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Procedura : 2006/2173(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0468/2006

Discussioni :

PV 14/03/2007 - 9
CRE 14/03/2007 - 9

Votazioni :

PV 15/03/2007 - 5.5
CRE 15/03/2007 - 5.5
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0076

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 15 marzo 2007 - Strasburgo Edizione GU

6. Dichiarazioni di voto
Processo verbale
  

– Proposta di risoluzione (B6-0098/2007)

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa risoluzione e accolgo con favore l’iniziativa della Commissione di avviare una procedura di consultazione per definire il tipo di azione comunitaria più idoneo al fine predisporre un quadro regolamentare relativo agli aspetti transfrontalieri dell’assistenza sanitaria.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0119/2007)

 
  
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  Simon Busuttil (PPE-DE).(MT) Desidero spiegare il mio voto sulla risoluzione relativa alla pratica venatoria primaverile a Malta: ho votato contro la risoluzione perché ritenevo fosse superflua e sproporzionata. Non ce ne era assolutamente bisogno perché sono in corso discussioni tra la Commissione europea e le autorità maltesi su questo tema. La risoluzione è priva di senso, considerato che Malta ha compiuto grandi passi avanti nei confronti di coloro che trasgrediscono le normative venatorie. Inoltre, occorre tenere presente che, durante i negoziati di adesione tra Malta e l’Unione europea, la Commissione europea ha approvato (per iscritto e non a parole) un accordo in base al quale Malta potrebbe utilizzare una deroga per consentire la caccia primaverile.

 
  
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  Karin Scheele (PSE).(DE) Signor Presidente, a differenza del precedente oratore, ritengo che questa risoluzione sulla caccia agli uccelli a Malta sia molto importante. Il Parlamento europeo ha già dimostrato in diverse occasioni che la protezione degli animali e il rispetto delle leggi comunitarie in materia sono per noi fondamentali. Questa risoluzione riveste pertanto un’importanza fondamentale, anche se abbiamo dovuto affrontare un forte vento contrario dall’altra ala dell’Assemblea.

 
  
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  Marcin Libicki (UEN).(PL) Signor Presidente, desidero dichiarare che ho votato a favore della risoluzione su Malta poiché i progressi registrati da parte del governo maltese sono stati esigui. Stiamo ancora assistendo all’uccisione di enormi quantità di uccelli a Malta: in quel paese stanno morendo molti milioni di uccelli, in violazione di tutti i fondamentali provvedimenti adottati dall’Unione europea.

Vorrei anche dichiarare che, durante la prima votazione per appello nominale, ho votato per errore per il paragrafo 2 della relazione Voggenhuber, ma in realtà volevo votare contro, per cui vi prego di prenderne nota.

 
  
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  Robert Atkins (PPE-DE), per iscritto. – (EN) I conservatori britannici hanno votato contro questa risoluzione per motivi puramente procedurali. Riteniamo che questa risoluzione rappresenti un abuso procedurale. Il nostro voto non deve essere considerato come un’indicazione delle opinioni dei parlamentari conservatori britannici nel merito o comunque riguardo allo specifico caso in esame.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa risoluzione e appoggio un immediato divieto di ogni tipo di caccia illegale agli uccelli a Malta.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. – (NL) La presentazione di questa risoluzione durante la seduta plenaria del Parlamento europeo avrebbe potuto essere facilmente evitata se Malta avesse semplicemente annullato la caccia primaverile e, così facendo, si fosse conformata alle disposizioni della direttiva sugli uccelli, ma essa continua a ignorare le innumerevoli iniziative parlamentari e i provvedimenti legali adottati dalla Commissione; inoltre sembra, ancora una volta, intenzionata a consentire ai suoi cacciatori di abbattere un gran numero di specie protette di uccelli migratori. Questi animali vengono uccisi soltanto per hobby dai cacciatori del luogo, un hobby che è sfuggito di mano, minacciando la diversità e la protezione delle specie di uccelli in tutta l’Unione europea. I rappresentanti dei cacciatori non si fanno scrupoli di chiamare fascisti coloro che si oppongono all’attività venatoria primaverile. Essi minacciano il proprio governo, i propri rappresentanti eletti e il proprio apparato di polizia con aggressività, e questo, nella nostra Unione, non può essere tollerato. Il governo maltese potrebbe sentirsi ferito da questa risoluzione, ma potrebbe anche sentirsi rinvigorito dal sostegno di tutta l’Europa quando adotterà provvedimenti per l’abolizione della caccia primaverile, ed è per questa ultima ragione che appoggio senza riserve la risoluzione in esame.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0041/2007)

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. – (EN) Sosterrò questa relazione, nonostante la mancata inclusione del paragrafo 21 nella sua forma originale: “Rammenta che, secondo la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, gli Stati europei non possono in alcun caso, espellere una persona, rimandandola in un paese in cui rischia di essere sottoposta ad atti di tortura o a trattamenti crudeli, degradanti o disumani, compresa la pena di morte”.

Sono deluso del fatto che un’esigua maggioranza in questa Aula si sia pronunciata a favore dell’esclusione di questo importante principio in materia di diritti umani.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Avrei potuto esprimere diverse osservazioni su questa risoluzione. Tuttavia, ho a disposizione soltanto 200 parole, che utilizzerò per condannare il silenzio della risoluzione sull’inaccettabile boicottaggio dell’Autorità palestinese (AP) proclamato dal governo israeliano e dall’amministrazione statunitense in seguito alle elezioni palestinesi del gennaio 2006. L’UE si è unita al boicottaggio e ha anche sospeso i suoi aiuti finanziari, aggravando in tal modo la già grave situazione umanitaria in cui versa il popolo palestinese a causa dell’occupazione e dell’aggressione israeliana.

Ha passato sotto silenzio l’inaccettabile atteggiamento attendista ed emulativo adottato dall’UE, che continua a far dipendere il ristabilimento delle relazioni con le autorità palestinesi, compreso il proseguimento degli aiuti finanziari, dal verificarsi di alcune condizioni come “l’impegno alla non violenza”, quando è Israele che occupa i territori palestinesi manu militari, oppure dal “riconoscimento di Israele”, quando è Israele che non riconosce il diritto del popolo palestinese al suo Stato sovrano e indipendente, e dal “rispetto per i precedenti accordi e obblighi, compresa la roadmap”, quando è Israele a non rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite, gli accordi di Oslo e la stessa roadmap e a proseguire la costruzione del suo muro illegale e la politica degli insediamenti.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa risoluzione. In particolare, sono a favore degli emendamenti conformi alle decisioni della Corte europea, la quale ha dichiarato che nessuno può essere rimpatriato in un paese in cui rischi di subire maltrattamenti, la tortura o la pena capitale.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Uno dei principali successi dell’Unione europea sono le conseguenze dei successivi allargamenti: conseguenze in parte dovute al fatto che le prospettive di adesione sono state uno dei fattori chiave della democratizzazione e della modernizzazione dei nostri paesi e delle nostre società.

Poiché l’allargamento dell’UE non può essere illimitato, una prospettiva che comunque non vedrei positivamente, sono favorevole a una formula che contribuisca a produrre risultati simili nel bacino del Mediterraneo. Penso a un nuovo progetto europeo, concepito in associazione con i nostri vicini del Mediterraneo e volto a creare, nel medio periodo, uno spazio di libera circolazione nella regione del Mediterraneo, in una logica il più simile possibile a quella del modello dell’UE. L’accesso a questo spazio sarebbe aperto ai paesi circostanti che soddisfino i criteri fondamentali di Copenaghen: democrazia, economia di mercato e rispetto per i diritti umani. Si tratterebbe di un partenariato rafforzato in cambio di riforme. Avrebbe inoltre la virtù incidentale e accessoria di essere una soluzione che, essendo forse interessante per Marocco, Israele e Tunisia, potrebbe anche esserlo per la Turchia nel momento in cui tale paese dovesse giungere alla conclusione di avere imboccato un vicolo cieco nel suo processo di adesione.

Avere vicini prosperi e democratici, vincolati da potenziali benefici e le cui popolazioni non sono costrette a emigrare a ogni costo, sarebbe un progetto europeo costruttivo e, inoltre, non sarebbe neanche del tutto nuovo.

 
  
  

– Relazione Arif (A6-0468/2006)

 
  
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  Bruno Gollnisch (ITS), per iscritto. – (FR) E’ chiaro che una vera e propria politica di cooperazione con i paesi del sud e dell’est del Mediterraneo è necessaria per arginare i flussi migratori che l’Europa da tempo non ha più i mezzi per accogliere. E’ inoltre chiaro che una ragionevole politica commerciale può essere reciprocamente vantaggiosa per entrambe le sponde del Mediterraneo.

Questo, tuttavia, non è ciò che propone l’onorevole Arif nella sua relazione, che prevede, né più né meno, di estendere all’Africa del nord e a parte del Medio Oriente l’Unione europea, le sue funzioni e le sue politiche: politica agricola integrata, libera circolazione delle persone e delle merci e libera prestazione dei servizi, per citare soltanto alcuni esempi.

A quale scopo? Non lo sappiamo, perché uno studio citato dall’onorevole Arif stesso prevede ripercussioni sociali e ambientali negative nel breve e nel medio periodo.

Pertanto è puramente per la sua ideologia liberista, e non negli interessi dei paesi dell’Unione europea, nemmeno di quelli del Mediterraneo, che il Parlamento appoggia questo progetto.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Nonostante contenga un certo grado di retorica riformista, l’obiettivo di questa relazione è essenzialmente quello di promuovere la creazione di una zona di libero scambio (ZLS) tra l’UE e la regione del Mediterraneo e, inoltre, di farlo nel quadro dei tentativi dell’UE di creare un’efficace liberalizzazione del commercio mondiale mediante la firma di accordi bilaterali/regionali al fine di superare le difficoltà incontrate nei negoziati nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio.

Per esempio, la relazione prevede “l’apertura dei mercati agricoli”, benché regolamentata, con particolare riferimento ai settori vinicolo e ortofrutticolo, la liberalizzazione dei servizi, escludendo però (soltanto…) i servizi pubblici considerati essenziali (sanità, istruzione, fornitura di acqua potabile, arti e servizi audiovisivi), la liberalizzazione delle forniture energetiche mediante la creazione di un mercato euromediterraneo e, infine, la liberalizzazione del settore industriale, in particolare attraverso la “creazione di uno spazio euromediterraneo di produzione” per il tessile e l’abbigliamento, incoraggiando così essenzialmente il trasferimento di gran parte della capacità produttiva.

In altre parole, l’intento è quello di promuovere la liberalizzazione del commercio, per la gioia delle multinazionali e dei grandi importatori europei, che aspirano a dominare nuovi mercati e nuove risorse naturali e a creare nuove opportunità di sfruttamento della manodopera a basso costo.

Ciò che fondamentalmente è in pericolo sono i modelli di sviluppo delle nazioni, fondati sulle specifiche esigenze e circostanze nazionali, oltre a un progetto di cooperazione tra questi diversi paesi effettivamente basato sul sostegno reciproco.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Nei 12 anni trascorsi dalla Dichiarazione di Barcellona, i popoli del Mediterraneo sono diventati più poveri e più disperati, mentre alcune zone sono state teatro di guerre. Allo stesso tempo, il capitale (sia locale, sia estero) si sta ulteriormente arricchendo.

La relazione sulla creazione della zona di libero scambio euromediterranea esprime la preoccupazione dell’UE per i mancati progressi nel processo di Barcellona. Il documento chiede di intensificare l’azione: in altre parole si tratta di un palese intervento dell’Unione europea imperialista nelle questioni interne dei paesi del sud e del sudest del Mediterraneo, che prende di mira tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica di questi paesi. L’UE spende grandi somme di denaro in questi paesi, subordinate a determinate condizioni, ovvero che le strutture politiche e per lo sviluppo economico siano asservite al capitale eurounificante e ai suoi profitti ed eludano ogni sovranità nazionale degli Stati della regione.

I timori espressi per l’instabilità politica nel sud e sudest del Mediterraneo, per i danni materiali provocati dalla guerra, sono ipocriti. L’Unione europea imperialista è egualmente colpevole e responsabile, come le migliaia di soldati nella regione stanno a testimoniare.

Questi popoli potranno prosperare soltanto se sarà rispettata la loro piena sovranità nazionale e la libertà di sviluppare le loro strutture e la loro produzione come meglio credono. E’ per questo che essi devono essere liberi da qualunque tipo di intervento estero e che devono intensificare la loro lotta antimperialista, in modo che sia il popolo a governare veramente.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato per questa relazione che avanza diverse proposte volte alla creazione di una ZLS euromediterranea reciprocamente vantaggiosa. Penso che l’attuazione di riforme economiche e politiche possa essere un’opportunità di crescita. In particolare, sono lieto che la relazione dichiari che la ZLS deve guardare alle specifiche caratteristiche economiche e sociali dei vari paesi per consentire loro di proteggere i settori economici più vulnerabili, quali l’agricoltura e i servizi pubblici.

 
  
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  Sebastiano (Nello) Musumeci (UEN), per iscritto. – I tre principali obiettivi fissati dalla Conferenza di Barcellona del 1995, ossia l’istituzione di un’area di libero scambio entro il 2010 fra l’Unione europea e i partner afro-asiatici; una zona di pace e stabilità e lo sviluppo di società libere e democratiche non sono stati ancora raggiunti.

Il conflitto palestinese-israeliano è, purtroppo, lontano anni luce da una pacifica soluzione. Inoltre, dopo il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza è esplosa una drammatica guerra civile tra i sostenitori di Hamas e di Fatah.

In alcuni Paesi extraeuropei del partenariato, alcuni dei basilari diritti dell’uomo se sono riconosciuti, spesso non sono applicati pienamente.

Anche il partenariato economico e sociale, alimentato dai fondi del “Programma Meda”, non ha dato i risultati sperati e permane un pauroso ritardo di sviluppo, sia perché l’Europa non ha vigilato sulla piena attuazione del primo e del secondo programma Meda, sia perché i Paesi beneficiari non hanno sempre saputo creare infrastrutture economiche e sociali adeguate a rendere competitive le loro realtà.

Infine, in molte regioni euromediterranee, manca un efficace sistema di trasporti, lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione è ancora insufficiente e l’ammodernamento delle telecomunicazioni è lontano. Per queste ragioni, ritengo necessario posticipare l’istituzione della zona di libero scambio euromediterranea.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) I miei commenti sulle relazioni euromediterranee si riferiscono integralmente, mutatis mutandis, a questa discussione.

Come ho già detto in precedenti occasioni, sono favorevole all’obiettivo di creare un partenariato profondo tra “l’Europa” e i suoi vicini del Mediterraneo. A mio parere, qualsiasi atto non riesca a raggiungere tale obiettivo (e una zona di libero scambio non lo fa) è insufficiente. E’ inoltre chiaro, tuttavia, che qualunque iniziativa orientata in quella direzione è positiva e merita il mio appoggio. E’ questo essenzialmente il caso del tema della discussione odierna.

Pertanto ho votato a favore, ma desidererei che la nostra discussione su questi temi si spostasse verso un più ampio esame della forma che devono assumere le nostre relazioni con i vicini meridionali. Per il bene di entrambe le sponde del Mediterraneo.

 
  
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  Luca Romagnoli (ITS), per iscritto. – Per il gruppo ITS e del Partito Fiamma che rappresento, dichiaro NO a questa inaccettabile risoluzione. Non per quanto attiene alla creazione della zona di libero scambio, bensì per gli sconvolgenti contenuti di proposta e prospettiva.

Nell’attuale contesto di instabilità politica e di confusione istituzionale, per zona di libero scambio non si può intendere soltanto un’opportunità per i Paesi del sud-est del Mediterraneo. I ritardi riscontrati nell’attuazione delle riforme necessarie per la creazione di un mercato euromediterraneo da parte dei Paesi menzionati, non possono automaticamente consentire loro l’attribuzione del diritto di proteggere i settori più vulnerabili delle loro economie, a discapito dei Paesi dell’UE, ai quali, secondo questa relazione, compete solo assistenza e ai cittadini compete pagarne i costi.

Si tiene conto della necessità di adattare il ritmo e l’intensità dell’apertura dei mercati solo mediante la fornitura tempestiva di un sostegno all’integrazione dei PSEM. Si ipotizza la creazione di una sorta di politica agricola integrata per il Mediterraneo e un adeguato supporto finanziario ai PSEM, tanto da prefigurare la trasformazione del FEMIP in una vera banca per lo sviluppo. E per finire con le assurdità, la relazione pretende agevolare la libera circolazione dei lavoratori, attraverso modalità giuridiche e amministrative che facilitino la concessione dei visti d’ingresso. Non c’è nessun vantaggio, ci sono solo ulteriori danni per i contribuenti europei.

 
  
  

– Relazione Pack (A6-0030/2007)

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa relazione e sono lieto che essa ponga l’accento sulla riforma della polizia e sull’istruzione.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Appoggio questa relazione perché formula raccomandazioni appropriate per il perseguimento della giustizia e per la difesa della pace nella regione. Un encomio particolare va al relatore per aver incoraggiato le autorità della Bosnia-Erzegovina a perseguire i criminali di guerra ricercati e ad assicurarli alla giustizia. Inoltre giudico con favore il progetto di riforma strutturale della polizia presentato di recente perché fissa un’equilibrata assegnazione dei compiti a tutti i livelli, assicurando al contempo trasparenza nella scelta dei capi e degli ufficiali di polizia e nel controllo del loro operato. In questa sede desidero anche elogiare il lavoro degli specialisti e delle specialiste del Royal Ulster Constabulary che hanno collaborato all’addestramento della polizia locale.

 
  
  

– Relazione Voggenhuber (A6-0034/2007)

 
  
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  Koenraad Dillen (ITS).(NL) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Voggenhuber perché questa Aula, ancora una volta, sta facendo piazza pulita dei referendum olandese e francese sulla Costituzione europea. Come si potrebbe descrivere altrimenti questa situazione? Nonostante la Carta dei diritti fondamentali non sia mai stata un documento vincolante dal punto di vista giuridico e, in seguito al rifiuto della Costituzione in quei due paesi, non lo sarà mai, si cerca in ogni modo di far rientrare questo catalogo politicamente corretto dalle più svariate porte di servizio. Ciò è inaccettabile sia a livello giuridico che a livello politico.

L’ovvio disprezzo unanime mostrato dall’Europa ufficiale per le democrazie nazionali è il motivo che di recente ha indotto il Presidente della Commissione Barroso a intimare agli olandesi, nel loro paese, di approvare finalmente questa Costituzione. I cittadini possono benissimo continuare a votare, ma in ultima istanza sono i mandarini europei a prendere le decisioni. Chiunque ritenga che questo tipo di arroganza renderà l’opinione pubblica meno euroscettica farebbe meglio a cambiare opinione.

 
  
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  Gerard Batten, Nigel Farage, Michael Henry Nattrass e Thomas Wise (IND/DEM), per iscritto. – (EN) L’UKIP ha appoggiato questo emendamento perché afferma con molta chiarezza, e basandosi sui fatti, che il Trattato costituzionale è stato respinto e deve pertanto essere abbandonato. Tuttavia, questo voto non implica assolutamente alcun tipo di appoggio per il gruppo politico che ha presentato l’emendamento.

 
  
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  Philip Bradbourn (PPE-DE), per iscritto. – (EN) I conservatori sostengono il principio secondo cui la Carta dei diritti fondamentali debba essere una dichiarazione di carattere consultivo per gli Stati membri. Abbiamo quindi votato contro questa relazione perché l’intento era quello di rendere la Carta giuridicamente vincolante in tutta l’Unione: una prospettiva alla quale siamo assolutamente contrari.

 
  
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  Derek Roland Clark (IND/DEM), per iscritto. – (EN) Ho appoggiato questo emendamento perché afferma con molta chiarezza, basandosi sui fatti, che il Trattato costituzionale è stato respinto e pertanto deve essere abbandonato. Tuttavia, questo voto non implica assolutamente alcun tipo di appoggio al gruppo politico che ha presentato l’emendamento.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) La Carta dei diritti fondamentali è una sintesi dei valori europei comuni in cui tutti i cittadini si possono identificare, poiché fornisce loro uno strumento con cui essi possono difendersi, grazie alla presa di coscienza e alla comprensione dei propri diritti, e controllare meglio le attività delle autorità nazionali ed europee quando adottano e applicano la legislazione dell’Unione.

Mi rincresce che non sia ancora stata resa giuridicamente vincolante, benché sia diventata un testo di riferimento per le attività delle Istituzioni europee e per la magistratura europea, per esempio per la Corte di giustizia.

E’ indispensabile fare tutto ciò che è in nostro potere per sviluppare una vera e propria “cultura dei diritti fondamentali” nell’Unione europea, creando un sistema generale di controllo dei diritti fondamentali, promovendo attivamente quei diritti e intervenendo nel caso in cui gli Stati membri li violino o non li tutelino adeguatamente.

Pertanto occorre un controllo rigoroso e sistematico che miri a trovare le soluzioni migliori per garantire un giusto equilibrio tra gli obiettivi di sicurezza e le limitazioni dei diritti fondamentali.

Inoltre, il rispetto per la Carta dei diritti fondamentali deve essere esteso all’intero processo legislativo e alla comitatologia.

 
  
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  Bruno Gollnisch (ITS), per iscritto. – (FR) La relazione dell’onorevole Voggenhuber sostiene che tutta la legislazione europea debba essere subordinata alla Carta dei diritti fondamentali (un autentico guazzabuglio ideologico) e che, quindi, questa Carta debba essere resa vincolante. In altre parole, sostiene di ignorare il rifiuto popolare della Costituzione europea, di cui la Carta rappresentava la Parte II, e di imporre un vincolo giuridico che non è stato approvato né dal popolo, né dai suoi parlamenti!

Inoltre, ciò avrebbe tre effetti: legittimerebbe l’intervento della Corte di Lussemburgo in ambiti da cui è stata esclusa dagli stessi Trattati, quali la cooperazione giudiziaria e di polizia, il che è un paradosso; imporrebbe vincoli illegittimi agli Stati membri: Bruxelles potrebbe, per esempio, imporre il “lock out”, un diritto riconosciuto dalla Carta, ma una pratica vietata in diversi Stati; imporrebbe vincoli al modo in cui vota il Parlamento europeo: come sarebbe possibile emendare, se non soltanto a margine, qualsiasi legislazione che attui un “diritto fondamentale”?

Il testo è molto preoccupante: in nome dei diritti umani riesce nella straordinaria impresa di violare la democrazia, i Trattati e i diritti dello stesso Parlamento europeo!

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto.(SV) La relazione va nella direzione giusta ma contiene un paio di proposte che non sono di alcun aiuto, per esempio al paragrafo 2, le quali contrastano tutte con il mandato che abbiamo ricevuto dai nostri elettori. E’ importante che tutte le decisioni dell’UE siano prese nel rispetto dei diritti umani fondamentali. La relazione critica i precedenti accordi sulla cessione dei dati dei passeggeri stipulati tra la Commissione e le autorità americane. Il relatore spiega perché il trasporto segreto di prigionieri praticato dalla CIA sul territorio UE fosse illegale e rileva che è importantissimo che tali violazioni dei diritti umani non si ripetano.

La relazione mostra chiaramente che una Costituzione europea è superflua per la tutela dei diritti umani negli Stati membri.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Si sono registrate ripetute manovre per tentare di ripristinare il cosiddetto “processo costituzionale”, nella più totale indifferenza per le decisioni sovrane del popolo francese e del popolo olandese espresse nei referendum del 2005.

L’utilizzo della “Carta dei diritti fondamentali”, parte integrante della “Costituzione europea”, è da tempo un espediente utilizzato in questo inaccettabile tentativo di raggiro.

Il relatore intende far rientrare il contenuto della Costituzione dalla finestra, ovvero rendere questo testo vincolante quando in realtà non lo è, quindi “mantenere” le famose (o, meglio, famigerate) “conquiste fondamentali della Costituzione”.

Se l’obiettivo è quello di tutelare i diritti, occorrerebbe rispettare quelli stabiliti dalla costituzione della Repubblica portoghese, dalla Convenzione europea per la protezione dei diritti dell’uomo e dalla Carta sociale europea, testi validi a livello internazionale, che sono più esaurienti e dotati di una legittimità riconosciuta, e non la “Carta dei diritti fondamentali”, i cui contenuti sono piuttosto scarni in materia di diritti economici, sociali e culturali, per esempio.

Ancora una volta, l’intento è essenzialmente quello di strumentalizzare i diritti umani (ora denominati diritti “fondamentali”) per imporre (nuovamente) il cosiddetto “processo costituzionale”, celando la sua inaccettabile agenda neoliberista, federalista e militarista dietro dichiarazioni che manipolano le legittime aspettative e i ragionevoli timori dei diversi popoli dell’Unione europea.

Per questo abbiamo espresso un voto contrario.

 
  
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  Carl Lang (ITS), per iscritto. – (FR) Il Parlamento europeo ha un concetto molto particolare e fazioso della definizione dei diritti fondamentali.

Questi diritti servono da supporto nella lotta contro le persone che il Parlamento considera sgradite, contro gli oppositori politici, o anche per attaccare governi imbarazzanti che non si dimostrano politicamente corretti. Curiosamente, essi non sono mai invocati a tutela, per esempio, dei diritti delle minoranze politiche presenti in questa Assemblea, minoranze il cui errore è quello di non appartenere alla grande massa benpensante degli eurofederalisti. In questo ambito, i grandi principi della libertà di espressione e dell’uguaglianza sono totalmente disprezzati. Il Parlamento europeo mette in pratica la famosa espressione “predicare bene e razzolare male”.

Questo genere di politici europei è disposto a fare qualsiasi cosa per imporre la sua visione dell’Europa, anche contro la volontà popolare, se necessario. Pertanto, anche se la Costituzione europea è stata respinta dai referendum francese e olandese, questo genere di politici si sforza di farla passare un pezzo alla volta. Allo stesso modo, benché la Carta dei diritti fondamentali non abbia alcun valore giuridico vincolante, il testo presentatoci in questa sede cerca di renderla indispensabile – o, peggio, un testo di riferimento essenziale – per i tribunali europei.

Lungi dall’essere innocente, questa relazione è pericolosa per le libertà e i diritti delle persone.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa relazione che esamina i metodi per migliorare i meccanismi di verifica della conformità di tutta la legislazione UE ai parametri dei diritti umani internazionali, mentre i diritti fondamentali sono analizzati mediante procedure di valutazione degli effetti fin dalla fase di bozza delle proposte della Commissione. In particolare, sono lieto che la relazione esamini possibili modi per rafforzare il ruolo del Parlamento in difesa dei diritti fondamentali e per garantire che la legislazione UE sia conforme ai livelli dei diritti umani internazionali.

 
  
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  Martine Roure (PSE), per iscritto. – (FR) L’Unione europea sta attraversando una crisi istituzionale. Con il loro voto i francesi hanno espresso il loro desiderio di Unione europea, ma di un’Unione che non si limiti al mercato unico. I cittadini vogliono un’Europa che conferisca anche diritti sociali.

Questa proposta di metodologia per l’efficace attuazione della Carta dei diritti fondamentali nelle proposte legislative della Commissione e, in particolare, per un controllo sistematico e rigoroso volto a garantire il rispetto di tutti i diritti fondamentali discussi al momento della prima stesura di tutte le proposte legislative, deve far sì che il desiderio d’Europa venga esaudito. Mi sembra pertanto fondamentale trovare un modo per non compromettere il carattere giuridicamente vincolante della Carta europea dei diritti fondamentali, affinché essa possa avere tutta l’importanza che i cittadini europei desiderano attribuirle.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. (SV) La relazione contiene molte sciocchezze in merito all’obbligo di un costante sviluppo dell’UE, oltre a varie utili proposte relative alla Costituzione e alla concessione di ulteriori poteri alla nuova agenzia. Niente di tutto ciò va a vantaggio della democrazia e dello sviluppo. Al contrario, si tratta di diciture standard che continuano a rispuntare nelle relazioni della Commissione per gli affari costituzionali. L’aspetto esaltante in questo caso è rappresentato dalla richiesta della Sottocommissione per i diritti dell’uomo di avere il potere di bloccare le normative UE che minaccino tali diritti. Questo è importantissimo quando un flusso ininterrotto di nuove leggi antiterrorismo minaccia sempre più pesantemente la società che tali leggi dovrebbero proteggere. Pertanto voto a favore della relazione, nonostante le sue limitazioni.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. (PL) Ho votato a favore della relazione sul rispetto della Carta dei diritti fondamentali nelle proposte legislative della Commissione: metodologia per un controllo sistematico e rigoroso.

L’onorevole Voggenhuber ha preparato un’ottima relazione sul tema centrale dei diritti fondamentali, in cui sottolinea l’esigenza di rispettare e osservare tali diritti, nonché l’esigenza di creare strumenti per la libertà. E’ essenziale che la Carta dei diritti fondamentali divenga giuridicamente vincolante.

E’ opportuno che la Commissione controlli e vagli sistematicamente tutte le sue proposte legislative per verificare che rispettino i diritti fondamentali. In qualità di principale organo legislativo, la Commissione deve avere il compito di verificare la conformità delle proposte legislative ad altri strumenti internazionali in materia di libertà e diritti garantiti ai cittadini. Condivido la posizione della Commissione, la quale intende applicare la Carta dei diritti fondamentali nelle sue proposte legislative fino al momento in cui entrerà in vigore.

Tutelare i diritti fondamentali e garantire il loro rispetto dovrebbe essere una delle priorità dell’Unione. La proposta di sottoporre gli atti della Commissione a un controllo preliminare per verificare che rispettino i diritti fondamentali sembra un buon segnale; tale misura, inoltre, indica anche la direzione verso cui si devono orientare le attività degli organismi dell’Unione. Speriamo che facciano sì che la Carta dei diritti fondamentali diventi giuridicamente vincolante.

 
  
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  Anna Záborská (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Rendere la Carta europea dei diritti fondamentali giuridicamente vincolante è politicamente disonesto e praticamente irresponsabile. La Carta è sempre stata concepita come documento simbolico di un compromesso politico influenzato da potenti rappresentanti di interessi individuali che non promuovono il bene comune.

La Carta crea 18 nuovi “diritti fondamentali” senza giustificazione alcuna, ma obbligatori per le costituzioni nazionali, senza che alcun governo o rappresentante nazionale eletto possa opporvisi. Questa Carta resterà inutile e priva di senso finché non avremo deciso formalmente quale sarà lo strumento giuridico da applicare in sede di Corte di giustizia delle comunità europee di Lussemburgo e di Corte europea per i diritti umani di Strasburgo. Dati i dubbi sull’applicazione di due pesi e due misure, non appoggerò la Carta e mi dichiaro a favore della Convenzione.

L’unica istituzione che ha il diritto di discutere della tutela dei diritti umani nel nostro continente è il Consiglio d’Europa. L’unico strumento giuridico vigente in materia di diritti dell’uomo in Europa è la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La nostra superagenzia europea per i diritti umani è la Corte europea dei diritti dell’uomo.

 
  
  

– Relazione Meyer Pleite (A6-0026/2007)

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Meyer Pleite (A6-0026/2007) sulla negoziazione di un accordo di associazione tra l’UE e l’America centrale perché ritengo che l’Unione europea debba continuare a svolgere un ruolo centrale nella protezione dell’ambiente e dei diritti umani in tutto il mondo.

Questo accordo deve cercare di raggiungere un equilibrio tra i tre pilastri – dialogo politico, cooperazione e commercio – che consenta di consolidare i processi democratici in America centrale, migliori l’efficienza delle istituzioni e delle amministrazioni democratiche, combatta la violenza, la corruzione e l’impunità, nonché le violazioni dei diritti umani, e, infine, migliori la coesione sociale e le condizioni di vita di tutti gli abitanti della regione.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa relazione poiché sono favorevole a un accordo di associazione equilibrato nel quadro del quale la progressiva liberalizzazione degli scambi sia uno strumento (e non un fine) al servizio degli obiettivi di più ampio respiro di promozione dello sviluppo socioeconomico, dello sviluppo sostenibile e della coesione sociale. Il deficit politico, economico e sociale che si registra nei paesi centroamericani merita un accordo che tenga conto delle asimmetrie tra le due regioni.

 
  
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  Jean-Claude Martinez (ITS), per iscritto. – (FR) Sullo sfondo della globalizzazione della finanza, dell’agricoltura, delle migrazioni e del mercato, le nazioni europee devono formare un’alleanza di civiltà con i paesi dell’America centrale. I nostri agricoltori, per esempio, devono in fondo affrontare problemi simili a quelli dei campesinos del Messico o delle PMI latinoamericane, quali la confisca della loro proprietà intellettuale, delle loro competenze e, soprattutto, la loro graduale eliminazione ad opera di un sistema commerciale mondiale che mette in competizione i nostri produttori di banane delle Antille francesi e delle Canarie con i produttori dell’Honduras o del Nicaragua, a tutto vantaggio di multinazionali quali la Chiquita.

L’esigenza di questa alleanza di civiltà tra Europa e America latina diventa ancora più netta alla luce delle migrazioni mondiali. Infatti se, negli anni ’70, i produttori francesi nei settori automobilistico, siderurgico ed edilizio avessero guardato alla manodopera latinoamericana anziché a quella dell’Aurès, dell’Anatolia e della Cabilia, la società francese avrebbe evitato le tensioni odierne e i bilanci pubblici avrebbero evitato esborsi non indifferenti.

Stringendo un’alleanza con l’Europa, l’America latina troverebbe gli alleati di cui ha bisogno nei forum internazionali e commerciali per difendere una concezione di gestione delle società e delle economie umane diversa dall’ideologia anglosassone dell’assoluta centralità del mercato.

 
  
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  Willy Meyer Pleite, (GUE/NGL) per iscritto. – (ES) Quando sono stato chiamato a redigere questa relazione, ho stilato un testo, in collaborazione con la società civile e le organizzazioni politiche centroamericane, che raccomandava un accordo di associazione fondato su tre pilastri fondamentali: accordo politico e buon governo, cooperazione allo sviluppo e scambi tra le due regioni in condizioni di giustizia e reciproco vantaggio basato sulla complementarità e la solidarietà. In seguito alla discussione in sede di commissione per gli affari esteri, è stata inclusa una serie di emendamenti fondati sul parere della commissione per il commercio internazionale che hanno completamente distorto lo spirito della mia relazione, indicando come obiettivo strategico prioritario la creazione di una zona di libero scambio. La mia opinione, condivisa dalla maggioranza dei centroamericani, è che l’accordo di associazione dominato da formule neoliberiste sarebbe un errore e produrrebbe soltanto sperequazioni e povertà in America centrale, a beneficio delle multinazionali. In questo quadro, i vari gruppi politici hanno raggiunto una serie di compromessi che diluiscono lo stampo neoliberista della relazione, anche se, a mio modo di vedere, non abbastanza. Questa relazione è ancora molto distante da quella che avevo in mente inizialmente e, pertanto, mi sono astenuto.

 
  
  

– Relazione Yañez-Barnuevo García (A6-0025/2007)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) E’ fuor di dubbio che l’attuale situazione in molti paesi latinoamericani renda piuttosto controversa una chiara ammissione dei reali intenti degli accordi di associazione promossi dall’UE. E’ per questo che, all’ultimo minuto, in alcuni punti della risoluzione, il Parlamento europeo ha sostituito una chiara indicazione del suo intento, ovvero la creazione di una “zona di libero scambio”, con l’espressione “zona di associazione globale interregionale euro-latinoamericana”, pur mantenendo il contenuto della prima come gli obiettivi della seconda.

Questo artificio non riesce a nascondere il fatto che l’obiettivo è la “l’istituzione per tempo di una zona di libero scambio”, prevedendo nelle sue “linee direttrici negoziali la liberalizzazione progressiva e reciproca degli scambi commerciali” (idea ammorbidita all’ultimo minuto aggiungendo, “in condizioni di giustizia e reciproco beneficio sulla base di complementarietà e solidarietà”), mirando a “negoziare un accordo commerciale unico e indivisibile, che vada oltre gli obblighi presenti e futuri delle parti negoziali nei confronti dell’OMC, e crei, dopo un periodo di transizione compatibile con i requisiti dell’OMC, una zona euro-latinoamericana di associazione interregionale globale… senza escludere alcun settore…”, sviluppando una “unione doganale” e un “mercato interno comune”, che garantiscano “accesso al mercato agricolo” e nei servizi (tranne che nei settori della sanità e dell’istruzione).

Occorre aggiungere altro?

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. – (DE) Voterò a favore della relazione avente come oggetto un mandato negoziale per un accordo di associazione tra l’UE e la Comunità andina se terrà conto delle asimmetrie tra i diversi paesi membri del Patto andino al momento di negoziare una zona di libero scambio (occorre considerare i diversi livelli economici e l’eterogeneità delle caratteristiche demografiche e delle strategie politiche dei singoli Stati membri, nonché la grave carenza di moderne infrastrutture nel settore delle comunicazioni e dei trasporti). Un altro punto importante è rappresentato dall’introduzione delle norme fondamentali del lavoro, nonché dalla lotta al narcotraffico e al traffico di armi.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa relazione poiché sostiene la necessità di un accordo di associazione equilibrato nel quadro del quale la progressiva liberalizzazione degli scambi sia uno strumento (e non un fine) al servizio degli ampi obiettivi di promozione dello sviluppo socioeconomico, dello sviluppo sostenibile e della coesione sociale.

 
  
  

– Relazioni Meyer Pleite (A6-0026/2007) e Yañez-Barnuevo García (A6-0025/2007)

 
  
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  Daniel Hannan (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, desidero concentrarmi su un solo aspetto delle relazioni Meyer Pleite e Yañez-Barnuevo García, ovvero il loro sostegno all’integrazione regionale in America latina. Durante la discussione di ieri sera, il Commissario Mandelson ha detto a questa Assemblea che tale integrazione è il fattore principale per la promozione della crescita e della stabilità. Egli ha tutto il diritto di pensarla così, ma nessuno in America latina – e, se è per questo, nemmeno in Europa – ha eletto Peter Mandelson ad alcuna carica.

Come i colleghi sanno, alcuni Stati dell’America centrale, in particolare, lamentano che Bruxelles fa dipendere i propri accordi commerciali e di assistenza dalla loro partecipazione alle strutture regionali. Io non metto in discussione la sincerità di quanti in Europa insistono che la sopranazionalità è negli interessi di tutti, ma sta a noi dire agli altri paesi di imitare ciò che fa l’Unione europea? Perché ogni volta che in questa Aula discutiamo, per esempio, dell’Iraq o dell’Iran, i deputati sono pronti a denunciare Washington quando cerca di imporre i suoi valori al mondo, ma, quando si tratta di obbligare altri Stati a cedere la loro sovranità, Bruxelles diventa improvvisamente impaziente di imporre i propri valori al mondo? Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

 
  
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  Hélène Goudin (IND/DEM), per iscritto. (SV) La Lista di giugno crede che una maggiore libertà degli scambi promuova la prosperità nel mondo. Il concetto di libero scambio si fonda sull’idea che quante più parti prendono parte agli scambi, migliori saranno i risultati che otterranno.

Questa relazione di iniziativa contiene molte proposte valide che potrebbero accrescere la prosperità. Purtroppo, come spesso succede per le relazioni di questo Parlamento, nel testo figurano anche contenuti non pertinenti e superflui.

La relazione parla, ad esempio, degli aspetti strategici di politica estera di un accordo e di concedere al Parlamento maggiori poteri in materia di commercio e di politica estera.

E’ deplorevole che gli aspetti che ho appena menzionato mettano in ombra gli obiettivi auspicabili che si potrebbero ottenere. Ho pertanto votato contro la relazione nel corso della votazione odierna.

 
  
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  Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Il libero scambio è il fattore di prosperità più importante al mondo: quanto più alto è il numero di paesi che vi fanno ricorso, tanto maggiore sarà la loro prosperità. L’inclusione di gran parte dell’America meridionale e centrale in una zona di libero scambio con l’UE rappresenterebbe pertanto un gran passo avanti verso la prosperità e l’eliminazione della povertà.

Questa relazione di iniziativa contiene quindi molte proposte valide che potrebbero portare a una maggiore prosperità qualora venissero attuate. Come spesso accade per le relazioni di questo Parlamento, tuttavia, questa purtroppo contiene diversi punti che mirano a promuovere la trasformazione dell’UE in una superpotenza federale e ad aumentare il potere del Parlamento a spese degli Stati membri.

La relazione parla, ad esempio, degli aspetti strategici di politica estera di un accordo e di concedere al Parlamento maggiori poteri in materia di politica commerciale e di politica estera.

Nonostante queste mie forti obiezioni, ritengo sia meglio concludere, piuttosto che ostacolare, questi accordi di associazione interregionali.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0118/2007)

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore di questa proposta di risoluzione perché ritengo che la scomparsa delle persone, che ha conseguenze drammatiche a tutti i livelli, per sé stesse, per i familiari e per gli amici, è inaccettabile in qualunque caso, in particolare sul territorio europeo.

L’UE non può sottrarsi alle proprie responsabilità e deve svolgere un ruolo chiave nel trovare una soluzione a questi problemi. Occorre adottare misure efficaci, sostenute da una cooperazione efficace tra le parti in causa, allo scopo di porre fine ad atrocità che vanno avanti da decenni e che violano la dignità umana e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo.

Sono anche felice dell’abbattimento, il 9 marzo, del muro che da decenni separava “l’ultima capitale divisa dell’Europa”.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Oltre ai meriti intrinseci delle proposte che stiamo votando, a prescindere da qualsiasi particolare opinione sulla questione di Cipro, questa risoluzione è importante perché ci ricorda che nella nostra “Europa” vi è ancora un muro tanto vergognoso quanto quello che abbiamo chiamato il “muro della vergogna”, anche se a Nicosia il muro è stato sostituito da assi di legno.

Il problema, tuttavia, sta nella linea che separa un’isola, che divide l’Europa e che provoca sofferenze da entrambi i lati. Non dobbiamo mai dimenticarcene, e questa dichiarazione è qui a ricordarcelo.

 
  
  

– Relazione Musotto (A6-0044/2007)

 
  
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  Den Dover (PPE-DE), per iscritto. – (EN) I conservatori britannici approvano alcuni elementi di questa relazione, come l’esigenza di monitorare l’impatto dell’immigrazione illegale sulle comunità insulari.

Tuttavia non possiamo appoggiare la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere. Né possiamo appoggiare alcun provvedimento vada nella direzione della creazione di un “corpo europeo di guardie costiere”.

Per questi motivi, abbiamo deciso di astenerci dalla votazione finale.

 
  
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  Bruno Gollnisch (ITS), per iscritto. – (FR) L’esistenza di questa relazione in tema di integrazione, nelle politiche regionali, delle caratteristiche e degli svantaggi delle regioni insulari nell’Unione europea, sta a dimostrare che queste particolari caratteristiche, pur non essendo state completamente nascoste nel corso degli anni, al momento non vengono trattate nel modo corretto. Questo, senza dubbio, per la natura stessa dell’Unione europea, che è propensa alla standardizzazione e al livellamento.

Mi rincresce anche che non si siano messe in risalto le insostenibili restrizioni che l’applicazione, o la minaccia di applicazione, del diritto comune europeo comporta per queste zone, in particolare in materia di fisco e di concorrenza. In Francia, i diritti di banchina, le aliquote IVA e le accise ridotte, applicabili alla Corsica e ai dipartimenti d’oltremare francesi, vengono costantemente messi in discussione e devono essere rinegoziati periodicamente dal governo a Bruxelles.

Infine, deploro il fatto che l’afflusso di immigranti illegali che stanno invadendo alcune isole europee venga trattato, in questa relazione, come una questione puramente locale e in modo quasi asettico, mentre si tratta di un problema gravissimo. L’abbattimento delle frontiere interne e il proselitismo immigrazionista dell’UE sono, occorre sottolinearlo, una delle principali cause di questo problema.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Ho soltanto due punti da aggiungere alla risoluzione in questione:

– Vorrei sottolineare che concordiamo sul fatto che i problemi insulari non vanno confusi con quelli delle regioni ultraperiferiche, e che dobbiamo pertanto tenere presente che le regioni ultraperiferiche sono doppiamente svantaggiate: in primo luogo, per la loro distanza dal continente europeo, e, in secondo luogo, perché esse risentono di svantaggi strutturali dovuti soprattutto alle loro caratteristiche insulari e ad altri ostacoli naturali e geografici;

– Vorrei mettere in risalto il nostro totale disaccordo con i punti della risoluzione che sostengono l’attuale politica dell’immigrazione, in particolare per quanto riguarda l’immigrazione dall’Africa del nord, in quanto appoggiano la creazione di “squadre di intervento rapido alle frontiere” e di un “corpo europeo di guardie costiere” nel quadro dell’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (FRONTEX), al fine di alleviare “l’immediata pressione ad affrontare tale problema”. Riteniamo che questa sia una politica repressiva, che criminalizza gli immigranti, i quali sono semplicemente in cerca di migliori condizioni di vita per sé e per le proprie famiglie, proprio come avviene per migliaia di portoghesi che emigrano ogni anno. Si tratta di una politica che elude e non affronta direttamente le cause di fondo dell’immigrazione, che da tempo sono state individuate, in particolare dalle Nazioni Unite.

Da qui la nostra decisione di astenerci.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa relazione. L’importanza delle isole nelle principali politiche comunitarie aumenta con l’espandersi dell’Unione. Sono lieto che questa tematica resti in agenda perché rappresenta ancora una sfida per l’UE. Questa relazione ha individuato i principali problemi delle isole, quali i prezzi più alti, i salari inferiori e le difficoltà di accesso al mercato unico.

 
  
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  Mary Lou McDonald (GUE/NGL), per iscritto. – (EN) Pur condividendo appieno gli inviti a prestare maggiore attenzione alla difficile situazione delle isole nel contesto dello sviluppo regionale, non ho avuto altra scelta se non quella di votare contro l’odierna relazione dell’onorevole Musotto per il suo sostegno a un approccio da “Fortezza Europa”.

Lo sviluppo economico e sociale delle isole è importantissimo e richiede provvedimenti speciali, come la flessibilità in termini di regolamentazione della concorrenza. Le isole al largo della costa irlandese hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo significativo nel preservare la cultura e l’economia irlandese. Il Sinn Féin sosterrà qualunque provvedimento che contribuisca a sostenere tali isole.

 
  
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  Sebastiano (Nello) Musumeci (UEN), per iscritto. – Le isole dell’Unione europea, siano esse ultraperiferiche o meno, devono quasi tutte affrontare le medesime difficoltà. Fra queste, la carenza di infrastrutture, i prezzi più elevati dovuti a costi di trasporto supplementari, maggiori costi energetici, emigrazione e immigrazione.

Anche per queste ragioni ho interpellato, a più riprese, la Commissione europea affinché si esprimesse su alcune questioni essenziali per lo sviluppo delle isole, in particolare per la mia regione d’origine, la Sicilia.

Ritengo, innanzitutto, che sia essenziale riconoscere a tutte le isole la fiscalità compensativa, così come è avvenuto per altre regioni dell’Unione europea. Ciò permetterebbe di attirare maggiormente capitali, generando sviluppo e occupazione.

Riguardo agli incentivi agli investimenti, ho chiesto alla Commissione di tener conto dello sviluppo di una politica che incoraggi soprattutto quelli stranieri, in particolare extracomunitari, a tassazione zero.

Infine, per quanto concerne la mancanza di infrastrutture, che costituisce uno dei maggiori ostacoli alla crescita socioeconomica delle isole, condivido pienamente l’invito fatto alla Commissione affinché riveda la propria politica relativa alla mancata concessione di aiuti statali per progetti infrastrutturali che migliorino i collegamenti di trasporto. In questo contesto, ribadisco la necessità di realizzare il ponte sullo Stretto di Messina.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Le regioni insulari devono affrontare gravi problemi a causa di vincoli naturali ed economici. I maggiori costi dei trasporti e dell’energia, la mancanza di risorse naturali, lo spopolamento, le scarse infrastrutture e l’immigrazione illegale rendono necessaria l’adozione di specifici provvedimenti comunitari per rispondere efficacemente ai caratteristici problemi di queste regioni.

I Fondi strutturali sono pertanto il principale strumento di azione comunitaria in questo ambito, poiché sono in grado di rispondere alla volontà politica dell’Unione di non abbandonare le sue isole.

Nello specifico, dobbiamo accertare con precisione quali sono le loro caratteristiche e le loro esigenze. La Commissione deve quindi garantire che i particolari problemi affrontati dalle isole europee siano sempre tenuti in considerazione, e, di conseguenza, deve adottare le misure di controllo delle frontiere volte ad affrontare l’immigrazione illegale che le minaccia. Deve anche formulare una politica di sviluppo integrata che possa garantire la sostenibilità delle attività economiche delle isole, per esempio il turismo.

Infine, l’intero pacchetto di provvedimenti è essenziale per creare le condizioni necessarie a garantire a queste regioni di godere dello stesso accesso al mercato unico delle regioni continentali. Per questo ho votato a favore della relazione.

 
  
  

– Relazione Schapira (A6-0039/2007)

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, sono lieto che l’Unione europea stia agendo correttamente nel potenziare il ruolo degli enti locali nella nostra cooperazione con i singoli paesi, in particolare con i paesi terzi. Sono lieto che miri alla decentralizzazione di cooperazione e aiuti.

Gli enti locali svolgono un ruolo importante nello sviluppo locale e regionale perché comprendono le esigenze delle comunità locali, sono radicati nel territorio, e di solito sono stati eletti democraticamente. Essi rivestono un ruolo particolare nella lotta alla povertà e alla disuguaglianza. Il loro ruolo istituzionale riguarda soprattutto problematiche legate all’istruzione, alla sanità, all’ambiente e all’imprenditorialità. Occorre sottolineare che spesso non dispongono di sufficienti risorse finanziarie. Questo è vero in particolare per le regioni più povere, caratterizzate da alti tassi di disoccupazione.

Questi enti locali non ricevono finanziamenti adeguati dai bilanci dei propri Stati membri. Conferire agli enti locali l’autorità di agire indipendentemente nel quadro della nostra politica di sviluppo, pertanto, merita tutto il nostro appoggio, ora e per il futuro. Tale processo è corroborato dalla nostra esperienza di cooperazione con gli enti locali nei paesi dell’Unione, compreso il mio, la Polonia.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. – (EN) Ho votato a favore di questa relazione perché credo che, per realizzare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, le comunità debbano ricevere gli aiuti dalle strutture a loro più vicine. In particolare, sono soddisfatto che la relazione suggerisca alla Commissione di adottare proposte d’azione concrete, soprattutto intensificando il dialogo con gli enti locali in materia di aiuti allo sviluppo, migliorando la decentralizzazione nell’erogazione degli aiuti e favorendo un dialogo strutturato tra gli enti locali nei paesi in via di sviluppo e l’Unione europea.

 
  
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  Presidente. – Con questo si concludono le dichiarazioni di voto.

 
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