Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Procedura : 2006/2118(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0269/2006

Testi presentati :

A6-0269/2006

Discussioni :

PV 26/09/2006 - 12
CRE 26/09/2006 - 12

Votazioni :

PV 27/09/2006 - 5.11
CRE 27/09/2006 - 5.11
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0381

Testi approvati
PDF 204kWORD 112k
Mercoledì 27 settembre 2006 - Strasburgo
Progressi della Turchia verso l'adesione
P6_TA(2006)0381A6-0269/2006

Risoluzione del Parlamento europeo sui progressi compiuti dalla Turchia in vista dell'adesione (2006/2118(INI))

Il Parlamento europeo,

–   vista la relazione del 2005 della Commissione sui progressi compiuti dalla Turchia (COM(2005)0561),

–   vista la sua risoluzione del 28 settembre 2005 sull'apertura dei negoziati con la Turchia(1),

–   vista la sua risoluzione del 16 marzo 2006 sul documento 2005 di strategia per l'allargamento della Commissione(2),

–   vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2004 sulla relazione periodica 2004 e sulla raccomandazione della Commissione europea sui progressi compiuti dalla Turchia in vista dell'adesione(3),

–   vista la sua risoluzione del 6 luglio 2005 sul ruolo delle donne in Turchia nella vita sociale, economica e politica(4),

–   visto il quadro di negoziazione per la Turchia del 3 ottobre 2005,

–   vista la decisione 2006/35/CE del Consiglio, del 23 gennaio 2006, relativa ai principi, alle priorità e alle condizioni contenuti nel partenariato per l'adesione con la Turchia(5), che definisce le priorità a breve e medio termine,

–   visto il regolamento (CE) n. 389/2006 del Consiglio, del 27 febbraio 2006, che istituisce uno strumento di sostegno finanziario per promuovere lo sviluppo economico della comunità turco-cipriota(6),

–   visti la dichiarazione della Turchia del 29 luglio 2005 relativa a Cipro, la dichiarazione del Consiglio del 21 settembre 2005 e il piano d'azione della Turchia del 24 gennaio 2006,

–   visto il documento di posizione dell'Unione europea presentato in occasione della 45a riunione del Consiglio di associazione CE-Turchia del 12 giugno 2006,

–   viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 15 e 16 giugno 2006,

–   visto l'articolo 45 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6-0269/2006),

A.   considerando che il 3 ottobre 2005 il Consiglio ha approvato un quadro negoziale per l'adesione della Turchia all'Unione europea, consentendo in tal modo l'avvio dei negoziati immediatamente dopo l'incontro, che la Commissione ha intrapreso un processo formale di esame dell'acquis, che sta compiendo progressi nell'ambito di determinate politiche e che un capitolo, "Scienza e ricerca", è stato aperto e chiuso temporaneamente durante la Conferenza di adesione del 12 giugno 2006,

B.   considerando che l'avanzamento dei negoziati dovrà dipendere dalla realizzazione delle priorità stabilite nel partenariato per l'adesione e dei requisiti previsti dal quadro di negoziazione, nonché dalla piena attuazione delle disposizioni contenute nell'accordo di associazione (accordo di Ankara) e nel suo protocollo aggiuntivo, compresa una soluzione globale delle dispute di confine e della questione di Cipro che dovrà essere appoggiata da entrambe le parti di tale isola,

C.   considerando che il rispetto di tutti i criteri di Copenaghen costituisce da sempre il fondamento per l'adesione all'Unione europea e dovrebbe continuare ad esserlo per le future adesioni,

D.   considerando che nelle risoluzioni del 15 dicembre 2004 e del 28 settembre 2005 sopra indicate il Parlamento europeo ha sottolineato che l'apertura dei negoziati di adesione era da auspicare, a condizione che vi sia concordanza sul fatto che nella prima fase negoziale sia attribuita la priorità alla piena attuazione dei criteri politici, che ogni sessione negoziale a livello ministeriale sia preceduta da una valutazione dei criteri politici non solo in astratto, ma anche per quanto attiene alla loro applicazione concreta, esercitando in tal modo una pressione effettiva e costante sulle autorità turche affinché mantengano il ritmo delle riforme necessarie, e che venga stabilito un programma completo di obiettivi, tempi e scadenze chiari per il soddisfacimento dei criteri politici,

E.   considerando che, pur riconoscendo che le riforme avranno successo solo se l'impulso sarà fermamente radicato nel governo e nella società turchi, al fine di garantire la sostenibilità e l'irreversibilità del processo di riforma, l'Unione europea dovrebbe proseguire nell'attività di controllo sulle riforme e la loro attuazione,

F.   considerando che nella relazione sui progressi compiuti dalla Turchia la Commissione ha concluso che il ritmo dei cambiamenti ha subito un rallentamento lo scorso anno, che l'attuazione manca di uniformità e che occorrono ulteriori sforzi decisi in materia di libertà fondamentali e diritti umani, segnatamente per quanto attiene alla libertà di espressione, ai diritti delle donne, alla libertà di culto, ai diritti sindacali, alle libertà politiche, ai diritti delle minoranze e ai diritti culturali e linguistici, oltre ad un'azione più incisiva nella lotta alla tortura e ai maltrattamenti, come pure una esecuzione rapida e corretta delle decisioni in materia giudiziaria da parte dei servizi statali,

G.   considerando che i progressi compiuti in materia di libertà di espressione sono ancora poco soddisfacenti, in una situazione caratterizzata da aspetti contrastanti, con alcuni sviluppi positivi, quali il recente rilascio del professor Ibrahim Kaboglu e del professor Baskin Oran, perseguiti ai sensi degli articoli 216 e 301 del codice penale turco, del giornalista Murat Belge, della romanziera Elif Shafak, della scrittrice Perihan Mağden e dell'autore Orhan Pamuk, ma anche vari casi di difensori dei diritti umani che sono ancora perseguiti penalmente e di giornalisti ed editori che continuano a subire processi, e del giornalista Hrant Dink, il cui caso, nonostante il rilascio deciso dal tribunale, è stato sottoposto alla Corte di cassazione e che rischia fino a tre anni di carcere in collegamento con un altro processo, e di altre persone, tra cui l'attivista per i diritti umani Eren Keskin, che hanno subito condanne,

H.   considerando che il 12 luglio 2006 la Corte di cassazione ha deciso di confermare una condanna a sei mesi di carcere con la condizionale a carico di Hrant Dink, sulla base dell'articolo 301 del Codice penale turco, per "insulti all'identità turca",

I.   considerando che la Turchia non ha mai riconosciuto il genocidio perpetrato contro gli armeni nonostante le numerose richieste del Parlamento europeo e di svariati Stati membri,

J.   considerando che le convenzioni internazionali per l'eliminazione del terrorismo andrebbero prese attentamente in considerazione in sede di elaborazione di una nuova legislazione contro il terrorismo,

K.   considerando che la definizione di reati terroristici dovrebbe conformarsi alle norme e agli standard internazionali, in particolare al principio di legalità, come prescritto all'articolo 15 della convenzione internazionale sui diritti civili e politici, una disposizione che non ammette alcuna deroga neanche in stato d'emergenza,

L.   considerando che la legge turca antiterrorismo di recente adozione è specificamente contraria al parere del Relatore speciale sul terrorismo del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani e mina le riforme precedenti in materia di libertà fondamentali e diritti umani, reintroducendo elementi cancellati dalle riforme precedenti, e che tale legge potrebbe limitare ulteriormente l'esercizio di tali diritti e libertà, nel caso in cui siano introdotte definizioni ampie dei termini "atto terroristico" e "terrorista" e siano aumentate le fattispecie penali che rientrano nell'ambito di applicazione di detta legge, mentre la Turchia dovrebbe condividere la preoccupazione comune nell'Unione europea di evitare che questioni di sicurezza riducano le libertà dei cittadini com'è risultato evidente sin dal Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999 e più recentemente con la creazione del programma dell'Aia,

M.   considerando che dall'ultima relazione del Parlamento non sono stati compiuti progressi nel ridurre le difficoltà che le minoranze religiose affrontano e che la prevista legge sulle fondazioni, in attesa di esame da parte del parlamento turco, non sembra eliminare del tutto le carenze individuate nel progetto di legge precedente, quali la confisca dei beni appartenenti a fondazioni religiose, la personalità giuridica, il diritto a formare il clero e la gestione interna, risultando pertanto non all'altezza degli standard dell'Unione europea e delle aspettative delle comunità religiose e in generale delle organizzazioni non governative necessarie per una società civile pluralista e indipendente,

N.   considerando che il protocollo "Emasya" sottoscritto nel 1997 dallo Stato maggiore generale e dal Ministero degli Interni consente, in presenza di talune condizioni, di ricorrere a operazioni militari quando sono in gioco questioni di sicurezza interna,

O.   considerando che la recrudescenza della violenza nel sud-est del paese e la ripresa delle attività terroristiche da parte del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), seguita da un'ampia escalation delle operazioni militari, rappresentano una grave minaccia per la pace, la stabilità e la democrazia in Turchia e che occorre sottolineare che l'azione contro il terrorismo deve essere commisurata alla minaccia e rispettare sempre il diritto internazionale in materia di diritti umani,

P.   considerando che il segnale coraggioso e promettente dato l'anno scorso dal primo ministro Erdoğan, nell'affrontare la questione curda, non ha ancora trovato riscontro in interventi sostanziali,

Q.   considerando che il governo turco non ha elaborato una strategia generale per la regione del sud-est che ne promuova lo sviluppo politico e socioeconomico e che il progetto sull'Anatolia sud-orientale ha avuto finora effetti molto limitati a Diyarbakir e in altre province,

R.   considerando un segnale positivo nei confronti di altri gruppi etnici in Turchia il fatto che tre emittenti siano state autorizzate a trasmettere in lingua curda, nonostante il persistere di limitazioni di tempo e di programmazione,

S.   considerando che la Turchia deve ancora dare attuazione ad alcune importanti decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo, incluse quelle riguardanti Cipro, e che nel 2005 la Corte ha pronunciato sentenze relativamente a 290 cause concernenti la Turchia, 270 delle quali hanno accertato almeno una violazione,

T.   considerando che il governo turco è parte contraente della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali che istituisce la Corte europea dei diritti dell'uomo e che le critiche rivolte dal governo turco alle sentenze della Corte in casi specifici possono minare l'accettazione dello Stato di diritto da parte dell'opinione pubblica turca,

U.   considerando che nel 2005 gli Stati membri dell'Unione europea hanno accolto oltre 2000 richieste di asilo presentate da cittadini turchi,

V.   considerando che la Commissione ha concluso, nella relazione sui progressi compiuti dalla Turchia, che la corruzione resta un problema grave nel paese e che negli Indici di percezione della corruzione del 2005 stilati da Transparency International, la Turchia ha ricevuto un punteggio medio di 3,5 (su una scala che va da 0 "alto grado di corruzione" a 10 "massima rettitudine"),

W.   considerando che l'economia turca viene riconosciuta come un'economia di mercato liberamente funzionante ed ha registrato nel 2005 una forte crescita (circa 7,6%) e un afflusso crescente di investimenti diretti esteri e che, tuttavia, permangono preoccupazioni in merito al deficit delle partite correnti, in continua crescita, e all'elevato tasso di disoccupazione (circa il 10,9% nel marzo 2006),

X.   considerando che la posizione geostrategica della Turchia nella regione, unitamente a vari aspetti transnazionali (quali, ad esempio, l'energia, le risorse idriche, i trasporti, la gestione delle frontiere, la lotta al terrorismo), al dinamismo della sua economia e alle sue risorse umane le consentono di svolgere un ruolo importante nell'ambito delle varie sfide che la regione affronta e nel futuro sviluppo della politica estera e di sicurezza comune dell'UE,

Y.   considerando che le radici storico-culturali della Turchia mettono il paese in condizione di costituire un ponte tra l'Europa e il mondo islamico,

Z.   considerando che la situazione geostrategica della Turchia, la sua appartenenza alla NATO e le sue relazioni con il mondo islamico possono costituire un rafforzamento della politica di sicurezza dell'Europa,

AA. considerando che la Turchia ha firmato ma non ratificato, né attuato il protocollo addizionale che estende l'accordo di Ankara ai nuovi Stati membri e che ciò comporta, tra l'altro, la prosecuzione dell'embargo contro le navi battenti bandiera cipriota e quelle che giungono dai porti della Repubblica di Cipro, che non hanno diritto di accedere ai porti turchi, e un embargo contro gli aerei ciprioti, i quali non hanno il diritto di sorvolo sulla Turchia e di atterraggio negli aeroporti turchi,
AB. considerando che, come affermato nella dichiarazione della Comunità europea e degli Stati membri del 21 settembre 2005 sopra menzionata e nelle conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 15 e 16 giugno 2006, l'Unione europea seguirà da vicino e valuterà la piena e non discriminatoria attuazione dell'accordo di Ankara e del protocollo aggiuntivo allo stesso da parte della Turchia nel 2006 e che la Comunità europea e gli Stati membri hanno dichiarato che il mancato adempimento da parte della Turchia delle sue obbligazioni contrattuali avrà ripercussioni sul progresso dei negoziati nel loro complesso,
AC. considerando che la Turchia continua ad esercitare un blocco ingiustificabile contro l'Armenia e che tale blocco minaccia la stabilità della regione, ostacola lo sviluppo regionale di rapporti di buon vicinato ed è in contrasto con le priorità del partenariato di adesione riveduto e con i requisiti del quadro negoziale,
Democrazia e Stato di diritto

1.   sottolinea che il rafforzamento dei legami tra la Turchia e l'Unione europea è di fondamentale importanza per l'UE, per la Turchia e per tutta la regione;

2.   si compiace del fatto che la fase attiva dei negoziati di adesione tra la Turchia e l'Unione europea abbia avuto inizio con l'apertura e la provvisoria chiusura del capitolo "Scienza e ricerca"; deplora tuttavia il rallentamento del processo di riforma nel corso dell'ultimo anno, evidenziato da persistenti carenze e progressi insufficienti, segnatamente nell'ambito della libertà di espressione, dei diritti religiosi e delle minoranze, delle relazioni civili/militari, dell'applicazione della legge in concreto, dei diritti delle donne, dei diritti sindacali, dei diritti culturali e della rapida e corretta esecuzione delle decisioni in materia giudiziaria da parte dei servizi statali; sollecita la Turchia a rianimare il processo di riforma;

3.   accoglie favorevolmente l'iniziativa del governo turco di riprendere il processo di modifica legislativa, con la presentazione al parlamento turco di un nono pacchetto di riforme legislative, comprensivo, tra l'altro, di una legge sul difensore civico, una legge sulla corte dei conti (che consentirà la verifica della spesa militare), una legge sulle fondazioni e misure volte a rafforzare il funzionamento del sistema giudiziario, quale la legge sui procedimenti amministrativi, misure di lotta alla corruzione, misure per agevolare il funzionamento delle scuole delle minoranze e misure volte ad accrescere la trasparenza nel finanziamento dei partiti politici;

4.   sottolinea che, in democrazia, i progetti di legge che interessano questioni riguardanti i diritti e le libertà fondamentali dovrebbero essere discussi apertamente e in modo trasparente e che la società civile dovrebbe essere pienamente coinvolta in queste discussioni in tutte le fasi;

5.   si aspetta che, al fine di consentire che il nono pacchetto di riforme legislative dia realmente un impulso nuovo al processo di riforma, il parlamento turco modifichi e successivamente adotti tale pacchetto, tenendo conto in particolare di quanto segue:

   l'efficienza e l'indipendenza della magistratura sarà rafforzata con misure idonee che dovranno essere inserite in una legge sulla composizione delle controversie, una legge sui procedimenti amministrativi e una legge sulle procedure giuridiche amministrative;
   la legge sulle fondazioni deve eliminare tutte le restrizioni attualmente applicate alle minoranze religiose in materia di personalità giuridica, formazione degli esponenti del clero, permessi di lavoro, scuole e gestione interna e affrontare in maniera idonea la questione delle proprietà confiscate nonché la possibilità di citare per danni lo Stato in caso di mancata esecuzione di decisioni in materia giudiziaria, e deve consentire piena libertà di associazione a sostegno del principio di una società civile pluralistica, indipendente e sicura di sé;
   la legge sul finanziamento dei partiti politici deve portare ad un miglioramento effettivo della trasparenza e porre fine alla corruzione;
   le eventuali competenze rimaste ai tribunali militari per procedimenti che coinvolgano civili devono essere abolite;
   accordi internazionali quali la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali, la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI) e la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare devono essere firmati e ratificati;
   il processo legislativo in generale e l'attuazione del nono pacchetto in particolare saranno meglio favoriti da un costante e strutturale impegno delle ONG;

6.   prende atto della nuova legge antiterrorismo del 30 giugno 2006, legge che è stata adottata come conseguenza della rinnovata compagna di intimidazione, violenza e terrorismo del PKK; chiede alle autorità turche di garantire che la sua attuazione non limiti ulteriormente l'esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali e che definisca un giusto equilibrio tra le esigenze di sicurezza e la garanzia dei diritti umani; sottolinea in particolare l'importanza di una rigorosa e restrittiva definizione degli atti terroristici, della piena garanzia della libertà di espressione e della libertà dei media, compresa la libertà di difendere tutte le cause attraverso strumenti democratici, di sentenze proporzionate per i crimini terroristici, dei pieni diritti della difesa in base agli standard europei e di piena responsabilità per crimini commessi dalle forze di sicurezza o dai funzionari dell'intelligence e di estrema cautela nell'autorizzazione delle forze dell'ordine ad utilizzare armi da fuoco;

7.   rileva che, pur essendo tuttora necessario classificare alcune organizzazioni connesse a crimini terroristici come organizzazioni terroristiche, con negative implicazioni giuridiche, la procedura per tale classificazione dovrebbe essere trasparente ed obiettiva e le organizzazioni coinvolte dovrebbero poter appellarsi ad un organo giudiziario indipendente;

8.   riconosce l'importanza della legge sul risarcimento delle vittime del terrorismo che si applica alle vittime di atti di terrorismo nonché alle vittime di operazioni antiterroristiche dello Stato; deplora che la legge non risponda pienamente alle aspettative in quanto le commissioni di valutazione del danno previste dalla legge sono mal equipaggiate per espletare idoneamente le loro mansioni;

9.   invita la Turchia a garantire l'uguaglianza dinanzi alla legge di tutti i cittadini turchi nel corso dell'intero procedimento giudiziario, compresa la fase investigativa, il processo, la sentenza e la detenzione, senza deroghe per i funzionari del governo, il personale militare o i membri delle forze di sicurezza; sottolinea che, nella lotta contro l'impunità e al fine di costruire la fiducia pubblica nelle forze dell'ordine, è importante che i funzionari incriminati siano detenuti ed arrestati secondo gli stessi criteri applicati agli altri presunti criminali;

10.   invita la Turchia ad abrogare o modificare, in tempi brevi, le disposizioni del codice penale, tra cui gli articoli 216, 277, 285, 288, 301, 305 e 318, che consentono interpretazioni arbitrarie da parte dei giudici e dei pubblici ministeri e conducono a sentenze contrarie alla libertà di espressione e alla libertà di stampa, rappresentando pertanto una minaccia per il rispetto dei diritti umani e delle libertà, con ripercussioni negative sul progresso della democrazia;

11.   deplora la condanna di Hrant Dink confermata il 12 luglio 2006 dalla Corte di cassazione sulla base dell'articolo 301 del Codice penale turco; rileva che i tribunali non sono riusciti a stabilire una giurisprudenza positiva nell'interpretazione delle disposizioni del Codice penale in linea con le pertinenti norme dell'Unione europea;

12.   prende atto dei miglioramenti apportati alla legislazione grazie agli sforzi compiuti dal governo turco, a partire dal 2002, con la politica di tolleranza zero nei confronti della tortura, accogliendo in tal modo le raccomandazioni del Parlamento europeo; prende atto altresì della diminuzione dei casi di maltrattamenti da parte di funzionari di polizia cui fa riferimento la relazione 2006 sulla Turchia elaborata dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti; sottolinea che occorrono misure attuative più efficaci, come evidenziato dal perdurare delle segnalazioni di torture e maltrattamenti, soprattutto nel sud-est del paese, commessi da funzionari di polizia e dall'impunità di cui spesso tali funzionari godono, come descritto, fra l'altro, nella relazione 2006 di Amnesty International; incoraggia la Turchia a ratificare il protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti; esprime preoccupazione per il grado di applicazione della legge in concreto, che non soddisfa gli standard dell'Unione europea;

13.   sottolinea l'importanza che la Turchia ratifichi lo Statuto di Roma della CPI, al fine di combattere ogni traccia di impunità e rafforzare la protezione internazionale dei diritti umani;

14.   prende atto dei miglioramenti apportati alla legislazione grazie agli sforzi compiuti dal governo turco, a partire dal 2002, in materia di lotta alla corruzione; invita le autorità turche a proseguire concretamente e con vigore la lotta alla corruzione; ricorda le raccomandazioni formulate dal Gruppo di Stati contro la corruzione nel marzo 2006 e sollecita la Turchia a seguirle e a dar loro attuazione;

15.   deplora che nel paese non funzioni ancora un sistema di monitoraggio dei luoghi di detenzione da parte delle istituzioni indipendenti per i diritti umani;

16.   rileva che sono stati compiuti alcuni progressi in materia di diritti delle donne, in seguito all'entrata in vigore del nuovo codice penale; sottolinea, tuttavia, che il mancato rispetto dei diritti delle donne in Turchia resta una questione molto preoccupante e ribadisce la necessità di sforzi ulteriori per sradicare le pratiche discriminatorie e la violenza contro le donne e creare altri centri di assistenza per le donne in difficoltà in cooperazione con le organizzazioni delle donne presenti nella società civile e con il sostegno finanziario adeguato; invita la Turchia a intensificare gli sforzi per garantire che le donne siano libere di esercitare appieno il diritto all'istruzione e alle opportunità di lavoro; prende atto di alcuni progressi nella lotta contro il crimine di onore, visto che le pene sono state portate all'ergastolo, ma esprime la propria preoccupazione sul rapido aumento dei presunti suicidi di donne nel sud-est della Turchia; si compiace in tale contesto delle campagne di sensibilizzazione organizzate dalle ONG e dalla stampa in Turchia;

17.   invita le autorità turche ad impegnarsi in un dialogo costante con il Parlamento europeo sui diritti delle donne in Turchia e a prendere atto al riguardo della sua seconda risoluzione sul ruolo delle donne in Turchia nella vita sociale, economica e politica, discussa nel 2006 in seno al Parlamento europeo;

18.   rileva che in Turchia le donne costituiscono il 50% di tutti i laureati e il 40% dei liberi professionisti, compresi avvocati e medici;

19.   esprime compiacimento per la recente iniziativa di integrazione sociale del governo turco, che promuove la crescita dell'occupazione attraverso un sistema di iniziative finanziarie in 49 aree economicamente sottosviluppate;

20.   esprime profonda preoccupazione per il caso Şemdinli, che riguarda un attentato dinamitardo contro una libreria, presumibilmente commesso da forze di sicurezza turche, e per il successivo licenziamento del pubblico ministero Ferhat Sarikaya, che è stato oggetto di indagine da parte del parlamento turco; nutre gravi preoccupazioni in merito alla prosecuzione, per non dire la rinascita, del ruolo dell'esercito nella società turca; sottolinea che indagini obiettive e imparziali costituiscono la premessa necessaria per ristabilire un clima di fiducia nell'opinione pubblica e garantire la credibilità dell'apparato giudiziario; chiede quindi che venga pubblicato il rapporto d'inchiesta della Grande Assemblea turca;

21.   sottolinea che la separazione costituzionale, netta e chiara, dei ruoli politici ed istituzionali tra civili e militari in Turchia è una condizione necessaria per poter parlare in modo serio di adesione della Turchia all'Unione europea;

22.   rinnova l'invito ad operare una riforma del sistema elettorale, con l'abbassamento della soglia del 10%, e a garantire in tal modo una più ampia rappresentanza delle forze politiche e delle minoranze nella Grande Assemblea Nazionale; si compiace quindi dell'attuale dibattito sulle riforme del sistema elettorale;

23.   ricorda che la preparazione di una nuova costituzione viene vista come un ulteriore e probabilmente necessario riflesso della natura essenziale delle modifiche richieste per l'ingresso nell'Unione europea e sottolinea che una costituzione moderna può fungere da fondamento della modernizzazione dello Stato turco;

24.   condanna con fermezza l'assassinio di un giudice della suprema corte della Turchia; esprime preoccupazione in merito alla scarsa sicurezza garantita a tali giudici da parte della polizia, nonostante minacce inequivocabili e pubbliche; invita il governo turco a porre rimedio a tale situazione;

25.   condanna i recenti attacchi dinamitardi in varie città turche; esprime le proprie condoglianze per le vittime di questi e di precedenti attentati;

26.   invita il governo turco ad applicare le norme ambientali dell'Unione europea ai progetti che si presume comportino eventuali danni all'ambiente, come la miniera d'oro prevista a Bergama ed altri progetti minerari analoghi, la diga di Yortanli, attualmente in costruzione, la diga di Ilisu, che potrebbe portare alla disstruzione di siti storicamente importanti, come Hasankeyf (che verrebbe sommerso dalla diga Ilisu) e Allionoi (che verrebbe sommerso dalla diga Allini), ed altre dighe progettate nella valle di Munzur e a Yusufeli, nella provincia di Artvin;

Diritti umani e tutela delle minoranze

27.   deplora il fatto che nel corso dell'ultimo anno siano stati segnalati solo progressi limitati in materia di diritti e libertà fondamentali; condanna le violazioni dei diritti umani e delle libertà, nonché le limitazioni all'esercizio di tali diritti e libertà;

28.   ribadisce la necessità che la Turchia rispetti la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, compresa una piena e tempestiva esecuzione di tutte le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo;

29.   è preoccupato dal numero di richiedenti asilo che hanno lasciato la Turchia per dirigersi verso i paesi industrializzati nel corso del 2005 e lo considera un'indicazione delle prestazioni inadeguate della Turchia nella gestione delle proprie frontiere o nei settori della giustizia, della tolleranza e della salvaguardia dei diritti umani; riconosce, nel contempo, i progressi compiuti dal 2001 al 2005, periodo in cui il numero dei richiedenti asilo provenienti dalla Turchia è stato ridotto del 65%, a poco più di 10.000 persone nel 2005;

30.   ricorda alla Turchia di aver raccomandato l'attuazione di una riforma degli attuali servizi di ispezione in materia di diritti umani, assegnando gli incarichi a servizi di ispezione indipendenti, ai quali concedere risorse sufficienti per operare efficacemente in tutte le regioni della Turchia e dotati dei poteri di indagare in qualunque struttura detentiva della polizia, in qualsiasi momento, in stretta collaborazione con ONG indipendenti turche che operano nell'ambito dei diritti umani; sottolinea che sussiste la necessità urgente di consolidare e rafforzare la capacità delle istituzioni di promuovere e far rispettare i diritti umani; si compiace della cooperazione tra la Turchia e il relatore speciale sulla tortura del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani e invita la Turchia a mantenere un invito permanente a tutte le procedure speciali del Consiglio della Nazioni Unite per i diritti umani;

31.   rispetta le sensibilità di un paese in cui la grande maggioranza della popolazione è costituita da musulmani sunniti, ma ricorda alla Turchia l'importante patrimonio culturale e storico che il multiculturale, multietnico e multireligioso Impero Ottomano le ha lasciato in eredità e custodia; deplora l'assenza di progressi in materia di libertà di culto dalla summenzionata risoluzione del Parlamento del 28 settembre 2005; sottolinea che la libertà dei cittadini di praticare qualunque religione, o di appartenere al credo di propria scelta deve estendersi anche alla concessione agli stessi cittadini di analoghe opportunità giuridiche e amministrative di praticare il loro culto, organizzare le loro comunità, detenere e amministrare i beni della comunità e formare gli esponenti del clero;

32.   condanna con forza l'assassinio del sacerdote e missionario italiano don Andrea Santoro;

33.   rinnova l'invito rivolto alle autorità turche, nelle sue risoluzioni precedenti, di adempiere gli obblighi in materia di libertà di culto e di compiere passi concreti per eliminare gli ostacoli che le minoranze religiose affrontano, segnatamente per quanto attiene al loro status giuridico, alla formazione del clero e ai diritti di proprietà (il Patriarcato ecumenico, ad esempio, ha subito di recente l'espropriazione di 30 proprietà); invita le autorità turche a interrompere immediatamente tutte le confische e le vendite coattive di proprietà che appartengono a comunità religiose; chiede la riapertura immediata del seminario greco-ortodosso di Halki e l'utilizzo pubblico del titolo ecclesiastico di Patriarca ecumenico; chiede il riconoscimento e la protezione degli Aleviti, compreso il riconoscimento delle case CEM come centri religiosi, nonché la protezione e il riconoscimento degli Yezidi e la costruzione di luoghi di preghiera yezidi; chiede che per tutti l'educazione religiosa sia volontaria, e che ciò non riguardi soltanto la religione sunnita, e che a coloro i quali non intendono avvalersi dell'educazione religiosa sia offerto un insegnamento alternativo che affronti i valori, le norme e le questioni etiche; chiede la tutela dei diritti fondamentali di tutte le minoranze e comunità cristiane in Turchia (ad esempio i greci di Istanbul, Imvros e Tenedos);

34.   spera che la prossima visita di Papa Benedetto XVI in Turchia contribuisca a rafforzare il dialogo interreligioso e interculturale fra il mondo cristiano e quello musulmano;

35.   invita le autorità turche a rispettare ed applicare pienamente tutte le decisioni della Corte internazionale di giustizia (CIG) e a conformarsi alla sua giurisprudenza;

36.   insiste sull'obbligo della Turchia di assicurare che la protezione dei diritti fondamentali di tutte le comunità religiose sia pienamente garantita; esige che il progetto di legge rivisto sulle fondazioni rifletta le raccomandazioni espresse dal Parlamento europeo e della Commissione e sia conforme agli standard europei, soddisfacendo nel contempo le aspettative della società multireligiosa turca;

37.   prende atto del fatto che nella società turca è in corso un importante dibattito sul velo; sottolinea che non esistono norme europee in materia, ma auspica che in Turchia si trovi un compromesso sul foulard indossato sui capelli dalle studentesse nelle università;

38.   ribadisce il suo invito alle autorità turche affinché applichino le norme dell'Organizzazione internazionale del lavoro in materia di diritti sindacali, si astengano da interferenze politiche nel funzionamento dei sindacati, li coinvolgano nel processo decisionale e tengano conto in particolare della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e, pur rallegrandosi di recenti successi quale un progetto ad Adana contro il lavoro minorile, chiede che introducano altre leggi che lo vietino; si compiace dell'ultima valutazione effettuata dall'OIL, che cita la Turchia quale esempio riuscito della lotta contro il lavoro minorile e pertanto si compiace dell'obiettivo di lungo termine del governo turco di eradicare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2012;

39.   accoglie favorevolmente l'inizio delle trasmissioni in lingua curda, un evento che può essere ritenuto un passo importante, a condizione che sia seguito da un'ulteriore riduzione di tutte le limitazioni e di tutti i vincoli, inclusa la programmazione speciale prodotta dalle comunità curde destinatarie, consentendo in tal modo ai curdi il libero esercizio dei loro diritti culturali ed educativi;

40.   sottolinea che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha consigliato alla Turchia di predisporre un nuovo quadro giuridico per gli obiettori di coscienza e ricorda alla Turchia che il diritto all'obiezione di coscienza è riconosciuto dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea; si compiace quindi dell'iniziativa del ministero della giustizia volta a legalizzare il diritto all'obiezione di coscienza e proporre l'introduzione di un servizio alternativo in Turchia; esprime preoccupazione per il fatto che in una recente sentenza del tribunale militare turco un obiettore di coscienza sia stato condannato ad una pena detentiva e che il tribunale militare si sia apertamente rifiutato di recepire una pertinente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; condanna le persistenti persecuzioni di giornalisti e scrittori che hanno manifestato il proprio sostegno al diritto all'obiezione di coscienza nei confronti del servizio militare;

41.   sostiene con convinzione le attività della società civile e democratica turca, ed in particolar modo della "Associazione Turca dei Diritti dell'Uomo" e della "Fondazione Turca dei Diritti dell'Uomo"; riconosce l'importanza del lavoro svolto da tali organizzazioni democratiche, soprattutto per quanto riguarda il monitoraggio della situazione dei diritti umani;

42.   invita la Commissione europea a sostenere in modo ampio e convinto, soprattutto sul piano finanziario, le attività di tali organizzazioni democratiche della società civile turca;

43.   condanna fermamente, in quanto arreca grave pregiudizio ai principi europei, il "comitato Talaat Pacha", movimento xenofobo e razzista diretto da organizzazioni di estrema destra, nonché le manifestazioni negazioniste organizzate a Lione e a Berlino da queste stesse organizzazioni; chiede alla Turchia di sciogliere tale comitato e di porre fine alle sue attività;

Sud-est

44.   condanna con fermezza la recrudescenza degli atti di terrorismo commessi dal PKK; sottolinea che non vi possono essere scusanti per le violenze commesse ai danni di cittadini turchi in varie zone del paese da qualsiasi parte coinvolta nel conflitto; esprime la sua solidarietà alla Turchia nella lotta che quest'ultima conduce contro il terrorismo ed invita, di conseguenza, il PKK a decretare e a rispettare un cessate il fuoco immediato;

45.   si compiace del recente appello del Partito della società democratica a cessare il fuoco e ad avviare negoziati politici concernenti il conflitto nella regione sudorientale e invita il PKK a rispondervi positivamente;

46.   sottolinea l'esistenza di numerosissimi processi ancor oggi in corso ai quali sono sottoposti esponenti della società civile, nonché le pratiche quotidiane di intimidazione verso costoro, come ad esempio nei confronti di Mehdi Zana, marito della vincitrice del Premio Sakharov del Parlamento europeo, Leyla Zana; invita il governo turco a togliere le restrizioni ancora esistenti contro questi esponenti della società civile e democratica turca;

47.   esprime profonda preoccupazione per le tensioni nel sud-est del paese che derivano da tale situazione e che costituiscono una grave minaccia per la pace e la stabilità della regione; sottolinea che è importante compiere ulteriori progressi nella riduzione delle tensioni nella Turchia orientale e sudorientale al fine di assicurare che le riforme siano sostenibili e credibili; invita tutte le parti coinvolte nel conflitto ad astenersi dall'utilizzare la violenza o dal reagire ad essa con altra violenza; ritiene importante non ampliare eccessivamente il concetto di terrorismo, per non far rientrare fattispecie di reati di tipo non terroristico nell'ambito di applicazione della legge antiterrorismo turca, che definisce il terrorismo in base ai suoi scopi e obiettivi piuttosto che in base a reati specifici ed è formulata in termini vaghi e molto ampi, pregiudicando in tal modo le libertà fondamentali;

48.   è convinto che l'appello rivolto dal Partito della società democratica al PKK affinché dichiari un cessate il fuoco unilaterale faccia ben sperare quanto alla possibilità di interrompere il circolo vizioso della violenza nella Turchia sudorientale e nel resto del paese;

49.   invita le autorità turche ad applicare gli standard europei per l'arresto e la detenzione degli indagati; invita le autorità turche a consentire il pieno accesso di patologi indipendenti in caso di decessi durante la detenzione o risultanti da presunta violenza da parte delle forze dell'ordine; esprime preoccupazione per le violenze contro i minori, che hanno provocato vittime durante la sommossa di Diyarbakir a marzo 2006; rileva che la nuova legge sulla protezione dell'infanzia, adottata nel luglio 2005, non rispetta appieno gli standard internazionali per quanto attiene alle disposizioni in materia di minori autori di reati;

50.   invita il governo turco a ricercare una soluzione democratica della questione curda, ispirata alla dichiarazione incoraggiante del primo ministro Erdoğan dell'anno scorso; ritiene essenziale definire un equilibrio tra l'esigenza di controllare la situazione dal punto di vista della sicurezza, evitando tensioni nelle relazioni tra civili e militari, e promuovere efficacemente il dialogo politico e lo sviluppo socioeconomico della regione del sud-est, attraverso una strategia generale sostenuta da mezzi adeguati; invita il governo turco a investire nello sviluppo socioeconomico del sud-est del paese, a eliminare le disparità in campo socioeconomico tra la media nazionale e la regione orientale e sudorientale anche in termini di disoccupazione, accesso all'istruzione, alle abitazioni e all'assistenza sanitaria e a impegnarsi in un dialogo costruttivo con interlocutori pacifici; invita i rappresentanti eletti della comunità curda a rispondere positivamente ad ogni dialogo di questo tipo con il governo turco, sostenendo fermamente il principio della non violenza; ricorda, in tale contesto, che è importante consentire ai rappresentanti curdi eletti di partecipare con maggior vigore al processo democratico, adottando mezzi adeguati, ad esempio abbassando la soglia elettorale; sottolinea la necessità di instaurare un'efficiente amministrazione decentrata;

51.   è convinto che la Turchia non possa mobilizzare da sola le necessarie risorse finanziarie per tale programma d'investimento e di sviluppo per il sud-est e che sia quindi opportuno raccogliere tali fondi in un quadro internazionale più ampio; invita il governo turco e la Commissione europea a verificare in che misura si possa utilizzare in tale contesto l'aiuto di preadesione all'Unione europea;

52.   accoglie favorevolmente l'adozione della legge sugli sfollati interni che, se applicata in modo efficiente, potrebbe costituire uno strumento di ricorso importante; sottolinea tuttavia che la persistente presenza di guardie nei villaggi e l'inasprirsi della violenza sta ostacolando l'esercizio del diritto al ritorno; di conseguenza, sollecita le autorità turche a disarmare le guardie presenti nei villaggi e a smantellare tale circuito;

53.   invita il governo turco a dimostrare la sua volontà di trovare una soluzione politica alla questione curda, avviando colloqui con il partito legale pro curdo - il Partito della società democratica - che ha chiesto il cessate il fuoco e il dialogo politico;

Questioni regionali e relazioni esterne

54.   accoglie favorevolmente la designazione di Istanbul a capitale europea della cultura nel 2010;

55.   ribadisce il suo convincimento che una Turchia moderna, democratica e secolare, pur allineandosi progressivamente alle politiche degli Stati membri dell'Unione europea, potrebbe svolgere un ruolo costruttivo e stabilizzatore nel promuovere la comprensione tra civiltà e tra l'Unione europea e i paesi della regione circostante la Turchia, particolarmente il Medio Oriente; si compiace in tale contesto della decisione del governo e del parlamento tuchi di partecipare alle forze di pace della Nazioni Unite in Libano;

56.   prende atto della proposta della Turchia di istituire una commissione di esperti, che dovrebbe essere sotto l'egida delle Nazioni Unite, per superare la tragica esperienza del passato e della posizione dell'Armenia in merito a tale proposta; sollecita i governi turco e armeno a proseguire nel processo di riconciliazione per raggiungere una proposta accettabile da entrambe le parti; si compiace del fatto che le ultime discussioni avvenute in Turchia abbiano almeno segnato l'inizio della discussione sulla dolorosa storia con l'Armenia; sottolinea che, sebbene il riconoscimento del genocidio armeno in quanto tale non costituisca uno dei criteri di Copenaghen, è indispensabile che un paese che si avvia all'adesione accetti e riconosca il proprio passato; chiede, in proposito, alle autorità turche di facilitare il lavoro dei ricercatori, degli intellettuali e degli studiosi che lavorano sulla questione del genocidio armeno, garantendo loro l'accesso agli archivi storici e fornendo tutti i documenti utili; sollecita la Turchia a compiere, senza condizioni preliminari, i passi necessari a stabilire relazioni diplomatiche e di buon vicinato con l'Armenia, a ritirare il blocco economico e ad aprire la frontiera terrestre quanto prima, conformemente alle risoluzioni adottate dal Parlamento europeo tra il 1987 e il 2005 per rispettare le priorità contenute nel partenariato per l'adesione nonché gli obblighi del quadro negoziale sulla "composizione pacifica delle controversie sui confini" che sono entrambi vincolanti ai fini dell'adesione all'Unione europea; ritiene che una posizione simile debba essere adottata per le altre minoranze (ad esempio i Greci del Ponto e gli Assiri);

57.   esorta la Turchia a impegnarsi a favore di buone relazioni di vicinato; in tale contesto ricorda alla Turchia che deve astenersi da qualsiasi minaccia contro i paesi vicini (ad esempio la minaccia di "casus belli" nei confronti della Grecia in merito al suo diritto di determinare i limiti delle proprie acque territoriali), nonché da attività militari che favoriscono la tensione (ad esempio continue violazioni delle norme regione di informazione di volo-Atene e dello spazio aereo nazionale greco) che minacciano anche la sicurezza della navigazione aerea, incidono sulle buone relazioni di vicinato e potrebbero influenzare negativamente il processo di adesione; chiede alla Turchia di intensificare gli sforzi ai fini della risoluzione delle controversie pendenti con tutti i suoi vicini, in linea con la Carta delle Nazioni Unite e con altre convenzioni internazionali pertinenti; ritiene che, come stabilito nelle priorità di breve termine del partenariato di adesione e nelle conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Helsinki del 10 e 11 dicembre 1999, in mancanza di un accordo le questioni di delimitazione pendenti (ad esempio la delimitazione dello zoccolo continentale del Mar Egeo) debbano essere sottoposte alla CIG ai fini di una decisione definitiva e obbligatoria;

58.   esprime la sua delusione in merito al fatto che, nonostante i suoi obblighi contrattuali, la Turchia continui a mantenere le restrizioni applicate alle navi battenti bandiera cipriota e a quelle che giungono dai porti della Repubblica di Cipro, negando loro l'accesso ai porti turchi, nonché contro gli aerei ciprioti, negando loro i diritti di sorvolo sul territorio turco e di atterraggio negli aeroporti turchi; rammenta alla Turchia che tale pratica costituisce una violazione dell'accordo di Ankara, del relativo accordo sull'unione doganale e del protocollo aggiuntivo, giacché le restrizioni violano il principio della libera circolazione delle merci; intende cooperare con le autorità turche al fine di consentire loro di ottemperare pienamente ai loro obblighi in materia evitando di inasprire le tensioni politiche interne contrarie all'interesse di una riconciliazione a lungo termine con Cipro; deplora che la Turchia mantenga il suo veto alla partecipazione della Repubblica di Cipro alle organizzazioni internazionali e agli accordi multilaterali;

59.   sollecita vivamente la Turchia a prendere misure concrete per normalizzare quanto prima le relazioni bilaterali tra la Turchia e tutti gli Stati membri dell'Unione europea, compresa la Repubblica di Cipro; ricorda, a tale proposito, la dichiarazione del Consiglio del 21 settembre 2005 menzionata sopra;

60.   prende atto delle attuali difficoltà nella cooperazione UE-NATO e chiede alla Turchia di riconsiderare la sua posizione in merito all'inclusione di tutti gli Stati membri dell'Unione europea;

61.   ricorda alla Turchia che il riconoscimento di tutti gli Stati membri, compresa la Repubblica di Cipro, è un elemento necessario del processo di adesione; chiede alla Turchia di prendere misure concrete per normalizzare quanto prima le relazioni bilaterali con la Repubblica di Cipro; sollecita la Turchia a dare piena attuazione alle disposizioni contenute nell'accordo di Ankara e nel suo protocollo aggiuntivo nonché alle priorità derivanti dal partenariato per l'adesione; invita le autorità turche a mantenere un atteggiamento costruttivo per ricercare una soluzione globale della questione di Cipro nel quadro delle Nazioni Unite, accettabile sia per i greco-ciprioti che per i turco-ciprioti, e basata sulla precedente attività dell'ONU, che porti ad una soluzione equa basata sui principi su cui si fonda l'Unione europea e sul suo acquis e ai sensi delle risoluzioni delle Nazioni Unite pertinenti, nonché di predisporre un ritiro anticipato delle proprie forze, nel rispetto di un calendario preciso; si compiace della riunione del 3 luglio 2006 tra il sig. Papadopoulos e il sig. Talat, che ha portato all'accordo dell'8 luglio 2006; incoraggia ulteriori contatti volti a proseguire il dialogo che dovrebbe portare a una soluzione globale;

62.   chiede a entrambe le parti di adottare un atteggiamento costruttivo per ricercare una soluzione globale della questione di Cipro nel quadro delle Nazioni Unite e sulla base dei principi su cui si fonda l'Unione europea;

63.   rileva che il ritiro dei soldati turchi potrebbe facilitare la ripresa di negoziati sostanziali e, conformemente alle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, chiede al governo turco di predisporre un ritiro anticipato delle forze turche, nel rispetto di un calendario preciso;

64.   accoglie favorevolmente l'istituzione di uno strumento di sostegno finanziario, che promuova lo sviluppo economico della comunità turco-cipriota a seguito del Consiglio Affari generali del 27 febbraio 2006; sostiene la Commissione nei suoi sforzi volti a erogare detti fondi; invita il Consiglio a rinnovare il suo impegno per il raggiungimento di un accordo su un regolamento di agevolazioni al commercio per la zona settentrionale di Cipro senza ulteriori indugi, prestando altresì ulteriore attenzione all'eventuale controllo congiunto del porto di Famagosta sotto l'egida dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, conformemente alla decisione unanime del Consiglio Affari generali del 27 febbraio 2006 e tenendo conto delle conclusioni del Consiglio del 26 aprile 2004, ma anche delle consultazioni svolte durante la Presidenza lussemburghese, e il Protocollo n. 10 all'Atto di adesione della Repubblica di Cipro e di altri nove paesi e chiede ai governi di Cipro e della Turchia di intraprendere nuove iniziative per rafforzare i legami tra le due comunità costruendo una fiducia reciproca;

65.   accoglie con favore gli sviluppi positivi dell'economia turca, che è riconosciuta come un'economia di libero mercato pienamente funzionante e che registra un livello di crescita elevato (circa il 7,6% nel 2005) e un volume considerevole e crescente di investimenti esteri diretti (IED); rimane tuttavia preoccupato per il disavanzo delle partite correnti, che continua ad aumentare, e per l'elevato tasso di disoccupazione (circa il 10,9% nel marzo 2006); esorta il governo turco a continuare ad adoperarsi per trasformare la dinamica positiva in una crescita sostenuta e in una stabilità macroeconomica cercando nel contempo di ridurre le rilevanti disparità regionali nello sviluppo socio-economico in termini di reddito, salute, accesso all'istruzione, mercato del lavoro ed altre condizioni di vita (il reddito pro capite nella regione di Istanbul è del 43% più elevato rispetto alla media nazionale e circa 4 volte superiore rispetto alla regione più povera);

66.   rileva che nonostante il successo generale dell'unione doganale, la Turchia non ha adempiuto a vari impegni, come avrebbe dovuto fare da molto tempo, relativamente in particolare agli ostacoli tecnici esistenti al commercio, ad esempio un divieto alle importazioni di carne di manzo, la mancanza di allineamento nel settore degli aiuti di Stato e gravi lacune nell'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale; esorta la Turchia a compiere immediati progressi in tale settore e le ricorda la necessità di rispettare i suoi obblighi nel quadro dell'accordo sull'unione doganale;

Negoziati

67.   ricorda alla Turchia che la decisione del Consiglio richiede che la Commissione riferisca nel 2006 in merito alla piena attuazione data dalla Turchia al protocollo aggiuntivo e che la mancanza di progressi in merito avrà gravi implicazioni per il processo negoziale che potrebbero addirittura bloccarlo;

68.   sottolinea che sono necessari ricerca e dati statistici accuarati, strutturati ed esaurienti quali basi delle politiche da attuare in Turchia e delle politiche dell'UE nei confronti della Turchia;

69.   deplora che la Turchia continui a opporsi all'adesione di Cipro alle organizzazioni e ai meccanismi internazionali quali l'OCSE, il regime di controllo della tecnologia missilistica, la Cooperazione del Mar Nero e l'intesa di Wassenaar; chiede alla Turchia di modificare quanto prima la sua politica nei confronti della Repubblica di Cipro;

70.   sottolinea la necessità di intensificare il dialogo UE-Turchia sulla sicurezza energetica dato che la diversificazione delle rotte delle forniture energetiche va a vantaggio di entrambe le parti;

71.   si aspetta che, in linea con le sue risoluzioni precedenti e con la posizione adottata dal Consiglio e dalla Commissione, le priorità a breve termine definite nel partenariato per l'adesione siano realizzate prima della fine del 2007 e le priorità a medio termine prima della fine del 2009; sottolinea il fatto che sarebbe opportuno attribuire la priorità alla piena attuazione dei criteri politici nella prima fase dei negoziati e che il raggiungimento di tali obiettivi precisi è una condizione per la prosecuzione del processo negoziale;

72.   accoglie favorevolmente la proposta della Presidenza dell'Unione europea, che chiede che i criteri politici siano affrontati nell'arco dell'intero processo negoziale, a cominciare dal capitolo relativo all'istruzione e alla cultura; si rammarica profondamente del mancato raggiungimento di una posizione di consenso su tale proposta e del fatto che i criteri politici saranno pertanto affrontati unicamente durante i negoziati relativi a taluni ambiti delle politiche comunitarie; sottolinea che ciò rende ancora più importante il rispetto dei termini per la realizzazione delle priorità a breve e medio termine previste dal partenariato per l'adesione (rispettivamente prima della fine del 2007 e della fine del 2009) in modo da tutelare le riforme politiche necessarie e la credibilità del processo di adesione in quanto tale;

73.   sottolinea che, nell'interesse della stessa Turchia e al fine di mantenere la fiducia nell'irreversibilità del processo di riforma, è importante che le riforme ricevano un impulso dall'interno del paese, da parte delle stesse autorità, sia civili sia militari, come pure da parte della società civile e che non siano unicamente l'esito delle pressioni provenienti dall'esterno della Turchia;

74.   giudica altrettanto importante che il governo turco compia maggiori sforzi per spiegare al pubblico che il processo di adesione della Turchia all'Unione implica una riforma interna continua nell'ambito della quale il parametro del successo non è l'attuazione di alcune singole misure, ma il raggiungimento di uno standard europeo in relazione alla democratizzazione e alla liberalizzazione politica al fine di cambiare non solo talune pratiche, ma la mentalità pubblica e ufficiale;

75.   prende atto dell'intenzione del governo turco di procedere alla costruzione di reattori nucleari per la produzione di energia nucleare per scopi civili; sollecita il governo turco a impegnarsi ai fini del pieno rispetto dei termini e delle condizioni stabiliti dall'agenzia internazionale per l'energia atomica e a cooperare strettamente con quest'ultima per la sicurezza dei reattori come pure per la protezione dell'ambiente; in tale contesto esorta la Commissione a sorvegliare rigorosamente l'attuazione dell'acquis comunitario durante i negoziati di adesione;

76.   sottolinea che l'apertura di negoziati costituisce il punto di avvio di un processo duraturo, che per sua stessa natura è aperto e non porta automaticamente e a priori all'adesione; sottolinea tuttavia che l'obiettivo dei negoziati è l'adesione della Turchia all'Unione europea, ma che la realizzazione di tale ambizione dipenderà dagli sforzi di entrambe le parti;

77.   ricorda che, in caso di grave e persistente violazione dei principi della democrazia, del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, dello stato di diritto e dei principi del diritto internazionale, la Commissione potrebbe raccomandare la sospensione dei negoziati al Consiglio, il quale deciderà a maggioranza qualificata;

78.  Ritiene che, indipendentemente dall'esito dei negoziati, le relazioni tra Unione europea e Turchia debbano garantire che la Turchia resti saldamente inserita nell'ambito di strutture europee;

79.   rammenta che la capacità dell'Unione europea di integrare la Turchia mantenendo nel contempo l'impulso dell'integrazione è un aspetto importante, nell'interesse generale dell'Unione europea e della Turchia; si rammarica che la Commissione non sia stata in grado di preparare il seguito dello studio di impatto nel 2005; chiede di poter ricevere il seguito dello studio di impatto nel 2006; giudica di massima importanza che l'Unione europea fissi i presupposti istituzionali e finanziari a tempo debito per l'adesione della Turchia; ricorda a tale riguardo che il Trattato di Nizza non costituisce una base accettabile per ulteriori decisioni sull'adesione di ulteriori nuovi Stati membri e insiste pertanto affinché le riforme necessarie siano attuate nell'ambito del processo costituzionale; ricorda che l'impatto dell'adesione della Turchia sul bilancio può essere pienamente valutato solo nel contesto del quadro finanziario dal 2014 in poi; attende con impazienza a tale riguardo la relazione che la Commissione deve presentare sulla capacità di assorbimento dell'Unione prima del Consiglio europeo del dicembre 2006;

80.   sottolinea che, a differenza dei precedenti negoziati, nel caso della Turchia sarebbe necessario informare l'opinione pubblica europea continuamente e diffusamente in merito ai negoziati stessi e ai progressi della Turchia a tale riguardo;

o
o   o

81.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Segretario generale del Consiglio d'Europa, al Presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo e al governo e al parlamento della Turchia.

(1) GU C 227 E del 21.9.2006, pag. 163.
(2) Testi approvati, P6_TA(2006)0096.
(3) GU C 226 E del 15.9.2005, pag. 189.
(4) GU C 157 E del 6.7.2006, pag. 385.
(5) GU L 22 del 26.1.2006, pag. 34.
(6) GU L 65 del 7.3.2006, pag. 5.

Note legali - Informativa sulla privacy