Dottorati di ricerca nell'UE e standard uniformi: il caso Italia e il diritto all'istruzione
22.9.2017
Interrogazione con richiesta di risposta scritta E-005901-17
alla Commissione
Articolo 130 del regolamento
Piernicola Pedicini (EFDD) , Ignazio Corrao (EFDD) , Eleonora Evi (EFDD) , Fabio Massimo Castaldo (EFDD) , Marco Valli (EFDD) , Laura Agea (EFDD)
Stando ai dati di EUROSTAT, al 7.3.2017 l'Italia investiva solo l'1.53 % del PIL in ricerca e sviluppo, contro un obiettivo dell'UE del 3 % entro il 2020; appena il 26-27 % di persone di età compresa tra 30 e 34 anni è in possesso di un diploma d'istruzione superiore, contro un obiettivo dell'UE del 40 % entro il 2020 (insieme alla Romania, l'Italia è all'ultimo posto).
In tale contesto, la borsa di studio che lo Stato italiano assegna a un dottorando per conseguire il più alto grado di formazione accademica corrisponde a una cifra netta mensile di poco più di 1 000 euro.
Alla luce di quanto precede può la Commissione far sapere:
- 1.Se il basso importo delle borse di dottorato in Italia non costituisca una misura discriminatoria e non proporzionata che, ponendo i giovani ricercatori in condizioni di difficoltà economica, lede il loro diritto allo studio e a pari opportunità rispetto ai colleghi europei;
- 2.Quali azioni può intraprendere affinché il percorso del dottorato sia valorizzato in tutti gli Stati membri sulla base di caratteristiche e standard qualitativi uniformi;
- 3.Quali azioni può intraprendere per sostenere, coordinare e completare l'azione degli Stati membri nel settore dell'istruzione e della formazione, con particolare riferimento alla situazione italiana?