RELAZIONE sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (sulla base della relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune)

3.11.2016 - (2016/2067(INI))

Commissione per gli affari esteri
Relatore: Ioan Mircea Paşcu


Procedura : 2016/2067(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A8-0317/2016

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (sulla base della relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune)

(2016/2067(INI))

Il Parlamento europeo,

–  vista l'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (sulla base della relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune),

–  visti l'articolo 42, paragrafo 6, e l'articolo 46 del trattato sull'Unione europea relativi all'instaurazione di una cooperazione strutturata permanente,

–  vista la relazione annuale del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) (13026/2016), in particolare le parti relative alla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC),

–  visti gli articoli 2 e 3, nonché il titolo V del trattato sull'Unione europea (TUE), in particolare gli articoli 21 e 36 e l'articolo 42, paragrafi 2, 3 e 7,

–  viste le conclusioni del Consiglio sulla politica di sicurezza e di difesa comune del 25 novembre 2013, del 18 novembre 2014, del 18 maggio 2015 e del 27 giugno 2016,

–  viste le conclusioni del Consiglio europeo del 20 dicembre 2013 e del 26 giugno 2015,

–  viste le sue risoluzioni del 21 maggio 2015 sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune[1], del 21 maggio 2015 sull'impatto degli sviluppi nei mercati europei della difesa sulle capacità di sicurezza e difesa in Europa[2], dell'11 giugno 2015 sulla situazione militare strategica nel Bacino del Mar Nero a seguito dell'annessione illegale della Crimea da parte della Russia[3], del 13 aprile 2016 sull'UE in un contesto globale in evoluzione - Un mondo maggiormente connesso, contestato e complesso[4], e del 7 giugno 2016 sulle operazioni di sostegno della pace – impegno dell'Unione europea con le Nazioni Unite e l'Unione africana[5],

–  visto il documento dal titolo "Visione condivisa, azione comune: un'Europa più forte. Una strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea", presentato il 27 giugno 2016 dal VP/AR Federica Mogherini,

–  viste la comunicazione congiunta dell'Alto rappresentante e della Commissione, del 6 aprile 2016, sul contrasto alle minacce ibride (JOIN(2016)0018) e le relative conclusioni del Consiglio del 19 aprile 2016,

–  viste la comunicazione congiunta dell'Alto rappresentante e della Commissione, del 28 aprile 2015, sul potenziamento delle capacità per promuovere sicurezza e sviluppo (JOIN(2015)0017) e la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 230/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, che istituisce uno strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (COM(2016)0447), presentata dalla Commissione il 5 luglio 2016,

–  vista la comunicazione congiunta dell'alto rappresentante e della Commissione, del 5 luglio 2016, sugli elementi di un quadro strategico dell'UE per sostenere la riforma del settore della sicurezza (JOIN(2016)0031),

–  viste le conclusioni del Consiglio, del 18 aprile 2016, sulla piattaforma di sostegno alle missioni,

–  vista la comunicazione della Commissione, del 28 aprile 2015, intitolata "Agenda europea sulla sicurezza" (COM(2015)0185),

–  vista la "Rinnovata strategia di sicurezza interna dell'Unione europea" per il periodo 2015-2020 e le relative conclusioni del Consiglio del 15-16 giugno 2015,

–  vista la comunicazione della Commissione, del 20 aprile 2016, intitolata "Attuare l'Agenda europea sulla sicurezza per combattere il terrorismo e preparare il terreno per l'Unione della sicurezza" (COM(2016)0230),

–  viste la comunicazione congiunta, dell'11 dicembre 2013, dell'alto rappresentante e della Commissione sull'approccio globale dell'UE alle crisi e ai conflitti esterni (JOIN(2013)0030) e le relative conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2014,

–  viste la sua risoluzione del 22 novembre 2012 sulla sicurezza e la difesa informatica[6], la comunicazione della Commissione del 7 febbraio 2013 sulla "Strategia dell'UE per la cibersicurezza: un ciberspazio aperto e sicuro" e il quadro strategico dell'UE in materia di ciberdifesa, adottato dal Consiglio il 18 novembre 2014,

–  vista la comunicazione della Commissione, del 5 luglio 2016, intitolata "Rafforzare il sistema di resilienza informatica dell'Europa e promuovere la competitività e l'innovazione nel settore della cibersicurezza" (COM(2016)0410),

–  visto l'accordo tecnico fra la Capacità di reazione della NATO in caso di incidente informatico (NATO Computer Incident Response Capability, NCIRC) e la squadra di pronto intervento informatico dell'Unione europea (CERT-UE), firmato il 10 febbraio 2016, che favorisce una maggiore condivisione delle informazioni sugli incidenti informatici,

–  vista la dichiarazione congiunta UE-NATO, sottoscritta l'8 luglio 2016, nell'ambito del vertice NATO del 2016 svoltosi a Varsavia (dichiarazione congiunta del Presidente del Consiglio europeo, del Presidente della Commissione e del Segretario generale della NATO),

–  visto il comunicato rilasciato in occasione del vertice di Varsavia dai capi di Stato e di governo che hanno partecipato alla riunione del Consiglio del Nord Atlantico a Varsavia l'8 e il 9 luglio 2016,

–  visti i risultati pubblicati su Eurobarometro 85.1 del giugno 2016,

–  visto l'articolo 132, paragrafo 1, del suo regolamento,

–  vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A8-0317/2016),

Contesto strategico

1.  rileva che il contesto europeo della sicurezza è significativamente peggiorato, divenendo più instabile, più complesso, più pericoloso e meno prevedibile; osserva che le minacce sono di natura sia convenzionale che ibrida, sono imputabili ad attori sia statali che non statali, hanno origine da sud e da est e colpiscono gli Stati membri in modi diversi;

2.   ricorda che la sicurezza degli Stati membri dell'UE è strettamente interconnessa e rileva che gli Stati membri reagiscono a tali minacce e rischi in maniera scoordinata e frammentaria, complicando e spesso ostacolando così l'adozione di un approccio più uniforme; sottolinea che tale mancanza di coordinamento rappresenta uno dei punti deboli dell'azione dell'Unione; rileva che l'Europa manca della resilienza per affrontare in modo efficace le minacce ibride, che hanno spesso una dimensione transfrontaliera;

3.  ritiene che l'Europa sia ormai costretta a reagire a una serie di crisi sempre più complesse: dall'Africa occidentale passando per il Sahel, il Corno d'Africa e il Medio Oriente, l'Ucraina orientale sino al Caucaso; ritiene che l'Unione europea dovrebbe intensificare il dialogo e la cooperazione con i paesi terzi dalla regione, nonché con le organizzazioni regionali e subregionali; sottolinea la necessità che l'Unione europea sia pronta ad affrontare i cambiamenti strutturali del contesto internazionale della sicurezza e a far fronte a sfide quali i conflitti tra Stati, il collasso degli Stati e gli attacchi informatici, nonché le implicazioni dei cambiamenti climatici per la sicurezza;

4.   rileva con preoccupazione che gli atti terroristici perpetrati da organizzazioni e individui che si ispirano all'islamismo radicale colpiscono l'Europa in misura senza precedenti, il che ha messo sotto pressione lo stile di vita europeo; sottolinea che, di conseguenza, la sicurezza delle persone è diventata prioritaria, intaccando la tradizionale distinzione fra la dimensione esterna e quella interna della sicurezza;

5.   invita l'Unione europea ad adeguarsi a tali sfide per la sicurezza, in particolare avvalendosi in modo più efficiente degli attuali strumenti della PSDC coerentemente con altri strumenti interni ed esterni; chiede una cooperazione e un coordinamento migliori tra gli Stati membri, soprattutto nel campo della lotta al terrorismo;

6.  chiede una forte politica di prevenzione basata su programmi globali di deradicalizzazione; rileva altresì la fondamentale necessità di combattere più attivamente la radicalizzazione e la propaganda terroristica, tanto all'interno dell'Unione quanto nell'ambito delle sue relazioni esterne; invita la Commissione ad adottare misure per combattere la diffusione di contenuti di carattere estremistico su Internet e a promuovere una più attiva cooperazione giudiziaria fra sistemi di giustizia penale, tra cui Eurojust, per contrastare la radicalizzazione e il terrorismo in tutti gli Stati membri,

7.  constata che, per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, i confini in Europa sono stati modificati con la forza; sottolinea l'impatto negativo dell'occupazione militare per la sicurezza complessiva dell'Europa; ribadisce che qualsiasi modifica dei confini effettuata con la forza in Ucraina non è coerente con i principi dell'Atto finale di Helsinki e della Carta delle Nazioni Unite;

8.  sottolinea che, secondo l'Eurobarometro 85.1 pubblicato nel giugno 2016, circa due terzi dei cittadini dell'Unione auspicherebbero un maggiore impegno di quest'ultima in materia di politica di sicurezza e di difesa;

9.  ritiene che una politica estera e di sicurezza europea più unificata, e quindi più efficace, possa contribuire significativamente a ridurre l'intensità degli scontri armati in Iraq e in Siria, così come a eliminare il sedicente Stato islamico;

Revisione e consolidamento della PSDC

10.   è fermamente convinto che sia pertanto necessaria un'approfondita e sostanziale revisione della PSDC, al fine di consentire all'Unione europea e ai suoi Stati membri di contribuire in maniera determinante alla sicurezza dell'Unione, alla gestione delle crisi internazionali e all'affermazione dell'autonomia strategica dell'UE; ricorda che nessun paese può affrontare da solo le attuali sfide di sicurezza;

11.   ritiene che una revisione efficace della PSDC debba coinvolgere pienamente gli Stati membri dell'UE fin dall'inizio del processo onde evitare rischi di impasse in futuro; evidenzia i vantaggi pratici e finanziari di un'ulteriore cooperazione allo sviluppo delle capacità di difesa europee e rileva le iniziative in corso che dovrebbero essere accompagnate da misure concrete nella riunione del Consiglio europeo di dicembre in materia di difesa; invita altresì gli Stati membri e l'Unione europea a investire in maniera adeguata nella sicurezza e nella difesa;

12.  sottolinea che l'avvio di una cooperazione strutturata permanente (articolo 42, paragrafo 6 TUE) consentirà di sviluppare un'autodifesa o una struttura permanente di autodifesa in grado di rafforzare le operazioni di gestione delle crisi;

13.  sottolinea che, poiché l'Europa non ha più il pieno controllo del proprio ambiente di sicurezza, né può scegliere i tempi e i luoghi di intervento, l'Unione europea, attraverso missioni e operazioni di PSDC, nonché altri strumenti pertinenti, dovrebbe essere in grado di intervenire in tutti gli ambiti di gestione delle crisi, tra cui la prevenzione e la risoluzione delle crisi, abbracciando in tal modo tutte le fasi del ciclo di un conflitto e partecipando pienamente al mantenimento della sicurezza in Europa, oltre a garantire la sicurezza e la difesa comuni dell'intero spazio di libertà, sicurezza e giustizia; incoraggia il Consiglio europeo a iniziare a trasformare la politica di sicurezza e di difesa comune in una difesa comune come previsto all'articolo 42, paragrafo 2 TUE; è del parere che uno degli obiettivi importanti della PSDC dovrebbe essere il rafforzamento della resilienza dell'UE;

14.  accoglie con favore la futura tabella di marcia sulla PSDC che verrà presentata dal VP/AR, unitamente a un calendario e misure concreti; ritiene che questa tabella di marcia debba completare il piano d'azione europeo in materia di difesa; sottolinea la necessità di rafforzare la componente militare della PSDC; sostiene fermamente il fatto che gli Stati membri coordinino gli investimenti in materia di sicurezza e difesa, nonché un maggiore sostegno finanziario a favore della ricerca nel settore della difesa a livello di UE;

15.   sottolinea altresì che la PSDC dovrebbe basarsi su un solido principio di difesa collettiva e su un finanziamento efficiente e dovrebbe essere attuata in coordinamento con le istituzioni internazionali attive nel settore della sicurezza e della difesa, nonché in totale complementarità con la NATO; ritiene che l'Unione europea debba incoraggiare gli Stati membri a raggiungere gli obiettivi NATO in termini di capacità, che richiedono un livello minimo di spesa per la difesa del 2 % del PIL, come ribadito ai vertici del Galles e di Varsavia;

16.  ricorda che i conflitti e le crisi in Europa e nei paesi limitrofi si stanno verificando sia nello spazio fisico che in quello virtuale (ciberspazio) e sottolinea che la sicurezza e la difesa informatiche devono pertanto essere inserite come elementi fondamentali della PSDC e integrate pienamente in tutte le politiche interne ed esterne dell'Unione;

17.  plaude alla presentazione, da parte del VP/AR, della strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea (Global Strategy for the European Union's Foreign and Security Policy, EUGS), considerandola uno sviluppo necessario e positivo per il quadro istituzionale nel quale la PESC e la PSDC opereranno e si svilupperanno; deplora lo scarso coinvolgimento degli Stati membri nella preparazione dell'EUGS;

18.   sottolinea la necessità di un forte impegno e sostegno da parte degli Stati membri e dei parlamenti nazionali, in stretta cooperazione con tutti gli organi competenti dell'Unione, al fine di garantire la rapida ed efficace realizzazione del livello di ambizione politica, delle priorità e dell'approccio globale dell'EUGS sotto forma di Libro bianco dell'UE in materia di sicurezza e difesa; accoglie con favore il lavoro attualmente svolto dal VP/AR nel processo di attuazione; sottolinea la necessità di stanziare risorse adeguate per l'attuazione dell'EUGS e per un'efficace e più solida PSDC;

19.   ritiene che l'elaborazione di una strategia settoriale costituisca il seguito necessario all'EUGS – che dovrò essere approvata e presentata dal Consiglio europeo – che dovrebbe precisare meglio i livelli di ambizione civile e militare, i compiti, i requisiti e le priorità in termini di capacità; ribadisce i suoi precedenti inviti a elaborare un Libro bianco sulla difesa europea ed esorta il Consiglio a preparare tale documento quanto prima; teme che il piano di attuazione proposto in materia di sicurezza e difesa resti ben al di sotto delle aspettative del Parlamento e dei cittadini; ribadisce l'indivisibilità della sicurezza di tutti gli Stati membri dell'Unione europea;

20.   prende atto del Patto di sicurezza europeo proposto dai ministri degli Esteri di Germania e Francia e sostiene, fra l'altro, l'idea di un'analisi comune del contesto strategico europeo affinché la valutazione delle minacce divenga un'attività periodica comune, che porti al rispetto delle preoccupazioni altrui nonché al sostegno di capacità e interventi comuni; plaude altresì alle recenti iniziative degli Stati membri riguardo allo sviluppo della PSDC; constata con rammarico, tuttavia, la mancata autovalutazione dell'inattività degli Stati membri nell'attuare gli impegni europei assunti in precedenza nel settore della difesa;

21.  osserva che, a tale scopo, è indispensabile la cooperazione con analoghe attività della NATO; sottolinea l'assoluta necessità di un impegno serio e di un maggiore e più efficiente scambio di intelligence e informazioni fra gli Stati membri;

22.  rileva che, poiché la sicurezza interna e quella esterna sono sempre più integrate e la distinzione fra spazio fisico e ciberspazio è sempre più difficile da operare, si rende necessaria altresì l'integrazione delle rispettive risorse affinché l'Unione europea possa avvalersi dell'intero strumentario disponibile sino al livello delle disposizioni di cui all'articolo 42, paragrafo 7, del trattato sull'Unione europea;

La PSDC e l'approccio integrato alle crisi

23.  pone l'accento sull'importanza di creare una sede centrale permanente dell'Unione per le missioni e le operazioni civili e militari in ambito PSDC, dalla quale un personale operativo integrato coadiuvi l'intero ciclo di pianificazione, dal concetto politico iniziale ai piani particolareggiati; evidenzia il fatto che non si tratterà di una duplicazione delle strutture NATO, bensì di un'intesa istituzionale necessaria per rafforzare le capacità di pianificazione ed esecuzione delle missioni e operazioni in ambito PSDC;

24.   mette in evidenza il contributo delle missioni e delle operazioni della PSDC, tra cui l'assistenza ai confini, il potenziamento delle capacità, le missioni di addestramento militare e le operazioni navali, alla pace e alla stabilità internazionali;

25.   deplora che le operazioni e le missioni della PSDC continuino a essere gravate da debolezze strutturali che ne mettono a repentaglio l'efficienza; ritiene che dovrebbero essere veri e propri strumenti e potrebbero essere integrati meglio nell'EUGS;

26.   rileva a tale proposito il livello di ambizione politica definito dall'EUGS per un approccio integrato ai conflitti e alle crisi, con riferimento all'impegno dell'Unione in tutte le fasi del ciclo di un conflitto mediante la prevenzione, la risoluzione, la stabilizzazione e l'impegno a non ritirarsi prematuramente; ritiene che l'Unione europea dovrebbe sostenere coerentemente gli Stati membri che aderiscono alla coalizione contro il sedicente Sto islamico, allestendo un'operazione PSDC in Iraq incentrata sull'addestramento;

27.   accoglie con favore l'idea di missioni PSDC "regionalizzate" presenti nel Sahel, in particolare perché corrisponde alla volontà dei paesi della sottoregione di intensificare la cooperazione nel settore della sicurezza mediante la piattaforma G5 Sahel; è convinto che ciò potrebbe rappresentare l'occasione per migliorare l'efficienza e la pertinenza delle missioni PSDC (EUCAP Sahel Mali ed EUCAP Sahel Niger) presenti sul campo; crede fermamente che tale concetto di "regionalizzazione" debba fondarsi sull'esperienza acquisita sul campo, su obiettivi concreti e i mezzi per raggiungerli e non dovrebbe essere definito soltanto sotto l'impulso di considerazioni politiche;

28.   sottolinea che tutte le decisioni del Consiglio riguardanti le missioni e le operazioni future dovrebbero privilegiare gli interventi nei conflitti che interessano direttamente la sicurezza dell'Unione o la sicurezza di partner e regioni in cui essa svolge il ruolo di garante della sicurezza; ritiene che la decisione di intervento debba essere basata su un'analisi e una comprensione comuni del contesto strategico, nonché sugli interessi strategici condivisi degli Stati membri, tenendo presenti le azioni di altri alleati e organizzazioni quali l'ONU o la NATO; ritiene che le missioni PSDC per lo sviluppo di capacità debbano essere coordinate con i lavori della Commissione sulla riforma del settore della sicurezza e in materia di Stato di diritto;

29.   accoglie con favore la proposta della Commissione di modificare il regolamento (UE) n. 230/2014 (che istituisce uno strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace) al fine di estendere l'assistenza dell'Unione all'equipaggiamento delle forze militari nei paesi partner e ritiene che ciò rappresenti un contributo indispensabile alla loro resilienza, riducendo in tal modo il rischio che diventino nuovamente oggetto di conflitti e teatro di attività ostili nei confronti dell'Unione europea; sottolinea che ciò dovrebbe avvenire in circostanze eccezionali, come indicato all'articolo 3 bis della suddetta proposta di modifica del regolamento (UE) n. 230/2014, al fine di contribuire allo sviluppo sostenibile, al buongoverno e allo Stato di diritto; incoraggia, in tale contesto, il SEAE e la Commissione ad accelerare l'attuazione dell'iniziativa CBSD ai fini di una maggiore efficacia e sostenibilità delle missioni PSDC;

30.  sottolinea la necessità di individuare anche altri strumenti finanziari atti a rafforzare il potenziamento delle capacità dei partner nel settore della sicurezza e della difesa; invita il SEAE e la Commissione a garantire piena coerenza e pieno coordinamento per ottenere i migliori risultati ed evitare duplicazioni sul campo;

31.   rileva, in tal senso, che sarebbe opportuno rivedere i compiti di Petersberg e che, grazie a una maggiore modularità e a un finanziamento più funzionale, i gruppi tattici dovrebbero divenire uno strumento militare utilizzabile; osserva che l'assenza di un atteggiamento costruttivo fra gli Stati membri continua a rappresentare un ostacolo politico e operativo all'impiego dei gruppi tattici; esorta il Consiglio ad avviare l'istituzione di un fondo iniziale (di cui all'articolo 41, paragrafo 3 TUE) per il finanziamento urgente delle fasi preliminari delle operazioni militari;

32.   chiede maggiore flessibilità nelle regole di finanziamento dell'Unione al fine di sostenere la sua capacità di risposta alle crisi e attuare le vigenti disposizioni del trattato di Lisbona; chiede una revisione del meccanismo Athena onde estenderne il campo di applicazione a tutti i costi correlati, in un primo momento, alle operazioni di reazione rapida e dispiegamento dei gruppi tattici dell'Unione e, in un secondo momento, a tutte le operazioni militari;

Collaborazione con la NATO e altri partner

33.  ricorda che la NATO e l'Unione europea condividono gli stessi interessi strategici e affrontano le medesime sfide a est e a sud; rileva la pertinenza della clausola di difesa reciproca, di cui all'articolo 42, paragrafo 7, per gli Stati membri dell'Unione, a prescindere dal fatto che siano o meno membri della NATO; osserva che l'Unione dovrebbe essere in grado, con i propri mezzi, di proteggere, nella stessa misura, i propri membri non appartenenti alla NATO; prende atto dell'obiettivo EUGS relativo a un livello adeguato di autonomia strategica dell'Unione e sottolinea che le due organizzazioni devono avere mezzi complementari; ritiene che l'"autonomia strategica" dell'Unione dovrebbe rafforzare la capacità dell'Europa di promuovere la sicurezza all'interno e all'esterno dei propri confini, oltre a rafforzare il partenariato con la NATO e le relazioni transatlantiche;

34.  ritiene che il fondamento di una stretta ed efficace cooperazione UE-NATO sia costituito dalla complementarietà e dalla compatibilità delle loro missioni e, di conseguenza, dalle loro dotazioni di strumenti; sottolinea che le relazioni fra le due organizzazioni dovrebbero continuare a essere di natura cooperativa e non competitiva; ritiene che l'Unione europea debba incoraggiare gli Stati membri a raggiungere gli obiettivi di capacità della NATO, il che richiede un livello minimo di spesa per la difesa del 2 % del PIL;

35.   sottolinea che la NATO è meglio attrezzata per la deterrenza e la difesa ed è pronta ad attuare misure di difesa collettiva (articolo V del trattato di Washington) in caso di aggressione contro uno dei suoi membri, mentre attualmente gli obiettivi complementari della PSDC sono il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale (articolo 42 del TUE) e l'Unione europea dispone di mezzi aggiuntivi per far fronte alle sfide alla sicurezza interna degli Stati membri, tra cui gli eventi eversivi, che non sono contemplate dall'articolo V; ribadisce che la "clausola di solidarietà" di cui all'articolo 222 TFUE è intesa a garantire la protezione delle istituzioni democratiche e della popolazione civile in caso di attacco terroristico;

36.   plaude alla recente dichiarazione congiunta firmata a Varsavia dall'Unione europea e dalla NATO e sostiene pienamente gli ambiti di collaborazione in essa citati; rileva che la dichiarazione descrive prassi informali consolidate piuttosto che intensificare la cooperazione UE-NATO; sottolinea la necessità soprattutto di approfondire la cooperazione e integrare ulteriormente lo sviluppo delle capacità in relazione alle minacce ibride e informatiche e alla ricerca; plaude all'obiettivo dichiarato della tabella di marcia di Bratislava di avviare immediatamente l'attuazione della dichiarazione congiunta;

37.  è pienamente favorevole all'ulteriore rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza e difesa con altri partner istituzionali, tra cui l'ONU, l'Unione africana, l'OSCE, nonché con partner bilaterali strategici, in particolare gli Stati Uniti, in settori quali le minacce ibride, la sicurezza marittima, la reazione rapida, la lotta al terrorismo e la cibersicurezza;

Cooperazione europea in materia di difesa

38.   ritiene che lo sviluppo di una più forte industria della difesa rafforzerebbe l'autonomia strategica e l'indipendenza tecnologica dell'Unione; esprime la convinzione che, per rafforzare lo status dell'Unione quale garante della sicurezza nel vicinato dell'Europa siano necessarie capacità appropriate e sufficienti, nonché un'industria della difesa concorrenziale, efficiente e trasparente che garantisca una catena di approvvigionamento sostenibile; rileva che il settore europeo della difesa è caratterizzato da frammentazione e duplicazioni, che devono essere gradualmente eliminati attraverso un processo che fornisca incentivi e ricompense a tutti gli attori nazionali e che tenga conto delle prospettive a lungo termine di un mercato della difesa integrato;

39.   deplora il fatto che gli Stati membri non abbiano a tutt'oggi dato attuazione al quadro strategico per la cooperazione sistematica e a lungo termine in materia di difesa con il necessario impegno e che le iniziative di messa in comune e condivisione non abbiano prodotto risultati tangibili; invita il Consiglio a introdurre dibattiti semestrali regolari sulla difesa al fine di fornire un orientamento strategico e un impulso politico alla PSDC e alla cooperazione europea in materia di difesa;

40.  sottolinea la necessità di approfondire ulteriormente la cooperazione in materia di ciberdifesa e garantire la piena ciberresilienza delle missioni PSDC; esorta il Consiglio a includere la ciberdifesa come parte integrante delle sue discussioni in materia di difesa; ravvisa un forte bisogno di strategie nazionali di ciberdifesa; invita gli Stati membri a utilizzare pienamente le misure di sviluppo delle capacità informatiche nell'ambito dell'Agenzia europea per la difesa (AED) e ad avvalersi del Centro di eccellenza per la ciberdifesa cooperativa della NATO (CCDCOE);

41.  constata le difficoltà incontrate da tutti gli Stati membri nel mantenere pienamente operativa una vasta gamma di capacità di difesa, soprattutto a causa di vincoli finanziari; chiede pertanto un maggior coordinamento e scelte più chiare sulle capacità da mantenere, affinché gli Stati membri possano specializzarsi in determinate capacità;

42.  ritiene che l'interoperabilità sia fondamentale ai fini di una maggiore compatibilità e integrazione delle forze degli Stati membri; sottolinea, pertanto, che gli Stati membri devono valutare la possibilità di un approvvigionamento congiunto delle risorse per la difesa; rileva che la natura protezionistica e chiusa dei mercati della difesa dell'Unione europea rende più arduo il conseguimento di questo obiettivo;

43.  ricorda che una solida base industriale e tecnologica della difesa europea, che comprenda strutture per le PMI, costituisce un supporto fondamentale alla PSDC, nonché una condizione preliminare per un mercato comune, consentendo in tal modo all'Unione di costruire la propria autonomia strategica;

44.  constata con rammarico che gli Stati membri applicano in misura totalmente distinta la direttiva 2009/81/CE sugli appalti nel settore della difesa e della sicurezza e la direttiva 2009/43/CE sui trasferimenti di prodotti per la difesa all'interno dell'Unione europea; invita la Commissione ad applicare di conseguenza la nota di orientamento sull'articolo 346 e a svolgere il ruolo di custode dei trattati, iniziando ad avviare procedimenti di infrazione in caso di violazione delle direttive; invita gli Stati membri a intensificare gli sforzi multinazionali volti a sviluppare la domanda di forniture militari e invita le imprese europee fornitrici a rafforzare le loro posizioni sul mercato mondiale attraverso un migliore coordinamento e il consolidamento dell'industria;

45.  è preoccupato per il costante calo negli Stati membri delle risorse destinate alla ricerca nel campo della difesa, che mette a repentaglio la base industriale e tecnologica e, quindi, l'autonomia strategica europea; invita gli Stati membri a dotare i propri eserciti di materiale prodotto dall'industria della difesa europea, piuttosto che da industrie concorrenti;

46.  è convinto che rafforzare il ruolo che svolge l'Agenzia europea per la difesa nel coordinare programmi, progetti e attività imperniati sulle capacità gioverebbe all'efficienza della PSDC; ritiene che l'AED debba essere aiutata a conseguire fino in fondo i propri obiettivi, tra cui in particolare le sue future priorità e funzioni nell'ambito del piano d'azione europeo in materia di difesa e del programma europeo di ricerca in materia di difesa; invita pertanto gli Stati membri a esaminare l'organizzazione, le procedure e le attività dell'Agenzia, valutando l'apertura di maggiori possibilità di ulteriore cooperazione e integrazione; invita gli Stati membri a fornire orientamenti all'AED per il coordinamento di una valutazione del piano di sviluppo delle capacità, in linea con l'EUGS e la strategia settoriale;

47.  sottolinea che la sicurezza informatica è per sua natura un settore strategico in cui la cooperazione e l'integrazione sono fondamentali, non solo tra gli Stati membri dell'Unione, i principali partner e la NATO, ma anche tra i diversi attori all'interno della società, dal momento che non si tratta soltanto di una responsabilità militare; chiede orientamenti più chiari sulle modalità e il contesto per l'utilizzo della capacità di difesa e di offesa dell'Unione europea; rammenta di aver ripetutamente chiesto una revisione approfondita del regolamento UE sulle esportazioni di prodotti a duplice uso per evitare che il software e altri sistemi suscettibili di essere utilizzati contro l'infrastruttura digitale dell'Unione e per violare i diritti umani cadano nelle mani sbagliate; invita l'Unione europea a difendere nei consessi internazionali tra cui, ma non solo, i forum di governance di Internet, il principio secondo cui l'infrastruttura di base di Internet deve essere una zona neutrale in cui sia vietata l'interferenza di governi che perseguono i propri interessi nazionali;

48.  sostiene le iniziative della Commissione nel campo della difesa, quali il piano d'azione in materia di difesa e la politica industriale di difesa che devono essere avviate dopo la presentazione di un Libro bianco dell'UE in materia di sicurezza e difesa; sostiene un maggiore impegno della Commissione nella difesa, attraverso una ricerca, una pianificazione e un'attuazione esaurienti e mirate; plaude all'azione preparatoria per la ricerca nell'ambito della PSDC e chiede finanziamenti idonei per il periodo rimanente dell'attuale quadro finanziario pluriennale (QFP); sostiene lo sviluppo di un programma di ricerca dell'UE in materia di difesa nell'ambito del prossimo QFP (2021-2027);

49.  invita a riformare il diritto europeo affinché le industrie della difesa europee possano beneficiare degli stessi aiuti di Stato di cui godono quelle statunitensi;

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50.  incarica il suo Presidente di trasmettere la risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale della NATO, al Presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Presidente in carica dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) nonché al Presidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE.

PARERE DI MINORANZA

sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (sulla base della relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sulla politica estera e di sicurezza comune (2016/2067(INI))

Commissione per gli affari esteri, relatore: Ioan Mircea Paşcu

Parere di minoranza presentato da Sabine Lösing e Takis Hadjigeorgiou a nome del gruppo GUE/NGL

La relazione chiede il potenziamento della componente militare della PSDC, maggiori investimenti nella difesa e nella ricerca in materia di difesa e sostiene l'obiettivo di capacità della NATO (una spesa per la difesa pari ad almeno il 2 % del PIL).

Siamo contrari alla relazione in quanto:

•  insiste sull'elaborazione di un Libro bianco dell'Unione in materia di sicurezza e difesa e sua attuazione, esige una forte industria della difesa e accoglie con favore il piano d'azione europeo in materia di difesa, che avvantaggia le imprese UE dei settori della difesa e della sicurezza, nonché il complesso industriale militare;

•  sostiene l'iniziativa per il potenziamento delle capacità a sostegno della sicurezza e dello sviluppo (CBSD), che punta a riformare ulteriormente il settore della sicurezza e a formare ed equipaggiare personale militare finanziato a titolo degli aiuti allo sviluppo (fra cui lo Strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (IcSP), che ha finalità civili);

•  promuove l'ampliamento dell'ambito di applicazione del meccanismo Athena per il finanziamento delle missioni militari/gruppi tattici dell'Unione al di fuori del controllo parlamentare;

•  insiste sull'impiego dei gruppi tattici dell'UE per tutti i tipi di gestione delle crisi;

•  è favorevole a una stretta cooperazione con la NATO.

Esigiamo:

–  un disarmo radicale (anche CBRN) nell'Unione europea e a livello mondiale;

–  l'esclusione delle operazioni militari dai finanziamenti a carico del bilancio dell'UE;

–  che tutte le attività rientrino rigorosamente nel quadro della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;

–  un'Unione europea di carattere civile, un approccio rigorosamente civile e pacifico alla soluzione dei conflitti, nonché la separazione delle attività civili e militari;

–  una netta separazione tra l'Unione europea e la NATO.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

24.10.2016

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

36

18

5

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Lars Adaktusson, Michèle Alliot-Marie, Nikos Androulakis, Francisco Assis, Petras Auštrevičius, Amjad Bashir, Elmar Brok, Klaus Buchner, James Carver, Fabio Massimo Castaldo, Javier Couso Permuy, Andi Cristea, Georgios Epitideios, Anna Elżbieta Fotyga, Michael Gahler, Sandra Kalniete, Tunne Kelam, Janusz Korwin-Mikke, Andrey Kovatchev, Eduard Kukan, Ilhan Kyuchyuk, Arne Lietz, Barbara Lochbihler, Sabine Lösing, Ulrike Lunacek, Andrejs Mamikins, Ramona Nicole Mănescu, David McAllister, Tamás Meszerics, Javier Nart, Demetris Papadakis, Ioan Mircea Paşcu, Vincent Peillon, Alojz Peterle, Kati Piri, Cristian Dan Preda, Jozo Radoš, Jaromír Štětina, Dubravka Šuica, Charles Tannock, László Tőkés, Ivo Vajgl, Johannes Cornelis van Baalen, Geoffrey Van Orden, Boris Zala

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Ryszard Czarnecki, Ana Gomes, Javi López, Juan Fernando López Aguilar, Antonio López-Istúriz White, Urmas Paet, Jean-Luc Schaffhauser, Helmut Scholz, Bodil Valero

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Biljana Borzan, Karoline Graswander-Hainz, Emilian Pavel, Marijana Petir, Ivan Štefanec