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Procedura : 2005/0183(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0234/2006

Discussioni :

PV 25/09/2006 - 13
CRE 25/09/2006 - 13

Votazioni :

PV 26/09/2006 - 5.6
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2006)0362

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 25 settembre 2006 - Strasburgo Edizione GU

13. Qualità dell’aria ambiente e un’aria più pulita in Europa - Strategia tematica sull’inquinamento atmosferico (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:

– la relazione (A6-0234/2006), presentata dall’onorevole Krahmer a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa [COM(2005)0447 – C6-0356/2005 – 2005/0183/(COD)]; e

– la relazione (A6-0235/2006), presentata dall’onorevole Corbey a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla strategia tematica sull’inquinamento atmosferico [2006/2060 (INI)].

 
  
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  Stavros Dimas, Μembro della Commissione.(EL) Signor Presidente, onorevoli deputati, innanzi tutto ringrazio i due relatori, l’onorevole Corbey, relatrice per la strategia tematica sull’inquinamento atmosferico, e l’onorevole Krahmer, relatore sulla proposta di direttiva relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa, e porgo loro le mie congratulazioni per l’eccezionale lavoro che hanno diligentemente compiuto. Rivolgo inoltre un ringraziamento speciale alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare per gli sforzi profusi sinora.

L’inquinamento atmosferico è e rimarrà uno dei principali problemi di sanità pubblica. A causa dell’inquinamento dell’aria l’aspettativa di vita oggi in Europa è scesa di otto mesi e mezzo. La qualità della vita di centinaia di migliaia di persone diminuisce ogni giorno di più e l’ambiente naturale è in pericolo, nonostante le significative riduzioni delle emissioni ottenute nel corso degli ultimi anni.

Dobbiamo intensificare la nostra azione. La strategia che proponiamo identifica dunque i provvedimenti che dobbiamo assumere in questa direzione. Essa prevede nuovi e inediti obiettivi nel settore della salute e dell’ambiente. Le misure sulle polveri sottili provocheranno una riduzione nelle previsioni dei decessi precoci, passando dal dato attuale di circa 350 000 a 160 000 nel 2020. Sarà questo l’esito dell’applicazione congiunta della strategia e di altre misure già concordate.

Per quanto concerne l’ambiente naturale, ci attendiamo che l’area degli ecosistemi a rischio di acidificazione si riduca di oltre il 50 per cento, mentre l’area degli ecosistemi a rischio a causa di livelli eccessivi di azoto dovrebbe diminuire di oltre il 30 per cento. Questi sono obiettivi ambiziosi che, se verranno conseguiti, produrranno benefici ambientali esponenziali.

La strategia ovviamente dovrà essere applicata in maniera efficace. La Commissione ha promesso di presentare misure a livello comunitario per migliorare l’aria ambiente. In tale contesto si affronterà anche il problema dell’inquinamento transnazionale. La strategia delinea alcune delle misure proposte a tal fine a livello comunitario. La Commissione ha già presentato una proposta atta a ridurre le emissioni delle autovetture e dei furgoni, comunemente chiamata proposta Euro 5, e la commissione per l’ambiente ha recentemente approvato la propria proposta di relazione. Ci si aspetta una proposta Euro 6 per le automobili e i furgoni, mentre altre proposte Euro 6 saranno avanzate per gli autoveicoli pesanti e gli autobus; sarà inoltre rivista la direttiva sui limiti massimi di emissione a livello nazionale in cui saranno fissati nuovi limiti per gli Stati membri. A tempo debito seguiranno altre misure relative alla combustione su piccola scala e sull’agricoltura. Tutte queste misure sono in via di preparazione e ovviamente saranno esaminate in dettaglio in conformità con i principi del miglioramento della legislazione.

Uno dei cardini della strategia è la proposta di rivedere la legislazione vigente sulla qualità dell’aria ambiente. Il testo mantiene i valori limite correnti per la qualità dell’aria. Le statistiche ufficiali dell’OMS confermano chiaramente la necessità di mantenere tali valori limite. La proposta introduce per la prima volta limiti vincolanti per le polveri sottili, note come PM2,5, ossia particelle con un diametro inferiore a 2,5 milionesimi di metro. Gli scienziati sono unanimi nel sostenere che tali particelle provocano gravi ripercussioni sulla salute umana. La proposta prevede l’entrata in vigore dei limiti massimi di concentrazione nel 2010. Nel contempo, sempre ai sensi della proposta, gli Stati membri dovranno cominciare a predisporre un monitoraggio accurato su siffatte particelle in tutta Europa. Saranno inoltre presi provvedimenti per ridurre i livelli medi di esposizione della popolazione alle microparticelle. Queste proposte devono essere approvate senza ritardi. Le ripercussioni sulla salute infatti sono estremamente gravi e i dati sono inconfutabili. Negli Stati Uniti gli obiettivi inerenti ai valori per il PM2,5 sono in vigore dal 1995. Le statistiche che corredano lo studio sull’impatto della proposta dimostrano che l’approccio che proponiamo per ridurre l’esposizione alle particelle sottili apporterà maggiori benefici alla popolazione a un costo minore rispetto all’introduzione di un limite più basso di PM2,5, come invece propone il Parlamento. La proposta della Commissione oltretutto concede agli Stati membri una maggiore flessibilità in relazione all’osservanza dei valori limite vigenti per la qualità dell’aria.

Il calcolo sui limiti non comprende le emissioni incontrollate provenienti da fonti naturali. Saranno inoltre concesse proroghe nei casi in cui gli Stati membri dovessero scontrarsi con gravi problemi nel conseguimento del rispetto dei limiti. Queste proroghe devono essere quanto più brevi possibile, in modo da salvaguardare la salute dei nostri concittadini e non penalizzare gli Stati membri che hanno compiuto sforzi seri e fattivi per assicurare il rispetto dei valori.

Commenterò molto brevemente alcuni dei principali emendamenti presentati dal Parlamento: per quanto riguarda la possibilità di allungare i termini, la Commissione propone di aggiungere cinque anni alla data in cui entreranno in vigore i valori limite, fissando quindi la scadenza alla fine del 2009 in congiunzione con lo strumento per escludere le emissioni da fonti naturali. Grazie a questa architettura gli Stati membri saranno decisamente in grado di ottemperare alla direttiva.

La commissione per l’ambiente ha proposto due periodi di cinque anni dalla data di entrata in vigore della direttiva. Ai sensi di tale proposta, l’osservanza verrebbe quindi posticipata al 2018 per valori limite già concordati nel 1999. Non è accettabile. In proposito il nuovo emendamento presentato in plenaria, l’emendamento n. 81, rappresenta un passo nella giusta direzione, ma non possiamo comunque accettarlo, in quanto, se accettassimo una formula di quattro anni più due dall’entrata in vigore della direttiva, l’osservanza slitterebbe al 2013 per valori limite sul PM10 già concordati nel 1999. Detto altrimenti, gli Stati membri avevano già riconosciuto tali soglie nel 1999.

Ai sensi della decisione del Consiglio e del Parlamento sul sesto programma d’azione comunitario per l’ambiente, la Commissione ha interpellato gli esperti dell’OMS sull’eventualità di modificare i valori limite vigenti sulla qualità dell’aria. La loro risposta è stata negativa. La Commissione pertanto non può accettare alcun indebolimento del valore massimo giornaliero per il PM10. Gli emendamenti nn. 46 e 81 puntano ad aumentare il numero dei giorni in cui tale limite può essere superato, passando da 35 a 55. Se tali emendamenti venissero approvati, allora, stando alle statistiche del 2004, verrebbe meno la necessità di adottare misure contro l’inquinamento atmosferico in città come Vienna, Francoforte, Bonn, Stoccarda e altre. In fondo la domanda che dobbiamo porci è la seguente: come possiamo meglio tutelare la salute dei cittadini? Abbassando il valore limite giornaliero o prendendo misure per contrastare il problema dell’inquinamento?

Per lo stesso motivo nemmeno l’emendamento che abbassa i valori limite può essere accolto, a meno che presupponga nuove misure comunitarie per ridurre l’inquinamento. Esso inoltre è in conflitto con il diritto di iniziativa delle Istituzioni. Oltretutto è impraticabile, perché è impossibile prevedere l’esito di misure che non sono ancora state presentate e quindi pregiudicherebbe il diritto dei cittadini all’aria pulita.

Ora credo di dovermi fermare.

 
  
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  Holger Krahmer (ALDE), relatore. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto desidero ringraziare per la cooperazione i relatori ombra del gruppo PPE-DE e del gruppo PSE, gli onorevoli Weisgerber e Corbey, ma voglio altresì ringraziare la Commissione insieme alla Presidenza austriaca e a quella finlandese per l’apertura e per la disponibilità al dialogo. Il fatto che non vi sia sempre un accordo totale su tutto, sia all’interno di quest’Aula che tra le Istituzioni, dovrebbe divenire la norma nella democrazia europea, poiché, pur avendo approcci che partono da prospettive diverse e pur avendo priorità diverse, ciò che veramente conta è avere un unico fine in mente, ossia l’esigenza di migliorare la qualità dell’aria in Europa.

E’ assodato ormai che molte patologie respiratorie e le conseguenze che ne discendono sono attribuibili ai livelli elevati di inquinamento atmosferico, soprattutto nelle aree e nelle conurbazioni densamente popolate dell’UE. L’inquinamento atmosferico non conosce confini e, quindi, il miglioramento della qualità dell’aria ambiente continua ad essere una grande sfida. Il problema dell’inquinamento atmosferico può essere risolto solo nel lungo termine e in un quadro europeo, in particolare intensificando le misure transnazionali. Per poter conseguire obiettivi ambiziosi, l’Unione deve dotarsi di ulteriori strumenti in futuro: l’aria pulita negli Stati membri può essere garantita solo se le direttive vigenti sono trasposte adeguatamente e se le nuove proposte legislative comunitarie saranno tese a ridurre le emissioni laddove agiscono coloro che provocano l’inquinamento.

Senza voler mettere in ombra le legittime preoccupazioni sullo stato dell’aria ambiente in Europa, desidero cogliere questa opportunità per sottolineare che la qualità dell’aria in Europa negli ultimi decenni è migliorata grazie a norme giuridiche più severe e al progresso tecnologico.

Prima del voto di luglio in seno alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e in vista del voto che ci accingiamo ad esprimere in plenaria, tutti e tre i principali gruppi dell’Assemblea hanno negoziato un pacchetto di emendamenti di compromesso che in sostanza mira, da un lato, a fissare valori limite e obiettivi ambiziosi e, dall’altro, a introdurre una maggiore flessibilità e una maggiore considerazione per le difficoltà con cui i singoli Stati membri si scontrano nel recepimento della direttiva in vigore. Consentitemi di illustrarne brevemente i punti salienti.

Comincerò con il PM10. L’Assemblea conviene ampiamente che il testo non è ambizioso, in quanto il valore medio annuale di 40 microgrammi per il PM10 rimarrà invariato anche dopo il 2010. Tale valore però viene già rispettato nella maggior parte delle città europee. La Commissione ha già annunciato l’introduzione di un valore medio annuale più rigoroso per il PM10 a partire dal 2010, ma, visto che la presente proposta non vi fa alcun accenno, i tre principali gruppi propongono che il valore limite del PM10 sia ridotto a 33 microgrammi a partire dal 2010.

Signor Commissario, trovo straordinario che, dinanzi alle critiche suscitate dai compromessi, lei continui a evitare di parlare di questo punto specifico. Per quanto concerne i valori limite annuali del PM10 è stata registrata una marcata flessione. Voglio precisare che tale risultato non è il frutto della diluizione dei valori limite che ha suscitato pesanti critiche delle organizzazioni ambientaliste.

Il valore limite giornaliero per il PM10, in virtù del quale la soglia dei 50 microgrammi può essere superata per un massimo di 35 giorni l’anno, è stato aspramente criticato da molti deputati, ma il fatto è che non esiste alcuna correlazione tra i valori giornalieri vigenti e le soglie annuali e che oltretutto il riferimento di 35 giorni è arbitrario. Nessuno in quest’Assemblea metterebbe in dubbio l’importanza di effettuare misurazioni giornaliere e di informare le categorie a rischio in merito all’aumento delle concentrazioni di agenti inquinanti. D’altro canto, nessuno scienziato serio ha ancora affermato che nel contesto della politica sanitaria il valore limite giornaliero sia più importante del valore annuale. Sono arcinoti i problemi che le città incontrano in merito all’osservanza del valore limite giornaliero e noi lasciamo i comuni in una sorta di impotenza organizzata. Ora è stato dimostrato che l’osservanza dei valori limite giornalieri è completamente scollegata da ogni provvedimento sull’aria pulita, in quanto dipende ampiamente da fenomeni atmosferici fortuiti.

La commissione per l’ambiente e i tre principali gruppi in Parlamento sostengono la proposta di compromesso secondo cui alle città e ai comuni colpiti da tale problema, oltre alla riduzione del valore del limite annuale di circa il 20 per cento, debba essere concessa – ma solo a determinate condizioni – una maggiore flessibilità e potranno darsi un valore limite di un massimo di 55 giorni invece di 35.

Alcuni potrebbero nutrire dubbi sulla correlazione tra i valori massimi annuali e giornalieri proposti dall’Assemblea, ma nessuno può seriamente affermare che siamo meno ambiziosi della Commissione e del Consiglio.

Ora passo al PM2,5, le particelle più sottili, che secondo tutti gli esperti, sono la fonte dei pericoli più gravi per la salute. Tuttavia, i dati europei sul PM2,5 sono ancora incerti e la maggior parte degli Stati membri non ha un’esperienza sufficiente nella misurazione.

Proponiamo pertanto una regolamento a due fasi per il PM2,5, che preveda in primo luogo un valore obiettivo dal 2010 in poi e, a partire dal 2005 un valore limite di circa 20 microgrammi; anche in questo caso la proposta è più ambiziosa di quella del Consiglio e della Commissione.

La maggioranza del Parlamento conviene che il valore medio annuale di 25 microgrammi, come propone la Commissione, manca di ambizione e dovremmo quindi ridurlo. Nella sua proposta la Commissione ha optato per una riduzione complessiva del 20 per cento del valore limite annuale per il PM2,5 senza prevedere alcuna ulteriore valutazione dell’impatto in merito alle azioni concrete e ai relativi costi per ogni singolo Stato membro. Come i colleghi della commissione, sono persuaso che sia comunque preferibile puntare a un modello graduato, con trattamenti diversi a seconda degli Stati membri, e che tenga maggiormente conto dei progressi compiuti, piuttosto che puntare a una riduzione generale.

Desidero esprimere un commento sull’articolo 20. Posso capire le critiche della Commissione e degli organismi esterni in merito alla regola del 5+5, che mira a introdurre un rinvio temporale per consentire l’osservanza dei valori limite. Abbiamo messo a punto un nuovo pacchetto denominato “4+2”, che rappresenta un passo verso la posizione assunta dalla Commissione, la quale, come sappiamo, propone un periodo di cinque anni. Tengo a reiterare che la qualità dell’aria in Europa potrà essere migliorata solo nel lungo periodo e solo attraverso azioni mirate a colpire il problema alla radice, ossia le cause dell’inquinamento. Guardo quindi alla Commissione nell’attesa che siano presentate le proposte che ha annunciato per ridurre l’inquinamento alla fonte.

 
  
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  Presidente. – La ringrazio molto, onorevole Krahmer. Lei però mi pone un piccolo problema. Il suo discorso è stato molto interessante – come, credo, possa confermare tutto il Parlamento – ma lei ha superato i due minuti e dieci secondi del tempo di parola che le era stato assegnato. Comprende bene che non posso mostrare la stessa generosità verso tutti i colleghi. Me ne scuso sin d’ora e mi auguro che cercherete tutti di rispettare il vostro tempo di parola. Lei è stato il primo deputato ad intervenire della discussione, vi prego quindi di considerare questo un gesto di disponibilità della Presidenza.

 
  
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  Dorette Corbey (PSE), relatore. – (NL) Signor Presidente, presumendo che il gesto di disponibilità si applichi anche al secondo oratore oggi in lista, cercherò di essere concisa. Signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io desidero iniziare con un breve ringraziamento ai relatori ombra, gli onorevoli Krahmer, Weisgerber e Wijkman, e agli altri relatori ombra che hanno contribuito a raggiungere questo risultato positivo. La qualità dell’aria rappresenta un problema sanitario di primaria importanza e quando, oltre sei mesi fa, ho cominciato a esaminare approfonditamente la questione, sono rimasta turbata per le proporzioni che esso assume nella realtà dei fatti.

Gli europei muoiono all’incirca nove mesi prima rispetto all’aspettativa media di vita a causa della qualità dell’aria, mentre sono 350 000 le persone che muoiono dieci anni prima. Milioni di persone soffrono di asma e di disturbi collegati. La cattiva qualità dell’aria non si ripercuote su tutti allo stesso modo. Gli abitanti delle grandi città, lungo le arterie ad alta percorrenza, i bambini e gli anziani sono infatti i più colpiti. Per di più l’inquinamento atmosferico e le piogge acide che esso provoca costituiscono un grave problema ambientale in ampie parti d’Europa, in particolare in Scandinavia.

E’ per tale ragione, signor Commissario, che ci aspettiamo una politica determinata, tesa a frenare l’inquinamento atmosferico ed è questo il motivo per cui siamo delusi per le proposte che lei ha presentato. La relazione dell’onorevole Krahmer e la mia relazione si pongono soprattutto come un atto di denuncia dell’atteggiamento indifferente verso l’inquinamento atmosferico. Chiediamo dunque che siano apportati tre cambiamenti a livello politico. Prima di tutto ci vogliono norme più severe, in secondo luogo deve essere assegnata maggiore attenzione all’attuazione e in terzo luogo deve essere dispiegata un’azione per affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico alla fonte.

Per cominciare innanzi tutto dalle norme, la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare in entrambe le relazioni chiede un approccio più ambizioso, un elemento assolutamente imprescindibile. Nella strategia tematica il livello prescelto di ambizione è compreso su una scala di A, B e C cui si aggiunge lo scenario riguardante la massima riduzione tecnicamente fattibile. Tutti gli studi sulla valutazione d’impatto indicano che lo scenario di massima riduzione è comunque efficiente dal punto di vista dei costi e che lo scenario ideale è da ricercare tra B e C. Tuttavia la Commissione, tra l’altro senza fornire ulteriori spiegazioni, ha optato per il livello di ambizione A+, che in termini di sanità pubblica è una scelta incomprensibile. Un livello più elevato di ambizione è possibile, come dimostrano gli Stati Uniti, ed è anche molto efficace dal punto di vista dei costi, come risulta chiaramente da tutti gli studi che suffragano siffatto concetto.

Benché le proposte delineate nella mia relazione costino forse alcuni miliardi in più, esse però permettono di realizzare vantaggi incontestabili sul versante sanitario. Rappresentano inoltre indiscutibili incentivi per l’innovazione. Nella direttiva la Commissione propone un nuovo parametro per le particelle più sottili, il PM2,5. Le particelle più sottili sono più dannose per la salute e oltretutto il limite è più preciso, in quanto esse contengono meno componenti naturali come il sale marino e la sabbia del deserto. Il PM2,5 è pertanto una misura migliore, nonostante l’introduzione del tutto deludente che ne ha fatto l’Esecutivo. Il Parlamento ha chiesto un obiettivo e un valore limite di 20 µg/m3 per il PM2,5. E’ notevolmente meglio rispetto ai 25 µg proposti dalla Commissione e dal Consiglio, ma è inferiore rispetto ai 15 µg che vigono negli Stati Uniti e ai 10 µg raccomandati dall’OMS.

In realtà vorrei proprio vedere come la Commissione riuscirà a integrare il livello di ambizione che il Parlamento ha indicato per la strategia nella futura legislazione e nella direttiva sui limiti nazionali di emissione. Potrebbe rilasciare un commento su questo punto, signor Commissario? E’ disposto a seguire il ragionamento del Parlamento e ad optare per un livello di ambizione che si collochi tra B e C?

Sono necessari standard migliori, come ho detto prima, ma questo è solo uno dei tre pilastri. Il nostro secondo pilastro è l’attenzione da assegnare all’attuazione. Finora gli sforzi dispiegati dagli Stati membri nel complesso non sono stati convincenti. Solo quattro Stati membri rispettano pienamente i valori limite indicati nella presente direttiva. Tocca alla Commissione garantirne l’osservanza, e oltretutto è necessario, poiché l’inquinamento atmosferico è un problema transnazionale. Dal momento che, ad esempio, la metà dell’inquinamento in Olanda proviene dall’estero, è impossibile che tale paese da solo riesca a migliorare la qualità dell’aria, e deve quindi poter contare su Belgio, Regno Unito e Germania affinché compiano ogni sforzo per contrastare l’inquinamento ambientale. Per contro l’Olanda esporta quantitativi elevatissimi di inquinamento, motivo per cui i paesi scandinavi, la Germania e il Belgio devono poter contare sull’Olanda affinché prenda i provvedimenti adeguati per migliorare la qualità dell’aria.

Finora la Commissione non ha reagito in maniera molto convincente nei confronti degli Stati membri che superano i limiti. Introducendo nuovi provvedimenti nella direttiva, la commissione per l’ambiente spera di spingere la Commissione ad assumere un ruolo più attivo. Gli Stati membri avranno il chiaro obbligo di compiere sforzi. Alcuni paesi necessitano di più tempo rispetto ad altri per rientrare entro i valori limite. Lo comprendo, ma essi devono attivarsi in tal senso, e credo che non debbano essere fatte eccezioni in assenza di un impegno attivo. Solo a fronte di sforzi adeguati potranno essere previste eccezioni. Contrariamente a quanto suggerisce il testo della Commissione, le eccezioni non sono un premio per l’inerzia, e l’emendamento n. 6 lo evidenzia a chiare lettere.

Il terzo pilastro prevede una politica ambiziosa sulle fonti. Senza siffatta politica, senza una politica mirata a rendere meno inquinanti le automobili, il traffico merci, i trasporti e l’industria, per gli Stati membri, e certamente per gli Stati membri più densamente popolati, è estremamente difficile migliorare la qualità dell’aria. Si evince pertanto che la qualità dell’aria può essere innalzata solo mettendo un freno al traffico e all’industria. Misure di questo genere però sono drastiche e al contempo poco efficaci e oltretutto saranno poi le autorità locali, più delle altre, a doverne pagare il conto e ovviamente questo è inammissibile.

Una politica seria sulle fonti ha un effetto positivo sull’aria, sull’ambiente, sulla sanità pubblica e, in ultima analisi, riduce il consumo di energia e tutela il clima in ragione della riduzione delle emissioni di CO2. In questo modo si favorisce altresì l’innovazione: infatti le automobili meno inquinanti e che consumano meno, ad esempio, si vendono di più. Per tale ragione la commissione per l’ambiente desidera inserire nella direttiva l’articolo 30A, in cui si chiede una politica sulle fonti entro il 2010. Pertanto la strategia propone un accordo interistituzionale in cui si possa innestare la politica sulle fonti. Inoltre gli Stati membri, nel caso in cui non sia prevista siffatta politica, devono avere la possibilità di prendere le proprie misure sulle fonti al di fuori dal contesto del mercato.

L’inquinamento atmosferico è un problema grave, ma la buona notizia è che può essere risolto, purché da parte nostra vi sia la disponibilità a dar prova di volontà politica. La commissione per l’ambiente, a mio parere, ha definito una base solida con questi tre pilastri. Nel nuovo compromesso abbiamo conferito maggiore efficacia ai provvedimenti, che quindi sono stati migliorati rispetto alla versione precedente. Rinnovo la mia gratitudine a tutti quelli che hanno reso un contributo, in particolare agli onorevoli Krahmer, Weisgerber e Wijkman. Attraverso norme più rigorose, una maggiore attenzione all’attuazione e una politica sulle fonti abbiamo apportato alcune modifiche politiche di fondamentale importanza. Questo approccio infatti è il vessillo di una nuova Europa, più vicina ai cittadini, che mira a attuare le normative a livello di governo nazionale e di amministrazioni locali, tenendo conto dell’innovazione.

 
  
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  Anja Weisgerber, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, le costruttive trattative con i relatori hanno portato a un compromesso sostenibile.

Se vogliamo realizzare il nostro principale obiettivo, ossia un miglioramento effettivo e duraturo nella qualità dell’aria, è vitale stabilire valori limite, i quali però di per sé non possono migliorare la qualità dell’aria; è possibile tagliare questo traguardo solo attraverso un’azione efficace in materia di emissioni, come la proposta Euro 5 che è già stata presentata e che introduce l’obbligo di installare filtri per le polveri sottili sui nuovi autoveicoli. E’ primariamente alla Commissione che chiediamo ulteriori misure, ad esempio sotto forma di norme sulle fonti residenziali di combustione, la proposta Euro 6 sui veicoli pesanti, nonché l’introduzione di valori limite europei sui motori navali.

In linea generale vogliamo prendere le distanze dalle azioni che generalmente suscitano tanto clamore nei media, ma che sono solo misure a breve termine di natura temporanea; vogliamo invece dirigerci verso misure a lungo termine che, affrontando il problema alla radice, proteggono la salute in maniera più efficace. Per questo motivo i nostri valori limite annuali, ossia 33 milligrammi per metro cubo, sono più ambiziosi di quelli della Commissione, ed è sempre per questo motivo che vogliamo più flessibilità a livello locale per i valori massimi giornalieri i quali, com’è stato dimostrato, sono ampiamente soggetti agli influssi meteorologici; oltretutto è assodato che l’esposizione a lungo termine è più pericolosa, ed è questo il punto su cui dobbiamo concentrarci.

Riducendo i valori limite annuali per le polveri sottili, miriamo a creare incentivi per progetti sostenibili e a lungo termine come le zone ambientali o l’introduzione di filtri per le polveri sottili. Valori limite annuali più rigorosi e un’effettiva riduzione dell’inquinamento a lungo termine apporteranno più benefici alla popolazione rispetto a misure quali la chiusura delle strade per periodi di 24 ore.

Anche a livello nazionale e locale devono essere presi tutti i provvedimenti necessari e adeguati per migliorare la qualità dell’aria e noi stiamo varando gli incentivi giusti anche a questo fine. Le autorità locali potranno beneficiare di proroghe nelle scadenze per un massimo di sei anni solo se produrranno programmi d’azione in cui si dimostri che, proporzionatamene alle loro capacità, hanno preso ogni provvedimento possibile per migliorare la qualità dell’aria; inoltre questa possibilità non sarà aperta a tutti, ma solo alle autorità che riusciranno a dimostrare di essere alle prese con condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli causate, tra l’altro, anche dalla collocazione della loro zona di competenza all’interno di bacini.

Questi chiari messaggi rappresentano l’essenza del compromesso, il quale si pone quindi come un mezzo uniforme ed efficace per conferire alla salute pubblica la protezione di cui necessita.

 
  
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  Riitta Myller, a nome del gruppo PSE.(FI) Signor Presidente, convengo con il relatore, la direttiva non ci porterà più vicino all’obiettivo di avere un’aria ambiente di buona qualità. E’ positivo che le polveri sottili, il PM2,5, siano inserite nella direttiva e che in proposito siano fissati valori limite vincolanti. Il valore limite proposto dalla Commissione e sostenuto dal Consiglio è di 20 microgrammi, come è già stato accennato più volte in questa sede. E’ stato anche detto che il Parlamento chiede un valore più rigoroso. E’ tutto molto positivo, ma se raffrontiamo la proposta al parametro proposto, ad esempio, dall’OMS, grazie al quale arriveremmo ad avere condizioni tali da non causare più alcun danno alla salute umana e senza alcun effetto avverso sui livelli di tolleranza della natura, il valore limite proposto nel testo è semplicemente troppo elevato. L’OMS propone 10 microgrammi e, come è già stato accennato, gli Stati Uniti e il Canada sono già arrivati a un valore pari a 15.

L’inquinamento atmosferico si annovera tra i principali problemi ambientali dell’Europa e la popolazione vi è esposta. In questa sede si è parlato di 360-400 000 decessi precoci all’anno. A prescindere dal dato preciso, è comunque una cifra elevata. Il valore limite fissato può avere un impatto effettivo sul numero di vite umane che possono essere salvate. Se la raccomandazione dell’OMS dovesse entrare in vigore, potranno essere salvate diverse decine di migliaia di vite umane. Con i valori attualmente proposti arriveremo solo ad alcune migliaia. Il Parlamento però chiede valori limite più severi per le polveri sottili, e ne convengo. Non condivido però la proposta di prorogare la scadenza per l’attuazione. Spero che riusciremo a migliorare questo punto.

Sono relatrice per l’ultima fase del sesto programma d’azione comunitario per l’ambiente, che fissa obiettivi relativamente ambiziosi e che si applica anche alla qualità dell’aria. Esso punta a scongiurare ogni genere di danno alla salute umana. Ora dobbiamo ammettere che con questa prima strategia legislativa tematica, che è tesa a perseguire gli obiettivi del sesto PAA, non conseguiremo la meta. In questo modo ne usciranno quindi indeboliti anche gli obiettivi concordati per il sesto PAA.

 
  
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  Jules Maaten, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, l’importanza dell’aria pulita naturalmente è fuori da ogni discussione, ed è altresì palese che i benefici che ne derivano superano abbondantemente i costi. Lo scopo di questa normativa – e mi riferisco principalmente alla proposta di direttiva – è del tutto positivo e sostengo in particolare gli sforzi profusi dall’onorevole Krahmer per renderla quanto più funzionale possibile. Dobbiamo però chiederci se noi nell’Unione europea siamo sulla strada giusta e se la legislazione che stiamo redigendo non abbia solo un mero valore simbolico.

Perché dico questo? Dal canto nostro vogliamo introdurre norme severe negli Stati membri, ma questi stessi Stati membri non riescono nemmeno a rispettare le vecchie norme sulla qualità dell’aria. Dall’entrata in vigore della direttiva sulla qualità dell’aria nel 2005, che specifica le soglie per le particelle PM10, dieci Stati membri non rispettano le norme. Anche prima del 2005 alla Commissione avrebbe dovuto apparire ovvio che gli Stati membri non sarebbero riusciti a rispettare i valori limite senza una politica sistematica sulle fonti atta a imporre restrizioni sui fumi di scarico delle automobili, degli autotreni e delle navi.

Tra il 2002 e il 2004 circa il 96 per cento delle città superava i limiti giornalieri, mentre i limiti annuali venivano superati in diverse regioni dell’Europa meridionale, nel Benelux e in Germania, come pure nell’Europa centro-orientale, per un totale di circa il 73 per cento delle città. Senza misure alla fonte, che anni fa la Commissione aveva spesso annunciato, non ha scopo fissare valori più o meno rigorosi per il PM10 o il PM2,5 per non parlare poi dell’azoto.

Senza misure a monte gli Stati membri non riusciranno a ottemperare ai valori limite, e ovviamente sono lieto che la Commissione abbia confermato di voler produrre tutti questi provvedimenti, anche se non subito. Esiste una grandissima opposizione in seno all’Esecutivo su questa politica e in effetti anche in Parlamento. Le misure locali a breve termine non sortiscono effetti. Una politica efficace deve infatti vertere su misure a lungo termine che devono quindi includere anche la politica sulle fonti, cosa che però non rientra nella presente proposta. L’oggetto della normativa è lodevole, ma la via imboccata per raggiungerlo è opinabile.

 
  
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  Satu Hassi, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FI) Signor Presidente, onorevoli colleghi, com’è già stato detto, l’inquinamento atmosferico uccide prematuramente oltre 300 000 europei ogni anno. Gli esperti di salute ambientale hanno decretato che la proposta della Commissione è clamorosamente inadeguata, ma il Parlamento europeo vuole forse peggiorarla ulteriormente? La maggioranza della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare in effetti propone di rendere le norme meno rigorose. Ha posticipato l’entrata in vigore di oltre 10 anni e raddoppierebbe il numero di giorni in cui possono essere superati i valori limite, passando da 30 a 55 all’anno. Ha addotto il pretesto secondo cui in un lontano futuro i valori limite annuali scenderanno da 40 a 30 microgrammi per metro cubo. E’ un miglioramento fittizio, però, in quanto il valore limite attuale, se potrà essere superato per oltre 35 giorni, in pratica corrisponde a una media annua di 30 microgrammi.

E’ falso che in base ai valori limite giornalieri le aziende produrrebbero un impatto trascurabile sulla salute. Al contrario gli ospedali si troverebbero costretti ad accogliere più pazienti con patologie cardiache nelle giornate in cui vengono superati i livelli massimi di inquinamento. A giustificazione di questa scandalosa proposta della commissione per l’ambiente è stato detto che gli Stati membri non avrebbero potuto fare di meglio. Gli stessi Stati membri in Consiglio, però, hanno provvisoriamente concordato una linea più rigorosa che prevede un posticipo di soli tre anni. A seguito di questi primi segni di accordo in Consiglio i tre principali gruppi politici hanno definito una proposta di compromesso ancora più allettante, che comunque prevede un rinvio più lungo dell’entrata in vigore rispetto alla proposta del Consiglio dei ministri.

E’ stato sconcertante constatare che i negoziatori di certi gruppi si facevano guidare dall’industria automobilistica. Sarebbe veramente una vergogna se i principali gruppi politici del Parlamento soccombessero alle pressioni delle lobby dell’industria automobilistica.

Onorevoli colleghi, mi appello a voi affinché non approviate la proposta della commissione per l’ambiente o dell’onorevole Weisgerber e altri di posticipare l’entrata in vigore della normativa e vi invito a difendere il diritto dei cittadini a respirare aria pulita.

 
  
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  Jonas Sjöstedt, a nome del gruppo GUE/NGL.(SV) L’inquinamento atmosferico è la causa dei principali problemi di salute pubblica all’interno dell’Unione europea. I calcoli effettuati dalla Commissione dimostrano che ben 370 000 decessi precoci all’anno sono attribuibili alle emissioni nell’atmosfera. Le emissioni di particolato sono la prima causa di tali decessi prematuri rispetto all’aspettativa di vita, a cui si aggiungono tutti i problemi sanitari che colpiscono le persone sotto forma di asma o allergie di vario genere, soprattutto i bambini che sono la categoria più vulnerabile. L’inquinamento atmosferico inoltre provoca gravi problemi ambientali, ossia l’eutrofizzazione, l’acidificazione e l’ozono a livello del terreno. Sono chiari i motivi di ordine sanitario e ambientale per cui si rendono necessari limiti severi sulle emissioni. Anche le stime di natura socioeconomica hanno portato alla stessa conclusione. La società trarrebbe notevoli vantaggi se venissero meno i costi dovuti alle emissioni.

Per tali ragioni la strategia tematica avanzata dalla Commissione e la proposta di direttiva sul miglioramento dell’aria ambiente appaiono deludenti. Il livello di ambizione è molto basso. Ancora una volta ci è stato tristemente confermato che una politica ambientale ambiziosa non è una priorità per questa Commissione europea. Purtroppo anche le proposte di relazione stilate dalla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare sono frutto di compromessi inadeguati. Le decisioni ivi delineate semplicemente non sono idonee ad apportare soluzioni efficaci ai problemi. Il gruppo GUE/NGL ha quindi presentato una serie di emendamenti per conferire maggiore rigore alle proposte di direttiva. Sono diversi gli scopi che soggiacciono ai vari emendamenti. Prima di tutto vogliamo eliminare le deroghe eccessivamente generose che sarebbero concesse agli Stati membri e che posticiperebbero inutilmente di diversi anni la messa in atto della direttiva. Per quanto concerne l’obiettivo di riduzione dell’esposizione, riteniamo che debba essere vincolante e che debba essere portato al 25 per cento. In relazione al limite di concentrazione delle polveri sottili vogliamo che sia ridotto a 10 microgrammi, in modo da essere in linea con il livello raccomandato dall’OMS per i paesi industrializzati. Reputiamo inoltre che le stesse norme per mantenere basso il livello di inquinamento debbano essere introdotte ovunque a prescindere dalle fonti naturali di emissione. Altrimenti si verrebbero a creare ambienti diversi per popolazioni diverse a seconda del luogo di residenza. Questa è la nostra posizione.

Signor Presidente, voglio usare l’ultimo mezzo minuto a mia disposizione per esprimere un ringraziamento a titolo personale. Domani presenterò le mie dimissioni dalla carica di deputato al Parlamento europeo, quindi questo è stato il mio ultimo intervento in Aula. Desidero ringraziare i colleghi con cui ho lavorato in questi 11 anni. E’ stato un piacere lavorare in quest’Assemblea. Desidero inoltre ringraziare i servizi del Parlamento e soprattutto gli interpreti. Grazie molte.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – Onorevole Sjöstedt, partecipo con grande commozione a questo momento. A nome dell’Assemblea posso garantirle che il suo contributo ai nostri dibattiti è stato motivo di grande soddisfazione per noi tutti. Lei è deputato al Parlamento da molto tempo ed è molto stimato anche al di fuori del suo gruppo, lo posso testimoniare.

(Applausi)

 
  
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  Liam Aylward, a nome del gruppo UEN. – (EN) Signor Presidente, anch’io desidero esprimere i miei migliori auguri per il futuro all’onorevole Sjöstedt.

In veste di membro della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sostengo la strategia sulla qualità dell’aria delineata dalla Commissione. Tale strategia definisce una serie di obiettivi sanitari e ambientali insieme a obiettivi per la riduzione delle emissioni dei principali agenti inquinanti. La Commissione infatti si impegna a presentare una serie di iniziative settoriali aventi i seguenti obiettivi: la riduzione delle emissioni dovute al trasporto merci, la riduzione delle emissioni di ammoniaca ad uso agricolo, l’incremento delle misure di prevenzione integrata e di controllo dell’inquinamento per le unità più piccole, norme più severe sulle emissioni dei veicoli e l’attuazione di una direttiva sui limiti nazionali alle emissioni.

Riconosciamo tutti i sostanziali benefici che discendono dalla riduzione dell’inquinamento ambientale e sosteniamo gli approcci integrati ed efficaci dal punto di vista dei costi per conseguire miglioramenti nella qualità dell’aria. Senza dubbio anche maggiori investimenti nelle energie rinnovabili e nel settore dei biocarburanti concorreranno a creare un ambiente più pulito.

Recentemente la commissione per l’ambiente ha approvato a larga maggioranza la mia relazione sul futuro del settore dei biocarburanti. Consentitemi dunque di elencarvi i punti salienti del testo. Le emissioni dei gas ad effetto serra dei biocarburanti sono del 40-80 per cento inferiori rispetto a quelle prodotte dai carburanti fossili. I biocarburanti inoltre rappresentano nuove fonti di reddito per gli agricoltori grazie a un’agricoltura multifunzionale sulla falsariga dell’obiettivo della PAC.

L’Unione europea deve essere audace nelle strategie che persegue per promuovere l’uso dei biocarburanti. Dobbiamo stimolare una maggiore domanda di biocarburanti in Europa e dobbiamo garantire che il settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo per il periodo 2007-2013 sia fortemente improntato alla promozione del settore dei biocarburanti negli Stati membri.

Mi sembra che conveniamo tutti sul fatto che il potenziale dell’energia rinnovabile sia un mezzo importante per stimolare l’occupazione e creare un valore aggiunto nelle aree rurali. Lo scorporo del sostegno al reddito per la produzione, introdotto dalla PAC nel 2003, concorrerà a favorire la produzione su base continuativa di specie idonee alla produzione di energia. L’avvento dei biocarburanti rappresenta una buona notizia per il settore agricolo europeo e in Irlanda è particolarmente positivo per la protezione dell’ambiente a medio e lungo termine.

Nell’Unione europea occorre un’azione ferma per promuovere il settore dei biocarburanti. Siamo consci dell’importanza del comparto. Ne conosciamo i benefici ambientali, quindi vi invito tutti a mobilitarvi per raccogliere insieme la sfida.

 
  
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  Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signor Presidente, in nessun altro Stato membro si è discusso così tanto di qualità dell’aria come nel mio paese. Per come la vedo, i problemi di grande attualità nei Paesi Bassi dovrebbero essere evidenti anche in quasi tutti gli altri Stati membri, in particolare nelle aree urbane. L’accordo raggiunto tra i gruppi politici apre la possibilità di posticipare – giustamente – l’entrata in vigore dei valori limite per il PM10, ed io chiederò al mio gruppo di votare a favore di questa possibilità. Infatti desidero richiamare l’attenzione sull’emendamento n. 76, poiché l’accordo – erroneamente – non tiene minimamente in conto l’ossido di azoto. Chiedo pertanto ai colleghi di sostenere questo emendamento.

Ora mi rivolgo al Commissario Dimas. Finora, signor Commissario, lei ha sempre affermato che la Commissione non può accettare l’idea di un eventuale posticipo per la concomitanza di nuove misure dell’Esecutivo. Domani noterà che ha dinanzi a sé un’ampia maggioranza. Di sicuro la settimana scorsa avrà anche letto la relazione dell’Istituto per la politica ambientale europea in cui si afferma che combinare le due componenti sarebbe cosa positiva. Non c’è veramente alcuna possibilità di raggiungere una posizione di compromesso su questo punto?

Infine, desidero naturalmente esprimere un ringraziamento ai due relatori. So che può essere molto complicato negoziare su tutti i problemi nell’ambito di un tema tanto delicato come questo, ma i relatori hanno svolto egregiamente tale ruolo, motivo per cui sono loro grato. Onorevole Sjöstedt, la ringrazio tantissimo per il grande lavoro di squadra. Che Dio la benedica.

 
  
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  Irena Belohorská (NI). – (SK) Desidero ringraziare i due relatori per il lavoro svolto su questo importante tema. E’ noto che l’inquinamento atmosferico riduce di ben nove mesi l’aspettativa media di vita. Oltre la metà degli europei vive in una situazione in cui il limite di concentrazione giornaliera viene superato per oltre 35 volte l’anno. Nell’Unione europea i fanalini di coda sono il Benelux, l’Italia settentrionale e i nuovi Stati membri.

L’inquinamento atmosferico è causa di diverse patologie respiratorie e di altri tipi di disturbi. Ai sensi dell’articolo 152 del Trattato CE la sanità pubblica rientra nella sfera di competenza degli Stati membri, e l’Unione europea ha solamente poteri limitati in tale ambito. Di conseguenza, bisogna trovare il modo di consentire all’Unione europea di agire indirettamente, ossia per mezzo di altre politiche, al fine di migliorare la salute. Il miglioramento della qualità dell’aria è senz’altro un esempio di tali politiche.

Se gli Stati membri, e soprattutto i nuovi paesi membri – per cui il diritto comunitario è ancora un’area giuridica nuova cui si aggiungono i gravi problemi economici con cui sono alle prese – dovranno attuare la direttiva quadro nei rispettivi ordinamenti giuridici insieme a quattro altre normative, tre direttive sorelle e una decisione del Consiglio, è chiaro che l’attuazione sarà colma di difficoltà, errori e lacune. Per l’opinione pubblica sarà difficile identificare le norme comunitarie vincolanti sulla qualità dell’aria. Sono quindi lieta che la presente proposta semplificherà di oltre la metà la legislazione in atto. L’Unione europea necessita di obiettivi a lungo termine, controlli e verifiche severe sull’attuazione della direttiva da parte degli Stati membri.

D’altro canto, l’UE dovrebbe adottare regole trasparenti e più centrate sulla limitazione delle emissioni di agenti inquinanti. Gli obiettivi fissati nella normativa, che sia sul PM10 o sul PM2,5, o sulla data in cui la direttiva entrerà in vigore, devono essere ambiziosi ma al contempo realistici. Altrimenti ci esporremo al rischio del mancato rispetto da parte degli Stati membri. In proposito è importante comprendere che anche le attività comunitarie più motivate saranno vane se l’Unione non si impegnerà in una cooperazione globale, poiché l’inquinamento atmosferico proverrà dall’estero e non saremo certo in grado di fermarlo.

 
  
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  John Bowis (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, se volete sapere il motivo per cui stiamo tenendo questo dibattito, venite con me a Oxford Street, nel mio collegio elettorale di Londra, dove si sente l’odore, il sapore e la sensazione di inquinamento atmosferico, il problema che stiamo cercando di combattere. In epoche passate si rese necessario affrontare il problema dello smog mediante leggi sulla qualità dell’aria, che vietarono l’uso del carbone nelle abitazioni, nell’industria e nel settore ferroviario.

Ora siamo dinanzi alla sfida delle polveri sottili e degli effetti prodotti sull’apparato respiratorio e cardiovascolare dei nostri elettori, che comportano un maggiore ricorso a farmaci, milioni di giorni lavorativi persi ogni anno e decessi precoci. Nel mio collegio elettorale sono 1 000 le persone che muoiono precocemente a causa dell’inquinamento, mentre altre 1 000 devono ricorrere a cure ospedaliere. E’ stato stimato che l’inquinamento da PM2,5 riduce di circa otto mesi l’aspettativa di vita. E’ questa la sfida. Per tale ragione dobbiamo affrontare l’inquinamento alla fonte in relazione alle autovetture e ai veicoli pesanti, alle navi, nel campo dei carburanti agricoli e dei prodotti che utilizzano grandi quantitativi di energia e via dicendo. Tuttavia, dobbiamo affrontarlo anche attraverso questa direttiva, semplificando gli strumenti giuridici precedenti e promulgando la nuova norma sulle polveri sottili, il PM2,5, proprio perché sappiamo che sono gli agenti più pericolosi per la salute umana. Occorre una direttiva forte e la Commissione giustamente ci ricorda che non dobbiamo ritornare sugli elementi su cui era già stato trovato un accordo. La mia delegazione voterà certamente a favore di norme più audaci ed efficaci da attuarsi quanto prima possibile.

Ringrazio i due relatori che hanno traghettato i testi dalla commissione alla plenaria ed esprimo i miei migliori auguri alla Commissione per i suoi lavori. Faccio altresì gli auguri all’onorevole Sjöstedt, amico e collega della commissione per l’ambiente. Visto che porterà le sue competenze ambientali oltreoceano, speriamo che riesca a influenzare anche gli americani affinché comprendano la necessità di misure ambientali di questo genere.

 
  
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  Matthias Groote (PSE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, sono grato ai relatori per il lavoro svolto e per l’apertura al compromesso che si riflette negli emendamenti. La qualità dell’aria costituisce il metro di valutazione della qualità della vita. Ogni anno nell’Unione europea oltre 300 000 persone muoiono prematuramente a causa delle polveri sottili; è una situazione insostenibile che deve finire e quindi è buona cosa che si stia sviluppando una strategia e che sia stata presentata una direttiva sulla qualità dell’aria e sull’aria pulita in Europa.

La principale preoccupazione rispetto al miglioramento della qualità dell’aria verte sui valori limite per le polveri sottili PM10 e PM2,5. Il 21 giugno la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare si è espressa a favore di valori limite ambiziosi. Per gli Stati membri è importante che non siano definiti solamente i valori limite per una buona qualità dell’aria, ma anche i mezzi per garantirne il rispetto, e cito ad esempio la norma Euro 5 sulle emissioni per le automobili private.

Oltre agli strumenti, pure il fattore tempo svolge un ruolo essenziale nel rispetto dei valori limite; anche se venissero immediatamente definiti valori limite più rigorosi per le automobili, ci vorrebbe del tempo prima che sulle strade europee circolino più autoveicoli meno inquinanti. I compromessi su cui siamo chiamati a votare garantiscono valori limite più severi insieme a un calendario realistico, in modo che gli strumenti possano funzionare e i limiti possano essere rispettati. L’identificazione di valori limite ambiziosi per la qualità dell’aria e lo sviluppo di strumenti atti a garantire che siano conseguiti sono fattori che possono migliorare la qualità dell’aria e quindi anche la qualità della vita in Europa negli anni a venire, ed è questa la meta cui dobbiamo tendere.

Infine devo altresì ringraziare l’onorevole Sjöstedt, il quale in veste di relatore ombra ha lavorato con me alla fine dei negoziati sulla proposta Euro 5. Io sono deputato al Parlamento europeo da poco tempo – solo dieci mesi – ma posso dirti, Jonas, che in questo periodo sei diventato un caro collega per me. Ti auguro ogni successo per la tua futura carriera e ti faccio i miei migliori auguri.

 
  
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  Sarah Ludford (ALDE).(EN) Signor Presidente, non faccio parte della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, ma, come l’onorevole Bowis, rappresento Londra, la città tradizionalmente nota per lo smog. L’aria di Londra oggi è molto inquinata e la città è il fanalino di coda in Europa. I limiti comunitari di inquinamento atmosferico vengono significativamente superati sulle principali arterie stradali della città, nel centro e nella zona dell’aeroporto di Heathrow, dove il biossido di azoto è il doppio rispetto al limite massimo a causa della presenza congiunta di aerei e di autoveicoli.

Accolgo con favore gli elementi positivi contenuti nelle nuove proposte e nella relazione Krahmer, come la razionalizzazione della legislazione, una maggiore accessibilità pubblica ai risultati del monitoraggio, nuovi limiti sulle polveri sottili e norme più severe sugli altri agenti inquinanti. Tuttavia, sono molto preoccupata per le ricadute che potrebbero ripercuotersi sulla mia città, se venissero rinviate le scadenze, spostandole dal 2010 al 2018, per le aree più a rischio.

Agli abitanti di Londra si chiederebbe un atto di fiducia nel governo britannico o nel sindaco, se si dovesse ricorrere al rinvio laddove è veramente impossibile rispettare la scadenza del 2010. Tuttavia, la riduzione del traffico stradale e aereo dipende sicuramente dalla volontà politica. Una barriera che separa il governo britannico dall’obiettivo di creare una terza pista a Heathrow è rappresentata dai limiti comunitari sulla qualità dell’aria, in particolare sul biossido di azoto. Temo che un lungo rinvio possa consentire al governo di aggirare tali limiti.

Sono sorpresa e alquanto delusa che i colleghi siano meno progressisti dei governi europei, perlomeno sulla questione delle scadenze. In Assemblea è la prima volta da parecchi anni a questa parte che rilevo una posizione più progressista in seno al Consiglio. Per il bene degli abitanti di Londra spero che saranno confermate le scadenze più prossime.

(Applausi)

 
  
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  Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE).(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, se vogliamo lottare efficacemente contro l’inquinamento atmosferico e ottenere risultati sul fronte della salute, allora in Parlamento dobbiamo adottare progetti ben più ambiziosi. Non è più ammissibile accampare il pretesto delle difficoltà che alcuni Stati membri incontrano nella messa in atto della legislazione ambientale, poiché sulla salute umana non si può più scendere a patti.

Il costo delle malattie provocate all’inquinamento atmosferico aumenta di giorno in giorno. Attualmente sono le autorità pubbliche che pagano il conto della sanità, poiché tale costo non sempre viene tenuto in considerazione nei nostri calcoli economici. Del resto alcuni economisti ritengono che bisognerebbe portare il prezzo del gallone di petrolio dagli attuali tre dollari a dieci per integrare il costo sanitario e il costo del cambiamento climatico. In questo modo la situazione muterebbe radicalmente.

Signor Commissario, l’Unione non deve indebolirsi sul fronte ambientale, cosa che invece tende a fare nell’insidioso gioco della semplificazione e della concentrazione dei testi giuridici europei. Per tale motivo il gruppo Verde/Alleanza libera europea invoca approcci più vincolanti, segnatamente per il PM2,5, oltre alla soppressione delle deroghe.

La catastrofe che incombe su di noi, onorevoli colleghi, richiede misure drastiche e per una volta l’esempio proviene dagli Stati Uniti; infatti la California ha compiuto un gesto che fa riflettere, denunciando i maggiori costruttori di automobili per le minacce ambientali e per i danni alla salute.

Infine desidero esprimere alcune parole al nostro caro amico, onorevole Sjöstedt. Credo che la sua prospettiva ci mancherà nella commissione per l’ambiente, ma gli auguriamo il meglio oltreoceano, sul fronte opposto dell’Unione europea. Mi auguro che porti anche laggiù il messaggio della protezione della natura. Grazie.

 
  
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  Adamos Adamou (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, signor Commissario, pur essendo praticamente invisibili, gli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera mettono a repentaglio la salute. Basti pensare che il costo a carico del servizio sanitario nazionale per patologie riconducibili all’inquinamento rappresenta oltre il 10 per cento del prodotto nazionale lordo. Per quanto concerne le deroghe, la soluzione migliore sarebbe quella di non prevederle affatto.

A questo punto tengo a sottolineare il nostro sostegno a favore dell’emendamento che verte su questo punto specifico, ossia l’emendamento n. 73 presentato dall’onorevole Sjöstedt; se tale emendamento sarà respinto, l’emendamento n. 54 presentato dall’onorevole Hassi prevede un periodo minimo in cui saranno consentite deroghe.

Bisogna sottolineare che, se si riduce il limite massimo della concentrazione di PM2,5, i cittadini europei ne trarranno certamente beneficio. Tuttavia, studi recenti dimostrano che una riduzione a 25 µg/m3 provocherebbe una riduzione di soli 4 500 decessi precoci, mentre, se la riduzione arrivasse a 15 o 10 µg/m3, come raccomanda l’OMS, la diminuzione del numero di morti precoci sarebbe rispettivamente di 13 000 e di 22 000.

Va osservato che uno dei punti più forti della legislazione sulla qualità dell’aria è che il valore limite di 50 µg/m3 per le concentrazioni massime di PM10 non deve essere superato per più di 35 giorni l’anno.

Gli emendamenti che prevedono un aumento del numero di giorni in cui il limite può essere superato, portando la soglia da 35 a 55, da un lato, indeboliscono significativamente la direttiva, mentre, dall’altro, non hanno alcun effetto sul versante della salvaguardia della salute pubblica e su questo punto sono assolutamente d’accordo con il Commissario.

Jonas, ti siamo grati e personalmente ti ringrazio in maniera speciale, perché, essendo io un nuovo deputato, tu mi hai insegnato molto. Buona fortuna per il futuro.

 
  
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  Urszula Krupa (IND/DEM).(PL) Signor Presidente, nel minuto che ho a disposizione mi preme sottolineare che la direttiva sulla qualità dell’aria in Europa, insieme agli emendamenti che inaspriscono significativamente i valori limite, mette i nuovi paesi membri sullo stesso piano del cosiddetto vecchio gruppo dei Quindici, in cui però da lungo tempo vengono applicati metodi volti a ridurre le emissioni di agenti inquinanti.

Secondo le stime del ministero dell’Ambiente polacco, occorrono investimenti supplementari di 50 miliardi di zloty per riuscire a rispettare le norme contenute nella direttiva. Si prevede inoltre un aumento significativo dei costi economici e sociali. Per i ceti meno abbienti l’incremento del costo della vita potrebbe neutralizzare qualsiasi beneficio derivante da una migliore qualità dell’aria. Il tenore di vita di queste persone diminuirebbe a causa di una dieta insufficiente, dell’impossibilità di accedere all’assistenza sanitaria, di mantenere le condizioni minime di igiene insieme ad altri fattori ambientali che concorrono a creare un buono stato di salute.

“Un’aria più pulita per l’Europa” – gli altri approcci non affrontano il problema nel breve termine. Per tale ragione siamo a favore dell’estensione del periodo entro cui i limiti devono essere rispettati, soprattutto per i nuovi paesi membri. Sempre per questo motivo ci opponiamo a condizioni più rigorose per le deroghe. Voteremo contro gli emendamenti restrittivi.

 
  
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  Karl-Heinz Florenz (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli relatori, carissimo Jonas, ritengo che il compromesso raggiunto sia positivo, in quanto riunisce obiettivi impegnativi e una struttura flessibile. E’ una buona decisione cui si associa l’impegno a non consentire scorciatoie per coloro che – magari anche non per loro volontà – rimangono inerti su questo fronte. Per l’industria dei trasporti, ad esempio, si prevede una crescita del 60 per cento nei prossimi vent’anni.

Tutti gli oratori che sono intervenuti oggi hanno parlato dell’importanza di un ambiente pulito. La questione infatti non riguarda solamente i produttori di automobili, ma anche i produttori di sistemi di riscaldamento; il problema tocca gli impianti di produzione di energia e i sistemi di carico – un tema enorme e variegato che deve essere affrontato. L’industria deve comprendere che norme di questo genere in definitiva rappresentano un’opportunità per vendere tecnologia moderna in tutto il mondo, poiché l’industria automobilistica e anche i produttori di altre attrezzature industriali devono capire che queste norme oggi per loro contengono una possibilità di sviluppare nuove tecnologie e lavorare sulla ricerca e sull’innovazione.

La direttiva ci indurrà altresì a domandarci chi in futuro si occuperà di compiere ricerche su carburanti migliori, in quanto i combustibili rinnovabili non sono l’unico tema cruciale; la questione si pone anche sui carburanti che di fatto stiamo attualmente utilizzando. Se si gira questa domanda all’industria automobilistica, la risposta è che tali carburanti non sono di qualità elevata, anzi sono assai scarsi. Sono state avanzate pressanti richieste all’industria automobilistica negli ultimi anni, la quale però ha sempre dovuto ricorrere a carburanti di qualità relativamente bassa per le automobili, un fatto che deve cambiare nei prossimi anni. Fra dieci o quindici anni con un litro di carburante potremo percorrere in auto una distanza cinque volte maggiore rispetto a quella che percorriamo oggi, ed è per questo che l’innovazione e la ricerca sono così importanti; per la stessa ragione sono necessarie norme ambientali impegnative.

Caro Jonas, sei stato un ottimo collega e sei diventato un buon amico. Ti faccio i miei migliori auguri per il futuro.

 
  
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  Gyula Hegyi (PSE).(EN) Signor Presidente, tutti hanno diritto a un ambiente pulito e sano e nessuno dovrebbe mettere a repentaglio la salute e la vita degli altri. Questo principio deve essere un fondamento imprescindibile, non solo nell’ambito della politica ambientale, ma anche nella nostra potenziale Costituzione. I cittadini hanno diritto all’aria pulita e i politici e gli industriali hanno la responsabilità di garantire tale diritto.

Fino ad alcuni decenni fa l’industria era la principale causa di inquinamento dell’aria e delle patologie ad esso correlate. Con i cambiamenti tecnologici l’industria è diventata meno inquinante, ma, a fronte dell’aumento del numero delle autovetture, la situazione non è migliorata. L’80 per cento dei nostri concittadini vive nelle aree urbane e per loro la principale fonte di inquinamento è il traffico. Nel corso dell’audizione sull’inquinamento indetta dal gruppo PSE questo fatto è emerso chiaramente. Se vogliamo garantire un’aria più pulita ai nostri concittadini, dobbiamo cambiare la politica sul traffico nelle aree urbane.

Nelle città che registrano un livello elevato di inquinamento atmosferico dobbiamo ridurre il traffico delle automobili private e migliorare il trasporto pubblico. E’ l’unico modo per conseguire i rigorosi obiettivi di riduzione dell’inquinamento. Questa deve essere la meta principale, ma dobbiamo altresì ridurre le pericolose emissioni delle autovetture mediante motori, carburanti e filtri meno inquinanti, come previsto nelle proposte Euro 5 ed Euro 6. Quando è a rischio la vita umana, non bastano le buone intenzioni e le miti raccomandazioni. Servono obiettivi vincolanti e normative severe. E’ inoltre necessario fissare valori limite su base giornaliera e annuale. I valori limite devono essere bassi e rigorosi, ma, d’altro canto, devono anche essere realistici. E’ meglio abbassarli gradatamente invece che istituire misure irrealistiche che già in partenza sono destinate ad essere ignorate.

Un’ultima parola per l’onorevole Sjöstedt: Tack, Jonas.

 
  
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  Hiltrud Breyer (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha presentato un compromesso debole: nulla più e nulla di meno di un invito all’inerzia; se sarà accolto, la politica europea sull’aria pulita rischia di diventare una barzelletta.

Molti comuni hanno già dato vita a misure politiche ambiziose per migliorare la qualità dell’aria, come la modernizzazione del parco macchine, la creazione di zone ambientali e via dicendo, e quindi non deve essere concesso alcun premio per l’inerzia; eppure è proprio questo quanto è previsto dal debole compromesso della commissione per l’ambiente per coloro che non fanno nulla o che non onorano i propri impegni.

Quale pensiamo sia l’utilità del diritto europeo se premiamo l’inerzia? Abbiamo parlato di limiti più rigorosi per il PM2,5. Sappiamo che 20 microgrammi non portano a nulla e nemmeno 25, quindi perché non approvare l’ambiziosa proposta dei Verdi di fissare il limite a 12? Spero che domani riusciremo a impedire l’affossamento della politica europea sull’aria pulita; sarebbe infatti una vergogna se l’Europa dovesse rinunciare al proprio ruolo di guida, rischiando di negare un futuro all’industria – soprattutto all’industria automobilistica.

L’inquinamento atmosferico uccide oltre 350 000 persone in Europa, 65 000 in Germania, e quindi sarebbe buona cosa se ci attivassimo veramente invece di accontentarci delle soluzioni di facciata.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON ONYSZKIEWICZ
Vicepresidente

 
  
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  Ria Oomen-Ruijten (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, prima di tutto desidero ringraziare l’onorevole Weisgerber, che ha dato prova di grande comprensione e di una grande capacità di ascolto e ha inoltre definito un valido compromesso con gli onorevoli Krahmer e Corbey. Li ringrazio sentitamente. Onorevole Corbey, lei è a favore di una politica rigorosa e nuova sulle fonti. In risposta agli onorevoli Breyer e Hassi, devo dire che, per ottemperare veramente ai limiti sulla qualità dell’aria, dovremmo prima dimostrarci in grado di definire limiti rigorosi sulla carta, ma, se poi non li conseguiamo sul piano tecnico, tutto diventa inutile. Inoltre, i Paesi Bassi sono diventati bersaglio di critiche perché intendono accelerare l’introduzione di filtri per le polveri sottili. Ebbene, posto che tutto ciò è inammissibile, non dovremmo prescrivere limiti rigorosi, in quanto non riusciremo a rispettarli.

Rivolgendomi nuovamente all’onorevole Hassi – in quanto gli onorevoli Blokland e Maaten hanno detto molte cose su cui concordo totalmente – so anche perché i Paesi Bassi hanno votato a favore di questa normativa. Hanno deciso in questo senso per avere la possibilità di conferire una certa flessibilità a una serie di settori. E’ questo il vero motivo per cui hanno votato a favore. Cosa emerge però se si raffronta la posizione del Consiglio con quella del Parlamento? Se i ministri dell’Ambiente possono dormire il sonno dei giusti per aver previsto limiti più rigorosi, poi essi tornano nei loro paesi e si trovano la strada sbarrata da un’inchiesta dell’agenzia ambientale in cui si conclude che tutto quanto è stato definito sulla carta non può essere comunque conseguito a livello nazionale.

Dobbiamo smetterla di fare politica in questo modo. Ho esaurito le scuse nel mio paese. Anche per questo motivo sostengo su tutta la linea il compromesso raggiunto in Aula. Per quanto possa essere rigoroso, noi dobbiamo dare il nostro assenso nella misura in cui rimane fattibile.

 
  
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  Françoise Grossetête (PPE-DE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, la qualità dell’aria è uno dei principali fattori di riuscita dello sviluppo sostenibile. I nostri concittadini sono consapevoli delle conseguenze che essa può avere sulla salute. Giustamente si preoccupano quando una scuola viene situata in prossimità di un incrocio dove il traffico è intenso. I genitori chiedono che siano presi provvedimenti sulla qualità dell’aria, poiché vogliono sapere che aria respirano i propri figli.

La relazione Krahmer è utile, in quanto riunisce testi diversi in un’unica direttiva. In questo modo, potremo migliorare il nostro approccio al problema.

Vogliamo dunque essere ambiziosi sul tema della qualità dell’aria. Tuttavia, per conoscerla questa qualità dell’aria, bisogna prima di tutto misurarla. Occorre quindi ricorrere a strutture quanto più possibile vicine al territorio e che conoscano la geografia della zona studiata: ossia le reti di prossimità.

Si sa che gli spostamenti dell’inquinamento dovuti al vento hanno un influsso. Si conosce anche il ruolo dei massicci montani. L’inquinamento si sposta e raggiunge territori che in sé non sono fonte di inquinamento. Contrariamente a quanto si afferma nella motivazione, però, i livelli elevati di inquinamento atmosferico non sempre si rilevano nelle aree urbane densamente popolate.

Tuttavia, affinché la politica europea sia tangibile, essa deve essere prima di tutto coerente e inserirsi in un approccio integrato di lotta contro il cambiamento climatico. Non si esaurisce tutto con la fissazione di valori limite. Bisogna anche sapere come utilizzarli. La lotta contro il biossido di carbonio si colloca al centro dei dispositivi proposti.

Consentitemi un accenno al regolamento sulle emissioni degli autoveicoli, il regolamento Euro 5. Si conoscono già le conseguenze della sua applicazione. Se, da un lato, si pone rimedio alle emissioni, dall’altro, aumenteranno le emissioni di biossido di carbonio che, come si sa, sono all’origine del cambiamento climatico. Vi sono quindi numerose contraddizioni.

Di conseguenza, occorre flessibilità. Non serve a nulla decretare misure severe, se poi non si riesce ad applicarle negli Stati membri. Bisogna allora darsi il tempo necessario. Penso in particolare a una politica di prevenzione che passa per i piani di trasporto urbano e lo sviluppo di tecnologie pulite.

In ogni caso tengo a ringraziare tutti i relatori per il compromesso raggiunto, che mi pare positivo.

 
  
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  María del Pilar Ayuso González (PPE-DE).(ES) Signor Presidente, signor Commissario, innanzi tutto mi congratulo con la Commissione per le proposte e con i relatori che ancora una volta hanno dato prova del loro grande impegno a favore dell’ambiente.

Ovviamente la gente vuole un’aria sempre più pulita e un livello elevato di protezione. Queste stesse persone – come rivelano molti sondaggi – non sono però disposte a pagare il conto per tale livello di protezione, pertanto dobbiamo assumere una visione equilibrata quando adottiamo provvedimenti.

Sono sorpresa per lo spazio che la relazione dedica all’agricoltura. Credo sinceramente che sia troppo esiguo per un settore che si trova sempre più sotto attacco e che oltretutto assolve a una serie di funzioni che producono effetti positivi sull’ambiente e sulla coesione sociale.

Per quanto concerne il trasporto marittimo, convengo con l’obiettivo di instaurare una serie di norme comuni, ma credo anche sia importante lavorare con l’IMO per definire le nuove aree per il controllo delle emissioni di zolfo; altrimenti costringeremo parte della flotta europea a registrarsi in paesi in cui i controlli sono praticamente inesistenti.

Avrei inoltre voluto che fossero delineate misure più ambiziose in merito ai veicoli, la causa prima di inquinamento nelle città e la causa prima di dipendenza da fonti di energia estere. Vorrei sapere l’opinione della Commissione su questo punto, poiché credo che veicoli meno inquinanti migliorerebbero in misura sostanziale la qualità dell’aria nelle città.

Infine, è importante continuare ad attuare e a sviluppare la direttiva sulla prevenzione integrata e sul controllo dell’inquinamento. Questa direttiva consentirà alle industrie di continuare a innovarsi e a controllare le proprie emissioni più efficacemente, senza costringere alcun impianto a chiudere.

Per concludere, chiedo alla Commissione di usare flessibilità e buon senso nell’attuazione di tutte queste proposte che ci sono state sottoposte oggi.

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE).(HU) Signor Presidente, in qualità di deputato ungherese sono particolarmente interessato al dibattito in corso sull’inquinamento atmosferico. La mia sede di lavoro, Bruxelles, come pure la mia città, Budapest, sono entrambe ai primi posti tra le conurbazioni europee più colpite dall’inquinamento atmosferico. Per quanto concerne le polveri sottili, ad esempio, Budapest ha superato i valori massimi già nei primi quattro mesi dell’anno, e non è infrequente che i livelli di inquinamento salgano di 4-5 volte rispetto al limite.

La situazione va avanti da molti anni senza il benché minimo segno di miglioramento. Tuttavia, l’effetto nefasto delle polveri sottili sulla salute è comprovato. I cittadini europei vedono abbassarsi l’aspettativa di vita di otto mesi. Per gli abitanti di Budapest però l’abbassamento è addirittura di tre anni. Per tale ragione sono a favore della nuova strategia tematica sull’inquinamento atmosferico e della normativa sulle polveri sottili.

Tuttavia, la normativa non approderà a nulla se non sarà garantita l’attuazione. Non possiamo attenderci che le comunità locali agiscano al di sopra delle loro reali possibilità. E’ lecito comunque aspettarsi che si attivino nei limiti delle loro capacità. Ovviamente l’inquinamento atmosferico è pesantemente condizionato da numerose cause esterne, compresi, ad esempio, i fenomeni meteorologici. Ciò però non significa che con un’adeguata pianificazione urbana e mediante lo sviluppo di reti pubbliche di trasporto non riusciremo a conseguire miglioramenti significativi. Di conseguenza, è estremamente importante che quelle comunità che hanno veramente compiuto ogni possibile sforzo possano beneficiare di proroghe sul rispetto dei valori limite.

Dobbiamo fare in modo che nessuna città europea debba passare quanto sta passando Budapest oggi; infatti, nonostante gli obblighi europei che vigono ormai da molti anni in questo settore, l’amministrazione comunale non dispone ancora di una strategia per migliorare la qualità dell’aria. In altri termini, non ha la più pallida idea di come potrebbe anche solo cominciare ad assicurare l’osservanza di limiti tanto importanti per la salvaguardia della salute pubblica. A mio avviso, dobbiamo offrire ai cittadini europei un’alternativa più allettante rispetto alle maschere che i ciclisti sono costretti a indossare in Cina.

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, prima di tutto desidero ringraziare tutti i deputati che sono intervenuti per i loro importanti contributi alla discussione. In chiusura desidero reiterare l’importanza di un’azione continua nell’ambito dell’inquinamento atmosferico. Gli effetti avversi sulla salute, la perdita di produttività economica e il danno alla qualità ambientale infatti permangono eccessivi.

Alcuni hanno criticato la strategia da un certo punto di vista, altri da un altro. Alcuni ritengono che la flessibilità proposta sia esagerata, altri pensano che sia insufficiente. Effettueremo in ogni caso una revisione della strategia per rilevare i progressi compiuti e il margine entro cui possiamo spingerci per centrare gli obiettivi del sesto programma d’azione comunitario per l’ambiente.

Comprendo le preoccupazioni espresse da coloro che invocano più misure comunitarie per la riduzione dell’inquinamento in modo da conseguire l’obiettivo della strategia e gli standard di qualità dell’aria. Mi pare vi sia un consenso tra Parlamento, Consiglio e Commissione sulle misure necessarie. In realtà, la Commissione ha già intrapreso buona parte dei lavori preparatori, i cui frutti diverranno visibili nei prossimi mesi. Di conseguenza, non intravedo alcuna necessità di un accordo interistituzionale in questo ambito.

Per quanto riguarda gli emendamenti nn. 30 e 81, comprendo le preoccupazioni di coloro che hanno chiesto maggiore flessibilità nell’attuazione della normativa corrente sulla qualità dell’aria. Tuttavia, la flessibilità implica necessariamente anche un indebolimento della normativa. Credo che la proposta della Commissione sui cinque anni dall’entrata in vigore dei valori limite rappresenti il giusto equilibrio. L’Esecutivo non può accettare un ulteriore indebolimento al di là di tale soglia. In altri termini, secondo la proposta della Commissione, la proroga temporale scadrebbe alla fine del 2009, secondo l’approccio generale del Consiglio si arriverebbe fino al 2010, mentre in base all’emendamento dei relatori si finirebbe al 2013. Emerge quindi una differenza su questo punto. Ora sono quattro anni più due dall’entrata in vigore della nuova direttiva. Mi pare sia questa la proposta presentata qui in plenaria.

Riguardo agli emendamenti nn. 46 e 82 mi preme chiarire ulteriormente il significato del valore massimo giornaliero del PM10. Il limite giornaliero protegge le persone più a rischio dall’impatto dovuto all’esposizione a breve termine alle particelle sospese nell’atmosfera. E’ diverso rispetto al valore limite annuale, che invece protegge tutti dall’esposizione a lungo termine. Non si può semplicemente sostituire il valore giornaliero con un valore annuale più severo. Questo è il parere degli esperti sanitari. L’elemento fondamentale per garantire l’osservanza dei limiti sia su base giornaliera che su base annuale consiste nell’effettuare valutazioni approfondite e puntuali sulla qualità dell’aria, prendendo i provvedimenti necessari per ridurre le emissioni. E’ chiaro che molte autorità non hanno agito in questo modo e ora si trovano alle prese con problemi legati all’osservanza.

Per quanto concerne gli emendamenti nn. 49 e 50, il limite di concentrazione proposto per il PM2,5 è fissato a un livello che è coerente con il rigore del valore limite annuale del PM10, che la Commissione non propone di modificare. E’ inoltre utile ricordare che la Commissione ha proposto due modi per affrontare il PM2,5: il limite di concentrazione di 25 microgrammi per metro cubo e l’approccio sulla riduzione dell’esposizione, in cui i livelli medi nelle aree urbane saranno diminuiti nell’arco di dieci anni. Questi metodi insieme consentiranno di apportare miglioramenti nell’ambito della salute.

Il nostro lavoro di modellamento, che sottende alla strategia tematica e alla proposta sulla qualità dell’aria, dimostra che si possono ottenere miglioramenti più sostanziali sul versante della salute consentendo agli Stati membri di scegliere gli ambiti in cui ridurre i livelli di inquinamento. Questo è il senso degli obiettivi per la riduzione dell’esposizione. Siffatta flessibilità risulterà limitata, se il limite di concentrazione costringerà gli Stati membri a canalizzare le risorse per assicurarne il rispetto in alcune regioni specifiche più a rischio, in cui si potranno ottenere solamente miglioramenti esigui in materia di salute. Per quanto concerne la salute pubblica, è preferibile optare per una riduzione generale dell’esposizione.

In sintesi, in merito alla proposta legislativa sulla qualità dell’aria, sono lieto di annunciarvi che la Commissione sostiene 32 emendamenti, in parte o in linea di principio. Farò pervenire al Segretariato del Parlamento un elenco dettagliato che attesta la posizione della Commissione in relazione agli emendamenti(1).

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà martedì, alle 11.30.

 
  
  

Relazione Krahmer (A6-0234/2006)

La Commissione accoglie pienamente, in parte o in linea di principio gli emendamenti nn. 1, 2, 3, 4, 6, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 19, 21, 23, 26, 27, 29, 31, 32, 37, 39, 40, 41, 42, 44, 45, 47, 48, 49, 50, 65 e 80.

La Commissione si riserva di definire la propria posizione in merito agli emendamenti nn. 54, 56, 58, 61, 62, 63, 66 e 75.

La Commissione respinge gli emendamenti nn. 5, 7, 10, 12, 16, 17, 18, 20, 22, 24, 25, 28, 30, 33, 34, 35, 36, 38, 43, 46, 51, 52, 53, 55, 57, 59, 60, 64, da 67 a 74, da 76 a 79 e da 81 a 84.

 
  

(1)Posizione della Commissione sugli emendamenti presentati dal Parlamento: cfr. Allegato.

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