I laboratori cinesi danneggiano le piccole aziende calzaturiere del Veneto
25.6.2013
Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-007465-13
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Mara Bizzotto (EFD)
La Filctem, Federazione italiana lavoratori chimica tessile energia manifatture del Veneto lancia un allarme: quasi il 50 % del settore calzaturiero della zona di Riviera del Brenta è gestito da cinesi. Nonostante le fabbriche di scarpe registrino una ripresa nella produzione, decine di tomaifici, suolifici e tacchifici della zona rischiano la chiusura. È in aumento infatti il numero di laboratori cinesi che producono suole e tacchi impiegando lavoratori in nero e immigrati clandestini sottopagati con conseguenze negative per l'occupazione locale. Risparmiando sul costo del lavoro e senza alcuna garanzia di qualità, i cinesi vendono la propria produzione a prezzi più concorrenziali costringendo le ditte venete alla chiusura. Nel periodo 2001 — 2011 a fronte di una crescita del 66,7 % dei tomaifici con titolare cinese, passati da 30 a 200, quelli italiani sono crollati del 65 % passando da 380 a 130. La diminuzione ha riguardato anche il numero degli addetti che da 14.260 è passato a 10.516, con una flessione del 26 %.
Può la Commissione precisare quanto segue:
- — è a conoscenza di questa situazione?
- — Non ritiene opportuno adottare misure di sostegno alle piccole aziende che, puntando sugli investimenti, sulla tecnologia e l'innovazione, garantiscono prodotti di qualità per i consumatori?
- — Come intende intervenire rispetto alle politiche economiche cinesi che si basano sull'immigrazione clandestina e lo sfruttamento della mano d'opera in violazione dei diritti dell'uomo?
GU C 55 E del 26/02/2014