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Procedura : 2014/2832(RSP)
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RC-B8-0090/2014

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PV 18/09/2014 - 10.1

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P8_TA(2014)0022

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Giovedì 18 settembre 2014 - Strasburgo
Perecuzione dei difensori dei diritti umani in Azerbaigian
P8_TA(2014)0022RC-B8-0090/2014

Risoluzione del Parlamento europeo del 18 settembre 2014 sulla persecuzione dei difensori dei diritti umani in Azerbaigian (2014/2832(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Azerbaigian, in particolare quelle del 18 aprile 2012 recante le raccomandazioni del Parlamento europeo al Consiglio, alla Commissione e al SEAE sui negoziati dell'accordo di associazione UE-Azerbaigian(1) e del 13 giugno 2013 sul caso di Ilgar Mammadov(2),

–  vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 15 maggio 2012, dal titolo "Realizzare una nuova politica europea di vicinato",

–  vista la relazione 2013 della Commissione sui progressi compiuti dall'Azerbaigian nell'ambito della PEV (SWD(2014)0070) del 27 marzo 2014,

–  visto il piano d'azione nell'ambito della PEV UE-Azerbaigian,

–  vista la dichiarazione del 2 agosto 2014 dei portavoce del VP/AR e del commissario per l'allargamento e la politica europea di vicinato, Štefan Füle, sull'arresto di Leyla Yunus,

–  vista la dichiarazione del 6 agosto 2014 del portavoce del VP/AR sull'arresto di Rasul Jafarov,

–  vista la dichiarazione dell'UE del 14 agosto 2014 sulla situazione dei diritti umani e della società civile in Azerbaigian,

–  visti la dichiarazione rilasciata l'8 settembre 2014 a Baku dal commissario Füle circa il ruolo cruciale svolto dalla società civile nel Partenariato europeo e il suo annuncio di un nuovo programma UE di sostegno a favore della società civile in Azerbaigian che erogherà 3 milioni di EUR nel periodo 2014-2015,

–  vista la dichiarazione del 1° agosto 2014 del Segretario generale del Consiglio d'Europa, Thorbjørn Jagland, relativa all'arresto di Leyla Yunus, Direttrice dell'Istituto per la pace e la democrazia in Azerbaigian,

–  vista la dichiarazione di Baku adottata dall'Assemblea parlamentare dell'OSCE in occasione della sessione annuale dal 28 giugno al 2 luglio 2014, nella quale si esprime preoccupazione per l'abuso di procedure amministrative e di legislazione al fine di trattenere in stato di fermo, imprigionare, intimidire o ridurre al silenzio in altri modi i difensori dei diritti umani e le voci critiche in numerosi Stati partecipanti all'OSCE;

–  visti l'accordo di partenariato e di cooperazione fra la CE e l'Azerbaigian, entrato in vigore nel 1999, e i negoziati in corso tra le parti su un nuovo accordo destinato a sostituire quello in vigore,

–  visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che negli ultimi anni la situazione generale dei diritti umani in Azerbaigian si è deteriorata e che gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da una forte escalation della repressione, da pressioni e intimidazioni da parte del governo nei confronti di ONG, attivisti della società civile, giornalisti e difensori dei diritti umani;

B.  considerando che dalla fine di luglio il governo ha preso come bersaglio alcuni dei più importanti difensori dei diritti umani del paese, imprigionandoli con accuse, a quanto pare, di matrice politica, con particolare riferimento ai casi di Leyla Yunus, la nota direttrice dell'Istituto per la pace e la democrazia, di suo marito, lo storico Arif Yunus, e di Rasul Jafarov, presidente del Club per i diritti umani dell'Azerbaigian;

C.  considerando che il presidente della Legal Education Society dell'Azerbaigian, Intigam Aliyev, un avvocato per i diritti umani che ha difeso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo più di 200 cause in materia di violazione della libertà di espressione, diritto a un equo processo e legge elettorale in Azerbaigian, è stato arrestato l'8 agosto 2014 ed è soggetto a detenzione per un periodo di tre mesi sulla base di accuse penali, un episodio che conferma la crescente tendenza a ridurre al silenzio e a perseguire a termini di legge importanti difensori dei diritti umani nel paese;

D.  considerando che, secondo quanto riportato, Leyla Yunus ha subito atti di violenza in carcere commessi dal suo compagno di cella, e che non sono state adottate misure per punire il colpevole o per garantire la protezione di Leyla Yunus; che, malgrado le condizioni di salute di Leyla Yunus siano peggiorate in carcere, non le è stata prestata un'idonea assistenza medica;

E.  considerando che il 26 maggio 2014 Anar Mammadli, presidente del Centro per gli studi sulla democrazia e il monitoraggio delle elezioni (EMDS), e Bashir Suleymanli, direttore del medesimo centro, sono stati condannati a pene detentive di, rispettivamente, cinque anni e sei mesi e tre anni e sei mesi, con capi d'accusa che vanno dall'evasione fiscale all'imprenditoria illegale;

F.  considerando che nel contempo otto attivisti del movimento giovanile non governativo NIDA sono stati condannati per vandalismo, possesso di droga e detenzione di esplosivi, nonché con l'accusa di avere intenzionalmente causato disordini pubblici, e che gli attivisti dei media sociali Omar Mammadov, Abdul Abilov ed Elsever Murselli sono stati condannati da 5 a 5 anni e mezzo di detenzione con l'accusa di possesso di droga e nessuno di loro ha potuto avvalersi di un avvocato di loro scelta, mentre tutti hanno dichiarato di aver subito maltrattamenti durante la detenzione preventiva;

G.  considerando che in Azerbaigian sono state promosse azioni legali a carico di numerosi altri giornalisti, difensori dei diritti umani e attivisti, tra cui Hasan Huseynli, responsabile dell'Intelligent Citizen Enlightenment Centre Public Union, condannato a sei anni di detenzione il 14 luglio 2014, e Rauf Mirkadirov, giornalista d'inchiesta del principale quotidiano in lingua russa "Zerkalo", tenuto in detenzione preventiva con l'accusa di tradimento; che gli uffici dell'Istituto per la libertà e la sicurezza dei giornalisti (IRFS), un'importante ONG che si occupa dei diritti dei media nel paese, diretta dal noto difensore dei diritti umani Emin Huseynov, riconosciuto a livello internazionale, sono stati perquisiti dalla polizia l'8 agosto 2014; che recentemente anche il noto giornalista dell'opposizione Seymur Haziyev è stato arrestato con l'accusa del reato di vandalismo e tenuto due mesi in detenzione preventiva;

H.  considerando che tali casi hanno fatto seguito a decine di altri concernenti attivisti politici, difensori dei diritti umani, giornalisti, blogger e attivisti dei media sociali detenuti dalle autorità negli ultimi due anni sulla base di capi d'accusa analogamente costruiti, tra cui il vandalismo, il possesso di droga, l'evasione fiscale e persino il tradimento; che la recente ondata di arresti ha avuto un pesante effetto a cascata, costringendo numerosi noti attivisti a fuggire dal paese o a nascondersi;

I.  considerando che il quotidiano azero indipendente Azadliq è stato costretto a interrompere le pubblicazioni a causa di presunti problemi finanziari, avendo in precedenza subito pressioni ufficiali apparentemente in relazione ai casi di corruzione denunciati;

J.  considerando che Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha pronunciato numerose sentenze relative a casi di violazioni dei diritti umani in Azerbaigian, l'ultima delle quali il 22 maggio 2014 nel caso di Ilgar Mammadov, presidente del movimento civico alternativo repubblicano (REAL); che nonostante la sentenza abbia stabilito che la sua detenzione era dovuta a motivi politici le autorità hanno rifiutato di rilasciarlo;

K.  considerando che dal 2006 è in atto di fatto il divieto di manifestare pacificamente nel centro di Baku e che sono state introdotte di recente nuove ammende alquanto elevate e prolungati i termini di detenzione amministrativa per chiunque organizzi raduni pubblici non autorizzati o vi partecipi;

L.  considerando che le autorità azere hanno ignorato i pareri della Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (Commissione di Venezia) del Consiglio d'Europa riguardo alle leggi sulla libertà di associazione, sui partiti politici e sulla tutela dalle diffamazioni; considerando altresì che non hanno preso nella dovuta considerazione i risultati del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa in seguito alla sua visita nel paese;

M.  considerando che nel febbraio 2014 il Presidente Aliyev ha firmato ulteriori modifiche alla legge sulle ONG, che conferisce ormai alle autorità ulteriori poteri di sospensione temporanea o messa al bando permanente delle organizzazioni non governative nazionali ed estere in Azerbaigian e introduce nuove tipologie di reato punibili con ammende, la cui entità ha ormai raggiunto un importo compreso tra 2 500 e 3 000 AZN (circa 2 600 – 3 100 EUR) per le ONG e tra 1 000 e 2 000 AZN (circa 1 000 – 2 000 EUR) per i direttori delle ONG nazionali ed estere;

N.  considerando che è stato congelato il conto bancario del sindacato pubblico di tutela dei diritti dei lavoratori nel settore petrolifero, con sede a Baku, unitamente a quello del suo leader, Gahramanova Mirvari Uzeyir, in virtù di una decisione dell'8 luglio 2014 del tribunale distrettuale di Nasimi (città di Baku);

O.  considerando che l'Azerbaigian è membro del Consiglio d'Europa ed è firmatario della Convenzione europea dei diritti dell'uomo;

P.  considerando che il 14 maggio 2014 l'Azerbaigian ha assunto la presidenza del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa;

1.  sottolinea che il pieno rispetto dei diritti umani, dei principi democratici, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto è alla base del quadro per la cooperazione nell'ambito del partenariato orientale e degli impegni assunti dall'Azerbaigian in seno al Consiglio d'Europa e all'OSCE;

2.  condanna con il massimo vigore possibile l'arresto e la detenzione di Leyla Yunus, Arif Yunus, Rasul Jafarov, Intigam Aliyev e Hasan Huseynli e chiede il loro rilascio immediato e incondizionato, nonché il ritiro di tutte le accuse a loro carico; sollecita un'indagine immediata e approfondita sull'aggressione subita da Ilqar Nasibov e chiede che i responsabili siano assicurati alla giustizia;

3.  invita le autorità azere a garantire l'integrità fisica e psicologica di Leya Yunus, Arif Yunus e di tutti i difensori dei diritti umani in Azerbaigiana, nonché ad assicurare l'urgente fornitura di assistenza medica adeguata, inclusi la somministrazione di farmaci e il ricovero in ospedale;

4.  rinnova l'invito rivolto al governo azero affinché adotti misure concrete per migliorare in via prioritaria e urgente la situazione dei diritti umani nel paese, anche mediante la liberazione immediata e incondizionata di tutti i prigionieri politici e la cessazione degli arresti di matrice politica;

5.  invita le autorità azere a cessare di vessare e intimidire le organizzazioni della società civile, gli oppositori politici e i giornalisti indipendenti e ad astenersi dall'interferire o minare il loro lavoro, prezioso per lo sviluppo della democrazia nel paese; le invita inoltre a garantire che tutti i detenuti, inclusi i giornalisti e gli attivisti politici e della società civile, godano pienamente del diritto a un giusto processo, in particolare per quanto concerne la possibilità di avvalersi di un avvocato di loro scelta e di avere contatti con le proprie famiglie, e delle altre norme in materia di processo equo;

6.  deplora le azioni intraprese dal governo azero per ostacolare i contatti tra la società civile, gli attivisti di gruppi giovanili e gli intellettuali dell'Armenia e dell'Azerbaigian, in quanto tali contatti rivestono un'importanza fondamentale per superare l'ostilità di lunga data tra i due paesi; ricorda a tale proposito l'importante lavoro svolto in questo ambito da Leyla Yunus e da suo marito Arif;

7.  esorta il governo dell'Azerbaigian a invitare la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa e il relativo commissario nonché gli esperti delle procedure speciali delle Nazioni Unite e a collaborare appieno con tali istanze per quanto concerne i difensori dei diritti umani, i diritti alla libertà di associazione e di riunione pacifica, la libertà di espressione e le detenzioni arbitrarie, con l'obiettivo di modificare la sua legislazione e di adeguare le sue pratiche in funzione delle conclusioni di tali esperti;

8.  invita le autorità azere ad avviare senza ulteriori indugi le riforme in materia di diritti umani a lungo rinviate, tra l'altro per quanto concerne i numerosi impegni assunti dall'Azerbaigian al momento dell'adesione al Consiglio d'Europa e non ancora rispettati, e a conformarsi alle sentenze pronunciate contro il paese dalla Corte europea dei diritti dell'uomo;

9.  sollecita le autorità azere a revocare il divieto di riunione pubblica in vigore nel centro di Baku e ad abolire le ammende e le detenzioni amministrative imposte ai manifestanti pacifici;

10.  ribadisce che il sostegno dell'UE alla Repubblica dell'Azerbaigian e la sua collaborazione con il paese, inclusi i negoziati in corso sul partenariato strategico per la modernizzazione, devono essere subordinati, per mezzo dell'inclusione di apposite clausole, alla tutela e alla promozione dei diritti umani, con particolare riferimento alla libertà dei mezzi di comunicazione – incluse garanzie per quanto concerne la libertà di Internet e l'accesso non soggetto a censure all'informazione e alla comunicazione – e alla libertà di espressione, di associazione e di riunione;

11.  sottolinea che la sua approvazione alla firma di un accordo di partenariato con l'Azerbaigian sarà subordinata a talune condizioni, tra cui l'effettiva osservanza dei suddetti requisiti, la liberazione dei difensori dei diritti umani, l'abrogazione della normativa volta a limitare le attività della società civile indipendente come pure la fine della repressione e delle intimidazioni ai danni di ONG, mezzi di comunicazione indipendenti, forze di opposizione, difensori dei diritti umani nonché attivisti per i diritti delle minoranze, attivisti di gruppi giovanili e attivisti operanti sui social network;

12.  invita il Consiglio, la Commissione e il SEAE ad applicare rigorosamente il principio "more for more" (maggiori aiuti a fronte di un maggiore impegno), prestando particolare attenzione alla situazione dei difensori dei diritti umani (in linea con gli orientamenti dell'Unione europea sui difensori dei diritti umani), alle detenzioni arbitrarie e dettate da motivi politici, all'indipendenza del sistema giudiziario, alle riforme democratiche e ai diritti e le libertà fondamentali; sollecita in particolare una revisione della programmazione dello strumento europeo di vicinato onde porre fine a tutti gli aiuti che non siano strettamente orientati ai diritti umani/alla società civile;

13.  si rammarica che il dialogo tra UE e Azerbaijan in materia di diritti umani non abbia registrato sostanziali progressi per quanto concerne la situazione dei diritti umani nel paese; chiede al SEAE di intensificare tale dialogo nell'ottica di renderlo più efficace e orientato ai risultati e lo invita a riferire periodicamente al Parlamento su questo aspetto;

14.  invita il governo dell'Azerbaigian a semplificare l'attuale procedura, eccessivamente lunga e complessa, per la registrazione delle ONG, a introdurre sostanziali emendamenti legislativi volti ad abrogare i recenti provvedimenti che limitano la libertà delle ONG di accettare donazioni in assenza di una registrazione ufficiale, nonché a rispettare la raccomandazione CM/Rec(2007)14 del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa agli Stati membri sullo status giuridico delle ONG in Europa;

15.  invita il Consiglio e gli Stati membri a rivolgersi al Comitato Olimpico Internazionale affinché esso esorti le autorità dell'Azerbaigian a porre fine alle repressioni e metta in chiaro che, in quanto organizzatrici dei giochi olimpici europei in programma il prossimo anno, sono tenute a rispettare la libertà di stampa, quale obbligo previsto dalla Carta olimpica;

16.  invita il SEAE ad applicare appieno gli orientamenti dell'Unione europea in materia di difensori dei diritti umani e a organizzare, presso la delegazione dell'UE di Baku, riunioni periodiche con le organizzazioni indipendenti per i diritti umani, a coordinare tali riunioni con le rappresentanze degli Stati membri dell'UE e a utilizzarle per esprimere il sostegno pubblico nei confronti del lavoro svolto dai difensori dei diritti umani; esorta il SEAE a monitorare da vicino tutti i processi e i procedimenti giudiziari condotti contro i difensori dei diritti umani e a riferire in materia al Parlamento;

17.  ribadisce la sua posizione del 24 maggio 2012(3) e invita il Consiglio a valutare la possibilità di imporre sanzioni mirate ai responsabili delle violazioni dei diritti umani, se queste dovessero persistere;

18.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al presidente, al governo e al Parlamento dell'Azerbaigian, nonché al SEAE, al Consiglio, alla Commissione e al Consiglio d'Europa.

(1) GU C 258 E del 7.9.2013, pag. 36.
(2) Testi approvati, P7_TA(2013)0285.
(3) GU C 264 E del 13.9.2013, pag. 91.

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