RELAZIONE su una strategia europea per promuovere le colture proteiche – incoraggiare la produzione di colture proteiche e leguminose nel settore agricolo europeo
27.3.2018 - (2017/2116(INI))
Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale
Relatore: Jean-Paul Denanot
- PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
- MOTIVAZIONE
- PARERE della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare
- INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
- VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
su una strategia europea per promuovere le colture proteiche – incoraggiare la produzione di colture proteiche e leguminose nel settore agricolo europeo
Il Parlamento europeo,
– vista la sua risoluzione dell'8 marzo 2011 sul "deficit proteico nell'UE: quale soluzione per questo annoso problema?"[1],
– visto il progetto del Parlamento europeo e del Consiglio, detto "omnibus", che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e la relativa modifica intesa a includervi una richiesta alla Commissione di pubblicare un "piano proteine" entro la fine del 2018[2],
– vista la "dichiarazione sulla soia a livello europeo", presentata il 12 giugno 2017 al Consiglio Agricoltura dalla Germania e dall'Ungheria, e firmata in seguito da 14 Stati membri[3],
– vista la decisione del Consiglio 93/355/CEE, dell'8 giugno 1993, relativa alla conclusione di un memorandum d'intesa sui semi oleaginosi tra la Comunità economica europea e gli Stati Uniti d'America, nel quadro del GATT[4],
– visto il documento adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, dal titolo "Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development" ("Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile"), e, in particolare, gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) n. 2, 12 e 15 in esso inclusi,
– vista la decisione adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in occasione della sua 68a sessione, di proclamare ufficialmente il 2016 "Anno internazionale dei legumi", sotto l'egida dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO)[5],
– visto il suo studio sul ruolo ambientale delle colture proteiche nella nuova politica agricola comune[6],
– vista l'audizione tenutasi al Parlamento sul miglioramento dell'approvvigionamento in Europa in termini di colture proteiche,
– vista la dichiarazione Danube Soya del 19 gennaio 2013,
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale e il parere della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (A8-0121/2018),
A. considerando che l'Unione europea soffre di un deficit importante in termini di proteine vegetali a causa delle esigenze del proprio settore zootecnico, che dipende dalle importazioni di mangimi da paesi terzi, situazione che purtroppo ha visto miglioramenti ridotti, nonostante le intenzioni più volte annunciate e le iniziative adottate al riguardo da oltre quindici anni e nonostante l'utilizzo di coprodotti derivanti dalla produzione di biocarburanti nei mangimi animali; considerando che l’attuale situazione dell'UE, caratterizzata dall’importazione di proteine vegetali (principalmente soia) provenienti dall’America del Sud, è insostenibile e dimostra che occorre adottare un’azione maggiormente energica, in particolare per migliorare la sostenibilità di tali importazioni;
B. considerando che è essenziale ridurre la considerevole dipendenza dell'Unione dalle importazioni di colture proteiche, essenzialmente impiegate per l'alimentazione animale; che, oltre all'impatto ambientale nelle regioni produttrici di soia, la situazione attuale comporta rischi elevati in particolare per il settore zootecnico dell'UE, poiché la volatilità dei prezzi sui mercati internazionali è notevolmente aumentata;
C. considerando che il Parlamento europeo si è ripetutamente espresso in merito alle proteine e alla necessità di istituire un piano europeo per le proteine, senza che le sue iniziative abbiano realmente prodotto risultati tali da modificare la situazione di dipendenza dell'Europa riguardo all'approvvigionamento di proteine vegetali;
D. considerando che, a seguito della crisi della BSE, è stato giustamente vietato a livello europeo l'utilizzo di farine animali nei mangimi[7], ma che ciò ha fatto aumentare fortemente le importazioni di soia dall'America latina;
E. considerando che nell'UE solo il 3 % della superficie coltivabile è pertanto destinato alle colture proteiche mentre l'Unione importa oltre il 75 % del suo approvvigionamento di proteine vegetali soprattutto dal Brasile, dall'Argentina e dagli Stati Uniti;
F. considerando che i settori zootecnici nell'Unione sono estremamente sensibili alla volatilità dei prezzi e alla distorsione della concorrenza e dipendono dalle importazioni di proteine vegetali a prezzi accessibili e di qualità elevata, il che pone una sfida reale per le aziende agricole europee;
G. considerando che le colture proteiche europee generano sottoprodotti oleaginosi che possono contribuire all'economia circolare e possono essere molto utili per il consumo umano, le energie rinnovabili o la chimica verde; che la coproduzione di proteine e di sottoprodotti in Europa consente di ridurre le importazioni di proteine OGM e di biocarburanti che contribuiscono alla deforestazione;
H. considerando che il problema delle proteine vegetali utilizzate nei mangimi è stato troppo spesso affrontato solo dalla prospettiva delle sostanze ricche di proteine, associata a quella del deficit di proteine vegetali e della ricerca di materie prime destinate a completare le razioni degli animali da allevamento;
I. considerando che occorre adottare un'analisi più globale della questione delle proteine vegetali in Europa, al fine di dotarsi di una strategia a lungo termine e di tutti gli strumenti disponibili per agire in modo più efficace sulla riduzione della nostra dipendenza dalle proteine vegetali importate; che tale strategia è uno strumento per la transizione verso sistemi agroalimentari più sostenibili;
J. considerando che le proteine, analogamente all'energia, sono una componente essenziale per la nostra alimentazione e possono essere fornite in forma vegetale o animale;
K. considerando che le proteine vegetali sono al centro delle sfide della sovranità e della sicurezza alimentare (per gli alimenti e i mangimi), della protezione dell'ambiente, del riscaldamento globale e delle energie rinnovabili; che sono indispensabili per la vita e sono presenti in tutti gli alimenti consumati, sia dall'uomo sia dagli animali;
L. considerando che la produzione totale europea di materie ricche di proteine è passata da 24,2 a 36,3 milioni di tonnellate (+50 %) dal 1994 al 2014, ma che nel contempo i consumi sono passati da 39,7 a 57,1 milioni di tonnellate (+44 %); che il disavanzo globale di proteine dell'Unione (20,8 milioni di tonnellate nel 2014) è pertanto in aumento; considerando che negli ultimi 50 anni il mercato mondiale delle proteine vegetali, combinato a quello della soia e dei panelli di soia, ha registrato una notevole evoluzione e che il consumo di queste materie prime è aumentato vertiginosamente in tutti gli Stati membri, con un consumo di soia che è passato dai 2,42 milioni di tonnellate del 1960 ai quasi 36 milioni di tonnellate attuali; che il settore zootecnico dell'UE dipende in maniera considerevole dalle importazioni di semi e panelli di soia dai paesi terzi, in particolare dall'America meridionale; che per soddisfare la domanda di soia nell'UE si utilizza una superficie di circa 15 milioni di ettari, di cui 13 milioni in America meridionale;
M. considerando che la coltivazione di colture proteiche genera un importante valore aggiunto per l'ambiente, che non è minacciato dal relativo utilizzo di prodotti fitosanitari;
N. considerando che, negli ultimi anni, la Cina è diventata il principale paese esportatore di soia a livello mondiale e ha sviluppato una propria strategia non trasparente di garanzia di approvvigionamento, al di fuori dei tradizionali meccanismi di mercato, basata su contratti di produzione con il principale fornitore mondiale di soia, il Brasile, con massicci investimenti in loco, a spese dell'ambiente, a favore della produzione e delle infrastrutture di trasformazione (triturazione) e di trasporto portuale; che tale strategia di internazionalizzazione da parte delle filiere agroindustriali cinesi potrebbe ripercuotersi sull'approvvigionamento di soia e semi oleaginosi del mercato dell'UE, che è anche un cliente importante del Brasile, e minacciare la stabilità dei mercati dell'Unione;
O. considerando che la maggior parte della soia importata, in particolare dalle Americhe, proviene da colture geneticamente modificate e che i consumatori europei mostrano una certa diffidenza nei confronti di questa tecnologia; considerando l'aumento dell'interesse per i prodotti locali non OGM e della preoccupazione per l'impronta di carbonio delle importazioni; che, all'interno dell'UE, molti produttori e trasformatori di semi di soia, produttori di mangimi e rappresentanti dell'industria alimentare (produttori di carne, produttori di latte e uova e altri utenti di semi di soia), le catene commerciali e altre istituzioni competenti sostengono sistemi sostenibili e certificati di produzione di semi di soia senza OGM;
P. considerando che per soddisfare le esigenze alimentari dell'UE, l'agricoltura europea ha subito una trasformazione nel quadro della politica agricola comune (PAC); che ha assunto un carattere più intensivo e i mercati dei prodotti agricoli e delle materie prime sono stati aperti, il che ha aumentato la dipendenza dell'UE dalle importazioni delle proteine vegetali dalle Americhe; che la globalizzazione ha portato ad una convergenza delle abitudini alimentari ed alla specializzazione agricola, determinando per la produzione di proteine grandi movimenti di fattori di produzione su lunghe distanze, dai fertilizzanti azotati per nutrire le colture, alle materie prime ricche di proteine per alimentare il bestiame, con il ben noto impatto sull'ambiente e il clima;
Q. che la produzione di colture proteiche, in particolare di soia, importata per la produzione di mangimi rientra tra i principali motori del cambiamento della destinazione dei suoli e in molte regioni extraeuropee contribuisce in misura rilevante alla deforestazione; che l'aumento della produzione di colture proteiche in Europa potrebbe integrare in modo significativo le misure intese a promuovere catene di approvvigionamento delle materie prime agricole che non prevedono la deforestazione; considerando che è diventato ancora più importante, alla luce dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dell'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, affrontare la sfida globale della deforestazione e del degrado forestale;
R. considerando che il fabbisogno di azoto necessario per le colture e la produzione di proteine vegetali, ad eccezione delle leguminose, oggi è prodotto soprattutto da fertilizzanti azotati di sintesi, che sono costosi da produrre e ad alta intensità energetica nonché inquinanti per l'acqua e l'aria e hanno un'elevata impronta ecologica per via delle grandi quantità di combustibili fossili utilizzate durante il processo di produzione; che ciò non contribuisce all'obiettivo dell'economia circolare e della maggiore efficienza nell'utilizzo delle risorse e dei flussi di rifiuti dell'Unione; che, in tali circostanze, è necessario riconsiderare la questione delle proteine, dalla fase di produzione fino al consumo, in termini di prestazioni produttive e ambientali, grazie a una migliore gestione del ciclo dell'azoto, incluso l'utilizzo e lo sviluppo di fertilizzanti azotati organici, per esempio il riciclaggio di nutrienti dai flussi di rifiuti organici come il concime animale;
S. considerando che, al fine di ridurre la dipendenza dell'UE dalle importazioni di proteine vegetali, occorre guardare in via prioritaria alle colture ricche di proteine, che soddisfano il fabbisogno di ruminanti e non ruminanti, ma anche a tutte le altre colture (comprese le superfici foraggere e in erba) che, nonostante il minore tenore proteico, sono coltivate su superfici importanti in tutta l'Unione; che esistono numerosi vantaggi derivanti dall'allevamento a pascolo per i ruminanti, tra cui la riduzione dei costi dei fattori di produzione delle aziende agricole;
T. considerando che non ci sarà un aumento improvviso della produzione di proteine vegetali senza un miglioramento della redditività di tali colture e che è necessario attuare un piano strategico, efficace e ambizioso per l'approvvigionamento di proteine vegetali per promuovere lo sviluppo sostenibile dell'agricoltura europea; che, per sviluppare tale piano, occorre mobilitare diverse politiche dell'Unione e in primo luogo la PAC;
U. considerando che negli ultimi decenni l'Unione ha utilizzato tre strumenti principali per intervenire a sostegno dell'obiettivo di indipendenza proteica dell'Europa, ossia gli aiuti accoppiati volontari per le colture proteiche e oleaginose, la politica europea in materia di biocarburanti e la condizionalità del 30 % degli aiuti diretti introdotta dall'ultima riforma della PAC per attuare misure di inverdimento, in particolare l'obbligo di destinare il 5 % della superficie coltivabile ad aree di interesse ecologico e la decisione di consentirvi la coltivazione di piante che fissano l'azoto e di colture intercalari;
V. considerando che l'interesse degli agricoltori per le colture che fissano l'azoto e le colture proteiche è cresciuto notevolmente perché questi prodotti consentono loro di soddisfare i requisiti in materia di inverdimento, e che tale interesse incoraggerà i selezionatori a riprendere o aumentare le loro attività in relazione a tali colture;
W. considerando che nel periodo 2000-2013, le misure introdotte dalla PAC non sono riuscite, da sole, a invertire la tendenza alla riduzione o alla stagnazione della produzione di proteine in Europa, ma che a partire dal 2013 la combinazione tra tali aiuti e la misura di "inverdimento" che autorizza la coltivazione di colture proteiche nelle aree di interesse ecologico ha portato a un netto aumento della produzione di proteine nell'UE;
X. considerando che l'accordo politico sulla PAC raggiunto dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Commissione nel 2013 prevede la possibilità di colture che fissano l'azoto nelle aree di interesse ecologico;
Y. considerando che, come dimostrano le ricerche, i produttori di mangimi spesso aggiungono più proteine ai mangimi di quanto ritenuto necessario e che attraverso una determinazione più precisa del contenuto proteico necessario per l'animale di destinazione è possibile ottenere vantaggi in termini di efficienza;
Z. considerando che a causa della bassa percentuale di colture proteiche nell'Unione, il numero di programmi di ricerca sulle proteine vegetali è in flessione, come lo sono la formazione, l'innovazione e l'acquisizione di esperienze pratiche nell'UE; che l'efficacia dell'innovazione andrebbe migliorata e la politica di ricerca a favore delle proteine andrebbe sviluppata, ma che ciò può avere esito positivo solo con il sostegno di impegni politici a medio-lungo termine; che la politica di ricerca a favore delle proteine dovrebbe includere colture di leguminose di produzione interna;
AA. considerando che il sostegno alle attività di selezione vegetale sarà importante per lo sviluppo di nuove varietà di colture proteiche che possano contribuire a una maggiore produzione di proteine dell'UE; che efficaci attività di selezione vegetale richiedono una politica di ricerca a lungo termine sufficientemente finanziata e un contesto normativo idoneo che incoraggi l'innovazione;
AB. considerando che la Commissione ha già finanziato, e attualmente finanzia, numerosi progetti pertinenti, ivi compresi quelli alla voce "SFS-44-2016 – A joint plant breeding programme to decrease the EU's and China's dependency on protein imports" (SFS-44-2016 – un programma congiunto di selezione vegetale per ridurre la dipendenza dell'UE e della Cina dalle importazioni di proteine); che è opportuno garantire una comunicazione, una divulgazione e un utilizzo adeguati dei risultati di tali progetti, affinché le future decisioni politiche in questo campo si basino su elementi concreti;
AC. considerando che il costo della soia è pressoché raddoppiato in termini reali dal 2007;
1. ritiene sia giunto il momento di attuare un vasto piano strategico europeo per la produzione e l'approvvigionamento di proteine vegetali, basato sullo sviluppo sostenibile di tutte le colture presenti in tutta l'Unione; reputa che tale passaggio comporti una modifica profonda dei nostri sistemi di produzione per rispondere alle esigenze degli agricoltori in termini di sostentamento e alle esigenze di un'economia circolare e di una produzione agricola sostenibile, fondata su principi quali l’agroecologia e altre pratiche rispettose dell’ambiente, incluse strategie per l'alimentazione dei ruminanti a basso impiego di fattori di produzione basate sia sul pascolo permanente sia sui pascoli temporanei sui seminativi;
2. invita la Commissione a intraprendere azioni immediate volte a evitare eventuali riduzioni dell'attuale livello di produzione delle colture proteiche, tenendo debitamente conto dei vantaggi ambientali derivanti dalla coltivazione convenzionale di colture che fissano l'azoto nelle aree di interesse ecologico;
3. osserva che le colture proteiche possono essere benefiche per l'ambiente grazie alla loro capacità di fissare l'azoto dall'atmosfera; aggiunge che tali benefici includono una riduzione dell'utilizzo di fertilizzanti a base di combustibili fossili, un miglioramento della qualità del suolo, una riduzione dei livelli di malattia rispetto alla monocoltura costante e la protezione della biodiversità; sottolinea inoltre che la fissazione dell'azoto mediante tali colture può aiutare a ridurre i costi dei fattori di produzione e gli eventuali effetti negativi sull'ambiente associati ad un utilizzo eccessivo dei fertilizzanti;
4. chiede la creazione di una piattaforma europea, sostenuta dall'Osservatorio europeo del mercato delle colture, che consenta di: identificare le superfici di proteine per categoria di coltura e localizzazione, di elaborare riferimenti tecnici accessibili a tutti gli agricoltori, di conoscere la disponibilità in termini di proteine in Europa per agevolare la loro commercializzazione e di censire l'insieme delle ricerche pubbliche e private eseguite sulle proteine;
5. raccomanda di tenere conto di tutte le risorse proteiche vegetali, quindi delle colture che rientrano sia nell'alimentazione umana sia in quella animale, nonché del sostegno normativo per lo sviluppo e la commercializzazione di nuove colture proteiche vegetali; ritiene inoltre che la ricerca sulle fonti proteiche alternative andrebbe identificata;
6. riconosce che la produzione di soia nell’America del Sud è uno dei fattori principali dei cambiamenti di uso del suolo e causa molteplici problemi ecologici, come l’inquinamento da pesticidi delle acque sotterranee, l’erosione del suolo, l'esaurimento delle risorse idriche e la deforestazione, con la conseguente perdita di biodiversità con effetti devastanti; riconosce che la produzione di soia ha conseguenze sociali e sanitarie nei paesi produttori, aggravate da limitati diritti fondiari formali, accaparramento dei terreni, espulsione forzata e altre violazioni dei diritti umani;
7. ricorda che la crisi dell'encefalopatia spongiforme bovina (BSE) negli anni Novanta e il divieto di utilizzare proteine trattate di origine animale nei mangimi per gli animali, come previsto dal regolamento (CE) n. 999/2001, ha fatto salire la domanda di proteine di origine vegetale in Europa; osserva che nel settore europeo della piscicoltura vengono utilizzate fonti europee alternative di proteine per i mangimi, come la farina di pesce;
I diversi obiettivi del piano
8. ritiene che tale piano debba massimizzare la produzione sostenibile di biomassa sulle superfici agricole pertinenti sviluppando manti vegetali permanenti, parte dei quali può essere destinata alla fornitura proteica;
9. reputa che si debba prestare particolare attenzione al potenziale offerto dalle colture di leguminose, da granella o da foraggio, poiché offrono numerosi vantaggi in termini agricoli, economici e ambientali, visto che i principali vantaggi di tali colture sono di fissare l'azoto dell'aria grazie al loro sistema simbiotico, riducendo il ricorso ai fertilizzanti azotati di sintesi, e di richiedere uno scarso uso dei pesticidi; sottolinea che le leguminose lasciano una buona struttura del suolo per le colture successive grazie al rilascio di azoto, che può portare a un aumento del rendimento dal 10 al 20 %; osserva che la rotazione va a vantaggio della qualità del suolo, riduce i livelli di malattia e sostiene la biodiversità;
10. sottolinea inoltre che, nei sistemi a rotazione delle colture che includono leguminose, i cicli riproduttivi dei parassiti e dei patogeni si interrompono, riducendo così i livelli di malattia delle piante e la necessità di applicare pesticidi; osserva che un ulteriore vantaggio consiste nel fatto che la sospensione di anno in anno delle monocolture determina anche un aumento della biodiversità;
11. raccomanda di sostenere, in particolare nel quadro della PAC, la coltura della soia nell'UE rendendola redditizia e competitiva poiché, grazie a nuove varietà, si aprono oggi nuove prospettive per alcune regioni in cui le colture possono adattarsi, ma aggiunge che ciò non deve mettere in secondo piano altre colture proteiche da granella (lupini, fave, piselli, ceci, arachidi, ecc.); ritiene che questa grande varietà di specie consenta di massimizzare la produzione di proteine in tutte le regioni d'Europa in funzione delle loro condizioni climatiche locali;
12. chiede di prestare maggiore attenzione alla gestione delle colture intercalari e di trifoglio che, data la loro importanza in termini di superficie, contribuiscono fortemente al fabbisogno proteico nell'alimentazione animale (solo per i ruminanti); osserva che le colture di leguminose come il trifoglio possono crescere bene nei prati;
13. raccomanda di reintrodurre colture proteiche vegetali come la soia, l'erba medica, le fave, i piselli e colture come il trifoglio, la lupinella e molte altre leguminose nei sistemi che si avvalgono di grandi colture e nei sistemi foraggeri;
14. ritiene necessario sviluppare filiere locali di produzione e trasformazione delle proteine creando gruppi di agricoltori e avvicinando le aziende di seminativi e gli allevatori (contratti di approvvigionamento e di scambio, creazione di impianti decentrati di bioraffinazione delle "proteine verdi" di piccole e medie dimensioni) per scambiare conoscenze sulle varietà di legumi adatte e sulla rotazione del suolo; ritiene utile, a tal fine, accompagnare, mediante la PAC, i soggetti che intendono assumersi il rischio di avviare strutture produttive dirette nel settore dell'alimentazione umana e animale a base di proteine; sottolinea l'importanza di contratti diretti tra coltivatori e produttori di mangimi;
15. incoraggia la promozione della produzione di proteine vegetali di qualità e senza OGM, con una chiara tracciabilità ed etichettatura (sia per quanto riguarda il luogo di produzione sia per quanto riguarda i metodi utilizzati), in risposta al crescente interesse dei consumatori europei per i prodotti senza OGM;
16. ritiene che occorra sostenere una maggiore autonomia alimentare degli allevamenti a livello delle aziende e dei territori sia per i ruminanti sia per gli animali poligastrici (produzione di alimenti fin dall'azienda agricola);
17. reputa sia auspicabile ridurre le perdite e le rimanenze dei raccolti e aumentare la qualità nutrizionale, migliorando i sistemi di raccolta, conservazione e trasformazione (essiccatura, avvolgimento, ecc.);
18. è del parere che, per consentire lo sviluppo della produzione di proteine vegetali, sia necessario accrescere la redditività di tali colture e sviluppare pratiche quali la rotazione delle colture (per almeno 3 anni), intercalare le leguminose e aumentare l'associazione delle varietà e delle colture nel settore della produzione di semi (trifoglio/colza, triticale/piselli, ecc.) e di foraggi (graminacee, leguminose, misti, ecc.) per passare a un sistema agroalimentare più sostenibile, che contribuisca al passaggio da monocolture ad alto impiego di fattori di produzione all'interno e all'esterno dell'UE a sistemi agroecologici diversificati;
19. chiede di avviare lavori di ricerca sull'idoneità all'impiego nelle rotazioni e nelle colture miste; sulla selezione di nuove specie e varietà che offrano flessibilità agli agricoltori per adattarsi ai cambiamenti climatici; sulla resilienza allo stress; sulla combinazione delle colture; sul miglioramento dei rendimenti, del tenore proteico e della digeribilità dei mangimi (semi germogliati, semi di colza, ecc.); sull'aumento della resistenza delle piante alle malattie; sulla biologia della germinazione delle erbe infestanti in funzione del loro controllo; sulla conversione in mangimi e sui biostimolanti; sottolinea la necessità per gli agricoltori di disporre di strumenti coerenti in relazione alle pratiche e tecniche di gestione e ai prodotti fitosanitari tesi a contrastare i parassiti e altri fattori che possono influenzare negativamente la resa e la crescita delle colture;
20. chiede ingenti investimenti nella ricerca, anche nell'ambito delle varietà, per migliorare le prestazioni tecniche di tali colture, restituire un interesse economico alle colture proteiche che possono risentire del confronto con i margini realizzati tramite altre colture, conseguire maggiore varietà delle colture, onde garantire la sicurezza delle rese, risolvere le questioni agronomiche che limitano la coltivazione di colture proteiche e garantire volumi sufficienti e indispensabili alla strutturazione delle filiere di produzione e distribuzione; sottolinea inoltre la necessità di sviluppare colture proteiche maggiormente adattate al clima europeo e migliorare il loro valore proteico e garantire la sicurezza degli investimenti onde promuovere la ricerca;
21. raccomanda un uso più ampio dell'agricoltura di precisione, in particolare attraverso la digitalizzazione, per adeguare con la maggiore precisione possibile l'apporto delle piante nonché le razioni degli animali, al fine di limitare gli sprechi e alcuni tipi di inquinamento nonché predisporre sistemi di controllo delle infestanti con mezzi meccanici;
22. Intende promuovere: l'acquisizione di nuove conoscenze; il trasferimento delle conoscenze, la formazione iniziale e continua nonché il sostegno a tutte le forme di innovazione e di ricerca applicata sia nell'alimentazione umana sia in quella animale;
23. chiede di sostenere tutte le forme di innovazione e di ricerca applicata, condividendo esperienze e conoscenze e affidandosi in particolare agli operatori del settore che dispongono di soluzioni innovative;
24. chiede criteri di sostenibilità per le importazioni di mangimi al fine di garantire una produzione sostenibile delle piante proteiche nei paesi terzi che non comporti impatti ambientali o sociali negativi;
25. mette in evidenza l'importanza che l'educazione alimentare può rivestire nel plasmare la domanda alimentare; sottolinea la necessità di adottare orientamenti in materia di alimentazione a livello di UE o degli Stati membri, allo scopo di promuovere una dieta sana, affrontando nel contempo le problematiche ambientali legate alla produzione alimentare;
26. ritiene indispensabile rafforzare il sostegno tecnico agli agricoltori e le attività di consulenza, allo scopo di promuovere la produzione sostenibile di proteine da granella e da foraggio;
Gli strumenti del piano
27. ritiene che il piano richieda la mobilitazione di diverse politiche dell'Unione nonché il collegamento di queste ultime: la PAC, la politica in materia di ricerca, le politiche in materia di ambiente e azione per il clima, la politica energetica, la politica di vicinato e la politica commerciale;
28. reputa importante che la PAC sostenga le colture proteiche mediante diverse misure tra cui il pagamento accoppiato volontario – che non dovrebbe essere limitato alle colture e regioni in difficoltà, al fine di consentire di fare di più – e i pagamenti di inverdimento, ma anche mediante il secondo pilastro, grazie in particolare alle misure agroambientali, l'agricoltura biologica e altri tipi di agricoltura, gli investimenti, la qualità, il sistema di consulenza aziendale (SCA), la formazione, senza dimenticare l'innovazione attraverso il PEI; sottolinea che l'introduzione di un pagamento accoppiato ha condotto alla produzione di colture proteiche in alcuni Stati membri;
29. ritiene che sia opportuno trarre utili insegnamenti dal recente divieto di utilizzo di pesticidi nelle aree di interesse ecologico, nonostante queste coprissero, nel 2016, il 15 % dei seminativi europei (8 milioni di ettari) e quasi il 40 % di tali aree sia costituito da colture che fissano l'azoto o da colture intercalari; ritiene che, nel quadro della mobilitazione generale di tutte le superfici agricole utilizzabili, prevista nel piano di autonomia per le proteine vegetali, le aree di interesse ecologico possano essere mobilitate per la produzione di proteine, sia nell'ambito dell'agricoltura convenzionale – mediante la difesa fitosanitaria integrata, tenendo presente che gli agricoltori che coltivano tali colture nelle aree di interesse ecologico in un'agricoltura convenzionale non sempre hanno la garanzia di poter rispondere alle invasioni di parassiti – sia nel contesto dell'agricoltura biologica, dal momento che per sostituire le importazioni di soia dell'UE occorrerebbe nell'Unione l'equivalente di quasi 17 milioni di ettari coltivati a soia; sottolinea che le aree di interesse ecologico sono inoltre essenziali per rafforzare la biodiversità, che è a rischio, e la sicurezza alimentare, poiché la biodiversità, in particolare migliorando l'impollinazione, permette di aumentare di circa il 20 % la resa delle colture circostanti, che possono comprendere colture proteiche;
30. raccomanda di adeguare la modalità di inverdimento relativa al mantenimento dei prati permanenti, al fine di tenere maggiormente conto, in determinate regioni, della specificità dell'erba medica, da sola o mescolata con graminacee, nei prati temporanei di durata superiore a 5 anni, poiché questo limite temporale fa sì che tali prati siano classificati come "prati permanenti", a norma della legislazione, limitando l'avvicendamento oltre questo periodo di cinque anni, quantunque il loro reimpianto consenta di produrre molte proteine da foraggio e di garantire una maggiore autonomia proteica delle aziende interessate;
31. plaude al fatto che, nel quadro della revisione Omnibus della politica agricola comune, il Parlamento europeo abbia ottenuto la rivalorizzazione, da 0,7 a 1, del coefficiente di conversione delle colture che fissano l'azoto, a compensazione del divieto di utilizzare pesticidi nelle aree di interesse ecologico;
32. ritiene che una strategia europea per le proteine debba tenere conto della revisione della direttiva sulle energie rinnovabili, del duplice uso delle proteine e del ruolo dei loro sottoprodotti, rifiuti e residui nell'economia circolare, e promuove la rotazione e la diversificazione delle colture e l'utilizzo dei terreni a riposo secondo le misure verdi della PAC;
33. ritiene che sia importante che la futura PAC tenga conto di proposte complementari per sostenere la coltura di proteine vegetali, quali le proposte relative a rotazioni minime di tre anni su tutti i seminativi per avere una componente leguminosa; sottolinea, al riguardo, che un periodo di rotazione più lungo può essere necessario per gli Stati membri in cui prevalgono le malattie legate all'umidità; ritiene che sia particolarmente rilevante creare un versamento ecosistemico più flessibile rispetto ai pagamenti di inverdimento, al fine di riconoscere il vantaggio delle colture di leguminose e delle colture di semi oleaginosi per la biodiversità, anche per nutrire gli impollinatori, mettere a disposizione strumenti per coloro che intendono assumersi i rischi legati all'innovazione e creare una sottopriorità "proteine" nel quadro della politica di sviluppo rurale;
34. insiste sulla necessità di creare nuovi strumenti per sostenere l'aumento dell'offerta di proteine vegetali, in particolare di soia, e un'equa attuazione in tutti gli Stati membri;
35. ritiene che l'attuale ricerca nell'ambito di una strategia per le colture proteiche sia frammentata e priva di un approccio mirato; chiede di intensificare gli sforzi nel settore della ricerca e dello sviluppo, in particolare in quello pubblico, sulle colture proteiche poco sviluppate, adatte sia all'alimentazione umana sia a quella animale, che non interessano o interessano poco gli investitori privati e sulle fonti proteiche alternative, come gli insetti e le alghe; chiede una maggiore cooperazione tra gli istituti di ricerca pubblici e privati; sottolinea la necessità di un quadro normativo a sostegno dei programmi di ricerca e innovazione per aumentare e rendere competitiva la produzione delle proteine;
36. raccomanda di aumentare gli investimenti nei progetti di ricerca industriale e agricola che si incentrano sulla promozione della qualità e della diversità delle proteine funzionali per il consumo umano;
37. ritiene che sia necessario mettere in sicurezza l'autonomia degli approvvigionamenti di soia rafforzando la cooperazione con i paesi vicini, e diversificare l'origine sostenibile delle proteine prodotte al di fuori dell'UE, in particolare nei paesi vicini dell'UE che hanno fatto una scelta europea e che producono un tipo di soia che può essere incanalato in seno all'Unione lungo il Danubio; chiede che tali importazioni rispettino le stesse norme sociali e ambientali della produzione intraeuropea e ammette che una coltivazione della soia senza OGM è opportuna per soddisfare le richieste dei consumatori;
38. prende atto che le pratiche agricole attuali sono impensabili senza la soia, che questo legume estremamente importante nella storia recente era quasi svanito dalle colture europee, e che la coltivazione è passata da 17 milioni di tonnellate nel 1960 a circa 319 milioni di tonnellate nel 2015;
39. chiede di adeguare il secondo pilastro della PAC per migliorare il riconoscimento e la remunerazione del contributo delle colture che nutrono gli impollinatori nei periodi critici della stagione (piante con primi fiori in primavera) e del loro ruolo nel contrastare il declino degli impollinatori;
40. sostiene la creazione di sistemi trasparenti di etichettatura dei prodotti, basati su norme di produzione certificate, come le norme Danube Soya e Europe Soya;
41. crede che, sebbene gli accordi di Blair House del 1992 siano ancora in vigore, siano di fatto superati e potrebbero ostacolare lo sviluppo sostenibile delle colture proteiche in Europa;
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42. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
- [1] GU C 199E del 7.7.2012, pag. 58.
- [2] Parere sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e che modifica il regolamento (CE) n. 2012/2002, i regolamenti (UE) n. 1296/2013, (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1304/2013, (UE) n. 1305/2013, (UE) n. 1306/2013, (UE) n. 1307/2013, (UE) n. 1308/2013, (UE) n. 1309/2013, (UE) n. 1316/2013, (UE) n. 223/2014, (UE) n. 283/2014, (UE) n. 652/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio e la decisione n. 541/2014/UE del Parlamento europeo e del Consiglio.
- [3] Segretariato generale del Consiglio, (OR. en) 10055/17, Bruxelles, 7 giugno 2017.
- [4] GU L 147 del 18.6.1993, pag. 25.
- [5] Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), "Anno internazionale dei legumi": sementi nutrienti per un futuro sostenibile.
- [6] IP/B/AGRI/IC/2012-067 (PE 495.856).
- [7] Regolamento (CE) n. 999/2001.
MOTIVAZIONE
I. QUADRO DELLA SITUAZIONE
Nel corso degli ultimi quindici anni, il Parlamento si è espresso a più riprese sulle proteine e sulla necessità di elaborare un piano europeo al riguardo. Tali iniziative non hanno purtroppo mai ricevuto un seguito positivo e la dipendenza dell'Unione europea dall'approvvigionamento di proteine vegetali rimane immutata. Questo sembra essere un momento più propizio per riesaminare la questione, dato che il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione l'hanno inclusa nella loro agenda, come dimostrato dalla dichiarazione del Consiglio sulla soia del giugno di quest’anno e dalla recente dichiarazione della Commissione sulla strategia europea per le proteine del commissario Hogan.
In passato, il problema delle proteine utilizzate nei mangimi è stato affrontato solo dal punto di vista delle sostanze ricche di proteine e della nostra carenza di proteine vegetali, che abbiamo provato a colmare principalmente attraverso le importazioni di soia. Al fine di pensare in altri termini al tema delle proteine in Europa, è anche essenziale ricordare il ruolo che esse svolgono nell'alimentazione umana.
In realtà, le questioni sono ancora più complesse. L'approvvigionamento di proteine è una questione cruciale, che sta al centro di due problemi chiave che richiedono un'attenzione immediata, concernenti la sicurezza alimentare da un lato e le sfide ambientali e climatiche dall'altro.
1. L'approvvigionamento di proteine è una questione cruciale che sta al centro di due grandi sfide.
a) La sfida della sicurezza alimentare
I flussi di approvvigionamento di proteine vegetali importate sono necessari per rispondere ai fabbisogni degli animali d'allevamento.
Nel corso degli ultimi anni, il mercato mondiale delle proteine, combinato a quello dei panelli di soia, è stato caratterizzato da una notevole evoluzione in grado di generare zone di tensione, in quanto alcune regioni del mondo si sono trasformate in grandi consumatrici di proteine, segnatamente sotto forma di carne.
Da oltre cinquant'anni il consumo di soia ha subito un'impennata in tutti i paesi agricoli e, ormai, questa materia prima occupa il 45 % del mercato mondiale delle proteine. Il consumo di soia in Europa è passato da 2,42 milioni di tonnellate nel 1960 a circa 36 milioni di tonnellate ad oggi. Altrove, e in particolare in Cina, il consumo nazionale è letteralmente esploso. Questo paese è attualmente il maggiore importatore di soia al mondo e acquista principalmente dal maggiore produttore ed esportatore a livello mondiale, il Brasile. È necessario prestare la massima attenzione a un aspetto della questione: la Cina, che assorbe più di due terzi della produzione del Brasile, ha sviluppato una strategia di garanzia dell'approvvigionamento che in futuro potrebbe mettere in pericolo le nostre strategie e quelle degli altri acquirenti di soia.
Pertanto, i nostri costi per l'acquisto della soia potrebbero aumentare considerevolmente in futuro e potrebbe sorgere il rischio dell'interruzione o della discontinuità dell'approvvigionamento.
b) La sfida ambientale
L'utilizzo di fertilizzanti sintetici contenenti azoto nella produzione di proteine vegetali ha una notevole incidenza sull'ambiente in quanto provoca la contaminazione (con un effetto a cascata) delle fonti di approvvigionamento idrico e genera gas serra durante il processo di produzione. La restrizione del ciclo dell'azoto implica la necessità di ripensare in maniera sostanziale la sostenibilità dei nostri sistemi di produzione agricola e alimentare.
Come è evidente, la problematica delle proteine mette in discussione lo sviluppo della nostra agricoltura e del nostro modello alimentare. Il nostro sistema alimentare non può accontentarsi di semplici adattamenti al fabbisogno di materie prime vegetali ricche di proteine importate e di una produzione massiccia di fertilizzanti azotati di sintesi, in quanto detti adeguamenti possono generare squilibri a livello locale e tensioni a livello internazionale. Spetta a noi il compito di ripensare profondamente un sistema agricolo alimentare sostenibile, in cui collocare in maniera adeguata le proteine, al fine di avere un margine di manovra e d'azione più ampio possibile per ridurre la nostra dipendenza dalle proteine vegetali.
2. La necessità di interessarsi a tutte le fonti di proteine
a) Lo squilibrio nel bilancio proteico dell'alimentazione animale
Ogni anno 477 milioni di tonnellate di materie prime vengono impiegati nell'alimentazione animale e circa il 50 % deriva dalla produzione foraggera e dalla praticoltura delle aziende agricole, mentre il resto proviene dalle grandi colture e dall'importazione di prodotti.
Il volume della domanda di proteine vegetali, esclusi i foraggi, raggiunge circa 45 milioni di tonnellate di proteine grezze all'anno. Tale fabbisogno è coperto al 60 % da prodotti sotto forma di panelli e al 40 % da colture cerealicole, proteiche e oleaginose.
L'Unione europea presenta un tasso di autosufficienza pari al 38 % per l'insieme delle proteine necessarie per l'alimentazione animale. Il valore del 5 % per i panelli di soia, che rappresentano circa un terzo dell'approvvigionamento proteico, è decisamente basso.
b) Un potenziale da sfruttare
Al fine di ridurre la dipendenza dall'approvvigionamento esterno occorre guardare in maniera prioritaria alle colture ricche di proteine, nonché a tutte le colture con un tenore proteico minore presenti su terreni di notevole ampiezza in tutta l'Unione. Questa apertura a tutte le fonti di proteine consente di coinvolgere tutte le regioni d'Europa in un processo comune di sviluppo sostenibile e di riduzione della nostra dipendenza proteica.
A tal fine, l'Unione dispone di una varietà molto ampia di colture e di diverse varietà cui attingere, tra cui le leguminose da granella, come i semi oleaginosi (colza, girasole, soia) e le piante proteiche (piselli, ceci, fagioli, lupini, fave). Nel corso degli ultimi anni le quantità di panelli di colza hanno subito un considerevole aumento a causa dello sviluppo dei biocarburanti. La produzione di soia è rimasta limitata, ma potrebbe subire un nuovo slancio grazie alla presenza di varietà più adatte alle esigenze del mercato, a rendimenti migliori e a un maggiore interesse economico rispetto ai cereali.
Gli alimenti destinati al consumo umano (latte, tofu) possono contribuire a conferire alla soia un valore aggiunto. Gli altri prodotti a grani, quali i piselli da foraggio, le fave, i lupini e i ceci non devono essere trascurati per consentire alla ricerca di sviluppare nuove varietà e nuovi mezzi per eliminare alcuni bio-patogeni. Vi sono poi le leguminose foraggere, soventemente meno considerate, che in coltura pura o combinata possono svolgere un ruolo di primo piano nell'autonomia degli allevamenti e nel miglioramento delle pratiche agricole. Infine, nei nostri bilanci proteici è fondamentale tenere conto anche del miglioramento della qualità dei cereali.
II. UN PIANO STRATEGICO AMBIZIOSO E DI AMPIO RESPIRO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLE COLTURE DI PROTEINE IN EUROPA
Al fine di sostenere un tale piano europeo per le proteine occorre mobilitare e allineare le diverse politiche unionali che influiscono su tale ambito.
a) La PAC
Quadro attuale
Il sostegno diretto alle proteine attraverso i dispositivi del primo pilastro rappresenterebbe una soluzione consona per consentire l'attuazione di un tale piano europeo per le proteine.
Esistono diverse modalità di inverdimento interessanti per la produzione delle proteine, cominciando dalla diversificazione delle colture, dall'agricoltura biologica e dai regimi di certificazione: entrambi promuovono forme di agricoltura a rotazione e una diversità di rotazioni adatte alle colture di proteine. Le aree di interesse ecologico possono essere utilizzate in maniera marginale per produrre proteine senza dover ricorrere sistematicamente ai pesticidi.
Visto il numero di paesi che vi hanno fatto ricorso, il pagamento accoppiato volontario è lo strumento più idoneo allo sviluppo di colture proteiche e potrebbe essere esteso a condizione di non limitarlo esclusivamente ai settori e alle regioni in difficoltà.
Il pilastro dello sviluppo rurale offre una vasta gamma di strumenti di assistenza per lo sviluppo di proteine, tra cui misure agroambientali, investimenti in azienda nella produzione e trasformazione, miglioramento della qualità, consulenza, formazione, innovazione e misure volte a promuovere l'agricoltura biologica.
Nel quadro di modifiche o riforme della PAC
Il relatore suggerisce di adeguare alcuni degli strumenti già esistenti. Pertanto l'obbligo di rotazione delle culture (di una durata minima di tre anni) per i pagamenti di inverdimento potrebbe rivelarsi un utile supplemento alla diversificazione. Ciò avrebbe una serie di importanti benefici ambientali e agronomici (più efficace contenimento dei parassiti, miglioramento della qualità del suolo ecc.). Si potrebbe inoltre prendere in considerazione la consociazione di piante da raccolto. I pagamenti accoppiati non dovrebbero più essere subordinati al criterio di settore e regione in difficoltà quando utilizzati per sostenere le colture proteiche, ma devono essere flessibili per facilitare l'impiego delle dotazioni disponibili.
Nel quadro di una riforma della PAC possono essere previsti altri dispositivi, quali: sostegno dell'ecosistema nell’ambito del primo pilastro per le colture di leguminose e sostegno all’assunzione di rischi specifici per l’avvio delle filiere proteiche. Tali sovvenzioni all'agricoltura possono essere anche integrate da finanziamenti del FESR.
b) La politica in materia di ricerca
L'Unione non ha mai mostrato una grande determinazione nello svolgere progetti di ricerca di lungo termine a favore di soluzioni volte a ridurre la nostra dipendenza dalle proteine vegetali. Gli investimenti nella ricerca pubblica svolgono un ruolo fondamentale per le colture poco sviluppate che suscitano un interesse scarso o nullo nel settore privato.
c) La politica di vicinato
Talune regioni situate alle porte dell'Unione, come l'Ucraina, beneficiano di condizioni produttive e climatiche favorevoli alla coltivazione di soia, già praticata in suddetto paese, fortemente dedito all'agricoltura. Sarebbe sensato avviare una cooperazione nel settore della produzione di proteine con l'Ucraina, un paese che è in conflitto con il suo vicino, la Russia, e che ha scelto di favorire l'Europa, visto che da questa regione già importiamo tonnellate di cereali che fanno concorrenza ai nostri produttori.
d) La politica commerciale
Negli anni Sessanta, la Comunità europea ha concluso gli accordi GATT, che hanno favorito un'importazione massiccia di proteine provenienti da paesi terzi e soprattutto dall'America, consentendo così a tali materie prime di accedere al territorio europeo esenti da dazi perché ve ne era la necessità. Tali accordi sono stati ripresi negli accordi di Blair House nel 1992 senza però riequilibrare i dazi doganali, nonostante l'Unione fosse sommersa dalle eccedenze di cereali. Inoltre, nello stesso periodo è stato negoziato un memorandum con gli Stati Uniti per limitare il sostegno che la Comunità europea era autorizzata a fornire alle proprie colture proteiche e di semi oleosi. Con la presente relazione, il relatore desidera inoltre sottolineare che tali accordi sono ormai superati e non corrispondono più alla realtà dei nostri tempi, segnatamente per quanto riguarda le sfide mondiali per l'ambiente e il riscaldamento globale, che ci inducono a ripensare il modo in cui produciamo e consumiamo.
PARERE della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (11.12.2017)
destinato alla commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale
su una strategia europea per promuovere le colture proteiche – Incoraggiare la produzione di colture proteiche e leguminose nel settore agricolo europeo
(2017/2116(INI))
Relatore: György Hölvényi
SUGGERIMENTI
La commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare invita la commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
A. considerando che, storicamente, il deficit europeo nella produzione di colture proteiche risale a vecchi accordi commerciali internazionali, soprattutto con gli Stati Uniti, che hanno consentito alla Comunità europea di tutelare la propria produzione di cereali e, in cambio, hanno permesso importazioni esenti da dazi di piante proteiche e di semi oleaginosi nell'Unione (Accordo generale sulle tariffe e il commercio e accordo UE-Stati Uniti di Blair House del 1992); sottolinea che a tale situazione sono andati ad aggiungersi i notevoli progressi compiuti riguardo all'efficienza della produzione di colture proteiche nei paesi terzi, con conseguente svantaggio concorrenziale per gli agricoltori europei, per i quali la produzione di colture proteiche non è sufficientemente interessante dal punto di vista economico;
B. considerando che le produzioni che provengono dal Brasile, dall'Argentina e dagli Stati Uniti non sono soggette agli stessi vincoli ambientali, sanitari e regolamentari, nonché in materia di OGM, cui sono soggette le produzioni europee;
C. considerando che la certezza del diritto, la stabilità e la coerenza delle politiche pubbliche europee sono elementi essenziali di qualsiasi strategia credibile a lungo termine riguardo alle proteine;
D. considerando che negli ultimi decenni l'Unione ha utilizzato tre strumenti principali per intervenire a sostegno dell'obiettivo di indipendenza proteica dell'Europa, ossia gli aiuti accoppiati volontari per le colture proteiche e oleaginose, la politica europea in materia di biocarburanti e la condizionalità del 30 % degli aiuti diretti introdotta dall'ultima riforma della politica agricola comune (PAC) per attuare misure di inverdimento, in particolare l'obbligo di destinare il 5 % della superficie coltivabile ad aree di interesse ecologico e la decisione di consentirvi la coltivazione di piante che fissano l'azoto e di colture intercalari;
E. considerando che a causa della bassa percentuale di colture proteiche nell'Unione, il numero di programmi di ricerca sulle proteine vegetali è in flessione, come lo sono la formazione, l'innovazione e l'acquisizione di esperienze pratiche nell'UE; osserva che la politica di ricerca ha possibilità di successo solo se sostenuta da impegni politici a medio-lungo termine;
1. ricorda che l'Unione consacra soltanto il 3 % della sua superficie a seminativo per le colture proteiche e importa circa il 70 % del mangime per animali ricco di proteine, soprattutto dal Brasile, dall'Argentina e dagli Stati Uniti, mangime che in gran parte consiste di colture GM; sottolinea che la promozione di colture proteiche è necessaria per ridurre la dipendenza dell'UE dalle importazioni, le emissioni di carbonio e l'impronta ambientale dell'agricoltura;
2. ritiene che la promozione della coltivazione di colture proteiche, quale parte della rotazione delle colture, può rappresentare anche un potente strumento per la transizione verso sistemi agroalimentari più sostenibili, che contribuiscano al passaggio da una monocoltura ad alta intensità, con un'incidenza di prodotti chimici di sintesi e un elevato impatto ambientale, verso sistemi agroecologici diversificati, e può contribuire a ripristinare un ambiente favorevole e ad arricchire il regime alimentare degli impollinatori, che rappresentano una componente essenziale della biodiversità;
3. sottolinea che la disponibilità di dati statistici sulla conoscenza del settore di produzione delle colture proteiche, sul commercio e sulle preferenze dei consumatori per tali colture, sulle iniziative degli agricoltori per la coltivazione di colture proteiche e sui loro effetti sull'ambiente, sulla salute umana e sull'alimentazione, è fondamentale per sostenere, elaborare, implementare e monitorare l'attuazione di una strategia europea per la promozione delle colture proteiche;
4. sottolinea il fatto che le colture proteiche comprendono non solo la soia, ma anche cereali e leguminose da foraggio, che possono essere coltivati in tutta una varietà di condizioni agroclimatiche e del suolo, in tutta Europa; osserva che le colture proteiche sono utilizzate come alimento, come mangime per gli animali e come combustibile; ritiene importante sostenere la preservazione e la coltivazione delle varietà autoctone;
5. ricorda che la crisi dell'encefalopatia spongiforme bovina (BSE) negli anni Novanta e il divieto di utilizzare proteine trattate di origine animale nei mangimi per gli animali, come previsto dal regolamento (CE) n. 999/2001, ha incrementato la domanda di proteine di origine vegetale in Europa; osserva che nel settore europeo della piscicoltura vengono utilizzate fonti europee alternative di proteine per i mangimi, come la farina di pesce;
6. ritiene che si dovrebbero creare le condizioni per lo sviluppo di un approvvigionamento interno di proteine sostenibile nell'UE, che non solo porterebbe vantaggi economici per le aziende agricole e i produttori di mangimi per animali e di alimenti per i consumatori, ma anche un'ampia gamma di benefici ambientali e climatici, ad esempio la capacità di essere in grado di fissare l'azoto dell'atmosfera, riducendo sia le emissioni di CO2 derivanti dalla produzione di concimi chimici di sintesi, fortemente energivora, che le emissioni di biossido di azoto prodotte durante la coltivazione di colture proteiche leguminose, migliorando la qualità del suolo e la gestione delle risorse idriche, riducendo i livelli di patologia derivanti dalla monocoltura costante e proteggendo la biodiversità; rileva, inoltre, che la combinazione di cereali e di colture proteiche nella stessa parcella – un approccio comune nell'agricoltura biologica – si è dimostrata utile e non dovrebbe essere marginalizzata;
7. sottolinea che, nei sistemi a rotazione delle colture che includono leguminose, i cicli riproduttivi dei parassiti e dei patogeni si interrompono, riducendo così i livelli di malattia delle piante; osserva inoltre che la sospensione delle monocolture determina anche un aumento della biodiversità;
8. osserva che le colture di leguminose attirano gli impollinatori, ma che gli insetticidi utilizzati per queste colture possono essere mortali per essi;
9. ricorda che circa il 75 % dei semi di soia è utilizzato per i mangimi per animali e che la soia GM viene coltivata su oltre 90 milioni di ettari nel mondo, pari all'82 % della superficie totale coltivata a soia; ricorda che negli Stati Uniti la percentuale di semi di soia GM è ben superiore al 90 %;
10. ricorda che l'UE ricorre a massicce importazioni di materie per mangimi ricchi di proteine, per la maggior parte soia geneticamente modificata, resistente agli erbicidi, il che non è auspicabile;
11. sottolinea che l'eccessiva dipendenza dalle importazioni di soia provenienti dal continente americano, che non sono soggette agli stessi standard di salute ambientale e di regolamentazione cui è soggetta la produzione europea, combinata all'aumento della domanda di proteine di soia provenienti dalla Cina, pone in una posizione vulnerabile la sicurezza degli approvvigionamenti in Europa, soprattutto nel contesto della crescente domanda, a causa dell'aumento della popolazione mondiale e del crescente consumo di carne;
12. sottolinea che dette importazioni comportano una notevole impronta di carbonio e nei paesi d'origine danno luogo a gravi problemi ambientali, quali la deforestazione, la perdita di biodiversità, il degrado dell'ecosistema, conseguenze ecotossicologiche, compresi effetti sulle specie non obiettivo e danni alla salute dei lavoratori locali, e si traducono in un impatto negativo sull'utilizzo dei terreni nelle aree in cui la soia viene prodotta;
13. osserva che la maggior parte della soia GM importata nell'UE è stata resa resistente a uno o più erbicidi, come il glifosato, che sono di conseguenza presenti sotto forma di residui in alimenti e mangimi importati;
14. sottolinea che la produzione su vasta scala di colture proteiche recherebbe vantaggio all'UE, che vedrebbe diminuire la propria carenza di proteine vegetali; riconosce i notevoli ostacoli derivanti dalle rese relativamente basse dei legumi adatti e la loro scarsa competitività in termini di prezzo, in confronto ai prodotti importati;
15. osserva che mucche e altri ruminanti si sono evoluti in maniera congiunta a batteri benefici che convertono l'erba e altri tipi di vegetazione in una fonte di cibo ricca di proteine; evidenzia pertanto che non è auspicabile, da un punto di vista ambientale, sanitario o economico, nutrire questi animali con soia importata, che è stata trasportata su lunghe distanze, dal momento che potrebbero essere utilizzate fonti locali di nutrizione;
16. osserva che il passaggio dal foraggio alla soia e al granturco importati per l'alimentazione dei ruminanti ha portato alla distruzione di foreste pluviali, di praterie permanenti, di prati e pascoli, determinando una perdita devastante di biodiversità e una perdita di carbonio dovuta al cambiamento della destinazione dei suoli;
17. ritiene che per ridurre la dipendenza dalla soia importata, che è prevalentemente utilizzata per i mangimi destinati agli animali, in Europa sia opportuno incoraggiare e incentivare l'alimentazione al pascolo;
18. osserva che, in aggiunta all'alimentazione al pascolo, sono disponibili altre alternative foraggere anche su prati temporanei, servendosi ad esempio di mix di erba e trifogli e intercalando leguminose come la veccia, i lupini e le leguminose da granella come l'erba medica;
19. sostiene gli obiettivi della Dichiarazione sulla soia a livello europeo e di altre iniziative volte a promuovere la produzione di soia non GM e di altre colture proteiche in Europa, a condizione che siano attuati nella pratica in modo responsabile e rispettino gli obiettivi dello sviluppo di sistemi agricoli sostenibili, socialmente giusti ed ecologicamente resilienti;
20. sottolinea la necessità di stimolare l'interesse degli agricoltori nella coltivazione di colture proteiche;
21. osserva che per incentivare gli agricoltori a coltivare colture proteiche è necessario che questa attività sia finanziariamente sostenibile;
22. ricorda che la PAC ha un impatto determinante sulla decisione degli agricoltori di crescere colture proteiche, o di rinunciarvi, e che dovrebbero pertanto essere utilizzate appieno le sue potenzialità nel quadro degli obiettivi di sostenibilità e in conformità con le varie iniziative concernenti la produzione di colture proteiche e leguminose, adottate a livello nazionale;
23. osserva che l'introduzione di un pagamento accoppiato volontario per le colture proteiche ha contribuito a un aumento della produzione negli Stati membri che lo applicano, e invita gli Stati membri a farne pieno uso;
24. ritiene che la futura PAC dovrebbe includere un pagamento per le colture proteiche leguminose e fare un uso migliore e più mirato di strumenti relativi alle colture proteiche, utilizzando incentivi, anziché misure punitive;
25. ritiene che gli agricoltori dovrebbero essere incentivati a coltivare i propri foraggi proteici e a pascolare i propri animali, in quanto ciò migliorerebbe la loro autosufficienza e si tradurrebbe in livelli più elevati di benessere degli animali;
26. sottolinea che è essenziale creare condizioni di concorrenza eque per la produzione di colture proteiche leguminose nell'Unione e quindi garantire pari opportunità agli agricoltori, in tutti gli Stati membri;
27. osserva che, sebbene il volume delle colture proteiche coltivate nell'UE sia attualmente basso, l'accordo di Blair House tra l'UE e gli Stati Uniti resta in vigore; ritiene che la necessità di detto accordo dovrebbe essere riesaminata e osserva, inoltre, che vi sono clausole di esonero dell'OMC destinate a misure di sostegno socialmente ed ecologicamente vantaggiose;
28. ritiene che, dopo che sarà stato in vigore per alcuni anni, sarà possibile trarre utili insegnamenti dal recente divieto di utilizzo di pesticidi nelle aree di interesse ecologico;
29. osserva che la funzione principale del divieto di utilizzo di pesticidi nelle aree di interesse ecologico è quella di rafforzare i processi ecologici promuovendo la biodiversità; nota pertanto che il divieto di utilizzare pesticidi nelle aree di interesse ecologico è in linea con gli obiettivi legislativi;
30. ricorda che i sottoprodotti della produzione alimentare e di biocarburanti, nonché le proteine trattate di origine animale, rappresentano importanti fonti alternative di proteine per i mangimi e che dovrebbe esserne promosso l'utilizzo; sottolinea che i biocarburanti si inseriscono in una logica di economia circolare quando sono realizzati utilizzando co-prodotti, rifiuti o residui, occupano una parte minima dei terreni agricoli, partecipano alla rotazione e alla diversificazione delle colture agricole o all'utilizzo dei terreni a riposo secondo le misure verdi della PAC e non comportano, da soli, un aumento del prezzo degli alimenti;
31. evidenzia che la normativa in materia di proteine animali trasformate è spesso superata e dovrebbe essere adattata al fine di determinare un margine maggiore all'interno del quadro normativo per facilitare l'utilizzo di fonti alternative di proteine, come ad esempio le proteine degli insetti;
32. osserva che lo studio GLOBIOM della Commissione integra già nelle stime raccomandate sulle emissioni generate dal cambiamento indiretto della destinazione dei suoli i benefici della produzione congiunta di mangimi per animali e di biocarburanti di gas a effetto serra;
33. sottolinea che le piante leguminose costituiscono un'importante fonte di proteine di origine vegetale e, pertanto, rivestono un ruolo importante anche nell'assicurare un'alimentazione umana sana e sostenibile; ritiene che il volume delle colture proteiche di alta qualità e non GM coltivate nell'UE debba essere innalzato per soddisfare il crescente interesse dei consumatori per le diete a base di vegetali e la relativa domanda di tali prodotti;
34. mette in evidenza l'importanza che l'educazione alimentare può rivestire nel plasmare la domanda alimentare; sottolinea la necessità di adottare orientamenti in materia di alimentazione a livello di UE o degli Stati membri, allo scopo di promuovere una dieta sana, affrontando nel contempo le problematiche ambientali legate alla produzione alimentare;
35. sottolinea che i prezzi ridotti delle proteine a livello mondiale, le condizioni problematiche del clima, gli elevati costi dei fattori produttivi e la concorrenza delle colture proteiche GM provenienti dall'esterno dell'Europa, sono sfide che è necessario affrontate;
36. osserva che, di fronte ai cambiamenti climatici, la ricerca scientifica indipendente sulla stabilizzazione dei raccolti e sulla resistenza allo stress, è particolarmente importante;
37. ricorda che, al fine di rendere più attraente la coltivazione di piante proteiche per gli agricoltori dell'UE, la ricerca dovrebbe concentrarsi anche sui livelli di rendimento, proteici e di alcaloidi nonché sullo sviluppo di sistemi di coltivazione più sostenibili, in particolare quelli basati sulla rotazione delle colture proteiche;
38. sottolinea che le strutture esistenti, come il sistema di consulenza aziendale (SCA) e il partenariato europeo per l'innovazione, potrebbero fornire consulenza e formazione agli agricoltori sulla coltivazione di colture proteiche, anche nel contesto della rotazione delle colture;
39. sostiene la creazione di sistemi trasparenti di etichettatura dei prodotti, basati su norme di produzione certificate, come le norme Danube Soya e Europe Soya;
40. chiede che le norme di etichettatura degli OGM siano estese ai prodotti ottenuti da animali che sono stati nutriti prevalentemente con mangimi GM;
41. osserva che anche la diffusione del know-how, lo scambio di buone prassi e lo sviluppo del mercato necessitano urgentemente di investimenti; sottolinea l'importanza della conoscenza locale e regionale dei suoli e delle varietà di legumi adatte;
42. sottolinea la necessità di innovare e sviluppare pratiche e tecniche di gestione tese a contrastare le erbe infestanti, i parassiti e altri fattori che potrebbero influenzare negativamente sulla resa e la crescita delle colture.
INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE
Approvazione |
7.12.2017 |
|
|
|
|
Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
45 1 1 |
|||
Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Marco Affronte, Zoltán Balczó, Ivo Belet, Biljana Borzan, Paul Brannen, Soledad Cabezón Ruiz, Nessa Childers, Miriam Dalli, Angélique Delahaye, Stefan Eck, Bas Eickhout, Karl-Heinz Florenz, Gerben-Jan Gerbrandy, Arne Gericke, Jens Gieseke, Julie Girling, Sylvie Goddyn, Françoise Grossetête, Jytte Guteland, Karin Kadenbach, Urszula Krupa, Peter Liese, Norbert Lins, Susanne Melior, Rory Palmer, Piernicola Pedicini, Pavel Poc, John Procter, Julia Reid, Michèle Rivasi, Annie Schreijer-Pierik, Jadwiga Wiśniewska, Damiano Zoffoli |
||||
Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Jørn Dohrmann, Herbert Dorfmann, Luke Ming Flanagan, Martin Häusling, Krzysztof Hetman, Merja Kyllönen, Gesine Meissner, Nuno Melo, Ulrike Müller, Gabriele Preuß, Bart Staes, Claude Turmes |
||||
Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al momento della votazione finale |
Norbert Erdős, Sven Schulze |
||||
VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE
45 |
+ |
|
ALDE |
Gerben-Jan Gerbrandy, Gesine Meissner, Ulrike Müller |
|
ECR |
Jørn Dohrmann, Arne Gericke, Urszula Krupa, John Procter, Jadwiga Wiśniewska |
|
EFDD |
Piernicola Pedicini |
|
ENF |
Sylvie Goddyn |
|
GUE/NGL |
Stefan Eck, Luke Ming Flanagan, Merja Kyllönen |
|
NI |
Zoltán Balczó |
|
PPE |
Ivo Belet, Angélique Delahaye, Herbert Dorfmann, Norbert Erdős, Karl-Heinz Florenz, Jens Gieseke, Françoise Grossetête, Krzysztof Hetman, Peter Liese, Norbert Lins, Nuno Melo, Annie Schreijer-Pierik, Sven Schulze |
|
S&D |
Biljana Borzan, Paul Brannen, Soledad Cabezón Ruiz, Nessa Childers, Miriam Dalli, Jytte Guteland, Karin Kadenbach, Susanne Melior, Rory Palmer, Pavel Poc, Gabriele Preuß, Damiano Zoffoli |
|
Verts/ALE |
Marco Affronte, Bas Eickhout, Martin Häusling, Michèle Rivasi, Bart Staes, Claude Turmes |
|
1 |
- |
|
EFDD |
Julia Reid |
|
1 |
0 |
|
ECR |
Julie Girling |
|
Significato dei simboli utilizzati:
+ : favorevoli
- : contrari
0 : astenuti
INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
Approvazione |
20.3.2018 |
|
|
|
|
Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
35 1 6 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
John Stuart Agnew, Clara Eugenia Aguilera García, Eric Andrieu, José Bové, Daniel Buda, Nicola Caputo, Matt Carthy, Jacques Colombier, Michel Dantin, Paolo De Castro, Jean-Paul Denanot, Albert Deß, Herbert Dorfmann, Norbert Erdős, Luke Ming Flanagan, Beata Gosiewska, Martin Häusling, Anja Hazekamp, Esther Herranz García, Jan Huitema, Peter Jahr, Ivan Jakovčić, Jarosław Kalinowski, Zbigniew Kuźmiuk, Norbert Lins, Philippe Loiseau, Mairead McGuinness, Ulrike Müller, Maria Noichl, Marijana Petir, Laurenţiu Rebega, Bronis Ropė, Ricardo Serrão Santos, Czesław Adam Siekierski, Marc Tarabella, Maria Gabriela Zoană |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Paul Brannen, Stefan Eck, Julie Girling, Elsi Katainen, Anthea McIntyre, Annie Schreijer-Pierik, Thomas Waitz |
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VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALEIN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
35 |
+ |
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ALDE |
Jan Huitema, Ivan Jakovčić, Elsi Katainen, Ulrike Müller |
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ECR |
Beata Gosiewska, Zbigniew Kuźmiuk, Anthea McIntyre |
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ENF |
Jacques Colombier, Philippe Loiseau |
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GUE/NGL |
Luke Ming Flanagan |
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NI |
Laurenţiu Rebega |
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PPE |
Daniel Buda, Michel Dantin, Albert Deß, Herbert Dorfmann, Norbert Erdős, Julie Girling, Esther Herranz García, Peter Jahr, Jarosław Kalinowski, Norbert Lins, Mairead McGuinness, Marijana Petir, Annie Schreijer-Pierik, Czesław Adam Siekierski |
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S&D |
Clara Eugenia Aguilera García, Eric Andrieu, Paul Brannen, Nicola Caputo, Paolo De Castro, Jean-Paul Denanot, Maria Noichl, Ricardo Serrão Santos, Marc Tarabella, Maria Gabriela Zoană |
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1 |
- |
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EFDD |
John Stuart Agnew |
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6 |
0 |
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GUE/NGL |
Matt Carthy, Stefan Eck, Anja Hazekamp |
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Verts/ALE |
Martin Häusling, Bronis Ropė, Thomas Waitz |
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Significato dei simboli utilizzati:
+ : favorevoli
- : contrari
0 : astenuti