovo accordo internazionale, si affronti efficacemente l'impatto delle attività umane, compresa la pesca e tutte le modalità di sfruttamento dei fondali e degli oceani, sulla biodiversità nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale; segnala pertanto l'esigenza di promuovere ancora l'applicazione della legislazione esistente e di sviluppare i necessari strumenti gestionali per assicurarne coerente e coesione;

9.  invita le ORGP a provvedere alla piena applicazione delle loro raccomandazioni, a proseguire la regolare valutazione indipendente e assicurare la corretta esecuzione di dette valutazioni;

10.  sollecita la Commissione a sostenere e promuovere un approccio olistico e globale relativamente alle aree marine protette, dal momento che nessuna reale cooperazione e nessun coordinamento degli sforzi di conservazione sono possibili senza la partecipazione del più ampio numero possibile di soggetti coinvolti in una grande varietà di attività marittime umane negli oceani e nei mari;

11.  incoraggia e sollecita la Commissione e gli Stati membri a promuovere la designazione e l'attuazione delle EBSA nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale;

12.  sollecita la Commissione a operare d'intesa con tutte le parti interessate e a continuare a sostenere e a promuovere, nel contesto del nuovo accordo internazionale in virtù dell'UNCLOS, lo sviluppo di un meccanismo istituzionale per la designazione, la gestione e l'introduzione delle disposizioni necessarie ai fini del monitoraggio e dell'esecuzione di reti di aree marine protette connesse, coerenti e rappresentative, poiché tale strumento è essenziale per garantire l'interconnessione ecologica e biologica;

13.  chiede alla Commissione di elaborare dati esaustivi sulla biodiversità marina nei mari regionali europei; considera che la raccolta di questi dati rappresenta una sfida necessaria, considerato che l'80% delle specie e degli habitat contemplati dalla direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino è classificato come sconosciuto;

14.  invita l'UE ad assumere un ruolo di primo piano nella lotta ai rifiuti plastici in mare e nella corrispondente ricerca da finanziare a titolo dell'economia blu;

15.  sottolinea che questo nuovo accordo internazionale dovrebbe garantire condizioni di parità per tutti i soggetti interessati; ritiene che il nuovo accordo internazionale dovrebbe tenere in conto anche le esigenze specifiche dei paesi in via di sviluppo, segnatamente dei piccoli Stati insulari, in materia di rafforzamento delle capacità necessarie al conseguimento degli obiettivi della comunità internazionale, tra cui le zone marine protette;

16.  sollecita la Commissione a promuovere maggiore cooperazione, coordinamento, trasparenza e responsabilità fra tutti gli attori coinvolti, ivi compreso fra i nuovi strumenti negoziati, gli strumenti già esistenti nell'ambito dell'UNFSA e della FAO, le ORGP e altri organismi settoriali quali, tra gli altri, l'Autorità internazionale dei fondi marini e l'Organizzazione marittima internazionale;

17.  invita le Nazioni Unite a cooperare con gli Stati nell'attuazione più efficace delle normative vigenti e se del caso introdurre ulteriori norme che possano indirettamente contribuire a proteggere la biodiversità nelle zone di alto mare e migliorare le condizioni sociali, di sicurezza e di monitoraggio, ad esempio uno strumento centralizzato per la registrazione delle navi come il registro globale dei pescherecci attualmente in fase di sviluppo sotto l'autorità della FAO, evitando nel contempo di aumentare gli oneri burocratici per i pescatori;

18.  sottolinea che le ripercussioni della pesca sulla biodiversità marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale devono rientrare nel mandato delle ORGP;

19.  sollecita la Commissione e gli Stati membri a sostenere e promuovere, nel mandato del nuovo accordo internazionale in virtù dell'UNCLOS, lo sviluppo di un meccanismo istituzionale per realizzare una valutazione preliminare di impatto ambientale per le attività che possano avere un impatto significativo sull'ambiente marino, come previsto dall'articolo 206 dell'UNCLOS, anche per quanto concerne lo sfruttamento delle risorse marine, con una base scientifica solida e accompagnando tali attività con un monitoraggio ambientale e socioeconomico dettagliato.

20.  chiede alla Commissione di puntare nel contesto del nuovo accordo internazionale al riconoscimento del danno ecologico in mare e all'accertamento della catena di responsabilità per tale danno;

21.  sollecita la Commissione a invitare gli Stati membri che non l'abbiano ancora fatto a ratificare l'UNCLOS o ad aderirvi.

22.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite nonché al comitato preparatorio incaricato della redazione del testo del futuro accordo internazionale;

MOTIVAZIONE

Contesto

Le Nazioni Unite hanno affrontato l'importanza della protezione delle acque mondiali nel documento pubblicato in seguito alla conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro, Brasile, dal 3 al 14 giugno 1992, noto come "Agenda 21". Ciò dimostra che la comunità internazionale riconosceva l'esigenza di adottare un approccio internazionale al fine di gestire l'inquinamento e i crescenti pericoli per la biodiversità marina. In seguito furono approvati la dichiarazione di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile e il relativo piano di attuazione, concordati durante il vertice mondiale delle Nazioni Unite svoltosi in Sudafrica dal 2 al 4 settembre 2002. Nel 2012, nel documento pubblicato in seguito all'ultima conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, tenutasi a Rio de Janeiro e nota come "Rio+20" per sottolinearne il legame con la prima Agenda di Rio, la comunità internazionale ha riaffermato la propria determinazione nell'affrontare i problemi ambientali e l'esigenza di uno sviluppo sostenibile. Ciò mostra che, benché le Nazioni Unite e tutte le parti a tali dichiarazioni e accordi si impegnino a perseguire i suddetti obiettivi, esse devono adattare i propri piani e le proprie priorità a un mondo in rapido cambiamento, con una diversificazione e una moltiplicazione annuale delle attività.

In tale contesto, nel 1995 le Nazioni Unite hanno adottato l'accordo sulla conservazione delle risorse alieutiche (UNFSA) in qualità di accordo di attuazione della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982. La comunità della pesca giudica positivamente l'UNFSA, che stabilisce un opportuno quadro giuridico, fornendo gli strumenti per proseguire con gli sviluppi e, al contempo, controllando e aggiornando gli obiettivi fondamentali.

In seguito alle preoccupazioni e alle discussioni in seno alla comunità internazionale in merito all'efficacia dell'attuale quadro nell'affrontare la questione della conservazione e dell'uso sostenibile delle risorse marine nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale, nella risoluzione 59/24 del 2004 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite è stato istituito, al paragrafo 73, il gruppo di lavoro ad hoc informale aperto. Uno degli obiettivi del gruppo di lavoro era quello di analizzare e presentare l'eventualità di promuovere la cooperazione e il coordinamento internazionali per la conservazione e l'uso sostenibile della diversità biologica marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale. Sulla base delle relazioni del gruppo di lavoro, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite avrebbe preso una decisione in merito allo sviluppo di zone non sottoposte a giurisdizione prima della fine della propria 69a sessione. In seguito alla sua riunione, nel 2011 il gruppo di lavoro ha presentato all'Assemblea generale un pacchetto di raccomandazioni concernenti le risorse genetiche marine, le aree marine protette, i processi di valutazione dell'impatto ambientale e la creazione di capacità.

Nel 2015 il gruppo di lavoro ha presentato la sua ultima relazione, che ha sottolineato l'esigenza di un regime globale onnicomprensivo per meglio affrontare la questione e ha raccomandato lo sviluppo di uno strumento giuridicamente vincolante a livello internazionale a norma della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale. Sulla base di tale raccomandazione, nel luglio 2015 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di istituire un comitato preparatorio incaricato della redazione di un documento su uno strumento giuridicamente vincolante a livello internazionale entro la fine del 2017, in previsione di una conferenza intergovernativa.

Posizione del relatore

Le attività marittime si stanno sviluppando e moltiplicando rapidamente, e pertanto sta costantemente aumentando la pressione sulla sostenibilità e la conservazione della biodiversità marina. In tale prospettiva, il relatore accoglie con favore l'attuale operato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e del gruppo di lavoro ad hoc informale aperto, che sono riusciti, nonostante la forte opposizione, a portare la questione della conservazione e dell'uso sostenibile della diversità biologica marina nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale ad un punto in cui è possibile prevedere uno strumento giuridicamente vincolante a livello internazionale.

Al contempo, il relatore intende sottolineare che è estremamente importante che le attività di pesca siano incluse nel nuovo strumento. È difficile immaginare qualsivoglia strumento efficace e ben coordinato in materia di biologia marina che non comprenda una delle attività più rilevanti che si svolgono nelle acque: la pesca. Inoltre, ciò non dovrebbe implicare la modifica o l'abrogazione dell'UNFSA, il quale fornisce, come avviene nel caso dell'UE, un quadro in grado di apportare miglioramenti e risultati, se opportunamente attuato. Il relatore sostiene, invece, l'inclusione dell'UNSFA nel nuovo accordo, facendo dell'accordo del 1995 la spina dorsale del nuovo strumento legalmente vincolante a livello internazionale e soprattutto coordinando le ORGP e le AMP con tutte le altre attività marittime nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale.

Il nuovo accordo dovrebbe altresì includere strumenti in materia di responsabilità di tutti gli attori coinvolti perché, senza tali strumenti, è difficile prevedere un'efficacia e un progresso reali. Inoltre, tenendo conto delle esigenze dei paesi in via di sviluppo, la creazione di capacità e la condivisione di informazioni dovrebbero costituire una priorità. In tale prospettiva e dal punto di vista della condivisione delle buone pratiche, l'UE dovrebbe continuare a svolgere un ruolo guida nello sviluppo del suddetto nuovo strumento e nel relativo processo di attuazione.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

17.2.2016

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

21

0

2

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Marco Affronte, Clara Eugenia Aguilera García, Renata Briano, Alain Cadec, David Coburn, Richard Corbett, Diane Dodds, Raymond Finch, Ian Hudghton, Carlos Iturgaiz, Werner Kuhn, António Marinho e Pinto, Gabriel Mato, Norica Nicolai, Liadh Ní Riada, Ulrike Rodust, Remo Sernagiotto, Isabelle Thomas, Ruža Tomašić, Peter van Dalen, Jarosław Wałęsa

Supplenti presenti al momento della votazione finale

José Blanco López, Anja Hazekamp, Francisco José Millán Mon, Lidia Senra Rodríguez

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Liliana Rodrigues