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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 23 ottobre 2007 - Strasburgo Edizione GU

15. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0318/07).

Credo che alcuni colleghi già sappiano che oggi avevamo intenzione di provare un piccolo esperimento inteso a rendere il Tempo delle interrogazioni un po’ più amichevole e interattivo. Pertanto, invito tutti i deputati di quest’Aula a spostarsi nella prima fila di posti affinché possiamo essere un po’ più cordiali tra noi e con la Commissione. Vi prego di sedervi nei primi posti anziché stare seduti dietro.

Vedo che alcuni di voi sono ancora timidi. Andiamo, sarebbe divertente fare un esperimento!

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.

Parte I

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 41 dell’onorevole Manuel Medina Ortega (H-0679/07)

Oggetto: Sequestro di bambini

Considerato il ripetersi di casi di sequestro e sparizione di minori, che misure propone la Commissione al fine di coordinare l’azione degli Stati membri nel prevenire e reprimere questo tipo di atti nell’intera Unione europea?

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione.(EN) La Commissione concorda appieno sull’importanza della lotta alla scomparsa e al sequestro dei minori. Come tutti voi ben sapete, rafforzare i diritti dei minori è una delle mie priorità personali.

La prima azione intrapresa dalla Commissione europea connessa alla questione è stata il sostegno, nel 2001, alla creazione della rete europea di organizzazioni, la Federazione europea per i bambini scomparsi e sfruttati a scopo sessuale, che adesso viene chiamata Missing Children Europe. Ad oggi abbiamo 21 organizzazioni in 15 Stati membri.

Dunque, con il sostegno finanziario del nostro programma comunitario, il programma Daphne, dal 2001 al 2005, sono stati creati o rinnovati molti centri, con l’aiuto di Child Focus.

Negli ultimi 10 anni, molti Stati membri hanno istituito linee telefoniche di emergenza al fine di accelerare le ricerche e sostenere le famiglie dei minori scomparsi.

I casi di sequestro e scomparsa di minori possono diventare velocemente, e già lo diventano, fenomeni transfrontalieri. Pertanto, proponiamo di disporre di un numero telefonico unico per le chiamate urgenti relative ai minori scomparsi. A tale scopo, verrà attuata la decisione del 15 febbraio 2007 che riserva l’arco di numerazione nazionale che inizia con “116” a numeri armonizzati destinati a servizi armonizzati a valenza sociale. Questa è una decisione importante di ciascuno Stato membro, in particolare in relazione alla numerazione 116000 per le hotline dedicate ai minori scomparsi.

Sapete che mettere in pratica i servizi corrispondenti alla numerazione 116 resta di competenza degli Stati membri. Purtroppo, a questo proposito devo dire che tre Stati membri non hanno ancora risposto. Sono state adottate misure giuridiche da 17 Stati membri. Ci sono stati inviti alle candidature per la gestione dei numeri di hotline in 12 Stati membri, e solo quattro di essi hanno sinora scelto i fornitori del servizio: il Belgio, la Danimarca, la Grecia e il Portogallo. Pertanto, non sono del tutto soddisfatto dello stato delle cose riguardo all’attuazione della decisione adottata a febbraio 2007.

Oltre a questi numeri telefonici di emergenza, è necessario un meccanismo di assistenza nella ricerca dei minori scomparsi. Esistono già molti sistemi e possono servire da ispirazione per un’azione paneuropea. Conoscete il sistema americano “Amber Alert”, il francese “Alerte enlèvement” e il greco “Amber Alert Hellas”, che sono già operativi. Sosteniamo gli Stati membri nell’istituire simili meccanismi a livello nazionale. Dato che tutti gli Stati membri adottano simili meccanismi e che sono stati avviati schemi di interconnessione, sarebbe possibile e più semplice risolvere i casi transfrontalieri. A tal fine, abbiamo elaborato linee guida che descrivono la nostra idea di un meccanismo di allerta paneuropeo per i minori. La questione è stata discussa per la prima volta in sede di Consiglio informale per la giustizia e gli affari interni il 1° ottobre 2007.

Infine, sosteniamo la creazione di una banca dati internazionale di immagini di violazioni dei diritti dei minori che sarà un nuovo strumento che contribuirà a identificare le vittime e i criminali. Lo studio di fattibilità e la fase di attuazione sono finanziati dal programma AGIS e, da settembre 2005, questa banca dati, impiegata dall’Interpol, viene finanziata principalmente dai governi del G8 e da imprese private. Sinora, la banca dati ha reso possibile localizzare e arrestare diversi criminali in Europa e fuori dall’Europa, il più recente un ben noto pedofilo in Tailandia, nonché salvare le vittime.

 
  
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  Manuel Medina Ortega (PSE). – (ES) Signora Presidente, la ringrazio per averci consentito di trovarci faccia a faccia con il signor Commissario, al quale ho già posto molte domande su simili questioni.

Il problema dei minori scomparsi è angosciante. Per esempio, solo nelle mie isole, le Canarie, negli ultimi anni sono scomparsi tre bambini senza lasciare traccia, il che significa che non sono apparsi neanche nelle reti dei pedofili. Completamente scomparsi, la qual cosa ci induce a chiederci se questi bambini non vengano usati per scopi come, per esempio, il traffico di organi, e se nell’Unione europea non stiano operando organizzazioni mafiose con possibili connessioni internazionali.

Ciò mi fa pensare che sia un problema che necessita di un’iniziativa che sia qualcosa di più ambizioso rispetto a quanto non abbia sinora intrapreso la Commissione. So che il signor Commissario è sempre stato ambizioso in quest’ambito, poiché è un problema penoso per i genitori e per la società in generale, perché i bambini sono quanto di più prezioso abbiamo.

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. Signora Presidente, onorevole Medina Ortega, concordo in pieno con il suo auspicio e posso dirle che la mia insoddisfazione è vedere che anche quando adottiamo delle iniziative, poi gli Stati membri non le mettono in pratica.

L’idea del telefono unico di soccorso europeo avrebbe dovuto essere concretamente realizzata da ciascuno Stato membro entro la fine di settembre. Siamo alla fine di ottobre e soltanto quattro Stati membri hanno un sistema operativo; altri diciassette hanno adottato iniziative ma sono rimasti indietro.

L’altra proposta che noi vogliamo fare è quella di una più intensa cooperazione per seguire quello che comunemente si chiama il “turismo sessuale”. Vi sono purtroppo molti cittadini europei che vanno apparentemente per turismo in altre regioni del mondo per commettere atti orribili di pedofilia e su questo la collaborazione internazionale - concordo - deve essere rafforzata. Sono d’accordo con lei - e abbiamo purtroppo degli elementi di prova - bambini scomparsi sono spesso destinati al traffico di organi. Questo vale non soltanto per la regione che lei conosce meglio, ma vale purtroppo per alcune regioni molto vicine all’Unione europea come quelle dei Balcani, la dimensione orientale, la regione del Mar Nero.

Purtroppo il traffico di organi è una realtà, per non parlare della scoperta del traffico di organi di adulti e bambini dall’Estremo oriente e dal Sud-Est asiatico, per dire che ovviamente anche se questa è materia che finora i governi nazionali non hanno molto volentieri affidato alla competenza comunitaria, anche grazie all’adozione dell’accordo sul nuovo trattato istituzionale, potrà nel prossimo futuro più efficacemente essere condotta dall’Unione europea.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE).- (EL) Signora Presidente, posso domandare al signor Commissario se è sicuro che in tutti gli Stati membri vengono dichiarate le nascite dei bambini? Il numero di bambini che oltrepassano le frontiere dell’Unione europea viene registrato, affinché si possa venire a conoscenza della loro eventuale scomparsa o del traffico dei loro organi?

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. (FR) Sì, lei ha ragione. Abbiamo scoperto casi di bambini non ancora registrati ai valichi di frontiera, motivo per cui conferisco grande importanza all’identificazione.

L’identificazione vuol dire aiutare i paesi di origine, anche all’interno dell’Unione europea, anche se non credo sia questo il caso, o in particolare nei paesi vicini o partner, in cui a volte manca il controllo dei registri, e in cui i minori non sono ancora registrati, o non vengono registrati affatto, il che costituisce un problema che mi preoccupa particolarmente.

È esattamente questo il motivo per cui abbiamo deciso di contribuire a progetti strategici al fine di aiutare e rafforzare le capacità di registrazione anagrafica dei paesi partner e dei paesi vicini, in parte attraverso il finanziamento di programmi europei.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, signor Commissario, nei suoi esempi, lei ha citato nello specifico quattro Stati membri che hanno istituito linee telefoniche di emergenza. Ci sono stati altri problemi, ricordo la situazione dello tsunami all’epoca, in cui coloro che entravano nella regione, per esempio per assecondare la loro inclinazione alla pedofilia, erano protetti dalla tutela dei dati e i loro parenti e le autorità non sapevano chi fosse realmente la vittima. Non è il momento di smettere di agire con cautela e iniziare a dare un nome a questi Stati membri? “Dare un nome e disonorare” sarebbe un metodo adeguato per sollecitare questi Stati membri a fare quanto dovrebbero, affinché mostrino finalmente un atteggiamento migliore.

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione.(EN) Ho già dichiarato di non essere del tutto soddisfatto del livello di attuazione e che sinora solo quattro Stati membri hanno messo in pratica tale decisione, cosa che deve essere fatta da tutti gli Stati membri. Che solo quattro paesi abbiano sinora attuato una decisione adottata all’unanimità a febbraio 2007, dimostra che dobbiamo fare molto di più.

Per quanto riguarda il giusto equilibrio tra la tutela dei dati riservati, o protezione della riservatezza dei dati, e la lotta alla pedofilia, quando parliamo di pedofilia e di reati e abusi sui minori, per quanto mi riguarda sono dalla parte delle vittime, i minori, e non dei criminali. Pertanto, fatto salvo il riconoscimento di tutte le garanzie, dovremmo innanzi tutto sostenere le vittime e i genitori, non i sospetti criminali.

 
  
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  Presidente. − Ricorderei agli onorevoli deputati quanto ho affermato all’inizio del Tempo delle interrogazioni. Stiamo tentando un esperimento per cui inviterei tutti gli onorevoli deputati a prendere posto nelle prime file dell’Aula al fine di rendere la discussione un po’ più intima e amichevole, e forse più simile a uno scambio. Pertanto, anche se vi sedete normalmente al fondo, siete cortesemente invitati a venire avanti.

La prossima interrogazione riguarda il virus tropicale chikungunya in Europa. Non so se l’ho pronunciato correttamente.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 42 dell’onorevole Milan Gala (H-0738/07)

Oggetto: Virus tropicale chikungunya in Europa

Le autorità italiane, utilizzando il sistema europeo di allarme rapido, hanno informato gli altri Stati membri dell’UE di un’epidemia di febbre tropicale causata dal virus del chikungunya nella regione Emilia-Romagna. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie avverte che nel corso dei prossimi mesi, soprattutto nei paesi del Mediterraneo, le condizioni climatiche favoriranno la continua presenza del vettore epidemico, e che c’è inoltre un alto rischio che il virus si diffonda in altri paesi europei in cui le condizioni climatiche sono favorevoli alla sua sopravvivenza. In un momento di significativi mutamenti nelle condizioni climatiche e di alti livelli di mobilità, si sta preparando la Commissione ad affrontare la possibilità di un’epidemia di febbre tropicale su più vasta scala?

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione.(EN) In realtà, ho anch’io qualche problema a pronunciarlo. Per iniziare, avrei sperato fosse estirpato senza che avessi dovuto impararne la pronuncia, ma purtroppo sta diventando persistente, quindi adesso dobbiamo discutere la questione.

Innanzi tutto, ieri ho avuto l’opportunità, nel corso degli interventi di un minuto, di ascoltare il discorso dell’onorevole deputato sulla questione, e condivido le sue preoccupazioni. Si potrebbe affermare che, parlando in termini relativi, abbiamo un numero ridotto di infezioni, per esempio, 250 casi in Italia rispetto a più di 150 000 sull’isola della Riunione qualche anno fa. Tuttavia, ciò che è preoccupante è la tendenza. Ciò che in realtà fa crescere le nostre preoccupazioni è il fatto che adesso abbiamo malattie tropicali che si diffondono in Europa, quale combinazione dei cambiamenti climatici, che di certo contribuiscono alla proliferazione e alla sopravvivenza del vettore, e dell’aumento della mobilità, che consente l’introduzione del virus attraverso la circolazione delle persone che vengono dai tropici.

E’ stato importante per noi adottare misure immediate. Sin dall’inizio le autorità italiane hanno agito in modo corretto, rapido ed efficace, pertanto si può dire che adesso la situazione si trova a un livello molto ridotto, nonostante vi siano ancora casi in corso.

La prima cosa che la Commissione ha fatto è stata adottare diverse misure, impiegando gli strumenti esistenti o adattandoli al fine di affrontare la situazione. Prima di tutto ci siamo assicurati di offrire il supporto tecnico per mezzo del Centro europeo per il controllo delle malattie, il che dimostra ancora una volta la scelta saggia dell’Unione europea nell’istituire un simile centro.

Abbiamo adesso dovuto occuparci di questa nuova minaccia nonché un nuovo genere di sfida. Abbiamo adattato la nostra normativa e incluso le malattie trasmesse da vettori nell’elenco di patologie da affrontare in via prioritaria. Al contempo, abbiamo chiesto agli Stati membri, e questo era giuridicamente obbligatorio per loro, di informare la Commissione e gli altri Stati membri attraverso il sistema di risposta all’allarme rapido. E’ molto importante essere in grado di rilevare i casi al più presto possibile al fine di prevenire la diffusione della malattia.

Il Centro europeo per il controllo delle malattie (CEPCM), oltre alla definizione dei casi, ha elaborato anche standard di procedure operative che aggiorna regolarmente. Fondamentalmente, abbiamo aggiornato e rafforzato la capacità di laboratorio al fine di rilevare e individuare il virus chikungunya. Ciò è stato realizzato grazie alla European Network for Diagnostics of “Imported” Viral Diseases, finanziata a titolo del programma per la salute pubblica. Inoltre, attraverso il medesimo programma, stiamo finanziando attività congiunte con gli Stati membri al fine di rafforzare ulteriormente la prontezza alle emergenze di salute pubblica.

Abbiamo avuto l’opportunità di discutere in plenaria una comunicazione e un piano d’azione sulla prontezza generale, che è stato adottato nel 2005. Il sistema è operativo e possiamo certamente impiegarlo, ed è stato fatto, ma dovremo ovviamente adattarlo e modificarlo per poter essere in grado di occuparci anche di questo tipo di minaccia alla salute. Informare il pubblico è molto importante, ed è qualcosa che dobbiamo fare anche attraverso il CEPCM, sia per le regioni coinvolte che per i viaggiatori.

Esistono documenti tecnici di orientamento per il rilevamento rapido di casi di febbre da chikungunya, quale pietra angolare di un efficace controllo epidemiologico. Inoltre, il CEPCM ha prodotto un solido pacchetto di documenti tecnici di orientamento: informazioni per la tutela della salute dei lavoratori; definizione dei casi di febbre da chikungunya; schemi di flusso per l’individuazione dei casi. Tutto questo è disponibile e attualmente impiegato dalle autorità competenti per semplificare il processo decisionale a livello nazionale.

Ci stiamo inoltre occupando con tempestività della questione della sicurezza del sangue, fattore ugualmente importante, con la cooperazione delle autorità nazionali competenti. Tuttavia, se la situazione persiste, i miei funzionari sono pronti ad adottare una nuova norma di esclusione dei donatori anche per questa malattia.

Il nuovo programma pubblico e altri strumenti finanzieranno inoltre la ricerca che si occupa di molte questioni relative alle malattie trasmesse da vettori, poiché dobbiamo tenere in considerazione anche il problema degli stessi insetti, e ovviamente il cambiamento globale attraverso progetti come Eden, che riguarda le patologie emergenti in un ambiente europeo in fase di trasformazione.

Tutto ciò dimostra come il cambiamento climatico abbia effetti immediati sulla salute. Parallelamente, dovrei dichiarare che abbiamo avuto qualche problema anche per quanto riguarda la salute degli animali, sviluppatosi a causa del cambiamento climatico. La Commissione europea prevede di adottare una comunicazione il prossimo anno che si occupi anche dell’aspetto del cambiamento climatico.

 
  
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  Milan Gaľa (PPE-DE).- (SK) Signor Commissario, la ringrazio per la sua risposta adeguata e mi congratulo con le autorità italiane per la loro azione appropriata. Guardando al problema nella sua interezza, ritengo sia alquanto strano che non sia ancora disponibile alcun vaccino contro il virus chikungunya, sebbene, secondo alcuni dati, circa un milione di persone ha contratto il virus in Africa. Lo capisco in qualche modo quando si tratta di influenza aviaria, poiché in tal caso un virus che può essere trasmesso non è ancora stato isolato e quindi non possiamo sviluppare un vaccino. Tuttavia, in questo caso sembra che abbiamo un virus che può essere individuato attraverso il metodo sierologico ed altri, contro il quale ora potrebbe essere sviluppato un siero o vaccino. Se il virus dovesse diffondersi, tale siero o vaccino sarebbe una cura efficace contro il virus chikungunya e forse anche contro un’infezione peggiore: il virus delle rompiossa.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione.(EN) Innanzi tutto, è importante anche il riferimento al virus delle rompiossa poiché lo stesso insetto potrebbe trasmettere anche la malattia di dengue alle carni fresche, quindi è un’altra preoccupazione per noi. Questo è il motivo per cui stiamo elaborando una relazione per affrontare le malattie trasmesse dagli insetti, poiché il cambiamento climatico contribuisce alla loro proliferazione, come ho affermato in precedenza, ma anche (perché abbiamo inverni miti) alla sopravvivenza degli insetti che trasmettono quindi le malattie.

Lei ha ragione; non esiste un vaccino ed è una vergogna. Il fatto è che la ricerca è in corso ma devo dire che a questo punto siamo piuttosto lontani dall’avere qualche risultato.

Certamente, è una questione che solleveremo anche con l’OMS e cercheremo, attraverso i nostri diversi strumenti e politiche, di incoraggiare lo sviluppo di questi vaccini.

Se posso, vorrei aggiungere anche un mio punto di vista personale, che sto sollevando con gli Stati membri sin dalla prima discussione sull’influenza aviaria: non abbiamo solo la responsabilità della solidarietà nei confronti dei paesi in via di sviluppo, nei confronti dei paesi terzi nell’aiutarli con le minacce alla salute, ma è anche una forma di autodifesa e dobbiamo capire che non possiamo ritenerci immuni e protetti nella nostra piccola area qui nell’Unione europea. Non lo siamo! Pertanto, è molto importante che ci occupiamo delle minacce alla salute in tutto il mondo e nell’Unione europea e che rendiamo questa una delle nostre priorità.

La strategia sanitaria che abbiamo adottato oggi in sede di Commissione sarà inviata al Parlamento per essere discussa anche con voi. Essa comprende un aspetto globale molto importante delle politiche sanitarie dell’Unione europea, e sono ottimista sul fatto che possiamo cambiare e correggere la situazione attraverso questo nuovo approccio.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 43 dell’onorevole Paulo Casaca (H-0752/07)

Oggetto: Catastrofe umanitaria in Iraq

Con la chiusura della frontiera siriana, migliaia di profughi iracheni, tra cui famiglie molto numerose composte in maggioranza da bambini, si sono visti tagliare l’unica via di fuga ancora aperta.

Oltre alla pulizia etnica – sostenuta in vari casi con la partecipazione attiva delle autorità irachene – assistiamo in questo momento ad una grave epidemia di colera in diretto rapporto con le disastrose condizioni sanitarie prevalenti in gran parte del paese.

La risposta della Commissione europea alla catastrofe umanitaria in Iraq è assolutamente insignificante ed è in palese contrasto con i valori dell’Europa.

La Commissione come intende sostenere la popolazione irachena in fuga all’interno e all’esterno dell’Iraq?

Come intende appoggiare i paesi della linea del fronte come la Giordania che stanno subendo in modo sproporzionato le conseguenze di questa situazione?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) La Commissione è pienamente consapevole della portata dei bisogni umanitari in Iraq e nei suoi paesi vicini. La risposta dell’Esecutivo a tale crisi è duplice. In primo luogo, al fine di sostenere i profughi iracheni e dei paesi vicini, la Commissione ha risposto tempestivamente con la decisione finanziaria di 6,2 milioni di euro in aiuti umanitari, adottata a maggio 2007, per affrontare le necessità più urgenti dei profughi. Entro la fine del 2007, l’assistenza verrà ulteriormente aumentata fino a 7 milioni di euro.

La Commissione si è impegnata con i governi di Siria e Giordania, che sostengono l’onere maggiore della crisi dei profughi, a sviluppare programmi di assistenza. Tali governi hanno indicato con chiarezza di non essere a favore di programmi di assistenza umanitaria esterna, realizzati attraverso organizzazioni internazionali e ONG. Si aspettano che la comunità internazionale sostenga i loro sistemi nazionali, principalmente nei settori dell’istruzione e sanitario, poiché di tali sistemi beneficiano anche i profughi iracheni.

Di conseguenza, la Commissione ha individuato progetti a impatto rapido per un totale di 37,7 milioni di euro, per i quali è in fase di consultazione con gli Stati membri. Tutte queste iniziative costituiscono la risposta immediata della Commissione alle necessità più urgenti dei profughi.

L’Esecutivo comprende che esse attenuano solo in parte l’enorme sofferenza e la pressione sulle istituzioni e il tessuto sociale dei paesi vicini, ed è questo il motivo per cui sta attualmente sviluppando la sua strategia di risposta affinché sia accompagnata da finanziamenti adeguati.

In secondo luogo, per quanto riguarda la situazione interna all’Iraq, la Commissione sostiene il Comitato internazionale della Croce rossa, sinora, con 4 milioni di euro, e attualmente sta individuando altri partner operativi stabili e accettabili in Iraq con la prospettiva di aumentare il suo livello di assistenza.

Deve essere riconosciuto che mentre ci sono significativi bisogni umanitari, esistono anche ostacoli considerevoli alla consegna degli aiuti umanitari. Sono rigide preoccupazioni di sicurezza e problemi di accesso che evitano che la Commissione e qualsiasi altro donatore stanzino finanziamenti realmente proporzionati al livello delle necessità.

Vi è infatti una mancanza di partner umanitari in grado di operare e realizzare programmi interni all’Iraq che si occupino adeguatamente delle necessità delle persone più vulnerabili.

Infine, la Commissione desidera ricordare che è il principale contribuente finanziario del fondo internazionale per la ricostruzione delle infrastrutture in Iraq, con un contributo di 123 milioni di euro, ossia, in questo contesto, il 46 per cento degli aiuti totali inviati sinora. Dal 2003, la Commissione ha impegnato in Iraq oltre 800 milioni di euro.

 
  
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  Paulo Casaca (PSE).(PT) Signora Presidente, signora Commissario, la ringrazio per i suoi chiarimenti, ma le ricordo che si calcola che i profughi iracheni in Egitto siano già 200 000; la Commissione europea non sta offrendo nulla all’Egitto. L’Università di Amman ha appena condotto uno studio che stima che la Giordania ha più di un milione di profughi, un impatto macroeconomico assolutamente disastroso; la Commissione europea non sta intraprendendo alcuna iniziativa per affrontarlo. Persino Israele sta istituendo un programma di assistenza medica per i bambini iracheni piuttosto notevole. Per quanto riguarda la Siria, non faccio parte dei negoziati che la Commissione sta conducendo con questo paese, ma ho avuto spesso occasione di parlare con le autorità siriane: il problema è che hanno già probabilmente 2 milioni di abitanti in più. Oggi, signora Presidente, mi consenta di ricordarle questo, oggi, adesso, a Rabiah, al confine tra Siria e Iraq, è in corso un enorme disastro umanitario: migliaia di iracheni, che hanno avuto notizia che le frontiere stavano per essere aperte, si sono ammassati lì e non possono entrare. La situazione è assolutamente tragica e non possiamo più ignorare ciò che sta accadendo.

 
  
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  Presidente − Credo che tutti noi condividiamo la sua preoccupazione, ma il nostro regolamento concede mezzo minuto per le domande complementari.

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) Ho già affermato che i governi, in particolare il governo siriano, cui ha fatto riferimento l’onorevole deputato, hanno indicato chiaramente di non essere a favore di programmi di assistenza umanitaria esterna, realizzati attraverso organizzazioni internazionali e ONG. Pertanto, la quantità di assistenza fornita riflette la riluttanza delle autorità siriane e giordane nel consentire agli attori internazionali non statali, come l’ONU e le ONG, di intervenire nei rispettivi paesi.

La nostra assistenza può essere incanalata solo attraverso organizzazioni ammesse dalle autorità locali e avere una sufficiente capacità operativa. Ciò impone un limite naturale a quanto ci è possibile fare. Tuttavia, stiamo lavorando su programmi di costruzione delle capacità e impegnandoci in un dialogo diretto con le autorità giordane e siriane al fine di rafforzare la nostra capacità di attuazione in questi paesi.

Si dovrebbe notare, se posso dirlo, che lo stesso governo iracheno sembra essere molto restio ad assistere i propri vicini. Esso ha dichiarato ripetutamente che stanzierà 25 milioni di dollari per aiutare i profughi iracheni. Tuttavia, nonostante gli impegni siano stati presi alla Conferenza di Sharm el-Sheikh lo scorso maggio e i rapporti tra funzionari iracheni, siriani e giordani si siano rafforzati, sembra ugualmente che l’Iraq non stia collaborando a sufficienza. Pertanto, dobbiamo chiedere al governo iracheno di assumersi almeno la sua responsabilità finanziaria per i suoi stessi cittadini.

La mancanza di coordinamento tra le agenzie dell’ONU nella gestione delle crisi umanitarie è un’enorme preoccupazione. Rileviamo una forte concorrenza, ed è terribile dirlo, tra le agenzie umanitarie dell’ONU, anziché stretta cooperazione. Auspichiamo che la nomina di un nuovo coordinatore delle azioni umanitarie accresca in futuro la capacità dei nostri partner di affrontare la crisi.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) Di recente la Turchia, candidata all’adesione all’Unione europea, ha lanciato un’azione militare contro i curdi in Iraq. Qual è la vostra opinione in merito? Quale impatto potrebbe avere tale azione sulla situazione in Iraq? Sarebbero necessari aiuti e qual è l’opinione della Commissione riguardo all’azione della Turchia?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) Non è una domanda facile. La Commissione condanna tutti gli attacchi terroristici come criminali e ingiustificabili in ogni circostanza. Detto questo, deploriamo la sofferenza che tali azioni provocano.

La Turchia affronta continui attacchi terroristici transfrontalieri del PKK che, come sapete, è presente nell’elenco dell’Unione europea delle organizzazioni terroristiche. La Commissione comprende la necessità della Turchia di proteggere i suoi cittadini, ma continuiamo a invitare questo paese e l’Iraq ad occuparsi del problema attraverso la cooperazione tra le autorità competenti e nel rispetto del diritto internazionale. In questo contesto, il recente accordo bilaterale tra Turchia e Iraq per la lotta al terrorismo è un passo positivo.

L’Unione europea e la Turchia hanno ripetutamente ribadito che restano impegnate per l’indipendenza, la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale dell’Iraq. Ci aspettiamo che la Turchia continui a svolgere un ruolo costruttivo al fine di conseguire tali obiettivi e promuovere la cooperazione regionale.

Tuttavia, teniamo in considerazione la pressione del pubblico turco, che quasi ogni settimana si trova dinanzi a uccisioni di soldati e civili nella parte sudorientale del paese. Il governo deve dimostrare la sua volontà e abilità di intraprendere un’azione più efficace.

Come molti dei nostri Stati membri ben sanno, è molto difficile affrontare il terrorismo in modo efficace. Le autorità turche stanno comprensibilmente cercando di coinvolgere nei loro sforzi le autorità statunitensi, irachene e curde dell’Iraq. E’ l’unico modo. La risoluzione approvata in Parlamento e la costruzione di una credibile minaccia di intervento potrebbero essere viste quale parte di tale strategia.

 
  
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  Presidente. − Alcuni deputati hanno già risposto al mio invito ma, per coloro che non l’avessero fatto, vi prego di sentirvi liberi di spostarvi nei posti anteriori dell’Aula. Vogliamo cercare di rendere questo più comodo e interattivo, quindi vi prego di sentirvi liberi di venire avanti e così possiamo guardare il Commissario dritto negli occhi. Sono sicura che ne sarà felice!

Parte II

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 44 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0681/07)

Oggetto: Lavoratori a termine che coprono necessità stabili e permanenti presso gli organi e i servizi dell’UE

Con la direttiva 1999/70/CE(1), l’UE proibisce agli Stati membri di dare il diritto di fare un uso abusivo dei contratti a tempo determinato per coprire necessità stabili e permanenti.

In quale misura gli organi e i servizi dell’UE rispettano il succitato principio e qual è la percentuale di lavoratori a termine che coprono necessità stabili e permanenti presso gli organi e servizi dell’Unione europea?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Si porta all’attenzione dell’onorevole deputato che le risposte dettagliate di seguito fornite riguardano unicamente la Commissione, che è certamente di gran lunga il principale datore di lavoro tra le istituzioni europee.

Uno degli obiettivi della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato è di creare un quadro per la prevenzione degli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o di rapporti di lavoro a tempo determinato.

A tal fine, la clausola 5, al paragrafo 1, obbliga gli Stati membri, in assenza di norme reali per la prevenzione degli abusi, a introdurre una o più delle seguenti misure derivanti dall’impiego successivo di contratti a tempo determinato:

a) ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti;

b) la durata massima totale dei contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato;

c) il numero dei rinnovi dei suddetti contratti o rapporti.

Le norme che disciplinano l’assunzione di personale nelle istituzioni europee sono sancite nello Statuto dei funzionari, che è stato discusso con i rappresentanti dei dipendenti prima di essere adottato dal Consiglio.

Le istituzioni europee sono pertanto vincolate per legge a rispettare le disposizioni dello Statuto dei funzionari, che consente loro di assumere tre tipologie principali di dipendenti: i funzionari in servizio permanente, gli agenti temporanei e gli agenti contrattuali.

Gli agenti temporanei e i funzionari in servizio permanente figurano nella tabella dell’organico. Non vi è alcun limite al livello di responsabilità che essi possono esercitare.

La situazione degli agenti contrattuali è diversa. Essi non figurano nella tabella dell’organico e devono lavorare sotto la supervisione di un funzionario in servizio permanente o di un agente temporaneo. Esistono due categorie distinte di agenti contrattuali. Una categoria è stata creata affinché si occupi di compiti non fondamentali e che non devono essere svolti necessariamente da un funzionario. A questi agenti contrattuali possono essere offerti contratti a tempo indeterminato perché le loro mansioni possano essere considerate per loro natura permanenti.

Lo spirito della direttiva 1999/70/CE riguarda questo tipo di dipendenti in quanto generalmente si offre loro un primo contratto a tempo determinato, un prolungamento di un contratto a tempo determinato e un terzo contratto a tempo indeterminato. In alcuni casi un contratto a tempo indeterminato può essere offerto direttamente all’assunzione.

Attualmente esistono circa 2 300 agenti contrattuali che lavorano per la Commissione nel mondo, principalmente nelle delegazioni, rappresentanze e negli uffici amministrativi.

Una seconda categoria di agenti contrattuali è intesa a occuparsi di necessità temporanee o specialistiche delle quali non si occupa nessun incarico esistente, e di sostituire il personale temporaneamente assente, le cui cause possono essere, tra le altre, il congedo di maternità o parentale. Limitando a tre anni la durata massima complessiva dei contratti di impiego successivi a tempo determinato, in qualsiasi altra istituzione, lo Statuto dei funzionari attua de facto la clausola 5, paragrafo 1, lettera b).

Tali agenti contrattuali rappresentano circa il 15 per cento del totale del personale. E’ chiaro che i funzionari in servizio permanente sono i punti di forza del personale della Commissione. Gli agenti contrattuali forniscono un valido sostegno su base temporanea al lavoro dei funzionari della Commissione. Attualmente, vi sono circa 3 200 agenti contrattuali che lavorano per la Commissione in luoghi diversi.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). - (EL) Signora Presidente, ringrazio il signor Commissario per la sua risposta. Posso chiedergli anche se nel caso degli agenti contrattuali, o personale ausiliario come erano conosciuti una volta, gli anni di impiego precedenti conteranno come anni di servizio? In tal caso, i loro anni di servizio precedenti varranno maggiormente in una competizione per un posto di lavoro rispetto alle qualifiche di altri richiedenti che hanno avuto successo nella competizione ma sono rimasti senza una nomina?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Certamente, il rapporto degli agenti contrattuali con il datore di lavoro è basato su un contratto che, al contempo, deve essere conforme alle norme e al mercato del lavoro in tali mansioni, pertanto non c’è un criterio di anzianità come nel caso dei funzionari in servizio permanente. E’ quindi un contratto basato sulle condizioni del mercato del lavoro e abbiamo assunto con successo molti validi agenti contrattuali.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).- (DE) Signor Commissario, sono certo che lei comprende che il modo in cui in futuro si svilupperà il metodo di assunzione dell’Unione europea è una grande sfida per noi. Pertanto, è molto importante per il Parlamento che veniamo informati non solo del numero di dipendenti e di uffici di assunzione, per i quali credo abbiate descritto questi dipendenti come a tempo pieno, ma anche il numero esatto previsto per ciascuna categoria e il modo in cui vengono distribuiti tra i paesi. Potreste fornirci tali statistiche?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Lei ha chiesto delle riduzioni del personale da parte degli Stati membri. Tali dati sono disponibili nelle nostre statistiche, tutti i dati sono disponibili, quindi la prego di contattare il nostro personale che le darà il dettaglio dei numeri.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 45 dell’onorevole Johan Van Hecke (H-0718/07)

Oggetto: Ripercussioni del crescente numero di funzionari europei sui costi delle pensioni

Il personale permanente della Commissione sarebbe aumentato negli ultimi sette anni di circa il 16%, fino a raggiungere la cifra di 20 000 funzionari. All’inizio di quest’anno, successivamente all’adesione della Bulgaria e della Romania, sono stati assunti oltre 700 funzionari con l’incarico di rafforzare il mercato interno. È evidente che questo aumento del numero di funzionari europei si ripercuote sul bilancio e che soprattutto i costi delle pensioni cresceranno in maniera preoccupante. Si prevede che tali oneri aumenteranno nel 2008 di oltre il 10%, ovviamente esclusivamente a carico del contribuente europeo.

Come valuta la Commissione l’aumento del numero di funzionari nel prossimo futuro? Sono già state avviate delle riflessioni sull’introduzione di un eventuale blocco delle assunzioni di nuovi funzionari? Si rende conto la Commissione delle relative ripercussioni finanziarie, in particolare per quanto concerne il costo delle pensioni?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) I diritti pensionistici e i regimi pensionistici figurano, certamente, tra i problemi più complessi in tutta l’Europa. Prima di tutto, si dovrebbe affermare che il bilancio del 2007 prevede 23 198 incarichi per la Commissione. Questa domanda ne contiene altre due complementari: sulle azioni intraprese dalla Commissione in termini di assunzione al fine di limitare le conseguenze e l’impatto del crescente numero di funzionari comunitari sul bilancio nonché sui costi delle pensioni.

Per la prima domanda complementare, occorre ricordare che la riforma sello Statuto dei funzionari è entrata in vigore nel 2004, tra l’altro, al fine di ridurre i costi di bilancio connessi all’aumento del personale delle istituzioni. Le nuove strutture di carriere e promozioni nonché la nuova categoria del personale degli agenti contrattuali sono state introdotte affinché avessero un impatto positivo sul bilancio. D’altra parte, l’onorevole deputato dovrebbe essere consapevole che, nel corso della procedura di bilancio del 2007, il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di svolgere un considerevole esercizio di controllo che fornisse una valutazione a medio termine delle necessità del suo personale nonché una relazione dettagliata delle assunzioni della Commissione finalizzate a funzioni di sostegno e coordinamento. Il Parlamento europeo desidera inoltre essere informato circa le intenzioni della Commissione relative alla riassegnazione di personale per affrontare le priorità del nuovo accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio e una valida gestione finanziaria oltre a, più specificamente, quelle politiche sostenute dal Parlamento nel corso dei negoziati.

Quale risultato del controllo delle risorse umane della Commissione, svolto su richiesta del Parlamento europeo, l’Esecutivo conferma la necessità individuata nel 2002 e nel 2005 di personale aggiuntivo solo relativamente agli incarichi connessi all’allargamento: 890 nuovi dipendenti per il 2008, suddivisi in 640 nuovi dipendenti per l’allargamento dell’Unione a 10 Stati membri e 250 posti per l’allargamento ad altri 2 paesi. Per il 2009, è confermato il bisogno di un’ultima ondata di 250 assunzioni per l’allargamento dell’Unione a 2 Stati membri.

La Commissione appoggia la decisione di mantenere stabile il personale una volta integrati tutti i dipendenti connessi all’allargamento, con nessuna richiesta di nuove assunzioni per il periodo 2009-2013. La Commissione si impegna a soddisfare le necessità di assunzione negli ambiti della politica fondamentali esclusivamente attraverso la riassegnazione all’interno e tra i dipartimenti. L’Esecutivo è impegnato a offrire i più elevati standard del rapporto costi/benefici ai cittadini che serve, fornendo servizi di alta qualità mediante l’aumento dell’efficienza. La Commissione ha già dimostrato concretamente il suo impegno in tali obiettivi. Nel periodo 2000-2007, i dati illustrano che l’aumento dei dipendenti nell’organico della Commissione è inferiore rispetto alle altre istituzioni.

Per la seconda domanda complementare, si dovrebbe constatare che l’assunzione per il periodo 2004-2008 dovuta all’allargamento avrà effetti sui costi delle pensioni in 30 anni, il che significa che, nel prossimo futuro, l’allargamento non avrà conseguenze su tali costi. Tuttavia, la Commissione è estremamente attenta all’aumento dei costi delle pensioni nei prossimi anni. Nel bilancio, è prevista una crescita dei costi pensionistici del 10 per cento nel 2008. Ciò è dovuto a circostanze eccezionali. L’aumento più elevato della media nel 2008, è una normale conseguenza seguita agli aumenti al di sotto della media nel 2006 e nel 2007. Ci sarà una prima fase di distacco di agenti contrattuali, il cui contributo dovrà essere trasferito a un altro regime, e il 3 per cento di aumento annuo previsto negli stipendi e nelle pensioni. Anche con questa eccezione, prevediamo che il tasso di crescita delle pensioni per il periodo 2007-2013 sia compatibile con un 8,5 per cento di aumento medio nella spesa considerata nel quadro finanziario 2007-2013.

Per quanto riguarda le ripercussioni finanziarie a lungo termine dell’attuale ondata di assunzioni, l’impatto è stato valutato al momento di elaborare la riforma dello Statuto dei funzionari. Sono state adottate misure intese a ridurre il costo delle pensioni e lo Statuto dei funzionari richiede che il tasso di contributi per la pensione pagata dai dipendenti, attualmente del 10,25 per cento, venga aggiornato annualmente affinché corrisponda a un terzo dei contributi totali necessari al fine di garantire l’equilibrio a lungo termine dei regimi pensionistici comunitari.

 
  
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  Johan Van Hecke (ALDE).(NL) Signora Presidente, sono un consigliere comunale di un comune belga di 13 000 abitanti. L’autorità di controllo non approva il bilancio di questo piccolo comune se non viene fornita una tabella di assunzione del personale, completa di bilancio dettagliato. Un aumento del 16 per cento nel numero di funzionari per alcuni anni, come quello dell’Unione europea, non verrebbe mai autorizzato; tantomeno lo sarebbe un aumento dei costi delle pensioni di oltre il 10 per cento in un anno. Il signor Commissario ha indicato l’allargamento, ma nonostante questo allargamento il numero di eurodeputati è stato ridotto. La mia domanda è: il signor Commissario non pensa che sia giunto il momento di considerare anche un congelamento nel numero del personale, nonostante un possibile allargamento futuro?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Sì, ma come ho affermato ci sarà un congelamento nel personale dopo l’allargamento, quindi questo paragone con un comune non riguarda una situazione analoga. Noi abbiamo un grande progetto politico, l’allargamento dell’Unione europea, e abbiamo assunto nuovi funzionari. E’ stato lo stesso modello adottato nel corso di tutti gli allargamenti precedenti. Abbiamo avuto discreto successo nell’assumere personale dai nuovi Stati membri, e sarà congelato. Dopodiché, verrà congelato anche il numero complessivo.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).- (EN) Signor Commissario, a Bruxelles si dice che se si superano tutti questi test ed esami e si viene ammessi alla Commissione europea quali funzionari, si avrà in ogni caso una vita tranquilla fino alla pensione.

Pertanto, vorrei chiederle della qualità di coloro che lavorano nelle istituzioni europee. Forse la Commissione ha qualche programma per rendere più difficili le vite di coloro che non sono molto laboriosi, di ottenere attestati e fare una netta distinzione tra coloro che fanno del loro meglio e coloro che hanno una vita troppo tranquilla e semplice.

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Posso fornirle con piacere tutti i dettagli del nostro sistema di evoluzione della carriera, che è uno dei sistemi più complicati del mondo, devo dire, e che è motivo di costante discussione. Esiste una valutazione iniziale di ogni singolo funzionario. Vi è un sistema di promozione che tiene conto di tale valutazione e offre un certo numero di punti che, di conseguenza, costituiscono la base per la promozione. Tale sistema è piuttosto dettagliato e sviluppato.

Lei ha ragione nel chiedere della qualità del personale. Per quanto riguarda la media delle competizioni aperte o “concorsi”, ci sono circa 42 persone serie che hanno presentato la domanda, per non citare gli altri, per ciascun incarico pubblicato. Ciò è accaduto nel corso dell’anno, quindi abbiamo sempre avuto una grande affluenza di persone ottime e con esperienza, e le prove di assunzione sono molto difficili.

Devo dire che non è una vita così semplice quella nella Commissione e non così calma e tranquilla fino all’età della pensione. Tuttavia, lei ha ragione anche nell’affermare che la maggior parte dei funzionari lavoreranno realmente per molto tempo nella Commissione, e che può essere considerato un vantaggio da quest’ultima.

 
  
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  Ingeborg Gräßle (PPE-DE).(DE) Lei ha citato l’esercizio di controllo del personale molte volte oggi. Uno dei risultati di tale controllo è stato che la mansione del 32 per cento del personale della Commissione è amministrare l’amministrazione, ossia, fornire sostegno e coordinamento all’amministrazione.

Vuol dire 11 000 persone! Una domanda: quando trarrete conclusioni da questo numero? Quando produrrete un piano d’azione per ridurre il numero del personale?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Lo prendiamo molto sul serio, e certamente ci saranno proposte. Stiamo discutendo di tali questioni.

Prima di tutto, occorre considerare che tutte queste funzioni amministrative e di controllo sono state anche una sorta di conseguenza dello sviluppo della Commissione, in cui gli incarichi gestionali sono stati valutati o considerati quali funzioni molto più importanti. Inoltre i loro sistemi di sostegno sono stati potenziati. Al momento stiamo discutendo del modo in cui procedere, e saremo senza dubbio pronti con un progetto adeguato prima che pervenga una nuova richiesta di riduzione nel nostro personale. Stiamo discutendo attualmente di tutte queste funzioni amministrative e parallele, e di certo nella Commissione esistono diverse opinioni in merito. Non è una grande sorpresa che alcuni servizi orizzontali vogliano servizi più razionalizzati, mentre altri presentano argomenti a favore del sistema esistente.

Quindi ne stiamo discutendo, ma posso garantirvi che vi sarà un chiaro passo avanti in questo esercizio di controllo.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 46 dell’onorevole Esko Seppänen (H-0726/07)

Oggetto: Commissione e sindacati

È possibile sapere se i rappresentanti del sindacato dei dipendenti della Commissione sono pagati con le risorse dell’UE e, in caso di risposta affermativa, quanti sono i sindacalisti cui viene pagato lo stipendio?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Mi dispiace di non poter rispondere direttamente in finlandese, ma possiamo svolgere altre discussioni in finlandese. Ho qualche timore di non usare la terminologia corretta, che deve essere molto precisa nell’Unione europea.

Al pari del Consiglio, la Commissione ha concluso un accordo con i sindacati dei suoi dipendenti, mettendo a loro disposizione una certa quantità di risorse umane. Nel caso della Commissione, sulla base dell’accordo sulle risorse del 2001 e dei protocolli annuali relative alle stesse, sono stati assegnati 12 incarichi cosiddetti distaccati ai sindacati su una base permanente, per un totale di più di 23 000 assunzioni alla Commissione.

Tale personale distaccato dei sindacati, sulla base della loro rappresentatività, è consentito sin dal 1989. Inoltre, viene assegnato un numero molto limitato di incarichi su una base flessibile, in particolare al fine di rispondere ai cambiamenti di maggioranza dopo le elezioni. Pertanto, i dipendenti a disposizione dei sindacati continuano a dover essere retribuiti dal bilancio dell’Unione europea come personale della Commissione. Oltretutto, i sindacati ricevono risorse che consentono loro di assumere fino a nove agenti contrattuali dal gruppo di funzioni II (segretari).

 
  
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  Esko Seppänen (GUE/NGL).- (FI) Signora Presidente, signor Commissario, per quanto ricordi lei era il leader di un sindacato nel suo paese e l’attività dei sindacati deve sicuramente interessarle data la sua esperienza passata. Non ho ricevuto una risposta precisa alla mia domanda relativa al numero complessivo di questi dipendenti dei sindacati che lavorano attualmente per la Commissione in tutti i sindacati rappresentati.

Ho una domanda complementare su questo problema. Circolano voci che la Commissione corrisponderebbe una retribuzione ai suoi dipendenti nel corso di uno sciopero. I sindacati sono riusciti a negoziare una soluzione per cui se sono in sciopero verranno retribuiti mentre tale protesta è in corso?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(FI) Posso rispondere, in realtà, alla domanda sulla base della mia conoscenza della situazione. Ci sono 12 esperti distaccati nel sindacato della Commissione. Inoltre, esistono 19 incarichi nei comitati del personale, che sono certamente organismi separati. Possono assumere in tutto nove segretari.

Quanto da lei affermato circa gli scioperi è parzialmente vero. E’ vero che la Commissione ha approvato una soluzione negoziata in base alla quale nel corso di uno sciopero i funzionari possono essere retribuiti con parte del loro stipendio, ma normalmente solo una parte di esso. Secondo me è un problema delicato che le persone in sciopero percepiscano una metà del loro stipendio.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signor Commissario, mi interesserebbe sapere quanto costano questi funzionari. Quanto costa tutto questo all’anno?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Il bilancio per i sindacati è di circa 500 000 euro all’anno, provenienti dal bilancio comunitario.

 
  
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  Presidente. − Posso ricordare ancora una volta ai deputati che si sono uniti a noi nel frattempo, che oggi stiamo provando un esperimento e vi chiederei di venire nei posti anteriori dell’Aula. Vi prego di non essere timidi, venite e occupate le prime file anziché sedervi in fondo, al fine di renderlo un incontro più confidenziale.

Annuncio l’interrogazione n. 49 dell’onorevole Bart Staes (H-0685/07)

Oggetto: Importo totale delle multe inflitte alle aziende nel quadro della normativa sulla concorrenza

Può la Commissione comunicare a quanto ammontano le multe da essa inflitte dall’inizio del suo mandato alle aziende nel quadro della normativa europea sulla concorrenza e se sono state assunte iniziative o è stata avviata una concertazione collegiale al fine di riservare tali importi supplementari - previa detrazione dei relativi importi previsti in bilancio - alle attività “extra” dell’Unione piuttosto che girarli agli Stati membri?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) Dall’inizio del suo attuale mandato e fino alla fine di settembre 2007, la Commissione ha adottato 21 decisioni che infliggono multe alle società che hanno violato le norme antitrust.

Il totale delle multe inflitte nel corso di tale periodo supera di poco i 5,2 miliardi di euro, il 95 per cento dei quali gravano sui partecipanti ai cartelli.

Tuttavia, occorre ricordare che tali sanzioni diventano parte del bilancio europeo solo quando sono definitive: vale a dire se non è stato presentato alcun ricorso in appello dall’impresa a cui la sanzione è stata inflitta o se tutti i ricorsi possibili sono stati rigettati dai tribunali europei.

Poiché le società spesso mettono in dubbio la validità delle decisioni della Commissione che impongono sanzioni, gran parte dell’importo summenzionato non è definitivo, per intenderci.

Il possibile impiego dei proventi delle multe inflitte per attività “extra”, come suggerito dall’onorevole deputato, è vietato ai sensi di legge. Un simile impiego sarebbe contrario al principio di bilancio di universalità come sancito dagli articoli 17-20 dell’attuale regolamento finanziario.

In conformità di tale principio, il totale delle entrate copre il totale della spesa senza alcun legame specifico tra una determinata voce di entrata e una determinata voce di spesa.

L’obiettivo fondamentale delle multe antitrust, come delineato nel preambolo agli Orientamenti sul metodo per stabilire l’importo delle ammende del 2006, è quello di garantire un deterrente, in altre parole dissuadere le imprese dal comportarsi illegalmente.

Col tempo è auspicabile che i livelli di violazione, quindi il numero e l’entità delle ammende inflitte, diminuirà proporzionalmente all’aumento dei livelli di conformità e noi stiamo continuando a fare il nostro lavoro in modo adeguato.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE).(NL) La ringrazio per queste informazioni molto interessanti, signora Commissario. Vorrei sapere se ho capito bene: in virtù del regolamento finanziario, la maggior parte di quelle risorse ritorna alla fine agli Stati membri, giusto? In secondo luogo, lei mi dice che, solo se definitivo, il denaro fa parte anche del bilancio comunitario. Può dirci, approssimativamente, quanto può in realtà essere considerato “definitivo” dell’importo enorme di 5 miliardi di euro?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione. (NL) La risposta alla prima parte della domanda è un grande “sì”: ritorna agli Stati membri. Ciò significa che il contributo di uno Stato membro al bilancio europeo viene valutato come se fosse inferiore. La sua domanda successiva riguarda quando e quale parte è definitiva, è questo è molto difficile da dire. Dipende dalle circostanze di ogni anno, se la parte interessata è stata ragionevole e non ha presentato ricorso, o ha deciso di intraprendere un percorso più lungo e ha tentato di ottenere un po’ di sconto.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signora Commissario, lei ha citato gli importi delle ammende inflitte. Queste ultime mirano a modificare il comportamento delle imprese alle quali vengono inflitte. Quali sono le sue osservazioni al riguardo?

Data l’occasione, ricordo che quando lei ha iniziato il suo incarico quale Commissario ci diede l’opportunità, in sede di commissione per lo sviluppo regionale, di discutere con lei la regola de minimis. Rispose molto rapidamente allora, motivo per cui le siamo grati. Le imprese stanno rispondendo con la sua stessa rapidità di allora?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) Speriamo che sia così, ma non ne sono sicura al 100 per cento, e non lo sono abbastanza da essere aperta e onesta con voi.

Dovremmo tener presente che non è solo il livello dell’ammenda, ma è anche la reputazione ciò che fa la differenza nel comportamento delle aziende.

Trovo interessante che ora un cospicuo numero di amministratori delegati di organizzazioni che mi contattano affermi di essere consapevole che è una politica reale della Commissione, e che coloro che non vi si conformano e violano norme e regolamenti vengono sanzionati con una multa consistente. Come sapete infatti, con il nostro nuovo livello di sanzioni, non esiste più il profitto facile.

Detto questo, nelle loro organizzazioni essi prendono l’iniziativa di affrontare i loro dipendenti, dicendo che non dovrebbe essere più fatto nelle loro aziende nel modo più assoluto. Li affrontano, se non adottano le giuste misure, e affermano che se qualcosa è corrotto allora dovrebbero riferirlo ai vertici, e che il problema è che in futuro verrebbero licenziati senza alcun tipo di diritto.

Fanno inoltre riferimento al fatto che il danno alla reputazione, assieme alle ammende, è una parte molto importante del loro comportamento e che lottano per ripulire le aziende. Due di loro hanno di recente dichiarato che adorano essere nella prima pagina del Financial Times ma non per le nostre multe. E’ quindi un positivo passo avanti.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) Quest’estate, la Germania ha annunciato i suoi programmi intesi ad aumentare il prezzo dei prodotti alimentari. Al contempo, i produttori lituani hanno spiegato che intendono fare lo stesso in autunno, senza fornire alcuna motivazione oggettiva. Potete prendere in considerazione accordi con i cartelli che coinvolgano i produttori di generi alimentari a livello internazionale? I prezzi dei prodotti alimentari stanno aumentando contemporaneamente in tutti i paesi senza che vi sia un aumento nei prezzi delle materie prime.

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) Non siamo gli unici ad aver intrapreso la lotta contro i cartelli. Lo hanno fatto anche le autorità nazionali per la concorrenza, e so che quelle di tutti i 27 Stati membri sono coinvolte in tale lotta con noi.

Ne stiamo discutendo nel contesto della rete europea per la concorrenza. Sono inoltre consapevole che esiste in questo caso una politica a senso unico, pertanto il suo esempio è una questione del tutto nazionale e dovrebbe essere affrontata dalle autorità nazionali per la concorrenza. Pertanto, potrebbero esserci molte ragioni sottese all’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Non deve trattarsi necessariamente di un cartello, benché non si possa mai essere sicuri che non lo sia. Consiglio quindi all’onorevole deputato di prendere l’iniziativa di rivolgersi alla rispettiva autorità nazionale per la concorrenza in questo caso.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 50 dell’onorevole Lambert van Nistelrooij (H-0690/07)

Oggetto: Fusione tra Suez e Gaz de France

Il 3 settembre 2007 è giunto l’annuncio che i consigli di amministrazione dell’impresa energetica francese Suez e della compagnia statale Gaz de France hanno deciso di realizzare il progetto di fusione da cui nascerà il quarto colosso dell’energia dopo Gazprom, Electricité de France e EON. La Commissione europea ha già imposto al nuovo gruppo di cedere talune attività in Belgio e in Francia.

Ritiene la Commissione che questi progetti di fusione siano ancora in linea con i suoi principi attuali per quanto concerne la liberalizzazione del mercato dell’energia nell’Unione europea?

In quale misura il nuovo gruppo risultante dalla fusione e lo Stato francese hanno promesso di scindere la proprietà delle reti principali, come richiesto dalla Commissione?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) A novembre 2006, la Commissione ha approvato la fusione tra Gaz de France (GDF) e il gruppo Suez, soggetta a obblighi da entrambe le parti, che hanno consentito alla Commissione di giungere alla conclusione che la fusione non ostacolerebbe la concorrenza in modo significativo.

Tra gli obblighi introdotti dalle parti coinvolte nella fusione figurano, più precisamente, la cessione di quote del gruppo Suez alla Distrigas, l’operatore belga per il gas che, come sapete, è entrato anche nel mercato francese; la cessione di quote GDF al fornitore belga alternativo per il gas e l’energia elettrica SPE, nonché l’abbandono di ogni controllo, di diritto o di fatto, che Suez ha su Fluxys, l’operatore belga della rete di trasporto gas.

Mentre è consentito a GDF Suez di rimanere azionista di Fluxys, accordi specifici garantiranno che quest’ultimo venga gestito in modo indipendente, e che tale risultato sia del tutto coerente con gli obiettivi politici perseguiti dalla Commissione per quanto concerne la liberalizzazione dei mercati energetici in Europa, in particolare il pacchetto di proposte del settembre 2007.

La decisione della Commissione sulla fusione prevede che le parti debbano procedere alla cessione della loro proprietà, compresa una parziale cessione della partecipazione in Fluxys, oltre ad altri obblighi, tra cui quelli relativi alla governance di Fluxys, in un determinato periodo di cessione. Le parti devono rispettare completamente tali obblighi al fine di realizzare la fusione nei termini di legge. Al contempo, esse devono rispettare alcuni obblighi, che la Commissione supervisionerà con l’aiuto dei trustee di controllo.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE-DE).(NL) Signora Presidente, fortunatamente posso parlare in olandese. La signora Commissario è consapevole dell’interesse del Parlamento nella tutela nazionale: le “pari condizioni di concorrenza”. Ho due brevi domande complementari. La sovvenzione incrociata tra la società di produzione e la società di rete è forse diventata un elemento del passato? In secondo luogo, le ho sentito affermare che le attuali proposte sono anche pienamente in linea con il nuovo pacchetto che lei e il Commissario Piebalgs avete presentato?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione. (NL) La risposta a entrambe le domande è “sì”.

 
  
  

L’interrogazione n. 51 decade poiché il suo autore è assente.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 52 dell’onorevole Anne Van Lancker (H-0755/07)

Oggetto: Sussidi a Volvo Cars Gand/Norme europee in materia di aiuti di Stato

Il 12 settembre 2007 la Commissione europea ha annunciato un’inchiesta approfondita sulla compatibilità con le norme UE in materia di aiuti di Stato del previsto sussidio di 6,02 milioni di euro erogato dalla Regione fiamminga quale contributo alla formazione, specializzata e generica, presso la Volvo Cars di Gand, a concorrenza del 20% delle spese totali di formazione. La Commissione europea afferma di voler evitare che gli aiuti vengano utilizzati esclusivamente per sovvenzionare i costi di formazione che l’impresa dovrebbe comunque sostenere e ciò sulla base di un’interpretazione assolutamente restrittiva del regolamento (CE) n. 68/2001(2).

Può la Commissione spiegare in che modo applicherà nel caso di specie le norme UE in materia di aiuti di Stato? Su quali elementi oggettivi si basa la Commissione allorché sostiene che gli aiuti rappresentano un vantaggio concorrenziale illecito e sono, di conseguenza, incompatibili con le norme UE in materia di aiuti di Stato?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) La Commissione esaminerà il sussidio previsto per la Volvo Cars di Gand direttamente sulla base del Trattato CE, poiché esso supera la soglia di 1 milione di euro fissata nello specifico regolamento di esenzione per categoria relativo agli aiuti destinati alla formazione. L’articolo 87 del Trattato prevede che possono considerarsi compatibili con il mercato comune gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività economiche, che non falsino la concorrenza in modo illegale.

Gli aiuti alla formazione possono essere consentiti quando creano incentivi per attività che aumentano la riserva di lavoratori qualificati nell’Unione europea che non aumenterebbe in altro modo. Ciò accade quando la formazione supera quello che viene fatto normalmente nel settore interessato; per esempio, perché vengono formati più lavoratori o la formazione è più completa. Questa era la situazione, per esempio, nel recente caso della Fiat.

Dall’altro lato, gli aiuti non possono essere consentiti per la formazione che non sia utile al buon funzionamento dell’azienda interessata e che quindi si realizzerebbe anche in assenza di aiuti. Per esempio, quando uno stabilimento di montaggio di autovetture intende produrre un nuovo modello, i lavoratori devono essere istruiti sulle nuove tecniche e i nuovi metodi di lavoro da adottare. Sovvenzionare questo tipo di formazione solleva semplicemente l’azienda da un costo che sosterrebbe normalmente. Di conseguenza, ultimamente la Commissione ha vietato in parte gli aiuti a favore di molti stabilimenti di montaggio e, come di certo sapete, a favore della General Motors in Belgio e la Ford di Genk.

Le otto misure proposte per la Volvo Cars di Gand si riferiscono all’allestimento di una nuova piattaforma di produzione. In questa fase, la Commissione non può escludere che la relativa formazione avrebbe luogo in ogni caso e quindi non contribuirebbe all’aumento della riserva di lavoratori qualificati nell’Unione europea. Pertanto, l’Esecutivo ha deciso di aprire un’inchiesta formale che non pregiudichi la decisione definitiva nel caso di specie. Ci occorre più tempo per scoprire tutto. Le autorità belghe, il beneficiario, nonché le parti terze, avranno l’opportunità di commentare e presentare informazioni prima che venga presa una decisione definitiva.

 
  
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  Anne Van Lancker (PSE).(NL) La ringrazio per la sua risposta, signora Commissario. Mi congratulo, fra l’altro, per la sua vittoria contro la Microsoft. Tornando a quanto intendevo dire, per quanto ho capito, dunque, ci si sta ancora occupando del problema. Ho ragione nel pensare che la nuova interpretazione delle norme in materia di aiuti di Stato destinati alla formazione conterrà anche un margine sufficiente per le questioni di rilevanza sociale nei corsi di formazione, garantendo che, se la formazione offre ai lavoratori maggiori opportunità nel mercato globale del lavoro, gli aiuti alla formazione non verranno considerati un ostacolo importante alla concorrenza?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione. (NL) La ringrazio per le gentili parole. Lei ha ragione nell’affermare che dobbiamo essere molto prudenti nello svolgimento della revisione degli orientamenti in materia di aiuti di Stato, poiché sarebbe di fatto possibile consentirli per la formazione che contribuisce ad ampliare le opportunità dei lavoratori europei. A tale scopo, tuttavia, occorrono i fatti, il che significa che, in questo caso, siamo tornati dalle parti interessate per ottenere da loro maggiori informazioni.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 53 dell’onorevole Georgios Papastamkos (H-0682/07)

Oggetto: Commercio e cambiamento climatico

L’UE si trova, giustamente, all’avanguardia dell’adozione di azioni politiche per far fronte al cambiamento climatico. Tuttavia, è evidente che gli sforzi esplicati unicamente dall’UE non sono sufficienti. Inoltre, non si deve trascurare lo svantaggio competitivo delle imprese europee, il rischio di delocalizzazione e la perdita di posti di lavoro. Il Commissario Mandelson si è schierato a favore di un approccio che preveda la concessione di incentivi per il commercio “pulito”.

Esamina, al contempo, la Commissione anche la possibilità di attivare strumenti di difesa commerciale contro, per esempio, i partner che non applicano il Protocollo di Kyoto? Quali iniziative intende adottare per far fronte al dumping ambientale ed assicurare la reciprocità tra l’UE ed i suoi partner commerciali in materia di rispetto delle norme ambientali a livello bilaterale, regionale e multilaterale?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) Il cambiamento climatico è una delle maggiori sfide del nostro tempo; difficilmente occorre ribadirlo in quest’Aula. Non è principalmente una questione commerciale, ma vi sono dei settori in cui il commercio può aiutare. Questo è il motivo per cui la Commissione desidera che i negoziati di Doha stabiliscano la liberalizzazione di beni e servizi ambientali e prevedano anche la possibilità di una nuova generazione di accordi commerciali intesi ad agevolare il commercio sostenibile.

La Commissione mira a negoziare un quadro climatico successivo al 2012 ambizioso e globale. Se riusciamo a coinvolgere tutti gli attori importanti, saremo riusciti ad ottenere, in qualche modo e quanto più possibile, pari condizioni per l’industria comunitaria. Ciò significa inoltre che si eviterà il carbon leakage, lo spostamento dell’inquinamento da un luogo a un altro, che potrebbe altrimenti scaturire dal mancato raggiungimento di un accordo. Il nostro obiettivo è coinvolgere tutti gli importanti responsabili delle emissioni in un modo proporzionato e non tenere lontani i partner dal tavolo dei negoziati di Bali, e successivamente elaborare misure commerciali per le importazioni in questa fase. Dovremmo invece affrontare la questione dei parassiti se, e solo se, si verifica realmente.

Una politica commerciale ben delineata può contribuire all’azione mondiale contro il cambiamento climatico creando il benessere necessario a pagare le misure richieste per la mitigazione e l’adattamento. Gli investimenti nel commercio, in beni e servizi a basse emissioni di carbonio, possono condurre all’esperienza e alla tecnologia favorevole al clima nell’economia mondiale, contribuendo ad affrontare il cambiamento climatico a livello globale e nel modo più efficace dal punto di vista dei costi. Sprecare tutto questo vorrebbe dire rendere un disservizio alla politica in materia di cambiamento climatico. Non si dovrebbe dimenticare che il nostro approccio al cambiamento climatico ha contribuito affinché l’industria europea fosse all’avanguardia relativamente alle tecnologie ambientali a basse emissioni di carbonio. Ne consegue che l’Unione europea ha un notevole vantaggio iniziale.

La relazione Stern ha spiegato che la lotta al cambiamento climatico ha un senso economico, oltre ai numerosi vantaggi sociali, in quanto i costi che comporta sono inferiori ai costi del non agire. La politica commerciale può sostenere gli obiettivi di cambiamento climatico riducendo al minimo tali costi e generando parte delle risorse necessarie, nonché favorendo i quadri normativi a sostegno degli investimenti e del commercio in beni, servizi e tecnologia a basse emissioni di carbonio.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE).- (EL) Signora Presidente, certamente il Commissario Mandelson sembra rispettare il tempo limite delle interrogazioni. Difficilmente si riduce a risposte formalistiche.

Oggi, signor Commissario, abbiamo adottato il nuovo quadro per l’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari. L’entrata in vigore di questo quadro avrà un impatto sulla produzione primaria dei prodotti agricoli e, di conseguenza, sull’industria europea dei prodotti alimentari. Può confermarci che i prodotti importati sono soggetti a controlli efficaci intesi a verificare se rispettano le severe norme imposte alla produzione interna?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) Stiamo appunto controllando tutti questi aspetti. Tuttavia, vorrei solo avvalorare il punto che ho inizialmente sottolineato: intendiamo garantire l’accordo migliore, di più ampia portata e più completo che possiamo per il periodo successivo al 2012.

Ciò richiede un elevato grado di persuasione dei nostri partner commerciali, le economie emergenti, che dobbiamo convincere ad investire e firmare l’accordo per il periodo successivo al 2012, che tutti noi riteniamo ampiamente necessario e che richiede una copertura geografica massima.

La domanda che dobbiamo porci è con quali strategie possiamo, o abbiamo più probabilità, di convincere le economie emergenti a firmare l’accordo che intendiamo promuovere.

Dal nostro punto di vista, non sarebbe solo prematuro, ma controproducente, iniziare a fare ricorso alla forza, o minacce o creare un contesto in cui coloro che potrebbero essere propensi a fermarsi verrebbero puniti in qualche modo da misure commerciali o altro, poiché rientrano nella categoria dei parassiti.

Se arrivasse il momento di prendere in considerazione tali misure, allora lo affronteremo solo dopo notevoli riflessioni e consultazioni e, ovviamente, ogni misura che stiamo solo pensando, dovrebbe, e devo sottolinearlo, essere valutata per la sua compatibilità con l’OMC.

È fuori discussione che l’Unione europea promuova o adotti una misura che non sia chiaramente e saldamente conforme all’OMC.

 
  
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  Daniel Caspary (PPE-DE).(DE) Signor Commissario, desidero porre un’altra domanda. Il mio collega, l’onorevole Papastamkos, ha assolutamente ragione nell’affermare che dobbiamo pensare a evitare che le imprese europee si trovino in una posizione di svantaggio se altri paesi non partecipano a qualunque cosa segua il sistema di Kyoto.

Esistono tre possibilità: in primo luogo l’Unione europea potrebbe essere l’unica a impegnarsi a proseguire. Ciò porrebbe certamente le aziende sotto pressione finanziaria e sarebbe uno svantaggio per noi. Il secondo scenario possibile è che se altri paesi non partecipano, non parteciperemo neanche noi, anche se non saremmo poi in grado di raggiungere gli obiettivi climatici che abbiamo fissato per noi stessi. La terza possibilità, se altri non aderiscono a questo “Kyoto plus” o sistema post-Kyoto, sarebbe che noi approvassimo sanzioni adeguate. Come potrebbero essere esattamente queste sanzioni? Può immaginare sanzioni specifiche?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) Siamo ancora lontani dal valutare cosa accadrebbe se i negoziati che stiamo iniziando, e che non sono ancora cominciati, fallissero. Siamo ben lungi dal considerare gli effetti o le conseguenze nel caso in cui alcuni paesi si rifiutassero di firmare o di prendere gli impegni appropriati. Pertanto, discutere questa sera di sanzioni è, direi, non solo prematuro, ma anche eventualmente alquanto controproducente.

In questo momento si stanno svolgendo discussioni all’interno della commissione nel contesto della revisione del sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) e della valutazione della posizione, in particolare, delle industrie a elevato consumo energetico in tale sistema. Quest’ultimo è preso in totale considerazione nei nostri sforzi comuni intesi a definire un ETS migliorato, e la posizione di tali industrie verrà certamente considerata nel contesto di ogni accordo internazionale negoziato oltre alle conseguenze per le industrie europee, in particolare quelle ad alto consumo energetico, ove non creassimo la parità di condizioni che stiamo cercando attraverso i negoziati.

 
  
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  Presidente. − Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente l’

interrogazione n. 54 dell’onorevole Daniel Caspary (H-0695/07)

Oggetto: Discussione sul futuro degli strumenti di difesa commerciale

Il Parlamento europeo, con la votazione del 22 maggio 2007 sulla relazione “Europa globale”, si è schierato nettamente a favore del mantenimento degli strumenti di difesa commerciale esistenti e ha detto di no ad un ammorbidimento della loro applicazione.

In che modo la Commissione ha intenzione di tenerne conto nei suoi lavori sul futuro degli strumenti di difesa commerciale? Come si potrà risolvere il contrasto fra le affermazioni del Commissario Mandelson sul futuro di tali strumenti e l’opinione del Parlamento europeo?

In diversi procedimenti risulta essere stata adottata un’applicazione più restrittiva delle misure antidumping, attraverso una prassi amministrativa modificata. In particolare il concetto di interesse comunitario viene sempre più interpretato nell’ottica di importatori e consumatori e a danno dell’industria comunitaria. Può la Commissione spiegare da cosa sia giustificato un tale cambiamento della prassi applicativa?

Può la Commissione fornire indicazioni sui motivi per cui nel primo semestre 2007 non è stato ipotizzato alcun procedimento antidumping?

e l’

interrogazione n. 55 dell’onorevole Laima Liucija Andrikiene (H-0770/07)

Oggetto: Strumenti di difesa commerciale dell’Unione europea

Come valuta la Commissione i risultati delle consultazioni relative al Libro verde sugli strumenti di difesa commerciale dell’Unione europea? Quale sarà la sua proposta definitiva, considerando che la maggior parte delle parti interessate non sembrano sostenere un’ulteriore liberalizzazione in tale settore?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) La Commissione apprezza l’interesse dimostrato dal Parlamento in una revisione degli strumenti di difesa commerciale (SDC) e ribadisce l’importanza che conferisce alle opinioni del Parlamento nel contesto dell’attuale revisione. Attende con ansia la relazione della commissione per il commercio internazionale, che auspica venga terminata a breve.

Dal canto suo, la Commissione sta portando a termine la sua risposta al processo di consultazione. Infatti, l’Esecutivo ha svolto una discussione preliminare, un dibattito d’orientamento, prima del suo incontro odierno sull’argomento. Le proposte al Consiglio potrebbero essere formulate nelle prossime settimane. La Commissione intende mantenere il Parlamento strettamente coinvolto e informato sulla questione.

L’Esecutivo ha, naturalmente, esaminato attentamente tutte le risposte al Libro verde, e ce ne sono molte centinaia. L’intenzione è adesso quella di informare gli Stati membri e il Parlamento delle numerose reazioni e dei suggerimenti ricevuti, che saranno inoltre pubblicati. Saranno ridiscussi dalla Commissione prima che vengano presentate le proposte al Consiglio, auspicabilmente nella seconda metà di novembre.

La maggior parte delle parti interessate consultate che hanno presentato i loro pareri, condividono il punto di vista della Commissione secondo cui gli SDC rimangono essenziali in un’economia mondiale in corso di globalizzazione, in cui mancano norme in materia di concorrenza concordate multilateralmente.

Inoltre, la maggioranza delle parti interessate non vede la necessità di un’importante revisione del sistema degli SDC. Tantomeno la vede la Commissione. Tuttavia, si spera che le norme vengano rese più chiare, e la trasparenza accresciuta, e che vi sia un’applicazione più efficace degli strumenti.

L’affermazione che la Commissione ha modificato il suo approccio nei confronti della valutazione degli interessi comunitari in alcuni casi recenti è semplicemente falsa. Ogni caso è stato esaminato sulla base del suo valore tecnico. Alcuni di essi hanno sollevato questioni atipiche, ma sono stati risolti in conformità della normativa comunitaria e nel quadro della limitata riservatezza che tale normativa consente, a seguito di approfondite discussioni con gli Stati membri.

Infine, è vero che nella prima metà del 2007 non sono stati avviati procedimenti antidumping. Tuttavia, occorre sottolineare che questi ultimi dipendono dall’industria e non vengono avviati da noi. In altre parole, vengono avviati sulla base di reclami da parte dell’industria comunitaria.

Nei primi sei mesi del 2007, non sono stati presentati reclami che soddisfacessero i requisiti di legge. Non è insolito che il numero di procedimenti vari da un anno all’altro, a seconda di fattori quali il ciclo economico, la capacità eccedentaria nei paesi terzi e la deviazione dei flussi commerciali quale risultato delle misure di difesa commerciale in altri mercati mondiali.

Il numero di procedimenti oscillava anche negli anni scorsi. Nel 2003, per esempio, la Commissione ha avviato un totale di otto nuovi procedimenti, il primo dei quali alla fine di marzo dello stesso anno. Inoltre, il primo semestre del 2007 ha seguito un periodo di attività eccezionalmente elevata alla fine del 2006.

Infine, desidero richiamare la vostra attenzione sul fatto che a settembre del 2007 sono stati avviati due nuovi procedimenti antidumping contro le importazioni dalla Cina: una per l’acido citrico e l’altra per il glutammato monosodico.

 
  
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  Daniel Caspary (PPE-DE).(DE) Signor Commissario, la ringrazio molto per le sue osservazioni. La trasparenza svolge un ruolo importante in questo processo. Quando riceveremo la valutazione dello studio del Libro verde? O non esiste ancora una valutazione, nel qual caso avreste pubblicato il vostro Libro verde senza una valutazione, o esiste, e presumo che esista, nel qual caso è giunto il momento di presentarla al pubblico e al Parlamento.

In secondo luogo, mi interessa sapere se lei ritiene che sia realmente plausibile definire le questioni essenziali senza modificare il regolamento fondamentale sulla base dei nuovi principi.

In terzo luogo, per quale motivo volete trattare allo stesso modo le economie “di mercato” e “di non mercato”?

In quarto luogo, continuando a parlare della produzione comunitaria, dove vedete la soglia percentuale per la produzione al di fuori dell’Unione europea?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) La Commissione ha svolto una valutazione preliminare alle risposte al Libro verde, e ciò ha gettato le basi per la nostra discussione di orientamento di oggi sull’argomento. Questo spiana la strada per una valutazione ancora più rigorosa, che accompagnerà le considerazioni della Commissione e un accordo sulle proposte che intende presentare agli Stati membri sulla base della revisione.

Posso garantire all’onorevole deputato che le informazioni sulle risposte sono, credo di già, pubblicate sul sito web della DG Commercio, ma dovremo pubblicare anche quella che è, spero, una versione facilmente accessibile o la presentazione delle risposte al Libro verde che abbiamo ricevuto, al fine di consentire che via sia un tempo utile per riflettere su tali risposte prima che la Commissione presenti le nostre proposte.

L’onorevole deputato sembra abbia già preso visione di alcuni aspetti delle proposte della Commissione che non sono state ancora presentate o concordate dall’Esecutivo, pertanto suggerisco, con tutto il rispetto, che stia leggermente esagerando in alcune delle insinuazioni che sembra stia facendo.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE).(LT) La domanda che desidero porre è, ovviamente, basata sui miei incontri e discussioni con gli imprenditori del paese che rappresento, la Lituania. Infatti, posso ripetere quanto affermato dal collega: c’è molta preoccupazione per la liberalizzazione della politica commerciale, nonché molte critiche. La mia domanda è: se la posizione resta la stessa, quale sarà la reazione della Commissione? Quali misure ci si può aspettare che adotti la Commissione? Sareste propensi ad ascoltare quanto hanno da dire i rappresentanti delle imprese, o considerereste più importanti altri argomenti?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) Non sono sicuro di cosa intenda l’onorevole deputato per “liberalizzazione della nostra politica commerciale”. Per definizione, il commercio può avere luogo solo quando i mercati sono aperti e i flussi di scambio sono, di fatto, liberalizzati. Il commercio non ha luogo dentro confini chiusi o in luoghi in cui le economie vengono trasformate in fortezze, quindi è ovvio che la Commissione tenti di promuovere la liberalizzazione del commercio.

La revisione della politica commerciale globale dell’Europa e la strategia presentata e approvata dalla Commissione e dagli Stati membri un anno fa definiscono molto chiaramente gli interessi dell’Unione europea, che sono mantenere i mercati interni aperti, promuovere e fare uso dei negoziati multilaterali e bilaterali, aprire i mercati esteri e impiegare misure efficaci di difesa commerciale al fine di far fronte al commercio e alla concorrenza sleali. Queste sono le tre “gambe” della nostra strategia; ciascuna riveste la stessa importanza.

La revisione della terza gamba di questo treppiedi si sta svolgendo a seguito di cambiamenti piuttosto drammatici avvenuti nell’economia mondiale, e quindi nell’economia europea, dato che l’ultima revisione delle nostre misure di difesa commerciale risale a oltre 10 anni fa. Abbiamo la responsabilità di garantire che le nostre misure funzionino come dovrebbero e che raccolgano consenso, sostegno e solidarietà tra i nostri Stati membri. Quando questo si indebolisce, diventa meno semplice o possibile impiegare le misure di difesa commerciale. E’ nello sforzo di ricostruire e rafforzare questo consenso, sostegno e solidarietà tra i nostri Stati membri che stiamo compiendo tale revisione.

 
  
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  Presidente. − Signor Commissario, al fine di rispondere a un’altra domanda, presento congiuntamente le prossime due domande complementari, e le chiedo di fornire un’unica risposta per entrambe.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE).- (EL) Signora Presidente, oltre alle domande formulate dall’onorevole collega Caspary, mi consenta di aggiungere una mia domanda circa il momento in cui avremo accesso alla valutazione del questionario sul Libro verde. Signor Commissario le misure antidumping e antisovvenzioni europee costituiscono meno dello 0,45 per cento del valore delle importazioni totali nell’Unione europea. In quale modo, dunque, viene motivata la fretta della Commissione per una revisione unilaterale della politica di difesa commerciale? In quale direzione è rivolta la Commissione? Verso la politicizzazione della procedura o nell’evitare che le persone cerchino di porre rimedio alle pratiche sleali?

 
  
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  Elisa Ferreira (PSE).(PT) Signora Presidente, signor Commissario, vorrei porre una domanda connessa alle risposte fornite. Il Parlamento non riconosce la necessità di riesaminare gli strumenti di difesa commerciale; la consultazione pubblica è giunta alla stessa conclusione. Il signor Commissario non ha spiegato al Parlamento il punto della sua proposta e, nello specifico, in quale misura le sue proposte e convinzioni siano cambiate in base al parere delle udienze pubbliche e del Parlamento. Questo è il nocciolo della questione, poiché non capiamo il motivo dell’insistenza per una revisione degli strumenti che tutti ritengono siano utili e ben funzionanti. E’ questo, quindi, ciò che vorremo capire.

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) Non so quale sia il cambio di direzione cui fa riferimento l’onorevole deputato; non c’è un cambiamento di direzione e, come ho spiegato, né le parti interessate in risposta alla revisione né la Commissione ritengono sia necessaria una revisione o riforma sostanziale. Pertanto, non sono del tutto sicuro di cosa lei intendesse per cambiamento di direzione. Se una revisione non fosse stata necessaria, penso che allora il Libro verde che abbiamo pubblicato avrebbe ricevuto molto meno delle 500 risposte pervenute. Sembrerebbe voler dire che un Libro verde che riceve più di 500 risposte indichi interesse in una revisione in corso.

Per rispondere alla prima domanda, non posso presentare a questo Parlamento una valutazione prima che venga svolta. La Commissione non ha ancora svolto la sua valutazione, non ha ancora deciso riguardo alla sua risposta. Oggi ha tenuto una discussione in plenaria e renderà note le sue opinioni al momento di presentare le proprie proposte agli Stati membri e, al contempo, verranno portate alla conoscenza del Parlamento, il che accadrà in data da definirsi nella seconda metà di novembre, che non è molto lontana.

Per quanto attiene alla politicizzazione, quest’ultima è pressoché inevitabile per tali questioni. Se esiste un’industria europea che rappresenta diversi punti di vista e interessi in competizione e, francamente, presenta proposte antitetiche molto diverse circa il modo in cui si vorrebbe venissero adottate le misure di difesa, ciò deve riflettersi nelle posizioni dei nostri Stati membri. Se questi ultimi scelgono invece di considerare il valore dell’obiettivo e della rigorosa analisi del personale della Commissione e adottare le conclusioni e le misure che proponiamo; se sono semplicemente pronti a farlo, allora non ci sarà la politicizzazione. Tuttavia, gli Stati membri sono soggetti alle stesse pressioni e diversi interessi in competizione, tra i produttori, i dettaglianti, i distributori, gli importatori e i consumatori, come lo siamo noi. Quando le persone hanno diverse opinioni, queste ultime devono essere discusse molto ampiamente in un modo politico, attraverso un processo politico, e questo è quello che accade.

 
  
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  Presidente. − Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

Sono spiacente per coloro che hanno aspettato.

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

(La seduta, sospesa alle 19.35, è ripresa alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. Adam BIELAN
Vicepresidente

 
  

(1) GU L 175 del 10.7.1999, pag. 43.
(2) GU L 10 del 13.1.2001, pag. 20.

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