RELAZIONE sui diritti della donna negli Stati del partenariato orientale

2.12.2016 - (2016/2060(INI))

Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
Relatore: Mariya Gabriel

Procedura : 2016/2060(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A8-0365/2016

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sui diritti della donna negli Stati del partenariato orientale

(2016/2060(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visti l'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea (TUE), che sanciscono la parità tra donne e uomini come uno dei principi chiave su cui si fonda l'UE,

–  vista la convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) del 18 dicembre 1979,

–  vista la piattaforma d'azione di Pechino delle Nazioni Unite (1995) per la parità, lo sviluppo e la pace,

–  viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1820 (2008) e 1325 (2000) nonché, più recentemente, la risoluzione 2242 (2015) sulle donne, la pace e la sicurezza,

–  visti la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino del settembre 1995 e il programma d'azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (conferenza del Cairo) del settembre 1994, nonché gli esiti delle relative conferenze di riesame,

–  vista la comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 18 novembre 2015 dal titolo "Revisione della politica europea di vicinato (PEV)",

–  viste le conclusioni del Consiglio del 18 febbraio 2008 sulla politica europea di vicinato, del 20 aprile 2015 sulla revisione della politica europea di vicinato e del 14 dicembre 2015 sulla revisione della politica europea di vicinato,

–  vista la dichiarazione congiunta del vertice del partenariato orientale di Praga del 7 maggio 2009,

–  vista la dichiarazione congiunta del vertice del partenariato orientale di Vilnius del 28 e 29 novembre 2013, dal titolo "Partenariato orientale: il cammino da seguire",

–  vista la dichiarazione congiunta del vertice del partenariato orientale di Riga del 21 e 22 maggio 2015,

–  visti gli accordi di associazione / le zone di libero scambio globali e approfondite (AA/DCFTA) tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, la Moldova e l'Ucraina, dall'altra,

–  visto il regolamento (UE) n. 232/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2014, che istituisce uno strumento europeo di vicinato[1],

–  viste le conclusioni del Consiglio del 20 luglio 2015 sul piano d'azione per i diritti umani e la democrazia 2015-2019,

–  viste le conclusioni del Consiglio del 26 ottobre 2015 relative al piano d'azione sulla parità di genere 2016-2020,

–  visto il documento di lavoro congiunto dei servizi della Commissione dal titolo "Parità di genere ed emancipazione femminile: trasformare la vita delle donne e delle ragazze attraverso le relazioni esterne dell'UE 2016-2020", del 22 settembre 2015,

–  vista la sua risoluzione del 21 gennaio 2016 sugli accordi di associazione /sulle zone di libero scambio globali e approfondite con la Georgia, la Moldova e l'Ucraina[2],

–  vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2015 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2014 e sulla politica dell'Unione europea in materia[3],

–  vista la sua risoluzione dell'8 ottobre 2015 sul rinnovo del piano di azione dell'UE sulla parità di genere e l'emancipazione femminile nella cooperazione allo sviluppo[4],

–  vista la sua risoluzione dell'8 ottobre 2013 su "Genericidio: le donne scomparse?"[5],

–  viste le sue precedenti risoluzioni e la sua recente risoluzione del 9 luglio 2015 sulla revisione della politica europea di vicinato[6],

–  visto il progetto del Consiglio d'Europa "Migliorare l'accesso delle donne alla giustizia in cinque paesi del Partenariato orientale",

–  vista la convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa del 2011,

–  viste le relazioni per paese e le relazioni di avanzamento del piano d'azione anticorruzione di Istanbul a cura dell'OCSE relative ai paesi del partenariato orientale,

–  viste le convenzioni dell'Organizzazione internazionale sul lavoro sulla parità di genere, segnatamente la convenzione sulla parità di retribuzione (n. 100) del 1951, la convenzione sulla discriminazione (in materia di impiego e di professione) (n. 111) del 1958, la convenzione sui lavoratori con responsabilità familiari (n. 156) del 1981 e la convenzione sulla protezione della maternità (n. 183) del 2000,

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e il parere della commissione per gli affari esteri (A8-0365/2016),

A.  considerando che, secondo la dichiarazione di Praga, il partenariato si fonda sull'impegno al rispetto dei principi del diritto internazionale e dei valori fondamentali, tra cui la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali; che la dichiarazione di Riga si è riferita alla parità di genere come a una "nuova e promettente area di cooperazione";

B.  considerando che una maggiore differenziazione tra i paesi partner e una loro maggiore titolarità sono principi chiave della PEV riveduta, tenendo conto della situazione specifica di ciascun paese;

C.  considerando che l'uguaglianza di genere tra uomini e donne è sancita dalle costituzioni e dai sistemi giuridici di tutti i paesi del partenariato orientale e che tutti i paesi hanno ratificato senza riserve la maggior parte delle importanti convenzioni internazionali in questo settore; deplorando il fatto che, nei paesi del partenariato orientale, le donne sono ancora oggetto di discriminazione sociale;

D.  considerando che tutti i paesi del partenariato orientale hanno sviluppato strategie, programmi o piani d'azione per migliorare la situazione delle donne;

E.  considerando che, negli Stati del partenariato orientale, nel 2015 le donne detenevano soltanto 17 su 136 alte cariche ministeriali, costituivano in media il 16 % dei deputati del parlamento eletti e occupavano soltanto il 17 % delle più alte cariche della funzione pubblica; che solo tre partiti politici in tutta la regione erano guidati da donne;

F.  considerando che la segregazione verticale e orizzontale dell'occupazione femminile nei mercati del lavoro degli Stati del partenariato orientale resta profondamente radicata nelle loro norme culturali e sociali; che le donne sono anche gravate del "secondo turno", ovvero il lavoro domestico non retribuito;

G.  considerando che gli stereotipi ampiamente veicolati dalla società relegano le donne in un ruolo subordinato; che tali stereotipi iniziano a svilupparsi nell'infanzia, si rispecchiano nelle scelte educative e formative e continuano nel mercato del lavoro;

H.  considerando che molte donne nelle zone rurali, in mancanza di altre possibilità, tendono ad accettare lavori sottopagati nell'agricoltura, spesso non dichiarati e senza beneficiare della previdenza sociale; che l'eliminazione delle disparità tra uomini e donne nell'agricoltura potrebbe contribuire ad assicurare un accesso paritario all'occupazione per uomini e donne, nonché la parità di retribuzione per un lavoro di pari valore;

I.  considerando che, nei paesi del partenariato orientale, uomini e donne spesso incontrano difficoltà nell'avere accesso ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, e che tuttora esistono notevoli ostacoli per le donne in condizioni di povertà, i migranti, le minoranze etniche e coloro che vivono nelle zone rurali; che, nei paesi del partenariato orientale, meno del 50 % delle donne – in alcuni paesi persino meno del 20 % – usa i metodi moderni di contraccezione, principalmente a causa della consulenza inadeguata, dei costi elevati, nonché della mancanza di scelta e della discontinuità della fornitura di contraccettivi;

J.  considerando che persistono notevoli carenze nell'accesso alla giustizia per le donne vittime di violenza di genere e che, in particolare, non tutte le forme di violenza contro le donne sono criminalizzate, tali reati sono raramente denunciati, le condanne per stupro sono rare e i finanziamenti statali per servizi di sostegno sono molto modesti o inesistenti;

K.  considerando che, sebbene esistano notevoli differenze fra i paesi del partenariato orientale per quanto riguardo la prevalenza della violenza contro le donne e l'accettazione di tale violenza[7], il tasso è relativamente alto (la prevalenza della violenza fisica lungo tutto l'arco della vita è superiore al 20 % in quattro dei sei paesi interessati); che non esistono dati comparabili sufficienti per determinare la prevalenza della violenza fisica, sessuale e psicologica sul posto di lavoro, molto probabilmente anche a causa del fatto che tale violenza è raramente segnalata; che il rischio di violenza è molto più elevato per le donne appartenenti a minoranze etniche, come ad esempio la comunità rom;

L.  considerando che i paesi del partenariato orientale continuano a essere paesi di origine – e, in alcuni casi, paesi di transito e di destinazione – della tratta di esseri umani che coinvolge donne e giovani ragazze, anche a fini di sfruttamento sessuale;

M.  considerando che i conflitti prolungati continuano a ostacolare lo sviluppo della regione e a incidere profondamente sulla vita e sui diritti umani delle persone colpite, tra cui donne e ragazze;

N.  considerando che il conflitto in corso nell'Ucraina orientale ha esacerbato gli stereotipi di genere per cui l'uomo è preposto alla protezione e la donna all'assistenza, e ha limitato l'impegno e il coinvolgimento delle donne nella risoluzione del conflitto;

O.  considerando che in Ucraina, dall'inizio del conflitto, oltre un milione e mezzo di persone – di cui due terzi sono donne e bambini – sono sfollati interni e si vedono ostacolare l'accesso all'assistenza sanitaria, a un alloggio e all'occupazione;

P.  considerando che, a causa dei matrimoni precoci, delle gravidanze non pianificate e della responsabilità di custodire i figli, in Moldova le ragazze rom trascorrono in media meno di quattro anni a scuola, rispetto agli undici anni delle ragazze che non appartengono alla comunità rom;

Q.  considerando che l'UE e i suoi Stati membri sono impegnati per la protezione, la realizzazione e il godimento dei diritti umani delle donne e delle ragazze e promuovono con decisione tali diritti in tutte le loro relazioni esterne, anche in quelle che vanno oltre la cooperazione allo sviluppo;

R.  considerando che l'uguaglianza di genere rimane una priorità orizzontale all'interno della politica europea di vicinato (PEV) e dello strumento europeo di vicinato (ENI), e che la PEV riveduta dovrebbe prevedere un miglior sostegno per la società civile e una rinnovata attenzione all'importanza dell'uguaglianza di genere; che la società civile svolge un ruolo estremamente importante nel conseguimento dell'uguaglianza di genere nel partenariato orientale;

S.  considerando che diversi programmi dell'UE sono aperti ai paesi partner del partenariato orientale, come ad esempio Erasmus+, Cosme, Europa Creativa e Orizzonte 2020;

T.  considerando che le cure prenatali e la presenza di una levatrice professionista durante il parto, con assistenza ostetrica e forniture essenziali di supporto in caso di emergenza, sono cruciali per ridurre il tasso di mortalità materna; che i paesi del partenariato orientale sono ancora lungi dal raggiungere tutte le donne, specialmente quelle che vivono nelle zone più povere e remote e quelle appartenenti a gruppi emarginati, come le minoranze etniche, i migranti e i disabili;

1.  ritiene che la situazione nel settore dei diritti della donna nei paesi del partenariato orientale debba essere migliorata; sottolinea che le profonde trasformazioni economiche e l'incertezza economica hanno avuto ripercussioni negative sulla situazione economica delle donne e rappresentano le cause a monte delle attuali carenze nella loro parità di fatto;

2.  sottolinea che la stabilità politica generale e il rispetto dei diritti umani costituiscono generalmente un prerequisito necessario per il potenziamento dei diritti delle donne e il miglioramento della loro situazione nei paesi interessati;

3.  riconosce la necessità di un'azione immediata da parte dei paesi del partenariato orientale per rafforzare la parità tra donne e uomini nella società, comprese l'adozione di piani d'azione nazionali e la cooperazione con organizzazioni internazionali e attori della società civile;

4.  invita i paesi del partenariato orientale a superare le lacune nei rispettivi quadri per la lotta alla discriminazione e chiede un maggiore utilizzo della legislazione contro la discriminazione fondata sul sesso, compreso un maggior ricorso alle norme internazionali nelle decisioni giudiziarie, al fine di aumentare l'applicabilità delle leggi e porre fine alla violazione dei diritti delle donne in tali paesi;

5.  constata che, in alcuni paesi del partenariato orientale, la situazione delle persone LGBTI rimane precaria e allarmante, nonostante l'omosessualità sia stata depenalizzata; condanna con la massima fermezza qualsiasi forma di discriminazione e violenza nei confronti delle persone LGBTI e invita le autorità nazionali ad adottare politiche volte a combattere tutte le forme di discriminazione basata sull'orientamento sessuale;

6.  sottolinea che occorrono campagne di sensibilizzazione rivolte al pubblico e cambiamenti istituzionali finalizzati all'eliminazione dei gravi stereotipi riguardanti le donne, che influenzano negativamente tutti i settori di partecipazione delle donne nella società;

7.  invita le autorità nazionali a essere vigili e determinate e a imporre sanzioni alle persone che insultano o stigmatizzano le persone LGBTI, in particolare nel servizio pubblico e negli spazi pubblici;

Partecipazione delle donne ai processi decisionali

8.  deplora il fatto che le donne sono significativamente e decisamente assenti dalle strutture di potere negli Stati del partenariato orientale;

9.  sottolinea la persistenza di pratiche discriminatorie sulla scena politica dei paesi del partenariato orientale, dove, sebbene le donne riescano a raggiungere posizioni di alto livello politico e decisionale, le loro capacità e competenze continuano ad essere messe in discussione;

10.  chiede la parità di accesso al potere e alla rappresentanza per le donne a tutti i livelli di governo e del processo decisionale, al fine di sostenere un loro ruolo guida; riconosce il ruolo essenziale delle organizzazioni della società civile e delle ONG internazionali nel promuovere riforme e misure positive volte a proteggere i diritti delle donne e a migliorarne la partecipazione alle attività politiche ed economiche; incoraggia gli scambi di migliori prassi per la promozione della partecipazione politica delle donne in seno alle istituzioni decentrate e alle autorità locali; sottolinea il fatto che è più facile ottenere risultati sostenibili quando gli sforzi sono guidati dai partiti politici ed evidenzia quindi il ruolo chiave dei partiti politici europei e delle relative sezioni femminili;

11.  invita gli Stati del partenariato orientale a promuovere e rafforzare la partecipazione politica e la leadership delle donne; sottolinea che sarebbe vantaggiosa una maggiore partecipazione delle donne nelle amministrazioni alla guida di riforme chiave, come ad esempio le riforme anticorruzione e le riforme economiche; plaude a tutti gli sforzi volti a raggiungere questo obiettivo, quali ad esempio quote rosa obbligatorie per le liste di candidati, sovvenzioni, formazione e sostegno alle donne che ricoprono cariche politiche o sono attiviste, programmi di tutoraggio e campagne di sensibilizzazione intese a cambiare l'immagine della donna nei mezzi di comunicazione;

12.  sottolinea il ruolo positivo che l'Assemblea parlamentare Euronest può svolgere nel promuovere la partecipazione politica e la visibilità delle donne nel partenariato orientale; plaude al primo incontro del Forum delle donne Euronest, che si è svolto nel marzo 2016; incoraggia altresì, più in generale, la creazione e il sostegno da parte dell'UE di reti transnazionali di donne attive in politica;

13.   appoggia fermamente la partecipazione e il ruolo delle donne in organizzazioni, azioni e programmi anticorruzione governativi e non governativi e nella lotta contro la corruzione; ritiene che, in generale, una maggiore partecipazione delle donne alla vita politica e all'alta dirigenza delle amministrazioni dei paesi del partenariato orientale contribuirebbe al rinnovo della classe politica e, quindi, alle transizioni politiche in atto;

14.  ricorda che le missioni di osservazione elettorale dell'UE, così come altre missioni di osservazione elettorale internazionali, forniscono, nelle relative relazioni, raccomandazioni per la partecipazione delle donne al processo elettorale; invita l'UE a fare pieno uso di tali raccomandazioni nel quadro della politica europea di vicinato;

Partecipazione economica delle donne

15.  osserva che, nel complesso, le donne sono integrate in misura relativamente elevata in proporzione alla manodopera dei paesi del partenariato orientale, ma che ultimamente la loro partecipazione economica è in calo;

16.  osserva che gli stereotipi di genere e le continue discriminazioni nei confronti delle donne impediscono una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro e sono all'origine di ulteriori ostacoli alle attività imprenditoriali femminili;

17.  deplora il fatto che le donne siano impiegate in misura molto maggiore nei servizi e nei settori statali con stipendi significativamente più bassi rispetto ai settori che impiegano una maggioranza di uomini; che il divario retributivo rimane elevato e può arrivare fino al 50 % e che le donne incontrano ostacoli culturali e sociologici nell'accesso a cariche dirigenziali, come spesso accade anche nell'UE;

18.  deplora il fatto che, sebbene vantino livelli di istruzione superiori, in tutti i paesi del partenariato orientale le donne siano occupate soprattutto in settori a bassa remunerazione; chiede che le donne siano coinvolte nel processo decisionale e nell'attuazione delle politiche economiche, che siano promossi programmi imprenditoriali volti all'integrazione e alla promozione delle donne nelle aziende e nelle società e che siano realizzati progetti di sviluppo locale tesi all'emancipazione economica delle donne; esorta ad adottare un approccio mirato per assicurare più modelli femminili in posti dirigenziali e manageriali, onde consentire alle giovani generazioni di credere nella propria capacità di raggiungere i vertici in qualsiasi ambito di lavoro; mette in risalto la necessità che le donne partecipino attivamente alle associazioni sindacali e sottolinea la necessità urgente di superare gli ostacoli discriminatori di natura giuridica e strutturale che si presentano alle donne in ambito lavorativo, al fine di conseguire la parità di retribuzione per un lavoro di pari valore e così eliminare i divari salariali e pensionistici tra i due sessi;

19.  osserva che l'accessibilità di servizi per l'infanzia a prezzi accessibili e disposizioni chiare sul congedo parentale sono determinanti nel migliorare la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro; segnala che in alcuni casi la mancanza di tali servizi compromette l'accesso all'istruzione e le prospettive di carriera delle ragazze e delle giovani donne che devono prendersi cura dei loro fratelli;

20.  sottolinea che spesso sono le donne a essere responsabili dell'assistenza agli anziani e alle persone a carico, e che le donne con figli sono spesso ostacolate nel loro reintegro professionale; pone in rilievo che un'equa condivisione tra uomini e donne del lavoro non retribuito, come le responsabilità di assistenza e domestiche, è uno dei presupposti per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per la loro indipendenza economica; esorta le autorità nazionali a rafforzare ulteriormente la rete di strutture di qualità per l'assistenza agli anziani e alle persone a carico;

21.  evidenzia che le disposizioni di tutela legale esistenti in alcuni paesi del partenariato orientale, vietando l'impiego di donne in occupazioni potenzialmente pericolose, limitano l'accesso delle donne a determinate professioni e lavori e riducono ulteriormente le loro opportunità nel mercato del lavoro; esorta questi paesi a rivedere tali disposizioni;

22.  sottolinea l'importanza di un'istruzione e una formazione professionale di buona qualità per le donne e le ragazze, al fine di facilitarne l'inserimento nel mercato del lavoro, e del ruolo dell'istruzione nell'eliminazione degli stereotipi intorno al ruolo delle donne; evidenzia la necessità di un sostegno mirato e di tutoraggio per le donne imprenditrici, che spesso non hanno accesso al credito o alle reti commerciali e affrontano elevati oneri normativi;

23.  incoraggia lo sviluppo di un'economia sociale per le donne e l'agevolazione del ricorso al microcredito quale strumento di indipendenza economica per le donne e quale stimolo alla realizzazione di programmi aziendali finalizzati alla partecipazione delle donne nelle società e nelle imprese; osserva, a tal proposito, l'importanza cruciale della trasparenza, di un accesso paritario e della disponibilità di informazioni riguardo agli strumenti di sostegno finanziario;

24.   chiede che tutti i bambini abbiano pari accesso all'istruzione, anche nei livelli della custodia dell'infanzia, della scuola materna ed elementare, dell'istruzione secondaria e universitaria e nelle discipline STEM, prestando una particolare attenzione all'istruzione e alla formazione delle ragazze che vivono nelle zone rurali, formandole e incoraggiandole sin dalla giovane età, e contribuendo così a favorire la crescita nel settore cruciale dello sviluppo economico; chiede l'apertura alle donne di tutti i percorsi educativi e delle professioni che sono tuttora loro precluse; evidenzia il problema del lavoro minorile, che impedisce ai minori di accedere a un'istruzione o una formazione professionale adeguate, con un successivo impatto sulla loro capacità di raggiungere una buona posizione nel mercato del lavoro; è favorevole a un maggiore coinvolgimento dei paesi partner nelle agenzie e nei programmi dell'UE quali ad esempio Orizzonte 2020, Europa creativa, COSME ed Erasmus+;

25.  sottolinea che il lavoro minorile resta un problema critico in alcuni paesi del partenariato orientale, in particolare in Moldova, Georgia e Azerbaigian; invita tali paesi a fissare obiettivi specifici in vista dell'eliminazione di tutte le forme di lavoro minorile e a garantire il pieno rispetto delle norme in materia;

Violenza contro le donne

26.  esprime la necessità di combattere la violenza domestica e la violenza basata sul genere, comprese le molestie sessuali, la gestazione surrogata forzata e la tratta di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale nei paesi del partenariato orientale, che spesso non è denunciata a causa dell'accettazione sociale di tale comportamento;

27.  condanna l'uso della violenza sessuale sulle donne e le ragazze quale arma di guerra, compresi lo stupro di massa, la schiavitù sessuale, la prostituzione e le forme di persecuzione basate sul genere, compresa la tratta, come pure il turismo sessuale; sottolinea la necessità di combattere i matrimoni forzati, così come definiti dalle Nazioni Unite, ivi compresi i matrimoni precoci, ed esorta i paesi del vicinato orientale a combattere con determinazione qualsiasi forma di sfruttamento e di abuso delle donne attraverso la gestazione surrogata; chiede agli Stati del partenariato orientale di intraprendere con urgenza misure atte a prevenire e perseguire i gravi reati di questo tipo perpetrati nelle loro giurisdizioni e anche al di fuori del proprio territorio; sottolinea la necessità di assicurare risorse sufficienti alle iniziative volte a combattere la violenza sulle donne e sulle ragazze, il che garantirà per periodi più lunghi l'accesso a servizi efficaci per le vittime e per le sopravvissute e che, dovrebbero, pertanto, essere dotate di personale e risorse adeguati; chiede che siano adottate con urgenza misure positive, quali ad esempio programmi di formazione professionale, per le vittime di violenza, in particolare se hanno minori a carico, ai fini di un loro inserimento nel mercato del lavoro;

28.  richiama l'attenzione sul fatto che i reati connessi al genere e i reati di violenza sessuale sono classificati nello statuto di Roma come crimini di guerra, crimini contro l'umanità o atti costitutivi rispetto al genocidio o alla tortura; si compiace, a tale proposito, della risoluzione 2106 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla prevenzione della violenza sessuale nei conflitti, approvata il 24 giugno 2013;

29.  sottolinea la necessità di meccanismi di protezione efficaci per le donne impegnate nella difesa dei diritti umani;

30.  invita i paesi del partenariato orientale a dedicare maggiori risorse per combattere tutte le forme di violenza contro le donne, anche modificando gli strumenti giuridici e prestando assistenza alle vittime di violenza; sottolinea la necessità di cambiamenti istituzionali al fine di combattere gli stereotipi sociali che stigmatizzano ulteriormente le vittime di stupro e di violenza;

31.  sottolinea l'importanza dell'obiettivo di sviluppo sostenibile n. 5, con particolare riferimento al paragrafo 2 che chiede l'eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze nella sfera pubblica e privata, e la necessità di riesaminare la legislazione vigente nei paesi del partenariato orientale in materia di violenza contro le donne e le ragazze per verificare se questa è idonea a prevenire ed eliminare efficacemente la violenza contro le donne e le ragazze, prestando particolare attenzione alla necessità che la normativa copra tutte le forme di violenza (fisica, sessuale, psicologica ed economica) e preveda sanzioni adeguate per i responsabili e un risarcimento per le vittime e le sopravvissute;

32.   invita i paesi del partenariato orientale a elaborare misure atte a garantire che la giustizia tenga conto della problematica di genere, tra l'altro formando gli operatori giudiziari, gli agenti di polizia e gli altri membri del personale che trattano le notifiche e le denunce di violenza sulle donne e sulle ragazze, in modo tale che le vittime di tale violenza siano ascoltate seriamente, e chiede, inoltre, una maggiore cooperazione e una maggiore esperienza da parte delle forze di polizia, degli operatori giudiziari, dei medici, degli psicologi, delle autorità e delle associazioni volontarie che si occupano delle vittime di tali attacchi;

33.  ribadisce che la selezione prenatale in funzione del genere è una grave forma di violenza basata sul genere e una violazione dei diritti umani; incoraggia la realizzazione di campagne di sensibilizzazione per modificare l'atteggiamento della società nei confronti delle pratiche di selezione del sesso e chiede di intensificare gli sforzi per prevenire e combattere tali pratiche;

34.  esorta i governi a intensificare gli sforzi per indagare e perseguire i sospetti trafficanti e condannare i trafficanti dediti allo sfruttamento del lavoro e del sesso, nonché a tutelare l'integrità delle donne interessate secondo il cosiddetto "modello nordico" e a sostenere le ONG partner che prestano alle vittime servizi di riabilitazione e reintegrazione;

35.  chiede una maggiore cooperazione tra gli Stati del partenariato orientale, da un lato, e le agenzie dell'UE e le autorità di contrasto degli Stati membri, dall'altro, al fine di combattere la tratta di esseri umani, che costituisce una delle attività più redditizie per la criminalità organizzata, e smantellare le reti criminali;

36.  esorta vivamente la Commissione a ultimare le valutazioni dell'impatto di genere per tutti gli accordi di riammissione con i paesi del partenariato orientale, coinvolgendo il coordinatore anti-tratta dell'UE e l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE);

37.  esorta i paesi del partenariato orientale a firmare e ratificare quanto prima la convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, dato che nessuno di tali paesi ha proceduto a tale ratifica, e invita le autorità a mettere a punto e monitorare con attenzione l'effettiva attuazione di strategie nazionali per combattere la violenza contro le donne;

38.   chiede l'applicazione della piattaforma d'azione di Pechino per l'istruzione e la salute quali diritti umani fondamentali, tra cui l'accesso alla pianificazione familiare volontaria e alla gamma completa dei servizi per la salute sessuale e riproduttiva, ivi compresi la contraccezione e l'aborto sicuro e legale nonché l'educazione sessuale;

39.  sottolinea che nei paesi del partenariato orientale il rischio di morire di cancro alla cervice uterina è dieci volte superiore rispetto ai paesi dell'Europa occidentale e che si tratta della forma di cancro più diffusa tra le donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni, con conseguenze, pertanto, di vasta portata sul tessuto sociale; chiede che siano introdotti programmi di screening e campagne di vaccinazioni organizzati a livello nazionale per combattere tali tendenze;

40.  invita gli Stati membri a garantire che i diritti delle donne dei paesi del partenariato orientale, quali l'accesso ai visti, i diritti di soggiorno legale e i diritti sociali, siano accordati individualmente e non dipendano dallo stato civile o dalla relazione coniugale;

41.  sottolinea la necessità di procedure di ricongiungimento familiare per riconoscere diritti individuali alle donne e alle ragazze che si ricongiungono alle loro famiglie nell'UE, in modo da evitare che esse siano costrette a dipendere da una relazione potenzialmente violenta con un familiare per poter accedere alla sanità, all'istruzione o al lavoro;

Ruolo delle donne nella risoluzione pacifica dei conflitti

42.  evidenzia il ruolo che le donne svolgono nella risoluzione dei conflitti, nella costruzione della pace e nelle emergenze legate ai conflitti, ad esempio prestando assistenza umanitaria agli sfollati; sottolinea che le donne dovrebbero essere incluse a pieno titolo nelle trattative di pace, nel lavoro di ricostruzione e nelle transizioni politiche;

43.  incoraggia l'intensificazione degli sforzi verso la soluzione pacifica dei conflitti e chiede un maggiore coinvolgimento delle donne in tali processi, in linea con le risoluzioni 1325 e 2242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza;

44.  chiede una protezione specifica per le donne e le ragazze richiedenti asilo, in quanto le donne e le ragazze sono particolarmente vulnerabili ed è possibile che fuggano dalla violenza di genere ma che non possano, o non vogliano, rivelare informazioni rilevanti durante il processo di determinazione dello status di rifugiato;

Esempi di migliori prassi

45.  sottolinea l'importanza dello scambio di migliori prassi e degli esempi positivi che possono essere riprodotti in altri paesi del partenariato orientale; ritiene che i progetti da mettere in evidenza debbano includere l'azione "Donne in politica in Moldova", un'iniziativa UN Women – PNUS finanziata dal governo svedese che sostiene il potenziamento delle capacità delle donne in politica, e campagne di sensibilizzazione sul contributo delle donne al processo politico;

46.  valuta positivamente il programma dell'UE e della BERS "Paesi del partenariato orientale – Donne in affari", che offre alle PMI guidate da donne accesso a finanziamenti e consulenza aziendale mediante linee di credito, supporto nella gestione del rischio e assistenza tecnica alle banche partner locali che lavorano con PMI gestite da donne, nonché servizi di consulenza aziendale, formazione e tutoraggio;

47.  sottolinea gli esempi positivi di una maggiore inclusione delle donne nella risoluzione dei conflitti e nella riconciliazione, come ad esempio il Dialogo transcaucasico per la pace e la sicurezza delle donne, istituito nel 1994 e sviluppato dalla Fondazione nazionale per la pace (Stati Uniti), che è stato creato per consentire alle donne del Caucaso di lavorare a progetti quali la riabilitazione dei bambini vittime della guerra, la formazione per la pace e la costruzione della democrazia;

48.  sostiene i progetti di emancipazione che rafforzano la fiducia delle donne nelle proprie capacità, garantiscono la loro partecipazione e accrescono il loro potere e la loro autorità nel prendere decisioni relative a tutti i settori che incidono sulla loro vita; richiama un'attenzione particolare sul ruolo della libertà d'espressione e di opinione nell'emancipazione delle donne; sostiene vigorosamente i progetti di emancipazione volti a promuovere la partecipazione delle donne alle elezioni locali, quali il progetto WiLD (Women in Local Democracy ‒ Donne nella democrazia locale) che ha avuto come esito l'elezione del 70 % dei suoi beneficiari di sesso femminile alle elezioni del 2013 e del 2014 in Armenia, o volti a promuovere la partecipazione delle donne al processo di attuazione delle politiche economiche, come il progetto del PNUS (il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) attualmente in fase di realizzazione in Azerbaigian per sostenere la creazione di imprese guidate da donne nel distretto di Masalli; plaude al progetto del Consiglio d'Europa per migliorare l'accesso delle donne alla giustizia in cinque paesi del partenariato orientale, volto a individuare gli ostacoli a un accesso paritario delle donne alla giustizia e a favorirne l'eliminazione, nonché a rafforzare la capacità dei paesi del partenariato orientale di mettere a punto misure atte a garantire che la giustizia tenga conto della problematica di genere, tra l'altro formando gli operatori giudiziari;

Il sostegno dell'UE nel contesto della politica europea di vicinato

49.  sottolinea che, negli ultimi cinque anni, 103 milioni di EUR sono stati spesi per 121 progetti e programmi volti a promuovere l'uguaglianza di genere nei vicinati europei, tra cui il progetto da 5 milioni di EUR "Donne in affari" nei paesi del partenariato orientale; riconosce che l'UE ha già fornito un sostegno significativo verso il raggiungimento degli obiettivi nel settore dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere, anche attraverso l'assistenza da pari a pari del TAIEX, che contribuisce alla riforma della pubblica amministrazione e promuove la cooperazione sui principi e sulle politiche fondamentali;

50.  sottolinea che, sebbene la parità di genere sia un principio orizzontale all'interno della politica europea di vicinato (PEV) e dello strumento europeo di vicinato (ENI), sarebbe opportuno perseguire obiettivi più precisi e misurabili in questo settore, anche in relazione al nuovo piano d'azione sulla parità di genere nella cooperazione allo sviluppo 2016-2020; sottolinea l'urgente necessità di un'integrazione della dimensione di genere, intesa come strategia per la realizzazione della parità di genere, e di un'azione positiva nell'ambito dei piani d'azione nazionali della politica europea di vicinato;

51.  invita la Commissione a imporre il ricorso all'integrazione della dimensione di genere e a integrare la dimensione di genere nel bilancio, nonché a condurre valutazioni dell'impatto di genere in tutti gli ambiti della PEV e dell'ENI, garantendo così che siano sviluppati e monitorati obiettivi concreti in materia di parità di genere;

52.  rileva che, all'interno della PEV riveduta, le relazioni specifiche per paese dovrebbero concentrarsi su priorità concordate con i partner; si compiace del fatto che le relazioni periodiche dedicate a monitorare le evoluzioni nel vicinato si concentreranno anche sull'uguaglianza di genere;

53.  sollecita l'inclusione dei diritti delle donne e delle questioni relative all'uguaglianza di genere, come pure delle azioni proposte, all'ordine del giorno dei dialoghi condotti regolarmente con i partner del partenariato orientale in materia di politiche e di diritti umani;

54.  pone in rilievo il ruolo fondamentale della diplomazia parlamentare in tutti i settori summenzionati e la necessità di uno scambio delle migliori pratiche;

55.  ritiene importante raccogliere dati armonizzati per quanto riguarda la situazione delle donne nei paesi del partenariato orientale; incoraggia la possibilità di introdurre l'Indice dell'uguaglianza di genere, sviluppato dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, nel contesto di progetti finanziati dall'ENI nei paesi del partenariato orientale;

56.  sottolinea la necessità che l'ENI fornisca sostegno alle organizzazioni femminili di base e alla società civile, che sono nelle condizioni migliori per entrare in contatto con le popolazioni locali e contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica e ad affrontare i problemi incontrati dalle donne e dalle ragazze nelle regioni in questione;

57.  incoraggia gli Stati membri a sviluppare relazioni bilaterali e multilaterali più strette con i paesi del partenariato orientale, nonché un coinvolgimento attivo nell'assistenza in fase di transizione, nell'assistenza tecnica e nella condivisione delle esperienze; ritiene che gli Stati membri geograficamente prossimi ai paesi del partenariato orientale potrebbero svolgere un ruolo importante nell'agevolare relazioni più solide e nel coinvolgere altri Stati membri nei partenariati del partenariato orientale.

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°    °

58.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

MOTIVAZIONE

La stabilizzazione del suo vicinato è uno dei principali obiettivi della politica estera dell'Unione europea e della politica europea di vicinato (PEV) al fine di garantire sicurezza, pace, stabilità e prosperità per tutti. Le donne svolgono un ruolo cruciale per il raggiungimento di tale obiettivo.

Il partenariato orientale (PO) è stato avviato nel 2009 con la dichiarazione di Praga, come iniziativa congiunta tra l'Unione europea, i suoi Stati membri e sei paesi partner dell'Europa orientale e del Caucaso meridionale: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Repubblica di Moldova e Ucraina. Poiché il partenariato orientale si fonda sull'impegno al rispetto dei principi del diritto internazionale, dei valori fondamentali della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani, non va dimenticata l'importanza della parità di genere e dei diritti delle donne. Annunciando le priorità strategiche della politica europea di vicinato per il periodo 2014-2020, si è posto l'accento sulla parità di genere come questione trasversale da affrontare e integrare in tutte le attività pertinenti. L'uguaglianza di genere è stata anche menzionata come "nuova e promettente area di cooperazione" nell'ultima dichiarazione del vertice sul partenariato orientale adottata a Riga in occasione del vertice del 2015. E infatti, l'emancipazione delle donne e la loro partecipazione attiva alla vita sociale, politica ed economica è fondamentale per realizzare i cambiamenti in corso.

Tenendo conto del principio di differenziazione della PEV e della diversità che caratterizza gli Stati del partenariato orientale, è importante sottolineare che i diritti delle donne e la parità di genere sono ampiamente riconosciuti nelle Costituzioni e nei sistemi giuridici di tutti i paesi del partenariato orientale. Tuttavia, si avverte ancora il peso della discriminazione sociale e degli stereotipi di genere. Gli stereotipi di genere non solo impediscono una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro e la loro partecipazione alla vita politica, ma favoriscono anche il persistere dell'accettazione sociale della violenza domestica di genere e non denunciata.

È estremamente scarsa la presenza delle donne nelle strutture politiche di potere, sia nel potere esecutivo che legislativo, principalmente a causa di pratiche discriminatorie. Le donne rappresentano in media il 14 % dei ministri e il 16 % dei deputati. In campo economico, nonostante il fatto che le donne siano in generale più istruite degli uomini, esse rappresentano il 10 % dei membri degli organi direttivi delle associazioni di imprenditori e il 15 % dei membri dei sindacati. In linea di massima, il divario retributivo è significativo, ma con evidenti differenze tra i vari paesi del partenariato orientale (tra il 24 % e il 50 %), mentre la segregazione orizzontale e verticale nel mercato del lavoro è critica. Le donne tendono quindi ad accettare lavori sottopagati o addirittura non registrati, in particolare nelle zone rurali, o si dedicano ad attività imprenditoriali. In realtà, le donne rappresentano gran parte degli imprenditori o dei titolari di aziende, ma devono comunque affrontare le stesse barriere che incontrano nell'UE, soprattutto a causa dei diffusi stereotipi di genere e dei settori a prevalenza maschile. [1]

La lotta contro la violenza nei confronti delle donne è una sfida condivisa dall'UE e dai paesi del suo vicinato orientale. Le statistiche dei casi segnalati evidenziano che tra il 7% e il 25%[2] delle donne (a seconda del paese) è stato vittima di violenza domestica, ma la maggior parte dei casi non viene denunciata. Inoltre, i paesi del partenariato orientale sono identificati come i paesi di origine o di transito (talvolta di destinazione, soprattutto nel caso della tratta interna) della tratta di esseri umani. La stragrande maggioranza delle vittime della tratta di esseri umani è costituita da donne[3].

Donne e bambini costituiscono la stragrande maggioranza delle persone colpite da conflitti armati. Ecco perché la relazione sottolinea il ruolo chiave svolto dalle donne nella risoluzione dei conflitti, la costruzione della pace e nelle emergenze legate ai conflitti. La relazione chiede inoltre un maggiore coinvolgimento delle donne nei negoziati di pace e nelle transizioni politiche.

L'obiettivo della presente relazione non è quello di elencare le carenze e i fallimenti nella tutela dei diritti delle donne, ma piuttosto di mettere in evidenza gli ostacoli alla emancipazione delle donne e come una maggiore parità di genere potrebbe contribuire al raggiungimento degli obiettivi del partenariato orientale e della PEV. Nella relazione sono inoltre inseriti esempi di buone prassi, di progetti pertinenti e di successo per la promozione dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere negli Stati del partenariato orientale. Oggetto di analisi è altresì il sostegno dell'UE nel contesto della politica europea di vicinato, cui sono rivolte alcune raccomandazioni in proposito.

Come sottolineato dalla dichiarazione di Riga, la parità di genere è un settore che trarrebbe grande beneficio da una cooperazione rafforzata tra l'UE e gli Stati del partenariato orientale. La maggior parte delle sfide sono di natura comune per l'UE e i paesi del suo vicinato orientale e la presente relazione intende contribuire a migliorare la posizione che i diritti delle donne e la parità di genere occupano nelle priorità politiche del partenariato orientale.

PARERE della commissione per gli affari esteri (11.10.2016)

destinato alla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere

sui diritti della donna negli Stati del partenariato orientale
(2016/2060(INI))

Relatore per parere: Pier Antonio Panzeri

SUGGERIMENTI

La commissione per gli affari esteri invita la commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

–  vista la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW) del 1979,

–  vista la Piattaforma d'azione di Pechino (1995) delle Nazioni Unite per la parità, lo sviluppo e la pace,

–  viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1820 (2008), 1325 (2000), e la recente risoluzione 2242 (2015) sulle donne, la pace e la sicurezza,

–  viste le risoluzioni della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere,

–  vista la Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa del 2011,

–  viste le convenzioni dell'Organizzazione internazionale sul lavoro sulla parità di genere, segnatamente la convenzione sulla parità di retribuzione (n. 100) del 1951, la convenzione sulla discriminazione (in materia di impiego e di professione) (n. 111) del 1958, la convenzione sui lavoratori con responsabilità familiari (n. 156) del 1981 e la convenzione sulla protezione della maternità (n. 183) del 2000,

1.  chiede una ripartizione equa del potere e della rappresentanza tra le donne e gli uomini a tutti i livelli di governo e del processo decisionale, anche per quanto riguarda la partecipazione delle donne alle elezioni locali, se necessario ricorrendo all'istituzione di quote; sostiene vigorosamente i progetti di emancipazione finalizzati alla promozione della partecipazione delle donne alle elezioni locali quali il progetto WiLD (donne nella democrazia locale) che ha avuto come esito l'elezione del 70 % dei suoi beneficiari di sesso femminile alle elezioni del 2013 e del 2014 in Armenia; sottolinea l'importanza di una partecipazione sistematica, equa, piena e attiva delle donne nella prevenzione e nella risoluzione dei conflitti, nella promozione dei diritti umani e delle riforme democratiche, nonché nelle operazioni di mantenimento della pace, nell'assistenza umanitaria e nella ricostruzione post-conflitto e nei processi di transizione democratica che portano a soluzione politiche durature e stabili;

2.  sottolinea che la stabilità politica complessiva e il rispetto dei diritti umani sono generalmente le necessarie premesse per il potenziamento dei diritti delle donne e il miglioramento della loro situazione nei paesi interessati;

3.  sottolinea l'importanza di una partecipazione equa, piena e attiva delle donne nella prevenzione e la risoluzione dei conflitti;

4.  sostiene i progetti di emancipazione che rafforzano la fiducia delle donne nelle proprie capacità, garantiscono la loro partecipazione e accrescono il loro potere e autorità nel prendere decisioni relative a tutti i settori che incidono sulla loro vita; richiama un'attenzione particolare al ruolo della libertà d'espressione e di opinione nell'emancipazione delle donne;

5.  sottolinea l'urgente necessità di un'integrazione della dimensione di genere, intesa come strategia per la realizzazione della parità di genere, e di un'azione positiva nell'ambito dei piani d'azione nazionali della politica europea di vicinato;

6.  chiede che tutti i bambini abbiano pari accesso all'istruzione, anche nei livelli della custodia dell'infanzia, della scuola materna ed elementare, dell'istruzione secondaria e universitaria e nelle discipline STEM, prestando particolare attenzione all'istruzione e alla formazione delle ragazze nei settori che rappresentano un superamento dei ruoli convenzionali, anche per le ragazze che vivono nelle zone rurali; si compiace, a questo proposito, dei progetti quale quello realizzato dall'università statale di Sumy in Ucraina a sostegno delle pari opportunità delle giovani madri-studenti nell'ottenere un lavoro negli istituti di istruzione superiore; chiede l'apertura alle donne di tutti i percorsi educativi nonché un miglioramento del loro accesso all'istruzione superiore e alle professioni che sono tuttora vietate alle donne;

7.  sottolinea che il lavoro minorile resta una questione problematica in alcuni paesi del partenariato orientale, in particolare in Moldova, Georgia e Azerbaigian; invita tali paesi a fissare obiettivi specifici in vista dell'eliminazione di tutte le forme di lavoro minorile e garantire il pieno rispetto delle norme in materia;

8.  incoraggia il miglioramento delle politiche sociali per le donne e l'impiego del microcredito quale strumento per favorire l'indipendenza economica nonché la promozione delle competenze imprenditoriali; sottolinea la necessità di fornire orientamenti e chiarimenti alle donne sul modo in cui le politiche macroeconomiche possono sostenere i loro diritti e osserva che le donne devono avere accesso alle informazioni relative ai loro diritti sociali ed economici;

9.  chiede che le donne siano coinvolte nel processo decisionale e nell'attuazione delle politiche economiche, che siano promossi programmi imprenditoriali per le pari opportunità per gli uomini e le donne nelle aziende e nelle società e che siano realizzati progetti di sviluppo locale tesi all'emancipazione economica delle donne negli Stati del partenariato orientale, come il progetto del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo attualmente in fase di realizzazione in Azerbaigian e finalizzato a sostenere la creazione di imprese guidate da donne nella regione del Masalli; chiede altresì l'adozione di politiche economiche specifiche volte ad agevolare la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata delle donne;

10.  sottolinea la necessità di promuovere l'imprenditoria femminile e l'accesso al credito delle donne e, in senso lato, la loro partecipazione al mondo dell'impresa attraverso lo sviluppo di una forte presenza femminile nel settore delle PMI nei paesi del partenariato orientale, agevolando l'accesso al credito e alla consulenza per le PMI a conduzione femminile;

11.  plaude al contributo dell'Unione al programma della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo "Women in Business" nei paesi del partenariato orientale che permette alle aziende a conduzione femminile di avere accesso a consulenze;

12.  plaude al progetto del Consiglio d'Europa finalizzato a individuare e sostenere l'eliminazione degli ostacoli all'accesso paritario delle donne alla giustizia nei paesi del partenariato orientale;

13.  mette in risalto la necessità che le donne siano parte attiva delle associazioni sindacali e sottolinea l'urgenza di abbattere le barriere discriminatorie di natura giuridica e strutturale che si presentano alle donne in ambito lavorativo, al fine di conseguire la parità di retribuzione per un lavoro di pari valore in modo da eliminare i divari salariali e pensionistici tra i due sessi;

14.  reputa essenziale mettere a punto pratiche e normative che permettano alle donne di mantenere il lavoro durante la gravidanza e per un determinato periodo successivo al fine di preservare, tramite aiuti statali, il reddito al livello precedente per coloro le cui entrate sono ridotte perché hanno figli e di facilitare l'equilibrio tra vita privata e vita professionale;

15.  invita i paesi del partenariato orientale a incoraggiare i mezzi d'informazione a perseguire politiche atte a promuovere la parità tra le donne e gli uomini e a combattere gli stereotipi di genere;

16.  esorta gli Stati del partenariato orientale a ratificare la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e contro la violenza domestica, visto che nessuno degli Stati interessati vi ha provveduto, e invita le autorità a mettere a punto strategie nazionali per prevenire, indagare e punire gli atti di violenza sulle donne, favorire la protezione e l'assistenza alle vittime e assicurare la loro reintegrazione sociale;

17.  condanna l'uso della violenza sessuale sulle donne e le ragazze quale arma di guerra, compresi lo stupro di massa, la schiavitù sessuale, la prostituzione coatta e le forme di persecuzione basate sul genere, tra cui la tratta come pure il turismo sessuale, i matrimoni precoci e forzati e tutte le altre forme di violenza fisica, sessuale e psicologica e chiede agli Stati del partenariato orientale di intraprendere con urgenza misure atte a prevenire e perseguire i gravi reati del genere perpetrati nelle loro giurisdizioni e anche al di fuori del proprio territorio; sottolinea che il matrimonio in età precoce permane un problema in Georgia e Moldova, dove i dati esistenti mostrano che circa il 17-19 % delle donne si sposa prima dei 18 anni di età; richiama l'attenzione sul fatto che i reati connessi al genere e i reati di violenza sessuale sono classificati nello Statuto di Roma come crimini di guerra, crimini contro l'umanità o atti costitutivi rispetto al genocidio o alla tortura; si compiace, a tale proposito, della risoluzione 2106 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla prevenzione della violenza sessuale nei conflitti, approvata il 24 giugno 2013;

18.  sottolinea l'importanza degli obiettivi di sviluppo sostenibile, soprattutto l'obiettivo 5 sulla parità di genere e l'emancipazione di tutte le donne e le ragazze, con particolare riferimento al paragrafo 2, che chiede l'eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze nella sfera pubblica e privata, compresi la tratta, lo sfruttamento sessuale e altri tipi di sfruttamento;

19.  chiede una protezione specifica per le donne richiedenti asilo, comprese le madri con bambini piccoli, in quanto è possibile che le donne in particolare fuggano dalla violenza di genere ma non possano o non vogliano rivelare informazioni in proposito durante la procedura di esame dello status di rifugiato; invita, a tale proposito, la Commissione ad attuare progetti miranti a proteggere i gruppi vulnerabili come ha già fatto in Georgia nel 2012-2014 con un progetto finanziato dall'UE;

20.  chiede l'applicazione della piattaforma d'azione di Pechino nei settori dell'istruzione e della salute in quanto diritti umani fondamentali ed esorta a garantire alle donne, comprese le donne e le ragazze con disabilità, l'accesso ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva; sottolinea che la pianificazione familiare, la salute materna, l'accesso alla contraccezione e i servizi per la salute sessuale e riproduttiva sono elementi importanti nel salvare la vita delle donne; sottolinea l'importanza del progetto finanziato dall'UE in corso di attuazione in Moldova per rafforzare le organizzazioni della società civile nella prevenzione dell'HIV/AIDS e nell'assistenza dei detenuti di sesso femminile e minorenni;

21.  condanna duramente la tratta di esseri umani e qualsiasi altra pratica di sfruttamento che violi il diritto all'integrità fisica e infligga violenze; insiste sulla necessità di lottare contro la tratta degli esseri umani, le cui vittime sono per la maggior parte donne che vengono sfruttate a fini sessuali o lavorativi; sostiene che tali politiche devono essere poste al centro della cooperazione allo sviluppo nell'ambito delle politiche di vicinato dell'UE;

22.  invita i paesi del partenariato orientale a mettere a punto misure atte a garantire che la giustizia tenga conto della problematica di genere e risponda alle esigenze delle donne più sfavorite (indigenti, analfabete, provenienti dalle zone rurali, appartenenti alle minoranze e disabili);

23.  sottolinea la necessità di meccanismi di protezione efficaci per le donne impegnate nella difesa dei diritti umani;

24.  mette in risalto il ruolo fondamentale della diplomazia parlamentare in tutti i settori summenzionati e la necessità di operare scambi delle migliori pratiche;

25.  chiede con urgenza che la parità tra donne e uomini sia sistematicamente inserita nei dialoghi politici e sui diritti umani con gli Stati del partenariato orientale.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione

10.10.2016

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

48

2

2

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Lars Adaktusson, Michèle Alliot-Marie, Petras Auštrevičius, Mario Borghezio, Elmar Brok, Klaus Buchner, Lorenzo Cesa, Aymeric Chauprade, Javier Couso Permuy, Andi Cristea, Mark Demesmaeker, Eugen Freund, Michael Gahler, Richard Howitt, Sandra Kalniete, Manolis Kefalogiannis, Tunne Kelam, Afzal Khan, Janusz Korwin-Mikke, Andrey Kovatchev, Eduard Kukan, Ilhan Kyuchyuk, Ryszard Antoni Legutko, Arne Lietz, Barbara Lochbihler, Ramona Nicole Mănescu, David McAllister, Tamás Meszerics, Francisco José Millán Mon, Alojz Peterle, Tonino Picula, Kati Piri, Jaromír Štětina, Charles Tannock, Ivo Vajgl, Johannes Cornelis van Baalen, Geoffrey Van Orden

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Neena Gill, María Teresa Giménez Barbat, Ana Gomes, Othmar Karas, Javi López, Antonio López-Istúriz White, Urmas Paet, Eleni Theocharous, Traian Ungureanu, Paavo Väyrynen

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Edward Czesak, Heidi Hautala, Emilian Pavel, Mylène Troszczynski, Michaela Šojdrová

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione

29.11.2016

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

22

3

3

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Daniela Aiuto, Beatriz Becerra Basterrechea, Malin Björk, Vilija Blinkevičiūtė, Iratxe García Pérez, Anna Hedh, Mary Honeyball, Elisabeth Köstinger, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Florent Marcellesi, Maria Noichl, Marijana Petir, João Pimenta Lopes, Michaela Šojdrová, Ernest Urtasun, Elissavet Vozemberg-Vrionidi, Jadwiga Wiśniewska, Anna Záborská, Jana Žitňanská

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Biljana Borzan, Stefan Eck, Mariya Gabriel, Clare Moody, Sirpa Pietikäinen, Dubravka Šuica, Marc Tarabella, Monika Vana, Julie Ward

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

22

+

ALDE

Beatriz Becerra Basterrechea

ECR

Jana Žitňanská

EFDD

Daniela Aiuto

GUE/NGL

Malin Björk, Stefan Eck

PPE

Mariya Gabriel, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Sirpa Pietikäinen, Renato Soru, Elissavet Vozemberg-Vrionidi

S&D

Vilija Blinkevičiūtė, Biljana Borzan, Iratxe García Pérez, Anna Hedh, Mary Honeyball, Clare Moody, Maria Noichl, Marc Tarabella, Julie Ward

Verts/ALE

Florent Marcellesi, Ernest Urtasun, Monika Vana

3

-

PPE

Elisabeth Köstinger, Angelika Niebler, Marijana Petir

3

0

ECR

Jadwiga Wiśniewska

PPE

Anna Záborská

GUE/NGL

João Pimenta Lopes

Significato dei simboli utilizzati:

+  :  favorevoli

-  :  contrari

0  :  astenuti