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Procedura : 2010/2702(RSP)
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RC-B7-0283/2010

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PV 20/05/2010 - 12.3
CRE 20/05/2010 - 12.3

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PV 20/05/2010 - 13.3

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P7_TA(2010)0196

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Giovedì 20 maggio 2010 - Strasburgo
Myanmar
P7_TA(2010)0196RC-B7-0283/2010

Risoluzione del Parlamento europeo del 20 maggio 2010 sulla situazione a Myanmar

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni su Myanmar,

–  visti gli articoli da 18 a 21 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948,

–  visto l'articolo 25 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici del 1966,

–  vista la dichiarazione del 5 maggio 2010 del relatore speciale delle Nazioni Unite, Tomás Ojea Quintana,

–  viste le conclusioni del Consiglio su Myanmar, adottate in occasione del vertice n. 3009 del Consiglio «Affari esteri» tenutosi a Lussemburgo il 26 aprile 2010,

–  vista la dichiarazione rilasciata dall'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione Catherine Ashton il 1° marzo 2010 sul rifiuto della Corte suprema di Myanmar di accogliere l'appello di Aung San Suu Kyi,

–  vista la dichiarazione della Presidenza rilasciata in occasione del sedicesimo vertice dei paesi del Sud-Est asiatico (ASEAN) tenutosi ad Hanoi il 9 aprile 2010,

–  viste le conclusioni del Consiglio europeo su Myanmar del 19 giugno 2009,

–  viste le conclusioni del Consiglio su Myanmar, adottate in occasione del vertice n. 2938 del Consiglio «Affari esteri» tenutosi a Lussemburgo il 27 aprile 2009,

–  vista la dichiarazione della Presidenza dell'Unione europea, del 23 febbraio 2009, in cui si auspica un dialogo globale tra le autorità e le forze democratiche a Myanmar,

–  vista la relazione del 28 agosto 2009 del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani a Myanmar,

–  vista la risoluzione del Consiglio per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, del 26 marzo 2010, sulla situazione dei diritti umani a Myanmar,

–  vista la dichiarazione della Presidenza a nome dell'Unione europea, del 14 maggio 2009, sull'arresto di Aung San Suu Kyi,

–  visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.  considerando l'annuncio, da parte delle autorità di Myanmar, dello svolgimento di elezioni nazionali nel 2010 per la prima volta dal 1990,

B.  considerando che le cinque leggi elettorali e i quattro decreti, così come sono stati pubblicati, violano tutti i principi democratici e non consentono lo svolgimento di elezioni libere, in particolare in quanto escludono i 2 200 prigionieri politici recensiti; considerando che i membri di vari ordini religiosi a Myanmar, tra cui circa 400 000 monaci buddisti, sono esplicitamente esclusi dal voto, il che dimostra le continue discriminazioni perpetrate dalla giunta militare sulla base della religione o dello stato,

C.  considerando che tali leggi violano principi di base quali la libertà di espressione e il diritto di associazione e che nei confronti dei media di Myanmar con sede all'estero, che rappresentano la principale fonte di informazione per la popolazione, continua a vigere il divieto di operare all'interno di Myanmar,

D.  considerando che tali leggi sono basate sulla Costituzione del 2010, la quale garantisce l'impunità dei crimini commessi dall'attuale regime e prevede una sospensione totale dei diritti fondamentali durante lo stato di emergenza per un periodo indeterminato; considerando che la nuova Costituzione di Myanmar è stata concepita per mantenere la dittatura sotto forma civile e non garantisce in alcun modo i diritti umani né offre alcuna prospettiva di reale cambiamento,

E.  considerando che qualsiasi forma di dissidenza politica è sistematicamente e brutalmente repressa (per esempio mediante arresti arbitrari, processi iniqui, detenzione, tortura ed esecuzioni extragiudiziarie),

F.  considerando che le elezioni non possono essere considerate libere ed eque senza la partecipazione dell'opposizione,

G.  considerando che il partito della Lega nazionale per la democrazia (NLD), che ha riportato una netta vittoria alle ultime elezioni democratiche, ha deciso di boicottare le elezioni annunciate nel 2010 a causa delle condizioni imposte per parteciparvi; considerando che l'NLD è stato sciolto per legge il 6 maggio 2010, dopo che non si era iscritto alle elezioni,

H.  considerando la dichiarazione rilasciata in occasione del sedicesimo vertice ASEAN, in cui si sottolinea l'importanza di una riconciliazione e dello svolgimento di elezioni generali libere, regolari e aperte a tutti,

I.  considerando che il relatore speciale delle Nazioni Unite per Myanmar ha condannato le violazioni «gravi e sistematiche» dei diritti umani perpetrate dalla dittatura di Myanmar e ha dichiarato che costituiscono una «politica di Stato che coinvolge le autorità esecutive, militari e giudiziarie a tutti i livelli» e ha chiesto l'istituzione di una commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sui crimini di guerra e i crimini contro l'umanità commessi dalla dittatura,

J.  considerando che il governo di Myanmar continua a rifiutare all'inviato speciale dell'Unione europea a Myanmar il permesso di visitare il paese e avviare un dialogo, nonostante le ripetute richieste nel corso di molti mesi,

K.  considerando che dal 2003 il governo di Myanmar ha rifiutato qualsiasi proposta da parte delle Nazioni Unite e della comunità internazionale di rivedere la sua «tabella di marcia verso la democrazia» in sette fasi,

L.  considerando che, secondo le stime, attualmente vi sono 2 200 prigionieri politici detenuti per aver svolto attività pacifiche a Myanmar e che ad oltre 140 prigionieri politici vengono deliberatamente rifiutate le cure mediche, tra i quali il leader del gruppo «88-Generation Students» Ko Mya Aya, le cui condizioni cardiache possono essere mortali,

M.  considerando che i militari continuano a perpetrare violazioni dei diritti umani contro i civili nelle zone di conflitti etnici, tra cui esecuzioni extragiudiziarie, lavori forzati e violenze sessuali,

N.  considerando il perdurare di attacchi contro i civili appartenenti a minoranze etniche nella parte orientale di Myanmar, che provocano centinaia di migliaia di sfollati, molti dei quali, a causa delle restrizioni imposte dalla dittatura all'assistenza umanitaria, possono essere raggiunti unicamente dagli aiuti provenienti dai paesi vicini,

O.  considerando che Aung San Suu Kyi, leader del partito di opposizione NLD, è agli arresti domiciliari dal 2003; considerando che il 14 maggio 2009 le autorità l'hanno arrestata con l'accusa di aver violato le condizioni degli arresti domiciliari consentendo la visita di un americano, John Yettaw; considerando che l«11 agosto 2009 un tribunale penale all'interno del carcere di Insein a Rangoon ha condannato Aung San Suu Kyi a tre anni di detenzione per aver violato gli arresti domiciliari, condanna che è poi stata ridotta a 18 mesi di arresti domiciliari; considerando che il 1° marzo 2010 la Corte suprema di Myanmar ha respinto l'appello di Aung San Suu Kyi contro la sentenza ingiusta comminatale nel 2009,

P.  considerando che l'UE resta uno dei principali donatori di Myanmar ed è pronta a rafforzare la propria assistenza a favore della popolazione, al fine di migliorarne le condizioni sociali ed economiche,

Q.  considerando che l'Ufficio per gli aiuti umanitari della Comunità europea (ECHO) ha ridotto i finanziamenti a favore dei profughi al confine tra la Thailandia e Myanmar, nonostante il numero dei profughi rimasti sia quasi lo stesso e ha posto fine ai finanziamenti a favore delle scuole nei campi profughi,

R.  considerando che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Consiglio per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, l'Unione europea e molti governi hanno dichiarato che la soluzione dei problemi di Myanmar è rappresentata da un dialogo tripartito adeguato tra Aung San Suu Kyi e l'NLD, i veri rappresentanti dei gruppi etnici e il governo di Myanmar e che quest'ultimo continua a rifiutare di partecipare a tale dialogo,

1.  ribadisce il suo incrollabile impegno nei confronti della popolazione di Myanmar;

2.  condanna l'organizzazione di elezioni in condizioni di assenza totale di democrazia e secondo regole che prevedono l'esclusione del principale partito di opposizione democratico e privano centinaia di migliaia di cittadini birmani del diritto di votare e di candidarsi alle elezioni, in un chiaro tentativo di escludere l'intera opposizione del paese dalle urne;

3.  deplora il fatto che, a norma della nuova costituzione, all'esercito sarà garantito almeno il 25% dei seggi in Parlamento nonché il potere di sospendere le libertà civili e l'autorità legislativa in qualsiasi momento lo reputi necessario nell'interesse della sicurezza nazionale;

4.  esorta fermamente il governo di Myanmar a compiere senza indugio i passi necessari a garantire processi elettorali liberi, equi e trasparenti, che comprendano la partecipazione di tutti gli elettori, di tutti i partiti politici e di tutti gli altri soggetti interessati pertinenti al processo elettorale, e ad accettare la presenza di osservatori internazionali; chiede l'abrogazione delle leggi elettorali pubblicate nel marzo 2010, che rendono impossibile l'organizzazione di elezioni libere e trasparenti;

5.  invita le autorità di Myanmar a tenere conto degli appelli della comunità internazionale a consentire ad Aung San Suu Kyi e a tutti gli altri prigionieri di coscienza di partecipare al processo politico;

6.  esorta la comunità internazionale a fare ogni sforzo possibile per garantire lo svolgimento di elezioni libere e democratiche;

7.  invita caldamente il governo di Myanmar ad abolire le restrizioni alla libertà di assemblea, associazione, movimento ed espressione, ivi compresa la libertà e indipendenza dei mezzi d'informazione, anche rendendo pienamente disponibili e accessibili servizi quali Internet e la telefonia mobile, e a cessare il ricorso alla censura;

8.  condanna con fermezza le perduranti e sistematiche violazioni dei diritti umani, delle libertà fondamentali e dei diritti democratici basilari della popolazione di Myanmar; invita le autorità del paese a porre fine alle violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani internazionali;

9.  esorta il governo di Myanmar a rilasciare senza indugio tutti i prigionieri di coscienza, senza condizioni e con il completo ripristino dei loro diritti politici, e ad astenersi da ulteriori arresti politici;

10.  invita l'Alto rappresentante e gli Stati membri a sostenere pubblicamente la raccomandazione del relatore speciale delle Nazioni Unite per Myanmar, nella quale si richiede l'istituzione di una commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sui crimini di guerra e contro l'umanità commessi a Myanmar, nonché a includere tale richiesta nel progetto di risoluzione da sottoporre all'esame dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2010;

11.  sottolinea che le sfide politiche e socioeconomiche alle quali il paese deve far fronte possono essere affrontate soltanto attraverso un vero e proprio dialogo tra tutti i soggetti interessati, compresi i gruppi etnici e l'opposizione;

12.  ribadisce l'importanza fondamentale di un autentico processo di dialogo e della riconciliazione nazionale ai fini della transizione verso la democrazia; invita il governo di Myanmar ad avviare immediatamente un vero e proprio dialogo con tutti i partiti e i gruppi etnici; si compiace, a tal proposito, degli sforzi di mediazione profusi dal Segretario generale delle Nazioni Unite e dal relatore speciale delle Nazioni Unite per Myanmar;

13.  esorta i governi della Cina, dell'India e della Russia ad avvalersi del loro notevole ascendente economico e politico nei confronti delle autorità birmane per apportare sostanziali miglioramenti nel paese e cessare di rifornirlo di armamenti e altre risorse strategiche; invita i governi dei paesi ASEAN e della Cina, che godono di «relazioni privilegiate» con Myanmar, ad interporre i propri buoni uffici in particolare per tentare di invertire la rotta della politica birmana di pulizia etnica ai danni dell'etnia Rohingya, che sta provocando la fuga di centinaia di migliaia di persone, che si riversano oltre confine in Bangladesh, e inasprendo le difficoltà di vita dei più indigenti, che vivono nell'area di Cox's Bazar;

14.  esprime il proprio forte sostegno al lavoro incessante dell'inviato speciale dell'UE e invita le autorità di Myanmar a cooperarvi pienamente;

15.  plaude alla decisione del Consiglio di estendere per un altro anno le misure restrittive previste dall'attuale decisione dell'UE e sottolinea la propria disponibilità a rivedere, modificare o rafforzare le misure già adottate alla luce degli sviluppi in loco;

16.  invita la Commissione a revocare i tagli ai finanziamenti destinati ai profughi al confine tra Myanmar e la Thailandia e a cominciare immediatamente a finanziare gli aiuti transfrontalieri, con speciale riferimento all'assistenza medica;

17.  ribadisce il suo appello affinché si individui una soluzione al problema dei profughi di etnia Rohingya in Bangladesh; invita il governo del Bangladesh ad autorizzare la loro registrazione ufficiale in qualità di profughi e le autorità di Myanmar a cessare ogni forma di persecuzione nei loro confronti, nonché a rispettare pienamente i loro diritti fondamentali in quanto minoranza religiosa ed etnica;

18.  valuta positivamente il sostegno dell'Unione europea a un embargo globale sugli armamenti ed esorta i governi europei e la Commissione a cominciare ad adoperarsi attivamente per costruire un consenso globale attorno a tale embargo;

19.  sostiene la missione di mediazione intrapresa dal Segretario generale delle Nazioni Unite e plaude al suo impegno per la risoluzione del problema;

20.  incarica le proprie delegazioni per le relazioni con i paesi ASEAN, con la Cina, la Russia, gli Stati Uniti, l'India, i paesi dell'Asia meridionale e il Giappone di inserire Myanmar nell'agenda dei loro incontri con le rispettive controparti e interlocutori nei relativi paesi;

21.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'inviato speciale dell'Unione europea per Myanmar, al Consiglio di Stato birmano per la pace e lo sviluppo, ai governi dell'ASEAN e agli Stati membri dell'ASEM, al segretariato ASEM, alla Commissione interparlamentare dell'ASEAN per la Birmania, ad Aung San Suu Kyi, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e al relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo a Myanmar.

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