RELAZIONE sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione

23.3.2016 - (2015/2095(INI))

Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni
Relatori: Roberta Metsola, Kashetu Kyenge


Procedura : 2015/2095(INI)
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A8-0066/2016
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione

(2015/2095(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visti la Convenzione di Ginevra del 1951 e i relativi protocolli aggiuntivi, e in particolare il diritto al non respingimento,

–  vista la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali,

–  vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–  viste la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia del 1989 e la risoluzione del Parlamento europeo del 27 novembre 2014 sul 25° anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia,

–  viste la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, la Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare del 1974 e la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo del 1979, quale modificata,

–  vista la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie del 1990,

–  vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

–  viste la comunicazione della Commissione "Piano d'azione sui minori non accompagnati" (2010-2014) (COM(2010)0213) e la risoluzione del Parlamento europeo del 12 settembre 2013 sulla situazione dei minori non accompagnati nell'UE[1],

–  vista la sua risoluzione del 29 aprile 2015 sulle recenti tragedie nel Mediterraneo e sulle politiche dell'UE in materia di migrazione e asilo[2],

–  vista la sua risoluzione del 10 settembre 2015 sulla migrazione e i rifugiati in Europa[3],

–  visti i dibattiti tenutisi in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo il 14 aprile 2015, alla presenza del Commissario Avramopoulos; il 6 maggio, sulla solidarietà e l'equa ripartizione della responsabilità, compresi gli obblighi di ricerca e soccorso; il 26 maggio, sulla strategia di cooperazione con i paesi terzi; il 4 giugno, sulla creazione di vie sicure e legali per l'accesso dei richiedenti asilo e dei rifugiati all'Unione europea e sull'attuazione del sistema europeo comune di asilo (CEAS); il 25 giugno, sulla lotta al traffico criminale e alla tratta di migranti irregolari e al loro sfruttamento lavorativo, sulla creazione di canali legali adeguati per la migrazione economica e sulla gestione delle frontiere e la politica dei visti; il 2 luglio, sulle modalità di spesa dei fondi destinati agli affari interni nel contesto delle migrazioni e dello sviluppo; il 6 luglio, sul primo pacchetto di proposte della Commissione in seguito all'agenda europea sulla migrazione e sulla solidarietà e l'equa ripartizione della responsabilità, compresi gli obblighi di ricerca e soccorso, nonché la creazione di vie sicure e legali per l'accesso dei richiedenti asilo e dei rifugiati all'Unione europea; il 16 luglio, alla presenza di esperti, sui fondi dell'UE per le politiche migratorie, sulle politiche, le prassi e i dati sui minori non accompagnati negli Stati membri dell'UE e in Norvegia, sulla cooperazione dell'UE con i paesi terzi nel campo della migrazione e su nuovi scenari per la legislazione in materia di migrazione economica; il 22 settembre, sul secondo pacchetto di proposte della Commissione in seguito all'agenda sulla migrazione; il 23 settembre, con i parlamenti nazionali, sull'approccio basato sui punti di crisi ("hotspot") e sulla gestione della migrazione a livello nazionale e locale; il 19 ottobre, sulla lotta al traffico e alla tratta di migranti irregolari e al loro sfruttamento lavorativo; il 10 novembre, sulla comunicazione della Commissione dal titolo "Gestire la crisi dei rifugiati: stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione" (COM(2015)0510); il 19 novembre, sui finanziamenti interni ed esterni dell'UE relativi alla politica in materia di migrazione e di asilo; il 10 dicembre, sulla cooperazione dell'UE con i paesi terzi nel campo della migrazione; il 21 dicembre, sulla gestione delle frontiere e la politica dei visti, su un'attuazione efficace del CEAS e sulla creazione di canali legali adeguati per la migrazione economica,

–  visti i dibattiti tenutisi il 1° aprile, nella riunione congiunta della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e della commissione per lo sviluppo, sul nesso tra sviluppo e migrazione, e il 15 settembre, nella riunione congiunta della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, della commissione per gli affari esteri e della sottocommissione per i diritti dell'uomo, sul rispetto dei diritti umani nel contesto dei flussi migratori nel Mediterraneo,

–  viste le relazioni della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni sulle visite effettuate dalle sue delegazioni a Lampedusa riguardo alle operazioni di ricerca e soccorso nel settembre 2015 e in Tunisia riguardo alla cooperazione con i paesi terzi in materia di migrazione, asilo e controllo delle frontiere nell'ottobre 2015, e vista la relazione della commissione per i bilanci e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni sulla visita della loro delegazione congiunta in Sicilia su come affrontare la pressione migratoria nella regione, anche, in particolare, dal punto di vista del bilancio, nel luglio 2015,

–  visto il piano d'azione della Commissione in dieci punti sulla migrazione presentato nella sessione congiunta del Consiglio "Affari esteri" e "Affari interni" del 20 aprile 2015 a Lussemburgo,

–  vista la comunicazione della Commissione dal titolo "Agenda europea sulla migrazione" (COM(2015)0240),

–  vista la decisione (PESC) 2015/778 del Consiglio relativa a un'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale (EUNAVFOR MED),

–  viste la decisione di avviare la seconda fase dell'operazione EUNAVFOR MED, rinominata operazione Sophia, presa dagli ambasciatori dell'UE in seno al comitato politico e di sicurezza[4] e le operazioni condotte sotto la guida della NATO nel Mar Egeo,

–  vista la risoluzione 2240 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 9 ottobre 2015,

–  vista la comunicazione della Commissione dal titolo "Piano d'azione dell'UE contro il traffico di migranti (2015-2020)" (COM(2015)0285),

–  visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione sull'attuazione del regolamento Eurodac in merito all'obbligo di rilevamento delle impronte digitali (SWD(2015)0150),

–  viste la raccomandazione della Commissione relativa a un programma di reinsediamento europeo (C(2015)3560 final) e le conclusioni dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio sul reinsediamento mediante programmi multilaterali e nazionali di 20 000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale, presentate in occasione della riunione del Consiglio "Giustizia e affari interni" del 20 luglio 2015,

–  viste la nota esplicativa della Commissione sull'approccio basato sui punti di crisi ("hotspot") e le relazioni sullo stato di attuazione delle azioni da parte della Grecia e dell'Italia, del 10 febbraio 2016, nonché la relazione sui progressi compiuti dalla Grecia, del 4 marzo 2016,

–  vista la decisione (UE) 2015/1523 del Consiglio, del 14 settembre 2015, che istituisce misure temporanee nel settore della protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia,

–  vista la decisione (UE) 2015/1601 del Consiglio, del 22 settembre 2015, che istituisce misure temporanee nel settore della protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia,

–  vista la proposta della Commissione di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo di ricollocazione di crisi e modifica il regolamento (UE) n. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione nello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide (COM(2015)0450),

–  vista la proposta della Commissione di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un elenco comune dell'UE di paesi di origine sicuri ai fini della direttiva 2013/32/UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca della protezione internazionale e che modifica la direttiva 2013/32/UE (COM(2015)0452),

–  vista la comunicazione della Commissione intitolata "Piano d'azione dell'UE sul rimpatrio" (COM(2015)0453),

–  visti la raccomandazione della Commissione che istituisce un manuale comune sul rimpatrio che le autorità competenti degli Stati membri devono utilizzare nell'espletamento dei compiti connessi al rimpatrio (C(2015)6250) e il relativo allegato,

–  vista la comunicazione della Commissione sulle norme di aggiudicazione degli appalti pubblici in relazione all'attuale crisi nel settore dell'asilo (COM(2015)0454),

–  vista la comunicazione congiunta della Commissione dal titolo "Affrontare la crisi dei rifugiati in Europa: il ruolo dell'azione esterna dell'UE" (JOIN(2015)0040),

–  vista la decisione della Commissione sull'istituzione di un fondo fiduciario di emergenza dell'Unione europea per la stabilità e la lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa (C(2015)7293),

–  visti la comunicazione della Commissione dal titolo "Gestire la crisi dei rifugiati: misure operative, finanziarie e giuridiche immediate nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione" (COM(2015)0490) e i relativi allegati,

–  visti la comunicazione della Commissione dal titolo "Gestire la crisi dei rifugiati: stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione" (COM(2015)0510) e i relativi allegati,

–  viste la comunicazione della Commissione dal titolo "Una guardia costiera e di frontiera europea e una gestione efficiente delle frontiere esterne dell'Europa" (COM(2015)0673) e la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla guardia costiera e di frontiera europea e che abroga il regolamento (CE) n. 2007/2004, il regolamento (CE) n. 863/2007 e la decisione 2005/267/CE del Consiglio (COM(2015)0671), la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un documento di viaggio europeo per il rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare (COM(2015)0668), la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 562/2006 per quanto riguarda il rafforzamento delle verifiche nelle banche dati pertinenti alle frontiere esterne (COM(2015)0670), la proposta di decisione del Consiglio che istituisce misure temporanee nel settore della protezione internazionale a beneficio della Svezia, conformemente all'articolo 9 della decisione (UE) 2015/1523 del Consiglio e all'articolo 9 della decisione (UE) 2015/1601 del Consiglio che istituiscono misure temporanee nel settore della protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia (COM(2015)0677), e la raccomandazione della Commissione per un programma volontario di ammissione umanitaria gestito con la Turchia (C(2015)9490),

–  vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sullo stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione (COM(2016)0085),

–  vista la raccomandazione della Commissione rivolta alla Repubblica ellenica sulle misure che la Grecia deve adottare con urgenza in vista della ripresa dei trasferimenti a norma del regolamento (UE) n. 604/2013 (C(2016)0871),

–  vista la proposta di decisione di esecuzione del Consiglio relativa alla sospensione temporanea della ricollocazione del 30 % dei richiedenti assegnati all'Austria a norma della decisione (UE) 2015/1601 del Consiglio che istituisce misure temporanee nel settore della protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia (COM(2016)0080),

–  vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio dal titolo "Ritorno a Schengen ‒ Tabella di marcia" (COM(2016)0120),

–  vista la relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dal titolo "Seconda relazione sui progressi compiuti dalla Turchia per soddisfare i requisiti della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti" (COM(2016)0140),

–  visti la proposta di regolamento del Consiglio sulla fornitura di sostegno di emergenza all'interno dell'Unione (COM(2016)0115), il documento di lavoro dei servizi della Commissione (SWD(2016)0097) e il futuro bilancio rettificativo per il 2016 inteso a creare la linea di bilancio per lo strumento in questione,

–  viste le conclusioni adottate dal Consiglio europeo nella riunione straordinaria del 23 aprile 2015, nella riunione del 25-26 giugno 2015, nella riunione informale dei capi di Stato e di governo dell'UE sulla migrazione del 23 settembre 2015, nella riunione del 15 ottobre 2015, nella riunione del 17-18 dicembre 2015 e nella riunione del 18-19 febbraio 2016,

–  viste le conclusioni adottate dal Consiglio sui paesi di origine sicuri nella riunione del 20 luglio 2015, sulla migrazione nella riunione del 20 luglio 2015, sul futuro della politica di rimpatrio nella riunione dell'8 ottobre 2015, sulla migrazione nella riunione del 12 ottobre 2015, sulle misure per far fronte alla crisi dei rifugiati e dei migranti nella riunione del 9 novembre 2015, sull'apolidia nella riunione del 4 dicembre 2015 e sul traffico di migranti nella riunione del 10 marzo 2016,

–  viste le conclusioni della Presidenza adottate il 14 settembre 2015,

–  viste le conclusioni adottate dai rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti il 20 luglio 2015 in sede di Consiglio, sul reinsediamento mediante programmi multilaterali e nazionali di 20 000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale,

–  visti il piano d'azione congiunto UE-Turchia del 15 ottobre 2015 e le relative relazioni di attuazione del 10 febbraio e del 4 marzo 2016,

–  vista la dichiarazione rilasciata dai capi di Stato e di governo il 7 marzo 2016,

–  viste la dichiarazione della conferenza ad alto livello sulla rotta del Mediterraneo orientale e dei Balcani occidentali, adottata l'8 ottobre 2015, e la dichiarazione dei leader sui flussi di rifugiati lungo la rotta dei Balcani occidentali, adottata nella riunione del 25 ottobre 2015, nonché la relazione sui progressi compiuti, del 10 febbraio 2016,

–  visti il piano d'azione e la dichiarazione politica adottati al vertice UE-Africa sulla migrazione, tenutosi a La Valletta l'11-12 novembre 2015,

–  visti i lavori e le relazioni dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO), in particolare la relazione annuale sulla situazione dell'asilo nell'Unione europea nel 2014 e le tendenze in materia di asilo ("Asylum Trends") mensili,

–  visti i lavori e le relazioni di Frontex, in particolare l'analisi annuale dei rischi 2015 e le relazioni trimestrali della sua rete di analisi dei rischi,

–  visti i lavori e le relazioni di Europol, in particolare la squadra operativa congiunta MARE, e l'istituzione del Centro europeo contro il traffico di migranti (EMSC) nell'ambito di Europol,

–  visti i lavori e le relazioni di Eurojust, in particolare le relazioni sulla tratta di esseri umani,

–  visti i lavori, le relazioni annuali e gli studi dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA), in particolare gli studi sulle forme gravi di sfruttamento del lavoro e sulla criminalizzazione dei migranti in situazione irregolare e delle persone che prestano loro assistenza,

–  visti gli studi del dipartimento tematico C sull'attuazione dell'articolo 80 TFUE, su nuove strategie, modalità e mezzi d'accesso alternativi alle procedure d'asilo per i richiedenti protezione internazionale, su nuovi scenari per la legislazione in materia di immigrazione di manodopera nell'UE, sul rafforzamento del sistema europeo comune di asilo e sulle alternative al sistema di Dublino, sulla cooperazione dell'UE con i paesi terzi nel campo della migrazione, nonché sull'accoglienza delle donne rifugiate e richiedenti asilo nell'UE, e visti lo studio del dipartimento tematico D sui fondi dell'UE per le politiche migratorie: analisi di efficienza e migliori pratiche per il futuro, e lo studio del dipartimento tematico EXPO sui migranti nel Mediterraneo: protezione dei diritti umani,

–  visti gli studi della rete europea sulle migrazioni (REM), in particolare lo studio sulle politiche, le prassi e i dati sui minori non accompagnati,

–  visti i lavori e le relazioni dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati,

–  visti i lavori e le relazioni del Relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti,

–  visti i lavori, le relazioni e le risoluzioni del Consiglio d'Europa,

–  visti i lavori e le relazioni dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM),

–  visti i lavori e le relazioni dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine,

–  visto il parere del Comitato europeo delle regioni – Agenda europea sulla migrazione, approvato nella 115a seduta plenaria del 3-4 dicembre 2015,

–  visti i pareri del Comitato economico e sociale europeo sull'agenda europea sulla migrazione e sul piano d'azione dell'UE contro il traffico di migranti,

–  vista la propria risoluzione del 17 dicembre 2014 sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE alle migrazioni[5],

–  visto il documento di lavoro sull'articolo 80 – solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità, compresi gli obblighi di ricerca e soccorso,

–  visto il documento di lavoro sulla lotta al traffico criminale e alla tratta di migranti irregolari e al loro sfruttamento lavorativo,

–  visto il documento di lavoro sulla gestione delle frontiere e la politica in materia di visti, ivi compreso il ruolo di Frontex e delle altre agenzie competenti,

–  visto il documento di lavoro sulla creazione di vie sicure e legali di accesso all'UE per i richiedenti asilo e i rifugiati, ivi compresa la politica di reinsediamento dell'Unione e le corrispondenti politiche di integrazione,

–  visto il documento di lavoro sullo sviluppo di canali legali adeguati per la migrazione economica,

–  visto il documento di lavoro sui finanziamenti interni ed esterni dell'UE relativi alla politica in materia di migrazione e di asilo,

–  visto il documento di lavoro sull'attuazione efficace del CEAS, ivi incluso il ruolo dell'EASO,

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e i pareri della commissione per gli affari esteri, della commissione per lo sviluppo, della commissione per i bilanci, della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, della commissione per i trasporti e il turismo, della commissione per lo sviluppo regionale, della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e della commissione per le petizioni (A8-0066/2016),

A.  considerando che, nella sua risoluzione del 17 dicembre 2014, ha incaricato la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni di valutare le varie politiche in gioco, sviluppare una serie di raccomandazioni e presentare una relazione d'iniziativa strategica in Aula;

B.  considerando che, stando ai dati di Frontex[6], nel 2015 sono stati rilevati 1,83 milioni di persone che tentavano di attraversare irregolarmente le frontiere esterne dell'UE, il che costituisce un record senza precedenti rispetto ai 282 500 migranti giunti in Europa nel corso dell'intero 2014; che, secondo i dati OIM/UNICEF, il 20 % circa della totalità dei migranti che arrivano via mare è costituito da bambini[7];

C.  considerando che, secondo i dati dell'EASO[8], nel 2015 sono state presentate nell'UE+ oltre 1,4 milioni di domande di protezione internazionale[9], con numeri in costante incremento da aprile, mentre la quota di domande ripetute è diminuita, e che, per il 6 % circa dei richiedenti, si tratterebbe di minori non accompagnati; che nel febbraio 2016 il 22 % delle persone giunte via mare in Grecia erano donne e il 40 % bambini[10];

D.  considerando che, ai fini della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, si intende per fanciullo ogni essere umano di età inferiore a diciotto anni;

E.  considerando che, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel 2015 oltre 3 771 persone sono state segnalate come morte o disperse nel Mediterraneo[11]; che all'8 marzo 2016 si contano 444 persone morte per annegamento nel Mediterraneo e che nei primi nove mesi del 2016 sono morti 77 bambini (in media, più di uno al giorno); che, secondo dati recenti di Europol, almeno 10 000 minori non accompagnati sono scomparsi dopo essere arrivati in Europa;

F.  considerando che il 3 ottobre dovrebbe essere riconosciuto come Giornata della memoria per ricordare tutti gli uomini, le donne e i bambini che perdono la vita mentre cercano di fuggire dal loro paese a causa di persecuzioni, conflitti e guerre, come pure tutti gli uomini e le donne che rischiano la vita ogni giorno per salvarli;

G.  considerando che alcune regioni del mondo sono colpite da guerre e violenze e dagli effetti combinati di povertà estrema, degrado ambientale e mancanza di opportunità per i giovani, il che potrebbe innescare una violenza e un'insicurezza ancora più grandi e dar luogo a ulteriori spostamenti di popolazione;

Articolo 80 TFUE ‒ Solidarietà ed equa ripartizione della responsabilità, compresi gli obblighi di ricerca e soccorso

H.  considerando che l'articolo 80 TFUE pone i principi di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità al cuore dell'intero sistema dell'Unione, fornendo una base giuridica per l'attuazione di tali principi nelle politiche dell'Unione in materia di asilo, migrazione e controllo delle frontiere;

I.  considerando che la solidarietà può assumere la forma della solidarietà interna ed esterna; che la ricollocazione, il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia di asilo, le misure operative di sostegno, un'interpretazione proattiva dell'attuale regolamento di Dublino e la direttiva sulla protezione temporanea sono tutti strumenti di solidarietà interna, mentre il reinsediamento, l'ammissione umanitaria nonché la ricerca e il soccorso in mare promuovono la solidarietà esterna, e il meccanismo di protezione civile può essere mirato a entrambe;

J.  considerando che, al 3 marzo 2016, dei 39 600 richiedenti asilo ospitati nelle strutture di accoglienza italiane in attesa di essere assegnati ad altri Stati membri, ne sono stati effettivamente ricollocati soltanto 338, mentre in Grecia sono stati 322 i ricollocamenti effettuati sui 66 400 previsti;

Lotta alle attività criminose di traffico, tratta e sfruttamento lavorativo dei migranti irregolari

K.  considerando che il traffico, la tratta e lo sfruttamento lavorativo dei migranti sono fenomeni giuridici distinti, oggetto di quadri giuridici distinti a livello unionale e internazionale, che richiedono risposte adeguatamente mirate, mentre spesso si sovrappongono nella pratica; che le reti criminali di traffico e tratta possono cambiare molto rapidamente il proprio modus operandi, il che richiede un rapido adeguamento delle risposte sulla base dei dati più recenti e accurati; che gli sforzi volti a contrastare il traffico criminale di migranti non dovrebbero nuocere a coloro che forniscono assistenza umanitaria ai migranti irregolari;

L.  considerando che la lotta contro il traffico, la tratta e lo sfruttamento lavorativo dei migranti necessita di risposte a breve, medio e lungo termine, fra cui misure per smantellare le reti criminali e assicurare i criminali alla giustizia, modalità di raccolta e analisi dei dati, misure per proteggere le vittime e rimpatriare i migranti che soggiornano irregolarmente, come pure cooperazione con i paesi terzi e strategie a lungo termine per affrontare la domanda di persone oggetto di traffico e tratta e le cause all'origine della migrazione, che spingono le persone nelle mani di trafficanti criminali;

Gestione delle frontiere e politica in materia di visti, compreso il ruolo dell'Agenzia per le frontiere e di altre agenzie competenti

M.  considerando che è in corso di applicazione la procedura legislativa ordinaria per varie proposte della Commissione nell'ambito delle frontiere e della politica dei visti, in particolare la proposta di regolamento relativo al codice dei visti dell'Unione (rifusione) (2014/0094 COD), la proposta di regolamento che istituisce un visto turistico (2014/0095 COD) e la proposta di regolamento relativo al modello uniforme per i visti: sicurezza (2015/0134 COD); che sono state recentemente avviate dalla Commissione nuove proposte in quest'ambito, le quali saranno esaminate nel quadro della procedura legislativa ordinaria;

N.  considerando che l'abolizione dei controlli alle frontiere interne deve andare di pari passo con una gestione efficace delle frontiere esterne, elevati standard comuni, uno scambio di informazioni efficace tra gli Stati membri e il pieno rispetto dei diritti fondamentali di ciascuno;

O.  considerando che il Parlamento europeo ha chiesto all'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne di rafforzare la propria capacità di gestire eventuali violazioni dei diritti fondamentali, anche nell'ambito degli accordi di lavoro stipulati con le autorità competenti dei paesi terzi, e che la proposta della Commissione relativa a una nuova Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere prevede un meccanismo per le denunce;

P.  considerando che l'attuale codice dei visti consente agli Stati membri di discostarsi dai normali criteri di ammissibilità di una domanda di visto "per motivi umanitari" (articoli 19 e 25);

Sviluppo di vie sicure e legali per l'accesso dei richiedenti asilo e dei rifugiati nell'UE, comprese la politica di reinsediamento e le corrispondenti politiche di integrazione dell'Unione

Q.  considerando che l'86 % del numero di rifugiati di tutto il mondo è ospite di paesi non industrializzati; che le reti criminali e i trafficanti sfruttano la disperazione di chi cerca di entrare nell'Unione sfuggendo alle persecuzioni o alla guerra;

R.  considerando che le vie sicure e legali di accesso dei rifugiati all'Unione sono limitate e molti continuano a correre il rischio di avviarsi su vie pericolose; che la creazione di nuove vie sicure e legali per l'accesso dei richiedenti asilo e dei rifugiati all'Unione, sulla base della legislazione e delle pratiche esistenti, consentirebbe all'Unione e agli Stati membri di avere una migliore panoramica delle esigenze di protezione e dell'afflusso nell'Unione, nonché di minare il modello di business dei trafficanti;

Strategia di cooperazione con i paesi terzi, in particolare per quanto riguarda i programmi di protezione regionale, il reinsediamento e i rimpatri e per affrontare le cause profonde della migrazione

S.  considerando che la cooperazione tra UE e paesi terzi si sviluppa attraverso strumenti politici, come i dialoghi regionali, i dialoghi bilaterali, le agende comuni per la migrazione e la mobilità e i partenariati per la mobilità, attraverso strumenti giuridici come le clausole di migrazione in "accordi globali", accordi di riammissione, accordi di facilitazione del visto e accordi di esenzione dai visti, nonché attraverso strumenti operativi quali i programmi di protezione regionale (PPR), i programmi di protezione e sviluppo regionale (PPSR), gli accordi di lavoro di Frontex e la cooperazione di EASO con i paesi terzi;

T.  considerando che singoli Stati membri continuano a sviluppare un'intensa azione esterna sulla migrazione a livello bilaterale;

U.  considerando che l'Unione ha intensificato la propria cooperazione esterna con i paesi terzi nel settore della migrazione e dell'asilo, onde rispondere adeguatamente all'attuale crisi dei rifugiati, e ha lanciato nuove iniziative di cooperazione quali il piano d'azione comune UE-Turchia, gli impegni assunti sulle rotte dei Balcani occidentali e il piano d'azione adottato al vertice della Valletta;

Sviluppo di canali legali adeguati per la migrazione economica

V.  considerando che la popolazione in età lavorativa nell'Unione dovrebbe diminuire di 7,5 milioni entro il 2020; che le proiezioni relative all'andamento delle esigenze del mercato nell'Unione indicano carenze emergenti e future in settori specifici; che i cittadini di paesi terzi hanno molte difficoltà a ottenere il riconoscimento delle loro qualifiche estere e quindi tendono a essere troppo qualificati per i lavori che svolgono;

W.  considerando che l'attuale approccio dell'Unione alla migrazione a fini lavorativi è frammentato, con numerose direttive concentrate su categorie specifiche di lavoratori e cittadini di paesi terzi che sono autorizzati, a determinate condizioni, a lavorare; che tale approccio può servire solo per soddisfare esigenze specifiche di breve respiro;

Analisi delle modalità di spesa dei fondi destinati agli affari interni nel contesto delle migrazioni e dello sviluppo, compresi i fondi di emergenza

X.  considerando che esistono vari strumenti finanziari dell'Unione per sostenere le azioni degli Stati membri e dei paesi terzi nell'ambito della migrazione, dell'asilo e della gestione delle frontiere; che, in particolare, i fondi per gli Stati membri sono assegnati principalmente attraverso il Fondo Asilo, migrazione e integrazione (AMIF) e il Fondo per la sicurezza interna (ISF), ma che numerosi altri programmi e fondi possono essere utilizzati per attività connesse alla migrazione; che i finanziamenti ai paesi terzi, pur essendo stanziati principalmente attraverso lo strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI), sono amministrati da numerose direzioni generali della Commissione e dal Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE);

Y.  considerando che l'attuale frammentazione delle linee di bilancio e delle responsabilità può rendere difficile fornire una panoramica completa delle modalità di utilizzo dei fondi e persino quantificare esattamente quanto spenda l'Unione in materia di migrazione;

Attuazione efficace del sistema comune europeo di asilo (CEAS), ivi compreso il ruolo dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO)

Z.  considerando che il sistema comune europeo di asilo (CEAS) include una serie di regole comuni per una politica comune in materia di asilo, uno status uniforme in materia di asilo e procedure di asilo comuni valide in tutta l'Unione; che, tuttavia, molti segnali di allarme, tra cui le decisioni di infrazione adottate dalla Commissione, evidenziano che il CEAS non è stato pienamente attuato in vari Stati membri; che l'attuazione è essenziale al fine di armonizzare le legislazioni nazionali e promuovere la solidarietà tra gli Stati membri e che gli Stati membri possono chiedere l'assistenza dell'EASO per soddisfare gli standard richiesti dal CEAS; che l'armonizzazione delle condizioni di accoglienza e delle procedure di asilo può evitare di creare pressioni eccessive su paesi che offrono condizioni migliori ed è fondamentale per la condivisione delle responsabilità;

AA.  considerando che gli attuali meccanismi del sistema di Dublino non sono riusciti a essere obiettivi, a stabilire criteri equi per la ripartizione della responsabilità riguardo alle domande di protezione internazionale e a fornire un accesso rapido alla protezione; che il sistema non viene applicato nella pratica e sono state adottate deroghe esplicite con due decisioni del Consiglio sulla ricollocazione temporanea; che la Commissione aveva annunciato una proposta per un'opportuna revisione del regolamento Dublino III entro il marzo 2016;

Solidarietà

1.  sottolinea che la solidarietà deve essere il principio su cui si basa l'azione dell'Unione in materia di migrazione; rileva che il principio di solidarietà, quale sancito dall'articolo 80 TFUE, riguarda le politiche di asilo, immigrazione e controllo delle frontiere; è del parere che l'articolo 80 fornisca una base giuridica "congiuntamente" agli articoli da 77 a 79 TFUE per attuare il principio di solidarietà in tali settori;

Ricerca e soccorso

2.  parte dal presupposto che salvare vite deve essere una priorità assoluta e che è essenziale disporre di finanziamenti adeguati, a livello di Unione e di Stati membri, per le operazioni di ricerca e soccorso; rileva che si è verificato un incremento degli arrivi irregolari per via marittima, così come un aumento allarmante dei decessi in mare, e che è tuttora necessaria una risposta migliore da parte dell'Europa;

3.  ricorda che salvare vite è un atto di solidarietà nei confronti delle persone in pericolo, ma anche un obbligo giuridico di diritto internazionale, in quanto l'articolo 98 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare – ratificata da tutti gli Stati membri e dalla stessa Unione – richiede che si presti assistenza a chiunque si trovi in pericolo in mare;

4.  ritiene che una risposta permanente, solida ed efficace dell'Unione nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare sia fondamentale per scongiurare un ulteriore incremento del numero di migranti che perdono la vita mentre tentano di attraversare il Mediterraneo;

5.  suggerisce, a tale riguardo, che occorre rafforzare le capacità di ricerca e soccorso e che i governi degli Stati membri devono mobilitare maggiori risorse – in termini di assistenza e mezzi finanziari – nel contesto di un'operazione umanitaria a livello di Unione dedicata alla ricerca, al soccorso e all'assistenza dei migranti in pericolo, che consenta di metterli in salvo nel luogo sicuro più vicino;

6.  sottolinea che i comandanti privati o le organizzazioni non governative (ONG) che assistono veramente le persone in pericolo in mare non devono rischiare sanzioni per aver fornito tale assistenza; ritiene che la marina mercantile non debba fornire un'opzione alternativa al soddisfacimento degli obblighi in materia di ricerca e soccorso da parte degli Stati membri e dell'Unione;

Affrontare la tratta e il traffico criminale di esseri umani

7.  chiede una chiara distinzione tra chi viene fatto entrare illegalmente nell'Unione e chi è vittima della tratta verso l'Unione in quanto, se è vero che la risposta strategica deve essere debitamente integrata, è altrettanto vero che essa deve essere correttamente mirata; dichiara che, in termini generali, il traffico criminale di migranti consiste nell'agevolare l'ingresso irregolare di una persona in uno Stato membro, mentre la tratta di esseri umani consiste nel reclutamento, nel trasporto o nell'accoglienza di una persona con metodi violenti, ingannevoli o abusivi a fini di sfruttamento;

8.  ritiene che un approccio globale alla migrazione debba necessariamente prevedere misure volte a smantellare le attività delle reti criminali coinvolte nella tratta e nel traffico di persone;

9.  si compiace del ruolo positivo sinora svolto dalle navi militari nel salvataggio di vite in mare e nello smantellamento delle reti criminali; sostiene gli obiettivi di operazioni della marina come l'operazione Sophia e sottolinea la necessità di proteggere le vite umane, ponendo l'accento sul fatto che tutti gli aspetti dell'operazione dovrebbero garantire la tutela della vita dei migranti;

10.  sottolinea che le operazioni militari non dovrebbero costituire l'aspetto predominante di un qualsivoglia approccio globale alla migrazione e ribadisce che l'operazione Sophia non deve distrarre mezzi già dispiegati nel Mediterraneo dal salvataggio di vite in mare;

Ruolo delle agenzie dell'Unione nella lotta contro il traffico criminale

11.  fa presente che, dal momento che i criminali possono cambiare molto rapidamente il loro modus operandi, e lo fanno, le risposte politiche devono adeguarsi ai dati più recenti e accurati; registra come positivo passo in avanti il fatto che il 27 maggio 2015 la Commissione abbia adottato un piano d'azione dell'Unione contro il traffico di migranti (il "piano d'azione sul traffico"), nel cui contesto prevede la creazione di un gruppo di contatto delle agenzie dell'Unione sul traffico di migranti, per rafforzare la cooperazione operativa e lo scambio di informazioni tra le agenzie;

12.  sottolinea che occorre fare pieno uso degli strumenti esistenti, quali ad esempio le analisi dei rischi realizzate dalle agenzie; osserva che le agenzie dell'Unione, oltre a cooperare pienamente tra loro, devono anche intensificare la collaborazione con gli Stati membri; rileva che un migliore coordinamento degli sforzi dovrebbe comprendere la raccolta di dati a livello nazionale e il loro inoltro alle agenzie;

Ricollocazione

13.  ricorda che il processo di ricollocazione – cioè il trasferimento di un richiedente protezione internazionale, o di un beneficiario di protezione internazionale, da uno Stato membro a un altro – è un esempio pratico di solidarietà all'interno dell'Unione; ricorda inoltre che il Parlamento europeo ha chiesto fin dal 2009 un meccanismo vincolante per la distribuzione dei richiedenti asilo fra tutti gli Stati membri;

14.  rileva che lo scorso anno il Consiglio ha adottato due decisioni per misure temporanee di ricollocazione nell'Unione (le "decisioni di ricollocazione")[12], le quali comportano il trasferimento di richiedenti protezione internazionale dalla Grecia e dall'Italia in altri Stati Membri; osserva che, sebbene le decisioni di ricollocazione non eliminino le vigenti norme di Dublino sull'attribuzione della competenza, esse costituiscono però una "deroga temporanea" a tali norme;

15.  ritiene che l'istituzione di misure urgenti di ricollocazione sia un passo nella giusta direzione e invita gli Stati membri ad adempiere quanto prima i loro obblighi connessi a tali misure;

16.  ricorda che, ai fini delle decisioni di ricollocazione di cui sopra, la ricollocazione si applica solo alle nazionalità per le quali la percentuale di decisioni positive di riconoscimento della protezione internazionale nell'Unione è stata pari o superiore al 75 % nel trimestre precedente, in base ai dati Eurostat; osserva che le decisioni di ricollocazione interesseranno un numero relativamente piccolo di persone, escludendo il gran numero di richiedenti provenienti da altri paesi terzi, che non possono essere ricollocati in forza di tali decisioni;

17.  è preoccupato per il fatto che, conformemente alle attuali decisioni di ricollocazione, gli Stati membri di primo arrivo devono tuttora trattare le domande di protezione internazionale più complesse (e i ricorsi più complessi), organizzare periodi di accoglienza più lunghi, nonché coordinare i rimpatri delle persone cui alla fine non sarà riconosciuto il diritto alla protezione internazionale; ribadisce che qualsiasi nuova modalità di gestione del sistema comune europeo di asilo deve basarsi sulla solidarietà e su un'equa ripartizione delle responsabilità;

18.  è del parere che, oltre ai criteri contenuti nelle decisioni di ricollocazione, vale a dire il PIL dello Stato membro, la popolazione dello Stato membro, il tasso di disoccupazione nello Stato membro e i numeri di richiedenti asilo nello Stato membro in passato, occorra prendere in considerazione altri due criteri, vale a dire le dimensioni del territorio dello Stato membro e la densità di popolazione dello Stato membro;

19.  ritiene che nell'eseguire le ricollocazioni si dovrebbe tener conto, per quanto possibile nella pratica, delle preferenze del richiedente; riconosce che questo è un modo di scoraggiare i movimenti secondari e di incoraggiare i richiedenti stessi ad accettare le decisioni in materia di ricollocazione, ma che ciò non dovrebbe bloccare il processo di ricollocazione;

Reinsediamento

20.  ritiene che il reinsediamento sia una delle opzioni privilegiate per concedere un accesso sicuro e legale all'Unione ai rifugiati e a coloro che hanno bisogno di protezione internazionale, qualora i rifugiati stessi non possano far ritorno nei loro paesi d'origine, né possano ricevere una protezione efficace o essere integrati nel paese ospitante;

21.  osserva inoltre che il reinsediamento sotto gli auspici dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) è un programma umanitario consolidato e un utile strumento per gestire arrivi ordinati nel territorio degli Stati membri di persone che hanno bisogno di protezione internazionale;

22.  sottolinea che, dati i flussi senza precedenti di migranti che hanno raggiunto e continuano a raggiungere le frontiere esterne dell'Unione, e dato il costante aumento del numero di persone che chiedono protezione internazionale, l'Unione ha bisogno di un approccio legislativo vincolante e obbligatorio in materia di reinsediamento, quale enunciato nell'agenda della Commissione sulla migrazione; raccomanda che tale approccio, per avere un impatto, preveda il reinsediamento di un numero significativo di rifugiati rispetto al numero complessivo dei rifugiati che chiedono protezione internazionale nell'Unione, tenendo conto altresì delle esigenze globali di reinsediamento pubblicate ogni anno dall'UNHCR;

23.  sottolinea che è necessario un programma permanente di reinsediamento a livello dell'Unione, con la partecipazione obbligatoria degli Stati membri, che preveda il reinsediamento di un numero significativo di rifugiati, sulla base del numero complessivo di rifugiati che chiedono protezione nell'Unione;

Ammissione umanitaria

24.  ricorda che l'ammissione umanitaria può essere utilizzata quale complemento del reinsediamento per dare protezione urgente, spesso di natura temporanea, quando ve n'è bisogno, ai soggetti più vulnerabili, ad esempio i minori non accompagnati o i rifugiati con disabilità, oppure quanti necessitano urgentemente di evacuazione sanitaria;

25.  sottolinea che, nella misura in cui il reinsediamento rimane non disponibile per i cittadini di paesi terzi, tutti gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati a istituire e attuare programmi di ammissione umanitaria;

Visti umanitari

26.  ricorda che i visti umanitari danno modo a persone che hanno bisogno di protezione internazionale di entrare in un paese terzo per chiedere asilo; invita gli Stati membri ad avvalersi di tutte le possibilità esistenti per fornire, in particolare alle persone vulnerabili, visti umanitari presso le ambasciate e gli uffici consolari dell'Unione nei paesi d'origine o di transito;

27.  ritiene che coloro che necessitano di protezione internazionale dovrebbero poter richiedere un visto umanitario europeo direttamente presso qualsiasi consolato o ambasciata degli Stati membri e che, una volta concesso previa valutazione, tale visto umanitario dovrebbe consentire al suo possessore di entrare nel territorio dello Stato membro che lo ha rilasciato, al solo scopo di presentare una richiesta di protezione internazionale; reputa pertanto necessario modificare il codice dei visti dell'Unione per includervi disposizioni più specifiche sui visti umanitari;

Sistema europeo comune di asilo (CEAS)

28.  fa presente che sono necessarie ulteriori iniziative per garantire che il CEAS diventi un sistema davvero uniforme;

29.  ricorda che, per migliorare l'armonizzazione, è assolutamente necessaria una valutazione globale (sotto forma di relazioni di valutazione della Commissione) dell'attuazione di questo pacchetto, seguita da rapidi interventi qualora l'attuazione sia insoddisfacente in taluni Stati membri;

30.  osserva, ad esempio, che le domande inammissibili, le domande reiterate, le procedure accelerate e le procedure di frontiera sono tutte casi specifici in cui la rifusione della direttiva sulle procedure di asilo ha cercato di realizzare un delicato equilibrio tra l'efficienza del sistema e i diritti dei richiedenti, in particolare quelli delle persone vulnerabili, e sottolinea che tale equilibrio può essere conseguito soltanto se la legislazione è attuata pienamente e correttamente;

31.  sottolinea l'importanza del controllo giudiziario su tutte le forme di trattenimento ai sensi delle leggi in materia di immigrazione e di asilo; ricorda che sia il diritto internazionale, sia la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione impongono agli Stati membri di esaminare opzioni alternative al trattenimento; invita gli Stati membri ad applicare correttamente le direttive sulle procedure di asilo e sulle condizioni di accoglienza in relazione all'accesso ai Centri di identificazione ed espulsione;

32.  ricorda l'importanza di ridurre il numero di persone apolidi e incoraggia gli Stati membri a introdurre procedure per la determinazione dell'apolidia e a condividere buone prassi per quanto riguarda la raccolta di dati affidabili sugli apolidi e le procedure per la determinazione dell'apolidia;

Revisione del regolamento Dublino III

33.  osserva che il funzionamento del regolamento Dublino III[13] ha fatto nascere molti interrogativi riguardo all'equità e alla solidarietà nella determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale; rileva che il sistema attuale non tiene sufficientemente conto della particolare pressione migratoria a cui sono sottoposti gli Stati membri situati ai confini esterni dell'Unione; ritiene che gli Stati membri debbano ammettere le difficoltà attualmente esistenti riguardo alla logica di Dublino e che l'Unione dovrebbe sviluppare opzioni di solidarietà sia tra gli Stati membri che tra i migranti interessati;

34.  mette in rilievo che la pressione esercitata dal crescente numero di migranti che giungono nell'Unione sul sistema creato dal regolamento di Dublino ha mostrato che il sistema, così com'è attuato, ha ampiamente mancato i suoi due obiettivi primari: stabilire criteri obiettivi ed equi per l'attribuzione della competenza e assicurare un rapido accesso alla protezione internazionale; ribadisce le sue riserve circa l'attuale criterio in base al quale, attualmente, è lo Stato membro di primo ingresso a essere determinato come lo Stato competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale, e ritiene che tale criterio debba essere riveduto;

35.  rileva inoltre che, allo stesso tempo, rimane alta l'incidenza dei movimenti secondari attraverso l'Unione; ritiene essere del tutto evidente che il sistema di Dublino, fin dalla sua creazione, non è stato concepito per ripartire la responsabilità tra gli Stati membri, bensì ha avuto come scopo principale la rapida attribuzione ad un unico Stato membro della competenza per il trattamento di una domanda d'asilo;

36.  raccomanda che i criteri su cui si basano le due decisioni di ricollocazione siano direttamente incorporati nelle norme ordinarie dell'Unione per l'attribuzione della competenza per il trattamento delle domande di protezione internazionale; sottolinea che, in sede di revisione del regolamento di Dublino, occorre riesaminare il concetto di "richiedenti in evidente bisogno di protezione internazionale", dal momento che i migranti e i rifugiati che non rientrano in tale categoria dovranno poi comunque essere gestiti dallo Stato membro di primo arrivo;

37.  è del parere che l'Unione europea debba assicurare agli Stati membri che ricevono il maggior numero di domande d'asilo un sostegno finanziario e tecnico proporzionato e adeguato; ritiene che la solidarietà e le misure per la condivisione della responsabilità abbiano la loro ragione fondamentale nella necessità di migliorare la qualità e il funzionamento del CEAS;

38.  fa presente che una possibile opzione per una revisione di fondo del sistema di Dublino consisterebbe nell'istituire una raccolta centralizzata delle domande a livello di Unione – considerando ciascun richiedente asilo come una persona che cerca asilo nell'Unione, vista come un tutto unico, e non in un singolo Stato membro – e nell'istituire un sistema centrale per l'attribuzione della competenza per tutti coloro che chiedono asilo nell'Unione; suggerisce che tale sistema potrebbe prevedere determinate soglie per Stato membro relative al numero degli arrivi, il che potrebbe probabilmente contribuire a disincentivare i movimenti secondari, dal momento che tutti gli Stati membri parteciperebbero pienamente al sistema centralizzato e non avrebbero più una competenza individuale per l'assegnazione dei richiedenti ad altri Stati membri; ritiene che tale sistema potrebbe funzionare sulla base di un certo numero di punti di crisi ("hotspot"), a partire dai quali dovrebbe aver luogo la distribuzione nell'Unione; sottolinea che qualunque nuovo sistema per la determinazione della competenza dovrà tener conto dei concetti chiave di unità familiare e di interesse superiore del minore;

Riconoscimento reciproco

39.  osserva che attualmente gli Stati membri riconoscono le decisioni in materia di asilo adottate da altri Stati membri solo quando sono negative; ribadisce che il riconoscimento reciproco da parte degli Stati membri delle decisioni positive in materia di asilo costituisce un passo logico verso la corretta attuazione dell'articolo 78, paragrafo 2, lettera a) TFUE, il quale prevede "uno status uniforme in materia di asilo (...) valido in tutta l'Unione";

Direttiva sulla protezione temporanea

40.  ricorda che, in caso di afflusso massiccio, la Commissione, di propria iniziativa o previo esame di una richiesta presentata da uno Stato membro, può proporre l'attivazione della direttiva 2001/55/CE del Consiglio sulla protezione temporanea (la "direttiva sulla protezione temporanea")[14]; osserva che l'attivazione effettiva richiede una decisione del Consiglio adottata a maggioranza qualificata; fa presente che la direttiva dovrebbe essere attivata quando vi è il rischio che il sistema d'asilo dell'Unione non sia in grado di far fronte all'afflusso massiccio o all'imminente afflusso massiccio di sfollati; mette tuttavia in evidenza che, dalla sua adozione nel 2001, la direttiva sulla protezione temporanea non è mai stata attivata;

41.  rileva che la direttiva sulla protezione temporanea prevede anche l'eventualità dell'evacuazione di sfollati da paesi terzi, e che tale evacuazione consentirebbe l'uso di corridoi umanitari, in cooperazione con l'UNHCR, con l'obbligo per gli Stati membri di fornire all'occorrenza ogni agevolazione utile per l'ottenimento dei visti;

42.  ritiene che i sistemi di asilo di alcuni Stati membri che si trovano in prima linea siano già chiaramente sovraccarichi e che si sarebbe dovuto fare ricorso alla direttiva sulla protezione temporanea, secondo la sua stessa logica; chiede in ogni caso che in sede di revisione di tale direttiva si stabilisca una chiara definizione di "afflusso massiccio"; ritiene che tale revisione della direttiva sulla protezione temporanea possa far parte del riesame del sistema di Dublino;

Integrazione

43.  osserva che la partecipazione di tutti gli attori che intervengono nella società è essenziale e, pertanto, raccomanda che, nel rispetto delle competenze degli Stati membri per quanto concerne le misure di integrazione, si proceda a un rafforzamento dello scambio delle migliori pratiche in questo ambito; sottolinea che le misure di integrazione per tutti i cittadini di paesi terzi legalmente residenti dovrebbero promuovere l'inclusione, piuttosto che l'isolamento; rileva che gli enti regionali e locali, incluse le città, svolgono un ruolo chiave nei processi di integrazione;

44.  mette in rilievo che gli Stati membri ospitanti devono offrire ai rifugiati sostegno e opportunità di integrarsi e costruirsi un futuro nella loro nuova società; osserva che ciò dovrebbe includere necessariamente l'alloggio, corsi di alfabetizzazione e di lingua, il dialogo interculturale, l'istruzione e la formazione professionale come pure l'accesso effettivo alle strutture democratiche della società, come previsto nella direttiva qualifiche[15]; fa presente che i rifugiati, esattamente come i cittadini dell'Unione, hanno diritti e doveri negli Stati membri di accoglienza; sottolinea pertanto che l'integrazione è un processo bidirezionale e che il rispetto dei valori su cui è costruita l'Unione deve essere parte integrante del processo d'integrazione, così come deve esserlo il rispetto dei diritti fondamentali dei rifugiati;

45.  ricorda che, a norma dell'articolo 15 della direttiva sulle condizioni di accoglienza, spetta agli Stati membri decidere a quali condizioni è concesso ai richiedenti protezione internazionale l'accesso ai rispettivi mercati del lavoro, purché tale accesso sia effettivo e sia assicurato entro i termini stabiliti al paragrafo 1 di tale articolo; riconosce che, conformemente all'articolo 15, paragrafo 2, per ragioni connesse alle politiche del mercato del lavoro gli Stati membri possono dare la precedenza ai cittadini dell'Unione e ai cittadini degli Stati parti dell'accordo sullo spazio economico europeo, nonché ai cittadini di paesi terzi in soggiorno regolare;

46.  è del parere che, qualora le persone a cui è stata concessa protezione internazionale nell'Unione ricevano un'offerta di lavoro in uno Stato membro diverso da quello in cui è stata loro concessa la protezione, esse debbano avere la possibilità di usufruire di tale offerta;

47.  ribadisce che un migliore riconoscimento delle qualifiche estere è un modo pratico per assicurare una maggiore integrazione dei cittadini di paesi terzi già presenti nell'Unione, e invita la Commissione ad avanzare proposte appropriate al riguardo;

48.  esorta ad attuare programmi di integrazione privati e comunitari per le persone accettate per il reinsediamento, in cooperazione con gli Stati membri e le autorità locali e sulla base delle loro migliori pratiche;

Unità del nucleo familiare

49.  incoraggia gli Stati membri ad adoperarsi per tenere uniti i nuclei familiari, il che sosterrà nel lungo termine le prospettive di integrazione, poiché in tal modo l'attenzione può essere focalizzata sulla costruzione di una nuova esistenza anziché sulle preoccupazioni per i familiari che continuano a trovarsi in condizioni di insicurezza;

50.  sottolinea che gli Stati membri dovrebbero superare gli eventuali ostacoli giuridici e pratici per accelerare il processo decisionale relativo al ricongiungimento familiare;

51.  ritiene importante che, fintanto che il regolamento Dublino non sia stato sottoposto a una revisione radicale, gli Stati membri facciano un uso migliore delle clausole discrezionali in modo da rispettare il principio dell'unità familiare;

Minori

52.  pone l'accento sulla posizione vulnerabile dei minori che giungono nell'Unione e ribadisce il diritto di ciascun minore di essere trattato in primo luogo come tale; invita gli Stati membri ad applicare integralmente le disposizioni specifiche del CEAS riguardanti i minori non accompagnati, compreso l'accesso all'assistenza legale, la tutela, l'accesso all'assistenza sanitaria, all'alloggio e all'istruzione, il diritto a comunicare in una lingua che comprendono e di avere colloqui con funzionari debitamente formati; ribadisce che gli Stati membri non dovrebbero trattenere i minori a causa della loro condizione di migranti;

53.  ricorda che l'assistenza, l'informazione e la protezione dovrebbero essere estese anche ai minori non accompagnati e separati dalle famiglie, conformemente ai loro interessi superiori, e che è opportuno velocizzare il trattamento delle domande di ricongiungimento familiare presentate da minori non accompagnati e separati dalle famiglie;

54.  rileva che una tutela efficace e un sistema di protezione che tenga conto delle esigenze dei minori sono elementi essenziali per prevenire abusi, negligenza e sfruttamento di minori privati delle cure genitoriali; sottolinea l'importanza di definire orientamenti dell'Unione per un sistema di tutela inteso a fornire adeguato sostegno e protezione e a garantire parità di trattamento per i minori stranieri e nazionali;

55.   ritiene che l'accertamento dell'età debba essere svolto nel modo meno invasivo possibile, essere multidisciplinare e sicuro, rispettare l'integrità fisica e la dignità umana dei minori, prestando particolare attenzione alle ragazze, ed essere effettuato da professionisti ed esperti indipendenti e qualificati;

56.  chiede agli Stati membri di raccogliere dati disaggregati sulla situazione dei minori rifugiati e migranti al fine di migliorare la capacità dei sistemi di garantirne l'integrazione;

Rimpatri

57.  è consapevole che uno degli elementi da porre in essere nel quadro di una corretta attuazione del CEAS è un sistema di rimpatrio in condizioni di sicurezza per coloro che, a seguito di una valutazione individuale della domanda di asilo, sono dichiarati non ammissibili a beneficiare di protezione nell'Unione;

58.  riconosce che, alla luce del fatto che nel 2014 il 36% dei cittadini di paesi terzi ai quali era stato ingiunto di lasciare l'Unione è stato effettivamente rimpatriato, vi è l'esigenza di migliorare l'efficacia del sistema di rimpatrio dell'Unione;

59.  ritiene che, per migliorare l'efficienza delle riammissioni e garantire la coerenza dei rimpatri a livello europeo, occorrerà adottare nuovi accordi UE in materia di riammissione, che dovrebbero prevalere rispetto agli accordi bilaterali tra Stati membri e paesi terzi;

60.  ritiene che il rimpatrio dei migranti debba essere effettuato solo in condizioni di sicurezza, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e procedurali dei migranti interessati e qualora il paese nel quale i migranti stanno per essere rimpatriati sia considerato sicuro; ribadisce a tal riguardo che i rimpatri volontari dovrebbero avere la priorità su quelli forzati;

61.  fa presente che qualsiasi tentativo da parte degli Stati membri di "respingere" i migranti ai quali non è stata data l'opportunità di presentare domanda di asilo è contrario al diritto dell'Unione nonché al diritto internazionale e reputa che la Commissione dovrebbe adottare misure opportune nei confronti di eventuali Stati membri che tentino di attuare tali "respingimenti";

Elenco dei paesi di origine sicuri

62.  prende atto della recente proposta della Commissione relativa a un elenco dell'Unione dei paesi di origine sicuri, che modifica la direttiva sulle procedure d'asilo[16]; osserva che, qualora un siffatto elenco dell'Unione diventasse obbligatorio per gli Stati membri, potrebbe rappresentare, in linea di principio, uno strumento importante per facilitare le procedure di asilo, compreso il rimpatrio;

63.  si rammarica dell'attuale situazione in cui gli Stati membri applicano elenchi diversi, che contengono paesi sicuri differenti, ostacolando così l'uniformità dell'applicazione e incentivando i movimenti secondari;

64.  sottolinea, in ogni caso, che qualsiasi elenco di paesi di origine sicuri non dovrebbe pregiudicare il principio secondo cui ogni persona ha diritto a un adeguato esame individuale della propria domanda di protezione internazionale;

Procedure di infrazione

65.  prende atto che, nel settembre 2015, la Commissione ha dovuto adottare 40 decisioni di infrazione relative all'attuazione del CEAS nei confronti di 19 Stati membri, che si aggiungono ad altre 34 procedure pendenti; ribadisce che il Parlamento dovrebbe essere tenuto pienamente informato delle procedure avviate dalla Commissione nei confronti degli Stati membri che non hanno attuato il diritto dell'Unione in quest'ambito, o che non lo hanno attuato correttamente;

66.  pone nuovamente in rilievo come sia essenziale che, una volta concordata e adottata la legislazione dell'Unione, gli Stati membri facciano la loro parte provvedendo alla sua attuazione;

67.  prende atto, inoltre, che è impossibile valutare adeguatamente i vantaggi e gli svantaggi di taluni aspetti del CEAS, dato che numerosi Stati membri non hanno ancora attuato pienamente la legislazione;

Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO)

68.  raccomanda che l'EASO diventi, a lungo termine, l'organo di coordinamento principale del CEAS, al fine di garantire l'omogenea applicazione delle norme che disciplinano tale sistema; ribadisce che, nella misura in cui il CEAS diventerà autenticamente europeo, l'EASO deve a sua volta diventare, da semplice gruppo di esperti provenienti dagli Stati membri, una vera e propria agenzia dell'Unione che fornisca sostegno operativo agli Stati membri e alle frontiere esterne; sottolinea a tale riguardo che occorre dotare l'EASO dei finanziamenti necessari e delle risorse umane richieste a breve, medio e lungo termine;

69.  constata che il bilancio dell'EASO per il 2015 per la ricollocazione, il reinsediamento e la dimensione esterna ammontava a soli 30 000 euro; ribadisce che un bilancio così ridotto non può essere preso seriamente in considerazione alla luce degli avvenimenti in atto nel Mediterraneo e considerando i molteplici riferimenti all'EASO che figurano nelle decisioni in materia di ricollocazione; ricorda che saranno necessari, a breve, medio e lungo termine, aumenti significativi del bilancio dell'EASO, sia in termini di risorse umane che degli importi stanziati per le attività di ricollocazione e di reinsediamento;

Frontex e il nuovo sistema europeo di guardia costiera e di frontiera proposto

70.  prende atto del ruolo recentemente svolto da Frontex nel prestare assistenza a eventuali imbarcazioni o persone in difficoltà in mare e riconosce il contributo che ha apportato, per mezzo delle operazioni congiunte Triton e Poseidon, al soccorso e al salvataggio di numerose vite umane nel Mediterraneo;

71.  è consapevole che il sistema europeo di guardia costiera e di frontiera recentemente proposto è inteso a sostituire Frontex ed è finalizzato a garantire una gestione integrata delle frontiere a livello europeo alle frontiere esterne al fine di gestire efficacemente la migrazione e assicurare un livello elevato di sicurezza interna nell'Unione, salvaguardando nel contempo la libera circolazione delle persone al suo interno; fa notare che, in linea con i trattati e i relativi protocolli, gli Stati membri che sono firmatari degli accordi Schengen ma che non fanno ancora parte dello spazio Schengen senza controlli alle frontiere interne, possono partecipare a tutte le azioni previste nell'ambito della nuova proposta e/o beneficiare delle stesse;

72.  attende con interesse le negoziazioni su tale proposta all'interno delle istituzioni che ricoprono il ruolo di colegislatori e tra di esse, nel quadro della procedura legislativa ordinaria, conformemente all'articolo 294 TFUE;

Schengen e la gestione e sicurezza delle frontiere esterne

73.  ricorda che, sin dall'istituzione dello spazio Schengen, l'Unione è uno spazio privo di frontiere interne, che gli Stati membri di Schengen hanno elaborato una politica comune, da attuare in varie tappe, riguardo alle sue frontiere esterne e che un siffatto sistema si è sempre basato sulla logica intrinseca secondo cui l'abolizione dei controlli alle frontiere interne deve andare di pari passo con misure compensatorie che rafforzino le frontiere esterne dello spazio Schengen, nonché la condivisione di informazioni attraverso il Sistema di informazione Schengen ("SIS");

74.  riconosce che l'integrità dello spazio Schengen e l'abolizione dei controlli alle frontiere interne sono subordinate a una gestione efficace delle frontiere esterne, all'applicazione di elevati standard comuni da parte di tutti gli Stati membri alle frontiere esterne, nonché all'efficacia dello scambio di informazioni tra gli Stati membri;

75.  accetta il fatto che l'Unione abbia bisogno di rafforzare la protezione delle sue frontiere esterne e di sviluppare ulteriormente il CEAS, nonché il fatto che siano necessarie misure volte a migliorare la capacità dello spazio Schengen di raccogliere le nuove sfide che si profilano per l'Europa, salvaguardando i principi fondamentali della sicurezza e della libera circolazione delle persone;

76.  segnala che l'accesso al territorio dello spazio Schengen è generalmente controllato alle frontiere esterne conformemente al codice frontiere Schengen e che, inoltre, ai cittadini di numerosi paesi terzi è richiesto un visto per entrare nello spazio Schengen;

77.  ribadisce l'appello dell'UNHCR secondo cui il rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi internazionali può essere garantito soltanto se le procedure e i piani operativi traducono tali obblighi in orientamenti pratici e chiari per il personale in forza alle frontiere, comprese le frontiere terrestri, marittime e aeree; segnala l'esigenza di rafforzare ulteriormente il meccanismo di protezione civile dell'Unione onde reagire agli eventi con ripercussioni di ampia portata che coinvolgono un numero rilevante di Stati membri;

78.  sottolinea ancora una volta che, come nel caso della legislazione specifica in materia di asilo e migrazione, affinché la legislazione relativa alle frontiere interne ed esterne sia efficace, è essenziale che le misure stabilite a livello di Unione siano correttamente attuate dagli Stati membri; sottolinea che una migliore attuazione, da parte degli Stati membri, di tali misure alle frontiere esterne a seguito di un aumento della pressione è fondamentale e contribuirà, in certa misura, a dissipare i timori dei cittadini relativamente alla sicurezza;

79.  prende atto che il 15 dicembre 2015 la Commissione ha presentato una proposta di revisione mirata del codice frontiere Schengen, che prevede l'introduzione di controlli sistematici per tutti i cittadini dell'Unione (non solo per i cittadini dei paesi terzi) tramite la consultazione delle pertinenti banche dati alle frontiere esterne dello spazio Schengen;

80.   ritiene che lo spazio Schengen sia una delle maggiori conquiste dell'integrazione europea; osserva che il conflitto in Siria e i conflitti in altri luoghi della regione hanno determinato un numero senza precedenti di arrivi di migranti e rifugiati nell'Unione, una situazione che, a sua volta, ha rivelato le carenze in alcune parti delle frontiere esterne dell'Unione; esprime preoccupazione per il fatto che, in risposta a ciò, alcuni Stati membri abbiano sentito la necessità di chiudere le proprie frontiere interne o di introdurre controlli temporanei alle frontiere, mettendo così in discussione il corretto funzionamento dello spazio Schengen;

Punti di crisi ("hotspot")

81.  ricorda che, nel quadro dell'approccio basato sui punti di crisi ("hotspot") proposto dalla Commissione nell'Agenda europea sulla migrazione, l'Agenzia per le frontiere, EASO, Europol ed Eurojust sono chiamati a prestare assistenza operativa agli Stati membri conformemente ai rispettivi mandati;

82.  segnala, a tale proposito, che le agenzie dell'Unione hanno bisogno delle risorse necessarie per poter svolgere i compiti loro assegnati; insiste sulla necessità che le agenzie dell'Unione e gli Stati membri tengano il Parlamento pienamente informato delle attività svolte nei punti di crisi;

83.  prende atto che entrambe le decisioni in materia di ricollocazione prevedono che sia fornito un sostegno operativo all'Italia e alla Grecia nei punti di crisi per effettuare lo screening dei migranti subito dopo il loro arrivo, registrarne la domanda di protezione internazionale, fornire informazioni sulla ricollocazione ai richiedenti, organizzare le operazioni di rimpatrio per quanti non hanno fatto domanda di protezione internazionale e non hanno altrimenti diritto a rimanere o per coloro la cui domanda non ha avuto buon esito, nonché per facilitare l'attuazione di tutte le fasi della procedura di ricollocazione;

84.  chiede che tali punti di crisi siano istituiti quanto prima, in modo da fornire una concreta assistenza operativa agli Stati membri interessati; chiede che siano assegnate risorse tecniche e finanziarie e che sia garantito il sostegno agli Stati membri di primo arrivo, come l'Italia e la Grecia, onde assicurare la registrazione rapida ed efficace di tutti i migranti in arrivo nell'Unione e il loro rinvio alle autorità competenti, nel pieno rispetto dei loro diritti fondamentali; ritiene che un sostegno rapido ed efficace da parte dell'Unione agli Stati membri e l'accettazione di tale sostegno siano importanti ai fini della fiducia reciproca;

85.  riconosce che uno degli scopi principali dei punti di crisi è quello di consentire all'Unione di accordare protezione e assistenza umanitaria in modo rapido a coloro che ne hanno bisogno; sottolinea che occorre prestare una grande attenzione onde garantire che la classificazione dei migranti nei punti di crisi sia effettuata nel pieno rispetto dei diritti di tutti i migranti; riconosce, tuttavia, che una corretta identificazione dei richiedenti protezione internazionale nel primo punto di arrivo nell'Unione dovrebbe contribuire ad agevolare il funzionamento complessivo di un CEAS riformato;

Diritto penale correlato alla migrazione

86.  prende atto che, nel piano d'azione contro il traffico di migranti, la Commissione afferma che sta valutando una revisione della direttiva 2004/81/CE del Consiglio riguardante il titolo di soggiorno da rilasciare ai cittadini di paesi terzi vittime della tratta di esseri umani o coinvolti in un'azione di favoreggiamento dell'immigrazione illegale che cooperino con le autorità competenti;

87.  ritiene che una siffatta revisione sia necessaria e che debba essere altresì valutata l'introduzione di un sistema che consenta alle vittime della tratta e del traffico di esseri umani di farsi avanti e contribuire a un'efficace azione penale nei confronti dei responsabili, senza temere di essere a loro volta perseguiti penalmente;

88.  prende atto che la Commissione sta valutando una revisione della direttiva 2002/90/CE del Consiglio volta a definire il favoreggiamento dell'ingresso, del transito e del soggiorno illegali; è del parere che chi fornisce diversi tipi di assistenza umanitaria a quanti ne hanno bisogno non dovrebbe essere criminalizzato e che la legislazione dell'Unione dovrebbe rispecchiare questo principio;

89.  sottolinea che un altro passo decisivo verso lo smantellamento delle reti criminali di traffico e tratta consiste nel privilegiare le indagini finanziarie, poiché rintracciare e confiscare i proventi di tali reti criminali è fondamentale ai fini del loro indebolimento e, infine, smantellamento; invita gli Stati membri, a tale proposito, a recepire in modo rapido ed efficace la quarta direttiva antiriciclaggio;

90.  ricorda che, onde garantire che le indagini penali siano condotte in modo efficace, la formazione degli operatori è essenziale affinché gli attori interessati comprendano appieno il fenomeno che cercano di contrastare e sappiano riconoscerlo in fase iniziale;

Cooperazione con i paesi terzi

91.  segnala che il pilastro in materia di asilo e protezione internazionale costituito dall'approccio globale dell'UE in materia di migrazione e mobilità (Global Approach to Migration and Mobility ‒ GAMM) dovrebbe essere ulteriormente sviluppato, con un maggiore coinvolgimento dei paesi terzi; constata che le iniziative in atto in questo settore, nel quadro dei programmi di protezione regionale (PPR) o dei programmi di protezione e sviluppo regionale (PPSR), sono incentrate sullo sviluppo di capacità per contrastare le reti criminali di traffico e tratta di esseri umani all'interno dei paesi terzi di origine e di transito; prende atto, nel contempo, che la componente di reinsediamento all'interno di questi programmi continua a essere limitata; ritiene che gli sforzi in termini di sviluppo di capacità e le attività di reinsediamento debbano essere intensificati e attuati di concerto con i paesi terzi che ospitano grandi popolazioni di rifugiati;

92.  riconosce che lo strumento fondamentale che fissa gli obiettivi delle politiche esterne dell'Unione in materia di migrazione, asilo e frontiere è il GAMM; prende atto che questa denominazione comprende vari strumenti, tra cui i dialoghi regionali, i dialoghi bilaterali, i partenariati per la mobilità, le agende comuni sulla migrazione e la mobilità, gli accordi di riammissione, gli accordi di facilitazione del visto e di esenzione dai visti nonché i PPR e i PPSR;

93.  è consapevole che la dimensione esterna dovrebbe focalizzarsi sulla cooperazione con i paesi terzi nel contrastare i flussi irregolari verso l'Europa, affrontandone le cause profonde; è altresì consapevole che il partenariato e la cooperazione con i principali paesi di origine, transito e destinazione dovrebbero continuare a essere in primo piano, ad esempio mediante i processi di Khartoum e di Rabat, il dialogo Africa-UE sulla migrazione e la mobilità, il processo di Budapest e il processo di Praga;

94.  ricorda che l'Unione e i suoi Stati membri devono essere selettivi nel dare sostegno alle autorità di contrasto dei paesi terzi, tenendo conto dei loro eventuali precedenti in materia di violazione dei diritti umani dei migranti;

95.  raccomanda che la cooperazione con i paesi terzi comporti la valutazione dei sistemi di asilo di tali paesi, del loro sostegno a favore dei rifugiati e della loro capacità e volontà di lottare contro la tratta e il traffico di esseri umani verso e attraverso i suddetti paesi;

96.  invita l'Unione ad assistere i paesi terzi nella costruzione di sistemi di asilo e strategie di integrazione, onde consentire ai cittadini di paesi terzi bisognosi di protezione internazionale di cercare tale protezione sul posto; ritiene che l'Unione debba adottare nei confronti della cooperazione con i paesi terzi un approccio che sia vincente per tutte le parti interessate, ovvero vantaggioso per l'Unione, per il paese terzo in questione nonché per i rifugiati e i migranti nel paese terzo;

97.  ricorda che l'UE ha intensificato la propria cooperazione esterna con i paesi terzi nel settore della migrazione e dell'asilo per rispondere adeguatamente all'attuale crisi dei rifugiati e ha lanciato nuove iniziative di cooperazione, come il piano d'azione comune UE-Turchia; sottolinea, a tale proposito, la necessità che tutte le parti in gioco rispettino gli impegni che incombono loro in virtù del piano d'azione comune, fra cui quello di affrontare le cause profonde dell'afflusso massiccio di siriani, quello di potenziare la cooperazione per dare sostegno ai siriani sotto protezione temporanea e alle comunità che li ospitano in Turchia, nonché, per quest'ultima, l'impegno di prevenire i flussi migratori irregolari diretti dal proprio territorio verso l'Unione;

Campagne di sensibilizzazione

98.  segnala che molte delle persone che si affidano alle reti di trafficanti hanno una certa consapevolezza dei pericoli che dovranno affrontare nel viaggio potenzialmente pericoloso verso l'Europa, ma scelgono comunque di intraprendere tale viaggio in quanto i rischi ad esso associati sono considerati minori rispetto a quelli che correrebbero restando;

99.  si compiace del fatto che il Piano d'azione contro il traffico di migranti colleghi il lancio di nuove campagne di sensibilizzazione alla valutazione di quelle esistenti; raccomanda che, nell'ambito di tali campagne, siano fornite informazioni sui criteri utilizzati per determinare lo status di protezione nell'UE, in quanto tali informazioni potrebbero convincere alcuni migranti (che rischiano di imbarcarsi in un viaggio pericoloso solo per poi essere rimpatriati qualora non venga loro concessa la protezione) a non effettuare il viaggio;

Affrontare le cause profonde

100.  ribadisce che l'Unione deve adottare una strategia di lungo periodo per contribuire a contrastare i "fattori di spinta" (conflitti, persecuzioni, pulizia etnica, violenza generalizzata o altri fattori come la povertà estrema, i cambiamenti climatici o le catastrofi naturali) che costringono le persone a mettersi nelle mani delle reti criminali di trafficanti, che vedono come l'unica possibilità per raggiungere l'Unione;

101.  rammenta che il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti ha altresì invitato l'Unione ad aprire canali di migrazione regolare, in modo da consentire ai migranti di utilizzare sistemi formali di entrata e di uscita, anziché dover ricorrere alle reti criminali dei trafficanti;

102.  sottolinea che il recente aumento dell'afflusso di rifugiati nell'Unione ha dimostrato che le misure preventive, da sole, non bastano a gestire l'attuale fenomeno migratorio;

103.  riconosce che, nel lungo termine, occorre dare un maggiore impulso per risolvere le questioni geopolitiche che incidono sulle cause profonde della migrazione, dal momento che in situazioni di guerra, povertà, corruzione, fame e mancanza di opportunità, le persone continueranno a sentirsi costrette a fuggire in Europa, a meno che l'Unione non pensi a come contribuire alla ricostruzione di tali paesi; osserva che ciò significa che la Commissione e gli Stati membri devono mettere a disposizione risorse finanziarie per contribuire allo sviluppo di capacità nei paesi terzi, ad esempio facilitando gli investimenti e l'istruzione, potenziando e applicando i sistemi di asilo, aiutando a gestire meglio le frontiere e rafforzando gli assetti giuridici e i sistemi giudiziari in tali paesi;

Finanziamenti destinati ai paesi terzi

104.  osserva che il principale strumento di finanziamento destinato ai paesi terzi è costituito dallo Strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI), che include l'unico finanziamento tematico globale dell'UE per la migrazione disponibile nell'ambito del Programma su beni pubblici e sfide globali, e gestito dalla Direzione generale (DG) della Cooperazione internazionale e dello sviluppo (DEVCO); osserva inoltre che, come avviene per i fondi assegnati direttamente agli Stati membri, altre DG della Commissione europea e organismi dell'UE sono coinvolti nella gestione del DCI: ad esempio, l'assistenza dell'Unione ai paesi della politica di vicinato è fornita dalla DG Politica di vicinato e negoziati di allargamento attraverso lo Strumento per l'assistenza preadesione, gli aiuti umanitari sono forniti dalla DG Aiuti umanitari e protezione civile (ECHO), mentre il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) gestisce lo Strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace; ricorda che, dal momento che i due fondi gestiti dalla DG Migrazione e affari interni (HOME) – l'AMIF e l'ISF – presentano anche una dimensione esterna, il panorama del finanziamento esterno contempla ora un nuovo soggetto;

105.  si compiace della recente istituzione del Fondo fiduciario di emergenza per l'Africa e dell'impegno di destinare 1,8 miliardi di euro al Fondo, il che aggiunge un elemento supplementare ai finanziamenti destinati ai paesi terzi; invita gli Stati membri a continuare a contribuire al Fondo;

106.  raccomanda che, in linea con quanto previsto dal GAMM, i quattro pilastri tematici che affrontano (i) migrazione legale e mobilità, (ii) migrazione irregolare e tratta degli esseri umani, (iii) protezione internazionale e (iv) impatto della migrazione sullo sviluppo, siano considerati di pari importanza nel quadro della politica esterna e dei finanziamenti dell'UE;

Trasparenza dei finanziamenti

107.  osserva che la politica dell'UE in materia di migrazione trova attuazione mediante diversi strumenti strategici, ciascuno dei quali persegue obiettivi specifici che non sono necessariamente interconnessi, e rileva che il coordinamento dei finanziamenti tra i numerosi attori coinvolti risulta essere insufficiente; fa notare che la frammentazione delle linee di bilancio e delle responsabilità crea una struttura gestionale che potrebbe rendere difficile fornire una panoramica globale delle modalità con cui i diversi fondi disponibili vengono assegnati e infine utilizzati; fa notare inoltre che tale frammentazione rende più arduo quantificare l'entità complessiva della spesa dell'Unione per la politica migratoria;

108.  è dell'avviso che occorra fornire tale panoramica globale dei finanziamenti dell'Unione in materia di migrazione, sia all'interno che all'esterno dell'UE, in quanto la sua assenza costituirebbe un chiaro ostacolo alla trasparenza e alla sana definizione delle politiche; segnala, a tale proposito, che un'eventuale opzione potrebbe essere quella di prevedere un sito Internet contenente una banca dati di tutti i progetti finanziati dall'UE in relazione alla politica migratoria; sottolinea che la necessità di trasparenza si estende anche alle linee di bilancio, al fine di garantire finanziamenti adeguati per tutti gli obiettivi della politica dell'Unione in materia di migrazione;

109.  ricorda che l'impatto positivo dei fondi dell'UE in materia di migrazione si basa su processi a livello nazionale e unionale volti a garantire la trasparenza; ritiene opportuno esaminare in che modo le attività di monitoraggio e valutazione possano assumere carattere permanente anziché essere solamente processi ex post e reputa che il ruolo della Corte dei conti dovrebbe essere rafforzato in questo senso; osserva che sarebbe opportuno definire indicatori qualitativi e quantitativi comparabili che consentano di misurare l'impatto dei fondi UE e valutare se i loro obiettivi sono stati raggiunti;

Finanziamenti aggiuntivi per la migrazione

110.  accoglie con favore i finanziamenti aggiuntivi resi disponibili nel bilancio 2016 dell'Unione per avviare le azioni intese ad affrontare gli attuali fenomeni migratori; segnala che la maggior parte di tali nuovi fondi costituisce un finanziamento a titolo del Quadro finanziario pluriennale (QFP) anticipato, con il risultato che l'UE spenderà oggi ciò che era previsto spendesse domani;

111.  concorda sul fatto che, mentre le recenti proposte di bilancio e i finanziamenti aggiuntivi previsti nel bilancio dell'Unione per il 2016, incluso l'utilizzo dello strumento di flessibilità, andrebbero accolti con favore, i finanziamenti a medio e lungo termine continuano a suscitare preoccupazione; è preoccupato per il fatto che l'aumento degli importi proposto per le linee di bilancio nel quadro dell'AMIF per il 2016 non è stato accompagnato da una proposta di revisione delle risorse complessive disponibili a titolo di tale fondo per il periodo di finanziamento 2014-2020; è consapevole che, in assenza di interventi, i finanziamenti disponibili nel quadro dell'AMIF saranno esauriti ben prima del 2020;

112.  incoraggia gli Stati membri a sfruttare appieno le possibilità offerte dai fondi che non sono direttamente legati alla politica migratoria, ma che è possibile utilizzare per finanziare le azioni in tale settore (ad esempio azioni di integrazione), come quelli disponibili nel quadro del Fondo sociale europeo, del Fondo di aiuti europei agli indigenti, di Orizzonte 2020, del Fondo europeo di sviluppo regionale e del programma "Diritti, uguaglianza e cittadinanza";

113.  raccomanda che nell'ambito della revisione del QFP, in programma per la fine del 2016, siano previste sostanziali risorse aggiuntive nel quadro della rubrica 3 del bilancio dell'Unione (Cittadinanza, libertà, sicurezza e giustizia), affinché siano resi disponibili finanziamenti adeguati, commisurati alle tendenze migratorie e al relativo fabbisogno finanziario delle politiche dell'UE e degli Stati membri in materia di asilo, migrazione e integrazione;

Coinvolgimento della società civile

114.  osserva che l'ottenimento di fondi operativi costituisce una delle sfide fondamentali per le ONG, dal momento che la maggior parte dei finanziamenti concessi sono legati ai progetti; afferma che le iniziative di volontariato e della società civile intese a fornire assistenza ai migranti dovrebbero essere promosse e, se del caso, finanziate dalla Commissione e dagli Stati membri; invita gli Stati membri e la Commissione a cercare, ove possibile e opportuno, di finanziare progetti gestiti da organizzazioni della società civile che operano nei settori della migrazione, dell'integrazione e dell'asilo;

115.  ribadisce che occorre garantire il coinvolgimento della società civile nello sviluppo delle azioni dell'Unione e dei programmi nazionali, in linea con il principio di partenariato quale sancito nell'AMIF; propone che, a livello dell'Unione, sia valutata la possibilità di prevedere consultazioni regolari tra la Commissione e le pertinenti organizzazioni della società civile che si occupano di questioni legate a migrazione, asilo e integrazione;

Tendenze demografiche

116.  rileva che, prima dell'aumento degli afflussi migratori verso l'Unione registrato nel 2015, uno studio condotto dall'OCSE e dalla Commissione nel 2014 indicava che la popolazione in età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni) nell'Unione sarebbe diminuita di 7,5 milioni di persone tra il 2013 e il 2020 e che, se la migrazione netta fosse esclusa dalle proiezioni, tale diminuzione sarebbe ancora più pronunciata, pari cioè a 11,7 milioni di persone in meno tra la popolazione in età lavorativa;

117.  fa notare, tuttavia, che a novembre 2015 il tasso di disoccupazione giovanile tra tutti gli Stati membri si attestava al 20%;

118.  osserva inoltre che, stando a recenti proiezioni di Eurostat, la proporzione tra le persone di età pari o superiore a 65 anni rispetto a quelle di età compresa tra i 15 e i 64 anni passerà dal 27,5% dell'inizio del 2013 a quasi il 50% entro il 2050; osserva che, in base a tali dati, l'attuale proporzione di quattro persone in età lavorativa per ogni persona di età pari o superiore a 65 anni si trasformerà in una proporzione di solo due persone in età lavorativa per ogni persona di età pari o superiore a 65 anni;

Migrazione legale di lavoratori

119.  afferma che la base giuridica per la gestione della migrazione legale a livello dell'Unione è definita all'articolo 79 TFUE;

120.  riconosce che l'articolo 79, paragrafo 5, attribuisce agli Stati membri il diritto specifico di determinare il volume di ingresso nel loro territorio dei cittadini di paesi terzi, provenienti da paesi terzi, allo scopo di cercare un lavoro;

121.  fa notare che la strategia Europa 2020 ha individuato la necessità di definire una politica globale in materia di migrazione dei lavoratori e di garantire una maggiore integrazione dei migranti al fine di conseguire gli obiettivi dell'Unione di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva;

122.  osserva che il vigente quadro legislativo dell'Unione che disciplina l'accesso di cittadini di paesi terzi al lavoro nell'Unione è piuttosto frammentato, in quanto si concentra su specifiche categorie di lavoratori anziché regolamentare in maniera generale la situazione di tutti i lavoratori migranti;

123.  è dell'avviso che, nel lungo periodo, l'Unione dovrà definire regole più generali in materia di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi in cerca di occupazione al suo interno, nell'ottica di superare le lacune individuate nel mercato del lavoro dell'Unione;

Necessità di dati più adeguati

124.  sollecita una panoramica globale del mercato del lavoro nell'Unione quale prerequisito fondamentale per l'elaborazione di politiche a favore del mercato del lavoro; segnala la necessità di sviluppare strumenti atti a individuare e prevedere in maniera più adeguata le esigenze, presenti e future, del mercato del lavoro dell'Unione; suggerisce, a tal proposito, che gli strumenti esistenti, come quelli messi a punto dal Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (CEDEFOP) o dall'OCSE, siano migliorati sulla base delle statistiche internazionali relative alla potenziale offerta di manodopera proveniente da paesi terzi, o inglobino addirittura tali statistiche, al fine di fornire un quadro più accurato della situazione;

125.  è dell'avviso che dati migliori e strumenti potenziati per l'analisi di tali dati possano aiutare i responsabili politici a determinare le future politiche in materia di migrazione dei lavoratori, e ritiene che l'Unione e gli Stati membri dovrebbero individuare le lacune presenti nei rispettivi mercati del lavoro, così da coprire i posti di lavoro che, altrimenti, rimarrebbero vacanti;

Sfruttamento lavorativo

126.  rileva che lo sfruttamento lavorativo può avvenire in conseguenza della tratta di esseri umani, del traffico di migranti, o persino in assenza di tali fenomeni, con il risultato che gli sfruttatori dei migranti irregolari, negli Stati membri ove ciò non costituisce reato, rimangono impuniti;

127.  deplora che il basso rischio di essere individuati e/o perseguiti penalmente a cui sono esposti i datori di lavoro che sfruttano la manodopera di migranti irregolari rappresenti un fattore importante nello sfruttamento lavorativo, soprattutto nei settori maggiormente a rischio (l'agricoltura, il settore edilizio, il settore alberghiero e della ristorazione nonché quello dei collaboratori domestici e dei servizi di assistenza); ritiene che per affrontare questa situazione di impunità sia necessario, in primo luogo, assicurare che tutti i casi di grave sfruttamento di manodopera siano considerati reato e adeguatamente puniti a norma del diritto nazionale e, in secondo luogo, aumentare le ispezioni sul lavoro nei settori a rischio;

128.  prende atto del fatto che, attualmente, in numerosi Stati membri, lo sfruttamento lavorativo costituisce reato soltanto quando ha luogo come una forma della tratta di esseri umani, cosa che lascia un grande vuoto legislativo in tutti i casi in cui gli sfruttatori della manodopera non sono stati coinvolti nella tratta stessa ovvero non è stato possibile dimostrarne il coinvolgimento;

129.  ribadisce che occorre attuare pienamente e applicare correttamente nella pratica le procedure speciali volte ad assicurare l'agevolazione delle denunce previste dalla direttiva 2009/52/CE che introduce norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare (direttiva sulle "sanzioni nei confronti dei datori di lavoro"); ritiene che sia necessaria una maggiore protezione per le vittime della tratta di esseri umani o del traffico di migranti introdotte illegalmente nell'Unione che cooperano e, così facendo, agevolano il perseguimento degli autori di tali reati; suggerisce, inoltre, di sostenere l'istituzione di una coalizione europea delle imprese contro la tratta di esseri umani (come proposto nella strategia dell'UE contro la tratta degli esseri umani del 2014), con l'obiettivo di sviluppare catene di approvvigionamento non colluse con la tratta di esseri umani;

130.  ritiene che, in conclusione, qualsiasi sforzo per eliminare lo sfruttamento lavorativo dei migranti debba seguire un duplice approccio: da un lato, perseguire efficacemente i datori di lavoro che commettono abusi, dall'altro proteggere le vittime di tale sfruttamento;

Revisione della "Carta blu"

131.  rammenta che, nell'Agenda sulla migrazione, la Commissione aveva annunciato la sua intenzione di rivedere la direttiva sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi ai fini di attività lavorative altamente qualificate (direttiva "Carta blu"), esaminando in particolare le questioni del campo di applicazione (includendovi eventualmente gli imprenditori disposti a investire in Europa) e del miglioramento delle norme in materia di mobilità all'interno dell'UE;

132.  ribadisce che la relazione di attuazione della Commissione sulla vigente direttiva "Carta blu" ne sottolinea le carenze, fra cui il livello assai ridotto di armonizzazione, dovuto all'ampio potere discrezionale conferito agli Stati membri in materia di attuazione, in particolare per quanto riguarda il diritto degli Stati membri di mantenere regimi nazionali paralleli;

133.  ritiene inoltre che la direttiva non debba concentrarsi soltanto sulle attività lavorative altamente qualificate, ma anche su attività mirate che richiedono qualifiche elevate e per le quali sia dimostrato esservi carenza di manodopera; ritiene inoltre che la revisione della Carta blu debba essere ambiziosa e mirata allo stesso tempo e cercare di eliminare le incoerenze della direttiva esistente, in particolare per quanto riguarda i regimi nazionali paralleli; raccomanda di prendere in considerazione la possibilità di rivedere il suo campo di applicazione al fine di includervi i cittadini di paesi terzi che potrebbero contribuire a superare le carenze individuate nei mercati del lavoro dell'Unione;

134.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, nonché all'EASO, a Frontex, a Europol, a Eurojust, alla FRA, a eu-LISA, al Consiglio d'Europa, al Comitato delle regioni e al Comitato economico e sociale europeo.

16.11.2015

PARERE della commissione per gli affari esteri

destinato alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni

sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione

(2015/2095(INI))

Relatore per parere: Demetris Papadakis

SUGGERIMENTI

La commissione per gli affari esteri invita la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  esprime preoccupazione per i recenti eventi alle frontiere dell'UE, che sono una conseguenza di questa crisi migratoria senza precedenti e che hanno evidenziato le inadeguatezze dell'attuale sistema di accoglienza per i rifugiati e i migranti, e sottolinea l'importanza di una maggiore armonizzazione delle politiche di migrazione e di asilo a livello dell'UE e internazionale;

2.  sottolinea la necessità di un approccio olistico dell'UE alla migrazione, che garantisca la coerenza tra le sue politiche interne ed esterne, che tenga conto di tutte le rotte migratorie e si basi sulla solidarietà, il pieno rispetto dei diritti umani, il rispetto del diritto internazionale e dei valori su cui l'UE è costruita;

3.  ritiene che tale strategia globale dell'UE dovrebbe costituire un elemento chiave della nuova strategia globale dell'UE in materia di politica estera e di sicurezza in modo da contribuire attivamente alla stabilizzazione del vicinato dell'UE e evitare altre crisi umanitarie analoghe in futuro;

4.  invita l'UE e i suoi Stati membri a fermare la costruzione di muri alle frontiere esterne dell'Unione e a smettere di impedire a rifugiati e migranti di raggiungere il territorio dell'UE;

5.  esprime preoccupazione per la crescente tendenza alle espulsioni illegali immediate e respinge tali pratiche in quanto contrarie ai diritti umani e allo Stato di diritto; esprime profonda preoccupazione per la sorte dei cittadini dei paesi terzi e degli apolidi riammessi in base agli accordi di riammissione dell'UE, compresi i casi di detenzione a tempo indefinito, di limbo giuridico o di respingimento verso i paesi d'origine;

6.  sottolinea che la perdurante instabilità e i conflitti nei paesi vicini dell'UE incidono sul numero di migranti, profughi e sfollati; ritiene che sarà possibile dare una risposta a lungo termine, vera ed efficace alla crisi umanitaria nel Mediterraneo solamente se verranno affrontate le sue cause profonde, segnatamente l'instabilità, le guerre, il terrorismo, la mancanza di sicurezza e la violazione dei diritti umani nonché la povertà, la diseguaglianza, la persecuzione, la corruzione, i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali; evidenzia che è urgente che l'Unione europea avvii sforzi diplomatici concertati con partner internazionali e potenze e organizzazioni regionali chiave, come l'Unione africana e la Lega degli Stati arabi, in modo da affrontare le sfide cui sono confrontati gli Stati fragili e concentrarsi sulla prevenzione dei conflitti;

7.  è convinto che l'attuale crisi migratoria e dei rifugiati sia collegata al conflitto in Siria e in altre parti del Medio Oriente e all'instabilità nella più ampia ragione MENA, per la cui risoluzione l'UE deve compiere tutti gli sforzi possibili; chiede un'adeguata attuazione della strategia UE per contrastare Da'esh; chiede all'UE e ai suoi Stati membri di sostenere proattivamente uno sforzo guidato dalle Nazioni Unite per risolvere i conflitti in atto nel suo vicinato e in Medio Oriente in cooperazione con tutti gli attori nella regione, con le Nazioni Unite e a sostegno delle stesse;

8.  accoglie con favore l'adozione del piano d'azione del vertice della Valletta che dovrebbe fungere da piattaforma per una strategia UE-Africa lungimirante guidata dai principi di solidarietà, partenariato e responsabilità condivisa in risposta alle sfide umane, sociali e politiche dei flussi migratori tra l'Africa e l'UE; chiede la piena attuazione e il monitoraggio dei risultati conseguiti al vertice della Valletta; sottolinea l'importanza dell'impegno dell'UE per l'Africa attraverso la cooperazione allo sviluppo per far fronte alle causa profonde della migrazione irregolare e degli sfollamenti forzati; riconosce che occorre esplicare maggiori sforzi per far avanzare la migrazione legale e le possibilità di mobilità;

9.  sottolinea che i Balcani occidentali, come via di transito per i rifugiati e i migranti diretti negli Stati membri dell'UE, subiscono una pressione sempre più forte e grave con serie conseguenze umanitarie e pertanto devono essere sostenuti; accoglie favorevolmente la proposta contenuta nelle conclusioni del Consiglio del 12 ottobre 2015 (12880/15) per ampliare il campo di applicazione del Fondo fiduciario regionale dell'UE istituito in risposta alla crisi siriana (il "Fondo Madad") ai Balcani occidentali; appoggia la dichiarazione della Conferenza ad alto livello sulla rotta del Mediterraneo orientale e dei Balcani occidentali tenutasi l'8 ottobre 2015 a Lussemburgo e chiede la sua rapida attuazione e seguito;

10  ricorda che, secondo le stime dell'UNHCR, gli Stati vicini della Siria accolgono circa 4 milioni di profughi siriani; ricorda che la Turchia, il Libano e la Giordania sono soggetti a grandi flussi di rifugiati e sottolinea la necessità di un sostegno dell'UE efficace e di una stretta collaborazione con questi paesi al fine di affrontare la crisi umanitaria e creare migliori condizioni per i rifugiati; sottolinea che il coinvolgimento attivo negli Stati del Golfo avrebbe un impatto positivo mostrando solidarietà; sottolinea in parallelo l'importanza di sostenere i paesi in prima linea come la Grecia, l'Italia e Malta con meccanismi nuovi o migliorati per far fronte alle crisi umanitarie di questa portata;

11.  ritiene che i paesi candidati all'adesione, in particolare FYROM e Serbia, debbano ricevere il pieno sostegno dell'UE nella gestione dei flussi migratori e dei rifugiati; mette tuttavia in guardia dal possibile impatto negativo delle loro azioni nell'ambito dei progressi verso l'integrazione nell'Unione e ricorda ai governi di tali paesi i loro obblighi internazionali in materia di diritti umani;

12.  chiede che l'Alto rappresentante/vicepresidente e il Servizio europeo per l'azione esterna ricevano gli strumenti e il mandato necessari ad attuare gli interventi politici e diplomatici indispensabili nella regione nel quadro della politica estera e di sicurezza comune, in coordinamento con gli Stati membri;

13.  sostiene una cooperazione più ampia e intensificata dell'UE con i paesi terzi di origine e di transito, nel pieno rispetto dei diritti dei migranti, attraverso accordi bilaterali, partenariati per la mobilità e accordi di cooperazione tecnica, di cui devono essere garantiti meccanismi di controllo che coinvolgano le organizzazioni locali e della società civile al fine di:

  –  sviluppare un approccio lungimirante alla crisi migratoria nel Mediterraneo, adattandosi alle varie cause di questi flussi migratori e distinguendo tra le stesse,

  –  lottare contro le reti di contrabbando e di traffico,

  –  garantire lo sviluppo di capacità nei settori dei sistemi di asilo e di controllo alle frontiere,

  –  assicurare la protezione per le persone bisognose, in collaborazione con l'UNHCR e le ONG specializzate,

  –  rafforzare l'approccio globale in materia di migrazione e mobilità,

  –  stabilire corridoi umanitari,

  –  istituire quadri per la migrazione sicura e legale e attenuare le restrizioni esistenti in materia di ricongiungimento familiare,

  –  concedere visti umanitari,

  –  porre in vigore una politica di rimpatrio umana ed efficace per i migranti irregolari;

14.  chiede partenariati per la mobilità e accordi di migrazione circolare per agevolare gli spostamenti dei cittadini dei paesi terzi tra i loro paesi e l'Unione europea e per sostenere lo sviluppo socioeconomico di entrambe le parti;

15.  esorta l'Alto rappresentante/vicepresidente a intraprendere iniziative concrete in seno all'ONU affinché il Consiglio di Sicurezza conferisca all'Unione europea un mandato per contrastare i gruppi dediti al traffico di esseri umani nei porti ove sono situate le loro infrastrutture;

16.  prende atto della proposta della Commissione sui paesi terzi "sicuri e non sicuri"; invita i principali paesi di origine e di transito dei migranti irregolari verso l'UE ad attuare pienamente ed efficacemente gli accordi bilaterali di riammissione in vigore quanto prima; sottolinea che la conclusione o l'attuazione di accordi di riammissione dovrebbe garantire che essi rispettino il pertinente diritto internazionale e la tutela degli obblighi relativi ai diritti umani da parte di questi paesi terzi; evidenzia inoltre la necessità di migliorare la cooperazione transfrontaliera con i vicini Stati membri dell'UE a tale riguardo, anche attraverso una più intensa cooperazione operativa e tecnica con l'EASO;

17.   ritiene, al contempo, che l'UE dovrebbe stabilire un programma di reinsediamento vincolante per i rifugiati, in stretta collaborazione con l'UNHCR, che preveda quote e un sistema di ricollocazione obbligatorio di attivazione automatico in tutta l'UE, basato su criteri oggettivi e che prenda in considerazione la situazione e le condizioni di accoglienza all'entrata negli Stati membri nonché le necessità e, per quanto possibile, le preferenze dei rifugiati;

18.  accoglie con favore il potenziamento delle risorse per le operazioni Triton e Poseidon; prende atto dell'avvio dell'operazione EUNAVFOR Med/Sophia, che mira a contrastare i passatori e i trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, e sostiene il rafforzamento della gestione delle frontiere esterne dell'Unione; riconosce il passaggio alla seconda fase dell'operazione conformemente al diritto internazionale e sottolinea la necessità di una cooperazione con i paesi terzi al fine di affrontare efficacemente le reti criminali organizzate di trafficanti di migranti; insiste, tuttavia, sulla necessità di operazioni di ricerca e soccorso più ampie, sostenute, coordinate ed efficaci nel Mediterraneo, al fine di salvare vite umane, in particolare mediante la creazione di un corpo europeo di guardie costiere, e di una politica dell'UE in materia di asilo, protezione sussidiaria e protezione temporanea che rispetti pienamente gli obblighi vincolanti a norma della Convenzione di Ginevra, della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e che rispetti il principio di non respingimento ("non-refoulement");

19.  sottolinea che i migranti e i rifugiati, e in particolare i bambini non accompagnati, sono molto vulnerabili e rischiano di conseguenza di essere vittime dei trafficanti di esseri umani; sottolinea la necessità di garantire un'assistenza speciale ai rifugiati e ai migranti donne e bambini, vittime di trafficanti, e di fornire loro assistenza medica e psicologica e un'adeguata tutela dell'infanzia; invita l'UE e gli Stati membri a inserire una prospettiva relativa all'infanzia e al genere nelle loro politiche sull'immigrazione, l'integrazione e l'asilo e insiste sulla necessità di un approccio dell'UE alla migrazione e alla gestione delle frontiere che rispetti i diritti delle persone vulnerabili e il principio essenziale dell'interesse superiore del minore;

20.  ritiene che, conformemente ai principi riguardanti la coerenza delle politiche per lo sviluppo, la cooperazione e l'aiuto allo sviluppo svolgano un ruolo cruciale nell'affrontare le cause profonde della migrazione; invita gli Stati membri a riorganizzare la loro assistenza allo sviluppo, in linea con lo 0,7% dell'RNL, al fine di conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile; si compiace del fatto che uno degli obiettivi del vertice della Valletta sia un utilizzo più mirato dell'assistenza allo sviluppo e alla cooperazione in Africa; sottolinea la necessità di un costante sostegno, a lungo termine e a livello pratico, dell'Unione europea all'impegno internazionale per la riduzione della povertà, l'eliminazione della corruzione, come pure al consolidamento della pace, alla promozione della democrazia e della governance, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, dell'uguaglianza di genere, dell'occupazione e dell'istruzione, della stabilità regionale, politica ed economica, nonché della sicurezza e della prosperità;

21.  è convinto che la crisi dei migranti e dei rifugiati nel Mediterraneo possa essere risolta soltanto con una costante volontà politica, la cooperazione internazionale e il coordinamento tra le istituzioni dell'UE e gli Stati membri, e ritiene che l'UE potrebbe prendere l'iniziativa di convocare una conferenza internazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite per far fronte all'attuale crisi a livello umanitario;

22.  ritiene che i programmi di protezione regionale, che mirano a potenziare la capacità dei paesi terzi nelle regioni di origine o di transito di moltissimi rifugiati, potrebbero essere notevolmente rafforzati avviando dialoghi politici tra l'UE e i paesi terzi, aumentando in tal modo il loro peso e la portata del loro coinvolgimento;

23.  invita la Commissione e gli Stati membri dell'UE ad adottare i provvedimenti legislativi e amministrativi necessari a consentire il rilascio di visti di emergenza e agevolare la concessione di un rifugio temporaneo ai difensori dei diritti umani a rischio nella regione del Mediterraneo; esorta gli Stati membri a rivolgere una particolare attenzione ai casi legati alle richieste di asilo politico, in modo da impedire qualsiasi rimpatrio che potenzialmente comporti una violazione dei diritti umani;

24.  accoglie favorevolmente l'istituzione del Fondo fiduciario di emergenza dell'UE per la stabilità e per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e degli sfollati in Africa, e si prefigge di favorire la stabilità e contribuire ad una migliore gestione della migrazione nei paesi e nelle regioni africane più colpiti dalla migrazione; sottolinea tuttavia la necessità di garanzie sulla provenienza del denaro e per quali azioni sarà utilizzato; invita gli Stati membri a mostrare il loro forte impegno contribuendo e facendo corrispondere 1,8 miliardi di EUR che erano stati proposti; sottolinea la necessità di mobilitare maggiori finanziamenti in modo da liberare il potenziale non sfruttato del continente africano che contribuirà, attraverso il commercio e gli investimenti, allo sviluppo sostenibile e alla riduzione della povertà;

25.  sottolinea che saranno necessarie ulteriori risorse finanziarie dell'UE, in particolare l'aiuto umanitario, per far fronte alla crisi dei migranti e dei rifugiati nel Mediterraneo; chiede l'istituzione di centri di informazione sulla migrazione nei paesi terzi e il distacco di funzionari europei di collegamento per l'immigrazione presso le delegazioni dell'UE nei principali paesi terzi, allo scopo di raccogliere informazioni sui flussi migratori, coordinarsi con i funzionari di collegamento nazionali e cooperare direttamente con gli enti locali, consentendo in tal modo l'attivazione di sistemi di allarme rapido a livello dell'Unione, onde reagire tempestivamente alle nuove crisi migratorie;

26.  incoraggia l'Alto rappresentante/vicepresidente e il SEAE a continuare a sostenere il processo di ratifica della convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, del relativo protocollo per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, in particolare di donne e bambini, del protocollo per combattere il traffico di migranti per via terrestre, aerea e marittima e del protocollo relativo alla produzione illegale e al traffico di armi da fuoco, delle loro parti e componenti e delle munizioni;

27.  manifesta preoccupazione per la crescente criminalizzazione dell'attuale questione della migrazione a scapito dei diritti umani e delle persone interessate e per il maltrattamento e la detenzione arbitraria di rifugiati nei paesi terzi; esorta l'UE a far fronte alla questione, anche nel corso dei suoi dialoghi sui diritti umani e presso le sottocommissioni per la giustizia, la libertà e la sicurezza e a sviluppare le capacità di protezione dei paesi terzi di transito;

28.  chiede alla Commissione e al SEAE di partecipare attivamente al dibattito sul termine "rifugiato climatico", compresa la sua eventuale definizione giuridica nel diritto internazionale o in qualsiasi accordo internazionale giuridicamente vincolante;

29.  riconosce l'apolidia come un problema significativo sul piano dei diritti umani; invita la Commissione e il SEAE a combattere l'apolidia in tutte le azioni esterne dell'UE, in particolare affrontando nelle legislazioni nazionali la discriminazione fondata sul genere, la religione o lo status di minoranza, promuovendo il diritto dei minori a una cittadinanza e sostenendo la campagna dell'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) volta a porre fine all'apolidia entro il 2024;

30.  chiede alla Commissione di essere consultato prima della conclusione di un accordo tra Frontex e un paese terzo; insiste affinché tali accordi prevedano adeguate garanzie di pieno rispetto degli standard in materia di diritti umani, anche in materia di operazioni di rimpatrio, di pattugliamento congiunto, di ricerca e soccorso o di intercettazione.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

16.11.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

49

6

6

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Lars Adaktusson, Michèle Alliot-Marie, Francisco Assis, James Carver, Javier Couso Permuy, Andi Cristea, Arnaud Danjean, Mark Demesmaeker, Georgios Epitideios, Knut Fleckenstein, Eugen Freund, Sandra Kalniete, Manolis Kefalogiannis, Afzal Khan, Janusz Korwin-Mikke, Eduard Kukan, Ilhan Kyuchyuk, Barbara Lochbihler, Sabine Lösing, Ulrike Lunacek, Andrejs Mamikins, Ramona Nicole Mănescu, Tamás Meszerics, Francisco José Millán Mon, Javier Nart, Pier Antonio Panzeri, Demetris Papadakis, Vincent Peillon, Tonino Picula, Kati Piri, Andrej Plenković, Cristian Dan Preda, Jozo Radoš, Sofia Sakorafa, Jacek Saryusz-Wolski, Alyn Smith, Jaromír Štětina, Charles Tannock, László Tőkés, Johannes Cornelis van Baalen

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Ignazio Corrao, Luis de Grandes Pascual, Angel Dzhambazki, Tanja Fajon, Mariya Gabriel, Liisa Jaakonsaari, Javi López, Norica Nicolai, Urmas Paet, Miroslav Poche, Soraya Post, Marietje Schaake, Helmut Scholz, Igor Šoltes, Renate Sommer, Traian Ungureanu, Marie-Christine Vergiat

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Beatriz Becerra Basterrechea, Claudiu Ciprian Tănăsescu, Ivan Štefanec, Patricija Šulin

12.11.2015

PARERE della commissione per lo sviluppo

destinato alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni

sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione

(2015/2095(INI))

Relatore per parere: Beatriz Becerra Basterrechea

SUGGERIMENTI

La commissione per lo sviluppo invita la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  ritiene che, per conseguire soluzioni sostenibili e a lungo termine, l'attuale situazione migratoria possa essere affrontata unicamente nel contesto di un approccio globale europeo, che dovrebbe inserirsi nell'ambito di una visione globale della migrazione nel quadro dell'agenda 2030; sottolinea pertanto la necessità che gli Stati membri rafforzino la cooperazione per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori; plaude all'iniziativa di lanciare una nuova agenda europea sulla migrazione, che deve essere basata sui diritti ed elaborata dal Parlamento europeo, dalla Commissione e dal Consiglio europeo, con la partecipazione diretta dei soggetti interessati al processo decisionale e in consultazione con la società civile, comprese le organizzazioni di migranti, e deve essere sostenuta dalla solidarietà e dalla responsabilità condivisa fra gli Stati membri; pone in rilievo che tale agenda deve comprendere la sostituzione del regolamento di Dublino con un sistema europeo centralizzato di asilo che tenga conto delle preferenze dei richiedenti asilo e dei rifugiati, consentendo così di creare uno spazio di sicurezza, libertà e giustizia, armonizzare le procedure di asilo e garantire un controllo effettivo delle frontiere esterne comuni; sottolinea la necessità di un meccanismo vincolante e permanente di ricollocazione dei richiedenti asilo che beneficiano della protezione internazionale;

2.  deplora il fatto che la Commissione abbia dovuto attendere una crisi umanitaria senza precedenti, seguita da una forte reazione di protesta e solidarietà da parte della società civile, per rivedere le sue politiche migratorie fallimentari mediante un approccio globale che tenga conto dello sviluppo e della cooperazione e che rispetti il principio della coerenza delle politiche per lo sviluppo;

3.  insiste su un immediato miglioramento delle terribili condizioni di vita per i milioni di persone che vivono nei campi profughi, in particolare in Turchia, Giordania e Libano; invita l'UE e gli Stati membri a migliorare gli aiuti umanitari e i meccanismi di sostegno ai paesi vicini alle zone interessate dal conflitto, i quali ospitano il maggior numero di rifugiati; si compiace dell'impegno assunto dalla Commissione di aumentare gli aiuti finanziari da destinare a tali paesi e invita gli Stati membri a tener fede alle proprie promesse; ricorda che è necessario affrontare efficacemente le cause profonde della migrazione e far fronte alle disuguaglianze globali, alle violazioni dei diritti umani, alla povertà, alla disoccupazione, alla fragilità degli Stati e al cambiamento climatico e sottolinea, a tale proposito, che è fondamentale lavorare per una risoluzione pacifica dei conflitti armati; prende atto del vertice sulla migrazione svoltosi l'11 e 12 novembre 2015 a La Valletta, che ha rappresentato un'opportunità per elaborare un approccio integrato inteso ad affrontare le cause profonde della migrazione forzata;

4.  ritiene che la politica europea in materia di migrazione debba operare una distinzione fra "rifugiati" e "migranti economici"; sottolinea che è necessario adottare approcci diversi a queste due categorie di migranti;

5.  ricorda che gli uomini, le donne e i bambini interessati dalla crisi attuale fuggono dalla persecuzione religiosa o politica, dalla guerra, dalla dittatura, dall'oppressione, dalla tortura, dalle decapitazioni, ecc. e che i loro diritti come esseri umani non sono negoziabili; rileva che la maggior parte di loro rientra nel campo di applicazione della convenzione relativa allo status dei rifugiati di Ginevra del 1951, che è stata ratificata da tutti i 28 Stati membri; chiede all'UE di adottare sanzioni nei confronti dei paesi che violano tali diritti e che, con tale violazione, contravvengono a una delle condizioni fondamentali per l'adesione all'UE;

6.  chiede alla Commissione e al Consiglio di invitare gli Stati Uniti, nel quadro della nostra cooperazione transatlantica in materia di politica di sviluppo, a lavorare al nostro fianco per arginare l'ondata migratoria intensificando la cooperazione allo sviluppo in Africa e in Medio Oriente e fornendo un'assistenza efficace ai milioni di persone che vivono nei campi profughi;

7.  insiste sul fatto che il legame complesso esistente fra sviluppo e migrazione deve essere meglio integrato, in modo da rendere compatibili le politiche dell'UE intese a gestire la migrazione nell'Unione con quelle intese a ridurre la povertà nel mondo in via di sviluppo e da mitigare alcune delle cause della migrazione forzata, ad esempio massimizzando l'impatto delle rimesse sullo sviluppo riducendone i costi; sottolinea la necessità di cooperare in maniera efficace con i paesi terzi per individuare le cause all'origine dei flussi migratori, anziché concentrarsi esclusivamente sulle loro conseguenze; ricorda che l'emigrazione aumenta assieme allo sviluppo economico finché i paesi non raggiungono lo status di paese a reddito medio-alto (attorno ai 7 000-8 000 USD pro capite), punto in cui inizia a diminuire; sottolinea pertanto che, per raggiungere una soluzione sostenibile a lungo termine, occorre rafforzare la cooperazione e la gestione dei flussi migratori; riconosce che uno sviluppo economico sostenibile e la costruzione di uno Stato fondato su istituzioni democratiche, solide e trasparenti contribuiscono in maniera sostanziale ad affrontare le cause principali della migrazione forzata; chiede all'UE e a tutti gli attori internazionali di rafforzare la cooperazione allo sviluppo e gli strumenti atti a consentire la continuazione del dialogo politico in corso;

8.  nutre preoccupazione per i tentativi di riorientare gli stanziamenti destinati agli aiuti allo sviluppo per affrontare questioni migratorie non collegate allo sviluppo; si oppone al fatto che le spese di sostegno per i rifugiati nei paesi donatori possano già essere contabilizzate come aiuti pubblici allo sviluppo; respinge l'intenzione di utilizzare e vincolare gli aiuti allo sviluppo a maggiori controlli alle frontiere o ad accordi di riammissione da parte di paesi terzi; esorta gli Stati membri e la Commissione ad aumentare i fondi e i mezzi a disposizione per far fronte alle crisi umanitarie; chiede l'elaborazione di un piano più a lungo termine, che preveda anche misure intese a potenziare il ruolo delle agenzie delle Nazioni Unite; si compiace dell'istituzione di un Fondo fiduciario regionale dell'UE in risposta alla crisi siriana e di un Fondo fiduciario di emergenza dell'UE per l'Africa come strumento efficace per contrastare la destabilizzazione, la migrazione forzata e la migrazione irregolare; chiede alla Commissione di aumentare la trasparenza del Fondo fiduciario di emergenza dell'UE per l'Africa; incoraggia gli Stati membri a contribuire al Fondo fiduciario e sottolinea che sarà fondamentale monitorare e sottoporre a valutazione i progetti e i programmi finanziati, onde garantire che il Fondo persegua i suoi obiettivi, ovvero aiutare le persone bisognose e non finanziare i governi responsabili delle violazioni dei diritti umani;

9.   esorta l'UE, l'Unione africana e le Nazioni Unite a rafforzare la cooperazione internazionale in materia di migrazione al fine di creare canali di migrazione legale e invita la Commissione e gli Stati membri a ottimizzare il contributo positivo apportato dalla migrazione e dalla mobilità umana allo sviluppo globale, contributo che è stato riconosciuto per la prima volta nell'agenda per lo sviluppo post 2015 e negli obiettivi di sviluppo sostenibile, nonché nei relativi obiettivi in materia di migrazione; esorta gli Stati membri a favorire l'integrazione degli immigrati, la cui partecipazione attiva alla società contribuisce a promuovere lo sviluppo sociale ed economico e la diversità culturale dell'Unione; incoraggia l'UE e le autorità degli Stati membri a migliorare il riconoscimento delle qualifiche accademiche e professionali dei migranti nell'ottica di una loro più rapida ed efficace integrazione nel mercato del lavoro;

10.  ricorda che il diritto di ogni individuo di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, è sancito dall'articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite; sottolinea che, pur trattandosi di una libertà e di un diritto fondamentale di cui ciascuno dovrebbe poter beneficiare, soltanto coloro che vivono nel "Nord del mondo" e i più ricchi fra quanti vivono nel "Sud del mondo" possono veramente esercitare tale diritto; sottolinea che è necessario attuare meglio e in modo più completo il principio di non respingimento, il quale rappresenta, soprattutto per i richiedenti asilo, il corollario del diritto di migrare, ed è sancito dall'articolo 33 della Convenzione sullo status dei rifugiati del 1951, è contenuto nel protocollo relativo allo status dei rifugiati del 1967 ed è ribadito dall'articolo 3 della Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti del 1984;

11.  sottolinea che occorre tutelare, promuovere e rispettare il diritto internazionale di cercare asilo come sancito all'articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, anche per quanto riguarda la necessità di rispettare meglio e in modo più completo il principio di non respingimento; rammenta l'importanza di istituire e rafforzare, nei paesi di origine e di transito, centri d'informazione sulla migrazione analogamente a quanto fatto nel Mali con il CIGEM (Centro d'informazione e gestione delle migrazioni); sottolinea che la mancanza di vie legali non lascia alcuna scelta a numerosi uomini, donne e bambini se non quella di rivolgersi ai trafficanti, a costi enormi e rischiando la vita; invita l'UE ad applicare la legislazione esistente e a creare più vie d'accesso sicure e legali per entrare e soggiornare nell'UE;

12.  si oppone alle proposte degli Stati membri intese ad allestire centri di asilo in paesi terzi e a coinvolgere i paesi nordafricani e la Turchia nelle operazioni europee di ricerca e soccorso allo scopo di intercettare i profughi e riportarli in territorio africano e turco; invita la Commissione, a tale proposito, a fornire al Parlamento una valutazione del grado di conformità di tali proposte al diritto internazionale in materia di asilo e degli ostacoli pratici e giuridici alla loro attuazione; chiede che il processo di Khartoum sia sostituito da un processo basato sul pieno rispetto dei diritti umani e incentrato sul miglioramento delle condizioni di vita, in modo da affrontare le cause profonde della migrazione; esorta la Commissione e il Consiglio a incentrare il vertice di novembre a La Valletta sulle cause profonde della migrazione, come la povertà, le disuguaglianze, l'ingiustizia, i cambiamenti climatici, la corruzione, il malgoverno e i conflitti armati;

13.  attribuisce un'importanza fondamentale alle questioni e ai problemi cui devono far fronte le donne, le ragazze e le categorie di persone vulnerabili come gli anziani, i bambini, i disabili e le minoranze, fra gli altri, nel processo migratorio nell'UE, come pure il relativo impatto sulla loro emancipazione e sui diritti umani; ritiene che anche le questioni e i problemi cui devono far fronte i migranti LGBTI nel processo migratorio e all'interno dell'UE siano di primaria importanza; chiede l'inserimento di una esplicita dimensione LGBTI in tutte le politiche correlate ai migranti; sottolinea la necessità fondamentale di integrare nelle politiche migratorie una dimensione inclusiva che tenga conto delle caratteristiche specifiche di ciascun gruppo vulnerabile e ne chiede l'inserimento in tutte le politiche rivolte ai migranti; ricorda altresì che la legislazione dell'UE in materia di asilo include le mutilazioni genitali fra i criteri di cui tenere conto nel trattamento delle domande di asilo; insiste sulla necessità di rispettare i diritti umani e individuali dei più vulnerabili fra i migranti;

14.  invita l'UE e gli Stati membri a far sì che i migranti abbiano accesso a diritti e servizi che ne garantiscano la parità e impediscano l'avanzare del razzismo e della xenofobia nell'UE;

15.  ricorda che occorre garantire l'interesse superiore dei minori e dei minori non accompagnati, ad esempio con riferimento all'asilo, come stabilito dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia del 1989 e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea; sottolinea la necessità di rafforzare i sistemi di tutela dei minori per proteggere in ogni momento i minori dagli abusi e dallo sfruttamento, anche tramite la prestazione di servizi essenziali come le cure mediche, il sostegno psicologico e un'istruzione di qualità nonché misure specifiche per la loro graduale integrazione degli Stati membri; chiede che sia prestata una particolare attenzione alle esigenze delle famiglie separate e dei familiari che sono rimasti nei paesi d'origine, e che la direttiva 2003/86/CE del Consiglio sia sottoposta a una revisione al fine di favorire i ricongiungimenti familiari;

16.  invita la Commissione e l'UE a rispettare pienamente, nelle politiche migratorie e in particolare nell'attuazione dell'Agenda europea sulla migrazione, il principio della coerenza delle politiche per lo sviluppo, tenendo presente a tale proposito il collegamento tra politiche interne ed esterne e quindi il rapporto tra le politiche di sviluppo e migratorie, da una parte, e le politiche sociali e occupazionali attualmente perseguite dagli Stati membri, dall'altra; pone l'accento, quindi, sulla necessità di integrare in modo più sistematico la dimensione dello sviluppo all'interno delle politiche migratorie; ricorda che alcune politiche dell'UE e gli sforzi limitati per combattere i flussi illeciti di capitale dai paesi in via di sviluppo contribuiscono indirettamente all'instabilità e ai flussi migratori; richiede, pertanto, alla Commissione di presentare un piano d'azione sulla coerenza programmatica; sottolinea l'importanza di assicurare la coerenza programmatica e il coordinamento tra l'azione esterna dell'UE e le politiche in materia di sicurezza, difesa, scambi commerciali, aiuti umanitari, migrazione e cooperazione allo sviluppo; ritiene opportuna una piena assunzione delle responsabilità europee riguardo ai conflitti attraverso un maggiore impegno a favore del mantenimento della pace e di soluzioni durevoli per i rifugiati (reinsediamento, integrazione locale, mobilità e rimpatrio ove possibile); invita la Commissione e gli Stati membri a fare di più per sostenere le politiche interne ed esterne che coinvolgono la migrazione, in modo da favorire la mobilità delle persone e così migliorare il loro benessere e quello delle loro famiglie;

17.  esprime preoccupazione per il numero crescente di rifugiati climatici, che lasciano i loro paesi a causa di siccità e carestie nonché del peggioramento delle condizioni di salute e di vita; ritiene che le popolazioni dei paesi meno sviluppati siano più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, il quale può ripercuotersi sull'aumento delle disuguaglianze e dell'instabilità sociale;

18.  invita la Commissione a coordinare le politiche per lo sviluppo con quelle economiche in modo da porre fine allo sfruttamento delle risorse umane e naturali nei paesi terzi, che compromette lo scopo degli aiuti allo sviluppo, di qualsiasi tipo essi siano; chiede all'UE e agli Stati membri di sottoporre a una rigorosa regolamentazione le attività delle imprese transnazionali di origine europea che operano nei paesi terzi;

19.  sostiene fermamente la diffusione e l'attuazione efficaci e globali dei principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni unite (UNGP) sia all'interno che all'esterno dell'UE ed evidenzia la necessità di adottare tutte le misure programmatiche e legislative necessarie per affrontare le lacune esistenti nell'effettiva attuazione dei suddetti principi guida, anche per quanto riguarda l'accesso alla giustizia; rammenta che l'obiettivo dei principi guida UNGP non è creare un nuovo obbligo giuridico a livello internazionale, ma stabilire una norma globale comune intesa ad affrontare e impedire le conseguenze negative dell'attività imprenditoriale sui diritti umani;

20.  sottolinea la necessità di integrare le politiche relative all'accesso ai farmaci essenziali nella coerenza delle politiche per lo sviluppo; afferma che è opportuno prestare un'attenzione specifica alle questioni concernenti la regolamentazione del commercio e della proprietà intellettuale, vista la loro importanza ai fini dell'effettiva fornitura di farmaci nei paesi in via di sviluppo;

21.  è costernato dal fatto che, anche a causa dell'aggiudicazione di appalti e del servizio del debito, il 61% delle risorse pubbliche di assistenza allo sviluppo ritorni nuovamente nelle casse dei paesi donatori; chiede pertanto un aumento degli aiuti effettivi, che hanno un effetto positivo sui bisogni delle persone;

22.  invita la Commissione a rivedere i sistemi di valutazione e monitoraggio orientato ai risultati di EuropeAid, in quanto elementi essenziali per programmare, elaborare e attuare le politiche e gli interventi dell'UE nonché per migliorare la trasparenza e la responsabilità democratica; ricorda che il conferimento di responsabilità e lo sviluppo di un cambiamento strutturale sostenibile dovrebbero essere elementi prioritari delle nostre politiche;

23.  deplora il fatto che in taluni Stati membri, come l'Italia, si siano verificate varie frodi e irregolarità amministrative gravi, spesso perpetrate con il coinvolgimento della criminalità organizzata, nella gestione di alcuni centri di accoglienza per richiedenti asilo, con il conseguente utilizzo indebito di fondi europei e l'ulteriore peggioramento delle condizioni di vita e della tutela dei diritti umani dei migranti.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE

IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

10.11.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

21

1

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Beatriz Becerra Basterrechea, Ignazio Corrao, Doru-Claudian Frunzulică, Nathan Gill, Charles Goerens, Enrique Guerrero Salom, Heidi Hautala, Maria Heubuch, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Linda McAvan, Norbert Neuser, Cristian Dan Preda, Lola Sánchez Caldentey, Elly Schlein, Pedro Silva Pereira, Davor Ivo Stier, Paavo Väyrynen, Bogdan Brunon Wenta, Rainer Wieland, Anna Záborská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Marina Albiol Guzmán, Louis-Joseph Manscour, Joachim Zeller

4.9.2015

PARERE della commissione per i bilanci

destinato alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni

sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione

(2015/2095(INI))

Relatore per parere: Gérard Deprez

SUGGERIMENTI

La commissione per i bilanci invita la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  si compiace dell'adozione da parte della Commissione di un'agenda ambiziosa sulla migrazione; deplora il fatto che il Consiglio europeo, al di là delle dichiarazioni, non abbia dimostrato lo stesso livello di ambizione e si rammarica della sua incapacità di agire a sostegno della Commissione;

2.  accoglie con favore la proposta della Commissione intesa a creare un meccanismo di redistribuzione di 40.000 persone sugli anni 2016 e 2017, per un costo totale di 240 000 000 EUR; sostiene gli sforzi compiuti da alcuni Stati membri che hanno accettato il numero proposto dalla Commissione, e in alcuni casi anche di più, rammaricandosi invece che, a causa della mancata disponibilità da parte di altri Stati membri, non sia ancora stato raggiunto il numero di 40.000 persone;

3.  accoglie positivamente la raccomandazione della Commissione relativa a un programma di reinsediamento e si compiace dell'importo supplementare di 50 000 000 EUR previsto a tal fine per gli anni 2015 e 2016; sottolinea che l'importo accantonato dovrebbe corrispondere alle reali esigenze in funzione dei futuri flussi migratori e dovrebbe pertanto essere adeguato di conseguenza;

4.  accoglie favorevolmente l'aumento della dotazione del Fondo Asilo, migrazione e integrazione (AMIF) di un importo pari a 57 000 000 EUR nel PBR n. 5/2015 e a oltre 169 000 000 EUR (171 900 000 EUR tenuto conto della riprogrammazione) nel progetto di bilancio 2016; si rammarica tuttavia di dover constatare che, mentre all'interno di tale fondo gli importi disponibili per il potenziamento e lo sviluppo di un sistema di asilo comune europeo aumentano di oltre 174 000 000 EUR (161 694 285 EUR tenuto conto della riprogrammazione), gli importi disponibili per gli aiuti alla migrazione legale, all'integrazione e al miglioramento di strategie di rimpatrio eque ed efficaci diminuiscono di circa 5 000 000 EUR (+ 9 985 847 EUR tenuto conto della riprogrammazione);

5.  chiede alla Commissione di effettuare una valutazione il più precisa possibile dei fabbisogni necessari per l'AMIF fino al 2020 e di presentare, su tale base, una proposta di aumento degli stanziamenti della rubrica 3 e, se del caso, una loro ripartizione adeguata tra i vari programmi di attuazione del fondo, nel contesto della revisione del quadro finanziario prevista per la fine del 2016; sottolinea inoltre la necessità che questi finanziamenti apportino un reale valore aggiunto europeo e non sostengano semplicemente i programmi nazionali già esistenti;

6.  manifesta l'intenzione di modificare la nomenclatura di bilancio dell'AMIF a fini di trasparenza e di un migliore controllo dell'assegnazione degli stanziamenti annuali tra i diversi programmi e strumenti di attuazione del fondo; auspica che in futuro tale fondo possa beneficiare di un maggiore margine di flessibilità;

7.  accoglie con favore l'aumento di 41 245 000 EUR della dotazione dell'agenzia Frontex previsto nel progetto di bilancio 2016; chiede dati affidabili sui costi delle operazioni Triton e Poseidon; si rammarica del fatto che, a undici anni dalla sua installazione a Varsavia, l'accordo sulla sede tra Frontex e il governo polacco non sia ancora stato firmato, il che non consente ai collaboratori dell'agenzia di lavorare nelle migliori condizioni possibili; invita la Commissione a fornire maggiori informazioni sulla proposta di modifica del mandato di Frontex per quanto riguarda l'organizzazione dei rimpatri;

8.  prende atto che il Consiglio non ha effettuato tagli alle linee di bilancio principali dell'AMIF e del Fondo Sicurezza interna (ISF) alla rubrica 3, sottolineando che sarà necessario un aumento; critica, tuttavia, le riduzioni effettuate alla linea di bilancio relativa alla migrazione e all'asilo nel quadro dello strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI) (- 200 000 EUR in stanziamenti d'impegno e - 5 milioni di EUR in stanziamenti di pagamento) e alle linee di bilancio destinate alla riduzione della povertà, sia per i paesi del Mediterraneo (- 50 milioni di EUR in stanziamenti di pagamento) che per i paesi del partenariato orientale (- 12 milioni di EUR in stanziamenti di pagamento) nonché, più in generale, allo strumento di assistenza preadesione (IPA); ritiene che i tagli proposti siano controproducenti in relazione alla strategia generale di gestione dei futuri flussi migratori;

9.  sottolinea il crescente ruolo che l'Ufficio europeo di sostegno all'asilo (EASO) sarà chiamato a svolgere in futuro nella gestione dell'asilo; constata che l'aumento del suo personale di quattro unità è nettamente insufficiente e che le risorse, escluse le entrate con destinazione specifica, assegnate all'Ufficio nel progetto di bilancio 2016 sono state ridotte in un momento in cui i fabbisogni reali richiederebbero invece un loro aumento;

10.  riconosce il ruolo di Europol nella lotta contro il traffico di esseri umani e, più specificamente, le sue attività di contrasto alle reti criminali, che richiedono personale aggiuntivo almeno nei tre "hot spot" recentemente istituiti; sottolinea che l'aggiunta di sole tre unità al suo organico non è sufficiente per adempiere ai compiti summenzionati, di estrema complessità, e che i finanziamenti assegnati a Europol nel progetto di bilancio 2016 non garantiscono un livello di risorse sufficiente per svolgere adeguatamente tali compiti;

11.  sottolinea che le agenzie che operano nel settore GAI non devono essere soggette a una riduzione o a una riassegnazione automatica del loro personale; invita a elaborare una vera e propria strategia a medio e lungo termine per queste agenzie;

12.  si compiace dell'aumento della dotazione per l'asilo e l'immigrazione previsto nel progetto di bilancio 2016; sottolinea che le risorse non utilizzate possono essere trasferite ad altre linee di bilancio in modo da affrontare sfide e sviluppi imprevisti, quali ad esempio quelli prospettati nell'Agenda europea sulla migrazione;

13. ritiene indispensabile uno stretto controllo sulla destinazione di tutti i fondi legati all'immigrazione, con particolare riferimento alle procedure per appalti e subappalti, alla luce di diversi episodi di frodi e cattiva gestione riscontrati negli Stati membri.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

3.9.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

23

4

3

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Nedzhmi Ali, Jonathan Arnott, Lefteris Christoforou, Jean-Paul Denanot, Gérard Deprez, José Manuel Fernandes, Eider Gardiazabal Rubial, Carlos Iturgaiz, Bernd Kölmel, Zbigniew Kuźmiuk, Vladimír Maňka, Ernest Maragall, Clare Moody, Siegfried Mureşan, Victor Negrescu, Liadh Ní Riada, Patricija Šulin, Eleftherios Synadinos, Paul Tang, Indrek Tarand, Isabelle Thomas, Inese Vaidere, Daniele Viotti, Marco Zanni

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Anneli Jäätteenmäki, Andrey Novakov, Nils Torvalds, Tomáš Zdechovský

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Anthea McIntyre, Tatjana Ždanoka

18.2.2016

PARERE della commissione per l'occupazione e gli affari sociali

destinato alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni

sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione

(2015/2095(INI))

Relatore per parere: Elisabeth Morin-Chartier

SUGGERIMENTI

La commissione per l'occupazione e gli affari sociali invita la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  riconosce gli sforzi intrapresi dalla Commissione per elaborare un'agenda ambiziosa in materia di migrazione ed esorta il Consiglio europeo a mostrare un elevato livello di ambizione e di attenzione ai dettagli, nonché a restare unito per fornire risposte forti e tempestive alla crisi migratoria; invita il Consiglio ad essere proattivo nel suo sostegno ai lavori della Commissione intraprendendo atti concreti e azioni rapide, come anche adottando misure pratiche che mirino al raggiungimento di obiettivi comuni, sulla base dei principi di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità fra tutti gli Stati membri; deplora il rifiuto di taluni Stati membri di adottare una soluzione politica efficace e sostenibile che tenga conto dei valori fondamentali su cui l'Unione europea è fondata, compreso il rispetto dello Stato di diritto, dei diritti umani e dei principi di non discriminazione, solidarietà e responsabilità condivisa;

2.  osserva che l'attuale ondata di rifugiati rappresenta una sfida europea in un contesto globale e che come tale deve essere trattata anche dal Consiglio europeo;

3.  sottolinea che proprio la dimensione sociale dell'afflusso di rifugiati richiede una politica europea comune in materia di asilo, un dibattito sugli accordi europei relativi ai contingenti e la registrazione in loco dei gruppi di rifugiati più vulnerabili negli Stati vicini alle zone di crisi particolarmente interessati dal problema;

4.  sottolinea che l'unica soluzione possibile per gestire il flusso in entrata di cittadini di paesi terzi e apolidi è rappresentata dall'istituzione quanto più tempestiva possibile di un meccanismo permanente di ricollocazione per tutti gli Stati membri; ricorda che, a medio termine, la questione sollevata dall'attuale crisi dei rifugiati è quella della volontà dell'Europa di integrarli nella società europea, dato che essi non cercano una dimora permanente; sottolinea che l'istruzione e l'occupazione sono fondamentali ai fini di un'integrazione positiva dei rifugiati e dei migranti; invita pertanto la Commissione a prendere misure immediate coordinandosi molto strettamente con gli Stati membri, e a optare per un piano che prenda in considerazione e promuova l'inclusione sociale dei rifugiati e la loro integrazione in un mercato del lavoro UE che risente ancora dell'impatto della crisi economica, tenendo conto nel contempo delle differenze tra migranti economici e rifugiati;

5.  sottolinea che un'autentica integrazione è un processo bidirezionale che richiede l'impegno reciproco, da un lato, dei rifugiati e, dall'altro, dell'Europa e dei suoi cittadini; sottolinea che è essenziale garantire un sistema efficace e snello di riconoscimento dello status di rifugiato e di assegnazione ai paesi di destinazione, onde avviare quanto prima il processo di inclusione sociale e di integrazione nel mercato del lavoro; esorta la Commissione a promuovere una convergenza verso l'alto della protezione sociale e una norma per la concessione rapida dei permessi di lavoro alle persone aventi uno status di rifugiato riconosciuto, e ciò in tutti gli Stati membri;

6.  invita gli Stati membri a scambiare le migliori prassi per quanto concerne le modalità di integrazione dei rifugiati nella società e nel mercato del lavoro europei; invita la Commissione a sfruttare l'esperienza maturata dagli Stati membri e a elaborare una serie di raccomandazioni in vista del completamento efficace di questo processo;

7.  ricorda i principi fondamentali comuni della politica di integrazione degli immigrati nell'Unione europea[17] quale approccio che sottende l'integrazione;

8.  invita la Commissione a prestare una particolare attenzione alle esigenze di quanti necessitano di protezione internazionale e di gruppi vulnerabili come i minori non accompagnati, le donne, i giovani, i bambini e gli anziani e, ove possibile, a promuovere azioni pertinenti nei paesi terzi nella fase che precede la partenza; chiede che si presti un'attenzione speciale alla condizione, spesso vulnerabile, delle donne nel processo di inclusione sociale e di integrazione nel mercato del lavoro; è preoccupato dinanzi alle recenti informazioni riguardanti la scomparsa di numerosi minori rifugiati non accompagnati e invita le autorità ad avviare ricerche;

9.  incoraggia la Commissione a intensificare il dialogo sulla migrazione e le competenze professionali condotto con il mondo del lavoro e aziendale, onde identificare le situazioni di carenza che interessano il mercato del lavoro in settori industriali specifici, compresa l'imprenditoria, aprire canali ben gestiti di migrazione legale e creare opportunità professionali per i rifugiati; è del parere che un dialogo di questo tipo dovrebbe fondarsi su una rappresentanza equilibrata degli interessi in vista di un'integrazione dei migranti e dei rifugiati nel mercato del lavoro che sia basata sui diritti;

10.  insiste sull'importanza di tenere conto, al momento dell'elaborazione delle politiche di integrazione dell'UE, dei dati relativi al mercato del lavoro, segnatamente per quanto concerne la disoccupazione e le opportunità di lavoro, e alla situazione sociale nel meccanismo permanente di ricollocazione dei rifugiati, al fine di garantire che tale processo non deteriori la situazione sociale ed economica delle regioni di accoglienza, specialmente di quelle più duramente colpite dalla crisi economica, e degli Stati membri più indebitati e ancora in fase di consolidamento di bilancio, nonché al fine di migliorare l'inclusione sociale dei rifugiati e la loro integrazione nel mercato del lavoro, tenendo presente che la precarietà sociale ed economica di questi territori e delle relative popolazioni è un fattore che prescinde dall'attuale emergenza dei rifugiati, date le effettive opportunità di impiego nelle regioni interessate;

11.  è del parere che un sistema in virtù del quale i richiedenti asilo potrebbero, nella misura in cui ciò fosse possibile nella realtà pratica, fare richiesta di asilo in uno Stato membro in cui hanno già legami familiari, legami con la comunità o migliori prospettive professionali migliorerebbe significativamente le loro prospettive di integrazione;

12.  sottolinea che occorre altresì sviluppare un approccio globale della migrazione, che tenga conto del grave problema demografico cui l'Europa e la sua economia devono attualmente far fronte; osserva, nel contempo, che l'integrazione dei rifugiati e dei migranti a medio e lungo termine rappresenta anche un'opportunità in termini di sviluppo demografico e di rafforzamento della base di competenze dell'Europa; invita gli Stati membri a procedere a un inventario digitale dei profili professionali dei rifugiati, in modo tale che la ricollocazione possa essere adattata alla situazione del mercato del lavoro nazionale e regionale;

13.  sottolinea che la Commissione ha indicato che i fondi europei, compreso il Fondo sociale europeo (FSE), potrebbero essere utilizzati per contribuire allo sforzo di integrazione dei rifugiati; invita le autorità di gestione di tali fondi a utilizzare questi ultimi nel modo più efficace possibile affinché l'integrazione dei rifugiati non rechi pregiudizio ad altri obiettivi e beneficiari, segnatamente ai gruppi più vulnerabili, e per assicurare che tutti i beneficiari possano trarne vantaggio; rileva che la Commissione ha altresì indicato di essere disposta ad aiutare le autorità di gestione ad adeguare i loro programmi operativi FSE al fine di integrare efficacemente i migranti e i rifugiati senza compromettere gli obiettivi di tale Fondo in materia di occupazione; richiama altresì l'attenzione sui fondi disponibili per organizzare formazioni riguardanti la gestione della diversità e dell'uguaglianza sul luogo di lavoro, e sostenere le autorità locali e regionali per quanto attiene alle misure di integrazione;

14.  sollecita la Commissione a garantire, in occasione del suo riesame intermedio del Quadro finanziario pluriennale previsto nel 2016, che il bilancio dell'UE – e in particolare il FSE – metta maggiormente l'accento sull'inserimento sociale dei rifugiati in situazione regolare e sulla loro integrazione nel mercato del lavoro; invita la Commissione a valutare l'utilizzo del Fondo Asilo, migrazione e integrazione per il finanziamento delle misure di integrazione sociale e professionale destinate a cittadini di paesi terzi; invita gli Stati membri a utilizzare pienamente il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), unitamente ad altri fondi UE, onde assicurare gli investimenti necessari per integrare i rifugiati in arrivo nel medio termine; invita la Commissione, in occasione del riesame del Quadro finanziario pluriennale, ad aumentare gli stanziamenti destinati alle politiche sociali al fine di rafforzare la politica di coesione, cosicché contribuisca all'inclusione sociale dei rifugiati e alla loro integrazione nel mercato del lavoro;

15.  invita gli Stati membri a mettere a disposizione dei loro servizi pubblici per l'impiego risorse sufficienti per integrare pienamente nel mercato del lavoro i rifugiati ammissibili al lavoro; sottolinea che la rete europea dei servizi pubblici per l'impiego può svolgere un ruolo importante nell'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro europeo;

16.  ricorda altresì l'importanza di assistere, se del caso, le PMI nell'assunzione dei lavoratori migranti;

17.  sottolinea che l'accesso al mercato del lavoro rappresenta un elemento fondamentale per l'integrazione dei rifugiati e per il mantenimento della loro dignità; si compiace degli sforzi profusi da taluni Stati membri nel quadro del recepimento della direttiva 2013/33/UE[18] per ridurre i tempi di accesso al mercato del lavoro per i rifugiati;

18.  invita gli Stati membri a esaminare con attenzione i loro sistemi d'istruzione onde individuare il modo per integrare quanto prima i figli dei rifugiati nel processo formativo;

19.  ribadisce il proprio invito alla Commissione di istituire, cooperando con gli Stati membri, un sistema uniforme che sia in linea con i sistemi europei esistenti nonché atto a consentire e ad accelerare eventuali equivalenze dei diplomi e il riconoscimento formale e informale delle competenze, parallelamente a un'armonizzazione dei riconoscimenti e delle equivalenze fra Stati membri a livello europeo, cosa che consentirebbe ai rifugiati e ai migranti di essere pienamente inclusi nella società e di lavorare al proprio livello di competenza e non al di sotto di esso come spesso avviene;

20.  insiste sul fatto che rifugiati e migranti devono poter accedere facilmente a una formazione e ricevere con tempestività corsi di lingue e di integrazione, i quali costituiscono parte integrante del programma di ricollocazione e come tali sono proposti alle persone sfollate sin dal loro arrivo nel paese in cui sono state ricollocate, in aggiunta ai servizi di assistenza medica e psicologica a disposizione dei richiedenti asilo e dei rifugiati;

21.  ricorda che è importante che le competenze acquisite lavorando nell'UE siano anch'esse convalidate onde apportare un valore aggiunto all'individuo nel caso in cui lasci l'UE per lavorare in un altro paese;

22.  osserva che un'integrazione agevole dei rifugiati e dei migranti nelle comunità di accoglienza richiede un approccio basato sui diritti e la mobilitazione di tutte le forze istituzionali e della società civile, dato che le parti sociali possono svolgere un ruolo importante nel raccogliere i frutti di un'integrazione più rapida dei migranti e dei rifugiati nel mercato del lavoro locale; invita quindi gli Stati membri a tenere debitamente conto di tutte le parti interessate quando elaborano strategie in materia di integrazione;

23.  invita gli Stati membri a preparare le società locali ad accogliere i rifugiati e le loro famiglie attraverso campagne di informazione ben concepite;

24.  incoraggia la Commissione e gli Stati membri a promuovere e sostenere le iniziative della società civile organizzata volte a fornire assistenza ai migranti e ai rifugiati, ad esempio tramite la rete europea di punti di contatto per i migranti e "Union Migrant Net", che rappresentano solo due esempi di cooperazione transfrontaliera tra punti di contatto che forniscono ai migranti informazioni e un'assistenza all'integrazione;

25.  segnala alla Commissione il pericolo che il lavoro non dichiarato dei migranti rappresenta per la loro stessa salute e sicurezza, privandoli dei loro diritti all'occupazione e alla sicurezza sociale; esorta la Commissione a prevenire i casi gravi di sfruttamento della manodopera; fa osservare che i datori di lavoro che sfruttano la manodopera migrante possono essere sanzionati a titolo della direttiva "Sanzioni"[19] e della direttiva "Lavoratori stagionali"[20]; invita tuttavia la Commissione a lavorare a un sistema maggiormente orientato all'integrazione che copra tutti gli aspetti di queste problematiche, anche con lo scopo di fornire ai rifugiati una protezione adeguata per eliminare l'abuso di manodopera migrante;

26.  ricorda che, per evitare un sistema a due velocità sul posto di lavoro, è importante che i lavoratori migranti possano avere pieno accesso ai propri diritti di lavoratori, incluso il diritto di aderire a un sindacato;

27.  ricorda i rischi che rappresenta per il lavoratore e il datore di lavoro la firma di un contratto di lavoro di un richiedente asilo, dal momento che la domanda di asilo potrebbe essere respinta; ritiene che ciò potrebbe altresì compromettere gli obiettivi della Commissione per quanto riguarda la politica di rientro nel paese d'origine;

28.  sottolinea che la maggior parte dei richiedenti asilo le cui richieste sono state respinte in uno qualsiasi degli Stati membri rimane nell'UE senza alcuno status giuridico, il che significa un numero crescente di migranti irregolari senza diritto al lavoro o accesso all'istruzione per i propri figli; sottolinea pertanto l'esigenza di controllare e monitorare i migranti irregolari, che sono a rischio di esclusione sociale e povertà e quindi più soggetti a ogni tipo di influenza esterna, incluso il radicalismo;

29.  invita la Commissione e gli Stati membri a condurre una campagna di informazione nei paesi d'origine dei migranti in modo da fornire loro informazioni corrette e adeguate sulle procedure per l'ingresso legale nell'UE, nonché in merito ai diritti e agli obblighi negli Stati membri, onde far sì che chi si mette in viaggio abbia una ragione giuridicamente valida per chiedere asilo;

30.  sottolinea che l'UE dovrebbe offrire alle persone che desiderano venire in Europa vie legali per l'ingresso e il soggiorno nell'Unione e offrire loro altresì la possibilità di modificare il proprio status di migrante mentre si trovano nell'UE, e dovrebbe sviluppare una vera e propria politica di migrazione circolare; chiede la creazione di un corridoio per l'immigrazione dovuta a motivi di lavoro riservato ai paesi candidati all'adesione all'UE, che garantirebbe ai cittadini di detti paesi un accesso facilitato al mercato del lavoro europeo;

31.  invita la Commissione ad adottare, nel quadro della revisione della direttiva "Carta blu"[21], un approccio ambizioso al fine di accrescere l'importanza della Carta blu UE, che è rilasciata ai lavoratori altamente qualificati di paesi terzi e che contribuisce a raccogliere le sfide demografiche nell'UE colmando le carenze del mercato del lavoro europeo; sottolinea che la presenza di migranti altamente qualificati potrebbe rappresentare un valore aggiunto per l'integrazione e l'assimilazione di altri cittadini di paesi terzi nelle società europee, e sottolinea l'esigenza di una valutazione globale della migrazione che includa un'analisi delle azioni volte a ovviare alle carenze esistenti sui mercati del lavoro europei, in modo da assicurare benefici per tutti;

32.  raccomanda di accrescere considerevolmente gli aiuti ai paesi del Sud che ospitano un numero elevato di rifugiati e di migranti, nonché di cooperare strettamente sul campo con l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e con le ONG.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

17.2.2016

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

42

9

3

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Laura Agea, Guillaume Balas, Brando Benifei, Mara Bizzotto, Vilija Blinkevičiūtė, Enrique Calvet Chambon, David Casa, Ole Christensen, Jane Collins, Martina Dlabajová, Lampros Fountoulis, Elena Gentile, Arne Gericke, Marian Harkin, Czesław Hoc, Danuta Jazłowiecka, Agnes Jongerius, Jan Keller, Ádám Kósa, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Kostadinka Kuneva, Jean Lambert, Jérôme Lavrilleux, Patrick Le Hyaric, Jeroen Lenaers, Verónica Lope Fontagné, Javi López, Thomas Mann, Dominique Martin, Joëlle Mélin, Elisabeth Morin-Chartier, Emilian Pavel, João Pimenta Lopes, Marek Plura, Terry Reintke, Sofia Ribeiro, Maria João Rodrigues, Claude Rolin, Anne Sander, Sven Schulze, Siôn Simon, Jutta Steinruck, Romana Tomc, Ulrike Trebesius, Marita Ulvskog, Renate Weber, Jana Žitňanská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Amjad Bashir, Tania González Peñas, Miapetra Kumpula-Natri, António Marinho e Pinto, Tamás Meszerics, Neoklis Sylikiotis, Ivo Vajgl

19.10.2015

PARERE della commissione per i trasporti e il turismo

destinato alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni

sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio olistico all'immigrazione da parte dell'UE

(2015/2095(INI))

Relatore per parere: Merja Kyllönen

SUGGERIMENTI

La commissione per i trasporti e il turismo invita la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

A.  considerando che le frontiere marittime dell'Unione nella regione del Mediterraneo sono frontiere esterne dell'Unione europea che, a differenza di quelle terrestri, non possono essere chiuse, e che occorre affrontare con urgenza il problema dell'afflusso di rifugiati per impedire che questi ultimi divengano vittime dei trafficanti e delle mafie;

1.  esprime preoccupazione per il drastico aumento del numero di persone che rischiano la propria vita intraprendendo pericolose traversate del Mediterraneo per raggiungere l'UE; pone in evidenza che il Mediterraneo rappresenta la principale rotta migratoria marittima al mondo, con una densa rete di traffico mercantile; sottolinea che l'attuale crisi dei rifugiati sottopone il settore del commercio marittimo a forte pressione, aumentandone gli oneri, specialmente in termini di sicurezza dell'equipaggio e rispetto delle norme generali di sicurezza; ritiene che le misure globali con cui l'UE intende affrontare i problemi multidimensionali scatenati da questa crisi dovrebbero tenere debitamente conto di tale aspetto e contribuire quindi a ridurre l'impatto negativo sul settore dei trasporti;

2.  rammenta che, a norma della convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati[22]1, della convezione UNCLOS[23]2, della convezione SOLAS[24]3 e della convenzione SAR[25]4, ogni Stato contraente deve esigere che il comandante di un'imbarcazione battente la sua bandiera, nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio l'imbarcazione, l'equipaggio o i passeggeri, presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo (senza distinzioni relative alla nazionalità o allo status di tale persona o alle circostanze nelle quali essa venga trovata), fornisca le prime cure mediche o di altro genere, trasferisca la persona soccorsa in un luogo sicuro e partecipi attivamente alle operazioni di ricerca e soccorso in mare; sottolinea che il soccorso di una persona che si trovi in pericolo in mare costituisce non solo un obbligo internazionale ma anche un dovere etico;

3.  invita tutte le autorità portuali e marittime degli Stati membri, l'Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA) e, in particolare, i comandanti delle imbarcazioni che navigano nel Mediterraneo, a essere estremamente vigili rispetto a eventuali imbarcazioni con a bordo migranti e rifugiati che possano trovarsi in condizioni di pericolo; raccomanda in questo contesto di applicare rigorosamente gli orientamenti dell'Organizzazione marittima internazionale e dell'agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) sul trattamento delle persone soccorse in mare[26]5;

4.  segnala che nel periodo dal 1° gennaio al 31 maggio 2015 sono stati tratti in salvo nelle acque del Mediterraneo un totale di 47 265 migranti, 13 475 dei quali grazie a navi mercantili[27]6; osserva che nel suddetto periodo di cinque mesi è stato chiesto a 302 navi mercantili di invertire la rotta e di modificare il proprio percorso per contribuire alle operazioni di soccorso e che, vista l'urgenza della situazione, 104 di tali navi sono state infine chiamate a procedere al soccorso e allo sbarco di migranti;

5.  esprime costernazione per il fatto che a oggi, nel solo 2015, oltre 3 000 persone hanno perso la vita in fatali traversate marittime, secondo quando riferito dall'UNHCR[28]7;

6.  chiede al Consiglio di approvare con urgenza la proposta, presentata dalla Commissione europea il 9 settembre e approvata dal Parlamento europeo nella sua seduta del 17 settembre, intesa a ricollocare 120 000 persone bisognose di protezione internazionale, e di procedere a una valutazione continua delle eventuali necessità aggiuntive in materia di protezione dei rifugiati;

7.  evidenzia che, sebbene la responsabilità primaria incomba agli Stati membri, le navi mercantili si trovano in prima linea nelle operazioni di ricerca e soccorso sia in termini di volume che di attività; segnala che gli strumenti di cui sono dotate queste navi e la formazione di cui dispone il loro personale non sono tali da abilitarle a partecipare in modo sistematico a operazioni di salvataggio su così ampia scala;

8.  ribadisce che l'assistenza prestata dalle navi mercantili e dal loro equipaggio nell'ambito delle operazioni di soccorso non deve sostituire l'assistenza ai migranti in mare che deve continuare a essere fornita dalle competenti autorità dell'UE e degli Stati membri, prevedendo risorse umane e finanziarie adeguate; riconosce ed elogia il significativo e generoso contributo che le organizzazioni umanitarie apportano soccorrendo le imbarcazioni e dispiegando navi nelle acque del Mediterraneo, in particolare quelle appartenenti a Médecins Sans Frontières e Migrant Offshore Aid Station (MOAS);

9.  osserva che le possibili conseguenze economiche e giudiziarie per le navi che partecipano alle operazioni di soccorso e per i rispettivi proprietari disincentivano alcune imbarcazioni dal prestare assistenza; invita gli Stati membri a non sanzionare coloro che forniscono volontariamente assistenza ai migranti per motivi umanitari, compresi i trasportatori e i proprietari di imbarcazioni; invita la Commissione a proporre una revisione della direttiva 2001/51/CE del Consiglio;

10.  teme che la situazione nel Mediterraneo (in cui è già in atto una tragedia umanitaria) possa dar origine a incidenti e causare la perdita di vite umane tanto per i migranti che per i membri dell'equipaggio, nonché comportare rischi per la sicurezza marittima e l'ambiente, dal momento che le imbarcazioni e il loro equipaggio non possono essere adeguatamente preparate a condurre operazioni di soccorso di tale portata, che non rientrano tra le loro normali attività;

11.  accoglie con favore la comunicazione della Commissione dal titolo "Agenda europea sulla migrazione" (COM (2015)0240) e invita con fermezza tutti gli Stati membri ad assumersi le proprie responsabilità, ad adottare misure tempestive e adeguate sia a livello nazionale che dell'UE onde scongiurare il verificarsi di nuove tragedie umane nel Mediterraneo, e a garantire il rispetto degli obblighi internazionali ed etici secondo i principi di solidarietà e di condivisione delle responsabilità; esorta l'UE e i suoi Stati membri a trovare una soluzione efficace e sostenibile alle attuali carenze del sistema dell'UE in materia di immigrazione, ad affrontare le cause effettive della crisi migratoria in atto e a impedire ulteriori partenze di navi di trafficanti e la perdita di altre vite umane nel Mediterraneo; ritiene che le misure adottate a livello dell'Unione debbano essere globali e condurre a una migrazione controllata, gestibile, sicura e regolare;

12.  esprime profonda preoccupazione per la crisi migratoria in corso nel Mediterraneo, in particolare per gli aspetti umanitari, ma anche per l'impatto sul trasporto marittimo (incluse le navi passeggeri, la navi da crociera e le navi portacontainer), la sicurezza delle imbarcazioni, dell'equipaggio e del carico, nonché la sicurezza marittima in generale;

13.  ritiene che la lotta contro il traffico di migranti non dovrebbe compromettere la libertà di navigazione;

14.  esorta gli Stati membri, il Consiglio e la Commissione, in attesa delle necessarie misure a medio e lungo termine, a continuare ad aumentare i fondi destinati a operazioni di ricerca e soccorso adeguate nelle acque del Mediterraneo e ad ampliare il campo di azione delle operazioni in corso, in cooperazione con le autorità competenti, al fine di garantire la sicurezza e i diritti fondamentali dei migranti e di coloro che hanno diritto a beneficiare della protezione internazionale e che tentano di entrare in Europa, come pure degli equipaggi marittimi operanti nel Mediterraneo;

15.  chiede che vengano effettuati rigidi controlli sulla reale destinazione dei fondi assegnati alle operazioni di salvataggio e alle strutture di accoglienza, al fine di garantirne un uso proprio e mirato e di evitare che vengano distolti in modo irregolare;

16.  incoraggia le autorità dell'UE e gli Stati membri a utilizzare pienamente nel Mediterraneo i sistemi informativi e di monitoraggio del traffico navale esistenti, a raccogliere informazioni aggiornate sulle imbarcazioni che transitano lungo le coste dell'Unione e a sviluppare ulteriormente la collaborazione tra le diverse autorità marittime (incluse le autorità preposte alla sicurezza dei trasporti, le autorità della Marina militare e le Guardie costiere), se necessario attraverso una cooperazione rafforzata a norma dell'articolo 20 TUE e dell'articolo 329, paragrafo 1, TFUE, al fine di migliorare il coordinamento e l'attuazione di efficaci funzioni di sicurezza marittima, contribuire allo smantellamento delle reti di scafisti e procedere al sequestro delle loro imbarcazioni, nonché per avere un quadro della situazione in tempo reale, che consenta di supportare le operazioni di soccorso; pone l'accento sul coinvolgimento dell'EMSA, al massimo delle sue capacità, quale fornitore di servizi marittimi integrati a sostegno delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, e raccomanda che tale ruolo venga rafforzato;

17.  sottolinea che gli Stati membri e le autorità pertinenti devono assicurare uno sbarco fluido, nei porti designati a tal fine, dei rifugiati e dei migranti tratti in salvo dalle navi che hanno partecipato alle operazioni di salvataggio;

18.  sottolinea che gli equipaggi delle navi passeggeri, delle navi da crociera e delle navi portacontainer coinvolti in una missione di soccorso non devono in nessun caso complicare od ostacolare il lavoro degli agenti preposti al controllo dei migranti negli Stati membri di confine, quale coordinato da Frontex, a prescindere dalla decisione che questi possano prendere in conformità del diritto nazionale e dell'UE;

19.  sottolinea la necessità di rafforzare senza indugio le capacità e le competenze di Frontex;

20.  invita tutte le parti interessate dalla situazione nel Mediterraneo a trovare soluzioni alla crisi dei rifugiati, anche impegnandosi per migliorare la sicurezza e i diritti fondamentali dei rifugiati nei paesi di origine; incoraggia l'UE e i suoi Stati membri a offrire assistenza e risorse agli Stati membri in prima linea, a trovare soluzioni alle cause profonde della migrazione su vasta scala, a intensificare la cooperazione con i paesi terzi del Mediterraneo (quali la Turchia, la Libia, il Libano e la Giordania) in materia di scambio di informazioni, lancio di operazioni congiunte di ricerca e soccorso, controllo delle frontiere, vigilanza e promozione degli accordi di controllo della migrazione, nonché a contrastare i trafficanti di esseri umani, i capi della criminalità organizzata e le reti criminali di passatori mediante l'applicazione di severe sanzioni penali;

21.  invita la Commissione a istituire un gruppo di lavoro composto dalle autorità competenti degli Stati membri, dalle organizzazioni umanitarie che operano sul campo e dalle agenzie dell'Unione e delle Nazioni Unite, al fine di predisporre con urgenza mezzi per il trasporto dei rifugiati e creare corridoi sicuri e legali, sia marittimi sia terrestri, che consentano di trasferire i richiedenti asilo e i rifugiati dalle zone di conflitto ai campi profughi e ai paesi di destinazione in condizioni dignitose e sicure; è dell'avviso che occorra aprire canali legali e regolamentati per l'immigrazione con una ripartizione delle responsabilità condivisa fra i 28 Stati membri;

22.  segnala che la reintroduzione temporanea dei controlli alle frontiere da parte di vari Stati membri mette in pericolo il vigente sistema Schengen di apertura delle frontiere interne dell'UE e di libera circolazione delle persone, provocando un deterioramento delle condizioni dei rifugiati alle frontiere e creando problemi per il funzionamento del sistema di trasporto dell'Unione, compreso il trasporto passeggeri; invita pertanto la Commissione a mettere a punto soluzioni e strumenti di risposta rapida adeguati che consentano di assicurare il regolare funzionamento del sistema di trasporto e il diritto alla libera circolazione delle persone, compresi i diritti dei passeggeri;

23.  sottolinea l'importanza di creare un'infrastruttura e un sistema che consentano di prevedere quale area delle frontiere esterne dell'UE sarà prossimamente soggetta a un forte incremento dei flussi migratori e di prepararsi in tal senso.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

13.10.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

34

9

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Daniela Aiuto, Lucy Anderson, Marie-Christine Arnautu, Inés Ayala Sender, Georges Bach, Izaskun Bilbao Barandica, Deirdre Clune, Michael Cramer, Luis de Grandes Pascual, Andor Deli, Karima Delli, Isabella De Monte, Ismail Ertug, Jacqueline Foster, Tania González Peñas, Dieter-Lebrecht Koch, Merja Kyllönen, Miltiadis Kyrkos, Bogusław Liberadzki, Peter Lundgren, Marian-Jean Marinescu, Georg Mayer, Gesine Meissner, Jens Nilsson, Markus Pieper, Salvatore Domenico Pogliese, Tomasz Piotr Poręba, Gabriele Preuß, Christine Revault D’Allonnes Bonnefoy, Massimiliano Salini, David-Maria Sassoli, Claudia Schmidt, Jill Seymour, Claudia Tapardel, Pavel Telička, István Ujhelyi, Wim van de Camp, Elissavet Vozemberg-Vrionidi, Janusz Zemke, Roberts Zīle, Kosma Złotowski, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Evžen Tošenovský

17.2.2016

PARERE della commissione per lo sviluppo regionale

destinato alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni

sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione

(2015/2095(INI))

Relatore per parere: Andrea Cozzolino

SUGGERIMENTI

La commissione per lo sviluppo regionale invita la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  ritiene che la risposta alle attuali sfide migratorie dovrebbe essere una politica comune europea in materia di migrazione e asilo caratterizzata da un approccio olistico e integrato che affronti questioni fondamentali, quali la protezione internazionale dei rifugiati, la lotta alle reti di trafficanti di esseri umani e la regolamentazione dei fenomeni migratori; sottolinea inoltre che deve essere istituito un adeguato sistema di cooperazione multilivello tra l’UE, gli Stati membri e gli enti regionali e locali, che comprenda il coordinamento e il coinvolgimento di tutte le parti interessate e si concentri sulla cooperazione transfrontaliera tra gli Stati membri e i paesi terzi, in particolare quelli di origine e di transito;

2.  è del parere che una politica comune europea in materia di migrazione e asilo dovrebbe operare una distinzione fra "rifugiati" e "migranti economici"; rammenta la situazione precaria dei migranti in generale e dei rifugiati in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni, che richiede una risposta dignitosa e umana che respinga le tendenze xenofobe e, laddove si manifestano, la manipolazione del problema della crisi migratoria; sottolinea che l'articolo 80 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) afferma che le politiche dell'Unione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità, anche sul piano finanziario, tra gli Stati membri; sottolinea la necessità di una risposta a livello europeo e di uno sforzo congiunto da parte di tutti gli Stati membri; ricorda che gli Stati membri devono assumersi la propria parte di responsabilità, come stabilito all’articolo 80 TFUE;

3.  sottolinea che la migrazione è un fenomeno urgente, globale e caratterizzato da una profonda dimensione umana, che potrebbe anche costituire un’opportunità per l’UE per potenziare lo sviluppo economico e sociale nel contesto della crisi economica e delle sfide demografiche che l’Unione si trova ad affrontare; esorta la Commissione e gli Stati membri, in collaborazione con le autorità regionali e locali, ad agire con efficacia nel gestire le questioni inerenti alla migrazione, compreso il coinvolgimento di tutte le parti interessate, come la società civile, e a mettere in pratica e promuovere una serie di misure sostenibili, efficaci e mirate per facilitare la sistemazione e l’integrazione dei migranti, in particolare per quanto riguarda l’istruzione, la formazione, l’accesso al mercato del lavoro, ai servizi sociali e agli alloggi;

4.  ricorda che i migranti tendono ad arrivare e, spesso, a stabilirsi nelle zone urbane, nonostante gli sforzi delle autorità per promuovere una distribuzione equa; sottolinea che la sistemazione dei migranti non dovrebbe limitarsi esclusivamente alle aree urbane e chiede un’equa distribuzione di questi ultimi all’interno e tra gli Stati membri; riconosce l’importante ruolo delle città nel breve, medio e lungo termine per l'accoglienza, l’alloggio e l’integrazione dei migranti, e invita la Commissione e gli Stati membri a fare della lotta contro la povertà una delle loro priorità;

5.  plaude alle conclusioni della Presidenza lussemburghese del Consiglio dell'UE del 27 novembre 2015 in occasione della riunione informale dei ministri sulla coesione territoriale e la politica urbana nelle quali il Consiglio invita a valutare la possibilità di un sostegno adeguato alle città e ai comuni per affrontare la situazione dei rifugiati, in particolare mobilitando i Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi ESI) destinati allo sviluppo urbano sostenibile e inserendo la questione della migrazione e dei profughi nell'agenda urbana dall'UE;

6.  ricorda che, per il periodo di programmazione 2014-2020, oltre ai finanziamenti del Fondo sociale europeo (FSE), anche il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) contribuisce all’obiettivo tematico di promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà e la discriminazione, attuando nel contempo misure di integrazione dei migranti - quali investimenti in infrastrutture sociali, sanitarie, educative e di alloggio (compresi i servizi idrici) e assistenza all’infanzia - per i quartieri urbani svantaggiati e le nuove imprese - ad esempio il coaching, l’apprendimento delle lingue e formazione - e misure di lotta alla discriminazione; chiede un maggiore coordinamento nell'utilizzo dei fondi dell'UE assegnati alle politiche di integrazione;

7.  invita la Commissione e gli Stati membri a dar prova di flessibilità nell'impiegare i programmi esistenti per affrontare le attuali sfide aggiuntive per la politica di coesione; prende atto della flessibilità della Commissione nell'esaminare le proposte di ciascuno Stato membro nell’ambito degli attuali programmi operativi e apprezza la sua volontà di valutare e approvare rapidamente le modifiche a tali programmi, aiutando così gli Stati membri ad adattarsi alle nuove circostanze per mezzo degli investimenti necessari per ciascuno Stato membro; sollecita gli Stati membri ad avvalersi dei finanziamenti disponibili mediante i Fondi SIE e includere misure appropriate relative all’agenda europea sulla migrazione tra le proposte per la revisione intermedia del QFP, che dovrà avvenire entro la fine del 2016, pur tenendo presente il ruolo fondamentale della politica di coesione quale strumento di investimento per la promozione della crescita e dell’occupazione in tutta Europa e la riduzione delle disparità regionali tra i livelli di sviluppo delle varie regioni;

8.  ritiene che i Fondi ESI, in sinergia con il Fondo Asilo, migrazione e integrazione (FAMI), costituiscano utili strumenti per affrontare la portata delle sfide migratorie in settori quali l'accoglienza, la ricollocazione, la formazione delle competenze in campo linguistico e professionale, il percorso d'integrazione e le questioni legate alla povertà e all'esclusione sociale; invita pertanto gli Stati membri ad incrementare i loro sforzi per rafforzare le capacità delle proprie amministrazioni e istituzioni; sottolinea che - nell’ambito generale della politica di coesione - l’esatta riassegnazione degli importi dei fondi SIE per le questioni migratorie dovrebbe essere di competenza degli Stati membri e delle regioni, in base alle loro particolari esigenze;

9.  invita la Commissione a sviluppare un approccio alla migrazione analogo a quello della strategia macroregionale; sottolinea che tale approccio integrato e organico dovrebbe basarsi su INTERREG e comprendere obiettivi specifici e ricorrere a strumenti quali gli investimenti territoriali integrati e lo sviluppo locale di tipo partecipativo; ricorda che l'obiettivo della cooperazione territoriale nel contesto della politica di coesione permette ai vari attori di trovare soluzioni comuni, anche con paesi terzi; rammenta, a tale proposito, l’importanza di rafforzare le capacità della società civile, compresi i volontari, e la cooperazione tra la società civile e gli attori locali, e di sostenere e sviluppare l’imprenditorialità come strumento di crescita, inclusione sociale e occupazione;

10.  invita la Commissione, nell’ambito dell’attuale Patto di stabilità e crescita, in caso di applicazione dell’articolo 23, paragrafo 11, e al momento di analizzare le circostanze economiche e sociali degli Stati membri interessati, sulla base di quanto descritto all’allegato III del regolamento generale (CE) n. 1303/2013, a tenere conto delle spese pubbliche aggiuntive di entità eccezionale sostenute dagli Stati membri, dovute ad un afflusso di un numero senza precedenti di profughi;

11.  ritiene che la cooperazione transfrontaliera sia essenziale per affrontare i flussi migratori; ricorda l'importante contributo dei programmi di cooperazione territoriale europea e l'esperienza acquisita nella loro attuazione, che fornisce anche una buona base per la cooperazione tra le autorità di diversi Stati membri e di paesi terzi; sottolinea, inoltre, che l'UE e i suoi Stati membri dovrebbero andare oltre l'adozione di misure di crisi o di emergenza e perseguire politiche estere e di sviluppo che affrontino i persistenti problemi strutturali all'origine di massicci flussi di migranti;

12.  sottolinea la necessità di affrontare efficacemente le reti criminali di passatori e trafficanti; ritiene che occorra impegnarsi per promuovere un’efficace politica dell'UE in materia di frontiere e creare un ingresso sicuro e legale dei rifugiati che permetta di salvare vite umane e garantisca condizioni di sicurezza, e, pur riconoscendo che ciò costituisce un elemento della politica di migrazione, incoraggia le politiche e le misure per il rimpatrio degli immigrati in situazione irregolare, la cui intera procedura dovrebbe svolgersi in collaborazione con i paesi di origine e di transito;

13.  sottolinea il ruolo importante che rivestono le imprese dell’economia sociale nell'inclusione e nell'accoglienza degli immigrati sia sul piano sociale che economico; invita la Commissione a istituire una piattaforma per la cooperazione e il dialogo sulle questioni in materia di migrazione, per raccogliere esempi di buone pratiche di regioni e città per rispondere all’attuale crisi migratoria, e garantire la diffusione di tali pratiche.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

16.2.2016

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

28

7

3

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Pascal Arimont, Franc Bogovič, Victor Boştinaru, Mercedes Bresso, Steeve Briois, Andrea Cozzolino, Rosa D’Amato, Tamás Deutsch, Bill Etheridge, Iratxe García Pérez, Anna Hedh, Krzysztof Hetman, Ivan Jakovčić, Constanze Krehl, Sławomir Kłosowski, Andrew Lewer, Iskra Mihaylova, Andrey Novakov, Younous Omarjee, Konstantinos Papadakis, Mirosław Piotrowski, Stanislav Polčák, Liliana Rodrigues, Fernando Ruas, Monika Smolková, Ruža Tomašić, Ramón Luis Valcárcel Siso, Matthijs van Miltenburg, Lambert van Nistelrooij, Derek Vaughan, Joachim Zeller

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Viorica Dăncilă, Ivana Maletić, Bronis Ropė, Davor Škrlec, Hannu Takkula, Damiano Zoffoli, Marco Zullo

22.10.2015

PARERE della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere

destinato alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni

sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione

(2015/2095(INI))

Relatore per parere: Mary Honeyball

SUGGERIMENTI

La commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere invita la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

–  viste le conclusioni del Consiglio in materia di migrazione del 12 ottobre 2015 e, in particolare, l'impegno ivi espresso a favore dei diritti umani delle donne e delle ragazze,

A.  considerando che la crisi in atto è in primo luogo una crisi umanitaria e che la risposta dell'UE deve basarsi sulla solidarietà e sull'equa ripartizione delle responsabilità;

B.  considerando che è necessario un meccanismo di reinsediamento valido in tutta l'UE per reinsediare i rifugiati in tutti gli Stati membri;

C.  considerando che negli Stati membri sussistono ampie disparità di genere per quanto riguarda il trattamento delle donne e delle ragazze richiedenti asilo e che un approccio globale dell'UE in materia di asilo e immigrazione deve garantire l'applicazione di procedure, orientamenti e servizi di supporto coerenti e sensibili alle specificità di genere nell'ambito delle procedure di asilo;

D.  considerando che le donne e le ragazze migranti, con o senza documenti, e le donne richiedenti asilo sono particolarmente vulnerabili a tutte le forme di violenza, inclusa la violenza sessuale, in tutte le fasi del loro viaggio;

E.  considerando che i minori richiedenti asilo viaggiano più frequentemente con donne che con uomini e si trovano ad affrontare sfide senza pari, cosa che li rende particolarmente vulnerabili nelle situazioni di conflitto, in viaggio verso l'Europa e quando sono accolti dagli Stati membri;

F.  considerando che le donne richiedenti asilo hanno preoccupazioni ed esigenze specifiche in materia di protezione che sono diverse da quelle degli uomini, e che l'introduzione di una prospettiva di genere nelle procedure di asilo consente di tenere conto di tali differenze;

G.  considerando che le donne e le persone LGBTI subiscono particolari forme di persecuzione basata sul genere, le quali troppo spesso non trovano ancora riconoscimento nell'ambito delle procedure di asilo;

H.  considerando che le vittime di violenza fisica, psicologica e sessuale si trovano già in condizioni di vulnerabilità e che la detenzione può aggravare il loro trauma;

I.  considerando che le strutture di assistenza devono includere anche servizi speciali volti a sostenere le donne incinte e con gravi problemi di salute; che in alcuni paesi le donne migranti non hanno sempre accesso all'assistenza prenatale, anche laddove questa è disponibile;

J.  considerando che i gruppi di criminalità organizzata approfittano dell'attuale situazione di precarietà nel Mediterraneo e nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA), nonché della vulnerabilità delle donne e delle ragazze alla ricerca di protezione, per sfruttarle ricorrendo al traffico, alla violenza sessuale e alla tratta a fini di sfruttamento lavorativo, prostituzione e sfruttamento sessuale;

K.  considerando che il processo di integrazione e i diritti delle donne migranti sono compromessi nel momento in cui il loro status giuridico dipende dal loro coniuge;

1.  reputa necessari cambiamenti radicali e a lungo termine nell'approccio europeo alla migrazione; è dell'avviso che qualsiasi strategia sostenibile e a lungo termine debba abbracciare tutti gli aspetti della migrazione e dell'asilo, tra cui la politica diplomatica ed estera, l'economia criminale globale e la fornitura di aiuti umanitari e di una migliore assistenza a quanti si trovano già in Europa; reputa inoltre necessario integrare la prospettiva di genere in tutti i settori;

2.  invita l'Unione europea ad assumersi una maggiore responsabilità nella risoluzione dell'emergenza umanitaria che colpisce anche le donne e le ragazze migranti, mediante un approccio globale che preveda un meccanismo vincolante di ricollocazione dei rifugiati tra gli Stati membri, prestando una particolare attenzione alle esigenze delle donne incinte, delle donne con disabilità, delle vittime di violenza, compresa la mutilazione genitale femminile, delle madri sole, delle donne anziane e delle ragazze;

3.  invita gli Stati membri a istituire un meccanismo coordinato efficace per l'accoglienza, il trattamento, la ricollocazione e il reinsediamento dei rifugiati in arrivo, tenendo conto delle questioni di genere; invita le agenzie dell'Unione e gli Stati membri a garantire che il personale impiegato dalle organizzazioni del settore pubblico e della società civile riceva una formazione intesa a trasmettere loro un approccio basato sul genere per interagire con i rifugiati in arrivo;

4.  sottolinea che una risposta coordinata dell'Unione alla crisi dei rifugiati deve includere misure specifiche volte ad affrontare la vulnerabilità e le esigenze dei minori e in particolare delle giovani ragazze, tra cui il loro diritto all'istruzione;

5.  pone in rilievo e riconosce, a prescindere dallo status giuridico, l'importanza di sviluppare un approccio globale all'immigrazione da una prospettiva di uguaglianza di genere; ritiene che le decisioni di procedere alla detenzione debbano tenere conto degli eventuali traumi o episodi di violenza fondata sul genere che le donne possono aver subito in precedenza, compresa la mutilazione genitale femminile, e che le esigenze delle donne incinte possano essere soddisfatte in maniera più adeguata in strutture apposite in cui sia tutelata la riservatezza delle persone e con la presenza di personale qualificato e precedentemente formato per gestire simili situazioni; sottolinea che le ragazze e i ragazzi non dovrebbero mai essere trattenuti a causa del loro status di migranti;

6.  invita gli Stati membri dell'UE a garantire che le procedure di asilo (anche alle frontiere) rispettino gli orientamenti dell'UNHCR in materia di persecuzione legata al genere nel contesto della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951, che invitano ad adottare un approccio sensibile alle specificità di genere nell'interpretare la Convenzione, come pure nel determinare i motivi per accogliere una domanda di asilo o di status di rifugiato;

7.  chiede che il personale dell'UNCHR e quello degli Stati membri che gestiscono l'emergenza umanitaria ricevano un'adeguata formazione che li renda idonei a dare un sostegno psicologico alle donne e alle ragazze migranti che hanno subito violenze psicologiche o fisiche durante il viaggio;

8.  esprime seria preoccupazione per i livelli attualmente raggiunti dal traffico di esseri umani, che acuiscono la crisi in atto e obbligano persone vulnerabili, tra cui donne, ragazze e bambini, a mettersi in viaggio in condizioni disumane e rischiose per la vita; rileva che, in pratica, la distinzione fra traffico e tratta può diventare labile nel momento in cui le persone diventano vittime di violenza e sfruttamento; invita pertanto gli Stati membri a potenziare la cooperazione giudiziaria e di polizia contro le organizzazioni criminali responsabili della tratta e del traffico di esseri umani;

9.  si oppone alla detenzione delle donne incinte, dei bambini e delle madri che allattano al seno; chiede che sia posta fine a tutte le detenzioni di minori nell'UE e che i genitori abbiano la possibilità di vivere con i propri figli in strutture appropriate e adeguate alle loro necessità, in attesa della decisione riguardante la loro domanda di asilo; sottolinea la necessità di assicurare che non siano violati i diritti umani;

10.  incoraggia gli Stati membri a ricorrere alla detenzione solo sporadicamente e non sistematicamente, a utilizzare solide procedure di monitoraggio e a consentire l'accesso alle ONG e ad altri organismi competenti per consentire loro di compiere sopralluoghi e verificare le condizioni di accoglienza e il rispetto di norme minime, tra cui quelle relative ai diritti delle donne, nei luoghi di detenzione;

11.  sottolinea la necessità di organizzare i centri di prima accoglienza negli Stati membri in modo da garantire che rispondano ai bisogni delle famiglie e alle specifiche esigenze delle madri con bambini, delle donne che allattano al seno e delle gestanti;

12.  sottolinea che occorre adottare misure volte a facilitare la protezione delle donne migranti e richiedenti asilo, anche mettendo a disposizione strutture di accoglienza e igienico-sanitarie separate per uomini e donne che non hanno alcun legame tra loro;

13.  sottolinea che nelle procedure relative all'asilo e ai rifugiati occorre integrare procedimenti, orientamenti e servizi di sostegno sensibili alle specificità di genere, fra cui l'organizzazione di colloqui separati per i rifugiati e richiedenti asilo di sesso maschile e femminile, l'opzione di far sì che a condurre il colloquio sia una persona dello stesso sesso e il ricorso a operatori specializzati in counselling psicosociale e post-traumatico;

14.  sottolinea la necessità che le donne rifugiate e migranti possano rivolgersi in qualunque momento a consulenti donne, in modo da poter esprimere le loro preoccupazioni in un contesto di sicurezza e riservatezza; ritiene che ciò debba includere, senza limitarvisi, le questioni di salute, riproduttive, legate alla maternità e alle molestie e violenze sessuali e che debba valere anche per eventuali altre questioni o informazioni;

15.  sottolinea che tutte le politiche e le misure dell'UE in materia di migrazione e asilo dovrebbero tenere conto, nelle fasi di ideazione, attuazione e valutazione, del genere e dell'origine;

16.  sottolinea l'importanza di creare vie d'accesso sicure e legali verso l'UE; ritiene che ciò contribuirà ad assicurare che le donne migranti, rifugiate e richiedenti asilo non debbano ricorrere alle organizzazioni di traffico di esseri umani e possano fruire pienamente dei loro diritti fondamentali di base;

17.  sottolinea che le operazioni di ricerca e soccorso devono essere intensificate e mantenute onde ridurre al minimo il numero di morti in mare;

18.  chiede che sia rafforzato il diritto al ricongiungimento familiare in tutta l'UE e che ne sia migliorata l'attuazione con procedure più rapide e meno onerose;

19.  invita gli Stati membri ad attuare misure specifiche, ad esempio in materia di formazione, lavoro autonomo, lezioni di lingue, apprendimento permanente e volontariato, per agevolare la partecipazione delle donne migranti e richiedenti asilo al mercato del lavoro; reputa che sia necessario riconoscere e valorizzare l'istruzione, le competenze e la formazione delle donne migranti, rifugiate e richiedenti asilo, nonché istituire procedure trasparenti per il riconoscimento delle qualifiche ottenute all'estero;

20.  sottolinea in particolare l'importanza di assicurare l'accesso all'istruzione alle ragazze migranti, soprattutto se non accompagnate;

21.  ritiene che l'indipendenza economica sia essenziale ai fini dell'uguaglianza e dell'integrazione; invita pertanto gli Stati membri a facilitare l'accesso delle donne migranti al mondo del lavoro;

22.  ricorda che l'articolo 12 della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW) richiede che gli Stati parte garantiscano l'accesso a servizi appropriati in relazione alla salute femminile, che dovrebbero comprendere, senza limitarvisi, cure adeguate nel periodo prenatale e postnatale e igiene mestruale;

23.  chiede che le donne, in particolare quelle incinte, le ragazze sprovviste di documenti e i minori non accompagnati abbiano un'adeguata accoglienza in via prioritaria e siano immediatamente identificati affinché non se ne perdano le tracce;

24.  sottolinea che i paesi ospitanti dovrebbero garantire il pieno accesso al diritto all'istruzione pubblica gratuita di qualità, ai servizi sanitari, con particolare riferimento a quelli relativi alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi, all'occupazione e ad alloggi che siano consoni alle esigenze e alle competenze delle donne e ragazze rifugiate;

25.  accoglie con favore gli elementi aggiuntivi introdotti nella direttiva sulle condizioni di accoglienza, nella sua forma rifusa[29], soprattutto l'inclusione delle vittime della tratta di esseri umani e della mutilazione genitale femminile quali categorie distinte di persone vulnerabili; esprime profonda preoccupazione per il fatto che soltanto 12 Stati membri abbiano applicato lo status di persone vulnerabili alle vittime della tratta di esseri umani; invita i rimanenti Stati membri ad attuare le disposizioni della direttiva di rifusione e chiede alla Commissione di incoraggiare tali Stati membri ad attuare le misure pertinenti;

26.  ritiene che le vittime e le potenziali vittime di matrimoni infantili, precoci o forzati, anche nei paesi di arrivo, dovrebbero ottenere lo status di persone vulnerabili;

27.  chiede che siano tenute in speciale considerazione le esigenze delle madri migranti e rifugiate che viaggiano con bambini, siano essi loro figli o bambini orfani, garantendo loro un accesso sicuro a cibo, acqua, un rifugio, spogliatoi, farmaci adeguati e servizi igienici e provvedendo alle altre necessità in tutte le fasi del viaggio nonché dopo l'arrivo; invita gli Stati membri ad accordare uno status giuridico indipendente alle donne migranti e richiedenti asilo che sono entrate nell'Unione a titolo di ricongiungimento familiare, onde impedire lo sfruttamento, ridurre la vulnerabilità e conseguire una maggiore equità;

28.  invita gli Stati membri ad attuare pienamente sia la direttiva 2011/36/UE, concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, che la direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato;

29.  chiede agli Stati membri di garantire l'accesso alla protezione internazionale per le donne vittime di persecuzioni e di seguire gli orientamenti della Commissione per l'applicazione della direttiva 2003/86/CE relativa al diritto al ricongiungimento familiare;

30.  deplora che l'agenda europea sulla migrazione della Commissione non abbia tra i suoi obiettivi quello di allentare le restrizioni in materia di ricongiungimento familiare; osserva che è importante consentire a coloro che già si trovano nell'Unione di ricongiungersi con i propri familiari, compresi i bambini non accompagnati;

31.  sottolinea che nonostante le oscillazioni dei flussi di rifugiati e migratori, che potrebbero mettere sotto pressione le strutture di accoglienza, le esigenze delle persone vulnerabili, incluse donne e ragazze, in particolare le ragazze non accompagnate, devono costituire una priorità in qualsiasi momento ed esprime preoccupazione per il modo in cui il sistema europeo comune di asilo è attuato nella pratica;

32.  rivolge un'attenzione particolare ai gruppi già di per sé vulnerabili all'interno dei flussi migratori, ponendo l'accento su fattori tra cui l'età, il genere, la disabilità, l'identità di genere e le credenze; esprime preoccupazione per il fatto che le esigenze di protezione specifiche degli individui non siano soddisfatte;

33.  condanna fermamente il ricorso a violenze sessuali contro le donne come arma di guerra; ritiene che si dovrebbe rivolgere un'attenzione particolare alle donne e alle ragazze migranti vittime di abusi nei conflitti, assicurando l'accesso all'assistenza medica e psicologica;

34.  raccomanda che tutte le organizzazioni legittime e coinvolte, come l'UNHCR, FRONTEX, l'EASO e l'OIM, come pure le ONG e gli Stati membri, assicurino l'applicazione delle norme più rigorose per l'assunzione di personale di sesso femminile presso tutte le strutture, e che sia resa obbligatoria per tutto il personale una formazione basata sul genere al fine di integrare la dimensione di genere in tutte le operazioni e i programmi riguardanti i flussi di rifugiati o le procedure di asilo;

35.  esorta tutti gli Stati membri a firmare e ratificare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul) onde garantire la protezione di donne e ragazze migranti dalla violenza, nonché ad applicare l'articolo 59 della Convenzione, in cui si afferma chiaramente che le Parti dovrebbero adottare le misure necessarie per sospendere le procedure di espulsione nei confronti delle donne migranti il cui status di residente dipenda da quello del coniuge e/o concedere loro un titolo autonomo di soggiorno in caso di scioglimento del matrimonio.

36.  chiede una maggiore cooperazione con i paesi di origine dei migranti e con le ONG attive in tali paesi per migliorare la situazione delle donne, che sono le principali vittime dei conflitti;

37.  richiama l'attenzione sulla comunicazione della Commissione del 13 maggio 2015 dal titolo "Agenda europea sulla migrazione"[30]; rileva l'intenzione della Commissione di rafforzare le disposizioni sul paese di origine sicuro della direttiva sulle procedure di asilo; è fermamente convinto che ogni decisione volta ad armonizzare le disposizioni sul paese di origine sicuro, compresa la possibile redazione di un elenco comune dell'UE relativo ai paesi di origine sicuri, debba integrare la dimensione di genere; osserva tuttavia che nessun paese di origine o paese terzo può essere ritenuto davvero sicuro quando le violenze basate sul genere avvengono in tutti i paesi; ritiene che le domande basate sulla paura della violenza di genere o della discriminazione non dovrebbero mai essere oggetto di procedure accelerate di asilo;

38.  riconosce la necessità che le organizzazioni a difesa delle donne e le donne rifugiate partecipino al processo decisionale in merito al loro trattamento, anche per quanto riguarda le priorità nella distribuzione di aiuti, come pure alle iniziative di consolidamento della pace nei loro paesi di origine;

39.  sottolinea che occorre fornire servizi di assistenza all'infanzia durante gli appuntamenti e i colloqui nell'ambito della procedura di asilo, onde assicurare l'effettiva possibilità di presentare una domanda di asilo; osserva che la mancanza di servizi di assistenza all'infanzia per i richiedenti asilo e i rifugiati comporta grossi ostacoli nell'accesso ai servizi di interesse generale, aspetto che grava in modo sproporzionato sulle donne giacché esse sono in misura preponderante responsabili della cura dei bambini; sottolinea che i servizi di prima assistenza devono tenere conto delle esigenze delle famiglie in termini di assistenza all'infanzia;

40.  ritiene che le donne migranti prive di documenti e le persone a loro carico siano particolarmente esposte al rischio di diventare vittime di violenze, sfruttamento e discriminazione intersettoriale fondata sulla razza e sul genere; osserva che lo status giuridico delle donne migranti prive di documenti può limitare il loro accesso a servizi adeguati come i centri di accoglienza per donne;

41.  esprime profonda preoccupazione per la prevalenza di stereotipi negativi relativi alle donne migranti, rifugiate e richiedenti asilo; esorta gli Stati membri a raddoppiare gli sforzi al fine di proteggere tutti i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo dalla violenza e dall'estremismo di destra.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

15.10.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

20

5

6

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Daniela Aiuto, Maria Arena, Catherine Bearder, Malin Björk, Vilija Blinkevičiūtė, Anna Maria Corazza Bildt, Viorica Dăncilă, Iratxe García Pérez, Anna Hedh, Mary Honeyball, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Elisabeth Köstinger, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Vicky Maeijer, Barbara Matera, Angelika Mlinar, Maria Noichl, Marijana Petir, Jordi Sebastià, Michaela Šojdrová, Ernest Urtasun, Ángela Vallina, Jadwiga Wiśniewska, Jana Žitňanská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Izaskun Bilbao Barandica, Stefan Eck, Arne Gericke, Constance Le Grip, Evelyn Regner, Monika Vana

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Jane Collins

26.10.2015

PARERE della commissione per le petizioni

destinato alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni

sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione

(2015/2095(INI))

Relatore per parere: Marlene Mizzi

SUGGERIMENTI

La commissione per le petizioni invita la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.  accoglie con favore l'impegno assunto dalla Commissione di adottare misure per far fronte alla crisi senza precedenti in atto nel Mediterraneo e migliorare la gestione dell'immigrazione in tutti i suoi aspetti mediante il rafforzamento della propria politica migratoria e l'adozione di un'agenda europea strategica in materia di migrazione; rileva altresì a questo proposito le forti reazioni pubbliche di protesta in relazione alle carenze delle politiche migratorie; è del parere che l'Agenda europea sulle migrazioni, se dotata di risorse adeguate e attuata pienamente e immediatamente, costituirebbe un primo passo importante per salvare vite umane, migliorare l'accesso alla protezione internazionale, procedere verso un'equa condivisione delle responsabilità e la solidarietà e correggere le distorsioni del sistema esistente; invita la Commissione, in sede di elaborazione delle sue future politiche migratorie, a coinvolgere attivamente il Parlamento e a tenere conto delle sue raccomandazioni nonché a consultare tutte le parti interessate nel processo decisionale, compresi gli organismi internazionali come l'UNHCR e le organizzazioni di migranti e rifugiati;

2.  segnala che numerose petizioni presentate da cittadini dell'Unione fanno riferimento a un'ampia gamma di questioni connesse alla crisi nel Mediterraneo e alla tragica perdita di vite umane in mare e chiedono all'Unione europea di agire con prontezza e determinazione per migliorare la situazione e impedire tutte le pratiche illegali che violano i diritti umani e lo Stato di diritto; sottolinea che le preoccupazioni generali dei firmatari attengono alle carenze nell'attuazione dell'acquis dell'Unione in materia di asilo e migrazione e all'inefficacia dell'attuale regolamento Dublino III, all'assenza di una politica globale dell'UE in materia di immigrazione e alla mancata applicazione del principio di solidarietà, risultanti in oneri spropositati gravanti sugli Stati membri riceventi, alle violazioni dei diritti fondamentali che culminano nei "respingimenti" in mare, nel rifiuto di ingresso alle frontiere e in espulsioni illegali immediate, e alla necessità di maggiori sforzi a livello europeo per combattere la xenofobia e l'intolleranza, garantire i diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati e sostenere la loro integrazione nell'UE;

3.  pone l'accento sul fatto che, dati la portata delle tragedie che si sono consumate recentemente e l'aumento allarmante degli arrivi irregolari e dei decessi in mare (con più di 100 000 arrivi nei primi sei mesi del 2015 secondo i dati dell'ONU), l'UE e gli Stati membri non possono più essere semplici osservatori, ma devono appropriarsi del dibattito, guidandolo con una solida leadership politica, con azioni concrete e misure specifiche che sostengano pienamente l'agenda della Commissione sulla migrazione;

4.  invoca il riconoscimento reciproco delle decisioni in materia di asilo tra gli Stati membri, non solo quando la decisione è negativa ma anche nei casi in cui l'asilo viene concesso, al fine di attuare correttamente le disposizioni dell'articolo 78, paragrafo 2, lettera a), del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che prevedono uno status uniforme in materia di asilo valido in tutta l'Unione;

5.  sottolinea che le azioni intraprese dall'UE, ivi compresi tutti i suoi organi e agenzie, devono essere regolarmente monitorate e valutate alle luce delle circostanze vigenti e, se necessario, adattate e potenziate per garantire il pieno recepimento del sistema europeo comune di asilo da parte degli Stati membri, una migliore governance del sistema di asilo e un avanzamento verso una forma più pratica e tangibile di solidarietà, una distribuzione equa delle responsabilità e il rispetto dei diritti fondamentali;

6.  esorta l'UE a continuare a rafforzare l'operazione Triton fino al livello dell'operazione Mare Nostrum; invita la Commissione a provvedere al sostegno finanziario continuo e al monitoraggio trasparente di Frontex e delle sue spese operative e attività;

7.  pone l'accento sul fatto che il monitoraggio, la raccolta e l'analisi delle informazioni sui flussi migratori e le rotte marittime tra gli Stati africani e l'UE vanno migliorati e coordinati mediante a un meccanismo centralizzato UE di gestione dei dati sulle migrazioni, che fornirebbe relazioni di valutazione periodiche e rafforzerebbe la coerenza e la pianificazione, nonché la gestione delle crisi, contribuendo così all'attivazione di sistemi di allarme rapido a livello dell'Unione che consentano di reagire prontamente alle future crisi migratorie;

8.  invita l'UE e gli Stati membri ad adottare con urgenza una politica europea globale in materia di immigrazione e asilo, basata sul rispetto dei diritti umani e della dignità della persona, sulle norme internazionali e sui valori su cui l'UE si fonda nonché sui diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'UE; sottolinea in particolare la necessità di dare attuazione concreta all'articolo 80 TFUE, il quale stabilisce che le politiche dell'Unione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario; sottolinea il fatto che le politiche europee e nazionali in materia di migrazione devono essere pienamente conformi alla convenzione delle Nazioni Unite del 1951 relativa allo status dei rifugiati e al relativo protocollo aggiuntivo e devono rispettare il principio di non respingimento;

9.  mette in guardia contro la crescente tendenza a eseguire espulsioni immediate illegali, come alle barriere lungo il confine con il Marocco nelle enclave spagnole di Ceuta e Melilla, e respinge fermamente queste pratiche contrarie ai diritti umani e allo Stato di diritto; richiama l'attenzione anche sui casi di espulsioni coattive verso paesi terzi diversi dai paesi d'origine, che lasciano le persone prive di documenti nell'impossibilità di uscire da tali paesi terzi;

10.  esprime preoccupazione per il fatto che attualmente un gran numero di minori, anche non accompagnati, e quindi particolarmente vulnerabili, attraversa il Mediterraneo; invita l'UE e gli Stati membri a far valere il principio dell'interesse superiore del minore, che include la necessità di garantire un trattamento adeguato e l'accesso a procedure di asilo a misura di minore, evitando i trasferimenti di minori non accompagnati salvo che nel loro interesse e tenendo conto delle possibilità di ricongiungimento familiare e della sicurezza e protezione del minore;

11.  prende atto delle importanti misure contenute nell'agenda della Commissione, e in particolare quelle volte a salvare vite umane, affrontando l'emergenza della situazione, combattendo le reti di trafficanti e affrontando le cause all'origine della migrazione, ma sottolinea che, nel frattempo, l'agenda della Commissione non fermerà gli attuali flussi migratori e che è pertanto necessario predisporre con urgenza un meccanismo permanente di ricollocazione a livello UE, con la partecipazione obbligatoria di tutti gli Stati membri, per un numero sufficiente di persone bisognose di protezione internazionale; ritiene che il meccanismo vincolante di ricollocazione debba attivarsi rapidamente e automaticamente sulla base di criteri equi, chiari, oggettivi, misurabili e identificabili per gli Stati membri tenendo conto nel contempo, per quanto possibile, anche delle preferenze dei rifugiati;

12.  accoglie con favore la proposta legislativa della Commissione relativa a un meccanismo permanente di ricollocazione di crisi in base all'articolo 78, paragrafo 2,TFUE, e il fatto che, nel corso delle riunioni del Consiglio Giustizia e affari interni, i ministri degli Stati membri siano riusciti a raggiungere un accordo sulla ricollocazione di emergenza di 40 000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale dall'Italia e dalla Grecia, e sulla ricollocazione di altre 120 000 persone; esorta la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione le disposizioni di cui alla direttiva 2001/55/CE del Consiglio per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati, e in particolare il considerando 20, ma ricorda che, dal momento che tale direttiva non è mai stata attivata, la Commissione deve presentare una revisione delle sue disposizioni per una migliore messa in atto di un meccanismo di solidarietà dell'Unione europea e introdurre uno strumento per una risposta immediata, sicura e legale alle crisi urgenti che coinvolgono rifugiati; sollecita inoltre, in tale contesto, una definizione chiara di "afflusso massiccio" di rifugiati;

13.  sottolinea il fatto che uno dei principali squilibri della politica migratoria dell'UE riguarda paesi alle frontiere esterne marittime e terrestri dell'UE che stanno facendo fronte a un aumentato afflusso di persone bisognose di protezione internazionale e paesi alle frontiere interne dell'Unione europea, come la Germania e la Svezia, che nel 2014 hanno ricevuto il 43% di tutte le domande d'asilo nell'Unione europea; invita pertanto gli Stati membri e la Commissione a procedere a una revisione significativa del regolamento Dublino III allo scopo di attenuare la pressione migratoria improvvisa e sproporzionata esercitata su un numero crescente di Stati membri, e in particolare su quelli ubicati alle frontiere esterne dell'Unione che sono esposti più direttamente ai flussi migratori, senza compromettere la sicurezza delle frontiere esterne dell'Unione;

14.  ritiene che la migrazione regolare non sia un onere socio-economico ma piuttosto un'opportunità che può contribuire positivamente alla società e che lo sviluppo di percorsi legali verso l'UE potrebbe contribuire a combattere le reti criminali di trafficanti e ridurre il numero di vite perse in mare; sottolinea quindi che per le persone bisognose di protezione internazionale dovrebbe essere messo a disposizione un accesso legale e sicuro all'UE; evidenzia la necessità di un programma di reinsediamento obbligatorio, che preveda il reinsediamento per un numero significativo di rifugiati, e invita l'UE e gli Stati membri ad avvalersi delle possibilità offerte dalla normativa vigente per sviluppare altri strumenti, meccanismi strutturati e procedure trasparenti e accessibili per entrare nell'Unione europea, come ad esempio i visti umanitari presso le ambasciate e gli uffici consolari dell'Unione europea nei paesi di origine o di transito;

15.  invita l'UE, gli Stati membri e i paesi candidati a istituire un quadro internazionale per un dialogo e un dibattito globale sulla migrazione con i paesi terzi di origine e di transito, al fine di garantire maggiore solidarietà e una più stretta cooperazione con l'UE e affrontare le cause all'origine della migrazione; accoglie con favore a questo proposito il vertice di La Valletta che avrà luogo nel novembre 2015, in stretta collaborazione con partner africani, che porrà le basi per l'adozione dei futuri accordi quadro volti ad affrontare le cause profonde della migrazione; invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere ulteriormente la risoluzione dei conflitti nei paesi di origine, a rafforzare la capacità dei paesi di transito e a garantire che i fondi siano incanalati verso i progetti più validi, risultanti nella cessazione dello sfruttamento delle risorse umane e naturali e nel miglioramento della salute, dell'istruzione, dell'industria e delle infrastrutture, al fine di creare occupazione e aumentare la possibilità di un futuro dignitoso nei paesi d'origine dei migranti;

16.  invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurare che l'attuazione della direttiva sui rimpatri sia sempre accompagnata dal rispetto delle procedure, delle norme e dei diritti umani fondamentali che consentono all'Europa di garantire un trattamento umano e dignitoso dei rimpatriati, in linea con il principio di non respingimento; esorta l'UE e gli Stati membri a prestare particolare attenzione ai casi di domande d'asilo connesse a possibili persecuzioni politiche, in modo da impedire qualsiasi ritorno che possa comportare una violazione dei diritti umani nel paese di origine o in un paese terzo;

17.  invita l'UE a rafforzare ulteriormente gli accordi quadro già conclusi, tra i quali la politica europea di vicinato, il processo di Khartoum e il processo di Rabat; sottolinea la necessità di attribuire debita importanza alle situazioni dei rifugiati che si protraggono nel tempo che, se non gestite, potrebbero dar luogo a flussi continui e maggiori di migranti irregolari che rischiano la vita nell'attraversamento del Mediterraneo;

18.  si rammarica del fatto che in alcuni Stati membri si siano verificate, nella gestione di alcuni centri di accoglienza per richiedenti asilo, diverse frodi e irregolarità amministrative gravi, spesso commesse con il coinvolgimento della criminalità organizzata, che hanno comportato sia l'uso improprio di fondi europei sia l'ulteriore peggioramento delle condizioni di vita e della protezione dei diritti umani dei migranti;

19.  invita l'UE e tutti gli Stati membri a fermare la costruzione di barriere, ad abbattere quelle esistenti e a interrompere ogni cooperazione mirata alla costruzione di barriere in paesi terzi finalizzate a impedire ai migranti di raggiungere l'UE o altri territori;

20.  invita gli Stati membri a introdurre programmi nazionali di sostegno all'integrazione, a destinare risorse e sostegno adeguati e a migliorare l'applicazione dei principi fondamentali comuni per la politica di integrazione degli immigrati nell'Unione europea; chiede alla Commissione di rafforzare il ruolo della rete dei punti nazionali di contatto per l'integrazione e del Forum europeo dell'integrazione quali piattaforme di dialogo, nell'ottica di garantire una migliore integrazione e lo scambio di pratiche promettenti tra gli Stati membri;

21.  invita l'UE e gli Stati membri ad attuare misure efficaci per fronteggiare l'aumento della xenofobia e dei reati di odio, basate sull'educazione e la prevenzione nonché sulla penalizzazione di tutte le forme di violenza e discriminazione, compreso l'incitamento all'odio.  

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE

IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

15.10.2015

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

23

0

3

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Marina Albiol Guzmán, Margrete Auken, Beatriz Becerra Basterrechea, Soledad Cabezón Ruiz, Pál Csáky, Eleonora Evi, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Svetoslav Hristov Malinov, Notis Marias, Edouard Martin, Marlene Mizzi, Julia Pitera, Gabriele Preuß, Sofia Sakorafa, Yana Toom, Bodil Valero, Jarosław Wałęsa, Cecilia Wikström

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Jérôme Lavrilleux, Michèle Rivasi, Ángela Vallina, Axel Voss

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Agustín Díaz de Mera García Consuegra, Emilian Pavel, Vladimir Urutchev, Julie Ward

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

16.3.2016

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

44

11

1

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Jan Philipp Albrecht, Gerard Batten, Heinz K. Becker, Michał Boni, Caterina Chinnici, Ignazio Corrao, Rachida Dati, Agustín Díaz de Mera García Consuegra, Frank Engel, Cornelia Ernst, Tanja Fajon, Laura Ferrara, Lorenzo Fontana, Mariya Gabriel, Ana Gomes, Nathalie Griesbeck, Jussi Halla-aho, Monika Hohlmeier, Sophia in ‘t Veld, Iliana Iotova, Sylvia-Yvonne Kaufmann, Timothy Kirkhope, Barbara Kudrycka, Kashetu Kyenge, Marju Lauristin, Juan Fernando López Aguilar, Roberta Metsola, Louis Michel, Claude Moraes, Birgit Sippel, Branislav Škripek, Csaba Sógor, Helga Stevens, Bodil Valero, Udo Voigt, Beatrix von Storch, Josef Weidenholzer, Cecilia Wikström, Kristina Winberg, Tomáš Zdechovský

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Marina Albiol Guzmán, Kostas Chrysogonos, Carlos Coelho, Anna Maria Corazza Bildt, Gérard Deprez, Anna Hedh, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Miltiadis Kyrkos, Gilles Lebreton, Andrejs Mamikins, Petri Sarvamaa, Elly Schlein, Barbara Spinelli, Geoffrey Van Orden, Axel Voss

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Margrete Auken

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

44

+

ALDE

Gérard Deprez, Nathalie Griesbeck, Louis Michel, Cecilia Wikström, Sophia in 't Veld

EFDD

Ignazio Corrao, Laura Ferrara

GUE/NGL

Marina Albiol Guzmán, Kostas Chrysogonos, Cornelia Ernst, Barbara Spinelli

PPE

Heinz K. Becker, Michał Boni, Carlos Coelho, Anna Maria Corazza Bildt, Rachida Dati, Agustín Díaz de Mera García Consuegra, Frank Engel, Mariya Gabriel, Monika Hohlmeier, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Barbara Kudrycka, Roberta Metsola, Petri Sarvamaa, Csaba Sógor, Axel Voss

S&D

Caterina Chinnici, Tanja Fajon, Ana Gomes, Anna Hedh, Iliana Iotova, Sylvia-Yvonne Kaufmann, Kashetu Kyenge, Miltiadis Kyrkos, Marju Lauristin, Juan Fernando López Aguilar, Andrejs Mamikins, Claude Moraes, Elly Schlein, Birgit Sippel, Josef Weidenholzer

Verts/ALE

Jan Philipp Albrecht, Margrete Auken, Bodil Valero

11

-

ECR

Jussi Halla-aho, Timothy Kirkhope, Geoffrey Van Orden, Beatrix von Storch, Branislav Škripek, Helga Stevens

EFDD

Gerard Batten, Kristina Winberg

EFDD

Lorenzo Fontana, Gilles Lebreton

NI

Udo Voigt

1

0

PPE

Tomáš Zdechovský

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti

  • [1]  GU C 93 del 9.3.2016, pag. 165.
  • [2]  Testi approvati, P8_TA(2015)0176.
  • [3]  Testi approvati, P8_TA(2015)0317.
  • [4]  http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2015/09/28-eunavfor/.
  • [5]  Testi approvati, P8_TA(2014)0105.
  • [6]  Frontex news, http://frontex.europa.eu/news/number-of-migrants-arriving-in-greece-dropped-by-half-in-november-cITv3V.
  • [7]  OIM e UNICEF, Data Brief: Migrazione di bambini verso l'Europa, http://www.iom.int/sites/default/files/press_release/file/IOM-UNICEF-Data-Brief-Refugee-and-Migrant-Crisis-in-Europe-30.11.15.pdf.
  • [8]  Bollettino EASO, novembre-dicembre 2015, https://easo.europa.eu/wp-content/uploads/EASO-Newsletter-NOV-DEC_-20151.pdf.
  • [9]  L'UE+ è costituita dai 28 Stati membri dell'UE, più la Norvegia e la Svizzera.
  • [10]  UNHCR ‒ Panoramica dei dati relativi alla Grecia ‒ 7 marzo 2016.
  • [11]  OIM, Progetto migranti dispersi, http://missingmigrants.iom.int/.
  • [12]  Decisione (UE) 2015/1523 del Consiglio e decisione (UE) 2015/1601 del Consiglio.
  • [13]  Regolamento (UE) n. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide (rifusione) (GU L 180 del 29.6.2013, pag. 31).
  • [14]  Direttiva 2001/55/CE del Consiglio, del 20 luglio 2001, sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell'equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell’accoglienza degli stessi (GU L 212 del 7.8.2001, pag. 12).
  • [15]  Direttiva 2011/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, recante norme sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonché sul contenuto della protezione riconosciuta (GU L 337 del 20.12.2011, pag. 9).
  • [16]  Direttiva 2013/32/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale (GU L 180 del 29.6.2013, pag. 60).
  • [17]  Conclusioni del Consiglio del 19 novembre 2004.
  • [18]  Direttiva 2013/33/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, GU L 180 del 29.6.2013, pag. 96.
  • [19]  Direttiva 2009/52/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2009, che introduce norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, GU L 168 del 30.6.2009, pag. 24.
  • [20]  Direttiva 2014/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sulle condizioni di ingresso e di soggiorno dei cittadini di paesi terzi per motivi di impiego in qualità di lavoratori stagionali, GU L 94 del 28.3.2014, p. 375.
  • [21]  Direttiva 2009/50/CE del Consiglio, del 25 maggio 2009, sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati, GU L 155 del 18.6.2009, pag. 17.
  • [22] 1 Convenzione delle Nazioni Unite del 1951 relativa allo status dei rifugiati.
  • [23] 2 Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, articolo 98 ("Obbligo di prestare soccorso").
  • [24] 3 Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare del 1974, regola 33 ("Segnali di pericolo: obblighi e procedure").
  • [25] 4 Convenzione internazionale del 1979 sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, quale modificata.
  • [26] 5 Risoluzione MSC 167(78) dell'Organizzazione marittima internazionale e "Soccorso in mare: Guida a principi e pratiche da applicarsi a migranti e rifugiati".
  • [27] 6 In base alle statistiche dell'Associazione armatori della Comunità europea (ECSA).
  • [28] 7 http://data.unhcr.org/mediterranean/regional.php
  • [29]  Direttiva 2013/33/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (GU L 180 del 29.6.2013, pag. 96).
  • [30]  COM(2015)0240.