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Procedura : 2006/0044(AVC)
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Testi presentati :

A6-0246/2006

Discussioni :

PV 06/09/2006 - 5
CRE 06/09/2006 - 5

Votazioni :

PV 06/09/2006 - 7.4
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0339

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 6 settembre 2006 - Strasburgo Edizione GU

5. Albania – Accordo di stabilizzazione e di associazione con l’Albania (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca in discussione congiunta:

– la dichiarazione del Consiglio sull’Albania e

– la raccomandazione (A6-0246/2006), presentata dall’onorevole Toomas Hendrik Ilves, a nome della commissione per gli affari esteri, sulla proposta di decisione del Consiglio e della Commissione relativa alla conclusione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Albania, dall’altra [8161/2006 – C6-0197/2006 – 2006/0044(AVC)].

 
  
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  Paula Lehtomäki, Presidente in carica del Consiglio. (FI) Signora Presidente, onorevoli deputati, l’accordo di stabilizzazione e di associazione firmato il 12 giugno è un importante passo nel percorso dell’Albania verso un futuro con l’Unione europea. Ci rallegriamo per i progressi compiuti dall’Albania nel processo di riforma, che hanno permesso di concludere i colloqui sull’accordo che si protraevano ormai da tempo. Insieme ad altri meccanismi previsti dall’accordo di stabilizzazione e di associazione il patto creerà un quadro esaustivo per l’ulteriore approfondimento delle relazioni tra l’UE e l’Albania. L’accordo interinale che è stato firmato contestualmente dovrebbe entrare in vigore all’inizio di novembre. Tale documento ha per oggetto gli scambi commerciali in base all’accordo di stabilizzazione e di associazione e questioni correlate da applicare fino a quando gli Stati membri non avranno adeguatamente ratificato l’accordo di stabilizzazione e di associazione. E’ importante incominciare ad applicare efficacemente l’accordo interinale, una volta entrato in vigore.

L’accordo di stabilizzazione e di associazione è di capitale importanza per il futuro dell’Albania, rafforzerà le relazioni economiche e politiche tra l’UE e l’Albania e permetterà a questo paese di stringere più agevolmente più strette relazioni con l’Unione europea. L’Albania è il terzo paese dei Balcani occidentali, dopo la Macedonia e la Croazia nell’ex Repubblica jugoslava, con cui l’UE ha firmato un accordo di stabilizzazione e di associazione.

La firma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione e dell’accordo interinale non significa che il lavoro è finito. Al contrario il vero lavoro inizia solo ora.

Adesso ci aspettiamo che l’Albania dimostri di compiere progressi continuativi ed effettivi nell’attuazione degli accordi. Deve lavorare sodo per portare avanti le riforme necessarie a rafforzare i legami con l’UE. E’ importante che si compiano progressi soprattutto in settori come la libertà dei mezzi di comunicazione, la restituzione delle proprietà e la corresponsione degli indennizzi, la maggiore efficienza della pubblica amministrazione e il rispetto dei principi dello Stato di diritto. Sottolineeremo costantemente quanto sia importante, per l’Albania e per altri paesi dei Balcani occidentali, adottare misure per impedire la corruzione e la criminalità organizzata.

Tra sei mesi in Albania potrebbero tenersi le elezioni amministrative e il paese dovrà essere capace di garantirne lo svolgimento in conformità delle norme internazionali.

Per portare avanti le riforme necessarie in vista del rafforzamento dei legami con l’UE, tutti i partiti politici devono collaborare. L’attuale clima politico in Albania è preoccupante e costituisce una grave minaccia per l’avanzamento della riforma. Esortiamo le parti interessate a partecipare a un dialogo costruttivo e ci rallegriamo che già la scorsa settimana siano stati conseguiti alcuni risultati iniziali.

Infine desidero ricordare a tutti che al Consiglio europeo di giugno l’Unione europea ha di nuovo sostenuto la prospettiva europea per i paesi dei Balcani occidentali, il che significa che anche l’Albania in futuro avrà un posto nell’Unione europea. Dobbiamo però ricordare che i progressi compiuti da ciascun paese in vista dell’adesione all’UE si incentrano e si basano sui rispettivi meriti ottenuti nei tentativi di soddisfare i requisiti comunitari. L’accordo di stabilizzazione e di associazione e l’accordo interinale forniranno all’Albania il quadro migliore possibile per i suoi sforzi. L’Unione naturalmente dovrà continuare a offrire la propria assistenza, ma molto del lavoro che ancora rimane può essere svolto solo dall’Albania.

 
  
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  Olli Rehn, Membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, è un immenso piacere parlare oggi in seno al Parlamento europeo dell’accordo di stabilizzazione e di associazione con l’Albania. L’ASA costituisce un’importante pietra miliare sulla via dell’Albania verso l’Unione europea e un passo fondamentale per la stessa UE nei Balcani occidentali. Tale accordo segna l’inizio di una nuova fase nelle relazioni dell’UE con l’Albania e crea un nuovo quadro di partenariato in una vasta gamma di settori.

L’ASA rappresenta un’importante opportunità economica e politica. L’accresciuta liberalizzazione degli scambi commerciali apporterà significativi benefici economici sia all’Albania che all’UE. Il ravvicinamento della legislazione albanese a quella comunitaria avvicinerà l’Albania ai livelli europei e contribuirà a rafforzare ulteriormente i nostri legami.

La prossima grande sfida che attende l’Albania sarà quella di riuscire ad attuare l’ASA. L’ASA prevede significativi obblighi a livello di commercio, Stato di diritto, criteri democratici e diritti fondamentali, cooperazione regionale e nuova legislazione. L’ASA istituisce strutture comuni per rafforzare il dialogo e monitorare i progressi, tra cui una commissione parlamentare che potrà portare avanti il positivo lavoro svolto dall’attuale commissione parlamentare congiunta e offrirà un’importante opportunità per guidare l’Albania secondo le migliori tradizioni della democrazia parlamentare europea. Sono certo che in tal modo potremo conseguire un livello minimo di cultura politica consensuale; vorrei inoltre sottolineare che un paese, perché il processo di adesione o preadesione all’Unione europea abbia successo, ha bisogno di un ampio consenso politico sulle aspirazioni europee, nonché di un consenso di base sulla cultura democratica nazionale. E’ importante tenerne conto mentre l’Albania procede sulla strada europea.

La Commissione esprime vivo apprezzamento per il parere favorevole alla conclusione dell’ASA espresso nella raccomandazione della commissione per gli affari esteri. Nel nostro dialogo politico condividiamo l’accento posto dalla commissione parlamentare sulla necessità di incoraggiare l’Albania a compiere progressi nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, e ad affrontare con maggiore determinazione settori come la riforma elettorale, la libertà dei mezzi di comunicazione, i diritti umani e delle minoranze. Esprimiamo apprezzamento per le raccomandazioni formulate dalla commissione per il commercio internazionale sul miglioramento dell’ambiente imprenditoriale albanese che è vitale affinché l’Albania possa sfruttare pienamente l’accordo.

Desidero concludere assicurandovi che l’UE per parte sua, tramite la Commissione europea, farà del suo meglio per garantire l’effettivo conseguimento di tutti i benefici dell’ASA. Ho fatto presente ai nostri partner albanesi che questo è il minimo che ci aspettiamo da loro.

 
  
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  Toomas Hendrik Ilves (PSE), relatore. – (EN) Signora Presidente, tra tutti i paesi europei l’Albania è quello che ha avuto più filo da torcere nella transizione dalla dittatura comunista alla democrazia liberale. Si tratta di un paese che ha sofferto sotto lo Stalinismo per tutti gli anni ’80, pertanto deve essere chiaro a tutti noi che si è trovato di fronte a sfide di gran lunga maggiori rispetto a quelle di altri paesi post-comunisti come il mio, che ha visto finire i peggiori eccessi del totalitarismo stalinista negli anni ’50.

L’Albania ha compiuto enormi progressi: la firma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione ne è una prova. Nel contempo l’Albania non dovrebbe dormire sugli allori. Per soddisfare la sua vocazione europea deve fare di più. L’ASA è una pietra miliare, non una meta.

Riassumerò così la mia relazione. L’ASA e l’accordo interinale offrono un’opportunità d’oro per modernizzare l’Albania e farla diventare un’economia di mercato competitiva, conditio sine qua non per l’adesione all’UE.

Secondo, un reale sviluppo economico richiede un ambiente giuridico stabile e trasparente, il che implica un potere giudiziario professionale e indipendente, una lotta alla corruzione efficace e politicamente imparziale e un’amministrazione pubblica efficiente e ben funzionante.

Terzo, come per tutti i paesi in fase di transizione, un quadro giuridico solido non è sufficiente. Buone leggi scritte sono di scarso aiuto se non vengono applicate. Occorre compiere progressi nell’attuazione delle riforme approvate.

Quarto, i progressi realizzati per raggiungere gli standard definiti dall’accordo, e quindi nell’attuazione delle riforme, dovrebbero essere monitorati dall’UE mediante concreti parametri quantificabili.

Oltre a questi temi generali, vorrei mettere in rilievo alcuni punti specifici contenuti nella relazione. Pur sostenendo pienamente la prospettiva europea dell’Albania in conformità delle conclusioni di Salonicco, la relazione fa presente che l’Albania deve perseguire il pieno rispetto dei valori e dei criteri europei come un obiettivo in sé. Il testo chiede un accordo con l’Albania che agevoli la concessione dei visti. Oggi i cittadini di un piccolo paese con una prospettiva europea hanno con l’UE un regime di visti meno favorevole rispetto a un grande paese senza prospettive di adesione comunitaria come la Russia.

La relazione invita l’UE e l’Albania ad avvalersi delle conoscenze e dell’esperienza degli Stati che hanno aderito nel 2004. Le sfide affrontate dall’Albania non sono un caso isolato; non c’è bisogno di scoprire chissà che cosa quando si può liberamente attingere all’esperienza degli otto Stati membri dell’UE post-comunisti che hanno già attuato le riforme.

Il testo fa notare che una recente relazione di Amnesty International ha criticato l’Albania per le violazioni dei diritti umani nei settori dell’accesso alla difesa legale, per i problemi delle torture e delle violenze inflitte ai detenuti e così via. Occorre porre rimedio a queste carenze.

La relazione afferma la necessità di riformare la legislazione elettorale, il che implica un registro elettorale più affidabile e cambiamenti nel sistema per evitare distorsioni del principio proporzionale, attualmente noto in Albania come sistema Dushk. Dobbiamo infatti essere sinceri: la fiducia e la democrazia non dureranno, se la volontà degli elettori viene distorta. Penso che questa sia una delle questioni democratiche cruciali cui attualmente si trova di fronte il paese.

La relazione mette in evidenza la necessità che l’Albania continui a seguire una condotta responsabile nei confronti dei paesi vicini, in particolare verso il Kosovo e la FYROM. Come è noto, vi sono consistenti minoranze albanesi nella FYROM e il Kosovo, naturalmente, è una regione albanese. Reputiamo positiva la scelta finora adottata dall’Albania di non farsi coinvolgere in questi problemi.

Ho ricevuto sei emendamenti. Accoglierò l’emendamento n. 5 presentato dagli onorevoli Brie e Meijer sulla necessità di affrontare la questione del traffico di bambini. Gli emendamenti nn. 1 e 2 sono validi in linea di principio, ma a parere del relatore saranno più appropriati quando l’Albania avrà compiuto progressi ben maggiori nell’affrontare i suoi fondamentali problemi inerenti alla corruzione, allo Stato di diritto e alle riforme economiche. A mio avviso, l’emendamento n. 3 sul trattamento riservato ai detenuti è già trattato nella relazione.

In conclusione vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questa relazione, ma vorrei menzionare in modo particolare l’onorevole Pack, la molla propulsiva in seno a questa Assemblea dell’approccio favorevole a portare i Balcani in Europa.

(Applausi)

 
  
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  Panagiotis Beglitis (PSE), relatore per parere della commissione per il commercio internazionale. (EL) Signora Presidente, innanzi tutto l’onorevole il collega, Ilves merita vivissime congratulazioni per lo splendido lavoro svolto su questa importante proposta che riflette l’attuale stato delle relazioni tra Unione europea e Albania e mette in luce tutti i principali problemi e sfide cui si trovano di fronte il governo e le forze politiche albanesi.

E’ un dato di fatto che la firma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione apre all’Albania un nuovo percorso verso l’Europa e le Istituzioni europee in vista dell’obiettivo finale dell’integrazione nella famiglia europea. Dobbiamo sempre ricordarlo; questo è quanto afferma la strategia europea decisa a Salonicco e credo che l’Unione europea, nonostante la fatica dell’allargamento, abbia tutto l’interesse strategico a rafforzare le prospettive europee dei paesi balcanici.

Chiaramente, come ha messo in rilievo l’onorevole Ilves, c’è ancora molto da fare in Albania. Vorrei in particolare affrontare due o tre punti. Sulla questione della lotta alla corruzione, naturalmente, siamo tutti d’accordo. Tuttavia, in nessuna circostanza l’attuale governo albanese dovrebbe utilizzare la lotta alla corruzione come pretesto per regolare i conti politici con le forze dell’opposizione. Si tratta di un problema grave che abbiamo già riscontrato in passato in Albania.

Il secondo problema verte sulla necessità di procedere immediatamente alla riforma del sistema elettorale e di aggiornare i registri elettorali. Si tratta di una questione di capitale importanza in quanto contribuirà a rendere più distesa la vita politica e a consolidare un sistema politico democratico.

La terza questione riguarda il rispetto della libertà dei mezzi di comunicazione e, naturalmente, il divieto di interferenza del governo nel loro funzionamento. Vorrei sottolineare, e queste mie osservazioni si rivolgono al Commissario Rehn, che negli ultimi giorni è aumentata l’ingerenza governativa nel funzionamento dei mezzi di comunicazione dell’opposizione democratica albanese, del partito socialista, per la precisione. Mi riferisco, Commissario Rehn, alla rete televisiva Top Channel, le cui attività sono state vietate dalle autorità albanesi. E’ un altro aspetto che dobbiamo mettere in rilievo.

Infine, il rispetto delle minoranze. L’Albania ha davvero bisogno di compiere notevoli passi in proposito. Vi è una minoranza greca che svolge un importante ruolo e costituisce una risorsa per la democratizzazione dell’Albania. Naturalmente occorre agevolare le attività della Chiesa ortodossa greca e il ruolo spirituale dell’arcivescovo Anastasio.

 
  
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  Doris Pack, a nome del gruppo PPE-DE.(DE) Signora Presidente, signor Commissario, signora Presidente in carica del Consiglio, la relazione dell’onorevole Ilves dimostra un fortissimo grado di empatia e comprensione per la giovane democrazia albanese, ma anche il rigore necessario per valutarla adeguatamente; si tratta di un’ottima relazione per la quale, onorevole Ilves, desidero ringraziarla.

Molti di voi sapranno che da 14 anni osservo l’Albania, da quando è emersa da un lungo periodo di dittatura e si è avvicinata alla Comunità europea.

Ecco perché sono particolarmente lieta di avere oggi la possibilità di votare per approvare questo accordo di stabilizzazione e di associazione, di cui ci rallegriamo quale importante passo in avanti verso relazioni tra l’Albania e l’UE improntate alla fiducia, che aiuteranno l’Albania e i suoi politici a dare al paese la stabilità politica, economica e istituzionale di cui necessita. Sarà molto difficile compiere progressi su questa strada; a tal fine è indispensabile che vengano rispettati i requisiti richiesti, come previsto nell’accordo. Inoltre il Parlamento, e soprattutto la nostra commissione che si occupa dei rapporti con questo paese, dovranno controllare questi progressi con continuità e con la massima precisione. Anche noi, da buoni amici, come facciamo da anni, continueremo a mettere in luce tutte le carenze, anche quelle non ancora scoperte.

Per quanto io ritenga quanto mai opportuna la guerra dichiarata alla corruzione in Albania, penso anche che tutte le forze politiche debbano considerare questa campagna con la medesima serietà, altrimenti non riscuoterà un successo effettivo e duraturo. Negli ultimi mesi, varie bande criminali sono state sgominate e arrestate; si tratta di un ottimo risultato e di un incentivo a intraprendere ulteriori azioni del medesimo genere intese a togliere dalla circolazione e ad assicurare alla giustizia falsari di passaporti, spacciatori di droga e altri malfattori.

Il governo sta svolgendo un magnifico lavoro nel settore dell’istruzione assicurando in tal modo a molti giovani albanesi un futuro migliore; spero ardentemente che il governo farà tutto il necessario per permettere ai giovani di partecipare ai nuovi programmi di istruzione dell’Unione europea dopo il 2007. E’ inoltre positivo che il governo si stia impegnando per attrarre gli investimenti di cui necessita il paese, anche se questo dipenderà dalle riforme nell’amministrazione e nel sistema giudiziario che sono tanto urgenti.

La nostra risoluzione mette in evidenza anche la necessità di porre fine alla prassi della “vendetta di sangue”, che persiste in molte parti dell’Albania; il nostro appello al riguardo si fonda sui nostri valori europei, cui, speriamo, saranno presto improntati i pensieri e le azioni di tutti gli albanesi.

Non voglio nascondere che trovo davvero spiacevoli molti dei fatti accaduti durante i mesi estivi; comunque, senza addentrarmi in dettagli sgradevoli, vorrei sottolineare che necessitiamo urgentemente di un dialogo politico e che solo ed esclusivamente un comportamento democratico dimostra maturità politica.

Le forze politiche di tutti gli orientamenti dovrebbero inoltre smettere una buona volta di reclamare a ogni piè sospinto un mediatore internazionale per risolvere i loro problemi. I politici albanesi sono eletti per risolvere i problemi in modo democratico e per assolvere in modo costruttivo il loro ruolo, che riguardi l’esercizio di una responsabilità di governo o la militanza nelle file dell’opposizione. Gli ultimi anni hanno dimostrato la futilità dei boicottaggi; ormai non vale nemmeno la pena di imporli: gli albanesi ne hanno abbastanza di questo genere di acrobazie, vogliono politici seri realmente interessati a risolvere i problemi.

Ecco perché è tanto incoraggiante che le forze politiche siano giunte ad un accordo sullo spinoso tema dei registri elettorali. Da anni l’Unione europea paga cospicue somme di denaro affinché queste liste siano finalmente redatte in modo adeguato, obiettivo, questo, che continua a rivelarsi estremamente difficile. Le elezioni amministrative sono previste a breve, ma, perché i risultati siano accettabili, devono basarsi su dati ampiamente sicuri.

A mio avviso, la controversia in corso tra il governo e una stazione televisiva privata può essere adeguatamente risolta solo nel pieno rispetto della legge.

In conclusione, vorrei ricordare all’Assemblea che da tempo sosteniamo la necessità di accordi che agevolino la concessione dei visti per l’Albania e per altri paesi dell’Europa sudorientale, e dunque reputiamo estremamente positivi gli accordi di riammissione conclusi tra l’Albania e l’UE. L’Albania è tra i pochi paesi che hanno concluso tali accordi e una delle richieste avanzate dalla nostra risoluzione è una pronta azione da parte dei governi europei al fine di agevolare la concessione di visti a studenti, accademici e imprenditori, naturalmente con la prospettiva di introdurre al più presto un regime di visti meno rigido per tutti i cittadini. I criminali si procurano i visti con mezzi illeciti o non ne hanno bisogno, visto che conoscono ben altri modi per attraversare i confini. Tuttavia il buon esito degli sforzi compiuti dall’Albania per contrastare la criminalità potrebbe forse permettere ai governi europei di compiere finalmente qualche miracolo in materia di rilascio dei visti.

 
  
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  Jan Marinus Wiersma, a nome del gruppo PSE. (NL) Signora Presidente, a nome del mio gruppo, vorrei ringraziare il relatore, onorevole Ilves, per il lavoro svolto. L’Albania è un paese difficile e complicato; condivido l’analisi della situazione delineata dal relatore e le conclusioni tratte. Anche noi ci rallegriamo per la firma dell’accordo di stabilizzazione e di associazione e oggi voteremo a favore.

L’accordo riflette quanto è stato raggiunto con la perseveranza e apre la via alla candidatura all’adesione comunitaria in virtù degli accordi conclusi a Salonicco. Il nostro gruppo continuerà a sostenere l’Albania nei passi che dovrà compiere in vista dell’integrazione europea.

Fino all’inizio degli anni ’90 l’Albania è stato il paese più isolazionista del continente europeo. Con la firma di questo accordo, l’Albania si unisce agli altri paesi balcanici che hanno compiuto coraggiosi progressi negli ultimi anni. La Croazia sta negoziando l’adesione all’UE; alla Macedonia è stato riconosciuto lo status di paese candidato all’adesione, ed evidenti progressi si sono compiuti anche in relazione alla Bosnia ed Erzegovina.

Il nostro gruppo ha brevemente preso in considerazione l’eventualità di chiedere il rinvio della votazione su questo accordo, al fine di esercitare pressioni sulle autorità albanesi e indurle ad assicurare un regolare svolgimento delle imminenti elezioni amministrative. A nostro avviso tuttavia l’argomentazione si può anche ribaltare: la firma dell’accordo e la sua approvazione da parte del Parlamento possono stimolare tutti i partiti albanesi a comportarsi in modo adeguato e a proseguire sulla via delle riforme politiche ed economiche, per le quali possiamo applicare i criteri utilizzati in altri paesi che hanno lavorato per una futura adesione all’Unione europea. In particolare, naturalmente, pensiamo al primo criterio di Copenaghen.

Non dovremmo tuttavia perdere di vista il fatto che vi è ancora una lunga strada da percorrere. Questa firma non significa che il governo albanese, il quale ha presentato la conclusione dell’accordo come un’importante vittoria, possa dormire sugli allori. Mi auguro che gli albanesi ne siano consapevoli.

Se prendiamo in considerazione i criteri di Copenaghen, che sono il parametro di riferimento fondamentale per l’adesione all’UE, occorrerebbe mettere in guardia il governo albanese in vari ambiti. Ho già menzionato le elezioni amministrative di cui tutti, presumiamo, rispetteranno la libertà e l’equità. Faremo in modo che le elezioni siano libere ed eque, sperando che anche la Commissione e il Consiglio sorveglino la situazione.

Secondo, vorrei fare qualche osservazione sulla situazione dei mezzi di comunicazione. Mezzi di comunicazione liberi e indipendenti sono indispensabili per una democrazia solida e trasparente. Naturalmente spetta al governo nazionale garantire la presenza di tali condizioni; dobbiamo però constatare che, in una certa misura, i mezzi di comunicazione sono sotto pressione, in parte a causa delle proposte di emendamento alla legge sui mezzi di comunicazione elettronici.

Vi sono anche alcuni interrogativi in sospeso sull’indipendenza del potere giudiziario. L’Unione europea dovrà monitorare da vicino tutte queste questioni, anche dopo la ratifica dell’accordo di stabilizzazione e di associazione.

Infine, abbiamo riscontrato una certa polarizzazione politica nel paese che reputiamo preoccupante. Non si tratta di una novità, ma non riusciamo ancora a vedere sbocchi in proposito. Desideriamo pertanto esortare il governo e l’opposizione ad adottare un approccio soprattutto pragmatico e costruttivo, in quanto solo allora l’Albania potrà sfruttare a pieno la portata dell’accordo.

 
  
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  Jelko Kacin, a nome del gruppo ALDE. – (SL) Da quando si è aperta al mondo, l’Albania ha compiuto numerosi e positivi progressi. Noi del gruppo ALDE comprendiamo pienamente le difficoltà che sta vivendo. Dopo la sua decennale fedeltà alla Cina, l’Albania si è ritrovata ad essere il paese meno sviluppato d’Europa. Ecco perché ne comprendiamo le difficoltà. In particolare permangono strascichi delle gravi crisi economiche che hanno colpito la società albanese a causa della sua struttura economica piramidale. Tali difficoltà continuano a riflettersi sui problemi che sta attraversando il paese.

Cionondimeno, adesso che l’Albania ha firmato l’accordo di stabilizzazione e di associazione, vi sono nuove sfide sia per l’Albania che per noi. Ora l’Albania ha un nuovo vicino, un Montenegro indipendente, e ne avrà un altro, un Kosovo indipendente. A un altro vicino, la Macedonia, è stato concesso lo status di paese candidato ed esso è soltanto in attesa di una data per iniziare i negoziati. Questi sono tutti cambiamenti in meglio e l’élite politica albanese dovrebbe sfruttarli per incrementare lo sviluppo economico e soprattutto quello sociale.

Lo Stato di diritto non si può fondare su tradizioni vecchie di secoli che non rispettano i valori dell’Unione europea. Le “vendette di sangue” devono essere relegate nel dimenticatoio della storia, altrimenti l’Albania non sarà in grado di avvicinarsi all’Unione europea.

La classe dirigente albanese deve compiere maggiori sforzi per contrastare la corruzione e aprire la via allo sviluppo economico, politico e giuridico. Tuttavia siamo preoccupati soprattutto per gli insuccessi dell’Albania nella lotta alla criminalità in alcuni settori fortemente sensibili. Le violazioni dei diritti umani, il traffico di esseri umani e gli abusi sui minori sono problemi che intaccano i valori fondamentali dell’Unione europea e la nostra civiltà. Le condizioni nelle carceri sono insoddisfacenti. In queste condizioni l’Albania non può procedere e dovremmo criticarla aspramente.

Senza la libertà di stampa e di parola l’Albania non può darci un quadro realistico di se stessa. Dunque una condizione preliminare per accelerare i progressi dell’Albania è una stampa libera che rifletta i problemi della società albanese. Solo comprendendo i propri errori si può porvi rimedio. I nostri amici albanesi non dovrebbero dunque adombrarsi se discutiamo con franchezza con loro, in quanto cerchiamo di indicare loro, con assoluta chiarezza, quello che devono vedere da soli.

Vorrei inoltre ringraziare il relatore per il lavoro svolto.

 
  
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  Gisela Kallenbach, a nome del gruppo Verts/ALE – (DE) Signora Presidente, il relatore, onorevole Ilves, merita i calorosi ringraziamenti anche del nostro gruppo in quanto la relazione che ci ha presentato è molto equilibrata e ampia; desideriamo però complimentarci altresì con l’Albania e le Istituzioni europee. L’Albania, dal momento che ha vissuto per decenni sotto un regime totalitario, sta davvero compiendo notevoli passi avanti e questa ci sembra la prova migliore del fatto che il processo di integrazione nell’UE in definitiva è davvero una spinta e un incentivo per far rispettare i diritti umani e lo Stato di diritto, nonché per promuovere lo sviluppo economico.

Sappiamo tutti che questo processo è lungi dall’essere completo e vari deputati, insieme al Commissario Rehn, hanno già richiamato l’attenzione su aspetti molto critici che si possono tutti sintetizzare sotto il titolo generale di “applicazione dello Stato di diritto”. Vi ricordo inoltre che un’Istituzione europea come la nostra, se deve fare questo, necessita di un processo di partenariato e sostegno, che a sua volta richiederà finanziamenti e personale.

In precedenza, nella discussione sul Kosovo, abbiamo fatto presente che il nostro bilancio per il periodo 2007-2013 non ispira propriamente fiducia. Vi è anche, come i colleghi hanno ripetutamente sottolineato, la necessità di ulteriore sostegno a settori come il miglioramento delle condizioni ambientali, l’energia sostenibile, le infrastrutture dei trasporti e la creazione di mezzi di comunicazione realmente indipendenti.

Infine, nutro vive speranze per l’Albania, in quanto ha acquisito un’utile esperienza nei negoziati sull’accordo di stabilizzazione e di associazione e ha svolto un ruolo davvero costruttivo nella regione; inoltre, se l’Albania trasmetterà tale esperienza alle controparti in Kosovo, la regione nel suo complesso diventerà più stabile.

 
  
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  Erik Meijer, a nome del gruppo GUE/NGL.(NL) Signora Presidente, la regione in cui vivono gli albanesi è la più dimenticata d’Europa. Gli albanesi erano contadini e pastori che sono sempre stati ignorati e trascurati da tutti. Circa un secolo fa, quando l’impero ottomano è collassato, sia la Serbia che l’Italia hanno cercato di impadronirsi in modo permanente del territorio albanese. E’ un miracolo che nel 1913, nella parte più inospitale del territorio albanese, si sia rivelato possibile creare uno Stato indipendente, sebbene finora non sia stato un successo.

Dopo la dittatura di destra, l’occupazione straniera e la dittatura di sinistra, quello che salta subito all’occhio attualmente è il caos e l’intolleranza tra i partiti politici. Soprattutto il nord del paese è poco sicuro e svantaggiato. Se, da un lato, i milioni di albanesi che vivono intorno all’Albania, nella parte meridionale del Montenegro, nella maggior parte del Kosovo e nella Macedonia nordoccidentale lottano per i diritti linguistici e l’autogoverno, dall’altro essi non si attendono certo che un’eventuale unione con l’attuale Stato albanese possa recare loro grandi miglioramenti.

Inoltre l’opinione pubblica preferirebbe mantenere l’Albania fuori dall’Unione europea. Adesso il paese è famoso soprattutto per il traffico di bambini, i sistemi piramidali, lo spreco di energia, gli abusi sui detenuti e il crimine internazionale. I suoi problemi sembrano insolubili.

Nel corso delle discussioni preparatorie è emerso che altri gruppi sono più ottimisti del mio sull’andamento della situazione albanese e si sentono meno propensi a esortare il paese a cambiare. Nonostante questa divergenza di opinioni, il mio gruppo condivide il parere che il perpetuarsi dell’isolamento e dell’esclusione dalla cooperazione europea non possa risolvere gli enormi problemi dell’Albania.

Occorre mantenere la promessa della prospettiva dell’adesione all’UE. Nel frattempo, per un periodo che non sarà certo breve, gli albanesi necessiteranno di sostegno nel settore della democrazia, dell’istruzione, dell’ambiente e dell’economia. Trovo deplorevole che la proposta di decisione risulti concepita più per le imprese straniere che per l’ambiente, la sicurezza alimentare e la buona amministrazione.

A nostro parere la politica di prossimità e gli accordi di associazione non dovrebbero servire in modo unilaterale gli interessi degli attuali Stati membri dell’UE, ma dovrebbero principalmente contribuire a far guadagnare terreno ai potenziali futuri Stati membri dell’Unione europea.

 
  
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  Salvatore Tatarella, a nome del gruppo UEN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di risoluzione sulla conclusione dell'accordo di stabilizzazione e di associazione con la Repubblica di Albania va considerata con estrema attenzione e con estrema positività.

Annuncio il voto favorevole del gruppo Unione per l'Europa delle Nazioni e il vivo apprezzamento della delegazione italiana di Alleanza nazionale. E' noto che l'Italia guarda con attenzione, con interesse e con favore ai progressi della giovane Repubblica di Albania, soprattutto dopo la chiara e rassicurante vittoria del Presidente Berisha. Questo accordo favorisce relazioni contrattuali sempre più forti e più estese fra l'Albania e l'Unione europea, favorirà certamente la stabilità politica, economica e istituzionale di quel paese, favorirà la transizione dell'Albania verso una compiuta democrazia pluralista, rispettosa dello Stato di diritto e verso un'economia di mercato.

I principali vantaggi dell'accordo sono la creazione di una zona di libero scambio, un impegno serio alla cooperazione nei settori di comune interesse e soprattutto una promozione di un ambiente giuridico più stabile e più rassicurante per gli investitori esteri. E' noto che nel precedente periodo fra il 1997 e il 2005 una soffocante e onnipresente presenza di un potere politico- economico ha contraddetto l'economia di mercato, ha ingabbiato il tessuto sociale dove si sono frammischiati tolleranza e connivenza con metodi corruttivi e talvolta mafiosi.

Occorre fare molto di più e l'Albania ha fatto molto di più, per esempio nell'interrompere e nel perseguire gli scafisti nonché nel bloccare la tratta di esseri umani fra l'Albania e l'Italia. Occorre proseguire in questa lotta contro la corruzione e contro la criminalità organizzata.

L'Albania deve puntare molto sulle infrastrutture, sui trasporti e sul turismo, ma anche la Commissione deve fare di più, deve dare più risorse soprattutto per i trasporti e per il corridoio 8, dato che non è inutile richiamare l'importanza delle reti infrastrutturali come condizione necessaria per lo sviluppo e la coesione, esse consentono l'accessibilità potenziale fra tutte le sue parti, c'è la possibilità che ogni area valorizzi le sue risorse, le trasformi e scambi i suoi prodotti.

 
  
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  Georgios Karatzaferis, a nome del gruppo IND/DEM.(EL) Signora Presidente, se un osservatore asiatico, africano o sudamericano fosse presente per seguire il dibattito, susciteremmo in lui molti e importanti interrogativi. Non c’è un oratore, di qualsiasi schieramento, che non abbia parlato dell’Albania come di un paese in cui la criminalità prospera, vi sono numerosi contrabbandieri e si pratica il traffico di bambini. Nel contempo, abbiamo sentito tutti gli oratori affermare che sì, l’Albania deve aderire alla famiglia europea. Questa circostanza mi sembra un po’ strana. Tuttavia, questi sono i fatti e dobbiamo esaminarli.

Incomincio con l’affermazione del Commissario Rehn secondo cui Commissione e Consiglio sarebbero d’accordo. Le due Istituzioni non sono sempre state d’accordo, signor Commissario. Nell’ottobre 2002 la Commissione si era pronunciata negativamente sull’apertura dei negoziati di associazione. Il Consiglio ha imposto la decisione in modo unilaterale, fatto che ha determinato la situazione in cui ci troviamo oggi. Lo dico per ristabilire la verità e chiarire i fatti.

Noi greci siamo vicini degli albanesi e, com’è noto, un vicino sa della persona della porta accanto più di chi vive altrove. Come si sono svolti i fatti? L’Albania si è imposta la più rigida delle dittature. Quando i popoli dell’Europa orientale guardavano a Stalin come a un dittatore, l’Albania pensava che fosse molto democratico e seguiva Mao Tse Tung. Questo ha lasciato un residuo nel DNA della popolazione e soprattutto della classe dirigente.

Sono passati 16 anni, eppure dopo 16 anni di democrazia la principale chiesa della città di Premeti non è ancora stata restituita alla cristianità, e continua a essere adibita a locale commerciale. Questo succede dopo 16 anni, in un paese europeo, un paese, signora Ministro, che dista solo 500 km dall’Austria. Una chiesa che per secoli è stata un edificio di culto ortodosso non è stata restituita alla sua funzione originaria e continua ad essere usata come locale commerciale. Che risposta dare in proposito? Non è un dato di fatto che qualcosa non sta funzionando adeguatamente in questo paese?

Parliamo di un paese che l’anno scorso, non tempo addietro, ma solo l’anno scorso, ha impiegato due mesi per comunicare ufficialmente i risultati elettorali. Sarebbe concepibile, signor Commissario, signora Ministro, che la Finlandia o l’Austria impiegassero due mesi per rendere noti ufficialmente i risultati elettorali? Le elezioni si sono svolte in Albania il 2 luglio mentre i risultati sono stati resi noti il 2 settembre: ciò significa che la struttura democratica non funziona in modo adeguato, e che c’è qualcosa di sbagliato nella pubblica amministrazione di questo paese.

In Albania vi sono imprenditori greci che non riconoscono la leadership del legittimo governo di Sali Berisha, adesso, o di Fatos Nano, ieri; questi imprenditori riconoscono la mafia perché, se non le pagano le tasse, si vedono saltare in aria i cantieri edili. Vi sono imprese greche che hanno investito vari milioni di euro e che, proprio perché non potevano sopportare di subire l’estorsione di tangenti da parte della mafia, stanno abbandonando cantieri e macchinari per trasferirsi altrove.

Dai controlli effettuati al confine dalla polizia greca risulta che un’auto su tre trasporta hashish. Questa è la percentuale. Come possiamo avere un paese così, che non riesce ad organizzare il proprio Stato? Sono d’accordo che tutti dobbiamo aiutare questo paese a trovare la propria strada, tuttavia, se dovessimo esprimere un giudizio positivo sulla sua maturità, temo che ci troveremmo in serie difficoltà: non è ancora il momento.

Noi popoli civili d’Europa, noi rappresentanti dei popoli europei, veniamo qui e decidiamo di non far entrare la Serbia nell’Unione europea, ma l’Albania sì. Non facciamo entrare la Serbia perché Carla Del Ponte era contraria; Carla del Ponte però non voleva la Croazia e, se l’Austria non avesse posto il veto sulla Turchia l’anno scorso, la Croazia sarebbe ancora al di fuori dell’Unione.

Dunque Carla del Ponte arriva e decide sovranamente i paesi che accederanno o meno all’Unione europea. Non è forse vero? Come possiamo volere l’adesione dell’Albania e invece l’esclusione della Serbia, che ha uno Stato meglio organizzato, migliori indici di sviluppo e una cultura più elevata? Non è questa la verità? Solo poc’anzi il Commissario ha ammesso in modo elegante ma concreto che questo è il motivo per cui la Serbia non aderisce all’Unione europea.

Dobbiamo guardare in faccia i fatti: l’Albania è un paese con alti livelli di criminalità che il governo non riesce a controllare. Il governo può avere l’intenzione di controllare il fenomeno, ma non è in grado di farlo, perché tale compito supera le sue capacità.

Analogamente il traffico di bambini sfugge a ogni controllo. Mio Dio, nel 2006 dobbiamo ancora assistere a un traffico di bambini! Vi è un ingente traffico di droga e a parte tutto – si tratta di una questione politica, a mio parere controllabile con una salda opera di guida – vi è un dilagante sciovinismo che non è confinato unicamente al Kosovo o a Skopje, dove abbiamo visto disordini alcuni anni fa, ma si rivolge contro la Grecia. Il Presidente della Repubblica ellenica in visita ufficiale nel paese è stato fischiato dai musulmani albanesi e si sono verificati incidenti e una terribile baraonda.

Occorre dunque esaminare la questione dello sciovinismo che caratterizza questo paese e quella della libertà di stampa. Quando un paese è privato della libertà di stampa, è privato anche dei diritti fondamentali. Dobbiamo dunque meditare con estrema attenzione prima di agire. Questo paese ha bisogno di essere istruito e scolarizzato con rigore prima di aderire all’Unione europea.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. SARYUSZ-WOLSKI
Vicepresidente

 
  
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  Alessandro Battilocchio (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlo a nome del nuovo PSI che condivide questa proposta di risoluzione. Per anni in Italia l’immagine dell’Albania è stata legata ai barconi e ai motoscafi carichi di uomini e di donne disperati che, spinti da miseria e dolore, raggiungevano stremati le coste dell’Adriatico alla ricerca di un avvenire impossibile in patria.

Nel 1995 ho partecipato a un camping internazionale di volontariato e solidarietà, nel periodo più critico e difficile, e ho ancora ben impressi nella mente gli occhi spenti e sfiduciati della gente. Oggi mi sento di dire che l’Albania sta cambiando, ho avuto l’opportunità di visitare il paese nei mesi scorsi ed ho riscontrato una straordinaria volontà di riscatto; ho incontrato tantissimi studenti giovani all’Università di Tirana che, innanzitutto, sono innamorati del loro paese. Ma soprattutto nelle nuove generazioni è anche evidente la voglia d’Europa, la necessità, il desiderio e la convinzione di voler appartenere ad una famiglia più ampia, di chiudere definitivamente una fase storica in cui l’Albania è stata isolata dall’Europa e dal mondo.

Credo che l’Albania, il paese delle aquile, sia parte organica dell’Europa, e non solo geograficamente, e che sia nostro preciso dovere continuare a favorire la costruzione democratica in corso e implementare più in generale l’interazione e la collaborazione concreta con le Istituzioni comunitarie.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, è di buon auspicio il fatto che approveremo l’accordo con l’Albania proprio oggi, giorno in cui è nato Franz Josef Strauß. E’ stato proprio Franz Josef Strauß, compiendo un viaggio in Albania in veste di privato cittadino, il primo politico occidentale a spezzare l’isolamento di questo paese. Chiunque ricordi quei giorni e lo spettacolo che allora si offriva, e abbia poi rivisitato il paese in numerose occasioni, comprenderà lo straordinario percorso compiuto dall’Albania.

In epoca moderna, nessun altro paese in Europa è stato così oppresso e isolato e ha sopportato simili persecuzioni sia per motivi religiosi che in nome della libertà intellettuale; eppure, il popolo albanese ha svolto un ruolo essenziale nella storia culturale dell’Europa medioevale, e può vantare tra i suoi massimi esponenti Skanderbeg, l’ultimo grande europeo che si è battuto contro gli ottomani in difesa della libertà. Gli albanesi hanno svolto un ruolo essenziale anche nella storia dei secoli XIX e XX con la Lega di Prizren, per poi essere traditi dall’Europa al Congresso di Berlino – in altre parole, è un paese che è stato tra le prime vittime non solo del fascismo, ma anche del comunismo e che solo adesso sta incominciando a riprendere il proprio posto al tavolo europeo.

Dunque, a prescindere dalla fondatezza delle nostre critiche e dalla necessità di rafforzare la democrazia e lo Stato di diritto, dobbiamo riconoscere che nessun popolo europeo, nella storia recente, ha penato tanto per avvicinarsi alle strutture europee, motivo per cui necessita di tutta la solidarietà che possiamo offrirgli. Non mi riferisco solo allo Stato, ma anche alle infrastrutture; questo paese necessita del nostro massiccio sostegno per la costruzione di strade, la creazione di collegamenti transfrontalieri con il Kosovo e per l’allacciamento alle forniture di energia.

A lungo termine il Kosovo potrà diminuire la sua dipendenza unilaterale da Belgrado, se riuscirà a cooperare e comunicare in modo adeguato attraverso i confini con i vicini albanesi e montenegrini. Per superare l’isolamento nel quale l’Albania è stata brutalmente relegata dovranno lavorare duramente più generazioni, e non posso che meravigliarmi per il coraggio con cui il governo di Sali Berisha si è cimentato in tale compito. Sono certo che il Primo Ministro Berisha ha imparato molto dagli errori compiuti in passato e che il suo approccio alle cose è del tutto diverso.

Per quanto necessarie possano essere le critiche, ora si può ben guardare alla situazione con ottimismo e dare al paese la spinta che merita non solo per la sua tragica storia, ma anche per il suo potenziale che, in termini economici, è notevole; infatti è un paese giovane, con una popolazione giovane, che parla molte lingue, ha una nuova mentalità ed è determinata a raccogliere quella sfida che è stata tristemente negata ai suoi predecessori.

 
  
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  Libor Rouček (PSE).(CS) Onorevoli deputati, nonostante alcune critiche che abbiamo sentito oggi, credo che la conclusione di un accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Albania, dall’altra, sia una buona notizia; lo è per l’Asia sudorientale nonché naturalmente per tutta l’UE. Sono convinto che l’accordo contribuirà a rafforzare il processo di stabilizzazione politica, economica e istituzionale in Albania nonché a consolidare la società civile, la democratizzazione e le riforme della pubblica amministrazione. Reputo molto significativo il rilievo dato dall’accordo allo sviluppo della cooperazione regionale e vorrei concentrarmi su questo punto per un paio di minuti. Questa cooperazione dovrebbe incentrarsi principalmente sul rafforzamento del dialogo politico con tutti i vicini dell’Albania e creare anche un’area di libero scambio nell’Asia sudorientale.

L’esperienza dei paesi dell’Europa centrale che hanno aderito all’accordo di libero scambio dell’Europa centrale ha dimostrato che è proprio quest’area di libero scambio ad aver contribuito in larga misura a spianare la via all’adesione di tali paesi all’UE. Un ulteriore e importante aspetto di questo tipo di cooperazione regionale è la graduale introduzione delle libertà fondamentali dell’UE, compresa la libera circolazione di capitali, servizi, beni e naturalmente persone. L’introduzione di tali libertà dovrebbe notevolmente rafforzare la cooperazione generale nella regione, compresa la cooperazione tra l’Albania e la summenzionata ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Per questi motivi reputo molto opportuno che l’accordo di stabilizzazione e di associazione affermi esplicitamente che la disponibilità dell’Albania a concludere accordi del genere con i vicini sarà una delle condizioni per approfondire ulteriormente le relazioni tra questo paese e l’UE.

 
  
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  Jaromír Kohlíček (GUE/NGL).(CS) Forse non ho sentito bene, ma sono sicuro che l’Albania si trova nei Balcani e non nell’Asia sudorientale. Devo dire che a volte resto sbalordito quando leggo le proposte di risoluzione del Parlamento. In linea di massima sono d’accordo che la cosa più importante per tutti i paesi balcanici è avere la possibilità di concludere accordi con l’UE. La conclusione di un accordo di stabilizzazione e di associazione è il primo passo. E’ magnifico che tre anni fa, nel giugno 2003, il Consiglio europeo di Salonicco abbia precisato la posizione dell’Europa sull’Albania. Non sono del tutto sicuro che i progressi compiuti siano paragonabili a quelli degli altri paesi della regione. Non vi è stato un vaglio dell’efficienza dello Stato, nessuna valutazione sullo sviluppo economico, sulla situazione ai confini né sulla creazione di vere strutture economiche e politiche. E’ chiaro che in confronto alla Bosnia ed Erzegovina, l’Albania è un paese stabile. Analogamente, anche il confronto con la Macedonia depone a favore dell’Albania. Naturalmente non sono sicuro che frontiere estremamente permeabili, alti flussi migratori e problemi di applicazione della legge, unitamente a difficoltà specifiche nel commercio estero e a un imminente collasso delle forniture energetiche, siano accettabili, anche in parte, per un paese che aspira a firmare un accordo di associazione con l’UE.

Sostengo l’erogazione di maggiori aiuti comunitari per sviluppare il sistema giuridico nel senso più ampio del termine, compresa un’azione concreta per la polizia doganale e la guardia di finanza, che contribuiranno a stabilizzare il sistema giuridico. Dato che il gruppo Verts/ALE sostiene l’avvicinamento dei paesi balcanici all’UE, sosterremo la proposta, nonostante le summenzionate riserve in merito al livello di preparazione dell’Albania per quanto riguarda la firma dell’accordo proposto.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (NI) (PL) Signor Presidente, due anni fa, quando in una seduta della commissione per gli affari esteri ho affermato che alcuni albanesi sognavano una “grande Albania”, la maggior parte dei politici di allora non aveva idea di che cosa stessi parlando. Tuttavia, due mesi fa, il ministro degli Esteri albanese ha menzionato questa idea e alla fine di agosto il consigliere politico del Primo Ministro albanese ha affermato che, entro il 2013, tutti gli albanesi che vivono nei Balcani dovrebbero essere integrati entro i confini di quella che lui ha definito “Albania naturale”.

In primo luogo egli ritiene che la Macedonia debba essere suddivisa e che le zone a maggioranza albanese debbano essere annesse all’Albania (un cittadino macedone su quattro è albanese). Non possiamo certo ignorare simili affermazioni, che ci spingono a interrogarci sulle possibili conseguenze del riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo. Non è un passo verso l’inglobamento della regione all’interno della “grande Albania”?

Sono stato tra gli osservatori alle ultime elezioni politiche svoltesi in Albania. Tali elezioni non sono state irreprensibili al cento per cento, ma dobbiamo riconoscere i progressi compiuti dagli albanesi sulla via della democrazia.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, l’accordo di stabilizzazione e di associazione con l’Albania è frutto della stimolante convergenza tra la volontà, da parte di quel paese, di orientarsi più decisamente verso l’Europa, e la volontà, da parte dell’Unione europea e dei suoi Stati membri di integrare maggiormente l’Albania nelle strutture europee.

L’accordo in questione estende alla regione dei Balcani occidentali il progetto europeo per la sicurezza, la stabilità, la democrazia, lo Stato di diritto e la tutela dei diritti fondamentali; un progetto che prevede il buon governo, il rispetto dei diritti delle minoranze e la coerente ricerca di relazioni di buon vicinato, un progetto di riforma economica, sviluppo e modernizzazione delle infrastrutture, aperto alla cooperazione transfrontaliera e all’integrazione regionale, economica e politica.

La proposta di risoluzione del Parlamento europeo espone i fatti, elenca le carenze e delinea le prospettive. La sfida di nuove e dinamiche relazioni tra l’Unione europea e l’Albania consiste nel graduale adeguamento qualitativo dell’Albania all’acquis comunitario di principi, valori, regole e condotta. Tale sfida riguarda anche il rafforzamento delle istituzioni pubbliche, una maggiore efficienza tecnocratica e l’eliminazione definitiva di quel baratro di sfiducia che divide i promotori delle riforme dai cittadini albanesi. Infine la sfida consiste nel colmare il divario tra accettazione formale e applicazione effettiva dell’acquis comunitario.

Nel quadro dell’adeguamento richiesto si contendono il primo posto l’ammodernamento dell’amministrazione, delle forze di polizia e del potere giudiziario, finalizzato a combattere la criminalità organizzata e la corruzione, la maggior partecipazione possibile della società civile al processo politico e la creazione di meccanismi redditizi e trasparenti per il funzionamento dell’economia di mercato.

I miei pensieri seguono la direzione indicata dagli onorevoli Pack e Posselt; tuttavia, ispirandoci inoltre a relazioni di buon vicinato, sosteniamo il nuovo quadro di relazioni tra l’Unione europea e l’Albania e prevediamo un’accelerazione dei ritmi di adeguamento.

I benefici che dovrebbero derivarne sia per gli albanesi che per la stessa Unione sono evidenti. Tutto quello che occorre è il costante ed effettivo impegno dell’Albania in vista delle sue prospettive europee.

A mo’ di digressione e di excursus dalla discussione sul tema dell’Albania e di collegamento al precedente dibattito sul Kosovo, vorrei rivolgere una chiara domanda al Commissario Rehn che, in quanto membro della Commissione, è garante della legalità comunitaria. Il rispetto dei diritti umani è un principio chiaramente riconosciuto; anche la sovranità territoriale è un principio affermato dal diritto internazionale: mi può dire qual è la ratio, il peso rispettivo che viene accordato a questi due principi?

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).(LT) Vorrei ringraziare l’onorevole Toomas Hendrik Ilves per l’accurata e dettagliata relazione.

La via dell’Albania verso l’Unione europea è forse la più irta di difficoltà in confronto a quella di altri paesi del continente. Il XX secolo non è stato tenero con questo paese che, anche prima della Seconda guerra mondiale, era il fanalino di coda per quanto riguarda molti suoi indicatori economici e sociali. In seguito il termine “albanizzazione” è passato a indicare la politica isolazionista seguita dal regime di allora, ed è stato anche associato al sottosviluppo. Le cicatrici dell’isolamento dell’Albania dal mondo continuano a essere molto più profonde che in qualsiasi altro Stato post-comunista.

Oggi l’Albania, al pari di altri paesi dei Balcani occidentali, è attratta dal magnetismo dell’Unione europea, vale a dire che questa attrazione sta accelerando le riforme, rafforzando la democrazia e i diritti umani e dunque migliorando la vita dei cittadini. Tuttavia, nel corso della mia visita in Albania, ho notato tensioni a fior di pelle tra maggioranza e opposizione, in un’atmosfera che non era affatto di sana competizione, bensì di volontà di annientamento reciproco. L’Albania ha promesso con disinvoltura di destinare metà del bilancio dello Stato alla lotta contro la corruzione e la criminalità, eppure non si è ancora concretizzato alcun risultato specifico.

La cooperazione regionale per superare i fantasmi del passato dovrebbe essere il settore in cui l’Albania dimostra flessibilità e l’impronta europea della sua politica estera. Le fasi decisive dei negoziati relativi allo status del Kosovo saranno la prova del nove per dimostrare se Tirana ha una posizione costruttiva. Non ho dubbi che tale prova permetterà anche di decidere se l’Albania sia abbastanza matura per l’adesione all’UE, che comunque è ancora lontana.

L’attuazione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione e la condivisione dell’esperienza degli Stati che sono riusciti ad avvicinarsi e ad aderire all’Unione europea dovrebbero aiutare l’Albania a realizzare una svolta decisiva sulla via che porta all’Europa.

 
  
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  Philip Claeys (NI).(NL) Signor Presidente, l’accordo di stabilizzazione e di associazione con l’Albania è stato concluso a giugno. In teoria, tale accordo è un primo passo verso l’adesione all’Unione europea.

Per molti anni questo paese è stato oppresso dalla più retrograda e dittatoriale forma di comunismo. E’ pertanto di per sé positivo che l’Albania venga integrata nella grande famiglia europea. Oltre all’adesione all’UE vi sono tuttavia anche altri strumenti per raggiungere tale scopo. Il primo strumento che mi viene in mente è la politica europea di prossimità.

L’Albania ha di fronte enormi problemi, di natura economica, com’è noto. Vorrei, ad esempio, richiamare la vostra attenzione sul fatto che almeno il 60 per cento della popolazione attiva lavora nel settore agricolo. Vi è il problema della criminalità organizzata, del traffico di persone e di droga. Vi è anche il problema dell’esistenza di cellule di Al-Qaeda in Albania. In un paese a maggioranza musulmana, come l’Albania, abbiamo inoltre notizia di pratiche inaccettabili, tra cui le “vendette di sangue”.

La capacità di assorbimento dell’UE è un tema di cui recentemente abbiamo più e più volte discusso, e a ragione. Dato che, sicuramente, né adesso né tra 15 o 20 anni ci sarà una struttura in grado di sostenere l’adesione di un paese come l’Albania, è meglio non suscitare negli albanesi aspettative che l’Unione europea non può mantenere.

Inoltre, secondo le più recenti stime di Eurobarometro, l’opposizione dell’opinione pubblica all’eventuale adesione dell’Albania è quasi la stessa che per la Turchia. Non è dunque la prima volta che l’opinione pubblica europea sembra avere più buon senso dei responsabili politici.

 
  
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  Konstantinos Hatzidakis (PPE-DE).(EL) Signor Presidente, personalmente non ho dubbi sul fatto che l’Albania debba avere prospettive europee. E’ positivo sia per il paese che per la regione dei Balcani e per l’Europa sudorientale nel suo complesso. Se isoliamo l’Albania, la condanniamo a rimanere uno Stato in cui prosperano e da cui si esportano criminalità e corruzione. Credo che una simile politica non vada a vantaggio di nessuno.

Al contrario, mediante una politica di avvicinamento e l’accordo di stabilizzazione e di associazione, stiamo incoraggiando l’Albania a compiere progressi per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, la riforma economica e il rafforzamento dello Stato di diritto e delle istituzioni democratiche.

Certo, negli ultimi anni, nonostante gli ostacoli e le difficoltà, l’Albania in generale ha compiuto progressi. Ecco perché firmiamo l’accordo di stabilizzazione e di associazione in questione. Cionondimeno, è altresì vero che, nel contempo, vi sono numerosi e notevoli problemi nel paese. I miei colleghi hanno già parlato della corruzione, dei problemi connessi alla libertà di stampa, del modo in cui sono redatti i registri elettorali e così via.

Io, per parte mia, desidero commentare tre distinte questioni che considero di importanza cruciale e che ritengo siano superabili e risolvibili con la cooperazione, in particolare tra Commissione europea e Albania.

La prima questione è il rispetto da parte dell’Albania delle disposizioni della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione delle minoranze nazionali. Sono già stati compiuti progressi con l’istituzione di una commissione di Stato per le minoranze, con l’autorizzazione a creare, ad esempio, una scuola privata greco-albanese a Himara e via dicendo. Tuttavia, restano altre questioni, signor Commissario, come la traduzione della legislazione nelle lingue delle minoranze, la segnaletica recante toponimi tradizionali, l’aumento del personale che si occupa dei problemi delle minoranze e così via.

Credo che la Commissione debba preoccuparsi direttamente di tali problemi e segnalarli con obiettività nella sua relazione annuale pubblicata a ottobre.

La seconda questione riguarda il censimento della popolazione, un censimento demografico obiettivo che registri la consistenza numerica delle minoranze e la cui accuratezza non desti dubbi.

La terza questione che desidero mettere in rilievo riguarda la restituzione delle proprietà e la corresponsione degli indennizzi, in quanto, anche se la legge in materia è stata approvata nel 2004, vi è un problema di mancanza di trasparenza, abusi e irregolarità procedurali. Nella regione di Himara in particolare vi è il grave problema delle proprietà della minoranza greca.

Di conseguenza, pur ribadendo di nuovo che credo nelle prospettive europee dell’Albania e pur votando a favore di questo accordo, reputo che sia giunto il momento di passare dalla teoria alla pratica. Spetta alla Commissione europea tradurre in pratica il contenuto del testo, esercitando pressioni e cooperando con le autorità albanesi.

 
  
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  Vincenzo Lavarra (PSE). – Signor Presidente, signori rappresentanti della Commissione e del Consiglio, onorevoli colleghi, la decisione del Consiglio sull’accordo fra l’Unione europea e l’Albania è un passo molto positivo. Congratulandomi con Ilves ritengo che l’accordo consentirà di aprire una relazione politica più diretta con l’Albania per giungere ad una zona di libero scambio, alla circolazione dei lavoratori, dei capitali e dei servizi, alla libertà di stabilimento e in prospettiva a una duratura stabilizzazione dell’area dell’Europa sudorientale come area di pace, di democrazia e di sicurezza.

Con questo accordo si chiede all’Albania di avvicinare la sua legislazione a quella dell’Unione europea, non solo in settori quale il mercato interno, ma anche per quanto riguarda la giustizia, la sicurezza, il rispetto dei diritti. E’ proprio in ragione della conclusione di questo accordo che l’Albania ha compiuto progressi significativi è, a mio parere, oggi più vincolata a superare i numerosi problemi che persistono in quel paese per le leggi elettorali, per la libertà dei media e sul fronte della corruzione e della criminalità organizzata.

Per quanto ci riguarda, questo aspetto rientra in una visione più ampia, relativa innanzitutto al rilancio di una strategia euro-adriatica che contempli anche una ripresa di progetti infrastrutturali come il corridoio 8 e più in generale per perseguire l’obiettivo, la missione storica, dell’allargamento dell’Unione europea. E’ strategico che il progetto di riunificazione del continente, secondo i principi della democrazia, della pace e dello sviluppo annoveri l’Albania e i Balcani come protagonisti della nuova Europa.

 
  
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  Hubert Pirker (PPE-DE). (DE) Signor Presidente, rappresentanti del Consiglio, vorrei richiamare la vostra attenzione sul capitolo 7, che parla di giustizia, libertà e sicurezza, in quanto lo Stato di diritto, le libertà civili e la sicurezza interna sono semplicemente essenziali per la sicurezza di un paese, e gli investimenti, che producono sviluppo economico e sicurezza sociale, dipendono dalla presenza di questi fattori.

Lo sviluppo in Albania ha seguito un percorso simile a quello di altri Stati in via di trasformazione. Le strutture della criminalità organizzata sono state create con maggiore celerità ed efficienza di quelle dello Stato, e l’effetto di tale fenomeno si fa sentire in tutta Europa. L’Albania è il paese di origine di organizzazioni criminali internazionali operanti nel traffico di droga e persone, riciclaggio del denaro e, per questa via, del finanziamento del terrorismo, ed è ancora dall’Albania che passano tali organizzazioni; stando così le cose e alla luce del fatto che ne subiamo gli effetti, un impegno comune con l’Albania è nell’interesse di entrambe le parti.

A quanto ho potuto vedere direttamente, posso dire all’Assemblea che il governo di Sali Berisha si sta battendo per dare priorità al programma di sicurezza interna e avvalersi degli accordi di cooperazione con l’Europa, per esempio nei progetti di polizia con PAMECA (missione di assistenza dell’UE alla polizia albanese) e nei progetti parlamentari per le dogane e la giustizia, e in particolare del sostegno offerto dal patto di stabilità per l’Europa sudorientale diretto dal coordinatore speciale Erhard Busek. Vi sono stati progressi tangibili, ma i problemi, e le sfide, sono ancora enormi.

Questo accordo di stabilizzazione e di associazione è una pietra miliare per l’Albania nel percorso di avvicinamento ai livelli europei; il messaggio inviato dall’accordo non è solo politico, ma significa anche aiuto concreto e cooperazione. Adesso spetta all’Albania adempiere in toto gli obblighi previsti dall’accordo. Mi auguro che Tirana sfrutterà questa opportunità per migliorare il sistema giuridico, formare giudici e pubblici ministeri, migliorare l’applicazione della legge, il perseguimento dei reati, il controllo dei confini per mare e per terra e la cooperazione tra le forze di polizia.

Mi auguro inoltre che vi sarà una cooperazione rafforzata tra l’UE e l’Europa sudorientale, e vorrei in modo particolare che l’Albania facesse la sua parte nella creazione del centro SECI di Bucarest. Tale centro è una base per la cooperazione tra forze di polizia che potrebbe fungere da vivaio per qualcosa di simile a una versione di Europol per l’Europa sudorientale, e costituisce un’opportunità per combattere la criminalità organizzata. Gli accordi e la loro attuazione rappresentano sia un’importante sfida che un’opportunità, non solo per l’Albania, ma anche per noi, per l’Unione europea nel suo complesso.

 
  
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  Józef Pinior (PSE) (PL) Signor Presidente, l’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Albania, dall’altra, è un fondamentale successo dell’UE sulla via dell’integrazione dei Balcani occidentali nell’Unione europea.

L’Albania, avendo una popolazione di tre milioni e mezzo di musulmani nel centro del continente europeo, è un importante ponte per costruire una futura Europa fondata sulla mescolanza di culture e sulla tolleranza per le diverse tradizioni religiose e civiltà. L’accordo comunitario dà all’Albania l’opportunità di modernizzarsi, costruire una democrazia duratura e attuare riforme economiche. Un beneficio diretto sarà la creazione di un’area di libero scambio, dello Stato di diritto e di un’economia di mercato funzionante.

L’attuale fase di relazioni tra l’Unione europea e l’Albania ha indicato nuovi compiti e dischiuso nuove prospettive per la classe dirigente e la società civile albanese. Vi sono tre problemi su cui vorrei richiamare la vostra attenzione.

In primo luogo, vi è il problema di affrontare il nazionalismo e i tentativi di promuovere, tra la popolazione albanese, una strategia politica che invoca una grande Albania in altri paesi dei Balcani occidentali. Adesso l’Albania ha bisogno di riorientare i suoi interessi nazionali verso l’integrazione europea e la coesistenza pacifica in seno alla Comunità europea, e di riflettere sulla sua storia e sul suo ruolo nel mondo moderno. L’Albania deve percorrere la strada che altri paesi europei hanno percorso negli ultimi cinquanta anni.

La seconda questione è lo Stato di diritto, la lotta alla criminalità organizzata e l’incremento dei livelli di democrazia. L’Albania deve garantire il rispetto dei diritti delle minoranze nazionali, etniche e religiose.

Il terzo problema riguarda i diritti delle donne. Occorre una politica efficace che garantisca alle donne sicurezza e uguaglianza. E’ indispensabile porre fine alla violenza in famiglia contro le donne ed eliminare i fenomeni negativi menzionati nella relazione di Amnesty International del 30 marzo di quest’anno.

 
  
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  Simon Busuttil (PPE-DE). (MT) Anch’io vorrei unirmi ai pareri positivi espressi dai colleghi sull’accordo di stabilizzazione e di associazione con l’Albania. Tramite questo accordo, l’Albania lega irrevocabilmente il suo futuro in Europa. Sono convinto che, dopo l’isolamento politico che ha caratterizzato il passato, l’accordo permetterà al paese di compiere rapidi progressi sia economici che sociali e che questo avverrà a partire dalla prospettiva europea. Il viaggio tuttavia non sarà agevole.

Come indicato nel partenariato europeo con l’Albania che il Consiglio ha approvato all’inizio di quest’anno, il paese deve conseguire vari obiettivi, sia a breve termine che tra alcuni anni. Occorre chiarire che l’Albania necessita di una riforma globale e coraggiosa al fine di conseguire questi obiettivi; una riforma, per così dire, radicale, in diversi settori, soprattutto in quello della capacità amministrativa della pubblica amministrazione albanese. Sono necessari maggiori progressi in materia di diritti civili degli albanesi e nel settore giudiziario. Cambiare un paese e una società in questo modo non è certo facile, ma neppure impossibile.

Anche il mio paese, Malta, ha attraversato un cambiamento simile. Per un periodo lungo quasi 20 anni Malta ha intrapreso una fenomenale trasformazione. Tuttavia, la difficile strada che abbiamo imboccato ci ha messo in grado di soddisfare i criteri di Copenaghen, permettendoci così di unirci alla famiglia europea e di entrare a far parte dell’Unione europea, proprio come hanno fatto anche molti altri paesi. L’Albania dovrebbe guardare a questo accordo come a un passo estremamente importante che la condurrà alla sua patria naturale, ovvero all’adesione all’Unione europea. Oggi questa Assemblea dovrà inviare agli albanesi il chiaro messaggio che il Parlamento europeo sta seguendo da vicino gli sviluppi che li riguardano, ed essi potranno contare sul nostro sostegno e sulla nostra buona volontà.

 
  
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  Agnes Schierhuber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signora Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, accolgo favorevolmente la conclusione di questo accordo di stabilizzazione e di associazione tra l’Albania e l’Unione europea. E’ senz’altro nell’interesse dell’Unione europea aiutare paesi come l’Albania a conseguire una maggiore stabilità politica, sociale ed economica; a tal fine, non dobbiamo trascurare il fatto che, poiché l’Albania confina con la Grecia, che è uno Stato membro dell’UE, tentare di avvicinare l’Albania all’UE è la cosa più naturale del mondo.

Nonostante le riforme già attuate, l’economia albanese, in cui l’agricoltura e i settori correlati hanno una parte considerevole in quanto generano una quota significativa, il 24 per cento, del prodotto interno lordo, ha ancora enormi sfide da affrontare. Molti albanesi vivono di agricoltura di sussistenza e solo pochi prodotti vengono esportati. Molte aziende agricole non producono abbastanza per essere competitive.

Per questo motivo è di capitale importanza migliorare e rispettare gli standard per i controlli veterinari, i pesticidi, l’etichettatura e la registrazione degli animali applicati ai prodotti destinati all’esportazione. Di conseguenza, va sostenuta qualsiasi potenziale iniziativa suscettibile di aiutare a promuovere lo sviluppo dell’agricoltura e delle aree rurali, tenendo conto anche della necessità di prestare particolare attenzione al cambiamento strutturale e ai problemi posti dallo spopolamento delle zone rurali.

Infine desidero dire che, a mio avviso, l’accordo di stabilizzazione e di associazione è uno strumento adeguato per avvicinare maggiormente paesi come l’Albania all’Unione europea e ai suoi valori.

 
  
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  Paula Lehtomäki, Presidente in carica del Consiglio. – (FI) Signor Presidente, onorevoli deputati, in primo luogo sono estremamente felice che vi sia un forte e ampio impegno in seno a tutte le Istituzioni dell’Unione, compreso il Parlamento, per la prospettiva europea dei Balcani occidentali. Una delle principali misure concrete connesse al rafforzamento di questa prospettiva è naturalmente la flessibilità dei visti. Sosteniamo l’obiettivo di ottenere mandati per avviare colloqui finalizzati a definire un accordo sulla flessibilità dei visti che possa essere approvato dal Consiglio nel secondo semestre di quest’anno, e di concludere tali colloqui con tutti i paesi dei Balcani occidentali nel corso del prossimo anno.

Come è stato spesso affermato in questo dibattito, molto è stato fatto in Albania per rafforzare la prospettiva europea, ma molto resta ancora da fare. Una cosa è redigere una legislazione, tutt’altro paio di maniche è applicarla, per non parlare del cambiamento culturale che di solito richiede tempi ancora più lunghi. Va ribadito che il Consiglio si aspetta che l’Albania acceleri l’adozione di misure, in particolare per il rafforzamento della libertà dei mezzi di comunicazione, la restituzione delle proprietà e la corresponsione degli indennizzi, il miglioramento dell’amministrazione, la tutela delle minoranze e la garanzia che le elezioni amministrative si svolgano in conformità delle norme internazionali. Il cambiamento di cui l’Albania ha fatto e continuerà a fare esperienza non è semplice, il che significa che c’è molto lavoro da fare. E’ soprattutto l’Albania a disporre delle chiavi della soluzione.

 
  
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  Olli Rehn, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, mi sembra che ci sia ampio accordo in quest’Aula su quanto sia positivo questo nuovo passo per l’Albania e per la nostra politica nei Balcani occidentali. Certo, l’Albania deve intraprendere sforzi di riforma più risoluti e determinati, nonché impegnarsi a creare istituzioni adeguatamente funzionanti e una cultura democratica.

Convengo con il relatore, onorevole Ilves, sul fatto che questo accordo fornisce all’Albania un’opportunità d’oro per riformare il paese in conformità dello Stato di diritto e di tutti i principi democratici.

Al pari dell’onorevole Pack, anch’io ho notato la situazione tesa del paese nel corso dell’estate e il boicottaggio parlamentare attuato dall’opposizione. Tuttavia, sono lieto che la scorsa settimana si sia raggiunto un nuovo accordo politico che riflette un nuovo consenso sui mezzi di comunicazione e sulla riforma elettorale. Lo considero un segno dell’accresciuta maturità della cultura politica albanese. Tali iniziative dovranno essere ulteriormente portate avanti in futuro.

Mi è stato chiesto qual è la posizione della Commissione sui progressi della riforma elettorale in Albania. La Commissione ha fatto presente, sia al governo che all’opposizione, la necessità di riavviare senza indugio le discussioni in seno alla commissione parlamentare ad hoc sulla riforma elettorale. Abbiamo ribadito che le discussioni sulla riforma dovrebbero tenere conto delle raccomandazioni formulate dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE dopo le elezioni politiche dello scorso anno.

Condivido senza riserve l’opinione dell’onorevole Hatzidakis, secondo cui l’accordo di stabilizzazione e di associazione ci aiuta ad avvicinare il paese ai requisiti europei in materia di riforma elettorale.

Vi è inoltre la questione del magnetismo dell’Unione europea e della nostra posizione sull’eventuale candidatura all’adesione dell’Albania. A nome della Commissione e dell’Unione ho fatto presente alla dirigenza politica e all’opinione pubblica albanesi che, prima di poter prendere in considerazione ulteriori passi formali verso l’Unione europea, occorrerà conseguire, con il tempo, una nutrita serie di risultati nell’applicazione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione, nonché progressi concreti nell’attuazione delle riforme in loco. Adesso l’elemento cruciale delle aspirazioni europee dell’Albania deve essere attuazione, attuazione e ancora attuazione. Tale considerazione interessa soprattutto la necessità di contrastare la criminalità organizzata e la corruzione. Il governo albanese ha dimostrato la forte volontà di compiere effettivi progressi in questo ambito. Occorre sostenere tali sforzi facendo in modo che non violino i diritti fondamentali e democratici.

La Commissione presenterà una relazione a ottobre o novembre sui progressi compiuti dall’Albania nel contesto del pacchetto per l’allargamento di quest’anno. Sono estremamente lieto che il Parlamento europeo abbia investito molto tempo ed energia nel monitorare e portare avanti il dialogo politico con l’Albania. Sono sicuro che insieme riusciremo a conseguire positivi risultati nel preparare l’Albania al suo futuro europeo.

Concordo pienamente con i deputati che hanno sottolineato l’importanza di agevolare la concessione di visti ai paesi dei Balcani occidentali, compresa l’Albania. A luglio la Commissione ha avanzato proposte in relazione a mandati negoziali per concludere accordi sull’agevolazione dei visti per i Balcani occidentali. Sono molto lieto che la Presidenza finlandese intenda assicurare l’approvazione di tali mandati entro la fine di quest’anno.

L’Albania ha già adottato un accordo di riammissione, dunque mi auguro vivamente che sarà possibile negoziare rapidamente e applicare presto un accordo in materia di agevolazione dei visti. Sarebbe un evento positivo per la società civile e per le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, nonché per gli studenti, i ricercatori e tutti i cittadini. Tale evento contribuirebbe all’europeizzazione della società civile albanese, che è il nostro obiettivo comune.

 
  
  

(La seduta, sospesa alle 11.55, riprende alle 12.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. TRAKATELLIS
Vicepresidente

 
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