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Procedura : 2005/0042A(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0030/2006

Testi presentati :

A6-0030/2006

Discussioni :

PV 16/03/2006 - 5
CRE 16/03/2006 - 5

Votazioni :

PV 16/03/2006 - 9.1
CRE 16/03/2006 - 9.1
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0093

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 16 marzo 2006 - Strasburgo Edizione GU

5. Programma d’azione comunitaria (2007-2013), aspetti sanitari (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0030/2006), presentata dall’onorevole Trakatellis a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma d’azione comunitaria in materia di salute e tutela dei consumatori (2007-2013) – Aspetti sanitari [COM(2005)0115 – C6-0097/2005 – 2005/0042A(COD)].

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EL) Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare il relatore, onorevole Trakatellis, per l’ottimo lavoro svolto con la stesura di questa relazione; desidero anche ringraziare i membri delle due commissioni parlamentari, che hanno studiato ed esaminato questo programma in maniera encomiabile. Mi rallegro vivamente sia per il gran numero di oratori sia per le numerose proposte presentate in merito al programma stesso. Desidero inoltre dichiarare fin d’ora che, in circostanze diverse, non potrei certamente dissentire dalle proposte avanzate.

Per quanto riguarda la suddivisione in due programmi i nostri approcci possono anche essere differenti, ma le raccomandazioni costituiscono un’aggiunta alle azioni previste dal programma, ne allargano la portata e ne aumentano l’efficacia, consentendogli di coprire un maggior numero di settori. Inoltre – cosa non meno importante – si reperiscono le risorse richieste dalla Commissione a sostegno del programma, mentre il bilancio è stato a sua volta ulteriormente incrementato.

Purtroppo, tuttavia, le circostanze attuali – alludo soprattutto a quelle economiche – ci obbligano a essere scrupolosi e “realistici”, per usare un termine a me non molto gradito. Il problema più importante in gioco ora è la conclusione del dibattito sulle prospettive finanziarie; a questo proposito il Parlamento svolge un ruolo di grande importanza. In questa fase, desidero insistere sull’azione di sostegno e sulle posizioni positive del Parlamento e della Commissione in merito al rafforzamento finanziario del programma.

Sta di fatto che, qualora venga mantenuto il compromesso raggiunto a dicembre in seno al Consiglio europeo, al programma verranno apportati tagli drastici. Il Presidente Barroso ha già inviato al Presidente Borrell una lettera in questo senso, nella quale rileva che, se verranno confermati i termini dell’accordo di dicembre, il settore della sanità e della tutela dei consumatori non solo non disporrà di risorse sufficienti, ma nel 2007 dovrà contare su risorse addirittura più esigue che nel 2006. In altre parole, per l’Europa dei 25 e poi 27 Stati membri ci sarà meno denaro che per l’Europa dei 15. Aderisco all’opinione espressa dal Presidente Barroso nella sua lettera, e giudico quest’approccio ingiustificabile, soprattutto nel momento in cui cerchiamo di avvicinare l’Europa ai cittadini. Per tale motivo chiediamo al Presidente Borrell di compiere uno sforzo ulteriore per cooperare in questo campo.

La proposta avanzata dalla Commissione in merito al programma trova riscontro anche nel relativo bilancio. Se però la forte riduzione cui accennavo poc’anzi verrà alfine applicata, diverrà necessario abbandonare numerose azioni e numerosi settori indicati nella proposta: non avrebbe senso, infatti, destinare una pioggia di piccoli importi a una gran quantità di settori diversi, con la conseguenza sostanziale di non riuscire a sostenerne efficacemente nessuno.

Per tale motivo occorre riesaminare l’intero programma, fissare alcune priorità e sfoltire considerevolmente il numero delle azioni, delle iniziative e dei settori interessati, per riuscire a sostenere in maniera efficace almeno i pochi settori che avremo selezionato.

Voglio naturalmente sperare che, nei dibattiti che seguiranno, si riesca a porre rimedio alla situazione, comprendendo di aver forse commesso un errore; auspico quindi che, considerato l’importantissimo significato politico della questione della salute e di quella della tutela dei consumatori, si riesca ad aggiungere almeno qualche modesto stanziamento al programma.

Per quanto riguarda la suddivisione del programma, comprendo bene le posizioni che sono state espresse; so che entrambe le commissioni parlamentari avrebbero preferito programmi separati, comprendo le argomentazioni sostenute e non ignoro le preoccupazioni esistenti. In sostanza, continuiamo però a credere che la conservazione di un programma comune presenti alcuni vantaggi; si potranno sfruttare meglio le risorse disponibili. In ogni caso, fino a quando non verrà risolta la questione delle prospettive finanziarie la Commissione non sarà in grado di decidere in maniera definitiva se e in che misura essa intenda accettare la suddivisione del programma. Di conseguenza, nella situazione attuale la Commissione respingerà gli emendamenti che propugnano la suddivisione in due programmi distinti; quando conosceremo l’esito finale del dibattito sulle prospettive finanziarie riesamineremo però la questione. Il Parlamento ha chiaramente espresso la sua posizione e ne prendiamo nota.

Considerato lo scarso tempo disponibile non mi addentrerò in ulteriori dettagli; ho avuto il piacere di discutere il programma con la commissione parlamentare competente. Dato che il tempo è poco e gli emendamenti sono moltissimi, mi limito a ricordare che la posizione della Commissione europea su ciascun emendamento sarà diffusa per iscritto; sarei grato se fosse possibile includerla nel verbale di questo dibattito(1). Vorrei comunque ribadire che gli emendamenti da noi respinti non vengono rifiutati a causa di un sostanziale disaccordo di principio. Vi ricordo naturalmente che ne accettiamo molti; nel caso di quelli respinti, la reiezione dipende da un lato dalla necessità di definire alcune priorità nel quadro della situazione finanziaria, e dall’altro da motivi di sussidiarietà. In altre parole non vogliamo interferire nelle competenze degli Stati membri, e desideriamo evitare sovrapposizioni e ripetizioni di iniziative già previste nell’ambito di altre politiche e azioni comunitarie.

Concludo ringraziando ancora una volta tutti voi; seguirò con vivo interesse gli interventi degli onorevoli deputati.

 
  
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  Antonios Trakatellis (PPE-DE), relatore. – (EL) Signor Presidente, il problema dell’influenza aviaria ha offerto all’Unione e agli Stati membri l’opportunità di agire in maniera coordinata ed efficace, rafforzando nei cittadini la fiducia e il senso di sicurezza; sono certo che sarete tutti d’accordo su questo punto. D’altra parte, esso ha ulteriormente dimostrato quanto sia preziosa l’azione comunitaria nel campo della salute pubblica.

Mi sembra perciò che questo dibattito giunga al momento opportuno per fornire sostegno alla relazione in esame. Penso tra l’altro all’incremento dei finanziamenti, che costituisce la base indispensabile per realizzare gli obiettivi; questi ultimi, come le linee d’azione fondamentali, servono a salvaguardare la continuazione e insieme lo sviluppo del programma precedente. E’ un traguardo che possiamo raggiungere combinando obiettivi e azioni, come ad esempio la protezione dei cittadini dalle minacce per la salute di origine fisica, chimica o biologica, dalle malattie infettive e così via. Abbiamo bisogno di un sistema di difesa comune e di una risposta coordinata a livello europeo nel caso di possibili pandemie, come dimostra l’attuale problema dell’influenza aviaria.

La promozione di politiche che favoriscano uno stile di vita più sano: le determinanti della salute. Abbiamo il dovere, nei confronti dei nostri figli e delle generazioni future, di adoperarci per l’adozione di standard in materia di stile di vita che tengano seriamente conto delle determinanti della salute: adeguate abitudini alimentari, lotta contro il fumo, condizioni sociali e ambientali che non producano stress eccessivi.

La prevenzione delle malattie non può non basarsi in primo luogo sulla volontà di affrontare le determinanti della salute che hanno effetti dimostrabili sulla salute fisica e mentale.

Contribuire a ridurre l’incidenza, la morbilità e mortalità delle grandi malattie e lesioni: ecco un’altra linea d’azione che richiede un’azione coordinata e comune.

Migliorare l’efficienza e l’efficacia dei regimi sanitari: dobbiamo esaminare insieme i sistemi sanitari degli Stati membri per garantirne la compatibilità, dal momento che in tal modo essi potranno funzionare meglio a vantaggio dei cittadini europei.

Migliorare l’informazione e le conoscenze, da un lato per sviluppare la sanità, dall’altro per integrare nelle politiche comunitarie gli obiettivi della politica attuata nel settore della salute; questo patrimonio di informazioni e conoscenze dev’essere a disposizione di tutti, sia degli operatori sanitari che dei semplici cittadini.

La miglior prassi medica non solo costituisce il metodo più efficace per combattere le malattie, ma previene anche un ulteriore peggioramento della situazione sanitaria. Ovviamente, il criterio per valutare i trattamenti terapeutici non può essere il costo finanziario bensì l’efficacia, che nel lungo periodo si dimostra anche più economica.

Si sottolinea inoltre l’importanza di azioni concernenti l’effetto dell’ambiente sulla salute e la raccolta di dati sui bassi tassi di natalità, sulla subfertilità e sulla sterilità: si tratta di fenomeni che assumono la gravità di un flagello per le comunità di un’Europa che invecchia, già minacciate dal problema demografico. Per favorire gli scambi di opinioni e la promozione di azioni sanitarie è necessario raccogliere dati ed elaborare strategie in materia di mobilità dei pazienti, sviluppare ulteriormente la sanità elettronica e in particolare la carta europea di assicurazione sanitaria, istituire meccanismi di supporto per promuovere i trapianti di organi, e infine stimolare la cooperazione tra la Commissione e gli Stati membri, oltre che con organizzazioni internazionali come l’Organizzazione mondiale della sanità e il Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie. Si chiede anche agli Stati membri di svolgere un ruolo importante, dal momento che da essi proviene gran parte dei dati.

Il coordinamento è a mio avviso un fattore essenziale e strumentale al successo del programma; il metodo aperto di coordinamento può sicuramente contribuire a risolvere i problemi connessi alla sussidiarietà, potenziando le strategie in materia di sanità e assistenza sanitaria, come per esempio la mobilità dei pazienti.

Onorevoli colleghi, potrei continuare all’infinito a elencare i problemi della prevenzione e delle cure sanitarie. Sono certo però che vi sia ormai un terreno di intesa collettivo sull’esigenza di un intervento coordinato, che intrecci un’azione comune a livello europeo con la possibilità e capacità degli Stati membri di migliorare la propria efficienza. Il secondo programma, che si propone di istituire, sarà lo strumento per realizzare quest’aspirazione davvero ambiziosa. Esso è più completo e, anche alla luce dell’esperienza che abbiamo già acquisito, sono convinto che produrrà risultati migliori.

In tale prospettiva ritengo indispensabile l’emendamento n. 64, che raccomanda di stanziare un importo più alto, dal momento che il programma è ora più corposo e diverso da quello presentato dalla Commissione; in mancanza di finanziamenti, infatti, anche i programmi migliori non produrranno risultati. Di conseguenza, in qualità di relatore, vi esorto con tutte le mie forze a votare a favore dell’emendamento n. 64; in tal modo, a mio avviso, invierete un messaggio di forte determinazione al Consiglio e un messaggio di speranza ai cittadini europei, i quali sapranno così che anche a noi sta a cuore la salute dei cittadini d’Europa.

 
  
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  Anders Samuelsen (ALDE), relatore per parere della commissione per i bilanci. – (DA) Signor Presidente, desidero in primo luogo ringraziare l’onorevole Trakatellis per lo splendido lavoro che ha svolto sulla questione di cui discutiamo oggi. Questo è certamente un settore in cui è possibile godere del sostegno popolare. Si parla molto dell’approccio alquanto difensivo che caratterizzerebbe oggi la cooperazione europea, soprattutto dopo l’esito dei referendum sul Trattato costituzionale svoltisi in Francia e nei Paesi Bassi. Da tutti i sondaggi emerge però che ben difficilmente vi sarà opposizione popolare alla cooperazione transfrontaliera nel settore di cui ci occupiamo. Da parte mia, quindi, è ovviamente altrettanto importante sottolineare che approviamo il lavoro svolto finora; siamo favorevoli alla proposta di scindere il programma in due parti, e desideriamo inoltre garantire ai programmi il finanziamento più cospicuo che sia ragionevolmente possibile ottenere.

Vorrei mettere in particolare risalto il fatto che la relazione contiene una proposta della commissione per i bilanci, la quale intende consentire alla Commissione di erogare il finanziamento di base in un arco di due anni attraverso una convenzione quadro di partenariato. L’obiettivo è destinare quante meno risorse possibili alla burocrazia, riservandone invece la maggior parte a uno sforzo più intenso in quei settori su cui abbiamo raggiunto un accordo. Detto questo, ringrazio l’onorevole Trakatellis per il suo notevole lavoro. Spero che riusciremo a spiegare agli europei che in questo campo l’UE può veramente produrre un positivo salto di qualità.

 
  
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  John Bowis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, porgo le più vive congratulazioni al collega per la relazione, e accolgo con soddisfazione le osservazioni introduttive formulate dal relatore stesso e dal Commissario in tema di bilancio; si tratta, a mio parere, di una questione che il Parlamento deve considerare molto attentamente. In questo momento disponiamo di un bilancio assurdo, ossia 0,15 centesimi per ogni cittadino dell’Unione europea – a tanto ammonta, in totale, la spesa sanitaria annua nell’Unione europea –, eppure nel campo della salute è presente un numero vastissimo di minacce, di sfide e di opportunità.

Questa settimana ho incontrato alcuni pazienti iatrogeni. Il Commissario e il mio onorevole amico relatore comprenderanno senz’altro il significato di questa parola, che è di origine greca, ma a beneficio degli altri colleghi preciso che si tratta di pazienti che soffrono di gravi disabilità o seri problemi di salute a causa di incidenti avvenuti in ospedale. E’ questo uno dei punti concernenti la sicurezza dei pazienti che figurano nella nostra agenda; ve lo ha giustamente inserito la Presidenza britannica.

La sfida che dobbiamo affrontare ora è quella dell’invecchiamento della popolazione: la gente vive più a lungo e si mantiene perlopiù in buone condizioni di salute, ma le persone che giungono alla tarda età diventano più deboli e fragili, e su di esse incombe la minaccia di tutte le malattie neurodegenerative che la vecchiaia comporta. Attualmente, spendiamo per i farmaci che curano il morbo di Parkinson una somma maggiore di quella che eroghiamo per i farmaci antitumorali.

E’ necessario elevare gli standard: ma per elevare gli standard nell’ambito dell’Unione europea dobbiamo descrivere, e non prescrivere, standard validi. E’ questa la via da seguire e non è molto costosa: lo abbiamo già fatto per lo screening dei tumori a partire dalla Presidenza irlandese e poi con la Presidenza austriaca. Chiediamo di fare altrettanto per il diabete – in particolare per il diabete di tipo 2 –, mentre la Commissione stessa propone un’iniziativa analoga per la salute mentale, che è uno dei problemi maggiori del nostro tempo. Questi problemi riguarderanno probabilmente – in qualche fase della nostra vita – almeno un terzo di tutti noi, e i progressi che riusciremo a fare in questo campo si dimostreranno quindi provvidenziali.

Il bilancio è però motivo di preoccupazione. In questo momento, uno dei rischi più gravi è la pandemia di influenza. Tra le esigenze più pressanti figura l’avvio dell’effettivo funzionamento del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie; ma tra i problemi, come abbiamo appreso direttamente dai suoi dirigenti, c’è il fatto che il Centro stesso dispone di risorse e finanziamenti insufficienti, e quindi non sarà in grado di svolgere adeguatamente la propria funzione qualora la pandemia si manifesti nei prossimi mesi, o anche nei prossimi anni. Questo dev’essere per noi un compito prioritario, ma non deve costituire una priorità tale da cancellare il resto del nostro lavoro in campo sanitario. Dobbiamo dedicare tempo ed energia – e anche una certa quantità di risorse – a cogliere le opportunità che vengono offerte dai tribunali europei per la mobilità dei pazienti. Dobbiamo concentrarci sulle categorie di malattie che suscitano preoccupazione tra il pubblico: patologie cardiache o respiratorie, reumatiche o cerebrali.

Dobbiamo infine esaminare la scienza medica in tutte le sue articolazioni, compresi i settori di più recente sviluppo, come la medicina complementare, che possono svolgere un’importante funzione. Di recente ho tratto grande giovamento da una serie di sedute di agopuntura che hanno alleviato i dolori della mia sciatica; posso quindi garantire di persona per l’efficacia di almeno un tipo di cure complementari. Raccomando perciò all’approvazione del Parlamento anche questa parte della relazione.

 
  
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  Linda McAvan, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, desidero in primo luogo unirmi ai colleghi che si sono congratulati con l’onorevole Trakatellis per il suo lavoro, e per l’approccio aperto e disponibile con cui ha elaborato la sua relazione.

Come tutti sappiamo, l’Unione europea dispone di poteri limitati e limitate risorse – le risorse sono forse addirittura più limitate di quanto vorremmo auspicare – per operare nel campo della sanità. E’ quindi importante concentrare il nostro lavoro in quei settori in cui l’Unione europea può offrire un valore aggiunto, e compiere un reale salto di qualità. Per tale motivo il gruppo PSE ha cercato di definire obiettivi precisi per il programma sanitario.

Ci serve un programma sanitario che si inserisca in una strategia sanitaria dell’Unione europea. In questo momento disponiamo di numerose iniziative ad hoc, proposte spesso dalla Presidenza e vincolate a questa o quella condizione. Non basta: ci occorre una strategia, e dobbiamo precisare l’estensione di questa strategia. A mio parere essa deve includere le minacce sanitarie transfrontaliere: ne abbiamo sentito parlare, e non ignoriamo certo l’incombere della pandemia di influenza. In secondo luogo, la strategia deve riguardare i problemi connessi alla mobilità dei pazienti; dal momento che un numero sempre maggiore di persone si mette in viaggio, dobbiamo definire correttamente la questione della tessera sanitaria. Mi vengono segnalati numerosissimi casi di persone che hanno ancora problemi con la loro tessera sanitaria. Inoltre, i cittadini che si mettono in viaggio desiderano poter usufruire di assistenza medica all’estero tramite l’E112. Non deve più essere la Corte di giustizia a stabilire le regole nel campo dell’assistenza sanitaria: tocca ai legislatori stabilire le norme in materia. In terzo luogo c’è il settore della cooperazione, dello scambio di buone prassi nell’affrontare le determinanti della salute. Come ha rilevato l’onorevole Trakatellis, si tratta di un punto molto importante. A questo proposito è particolarmente intensa l’attività dei gruppi di pressione che ci chiedono di includere nelle azioni del programma questa o quella malattia o patologia. Il gruppo PSE non è favorevole a includere nella relazione un elenco di patologie, perché riteniamo preferibile concentrarci sulle determinanti della salute; non intendiamo creare una gerarchia di malattie e patologie, che in molti casi costituiscono per chi ne soffre una terribile afflizione.

Non sarà facile concentrare in maniera così netta il programma sanitario sulla salute; basti pensare al numero degli emendamenti presentati per la seduta plenaria – quasi 200 – e alle molte e contrastanti richieste che sono state avanzate. Tuttavia, se non riusciremo a dare un chiaro indirizzo al programma e a dimostrare che l’Unione europea può offrire un valore aggiunto anziché limitarsi a emettere dichiarazioni in occasione di vertici e conferenze, sarà ben difficile convincere il Consiglio e l’opinione pubblica della necessità di incrementare il bilancio.

Ora, quindi, tocca alla Commissione; mi auguro che essa presenti una strategia sanitaria, e spero anche che riusciremo a precisare gli obiettivi di un futuro programma sanitario. Voteremo a favore dell’emendamento n. 64; teniamo molto a segnalare l’importanza che annettiamo all’assistenza sanitaria. Come sappiamo, l’opinione pubblica considera l’Europa con un certo scetticismo, ma se i cittadini ci vedono agire su temi che stanno loro a cuore, potrebbero assumere un atteggiamento più benevolo verso l’Europa stessa.

Spero vivamente che riusciremo a sostenere un bilancio adeguato, ma anche a sorvegliare gli indirizzi del programma.

 
  
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  Holger Krahmer, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la politica sanitaria rientra essenzialmente nelle competenze degli Stati membri. Ciò dipende da un valido motivo: i sistemi sanitari sono finanziati dai contributi e dalle imposte, e i vari regimi sono indirizzati a soddisfare bisogni specifici. Inoltre, per i servizi sanitari e l’assistenza medica vige il principio di sussidiarietà.

In base all’articolo 152 del Trattato UE, gli Stati membri hanno il dovere di garantire un elevato livello di protezione della salute. L’Unione europea può inoltre adottare misure a sostegno delle politiche degli Stati membri. Talvolta ho l’impressione che la Commissione, e anche alcuni colleghi, desiderino soprattutto fare concorrenza alle politiche sanitarie nazionali. Anche nel campo delle politiche sanitarie si registra lo stesso problema che si verifica in parecchi altri ambiti: l’Europa risente dell’incapacità di realizzare i compiti più importanti su cui dovrebbe concentrarsi, e di conseguenza invade numerosi settori politici – di cui, nel dubbio, sarebbe più opportuno che si occupassero gli Stati membri – interferendo costantemente nelle competenze di questi ultimi.

Ciò naturalmente non significa che l’Unione europea debba disinteressarsi del tutto della politica sanitaria. Essa deve dedicarsi piuttosto a quei temi in cui si può ottenere un reale valore aggiunto europeo, e qui mi riallaccio direttamente all’intervento della collega che mi ha preceduto: l’Europa dovrebbe intervenire anzitutto nelle questioni transfrontaliere, che uno Stato membro da solo non potrebbe affrontare. Occorre attribuire la massima priorità al miglioramento dello scambio di informazioni e al rafforzamento della collaborazione nel coordinamento della lotta contro le epidemie e le malattie infettive. I rischi sanitari derivanti dall’influenza aviaria dimostrano quanto sia urgente coordinare le misure a livello transfrontaliero.

Lo stesso vale per l’HIV e l’AIDS, che rappresentano un grave problema soprattutto nei nuovi Stati membri; un problema, tuttavia, che si tende sempre più a dimenticare e a trascurare, nonostante i crescenti tassi di contagio.

L’Unione europea deve fissare priorità più nette nella lotta contro le malattie. Il mio gruppo ha presentato in proposito alcuni emendamenti, che vi esorto ancora una volta ad approvare. Dobbiamo porre al centro della nostra azione le malattie più diffuse come il diabete, il cancro e le malattie cardiovascolari, e concentrare su di esse le misure e gli scarsi mezzi dell’Unione.

Non dobbiamo prefiggerci il compito di redigere una shopping list. In sede di commissione parlamentare abbiamo discusso a lungo sulle malattie e sulle misure preventive da considerare prioritarie nel quadro del programma d’azione; cerchiamo di mantenere la coerenza nelle istanze che avanziamo in questa sede. La risoluzione sul programma di lavoro, approvata dal Parlamento nel dicembre 2005, invoca esplicitamente misure di lotta contro il diabete, il cancro e le malattie cardiovascolari. I termini della proposta relativa al programma d’azione della Commissione erano troppo ampi e generici; è tempo di fissare priorità politiche e di concentrarci sulle malattie più diffuse.

Vorrei infine spendere alcune parole sul bilancio e sul finanziamento delle ONG. Il mio gruppo sostiene la proposta del relatore, mirante ad aumentare il bilancio del programma d’azione a 1,2 miliardi di euro. Se prendiamo sul serio le priorità fissate con questo programma, abbiamo naturalmente bisogno anche dei corrispondenti mezzi finanziari. Le associazioni di pazienti e le organizzazioni non governative svolgono un ruolo sempre più importante, che giustifica il sostegno loro offerto dall’Unione europea; per il finanziamento delle ONG dobbiamo tuttavia attenerci a criteri rigorosi, rispettando una completa trasparenza. Non è ammissibile che alcune organizzazioni – come avviene nel settore ambientale – vengano trattate con tanta generosità da poter aprire uffici a Bruxelles, come se fossero succursali della Commissione europea.

 
  
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  Hiltrud Breyer, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, il gruppo Verts/ALE sostiene con forza un programma sanitario autonomo e adeguatamente finanziato.

Tra gli argomenti che stanno a cuore ai cittadini europei la salute occupa senz’altro il primo posto, e oggi noi dobbiamo dimostrare chiaramente che la politica sanitaria è una priorità anche per il Parlamento europeo e l’Unione europea. Naturalmente i servizi e i sistemi vengono definiti a livello nazionale, ma in Europa dobbiamo avviare un dibattito comune e transnazionale sugli obiettivi della politica sanitaria. Se ogni anno si stanzia un miliardo di euro per sovvenzioni al tabacco, non possiamo pensare che la politica sanitaria meriti un importo minore.

Quanto al finanziamento delle ONG, noi del gruppo verde siamo fermamente convinti che debbano essere finanziate solo le ONG indipendenti dall’industria. Purtroppo numerose ONG sono al soldo dell’industria farmaceutica, cui fanno da portavoce, e hanno l’unica funzione di pubblicizzare medicinali costosissimi. Non è certo questo il nostro obiettivo; noi vogliamo sostenere le ONG indipendenti. Ed è una contraddizione, onorevole Krahmer, affermare che esse non dovrebbero ricevere contributi statali; da chi dovrebbero riceverli, allora? Dovrebbero farsi finanziare, e quindi imbrigliare, dall’industria farmaceutica? Non lo vogliamo di certo! Naturalmente queste ONG hanno anche bisogno di finanziamenti per riuscire a gestire le proprie pubbliche relazioni.

Il sostegno alla medicina complementare e alternativa rappresenta per noi un elemento centrale. Sono lieta che a questo proposito si siano già registrate esperienze positive. Nell’Unione europea milioni di persone hanno già tratto molti benefici dalla medicina complementare e alternativa, e non bisogna dimenticare neppure la medicina ambientale. E’ quindi discriminatorio che l’Unione europea non riconosca questo tipo di medicina, la cui esistenza, peraltro, non è nemmeno più oscura.

Se la Commissione interpreta seriamente le affermazioni fatte a Lisbona, secondo cui l’Unione europea sarebbe una società dell’innovazione, allora dobbiamo sfruttare le conoscenze e la carica innovativa della medicina alternativa e complementare, svilupparle e metterle a disposizione dei cittadini dell’Unione. Questo è un nodo essenziale, e mi sembra che la Commissione abbia puntato troppo esplicitamente sugli interessi delle grandi case farmaceutiche, limitati alla produzione di farmaci di maggior successo commerciale; il protrarsi di questa situazione è inammissibile. Il nostro compito non è quello di praticare una ricerca industriale e farmaceutica mascherata, bensì quello di stimolare concretamente l’innovazione; in tale quadro deve trovare posto anche la medicina complementare e alternativa.

Vengo all’ultimo punto: chiediamo ancora una volta espressamente che sia vietata qualsiasi discriminazione e qualsiasi selezione genetica. Invitiamo perciò ancora una volta l’onorevole Trakatellis ad accettare come aggiunta il nostro emendamento, il quale afferma chiaramente che in questo campo si deve procedere solo in ambito neonatale, e solo laddove siano disponibili terapie.

 
  
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  Adamos Adamou, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo congratularmi con l’onorevole Trakatellis per il lavoro eccellente che ha compiuto su un tema così arduo; concordo con lui su molti aspetti, tra cui in particolar modo l’incremento del quadro finanziario del programma.

Non posso però, onorevole Trakatellis, aderire al suo desiderio di non menzionare alcune malattie, che sono le principali cause di morte; certamente non si tratta di una shopping list, come ha detto l’onorevole Krahmer.

Cancro: un decesso su quattro è causato dal cancro. Un cittadino europeo su tre sarà colpito da qualche forma di cancro nel corso della propria vita.

Malattie cardiache: prima causa di morte.

Malattie reumatiche: più di 150 patologie e sindromi. Un europeo su cinque è sottoposto a terapie permanenti a causa di reumatismi o artrite. I reumatismi sono la seconda causa più frequente di visite mediche. In gran parte dei paesi, il 20 per cento delle cure primarie riguarda persone che soffrono di reumatismi. Vi sono poi altre malattie, come il diabete e le malattie mentali.

Dato che le malattie da me ricordate colpiscono una così vasta percentuale della popolazione europea, e sono così direttamente connesse alla qualità della vita dei cittadini europei, sono convinto che esse dovrebbero essere esplicitamente nominate nel programma in esame. Di conseguenza, a nome del mio gruppo ho presentato il relativo emendamento – l’emendamento n. 156 – che vi invito a sostenere.

E’ assodato che nella nostra società i cittadini più ricchi possono accedere in maniera diretta e agevole non solo alle informazioni in campo sanitario, ma anche agli stessi servizi sanitari; essi sono adeguatamente informati dei pericoli e delle minacce concernenti la salute, e hanno la possibilità di consultare i medici regolarmente e tempestivamente.

All’opposto, coloro che si trovano in difficoltà finanziarie non fruiscono di un accesso agevole e diretto alle informazioni, e quasi certamente dovranno sottoporsi a lunghe attese prima di ottenere cure mediche. Di conseguenza dobbiamo compiere uno sforzo enorme per inserire i bisogni di questi gruppi e delle organizzazioni che li rappresentano nei nostri sistemi sanitari. Dobbiamo far tesoro delle loro esperienze, per riuscire a creare sistemi sanitari che tengano specificamente conto delle necessità dei cittadini europei più svantaggiati e discriminati. Per questo motivo è stato presentato il relativo emendamento – l’emendamento n. 157 – che anche in questo caso vi invito a sostenere. Concludo congratulandomi ancora una volta con l’onorevole Trakatellis per il suo ottimo lavoro.

 
  
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  Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare l’onorevole Trakatellis per il lavoro che ha svolto su questo dossier. L’impegno da lui profuso per migliorare la salute pubblica in Europa è davvero lodevole. Approvo la sostanza della relazione, ma vorrei comunque fare tre osservazioni.

In primo luogo, per quanto riguarda il bilancio, l’emendamento n. 64 lo incrementa notevolmente, anche se in maniera puramente indicativa. A mio avviso, tale emendamento è fuori posto in questa relazione, dal momento che il livello del bilancio non viene deciso oggi; esso dipende dall’esito dei negoziati sulle prospettive finanziarie.

In secondo luogo vorrei esprimermi a favore dell’emendamento n. 148, presentato dal gruppo PPE-DE. Lo screening genetico può costituire una preziosa integrazione delle attuali tecniche diagnostiche, ma solo a condizione che venga usato in maniera eticamente responsabile. Per esempio, dobbiamo impedire alle compagnie di assicurazioni di escludere determinate persone dalle loro polizze sulla base del profilo genetico.

Vorrei infine richiamare l’attenzione del Commissario sull’estrema rigidità burocratica con cui attualmente viene suddiviso e distribuito il bilancio relativo alla ricerca. Mi è stato fatto notare che una singola domanda può venire a costare addirittura qualche migliaio di euro. Inoltre, ai candidati non vengono comunicati i criteri in base ai quali saranno esaminati, né quelli secondo cui le loro domande saranno accolte o respinte. Inoltre, la Commissione è molto severa con i candidati che non rispettano le scadenze, ma non vi sono conseguenze quando è la Commissione stessa a rinviare una decisione; è superfluo rilevare che tutto questo provoca una profonda frustrazione.

Suggerisco di introdurre una procedura preliminare in cui le candidature vengano esaminate sulla base di un limitato numero di criteri; una domanda completa verrebbe poi richiesta solo per i progetti aventi concrete possibilità di successo. In tal modo verrà ridotto il carico di lavoro della Commissione, alleviando altresì considerevolmente gli oneri gravanti sui candidati. Sarei lieto di udire un’osservazione del Commissario su questo punto.

 
  
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  Liam Aylward, a nome del gruppo UEN. – (EN) Signor Presidente, in ogni paese la salute pubblica è un tema di cruciale interesse per i cittadini, ed è chiaramente materia che riguarda ogni Stato membro. Tuttavia, tra i grandi vantaggi dell’appartenenza all’Unione europea figura la possibilità di avere accesso alla cooperazione e alla base di conoscenze degli altri Stati membri. Tale fattore è importante in qualsiasi campo; in questo caso, se gli obiettivi della sanità pubblica – per una questione di scala o di effetti – si possono realizzare meglio tramite la cooperazione degli Stati membri, allora questa tendenza va sicuramente incoraggiata.

Il governo irlandese continua a proporsi di garantire ai cittadini un’assistenza sanitaria di alta qualità, che sia adeguata, rapida e sicura e venga fornita in un quadro di generale correttezza; in altre parole un’assistenza sanitaria soddisfacente per i pazienti, i contribuenti e gli operatori del settore. Lo scopo è quello di garantire formazione e attrezzature, nonché la presenza di personale specializzato; si tratta inoltre di promuovere una vita più sana in un ambiente più sano.

In quest’epoca, in Irlanda e in tutta l’Unione europea si profilano sfide cruciali in campo sanitario: malattie cardiovascolari, disturbi neuropsichiatrici, cancro, malattie dell’apparato digerente e di quello respiratorio, disturbi degli organi sensoriali, obesità e diabete, per menzionarne solo alcuni. Nessun paese può affrontare tutto questo da solo. L’Unione europea, grazie all’esperienza dei propri Stati membri e degli esperti, oltre che in virtù di questa proposta – che è stata notevolmente migliorata dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare – raccoglie ora la sfida di porgere assistenza agli Stati membri nel settore della sanità pubblica. Desidero inoltre congratularmi con l’onorevole Trakatellis per il contributo da lui apportato a questa relazione.

Altri punti vitali sono la comunicazione, l’istruzione, l’accesso ai metodi moderni, l’utilizzo di valide competenze mediche, e infine la possibilità di colmare i divari che, nel campo della salute pubblica, ancora si registrano a livello di Stato membro.

Più specificamente, apprezzo gli emendamenti che prevedono l’inclusione della medicina alternativa nel programma. Una miglior conoscenza della medicina complementare e alternativa può contribuire validamente a mettere i cittadini in grado di compiere scelte responsabili ed informate per quel che riguarda la loro salute.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI).(DE) Signor Presidente, molte delle malattie di cui soffrono oggi i cittadini europei dipendono in maniera più o meno diretta dal nostro modello di vita: basti pensare, per esempio, alla crescente diffusione delle malattie legate all’alimentazione o di quelle causate dalla sedentarietà. Di qui l’importanza di un approccio che incoraggi strategie tese a migliorare lo stile di vita. Il successo di tali iniziative è però dubbio, dal momento che verranno investiti circa 1,4 miliardi di euro in un sistema di informazioni sulle questioni sanitarie, che in realtà serve solamente allo scambio di notizie e relazioni sulla sanità; anche in Europa, infatti, la maggior parte delle malattie più diffuse non è certo provocata dalla scarsità di informazioni a disposizione.

In realtà, la salute comincia dallo stile di vita. Anche i bambini sanno che chi fa molto moto e si nutre sobriamente, ma in maniera naturale, conserva più a lungo una salute migliore. I cittadini sanno ormai da molto tempo che cosa fa male alla salute, senza bisogno di apposite avvertenze sui pacchetti di sigarette, sulle bottiglie di vino e di birra, sulle scatole di dolci o di altri prodotti; iniziative che costituiscono tutte un tentativo di dominare e interferire nella vita di ogni singolo cittadino – un cittadino che invece vuole poter decidere da solo.

Il successo di tali presunte misure dissuasive è dubbio, e credo che i cittadini non le desiderino neppure. Come forse saprete, in un’inchiesta il 66 per cento degli intervistati si è dichiarato favorevole ad incoraggiare un comportamento consapevole dal punto di vista della salute, magari per mezzo di riduzioni dei contributi assicurativi per chi si sottoponga regolarmente a controlli medici. Dobbiamo muoverci più decisamente in questa promettente direzione. Inoltre, un altro aspetto è chiarissimo: la prevenzione delle malattie contribuirebbe ad alleggerire notevolmente, anche dal punto di vista delle finanze, il nostro sistema sanitario.

 
  
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  Ria Oomen Ruijten (PPE-DE). (NL) Signor Presidente, per i cittadini europei la salute è sempre il bene più prezioso. Se l’Europa può offrire un contributo in questo senso, è pienamente legittimata ad agire; si tratta anzi del nostro dovere, poiché il Trattato ci impegna a garantire un elevato livello di protezione della salute pubblica.

Desidero congratularmi con il relatore per il programma. Egli ha accolto con spirito aperto le giustificate aspirazioni dei colleghi e la Commissione ha elaborato un programma valido, che il Parlamento ha comunque perfezionato in qualche punto. Per iniziare proprio da uno di tali miglioramenti, viene ora espressamente stabilito che gli Stati membri devono cooperare per agevolare l’acquisto e la fornitura di assistenza sanitaria.

Provengo da una regione di confine con tre policlinici universitari: Maastricht, Liegi e Aquisgrana. Chi si avventuri sulla vetta del Vaalser Berg – un’altura di poco più di 300 metri, che per noi nel Limburgo è già una montagna – può quasi scorgere insieme gli edifici di questi tre ospedali accademici di alto livello. Sarebbe certamente ragionevole, in termini di rapporto tra costi e benefici, se queste regioni unissero le proprie forze per evitare di bloccare queste tre preziose istituzioni in una situazione di stallo, tra l’altro costosissima per tutti noi.

Sono quindi lieta che nel programma esteso siano state incluse queste opzioni transfrontaliere. Questa era la mia prima osservazione; la seconda riguarda le tensioni che affliggono ovunque i sistemi sanitari, in parte a causa dei fattori demografici e in parte perché abbiamo bisogno di un numero sempre maggiore di strutture, spesso anche più costose. Ogni Stato membro sta adattando il proprio sistema di assistenza. Perché dobbiamo sempre affannarci a inventare di nuovo la ruota dappertutto? Perché non possiamo imparare dalle esperienze reciproche? Anche questo è un settore da esaminare con particolare attenzione.

Per quanto riguarda i finanziamenti, bisogna pensare ai costi prima che ai benefici. Nel caso dell’influenza aviaria, l’interrogativo non è se, ma quando colpirà. Riprendendo un’osservazione dell’onorevole Bowis, quando sento i dirigenti del Centro di Stoccolma per le malattie contagiose affermare che esso “non può funzionare nel momento in cui avvenga un disastro del genere”, mi convinco che dobbiamo concludere nuovi accordi reciproci; e mi auguro che la Commissione intenda fare proprio questo.

Giudico inoltre importante estendere questo programma alle cure e alla fornitura di prodotti delle medicine complementari e alternative; sono inoltre necessari sforzi più intensi per malattie come il cancro, il diabete e il morbo di Parkinson.

 
  
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  Evangelia Tzampazi (PSE). (EL) Signor Presidente, mi consenta di congratularmi con l’onorevole Trakatellis per la sua disponibilità a cooperare.

Il programma d’azione comunitaria in materia di salute è un testo importante, teso a garantire una prevenzione efficace, servizi sanitari più efficienti e una migliore qualità della vita per tutti: è questo il nostro principale obiettivo politico.

La priorità fondamentale del programma è la lotta contro le disuguaglianze in fatto di salute, condotta tramite il rafforzamento delle reti già operanti nel settore della sanità pubblica.

Per quanto riguarda i disabili, dobbiamo ricordare che la disabilità non è una malattia o una incapacità; è uno stato di salute differente, di cui occorre tener conto nell’elaborazione e nell’applicazione di tutti i programmi e le politiche della Comunità. E’ importantissimo sviluppare strategie e scambiare buone prassi allo scopo di promuovere la salute delle persone con disabilità e fornire informazioni attendibili in forme accessibili ai disabili, che sono uno dei gruppi cui il programma è specificamente rivolto. Dobbiamo anche tutelare la parità di accesso ai corrispondenti sistemi medici e farmaceutici.

Un’altra priorità essenziale è la tutela del valore aggiunto delle azioni comunitarie rispetto alle azioni sanitarie nazionali, per rafforzare la cooperazione nazionale nei settori innovativi, come la telematica medica. Queste azioni indicheranno ai disabili nuove modalità per migliorare la qualità della propria vita ed ottenere rapido e adeguato accesso ai servizi sanitari; al contempo, esse contribuiranno anche a razionalizzare la spesa in campo sanitario.

 
  
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  Georgs Andrejevs (ALDE). (LV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero in primo luogo congratularmi con il collega, onorevole Trakatellis, per la sua valida relazione. Nel nuovo programma d’azione comunitaria in materia di salute e tutela dei consumatori, presentato dalla Commissione per il 2007-2013, la Commissione stessa sottolinea l’importante ruolo che l’Unione europea può svolgere per ridurre il numero delle malattie nell’ambito, ci tengo a precisarlo, delle malattie gravi. Le malattie cardiovascolari, come tutti sappiamo, sono senza dubbio una delle principali cause di morte in Europa. Ogni anno due milioni di persone residenti nell’Unione europea muoiono a causa di tali malattie. Le decisioni prese dal Consiglio durante la Presidenza irlandese hanno costituito – e sono ancora – un buon punto di partenza per la nostra azione di prevenzione delle malattie cardiovascolari. Al pari di molti colleghi ritengo perciò che questo documento legislativo dovrebbe menzionare senz’altro anche le malattie cardiovascolari: dobbiamo dire pane al pane. Invito perciò i colleghi a sostenere gli emendamenti nn. 142 e 143, che definiscono con precisione quelle che in Europa si possono considerare le malattie principali, quelle contro le quali dobbiamo agire uniti con un’opera di prevenzione, screening e cura. La ringrazio, signor Presidente.

 
  
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  Caroline Lucas (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, apprezzo vivamente la relazione dell’onorevole Trakatellis; lo ringrazio, e mi congratulo con lui per l’eccellente lavoro svolto. Desidero inoltre unirmi a quanti hanno deplorato la riduzione dei finanziamenti erogati in questo settore. Il mio gruppo sosterrà quindi l’emendamento n. 64, e in realtà – come forse ricorderete – in origine avevamo proposto finanziamenti ancora più elevati.

Vorrei soffermarmi ancora una volta su un aspetto cruciale che è già stato menzionato, e sul quale il mio gruppo ha presentato un emendamento; alludo al contributo della medicina alternativa e complementare. Più di 100 milioni di cittadini dell’Unione europea ricorrono già alla medicina complementare, la cui popolarità va rapidamente crescendo. E’ importante che i cittadini siano meglio informati sulla medicina complementare e alternativa: in tal modo essi potranno compiere scelte più responsabili e perciò meglio informate in merito alla propria salute. Stimo quindi essenziale far uscire dal ghetto questo settore della medicina per integrarlo nella scienza ufficiale, riconoscendo così i concreti benefici che esso può recare.

La maggior consapevolezza, da parte dell’opinione pubblica, dei pericoli derivanti dai prodotti chimici presenti nella catena alimentare, l’accresciuta resistenza agli antibiotici, determinata da un uso eccessivo di questi medicinali, e infine le preoccupazioni suscitate dagli effetti collaterali di alcuni farmaci convenzionali sono tutti elementi che contribuiscono a un sistematico ripensamento del nostro stile di vita, inducendoci a individuare il modo di riappropriarci della nostra salute. Le medicine complementari, con il loro approccio olistico e centrato sulla persona, attraggono l’interesse di un pubblico sempre più vasto; è importante riconoscere questo fenomeno. Tuttavia si registra ancora un vistosissimo squilibrio tra la domanda di tali farmaci da parte dei cittadini e l’irrisoria entità dei finanziamenti destinati alla ricerca in questo campo; è indispensabile colmare tale divario.

Sostengo con forza quegli emendamenti che sottolineano la gravità dell’inquinamento ambientale, in relazione ai rischi per la salute e alle vive preoccupazioni che esso suscita nei cittadini europei. E’ un problema da affrontare urgentemente, nel quadro di una struttura sanitaria preventiva.

Come ha già affermato l’onorevole Breyer, il nostro gruppo stima che la partecipazione della società civile sia un elemento di vitale importanza per l’elaborazione e l’applicazione di una politica sanitaria europea. Plaudo alla proposta di incrementare i finanziamenti per consentire un coinvolgimento più vasto e profondo della società civile, e approvo i criteri delineati nell’emendamento n. 53, il quale sancisce chiaramente la necessità dell’indipendenza dagli interessi industriali, commerciali e aziendali.

L’emendamento n. 141, presentato dai liberali, intorbida però le acque e cancella precisamente quella certezza giuridica garantita dall’emendamento n. 53. Per tale motivo esorto caldamente i colleghi a respingerlo.

 
  
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  Bairbre de Brún (GUE/NGL).(EN) (L’oratore ha parlato in irlandese)

Signor Presidente, le inquietudini attualmente diffuse in merito a possibili mutazioni dell’influenza aviaria dimostrano che l’opinione pubblica comprende bene la necessità di elaborare una strategia comune relativa alle malattie trasmissibili. Allo stesso tempo, dobbiamo però ammettere che le malattie non trasmissibili rappresentano la parte di gran lunga più ampia dell’insieme delle malattie e, naturalmente, noi dobbiamo indirizzare le nostre risorse là dove esse si possono impiegare con la massima efficacia.

Chiedo all’Assemblea di sostenere l’emendamento mirante a coinvolgere i gruppi svantaggiati nell’elaborazione delle future politiche sanitarie. Non possiamo sperare di combattere le disuguaglianze in campo sanitario senza l’attiva partecipazione di coloro che sono divenuti esperti in materia, a causa delle proprie esperienze di vita.

Sostengo altresì l’inclusione della medicina alternativa e complementare nell’azione sostenuta dal programma; inoltre sono estremamente favorevole a inserire la salute in un programma separato dalla protezione dei consumatori.

Il programma d’azione comunitaria in materia di salute può fungere da potenziale sostegno per l’integrazione della salute in tutte le politiche comunitarie. L’Unione europea gode di una posizione impareggiabile, che le consente di completare il lavoro intrapreso negli Stati membri, di studiare l’impatto delle altre politiche sulla sanità, di promuovere l’accesso alle informazioni, di migliorare le valutazioni per l’individuazione precoce e la comunicazione dei rischi, e infine di formulare raccomandazioni sulle migliori prassi.

(L’oratore ha parlato in irlandese)

 
  
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  Urszula Krupa (IND/DEM). (PL) Signor Presidente, in qualità di medico vorrei richiamare l’attenzione in particolare sul fatto che la scienza moderna sta cercando di individuare le basi psicologiche di gran parte delle malattie definite psicosomatiche, dall’obesità ai problemi circolatori e all’ipertensione, e inoltre malattie autoimmuni e tumori. Una società basata sulla conoscenza, ed in particolare i legislatori dell’Unione europea, dovrebbero esserne informati.

Anche le politiche comunitarie possono svolgere un importante ruolo nella prevenzione delle malattie e nella tutela della salute pubblica, non solo per quel che riguarda le cosiddette malattie della civiltà, ma anche nei confronti delle malattie mentali. Occorre tuttavia mutare stile di vita, e abbandonare il modello liberale privo di principi etici per aderire a uno stile di vita ispirato a valori etici e morali, dal momento che l’ordine e l’integrazione mentali contribuiscono a evitare quel sottosviluppo personale che è cagionato dalle malattie mentali e da tutte le forme di dipendenza – dipendenza dalla nicotina, dall’alcol, dalle droghe e altre forme di dipendenza autodistruttiva.

Si impiegano cospicue risorse finanziarie al solo scopo di porre rimedio agli effetti di tale dipendenza, ma si tratta di uno spreco, dal momento che mancano restrizioni giuridiche. La tutela dei consumatori pone un problema simile; essa infatti si riduce spesso a un altisonante esercizio retorico, in quanto il mercato è dominato da potenti gruppi monopolistici che badano ai propri interessi e riversano somme enormi nella pubblicità. Occorre contrastare quest’alluvione di informazione manipolata: cerchiamo quindi almeno di tradurre in realtà le parole d’ordine dell’Unione europea sulla tutela dei diritti fondamentali.

 
  
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  Irena Belohorská (NI). (SK) Onorevoli colleghi, anch’io desidero ringraziare l’onorevole Trakatellis per la sua eccellente relazione. Approvo senza riserve la sua idea di dividere il programma in due parti, la prima dedicata a promuovere la salute e l’altra a promuovere la tutela dei consumatori nel 2007-2013. Anch’io ho contribuito con parecchi emendamenti alla relazione, e sono lieta che alcuni di essi siano stati adottati; alludo in particolare all’emendamento riguardante i nuovi Stati membri, che per me è il più importante.

Tra i sistemi di assistenza sanitaria degli Stati membri dell’Unione europea vi sono vistose differenze. Da questo punto di vista i nuovi Stati membri sembrano trovarsi in una posizione di svantaggio, dal momento che devono affrontare gravi problemi sanitari e dispongono solo di scarsi fondi per migliorare la situazione. L’insufficiente finanziamento dell’assistenza sanitaria ostacola gravemente lo sviluppo di questi Stati e la crescita dell’intera Unione europea; è necessario diffondere la conoscenza della possibilità di finanziare i programmi di assistenza sanitaria grazie ai Fondi strutturali dell’UE. Per i nuovi Stati membri, quest’informazione sarebbe un raggio di speranza, in quanto offrirebbe l’opportunità di elevare la qualità dei servizi.

Malauguratamente, in base al principio di sussidiarietà il settore dell’assistenza sanitaria non rientra nella sfera d’azione dell’Unione europea, ed è quindi soggetto alla legislazione nazionale. Apprezzo il tentativo di inserire nella relazione la tutela della sicurezza dei pazienti. Le difficoltà con cui devono confrontarsi i cittadini dell’UE per accedere ai servizi sanitari all’estero ostacolano la libertà di circolazione. E’ necessario definire con maggior chiarezza le ambigue normative in materia di rimborso di prestazioni mediche; attualmente, infatti, agli occhi dei cittadini europei le disposizioni e le sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee sono oscure e difficili da comprendere. L’istituzione di una banca dati comprendente informazioni sui fornitori di servizi sanitari negli altri Stati membri sarebbe vantaggiosa per i pazienti; una tale misura migliorerebbe nettamente la situazione dei pazienti stessi, e servirebbe a eliminare le lunghe liste d’attesa che contraddistinguono alcuni servizi.

Anche i media sono in grado di contribuire al miglioramento delle condizioni di salute della popolazione; sarebbe una buona idea sostituire i vari reality show con programmi che presentino in maniera gradevole i problemi connessi alla nutrizione. Tali problemi infatti, se trascurati, possono a lungo andare contribuire all’insorgere di obesità, malattie cardiovascolari e cancro. Attualmente, incoraggiare i media ad occuparsi di temi sanitari è importante anche dal punto di vista della sicurezza statale, a causa della minaccia di eventuali attentati bioterroristici; in caso di epidemia l’opinione pubblica sarebbe meglio informata sulle essenziali strategie da adottare per contenere il diffondersi del morbo. E’ necessario dedicarsi con maggior impegno all’assistenza sanitaria e destinarvi un bilancio più cospicuo, dal momento che – come tutti sappiamo – sarà impossibile realizzare gli obiettivi della strategia di Lisbona se la popolazione europea non godrà di buona salute.

 
  
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  Thomas Ulmer (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, invio anzitutto un caloroso ringraziamento all’onorevole Trakatellis per la preziosa collaborazione che ci ha offerto e l’ottima relazione che ha presentato.

I tre essenziali obiettivi comuni della politica dell’Unione europea nei settori della salute e della tutela dei consumatori sono formulati in maniera chiara e lucida. Protezione dei cittadini dai rischi e dai pericoli su cui la singola persona non può influire, e che i singoli Stati membri non possono combattere efficacemente o superare del tutto; il problema viene messo a fuoco con grande precisione. Potenziamento della capacità decisionale dei cittadini in merito alla propria salute; a tal proposito è degna di elogio anche un’iniziativa della Commissione mirante a ridurre le restrizioni concernenti la politica d’informazione delle case farmaceutiche. In terzo luogo, integrazione della politica sanitaria nelle altre politiche della Comunità.

Con questa relazione, nel settore della salute si introducono tre nuovi aspetti cruciali, correlati alle nuove sfide del nostro tempo: anzitutto la reazione alle minacce come le epidemie, di cui abbiamo attualmente sotto gli occhi un vistoso esempio nell’influenza aviaria; in secondo luogo la prevenzione di malattie e comportamenti, come per esempio il fumo, l’obesità, le dipendenze e la sedentarietà; in terzo luogo la necessaria collaborazione delle autorità sanitarie nazionali, che è sicuramente ancora suscettibile di miglioramenti a molteplici livelli. Non scorgo in ciò alcun attacco alla sussidiarietà, ma piuttosto una miglior collaborazione, un effetto di sinergia e un rafforzamento della sussidiarietà stessa.

La suddivisione in due parti, tutela dei consumatori e tutela della salute, è a mio avviso opportuna ed importante, in quanto si tratta di due settori politici che si reggono su basi giuridiche differenti e quindi, anche nell’ambito della Comunità, riguardano differenti competenze dell’Unione. Personalmente, mi sembra sbalorditivo l’insieme delle iniziative che ci ripromettiamo di mettere in moto nel corso di sette anni, disponendo di 1,5 miliardi di euro; mi auguro che la maggioranza di esse riesca veramente ad andare in porto. Mi limito a far presente che solo nella Repubblica federale tedesca le assicurazioni sociali obbligatorie ammontano ogni anno a 180 miliardi di euro.

Sostengo l’emendamento n. 64, che chiede di incrementare la dotazione finanziaria: per riuscire a svolgere un lavoro adeguato mi sembra il minimo. In confronto agli importi che la Comunità eroga in sette anni per sovvenzionare la coltivazione del tabacco, questo stanziamento resta comunque irrisorio: equivale ad appena un quinto delle sovvenzioni concesse al tabacco.

In un programma quadro non possiamo certo esaudire tutti i desideri delle Istituzioni e dei cittadini europei. Abbiamo cercato di compiere un lavoro il più possibile corretto ed equilibrato; con un lavoro collettivo di pubbliche relazioni, abbiamo qui una grande occasione per riportare l’Europa al centro degli interessi dei cittadini.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ONESTA
Vicepresidente

 
  
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  Dorette Corbey (PSE). (NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero in primo luogo congratularmi vivamente con l’onorevole Trakatellis; nel quadro del nostro dibattito la sua competenza in materia di sanità è un elemento davvero prezioso. La salute è un importante tema politico, ma è anzitutto un problema nazionale. E’ giusto che l’Europa dedichi la propria attenzione alla salute, ma si deve agire a livello europeo solo quando ciò possa produrre un evidente valore aggiunto; in ogni caso, signor Commissario, mi attendo molto dalla sua politica.

In primo luogo mi auguro che lei voglia attivamente spronare i suoi colleghi della Commissione ad adottare politiche attente alla salute. Consideriamo per esempio la questione dei sussidi agricoli dal punto di vista della salute; è davvero opportuno continuare a sovvenzionare la produzione di grassi, zucchero e tabacco? A mio avviso dovremmo piuttosto optare per gli ortaggi e la frutta. In alternativa, signor Commissario, la invito a dirimere la disputa fra le Direzioni generali Industria e Ambiente sui temi della qualità dell’aria e delle sostanze chimiche, perorando con forza la causa della salute. In tal modo, senza alcun costo, lei renderà un enorme favore ai cittadini europei.

In secondo luogo la esorto a impegnarsi nella battaglia contro la disuguaglianza. Per i cittadini europei la possibilità di accesso a cure mediche adeguate è estremamente squilibrata, e a questo proposito riprendo le osservazioni dell’onorevole Belohorská: per i malati di cancro le possibilità di sopravvivenza sono nettamente superiori in alcuni paesi rispetto ad altri. I metodi di cura sono diversi e l’accesso alla salute è disuguale; inoltre, in ciascun paese sono differenti le conoscenze dei pazienti in merito alle proprie malattie, e non in tutti i paesi la prevenzione riceve l’attenzione che merita.

Invito il Commissario a mettere in comune le conoscenze. Stati membri, ospedali, associazioni di pazienti e fornitori di trattamenti terapeutici possono tutti imparare dalle reciproche esperienze; occorre unire prevenzione e cura. Soprattutto la invito a non compilare una statistica della situazione sanitaria generale, bensì a raccogliere informazioni estremamente pratiche sulle malattie più importanti, come tumori, malattie reumatiche, diabete, disturbi polmonari e ovviamente malattie cardiache e vascolari, per valutare poi dove sia possibile apportare dei miglioramenti. Potrà così allestire reti e centri di conoscenza in grado di fornire preziose informazioni sia ai pazienti che ai fornitori di trattamenti terapeutici; in tal modo l’Unione europea potrà offrire un utile contributo.

Infine, invito tutti a firmare la dichiarazione n. 1, che concerne il diabete ed è stata presentata da numerosi colleghi. Abbiamo già raccolto 260 firme e ne servono altre 80; vi chiediamo quindi di aggiungere la vostra.

 
  
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  Frédérique Ries (ALDE) . – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, come costantemente ci confermano le successive indagini di Eurobarometro, salute e protezione dei consumatori sono due settori per i quali i cittadini ci chiedono più Europa; per questo desidero ringraziare i nostri due relatori, l’onorevole Trakatellis e, per questo pomeriggio, l’onorevole Thyssen, che ci hanno saggiamente proposto la separazione dei due programmi.

Dopo quest’osservazione preliminare, vorrei unirmi a tutti coloro che, come l’onorevole Trakatellis, come lei stesso, signor Commissario, e come parecchi altri colleghi, si sono espressi a favore di un ambizioso programma “salute”, anche se, come ben sappiamo, non otterremo il miliardo e mezzo di euro che abbiamo chiesto e indubbiamente non oltrepasseremo la soglia estremamente simbolica della percentuale del bilancio europeo. In ultima analisi saremo dunque costretti ad apportare dei tagli e a fare dolorosi sacrifici; per tale motivo mi sembra importante concentrare la nostra azione su quelle malattie che costituiscono le principali cause di morte in Europa, il cui numero varia da cinque a sette. Dobbiamo dunque tener conto degli ammonimenti dell’OMS e sostenere l’emendamento n. 142, proposto dal gruppo ALDE, senza timore di menzionare esplicitamente determinate malattie; occorre inoltre un maggiore impegno in materia di prevenzione, per esempio, delle malattie cardiovascolari e di certi tipi di cancro, perché ambizione non vuol dire dispersione.

I cittadini chiedono all’Europa efficacia e trasparenza: non dobbiamo voltar loro le spalle polverizzando i finanziamenti. I cittadini ci chiedono – soprattutto oggi – di agire tempestivamente e di rassicurarli; per tale motivo è inaccettabile che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che ha sede a Stoccolma, rimanga sprovvisto di un bilancio decoroso. Ricordiamo che esso fu varato nel 2005, dopo la rapidissima propagazione della SARS due anni fa. E’ dunque nel nostro più totale interesse che il CEPCM possa svolgere la propria funzione, tanto più ora che l’influenza aviaria ha raggiunto il nostro continente.

Concludo, signor Commissario, con una domanda che pongo a lei ma anche al Consiglio: come intendete finanziare il piano d’azione sulla salute e l’ambiente e conciliarlo con questo nuovo programma sulla salute pubblica? Sappiamo bene che l’Europa deve dotarsi dei mezzi per combattere le varie forme di inquinamento ambientale, che colpiscono le persone più vulnerabili, le donne incinte, i bambini. Proteggere i più giovani tra noi significa anche conservare tutte le opportunità all’Europa di domani.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE). (SV) Signor Presidente, desidero ringraziare sia l’onorevole Trakatellis che il Commissario Kyprianou, i quali hanno svolto entrambi un ottimo lavoro. Ci troviamo però in una situazione assurda in cui spendiamo cinque volte più denaro per le sovvenzioni al tabacco che per promuovere la salute pubblica; in altre parole, spendiamo cinque volte più denaro per rovinare la salute alla gente di quanto ne spendiamo per curarla.

Apprezzo il fatto che questa relazione si concentri sul lavoro di prevenzione. Le risorse sono talmente limitate che bastano appena per la cooperazione, la condivisione di buone prassi e la diffusione di informazioni; tuttavia è a livello nazionale che si reperisce la gran parte del denaro e si svolge la gran parte del lavoro. Tra le modifiche introdotte dal Parlamento europeo, giudico in maniera particolarmente positiva l’emendamento n. 53, di cui desidero sottolineare l’importanza. Data la scarsità delle risorse disponibili, non è il caso di concederle a organizzazioni che svolgono – apertamente o implicitamente – opera di pressione per conto dell’industria farmaceutica; è opportuno anzi effettuare uno scrupoloso monitoraggio per escludere tale eventualità.

Non abbiamo ancora menzionato gli emendamenti nn. 92 e 144, che vertono sull’uguaglianza di genere; è a mio avviso un aspetto importante, su cui dobbiamo soffermarci. Una parte troppo cospicua del denaro disponibile viene destinata agli uomini e all’assistenza sanitaria per gli uomini, e troppo poco invece va all’assistenza sanitaria per le donne. E’ però nel rapporto tra salute pubblica e commercio che l’Unione europea può offrire il contributo più importante; gli articoli del Trattato riguardanti la salute pubblica non vengono praticamente applicati alla politica commerciale. Che posto trova la dimensione della salute nella politica in materia di alcol? Lo stesso vale per i prodotti chimici e i pesticidi; è in questi settori che occorre compiere gli sforzi più rilevanti.

Signor Commissario, lei può dare un primo contributo a questa prospettiva di più ampio respiro negando la sua approvazione agli otto nuovi pesticidi appena comparsi, che sono biopersistenti, hanno effetti negativi sul sistema endocrino e sono cancerogeni di classe 2: un lungo elenco di ottime ragioni per vietare le sostanze chimiche. Lei può cogliere ora l’occasione per agire in tal senso.

 
  
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  Kathy Sinnott (IND/DEM).(EN) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole Trakatellis per la relazione. E’ importante ribadire che la salute è un tema di competenza nazionale; è tuttavia opportuno che l’Unione europea incoraggi stili di vita che promuovano la salute e richieda almeno standard minimi per i servizi sanitari nei vari paesi. Ciò vale in particolar modo per un paese come la mia Irlanda, che attualmente può vantare la più forte economia europea ma il cui servizio sanitario è ancora inadeguato, tanto che i cittadini si trovano in una situazione di rischio, non riuscendo a fruire dei servizi sanitari di cui hanno bisogno.

Il diabete costituisce l’evidente esempio di una malattia che, nel mio prospero collegio elettorale, viene affrontata con finanziamenti insufficienti. Per assistere 250 persone abbiamo a nostra disposizione appena la metà di un posto di infermiere specializzato nella cura del diabete, mentre per una gestione efficiente della malattia sarebbe necessario un infermiere ogni 50 persone. Ho esaminato questa relazione alla luce di altre esperienze vissute nel sistema sanitario irlandese. Per quanto riguarda tessuti, sangue e organi umani presenterò un emendamento orale che inserisce il concetto di tracciabilità; gli scandali che sono scoppiati in Irlanda a causa dell’epatite C dimostrano chiaramente i pericoli che derivano dall’incapacità di rintracciare le fonti di contaminazione. Un altro scandalo irlandese è quello connesso al prelievo degli organi: si usava abitualmente espiantare gli organi dalle salme dei bambini senza chiedere il consenso dei genitori, e anzi addirittura senza informarli. Ne emerge la necessità etica della tracciabilità, a garanzia della provenienza legittima dei prodotti umani.

Per concludere, l’Europa ha un ruolo da svolgere nella promozione della salute. Non credo però che i fondi dell’Unione europea si debbano usare a favore di industrie sanitarie che operano a fini di lucro; queste ultime, infatti, dispongono già di fondi in abbondanza per sponsorizzarsi.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE). (CS) Plaudo calorosamente al lavoro che l’onorevole Trakatellis, relatore e membro del gruppo PPE-DE, ha dedicato alla stesura di questa relazione, in cui il Parlamento ha espresso la sua opinione. Cittadini e operatori sanitari accolgono a loro volta con favore il nuovo piano d’azione che forma l’oggetto di questo dibattito. Elemento ancora più importante, in base alla relazione esponenti politici e dirigenti dei sistemi sanitari collaboreranno per indicare la strada da seguire per risolvere quei problemi che superano le frontiere degli Stati membri. Questa relazione spiana la strada a una strategia moderna, soprattutto per quel che riguarda il coordinamento delle attività; sfortunatamente, però, – dopo che il Consiglio ha radicalmente modificato il bilancio dell’Unione europea – a ciò non si accompagna un finanziamento adeguato da parte delle risorse europee. L’Unione ha ancora molto da fare, in particolare per quanto riguarda quei compiti che gli Stati membri non sono in grado di svolgere da soli. Non si tratta solo di combattere gravi malattie infettive di carattere transfrontaliero, come l’AIDS e l’influenza, ma anche di combattere la diffusione della tossicodipendenza e di malattie legate allo stile di vita. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie è stato istituito appunto a tale scopo, insieme ai centri nazionali di riferimento. I tagli al bilancio non sono certo una buona notizia, e dimostrano piuttosto le carenze della scala di priorità dell’élite politica europea e di alcuni deputati al Parlamento europeo.

Vorrei ora soffermarmi su un altro problema; la medicina moderna garantisce all’uomo una vita più lunga e di qualità migliore, ma a costi sempre più alti: dal 60 al 90 per cento dei fondi pubblici. Quanto maggiore sarà la proporzione dei finanziamenti comunitari destinati ai servizi sanitari, tanto minore sarà la responsabilità dei singoli cittadini nei confronti della propria salute; inoltre, quanto più estesa è l’opera di regolamentazione da parte dello Stato, tanto più la legge riduce la responsabilità personale dei singoli. Ce ne offrono la prova quei paesi in cui il sistema sanitario è stato gestito in maniera centralizzata e soggetto a una totale regolamentazione: le decisioni sulla salute dei pazienti, sulla prevenzione e il trattamento terapeutico – oltre che sul costo di tale trattamento – venivano prese senza coinvolgere il paziente. Certo, sono state realizzate riforme specifiche, ma esse hanno ridotto l’efficienza del sistema e aumentato il costo dei servizi; vorrei quindi rilevare che i programmi miranti ad informare meglio gli utenti dei servizi sanitari, e a contribuire alla compatibilità del sistema, non devono assolutamente subire tagli. Queste risorse ripagano più volte il loro costo.

Nutro qualche preoccupazione anche in merito all’efficacia di alcuni regolamenti – apparentemente essenziali per la tutela della salute e dell’ambiente – che abbiamo incautamente adottato. Temo che in alcuni casi si cerchi essenzialmente di soddisfare alcuni gruppi di pressione dell’industria, mentre non si destinano risorse sufficienti a favore della salute dei cittadini. Chiedo perciò alla Commissione di dedicare una percentuale maggiore del bilancio ad analisi fondate su prove empiriche. In tal modo, potremo decidere sui regolamenti in maniera più responsabile e farci un quadro preciso del concreto impatto sulla salute pubblica, dei costi economici e dell’impatto sull’economia europea. Anche per questo motivo sostengo l’emendamento n. 64.

 
  
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  Anne Ferreira (PSE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anzitutto, come hanno già fatto altri deputati anch’io desidero esprimere il mio apprezzamento per la decisione di non unificare le due parti “salute” e “consumatori” del programma d’azione comunitaria in materia di salute e tutela dei consumatori.

A parte la diversa natura delle competenze dell’Unione europea in questi due settori, la politica sanitaria non si può considerare alla stregua di un normale bene di consumo.

Sono favorevole all’istituzione di uno spazio di “e-sanità”, ma ciò non deve costituire uno strumento dissimulato per collaudare una politica dell’informazione.

Ringrazio l’onorevole Trakatellis per aver proposto di incrementare considerevolmente la dotazione di bilancio di questo programma; tale incremento è indispensabile per condurre a buon fine i nostri obiettivi e le nostre azioni. In considerazione delle sfide che ci attendono sarebbe stato preferibile un finanziamento più cospicuo, ma saremmo già abbastanza soddisfatti se il Consiglio accettasse di aumentare le dotazioni destinate alla sanità nel quadro delle prospettive finanziarie 2007-2013.

Vorrei sottolineare due priorità. In primo luogo, occorre migliorare la cooperazione e il coordinamento nel settore della sanità, per riuscire a fronteggiare più rapidamente le minacce sanitarie transfrontaliere. Se avessimo agito in questo senso, avremmo potuto evitare che il virus chikungunya si diffondesse a tal punto. Queste considerazioni devono spronare l’Unione europea, gli Stati membri e le case farmaceutiche a instaurare un sistema di monitoraggio e ricerca su questo tipo di malattie, che sono certamente rare rispetto alla scala della popolazione mondiale, ma localmente possono avere conseguenze catastrofiche.

Seconda priorità: per realizzare l’obiettivo di un livello di salute migliore per tutti gli europei, occorre considerare l’impatto che le condizioni di vita ambientali e sociali esercitano sulla salute. Per contrastare più efficacemente alcune patologie, occorre combatterne le cause. Com’è noto a tutti, le popolazioni che si trovano in situazioni di esclusione sociale e di precarietà sono più esposte delle altre a determinate malattie. Noi dobbiamo aiutare i più deboli.

Se gli Stati membri compiranno rapidi progressi in questi due settori, i nostri cittadini percepiranno in maniera più chiara l’azione protettrice dell’Unione europea.

 
  
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  Marios Matsakis (ALDE).(EN) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole Trakatellis per la sua relazione che – come ci attendevamo – è di ottima qualità. Un importante aspetto del problema sanitario nell’Unione europea è la protezione delle malattie tramite la prevenzione. I tre principali fattori prevenibili che condizionano negativamente la salute umana – il tabacco, l’eccessivo consumo di alcol e la cattiva alimentazione – causano ogni anno la morte prematura di milioni di cittadini europei. In particolare, si stima che il tabacco figuri tra le concause di morte di un fumatore su tre; il fumo, da solo, uccide assai più persone di quante ne uccidono – insieme – la tossicodipendenza, gli incidenti stradali e l’infezione da HIV. Quindi, se il tabacco è un assassino così spietato, dobbiamo chiederci se facciamo abbastanza per aiutare i cittadini a liberarsi da quest’abitudine autodistruttiva; a questa domanda, a mio avviso, dobbiamo purtroppo rispondere di no.

In primo luogo, continuiamo a sovvenzionare la coltivazione del tabacco nell’Unione europea; come molti colleghi hanno già osservato, si tratta di una scelta tutt’altro che saggia. In secondo luogo, noi permettiamo alla strapotente lobby delle multinazionali del tabacco di esercitare liberamente pressioni su importanti centri decisionali per influenzarli; di certo, queste aziende possono liberamente effettuare pressioni sui deputati al Parlamento europeo. In terzo luogo, siamo in grave ritardo nella realizzazione di un’efficace strategia informativa; per esempio, facciamo stampare sui pacchetti di sigarette avvertenze terrificanti di cui nessuno si cura più, mentre le aziende produttrici di tabacco pagano i divi del cinema per fumare sullo schermo.

Nelle scuole non abbiamo alcun programma d’insegnamento organizzato per combattere il fumo. Dobbiamo costruire costosi reparti ospedalieri per curare i pazienti colpiti da gravi malattie provocate dal fumo, ma tolleriamo che, nei medesimi reparti, molti medici diano il peggiore esempio possibile fumando in pubblico. Molti Stati membri finanziano costosi reparti destinati alle malattie correlate al fumo, ma non finanziano affatto la partecipazione dei fumatori a programmi antifumo che impediscano l’insorgere delle medesime malattie. E, infine, molti Stati membri lasciano ancora i non fumatori in balia dei fumatori, nei luoghi di lavoro come in quelli di svago.

Ora però abbiamo al nostro fianco un Commissario per la salute fortemente impegnato nella lotta contro il fumo; forse è finalmente giunto il momento di iniziare una guerra senza quartiere contro quei giganti della morte che sono i produttori di tabacco, con concrete speranze di vittoria.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, mi consenta anzitutto di manifestare una totale adesione a ogni parola dell’intervento del collega che mi ha preceduto; non voglio ripetere le sue argomentazioni, ma gli invio un caldo elogio. Ringrazio l’onorevole Trakatellis per l’ottima relazione e ringrazio pure il Commissario, il quale stamani, con grande onestà, ci ha dichiarato che il programma d’azione comunitaria in materia di salute necessita già di una revisione, se vogliamo renderlo efficace in modo che sia possibile definire priorità settoriali, e questo a causa di un “errore di contabilità”, per riprendere l’espressione usata dal Commissario. Posso solo osservare che tutto ciò è davvero fonte d’imbarazzo.

Il Trattato della Comunità europea afferma che “Nella definizione e nell’attuazione di tutte le politiche ed attività della Comunità è garantito un elevato livello di protezione della salute umana”. Questa relazione segna un primo importante passo verso l’obiettivo di tradurre in realtà il diritto dei nostri cittadini alla protezione della salute, sancito anche dalla Carta dei diritti fondamentali.

Benché la salute rientri fra le competenze degli Stati membri, la Comunità europea può offrire un valore aggiunto e integrare le attività degli Stati membri tramite un’azione – del resto urgentemente necessaria – che preveda il coordinamento e la raccolta dei modelli di migliori prassi; in tal modo potremo imparare dalle reciproche esperienze e creare centri di eccellenza. L’integrazione della sanità in tutte le politiche dell’Unione europea, l’elaborazione di sistematiche valutazioni d’impatto sanitario di tutta la legislazione dell’Unione europea, e infine la promozione di stili di vita sani permetteranno all’Unione di gettare le basi necessarie per una riflessione comune estesa a tutti gli Stati membri.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2000 – per la prima volta nella storia – il numero delle persone soprappeso ha uguagliato nel mondo quello delle persone sottopeso; le persone soprappeso sono più di un miliardo, tra cui 300 milioni di obesi, e tutto questo ha notevolissime conseguenze dal punto di vista della morbilità. E’ quindi assolutamente indispensabile incoraggiare un approccio preventivo, e accolgo con soddisfazione le varie iniziative prese recentemente in questo campo dalla Commissione.

I più ampi fattori comportamentali, sociali e ambientali che determinano la salute si possono affrontare nella maniera più vantaggiosa a livello comunitario, per mezzo di un approccio che sia olistico e non frammentato. Qualsiasi programma d’azione comunitaria in materia di salute deve comprendere anche le medicine complementari e alternative, se queste dispongono di una valida base scientifica.

La Comunità europea si situa nella posizione più propizia per combattere i problemi sanitari transnazionali: per esempio la minaccia di epidemie di malattie infettive, oppure gli episodi legati alla catena alimentare. L’inquietudine suscitata dall’ESB, dalla SARS e di recente dall’influenza aviaria ha dimostrato a nostre spese la necessità di un’azione preventiva, attiva e coordinata in campo sanitario.

La proliferazione di agenzie dell’Unione europea nel settore sanitario – il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare e altre – costituisce uno sviluppo positivo e necessario della lotta contro queste minacce sanitarie. Tuttavia, questi organismi non possono più operare in assenza di una politica chiaramente definita a livello comunitario, e senza il sicuro sostegno delle indispensabili risorse finanziarie. Se il denaro non viene garantito in sede di bilancio e non si riesce ad adottare un approccio preventivo, le conseguenze potranno rivelarsi assai più gravi, sia in senso finanziario che da un punto di vista più generale. E’ inaccettabile – e francamente irresponsabile – che l’Unione europea a 25 metta a disposizione meno denaro dell’Unione europea a 15.

Può dirci il Commissario a che punto è la direttiva sui servizi sanitari, e quando ci verrà presentata una bozza di proposta?

 
  
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  Karin Jöns (PSE). (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io ringrazio di cuore l’onorevole Trakatellis per l’eccellente relazione. In questo campo rendere giustizia nella misura del possibile agli interessi legittimi, conservando al contempo il necessario rigore, è davvero difficile. Mi rammarico, per esempio, che nel nuovo programma d’azione in materia di salute il cancro non sia più indicato esplicitamente come priorità.

Tuttavia, onorevole collega, nella sua relazione lei giustamente rileva la necessità di stanziare risorse adeguate per tutti gli obiettivi che ci siamo prefissi. Siamo tuttavia ancora molto lontani da tale condizione, a parte il fatto che oggi ci apprestiamo a respingere, in quanto del tutto inaccettabile, la proposta della Commissione per un programma d’azione comunitaria in materia di salute e tutela dei consumatori.

Anche per quanto riguarda la politica sanitaria, dall’Europa i cittadini si attendono più protezione, non meno protezione. Tra le priorità della politica europea da voi indicate, la politica sanitaria occupa il quarto posto; già da questa circostanza emerge l’urgente necessità di prevedere nuovamente un programma d’azione specifico per la salute.

Non riesco assolutamente a comprendere come la Commissione abbia potuto proporre un approccio al bilancio così meschino, o come il Consiglio possa pensare di tagliarlo ulteriormente. Oggi pertanto cerchiamo di rimediare a due errori capitali: vogliamo due programmi separati e vogliamo più denaro. Nel dire questo mi rivolgo soprattutto al Consiglio. Se l’ulteriore taglio che vorrebbe imporre dovesse tradursi in realtà, avremo a disposizione, per un’Unione composta in un prossimo futuro da 27 Stati membri, appena un terzo della precedente dotazione finanziaria. Inoltre, questa situazione ci impedirebbe sia di soddisfare adeguatamente le esigenze della prevenzione primaria e secondaria per alcune malattie, sia di tutelarci in qualche modo dai pericoli delle malattie connesse alla globalizzazione.

 
  
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  Frederika Brepoels (PPE-DE). (NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io naturalmente vorrei innanzi tutto congratularmi con l’onorevole Trakatellis non solo per la splendida relazione, ma soprattutto per aver sempre trovato il tempo di ascoltare tutti i colleghi, ansiosi che nella relazione trovassero spazio e voce le loro preoccupazioni. La relazione è un documento molto importante, in quanto definisce per i prossimi sei anni i programmi d’azione comunitaria in materia di salute pubblica – programmi che i singoli Stati membri non potrebbero completare da soli. Possiamo senz’altro dire che il relatore è brillantemente riuscito a combinare tra loro tutti gli aspetti pertinenti e specifici di un settore vasto e delicato come quello della salute pubblica.

Sono particolarmente lieta che per la prima volta sia possibile inserire nelle azioni la medicina complementare e alternativa; in tal modo i cittadini potranno compiere scelte più informate e responsabili in merito alla propria salute. Non ignoro certo che le medicine alternative sono spesso accolte con scherno e derisione, ma i numerosi pazienti che ne hanno tratto beneficio sono ovviamente di ben altro parere. In ogni caso, la Commissione cita un dato in base al quale almeno il 30 per cento della popolazione e alcune centinaia di migliaia di medici e terapisti richiedono l’uso di tali metodi alternativi.

Una miglior conoscenza della medicina complementare costituirà un grande progresso per la salute pubblica; approvo senza riserve che sia stato affrontato su scala europea il problema della penuria di organi. Sia la messa a punto di piattaforme comuni tra donatori e riceventi, sia lo sviluppo di attività tese a migliorare la sicurezza e la qualità degli organi, possono contribuire a migliorare la situazione in questo campo in tutta l’Unione europea.

In qualità di membro della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, desidero far notare soprattutto che sulla salute incidono fattori ambientali; assai spesso, per esempio, i cittadini ignorano gli effetti dell’esposizione a determinate sostanze tossiche. Informazioni chiare, suffragate dalla ricerca scientifica, sarebbero molto utili per scongiurare tali sofferenze ed evitare equivoci.

Il programma d’azione prevede misure specifiche in tema di prevenzione, individuazione, presa di coscienza e informazione sulle malattie gravi. Come membro del gruppo “Parlamentari europei contro il cancro”, recentemente istituito in seno al Parlamento, non posso non plaudire a questi concreti passi avanti. C’è un punto però che, al pari di altri colleghi, stento ad accettare.

Fino a quando non verrà raggiunto un accordo sulle prospettive finanziarie per il prossimo periodo, il dibattito su questo programma d’azione è destinato a rimanere puramente accademico. Ma nonostante questo le esigenze sono notevoli e le ambizioni ancor più vaste; nei prossimi mesi il Parlamento dovrà quindi battersi per rendere disponibili i fondi necessari.

(Applausi)

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE).(PL) Signor Presidente, benché i servizi sanitari rientrino nelle competenze degli Stati membri, l’Unione europea deve sfruttare al meglio le opportunità di cui dispone per integrare, nell’interesse dell’intera Comunità, le azioni intraprese a livello nazionale. Per tale motivo è intollerabile che per i prossimi anni il bilancio dell’Unione tagli le spese in settori che incidono sulla qualità della vita dei cittadini, tra cui, in particolare, l’assistenza sanitaria.

L’Unione europea può e deve contribuire a proteggere la salute e la sicurezza dei propri cittadini, soprattutto da quando il recente allargamento ha inasprito lo squilibrio tra gli Stati membri in materia di sanità. Le profonde disparità che si registrano in fatto di speranza di vita, salute e accesso all’assistenza sanitaria sono strettamente connesse al livello di sviluppo dei singoli Stati membri.

Nuovi programmi di assistenza sanitaria, che si propongano lo scopo generale di migliorare la salute dei cittadini e di assicurare la prevenzione nel senso più ampio del termine, dovranno cancellare tali squilibri. Tutti gli esponenti politici dell’Unione europea devono prefiggersi l’obiettivo di raggiungere elevati livelli di assistenza sanitaria. In particolare, si deve agire per ridurre le disuguaglianze che si registrano tra i vari Stati membri, per quel che riguarda la possibilità di accedere all’assistenza sanitaria nonché la qualità dell’assistenza stessa; a tale scopo occorrerà introdurre standard comparabili e aumentare la trasparenza dei sistemi sanitari nazionali. Il nuovo programma potrebbe risultare particolarmente utile nel caso di minacce transfrontaliere alla salute pubblica, in quanto renderebbe possibile realizzare strategie e azioni comuni per proteggere la salute e la sicurezza ed eliminare qualsiasi minaccia, promuovendo inoltre gli interessi economici dei cittadini connessi alla sanità e riducendo il costo dell’assistenza sanitaria stessa per i cittadini. Un migliore scambio di informazioni sui servizi medici disponibili, unito all’opportunità di ottenere il rimborso delle spese sostenute su tutto il territorio dell’Unione europea, stimolerà pure la mobilità dei pazienti e dei professionisti della sanità, come fa correttamente notare l’onorevole Trakatellis, autore di quest’importantissima relazione.

 
  
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  Christofer Fjellner (PPE-DE). (SV) Signor Presidente, ho fatto numerose osservazioni sul programma della Commissione in materia di salute, sollevando un certo scompiglio; penso tuttavia che esso sia veramente degno di elogio, e desidero quindi ringraziare non solo il Commissario Kyprianou, ma anche l’onorevole Trakatellis.

Ho sempre ritenuto del tutto evidente che la salute è un problema essenzialmente di competenza degli Stati membri; constato con soddisfazione che la maggioranza dei colleghi condivide tale opinione. Quel che facciamo a livello di Unione europea deve fornire un chiaro valore aggiunto ai pazienti. Mi sono interessato a tre aspetti di questo tema; per essi mi sono battuto, e su di essi voglio soffermarmi ora. In primo luogo, ricordo il punto di partenza di questa relazione, secondo cui l’elemento più importante è – e deve sempre essere – l’impegno di ogni persona rispetto alla propria salute. In fatto di assistenza sanitaria e di lavoro in campo sanitario, noi esponenti politici dobbiamo sempre considerare i cittadini, anche quando sono malati, come persone adulte dotate di diritti e doveri, tra cui il diritto di controllare la propria vita e la propria assistenza sanitaria. Non dobbiamo dimenticare che un attivo coinvolgimento nella propria salute è sempre la miglior medicina; è deprecabile quindi che i socialdemocratici desiderino eliminare proprio le espressioni tese a incoraggiare tale attivo coinvolgimento nella propria salute.

Noi, deputati al Parlamento europeo, dobbiamo inoltre agevolare la circolazione all’interno dei paesi e tra un paese e l’altro, affinché ognuno possa cercare l’assistenza e le cure che più lo convincono. Attualmente, nell’Unione europea coloro che godono della minor libertà di circolazione sono proprio coloro che più ne hanno bisogno, ossia i pazienti. Per loro i confini europei sono altrettanti muri di Berlino, che impediscono di ottenere le cure necessarie; per loro la libera circolazione può diventare questione di vita o di morte. Non dobbiamo credere che gli aspetti più importanti di una società giusta si possano regolamentare e organizzare per mezzo dell’economia pianificata, ossia di un modello economico che si è chiaramente dimostrato il più distruttivo per la creatività e per una saggia gestione. Dobbiamo promuovere la libertà di scelta e di circolazione.

Occorre inoltre compiere sforzi affinché l’accesso alle informazioni fornite dai servizi sanitari sia migliore per tutti: per noi, in quanto organo decisionale, per coloro che sono chiamati ad applicare le decisioni e soprattutto per gli utenti dei servizi stessi. Dobbiamo essere in grado di confrontare i risultati e non solo i costi, come avviene oggi. Questa svolta si rende necessaria non solo per consentirci di imparare dalle esperienze reciproche, ma anche per permettere ai pazienti di fruire della libertà di circolazione e di scelta garantita loro dalla Corte di giustizia delle Comunità europee. E’ una svolta che andrebbe a vantaggio dei pazienti europei.

All’incirca fino all’epoca della Seconda guerra mondiale, le persone che venivano a contatto con i servizi sanitari erano vittime: di frequente stavano meglio prima di chiamare il dottore che dopo averlo chiamato. Grazie allo sviluppo dei metodi terapeutici e all’uso dei medicinali, siamo poi diventati pazienti dei nostri sistemi sanitari. Sono tuttavia convinto che, in un futuro non troppo lontano, diventeremo consumatori di assistenza sanitaria, e dobbiamo contribuire appunto a questo mutamento di prospettiva: ieri vittime, oggi pazienti, domani consumatori di assistenza sanitaria. Sarebbe questa un’evoluzione meravigliosa che, a mio avviso, ci renderebbe non solo più sani, ma anche più liberi.

 
  
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  David Casa (PPE-DE). (MT) Anch’io desidero unirmi ai colleghi nel ringraziare l’onorevole Trakatellis per l’ottimo lavoro che ci ha presentato oggi. Per ogni governo l’istituzione di un sistema sanitario rappresenta una priorità, dal momento che il settore sanitario è importante per tutti, senza eccezioni; è un settore che non conosce frontiere e che è centrale per ogni paese. La Carta dei diritti fondamentali sancisce questi principi e sottolinea con forza che l’Unione europea deve considerare il sistema sanitario con la necessaria attenzione e conferirgli la dovuta priorità. L’Unione europea ha il dovere di intervenire per migliorare il sistema sanitario pubblico, contribuire alla prevenzione di malattie contagiose e cercare di eliminare qualsiasi rischio si profili all’orizzonte sanitario della Comunità. E’ importantissimo perciò esaminare il programma d’azione comunitaria in materia di salute con spirito obiettivo e analitico, concentrandoci esclusivamente su questo settore specifico. Non possiamo accettare di avere un unico programma per due settori differenti, ancorché reciprocamente connessi; in tal caso, temo, alcuni elementi essenziali rischierebbero di andare perduti, e si farebbe più male che bene. Le mie considerazioni valgono anche per il programma sulla tutela dei consumatori, che è di per sé un tema complesso, cui occorre dedicare un’attenzione specifica. Noi vogliamo un programma che, da un lato, avvicini tra loro i sistemi sanitari dei vari paesi, e dall’altro aiuti ogni paese a realizzare i propri distinti obiettivi. Non si può inoltre trascurare la particolare importanza da annettere al caso delle persone che soffrono di malattie croniche o disabilità; dobbiamo evitare che esse vengano emarginate ma, ancor più, dobbiamo garantire loro un’elevata qualità della vita. Chi è afflitto da tali difficoltà deve avere la possibilità di fruire di un’assistenza che ne agevoli l’esistenza, oltre che di programmi di ricerca che migliorino le condizioni di vita. Dobbiamo inoltre tener presente l’importante ruolo svolto da coloro che assistono le persone con disabilità, ed è quindi necessario approntare dei programmi che consentano a chi fornisce tale assistenza di acquisire la formazione necessaria per svolgere il proprio compito con maggiore efficienza. Abbiamo un programma che costituirà un importante strumento e permetterà ai pazienti di fruire di trattamenti terapeutici e di medicinali della più alta qualità; abbiamo un programma che educherà gli europei, aiutandoli a compiere scelte migliori nell’interesse della propria salute. Questo programma contribuirà a ridurre gli squilibri che, in fatto di assistenza sanitaria, si registrano tra i vari paesi dell’Unione europea, per garantire a ognuno di essi un livello di servizi più elevato. Certo, dovremo affrontare una sfida: una sfida che si risolverà quando avremo una prevenzione efficace, un servizio sanitario più efficiente e una migliore qualità della vita.

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE). (HU) Signor Presidente, per prima cosa desidero ringraziare l’onorevole Trakatellis per il suo eccellente ed esauriente lavoro.

La salute è il nostro bene più importante, e perciò è positivo che anche l’Unione europea se ne occupi. Concordo con l’opinione espressa dall’onorevole Fjellner, e in qualità di deputato proveniente da un nuovo Stato membro sono lieto di constatare che i settori della tutela della salute e della tutela dei consumatori sono stati separati; nel nostro paese, infatti, tali ambiti devono affrontare problemi completamente differenti.

Non basta vivere a lungo; è altrettanto importante conservare la salute il più a lungo possibile. Giudico quindi particolarmente positivo che questo programma si concentri sullo sforzo di prolungare il più possibile la speranza di vita sana dei cittadini, in quanto una lunga vita sana è un elemento cruciale per il benessere dei cittadini europei.

Alla luce delle sfide demografiche che oggi dobbiamo affrontare, tutto ciò riveste grande significato anche per la sostenibilità dei sistemi di assistenza sociale. Questo è un compito particolarmente importante per l’Ungheria, dove la speranza di vita sana è inferiore di dieci anni rispetto ai vecchi Stati membri dell’Unione. Il nuovo programma deve perciò comprendere uno sforzo specifico, mirante a ridurre le differenze nel livello di salute tra i cittadini dell’Unione europea.

Il nostro compito più importante è garantire la prevenzione, che d’altra parte costituisce una priorità di questo programma. Per tale motivo l’emendamento da me proposto suggerisce di concentrare il programma sulla salute dei bambini e dei giovani, poiché uno stile di vita sano, adottato nel primo periodo della vita, è un elemento decisivo per la prevenzione dei problemi che potrebbero insorgere in seguito.

Infine, vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che ogni centesimo speso per migliorare la salute dei cittadini frutterà un utile assai maggiore. Per il denaro dei contribuenti europei sarebbe difficile trovare un investimento più redditizio della salute; spero perciò che si renderanno disponibili le risorse finanziarie indispensabili per realizzare adeguatamente il programma in esame.

A nome di tutti, vorrei ringraziare ancora una volta l’onorevole Trakatellis per il suo meticoloso lavoro; mi auguro che riusciremo ad attuare tutte le misure contenute nel programma.

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, anch’io vorrei esordire con un ringraziamento all’onorevole Trakatellis, che ha svolto un lavoro davvero ottimo. Desidero inoltre ringraziare il Commissario, in quanto anche la Commissione ha operato bene, soprattutto per quanto riguarda l’influenza aviaria, che è strettamente connessa a questi temi.

La salute è certo il settore che interessa maggiormente tutti noi e – com’è ovvio – i nostri cittadini. Si osserva naturalmente che negli ultimi anni la speranza di vita è straordinariamente cresciuta; dai dati emerge che dal 1840 in poi la speranza di vita è costantemente aumentata di 2,5 anni ogni decennio. Questo naturalmente comporta anche nuove sfide per i nostri sistemi sociali e sanitari. Ciò significa che riusciamo a raggiungere un’età più avanzata, ma dobbiamo anche preoccuparci – soprattutto in una prospettiva politica e medica – che questa maggiore speranza di vita si traduca in un periodo più lungo di buona salute, in modo che i cittadini non solo vivano più a lungo, ma rimangano anche più sani.

Ci attendono nuove sfide, che in parte abbiamo già menzionato: penso ad esempio all’influenza aviaria, che potrebbe mutarsi in una pandemia e porre l’Europa di fronte a problemi del tutto nuovi. In questo campo dobbiamo quindi prepararci per poter effettuare gli interventi giusti al momento giusto. Ricordo anche che è necessario mantenere all’ordine del giorno i problemi connessi all’AIDS, al cancro, al diabete e alle malattie cardiovascolari, patologie che rappresentano ancora un grave pericolo per i nostri cittadini.

Occorre ribadire con chiarezza che in campo sanitario le competenze essenziali rimangono ovviamente agli Stati membri. In una prospettiva europea, dobbiamo chiederci dove possiamo concretamente apportare questo celebrato valore aggiunto europeo; dove cioè l’Europa può contribuire a garantire ai cittadini una vita più lunga e più sana. Un campo adeguato può essere certamente l’elemento transnazionale: le malattie non si fermano ai confini.

Un altro elemento è senz’altro rappresentato dalla conoscenza. A questo proposito vorrei citare un dato: le conoscenze nel campo della medicina hanno conosciuto un fortissimo sviluppo, che naturalmente comporta dei costi. Se applicassimo al giorno d’oggi lo stato delle conoscenze dell’epoca di Bismarck, si spenderebbe solo l’1 per cento del nostro bilancio sanitario; il rimanente 99 per cento riguarda conoscenze acquisite successivamente. Ciò naturalmente significa anche che la salute costa denaro; sostengo quindi con forza il relatore, che chiede 1,5 miliardi di euro all’Unione europea; non possiamo architettare programmi sanitari molto ambiziosi e poi negare i finanziamenti necessari.

Un ulteriore aspetto è il settore complessivo della prevenzione; come ho già fatto notare, la vita media si allunga. Di conseguenza, stili di vita sani e prevenzione si svilupperanno insieme. Cosa ancor più importante, in questo campo occorre un vasto lavoro di ricerca, per dare nel lungo periodo basi solide al nostro bilancio sanitario.

Nel complesso ci siamo avviati sulla strada giusta, ma non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte alle sfide che ci attendono.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare gli onorevoli deputati per questo interessantissimo dibattito. Mi limiterò a qualche breve osservazione.

Comincio con la questione delle agenzie: anch’io ritengo che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (CEPCM) e lo European Influenza Surveillance Scheme (EISS) rappresentino due politiche di grande importanza, ma il loro sviluppo non deve avvenire a spese di altre politiche sanitarie. Se non incrementiamo i finanziamenti ci troveremo di fronte a una scelta impossibile: finanziare completamente le due agenzie e rinunciare a tutto il resto, oppure dividere il denaro, e neanche questa, a mio avviso, sarebbe un’opzione valida. Il problema dunque riveste enorme importanza.

Per quanto riguarda i finanziamenti, desidero ringraziare gli onorevoli deputati per il loro sostegno. Considerato il modo in cui l’Unione opera nel settore sanitario, ricorrendo perlopiù a iniziative non legislative, occorre più denaro. Quando si legifera, è molto più facile inviare le proposte adottate e attendersi che gli Stati membri le applichino; se però si vogliono prendere altre iniziative – coordinamento, raccomandazioni, scambio di buone prassi – allora servono più risorse. Sono d’accordo sull’opportunità di non interferire nelle competenze degli Stati membri. Ci concentreremo su quei settori in cui possiamo ottenere un valore aggiunto europeo, agendo a livello europeo; in effetti, è quello che sta facendo il programma.

I servizi sanitari rientrano nelle competenze degli Stati membri: su questo non si discute. Se però vogliamo che l’Unione sia guidata dalla solidarietà, a mio parere non possiamo accettare le disuguaglianze che si registrano oggi, in campo sanitario, nell’Unione europea, dove da uno Stato all’altro la speranza di vita varia di più di dieci anni.

La mobilità dei pazienti è un tema importante, con cui dobbiamo confrontarci e sul quale presenteremo alcune proposte. Il nostro obiettivo, però, dev’essere quello di offrire ai pazienti un trattamento di alto livello nel luogo dove abitano, dove hanno la loro famiglia e di cui parlano la lingua. E’ un traguardo che si può cogliere tramite programmi di centri di riferimento, scambio di buone prassi, coordinamento tra gli Stati membri, coordinamento dei sistemi di assistenza sanitaria e collaborazione per portare il servizio al livello migliore. Ripeto che ciò non costituirebbe un’interferenza nelle questioni delle competenze e della sussidiarietà.

Non ci occupiamo solo di quei settori della medicina che riscuotono grande successo commerciale; al contrario, vi ricordo che il programma riguarda anche le malattie rare, nonché i farmaci non registrati. Anche questo è un settore che ci sforziamo di promuovere.

Per quanto riguarda il tabacco, sono pienamente d’accordo, e sarei anzi felice se potessimo tenere un dibattito specifico sul problema del tabacco. Quel che si è detto sulle sovvenzioni è giustissimo, ma vorrei aggiungere che le sovvenzioni saranno gradualmente eliminate: una decisione in questo senso è già stata presa. Tuttavia, il fondo per il tabacco che abbiamo finanziato con campagne a livello europeo riceve denaro tramite tali sovvenzioni. Quando le sovvenzioni saranno state eliminate, non vi sarà più denaro per campagne dedicate al tabacco su scala europea; ancora una volta, quindi, ci troviamo in una situazione impossibile e spero che riusciremo a trovare una soluzione nel prossimo futuro.

In merito all’alcol, vi ricordo che entro la fine di quest’anno, o forse dopo l’estate, presenteremo la proposta di strategia comunitaria per la strategia europea sull’alcol. Ho preso nota anche delle osservazioni che sono state espresse sui pesticidi.

Quanto al finanziamento, mi rivolgo all’onorevole Doyle: ho parlato di “errore di contabilità” – o almeno mi auguro che si tratti di questo – perché non riesco a credere che si sia deciso intenzionalmente di tagliare i finanziamenti alla sanità e alla protezione dei consumatori. Spero che, nel quadro dell’accordo globale, qualcuno abbia notato l’impatto che il compromesso avrebbe su questi due settori specifici, in modo che sia possibile correggerlo. Se la cosa è stata intenzionale, me ne rammarico profondamente, e non ho molto altro da aggiungere.

Prendo nota delle osservazioni che sono state fatte sul tema della medicina complementare; a nostro avviso essa rientra piuttosto nel campo della sussidiarietà. La proposta della Commissione non entra nel merito di specifici settori della medicina.

Passando all’ambiente e alla salute – mi rivolgo ora all’onorevole Ries – disponiamo già di alcune misure nell’ambito del corrente programma; esse rimarranno in vigore nel quadro di un nuovo programma, soprattutto per quanto riguarda le determinanti della salute di natura ambientale.

In merito alle varie malattie, vi posso assicurare che la nostra priorità fra tutte le malattie è costituita dal cancro. Abbiamo incluso una nuova misura che riguarda l’attenuazione dell’onere economico che grava sui cittadini europei in quanto pazienti; tuttavia, nella convinzione che un programma settennale esigesse maggiore flessibilità, non abbiamo inserito un elenco di malattie specifiche. Questo elenco potrebbe però emergere dalle diverse decisioni da prendere nel corso del programma; un elenco che comprendesse alcune malattie finirebbe per escluderne altre, e in materia desideravamo un approccio più flessibile.

Ricordo agli onorevoli deputati che presenterò una proposta più dettagliata sulla strategia sanitaria, che si baserà sul programma il quale a sua volta terrà conto dei finanziamenti disponibili. Otterremo in tal modo un’ampia e articolata strategia, elaborata insieme ai cittadini e alle parti interessate.

Concludo ringraziando ancora una volta l’onorevole Trakatellis per l’ottimo lavoro che ha compiuto, e insieme a lui ringrazio i membri della commissione parlamentare. Vi ringrazio nuovamente per il sostegno che ci avete offerto in questo fondamentale settore politico.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

Noi tutti ringraziamo ancora una volta l’onorevole Trakatellis per il suo eccellente lavoro.

La votazione si svolgerà oggi, durante il turno di votazioni.

Allegato – Posizione della Commissione

 
  
  

Relazione Trakatellis (A6-0030/2006)

La Commissione può accogliere gli emendamenti nn. 4, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 17, 20, 21, 22, 24, 25, 30, 34, 35, 36, 44, 51, 55, 59, 60, 61, 65, 66, 69, 70, 72, 78, 80, 84, 85, 86, 88, 99, 100, 101, 102, 103, 106, 108, 111, 113, 119, 120, 122, 123, 124, 126, 132, 135, 139, 146 e 149.

La Commissione può accettare in parte gli emendamenti nn. 16, 31, 32, 56, 57 e 90.

La Commissione può accettare gli emendamenti nn. 10, 14, 23, 26, 27, 28, 29, 39, 46, 50, 63, 67, 71, 73, 79, 81, 91, 110, 115, 116, 118 e 137 con alcune modifiche.

La Commissione non può accogliere gli emendamenti nn. 5, 33, 47, 54, 58, 64, 68, 82, 83, 89, 95, 96, 98, 104, 105, 112, 128, 130, 141, 142, 143, 145, 147, 148, 150, 151, 152, 153, 154, 155, 156 e 157.

La Commissione respinge gli emendamenti nn. 1, 2, 3, 15, 18, 19, 37, 38, 40, 41, 42, 43, 45, 48, 49, 52, 53, 62, 74, 75, 76, 77, 87, 92, 93, 94, 97, 107, 109, 114, 117, 121, 125, 127, 129, 131, 133, 134, 136, 138, 140 e 144, principalmente per ragioni dovute alle votazioni per parti separate o alle risorse.

(Gli emendamenti sottolineati sono emendamenti nuovi presentati dai gruppi politici l’8 marzo 2005.)

 
  

(1) Posizione della Commissione sugli emendamenti del Parlamento: cfr. Processo verbale.

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