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Procedura : 2013/2066(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0349/2013

Testi presentati :

A7-0349/2013

Discussioni :

PV 09/12/2013 - 21
CRE 09/12/2013 - 21

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PV 10/12/2013 - 9.1
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P7_TA(2013)0545

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Martedì 10 dicembre 2013 - Strasburgo
Aspetti di genere del quadro europeo per le strategie nazionali di integrazione dei rom
P7_TA(2013)0545A7-0349/2013

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 dicembre 2013 sugli aspetti di genere del quadro europeo per le strategie nazionali di integrazione dei rom (2013/2066(INI))

Il Parlamento europeo,

–  vista la Carta dei diritti fondamentali, in particolare gli articoli 1, 14, 15, 21, 23, 24, 25, 34 e 35,

–  visto il diritto internazionale in materia di diritti dell'uomo, in particolare la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1992 sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, etniche, religiose o linguistiche, la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo,

–  viste le convenzioni europee a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), la Carta sociale europea e le relative raccomandazioni del Comitato europeo dei diritti sociali, la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali e la Convenzione del Consiglio d'Europa per prevenire e combattere la violenza contro le donne, inclusa la violenza domestica,

–  visti gli articoli 2, 3 e 6 del trattato sull'Unione europea e gli articoli 8, 9 e 10 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea,

–  viste la comunicazione della Commissione su un Quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020 (COM(2011)0173) e le conclusioni del Consiglio europeo del 24 giugno 2011,

–  vista la comunicazione della Commissione sulle strategie nazionali di integrazione dei rom: un primo passo nell'attuazione del Quadro dell'UE (COM(2012)0226),

–  vista la proposta di raccomandazione del Consiglio su misure efficaci per l'integrazione dei rom negli Stati membri (COM(2013)0460),

–  vista la comunicazione della Commissione sui progressi nell'attuazione delle strategie nazionali di integrazione dei rom (COM(2013)0454),

–  vista la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica(1),

–  vista la direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro(2),

–  vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale, presentata dalla Commissione (COM(2008)0426),

–  vista la sua risoluzione del 1° giugno 2006 sulla situazione delle donne rom nell'UE(3),

–  vista la sua risoluzione del 9 marzo 2011 sulla strategia dell'UE per l'inclusione dei rom(4),

–  vista l'analisi effettuata dall'Agenzia dell'UE per i diritti fondamentali sull'inchiesta di genere relativa ai rom, da essa fornita in seguito a richiesta ai sensi dell'articolo 126,

–  visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e il parere della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (A7-0349/2013),

A.  considerando che la Strategia per la parità tra donne e uomini 2010-2015 chiede alla Commissione di "sostenere la parità di genere nell'attuazione di tutti gli aspetti della Strategia 2020" e che le conclusioni del Consiglio sul Quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei rom (SNIR) richiedono di "integrare una prospettiva di genere in tutte le politiche e le azioni volte a promuovere l'inclusione dei Rom";

B.  considerando che le donne rom sono esposte a discriminazione multipla e intersettoriale in ragione del genere e dell'origine etnica - in misura maggiore rispetto ai maschi rom o alle donne non rom - e hanno accesso limitato all'occupazione, all'istruzione, alla salute, ai servizi sociali e al processo decisionale; che le donne rom spesso sono vittime di razzismo, pregiudizi e stereotipi che ne influenzano negativamente l'effettiva integrazione;

C.  considerando che le donne rom sono soggette a tradizioni patriarcali e sessiste che impediscono loro di esercitare la propria libertà di scelta in riferimento a questioni fondamentali della loro vita, come l'istruzione, il lavoro, la salute sessuale e riproduttiva e persino il matrimonio; che la discriminazione nei confronti delle donne rom non può essere giustificata dalla tradizione, ma va affrontata nel rispetto della tradizione e della diversità;

D.  considerando che, rispetto agli uomini rom, le donne rom sono soggette a un rischio di povertà più elevato e che le famiglie rom con quattro o più figli hanno il rischio di povertà più elevato nell'UE;

E.  considerando che gli indicatori comunemente usati tendono a trascurare problemi quali la povertà attiva, la povertà energetica, la violenza nei confronti delle donne e delle giovani, la povertà delle famiglie numerose, la povertà infantile e l'esclusione sociale delle donne;

F.  considerando che le donne rom in età avanzata sono esposte a un maggiore rischio di povertà avendo la maggior parte di loro lavorato nell'economia informale, senza retribuzione né affiliazione ad un regime di previdenza sociale;

G.  considerando che la schiacciante maggioranza dei rom adulti classificati come "non attivi" sono donne e che, in parte per effetto della tradizionale divisione delle mansioni tra uomini e donne e a causa del razzismo e del sessismo esistenti nei mercati europei del lavoro, rispetto agli uomini rom, le donne rom in età lavorativa con un'occupazione retribuita sono circa la metà, e i dati sono analoghi per quanto riguarda i lavori autonomi;

H.  considerando che i dati di tutti i paesi evidenziano che le donne rom sono soggette a grave esclusione nel settore dell'occupazione, nonché a discriminazione sul posto di lavoro, quando sono alla ricerca di un'occupazione o la svolgono; che le donne rom continuano inoltre a essere escluse dall'economia formale e sono ostacolate da scarse opportunità formative, condizioni abitative inadeguate, assistenza sanitaria insufficiente, ruoli di genere tradizionali e generale emarginazione nonché discriminazione dalle principali comunità; che le relazioni nazionali di attuazione del Quadro dell'UE per le (SNIR) non si concentrano ancora adeguatamente sull'aspetto dell'uguaglianza di genere;

I.  considerando che per le madri single o con famiglie numerose è molto più difficile lavorare lontano da casa e dalle famiglie nelle aree rurali svantaggiate;

J.  considerando che il tasso di alfabetizzazione e i livelli di istruzione delle donne rom sono notevolmente inferiori a quelli degli uomini rom e delle donne non rom e che la maggioranza delle giovani rom abbandona precocemente gli studi e molte di loro non sono mai andate a scuola;

K.  considerando che la crisi economica ha avuto ripercussioni negative sulla salute e sul benessere delle donne rom, aggravando una situazione inaccettabile già da tempo, per cui più di un quarto della totalità delle donne rom presenta problemi di salute che ne limitano lo svolgimento delle attività quotidiane;

L.  considerando che la mancanza di rispetto dei diritti sessuali e riproduttivi globali, tra cui la contraccezione, costituisce un ostacolo all'emancipazione e all'uguaglianza di genere delle donne rom e porta a gravidanze non pianificate, anche tra le adolescenti, il che preclude alle giovani opportunità di formazione e lavoro; che la maternità precoce è in gran parte dovuta alla mancanza di accesso adeguato ai servizi sociali e a strutture sanitarie inadeguate che non hanno risposto alle esigenze delle donne rom;

M.  considerando che, a causa del loro basso status socioeconomico e della discriminazione percepita nell'ambito sanitario, le donne rom non sono a conoscenza di gran parte dei loro diritti e ricorrono ai servizi di assistenza medica con una frequenza molto più bassa rispetto alla maggioranza della popolazione;

N.  considerando che le donne e le giovani rom sono affette in misura sproporzionata da alcune patologie tra cui l'HIV/AIDS, ma comunemente si omette di privilegiare e finanziare i programmi di prevenzione a loro rivolti e permane una scarsa accessibilità alla diagnostica preventiva;

O.  considerando che l'estrema povertà, la disparità di genere e le discriminazioni interne espongono le donne rom a un maggior rischio in materia di tratta, prostituzione, violenza domestica e sfruttamento, e che esse incontrano nel contempo ostacoli aggiuntivi per accedere alla protezione;

P.  considerando che moltissime donne rom sono state vittime di violenza domestica da parte dei propri mariti, suoceri e altri familiari; che la grande maggioranza delle violenze e delle violazioni dei diritti umani nei confronti delle donne rom non viene denunciata perché la violenza contro le donne è ancora accettata nelle società patriarcali come legittimo esercizio di potere e anche a causa del fatto che gli autori della violenza contro le donne sono raramente chiamanti a rispondere dei loro reati, il che scoraggia le donne dal cercare assistenza legale;

Q.  considerando che varie autorità di tutti gli Stati membri UE commettono frequentemente atti di violenza nei confronti delle donne rom come forma di discriminazione profonda e chiare violazioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che possono configurarsi in vari modi, come la raccolta e l'archiviazione di dati relativi alla popolazione e a ai bambini rom, esclusivamente sulla base dell'appartenenza etnica, o gli sfratti di centinaia di persone senza offrire alloggio o sostegno alternativo adeguato, atti vergognosi e abietti che ignorano completamente gli obblighi internazionali degli Stati membri in materia di diritti dell'uomo;

R.  considerando che tutte le istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea sono tenuti a eliminare le violenze contro le donne e le giovani nonché a porre fine all'impunità, assicurando alla giustizia i responsabili di reati e discorsi di incitamento all'odio, discriminazione e violenza contro le donne e le giovani rom;

S.  considerando che la direttiva 2000/43/CE del Consiglio sulla parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza vieta la discriminazione in base alla razza e all'origine etnica; che circa 30 procedure d'infrazione sono state avviate dalla Commissione nei confronti degli Stati membri dell'UE per non aver recepito in modo adeguato la direttiva sull'uguaglianza delle razze nella legislazione nazionale;

1.  sottolinea che le SNIR devono essere incentrate sull'emancipazione delle donne rom affinché acquisiscano il controllo della propria vita diventando agenti visibili del cambiamento all'interno delle proprie comunità e facendo sentire la propria voce per influenzare politiche e programmi che le riguardano, nonché sul potenziamento delle capacità di resistenza socio-economica delle donne rom, ossia la loro capacità di adattarsi all'ambiente economico in rapido mutamento, ricorrendo al risparmio ed evitando l'esaurimento delle risorse;

2.   accoglie con favore la relazione intermedia della Commissione(5) del 2012 e la proposta di raccomandazione del Consiglio, del 26 giugno 2013, su misure efficaci per l'integrazione dei Rom negli Stati membri(6), con particolare riguardo all'accesso all'occupazione, all'alloggio, all'istruzione e all'assistenza sanitaria, che invita gli Stati membri a introdurre azioni positive e a inserire le strategie di integrazione dei rom nella loro lotta contro la povertà e l'esclusione sociale;

3.  invita gli Stati membri che hanno inoltre ricevuto raccomandazioni specifiche per paese sulle questioni relative ai rom nell'ambito del semestre europeo ad attuare tali raccomandazioni tempestivamente e a combattere la discriminazione, anche sul posto di lavoro, a coinvolgere la società civile, comprese le organizzazioni rom, nel processo decisionale nonché a destinare non soltanto le risorse dell'Unione, ma anche quelle nazionali e di altro tipo per mantenere gli impegni assunti nell'ambito delle loro strategie nazionali di integrazione dei rom;

4.  deplora che, nonostante l'adozione della propria risoluzione sulla situazione delle donne rom nel 2006 e dei 10 principi di base comuni sull'inclusione dei rom da parte del Consiglio, uno dei quali fa riferimento alla sensibilizzazione della dimensione di genere, la situazione vulnerabile delle donne rom e nomadi non sia stata, in pratica, affrontata dai responsabili politici europei e nazionali;

5.  sottolinea che l'efficienza del quadro dell'UE per le SNIR potrebbe essere rafforzata in modo significativo grazie a un maggiore coinvolgimento della Commissione, facendo leva sul suo potenziale di migliorare la qualità della normativa e di altri strumenti, incoraggiare una maggiore coerenza tra le politiche e promuovere gli obiettivi globali del quadro;

6.  invita gli Stati membri a elaborare piani di azione nazionali nei quattro settori prioritari: salute, alloggi, occupazione e istruzione con specifici traguardi e obiettivi, finanziamento, indicatori e tempistiche, nonché a valutare il progresso in base ai risultati relativi all'attuazione;

7.  invita i governi degli Stati membri e le autorità locali a coinvolgere le donne rom attraverso le organizzazioni femminili, le ONG rom e gli altri soggetti interessati nella preparazione, nell'attuazione e nel monitoraggio delle SNIR e a instaurare collegamenti tra gli organismi attivi nel campo della parità o le organizzazioni per i diritti delle donne e le strategie di inclusione sociale; invita inoltre la Commissione ad affrontare il tema della parità di genere in modo coerente nell'attuazione della strategia Europa 2020 e dei programmi nazionali di riforma;

8.  invita la Commissione a fornire una "rappresentazione grafica" del processo europeo di integrazione dei rom che evidenzi i risultati ottenuti, gli obiettivi e le misure specifiche utilizzate per conseguirli, la situazione per quanto riguarda le misure attuative e i passi successivi;

9.  invita gli Stati membri a eliminare la segregazione spaziale, gli sfratti forzati e la mancanza di domicilio fisso cui sono soggetti gli uomini e le donne rom e a elaborare politiche abitative efficaci e trasparenti;

10.  invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che i diritti fondamentali delle donne e dei bambini rom siano rispettati e a provvedere - anche attraverso campagne di sensibilizzazione - affinché le donne e le giovani rom siano consapevoli dei loro diritti previsti dalla vigente normativa nazionale in materia di uguaglianza di genere e discriminazioni e a combattere ulteriormente le tradizioni patriarcali e sessiste;

11.  invita la Commissione a specificare la divisione istituzionale dei compiti e delle responsabilità tra le organizzazioni, i consessi e gli organismi interessati e a definire chiaramente il ruolo di detti soggetti, ad esempio la task force della Commissione sui rom, la rete dei punti di contatto nazionali, la piattaforma europea per i rom, l'Agenzia UE per i diritti fondamentali e il suo gruppo di lavoro ad hoc sull'integrazione dei rom, in materia di supervisione, controllo e coordinamento del quadro europeo per le SNIR;

12.  invita la Commissione a sostenere le SNIR mediante la ricerca di indicatori comuni, comparabili e affidabili e l'elaborazione di una tabella degli indicatori dell'UE relativi all'integrazione dei rom, al fine di presentare dati chiari e inequivocabili rispetto ai quali sia possibile misurare i progressi raggiunti nonché a garantire un efficace monitoraggio;

13.  invita gli Stati membri a garantire che le misure di austerità non influiscano in modo sproporzionato sulle donne rom e nomadi e che le decisioni di bilancio si ispirino ai principi dei diritti umani;

14.  invita la Commissione a sollecitare gli Stati membri a presentare, nell'ambito delle relative strategie nazionali, indicatori di risultato, parametri di riferimento e obiettivi numerici per i principali settori prioritari, rispetto ai quali sia possibile misurare i progressi raggiunti;

15.  invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che tutte le amministrazioni raccolgano dati disaggregati per genere e origine etnica che siano utilizzati per informare la definizione delle politiche; evidenzia che tale raccolta di dati deve essere effettuata in linea con i pertinenti principi in materia di diritti dell'uomo;

16.  invita gli Stati membri ad adeguare i loro impegni politici nazionali stanziando idonee risorse finanziarie per l'attuazione delle SNIR nonché a rispecchiare le loro strategie di integrazione nelle politiche nazionali di bilancio;

17.  invita la Commissione e gli Stati membri a istituire un adeguato quadro di consultazione, apprendimento tra pari e condivisione delle esperienze tra i responsabili politici e le organizzazioni rom nonché ad avviare un dialogo strutturato in modo da includere le organizzazioni rom e le ONG nella pianificazione, nell'attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione delle strategie europee, nazionali e locali di integrazione dei rom;

18.  invita gli Stati membri ad attuare la parità di diritti civici e di accesso ai servizi di assistenza sanitaria, all'istruzione, all'occupazione e all'alloggio che rispettano i diritti umani, la non discriminazione e siano compatibili con il nomadismo nei casi pertinenti;

19.  invita la Commissione e gli Stati membri a inserire gli strumenti di investimento territoriale integrato e sviluppo locale di tipo partecipativo nei loro contratti di partenariato al fine di mobilitarli per le microregioni sottosviluppate e le regioni più sfavorite e a includere lo sviluppo locale di tipo partecipativo nell'insieme dei programmi operativi da elaborare;

20.  invita la Commissione e gli Stati membri a garantire l'adozione e l'attuazione di una normativa specifica e globale in materia di lotta alla discriminazione in linea con le norme internazionali ed europee in tutti gli Stati membri, garantendo che gli organismi antidiscriminazione siano preparati a promuovere la parità di trattamento e dispongano di meccanismi di reclamo cui possano accedere le donne e le giovani rom;

21.  invita gli Stati membri a porre un maggiore accento sugli aspetti territoriali dell'inclusione sociale nelle loro strategie nazionali e a rivolgersi alle microregioni maggiormente sfavorite tramite programmi di sviluppo complessi e integrati;

22.  invita gli Stati membri a concentrarsi altresì sulla dimensione urbana della politica di coesione, con particolare riferimento alle città sproporzionatamente interessate dagli squilibri sociali, come ad esempio disoccupazione, esclusione sociale e polarizzazione, e ad assisterle nello sviluppo delle loro infrastrutture, al fine di sfruttarne il potenziale contributo alla crescita economica e rafforzare i collegamenti tra zone urbane e zone rurali allo scopo di promuovere lo sviluppo inclusivo;

23.  chiede agli Stati membri di rafforzare l'integrazione della dimensione di genere nell'attuazione delle rispettive SNIR, applicando una prospettiva di uguaglianza di genere a tutte le politiche e pratiche che interessano le donne rom e a collegarne l'attuazione alle strategie esistenti per l'uguaglianza di genere, in particolare eliminando i divari salariale e pensionistico tra i generi all'interno delle comunità rom, e facendo dell'eradicazione della violenza nei confronti delle donne e delle giovani un esplicito obiettivo e intervenendo concretamente a tal fine;

24.  invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri ad assicurare che misure specifiche in materia di diritti delle donne e integrazione della dimensione di genere siano incluse nelle SNIR, che tengano conto di una prospettiva di genere e della situazione di discriminazione multipla e intersettoriale nei confronti delle donne rom, in particolare nell'occupazione, nella sanità, negli alloggi e nell'istruzione, e che la valutazione e il monitoraggio annuale da parte della Commissione e, in particolare, dell'Agenzia per i diritti fondamentali, tengano conto dei diritti delle donne e della prospettiva di genere in ciascuna sezione delle SNIR; chiede che tali risultati siano presentati al Parlamento europeo;

25.  invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che le SNIR rispecchino i diritti e le esigenze specifici delle donne rom e a elaborare indicatori concreti in materia di attuazione, follow-up e monitoraggio, ad esempio sulla base dell'indicatore di sviluppo umano basato specificamente sul sesso (IDSH) del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), come vita lunga e sana, conoscenza e tenore di vita dignitoso, nonché sulla base dell'indice di partecipazione delle donne (GEM), come partecipazione e processo decisionale sul piano politico, partecipazione e processo decisionale sul piano economico e potere sulle risorse economiche; invita inoltre la Commissione e gli Stati membri a utilizzare il bilancio di genere come uno degli strumenti per l'integrazione della dimensione di genere;

26.  invita gli Stati membri a elaborare un quadro nazionale di monitoraggio e valutazione per le strategie nazionali di integrazione dei rom che includano diversi aspetti come il monitoraggio del bilancio e altre forme di monitoraggio della società civile (effettuato dalle ONG nazionali, dalle reti di ONG oppure da organizzazioni ombrello), la valutazione di esperti (effettuato da esperti indipendenti con comprovata esperienza nel settore) e il monitoraggio amministrativo;

27.  invita la Commissione e gli Stati membri a realizzare valutazioni d'impatto sulla questione di genere all'atto dell'elaborazione di misure specifiche nelle rispettive SNIR;

28.  invita la Commissione a introdurre strumenti più efficaci per misurare l'effettiva situazione socio-economica delle donne rom, inserendo ad esempio la quantificazione dell'"economia della vita" e il riconoscimento dell'economia informale nel suo progetto "oltre il PIL"; invita inoltre la Commissione a sviluppare e monitorare indicatori specifici di genere per le SNIR e le politiche di inclusione sociale;

29.  invita le ONG operanti in campo negli Stati membri a elaborare piani di azione personalizzati per aiutare le donne e i giovani a trovare lavoro, a fornire assistenza psicologica per incoraggiare la popolazione rom a partecipare all'istruzione e alla formazione professionale e ad individuare le proprie competenze e abilità personali per migliorare l'inclusione sociale nel mercato del lavoro; a mediare tra i fornitori di qualificazione/riqualificazione e i datori di lavoro, da un canto, e le donne/la popolazione rom dall'altro; a promuovere l'apprendimento di donne e giovani rom, concedendo sussidi e borse di studio, nel rispetto comunque del principio delle pari opportunità, tenuto conto del fatto che le ragazze si sposano in età più giovane rispetto ai maschi;

30.  invita gli Stati membri ad utilizzare le proprie misure per rivolgersi esplicitamente alle donne rom in situazioni socioeconomiche estremamente precarie e al contempo a concentrarsi sui gruppi a rischio, prevenendo e affrontando la pauperizzazione;

31.  invita gli Stati membri ad aumentare il numero e la visibilità dei programmi e dei beneficiari rom e nomadi, incluso il sostegno specifico alle organizzazioni rom e nomadi che si adoperano per promuovere l'emancipazione delle donne e l'accesso delle ONG ai fondi strutturali;

32.  invita la Commissione e gli Stati membri a elaborare meccanismi finanziari per sostenere il monitoraggio da parte della società civile e della comunità per quanto riguarda la politica di inclusione sociale, le iniziative e i progetti relativi alle donne rom e nomadi;

33.  invita la Commissione e gli Stati membri a introdurre un obiettivo di riduzione della povertà infantile nel processo UE di integrazione dei rom, a inserire i diritti del fanciullo nelle misure per l'inclusione sociale, a monitorare i progressi nell'ottica della povertà infantile e a individuare e sviluppare interventi prioritari in tale ambito;

34.  sottolinea che la prevenzione dell'emarginazione deve iniziare dalla prima infanzia; ritiene essenziale adottare un approccio mirato alle diverse generazioni di donne, onde porre fine alla trasmissione intergenerazionale della povertà;

35.  invita gli Stati membri a includere nelle rispettive SNIR programmi studiati per un'attiva inclusione delle donne rom nel mercato del lavoro, garantendo l'accesso a programmi educativi di elevata qualità per le donne e le giovani rom e offrendo loro una formazione continua per l'acquisizione di abilità spendibili sul mercato; invita gli Stati membri a includere lo sviluppo di capacità e l'emancipazione delle donne rom come obiettivo orizzontale in tutti i settori prioritari delle SNIR e a promuovere la partecipazione politica sostenendo la partecipazione attiva delle donne rom a livello locale, nazionale ed europeo;

36.  invita gli Stati membri a istituire misure di azione positiva per facilitare l'accesso all'occupazione nella pubblica amministrazione dei rom;

37.  invita gli Stati membri a elaborare misure specifiche per le famiglie numerose (con quattro o più figli) e per i nuclei familiari monoparentali che agevolino l'accesso al mercato del lavoro, prendendo in considerazione sistemi di protezione sociale basati sulle loro esigenze, ampliando le strutture di assistenza all'infanzia e garantendo che i bambini rom siano integrati nelle scuole e nelle strutture di assistenza all'infanzia locali e abbiano pieno e paritario accesso all'istruzione obbligatoria, contrastando in tal modo l'esclusione sociale e la ghettizzazione;

38.  invita gli Stati membri a garantire accesso paritario ad un'assistenza all'infanzia accessibile e all'istruzione per la prima infanzia, a servizi di sviluppo per l'infanzia e a un'istruzione fondata sul partenariato per i bambini rom, a reintrodurre gli obiettivi di Barcellona per l'assistenza all'infanzia e a sviluppare servizi di assistenza accessibili, economicamente sostenibili e di alta qualità per l'intero ciclo della vita;

39.  invita gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per prevenire il licenziamento delle lavoratrici durante la gravidanza o la maternità, e a considerare il riconoscimento dell'allevamento dei figli come periodo da conteggiare ai fini pensionistici;

40.  esorta gli Stati membri a esaminare gli ostacoli al lavoro autonomo delle donne rom, a consentire una registrazione agevole, rapida e poco onerosa delle imprenditrici rom e a sviluppare regimi di microcredito destinati alle piccole start-up e agli imprenditori, con procedure amministrative semplici e facilmente gestibili da parte degli imprenditori, comprese assistenza tecnica, misure di supporto e licenze speciali per il riconoscimento di una gamma di lavori stagionali e temporanei come "lavoro retribuito" che conti ai fini previdenziali; esorta inoltre gli Stati membri e le autorità locali a mobilitare lo strumento europeo di microfinanza per l'occupazione e l'inclusione sociale;

41.  invita gli Stati membri a elaborare misure mirate e orientate all'integrazione nel settore del sostegno alla disoccupazione (riqualificazione, creazione di posti di lavoro e collocamento con sostegno salariale, sussidi di previdenza sociale, sgravi fiscali), anziché porre l'accento in modo pressoché esclusivo, come avviene attualmente, sui programmi delle opere pubbliche;

42.  chiede di sostenere e promuovere l'integrazione del popolo rom nel mercato del lavoro; rileva che, per differenziare i servizi e le misure in materia di amministrazione del lavoro e sviluppare attività di orientamento, occorrono personale di sostegno e responsabili gestionali di estrazione rom;

43.  invita la Commissione e gli Stati membri a creare un sistema specifico di tutoraggio e di sostegno didattico ricorrendo all'istruzione nell'ambito della comunità e a servizi sociali per i giovani rom dalla prima infanzia sino all'università, rivolgendo particolare attenzione alle questioni di genere;

44.  invita gli Stati membri a sfruttare appieno le opportunità offerte dai Fondi strutturali, in particolare dal Fondo sociale europeo (FSE) per migliorare le prospettive educative e occupazionali dei rom, al fine di dar loro reali prospettive di inclusione sociale e la possibilità di sottrarsi a persistenti alti tassi di povertà; esorta gli Stati membri a monitorare regolarmente i progressi, in particolare per quanto riguarda l'istruzione e la formazione dei giovani e, soprattutto, delle giovani rom;

45.  invita gli Stati membri a lottare contro gli stereotipi, al fine di evitare la messa al bando di tale gruppo etnico, cosa che contribuisce a scoraggiare i datori di lavoro dall'assumere rom in generale, comporta un trattamento discriminatorio nell'ambito della pubblica amministrazione o nelle scuole, determinando ripercussioni negative nelle relazioni con le autorità e nella ricerca di lavoro;

46.  ribadisce il fatto che le lacune formative dei rom presentano una significativa discriminante di genere per cui il tasso di alfabetizzazione medio delle donne rom è del 68% rispetto all'81% degli uomini e il tasso di iscrizione alla scuola primaria delle bambine rom è di appena il 64%, una differenza che è possibile cogliere anche nell'ambito dei tassi di iscrizione a corsi mirati al conseguimento di qualifiche professionali; rileva però che tali statistiche evidenziano sostanziali difformità tra gli Stati membri;

47.  invita gli Stati membri a sviluppare programmi specifici per garantire che le ragazze e le giovani rom non abbandonino gli studi primari, secondari e superiori, e ad attuare altresì misure particolari rivolte alle madri adolescenti e alle ragazze che abbandonano precocemente gli studi, per sostenere un'istruzione continuativa, sovvenzionare l'ingresso nel mondo del lavoro e offrire una formazione basata sul lavoro; esorta inoltre gli Stati membri e la Commissione a tener conto di tali misure nel coordinamento e nella valutazione delle SNIR;

48.  invita gli Stati membri a elaborare strategie di lotta alla discriminazione per prevenire e condannare comportamenti razzisti nei servizi pubblici e nel mercato del lavoro in particolare, garantendo una rigorosa applicazione dei diritti delle donne e degli uomini rom nel mercato del lavoro;

49.  invita la Commissione e gli Stati membri a investire risorse per attirare "studenti non tradizionali" al fine di promuoverne la formazione professionale e fornire sostegno alle ONG e ai programmi il cui obiettivo è la promozione dell'integrazione degli studenti non tradizionali tramite programmi educativi e di formazione per adulti;

50.  invita gli Stati membri a promuovere le reti di studenti rom, incoraggiare la solidarietà tra di essi, rafforzare la visibilità dei casi di successo e superare l'isolamento degli studenti rom;

51.  invita gli Stati membri a incoraggiare la partecipazione delle famiglie rom nelle scuole, a valutare le scuole in cui studiano i bambini e i giovani rom e ad apportare tutte le necessarie modifiche per garantire l'integrazione nel settore dell'istruzione e il successo scolastico di tutti; sottolinea che occorrerebbe rivolgere misure specifiche alle giovani rom, sulla base dei casi di successo che siano convalidati dalla comunità accademica;

52.  sollecita la Commissione e gli Stati membri a stanziare fondi per la costruzione di scuole e asili con più posti, in modo che i bambini rom possano partecipare alle lezioni con gli altri bambini non rom, senza essere discriminati ed esclusi dal sistema educativo o essere rifiutati dagli insegnanti a causa della loro origine etnica;

53.  invita la Commissione e gli Stati membri a introdurre programmi di formazione sistematica sulla sensibilità di genere e le specificità culturali, destinati agli operatori dei servizi sociali e agli operatori sanitari;

54.  sottolinea che l'istruzione delle ragazze rom contribuisce in vari modi a migliorare la vita di queste comunità in quanto, tra l'altro, rappresenta una condizione essenziale per migliorare l'impiegabilità delle donne rom, facilitandone l'accesso al mercato del lavoro e garantendo una certa sicurezza del reddito, ed è inoltre fondamentale per superare povertà ed esclusione sociale; osserva inoltre che una maggiore conoscenza della cultura rom da parte degli insegnanti contribuisce a ridurre l'esclusione; invita pertanto gli Stati membri a lottare contro la segregazione, a garantire un'istruzione più inclusiva e accessibile, metodi d'insegnamento rispettosi delle differenze culturali e il coinvolgimento del personale di sostegno scolastico di estrazione rom, oltre che dei genitori, considerando comunque come prioritario il miglioramento di capacità professionali che rispondano alla domanda del mercato del lavoro;

55.  invita la Commissione e gli Stati membri a identificare le donne rom come esplicito gruppo obiettivo delle rispettive iniziative in materia sanitaria, con particolare riferimento alle patologie fortemente collegate al sistema ormonale femminile e/o alla povertà, quali osteoporosi, problemi muscoloscheletrici e patologie del sistema nervoso centrale; esorta inoltre a rendere pienamente accessibili la diagnostica e la prevenzione dei tumori della cervice e della mammella, inclusi i vaccini contro il papillomavirus umano, e a puntare all'avvio dell'assistenza sanitaria per le gestanti già nel primo trimestre di gravidanza;

56.  invita gli Stati membri a garantire l'accesso alla sanità, in particolare tramite la partecipazione delle ONG a favore delle donne rom nella definizione, nell'attuazione e nella valutazione di programmi sanitari e a garantire che le donne e le giovani rom possano scegliere liberamente per quanto concerne la propria sessualità, salute e maternità, promuovendo la pianificazione familiare, l'accesso a un'ampia gamma di servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva e all'educazione sessuale e proteggendo bambini e adolescenti dagli abusi sessuali e dai matrimoni precoci, prevenendo la mortalità infantile e materna e il fenomeno della sterilizzazione forzata;

57.  invita gli Stati membri ad agevolare e promuovere la partecipazione equilibrata sotto il profilo del genere delle comunità rom nell'ideazione, nell'attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione delle attività di prevenzione, trattamento, assistenza sanitaria e programmazione di sostegno, nonché nella riduzione della stigmatizzazione e della discriminazione all'interno del sistema sanitario;

58.  invita gli Stati membri e le autorità regionali e locali a elaborare e applicare politiche volte a garantire l'accesso di tutte le donne rom, anche quelle appartenenti alle comunità più escluse, all'assistenza sanitaria di base, di urgenza e preventiva e a organizzare attività di formazione per il personale sanitario destinate a eliminare i pregiudizi nei confronti dei rom;

59.  invita gli Stati membri a indagare, vietare e perseguire la discriminazione diretta e indiretta delle donne rom nell'esercizio dei loro diritti fondamentali e nell'accesso ai servizi pubblici e a prevenire qualunque altra forma di discriminazione; sottolinea l'importanza della realizzazione di campagne di sensibilizzazione per combattere ed eliminare la discriminazione e gli stereotipi razzisti nei confronti della popolazione rom e delle donne rom in particolare;

60.  invita la Commissione e gli Stati membri a includere i rom e in particolare le donne rom come categoria obiettivo specifica nei programmi operativi e nei programmi per lo sviluppo delle zone rurali per il prossimo periodo di programmazione;

61.  invita la Commissione a pubblicare una relazione di valutazione sull'attuazione della direttiva 2000/43/CE del Consiglio in ciascuno Stato membro; invita altresì la Commissione a elaborare raccomandazioni specifiche per ciascuno Stato membro, al fine di inserire anche la dimensione di genere nell'ambito della direttiva;

62.  esorta il Consiglio a raggiungere un accordo sulla direttiva dell'UE sulla parità di trattamento recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale, in modo da garantire che tutti i motivi di discriminazione nonché di discriminazione multipla siano tutelati a livello normativo in tutti gli aspetti della vita; invita inoltre tutte le istituzioni dell'UE a garantire che la discriminazione intersettoriale sia inclusa nella direttiva;

63.  invita gli Stati membri ad affrontare tutte le forme di violenza sulle donne, come ad esempio la violenza domestica, lo sfruttamento sessuale e la tratta di esseri umani, con particolare riferimento alle donne rom, e a sostenere le vittime inserendo specifici obiettivi per affrontare la tratta di donne rom nelle SNIR, assicurando adeguate risorse per i servizi pubblici correlati e fornendo assistenza anche attraverso servizi di interesse generale come la sanità, l'occupazione e l'istruzione; esorta inoltre la Commissione ad appoggiare le iniziative governative e della società civile destinate ad affrontare tali problemi, garantendo al contempo i diritti umani fondamentali delle vittime;

64.  invita gli Stati membri a collaborare con le donne rom per varare strategie di emancipazione che ne riconoscano l'identità intersettoriale e promuovano attività intese a contrastare gli stereotipi di genere, rivolte a donne, uomini, ragazze e ragazzi;

65.  fa presente che i matrimoni combinati, i matrimoni di minori e i matrimoni forzati prevalgono ancora come "pratiche tradizionali"; sottolinea che tali pratiche costituiscono violazioni dei diritti umani, che non solo hanno un impatto significativo sulla situazione sanitaria delle giovani rom, aumentando il rischio di complicazioni durante la gravidanza e il parto, ma espongono anche le giovani ad abuso e sfruttamento sessuale, precludendo a queste ultime opportunità di formazione e lavoro;

66.  invita gli Stati membri a ratificare e attuare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani e a recepire appieno le disposizioni della direttiva 2011/36/UE concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime(7), in particolare rafforzando l'identificazione, la protezione e l'assistenza alle vittime e ponendo un accento particolare sui minori;

67.  richiede soluzioni europee da parte degli Stati membri e della Commissione per i problemi del popolo rom, tenendo conto del loro diritto alla libera circolazione in quanto cittadini europei e della necessità di collaborazione tra gli Stati membri per la soluzione dei problemi di tale gruppo etnico;

68.  invita la Commissione e gli Stati membri a favorire lo scambio delle informazioni e delle migliori pratiche sull'integrazione delle donne rom in tutti i settori della società;

69.  raccomanda agli Stati membri di adottare le misure necessarie per interrompere la pratica dei matrimoni combinati delle giovani rom, che rappresenta un affronto morale alla loro dignità;

70.  invita gli Stati membri a rispondere in via d'urgenza alle esigenze delle donne rom in età avanzata che rappresentano uno dei gruppi più vulnerabili, sono prive di un reddito adeguato e, con l'età, necessitano di accesso alla sanità e all'assistenza a lungo termine;

71.  esorta la Commissione ad avviare una strategia globale di lotta alla violenza nei confronti delle donne come richiesto dal Parlamento in varie risoluzioni; chiede alla Commissione di fornire strumenti giuridici, inclusa una direttiva europea per la lotta alla violenza di genere;

72.  chiede di sviluppare e promuovere la lingua e la cultura rom, di ampliare le strutture amministrative che si occupano delle problematiche rom, di rafforzare la politica in materia e la sua attuazione e di rafforzare la partecipazione nell'ambito della cooperazione internazionale sulle questioni relative ai rom;

73.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

(1) GU L 180 del 19.7.2000, pag. 22.
(2) GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16.
(3) GU C 298 E dell'8.12.2006, pag. 283.
(4) GU C 199 E del 7.7.2012, pag. 112.
(5) COM(2012)0226.
(6) COM(2013)0460.
(7) GU L 101 del 15.4.2011, pag. 1.

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