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Procedura : 2008/0156(CNS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0368/2008

Discussioni :

PV 19/11/2008 - 19
CRE 19/11/2008 - 19

Votazioni :

PV 20/11/2008 - 6.7
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0559

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 20 novembre 2008 - Strasburgo Edizione GU

7. Dichiarazioni di voto
Video degli interventi
Processo verbale
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

- Relazione Stauner (A6-0409/2008)

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE). - (FR) Signora Presidente, la commissione per l’occupazione e gli affari sociali sta disperatamente cercando di contestare le competenze della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere in materia di eguaglianza fra uomini e donne sul posto di lavoro. Tale commissione ci ha sottratto l’iniziativa di redigere una relazione sugli effetti discriminatori dei differenziali retributivi e di altre diseguaglianze sui regimi pensionistici delle donne e sulla tendenza verso l’individualizzazione dei diritti di previdenza sociale.

Il risultato è un miscuglio di considerazioni generali universalmente note. Siamo molto lontani dalla disparità di trattamento e dai rimedi che la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere intendeva porre al centro della propria relazione. Come relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere in virtù dell’articolo 47 del regolamento, ho cercato, con l’appoggio unanime della mia commissione, di proporre dei correttivi specifici nel quadro delle riforme del sistema pensionistico. I correttivi sono sei, molto precisi, e destinati a colmare le lacune che intervengono a livello pensionistico in seguito, per esempio, alla maternità o agli impegni famigliari delle donne.

E cosa è accaduto? La commissione per l’occupazione li ha espressamente respinti, in flagrante violazione dei propri obblighi ai sensi dell’articolo 47. Mi spiace che abbiamo perso una battaglia, ma la guerra e la nostra lotta vanno avanti.

 
  
  

- Relazione Klamt (A6-0432/2008)

 
  
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  Philip Claeys (NI). - (NL) Signora Presidente, ho votato contro la relazione Klamt per il semplice motivo che l’intero concetto di immigrazione per motivi economici e di ciò che viene chiamato Carta blu sono indice di miopia. Dovremmo, invece, adottare una politica centrata sulla formazione, la riqualificazione e il ritorno al lavoro dei 20 milioni di disoccupati dell’Unione europea. Dovremmo, invece, imparare dagli errori che abbiamo compiuto in passato. Un esempio è quello dell’importazione di lavoratori stranieri e delle loro famiglie negli anni ’70 e ’80, che si è poi trasformata in un grave problema sociale.

Ora si sta cercando di accontentare l’opinione pubblica promettendole che si tratta solamente di un’immigrazione altamente qualificata e temporanea, ma chi sono io per dubitare delle parole del commissario Michel, che sostiene che dovrebbero continuare a essere benvenuti anche altri immigranti? In altre parole, la porta rimane aperta. Se ne sta solo creando un’altra. Questa è una coalizione contro la società. Le grandi imprese vogliono disporre di manodopera a basso costo e si alleano con la sinistra multiculturale mentre la società ne fa le spese.

 
  
  

- Relazione Parish (A6-0368/2008)

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE). - (FR) Signora Presidente, a malincuore ho votato a favore della relazione Parish sull’incorporazione del settore vinicolo nel regolamento unico OCM. Considero, infatti, che questo regolamento unico non rappresenti una semplificazione e non aumenti la trasparenza. Complicherà la vita ai viticoltori e all’intero settore vinicolo.

Il commissario ha cercato di rassicurarci ieri sera. Spero che la Commissione terrà fede ai propri impegni e che, soprattutto, il settore continuerà a essere adeguatamente rappresentato in seno al comitato consultivo, così come lo è sempre stato all’interno del primo OMC per il vino.

 
  
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  Anja Weisgerber (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, questa mattina ho votato con una certa esitazione a favore della relazione Parish sulla creazione di un’organizzazione comune di mercato per una vasta gamma di prodotti agricoli. Appoggio l’obiettivo della Commissione di addivenire a una semplificazione della politica agricola europea. Ciò significa che, in futuro, ci sarà solamente un’unica organizzazione di mercato che sostituirà le ventuno organizzazioni esistenti, per esempio, per i prodotti ortofrutticoli, il latte e il vino. Tuttavia, la gestione del documento risultante, che sarà estremamente complesso, deve essere resa quanto più semplice possibile. Per questo motivo sono particolarmente soddisfatta delle rassicurazioni fornite dalla Commissione durante la discussione di ieri sera. A questo proposito la Commissione ha affermato che accoglierà il mio suggerimento di includere nel motore di ricerca europeo EUR-Lex la funzione che permette agli utenti di avere accesso solo agli articoli relativi alla loro produzione agricola.

La Commissione ha altresì confermato che l’organizzazione del mercato vinicolo, che è stata negoziata con qualche difficoltà e che riprende molti dei requisiti del Parlamento, rimarrà immutata. Ed è solo per questo motivo che ho deciso di votare a favore della relazione.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: HIV/AIDS (RC-B6-0581/2008)

 
  
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  Milan Gaľa (PPE-DE). – (SK) Sono lieto che qualche giorno prima dell’1 dicembre, Giornata mondiale dell’AIDS, il Parlamento affronti questo problema globale. Il numero di persone contagiate dal virus dell’HIV sta aumentando. Sono 14 000 i nuovi contagi ogni giorno, 2 000 di questi sono bambini al di sotto dei 15 anni di età.

Oltre alle regioni tradizionalmente colpite come l’Africa e l’Estremo oriente, il numero di contagi è aumentato in Europa orientale e in Asia centrale. Nel 2006 il numero di casi in queste regioni è salito a 1,7 milioni. L’aumento maggiore si è registrato in Russia e Ucraina, dove sono state 270 000 le persone contagiate dal virus HIV. La diffusione del virus in queste regioni è causata soprattutto dalla tossicodipendenza e dall’uso di aghi infetti. Nel caso dell’Ucraina i dati sono ancora più allarmanti dal momento che riguardano un vicino confinante con l’Unione europea.

L’incapacità di controllare il problema HIV nonostante i programmi mondiali di prevenzione dovrebbe spingerci a riconsiderare tali programmi e a intensificare gli sforzi tesi alla prevenzione e allo sviluppo di cure efficaci.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: Repubblica democratica del Congo (RC-B-0590/2008)

 
  
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  Charles Tannock (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, nel 1994 l’occidente ha chiuso gli occhi davanti al genocidio del Ruanda. Potrebbe accadere lo stesso oggi con la regione orientale del Congo. La priorità più immediata sono gli aiuti umanitari, ma, oltre questa necessità, c’è una situazione politica delicata e ingarbugliata da risolvere. Tale situazione è in parte il risultato dell’atteggiamento della comunità internazionale che non solo si è lavata le mani del genocidio in Ruanda, ma anche permesso agli hutu génocidaires di rifugiarsi nella regione orientale del Congo dove il presidente Kabila ha fatto ben poco per trattenere le milizie provocando il disgusto di Kigali e dei tutsi che vivono nel paese.

Le Nazioni Unite e l’Unione africana hanno ora il compito di affrontare i problemi politici e di sicurezza più immediati, ma dovremmo al contempo riconoscere che dietro il finanziamento di questo spargimento di sangue si cela, in larga misura, una lotta per le risorse naturali. La Cina è un attore importante nella regione, ma nutre poco interesse per i diritti umani in Africa.

La Commissione dovrebbe verificare la possibilità di applicare all’Africa un processo di certificazione per i minerali e altre risorse naturali sulla scia del successo della procedura Kimberley che si è rivelata particolarmente utile per l’industria del diamante nei casi dei diamanti insanguinati e dei diamanti dei conflitti. Ho pertanto votato a favore della risoluzione.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: situazione apicola (B6-0579/2008)

 
  
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  Erna Hennicot-Schoepges (PPE-DE). - (FR) Signora Presidente, questa risoluzione giunge un po’ ritardo. E’ un po’ come chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati perché, dall’adozione della direttiva 91/414 sull’immissione in commercio di prodotti fitosanitari, ben poco è stato fatto per promuovere la ricerca sugli effetti dei pesticidi sulle api, soprattutto sul ciclo completo di riproduzione di questi insetti.

E’ ancor più sorprendente che, durante la votazione in prima lettura sulla relazione Breyer sull’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari ovvero sulla riforma della direttiva 91/114, molti di coloro che oggi hanno votato a favore della risoluzione si sono pronunciati contro gli emendamenti che garantivano una migliore protezione delle api.

Non sono le buone intenzioni che ci faranno compiere dei progressi. Sono i fatti e le azioni e sono certa che, quando voteremo sulla relazione Breyer in seconda lettura, i miei onorevoli colleghi si ricorderanno di questa risoluzione e voteranno a favore delle api.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE). - (FR) Signora Presidente, vorrei precisare all’onorevole Hennicot, da poco membro di questa Assemblea, che ovviamente non può conoscere le nostre richieste avanzate a partire dal 1994, soprattutto in questo ambito.

Desidero ringraziare tutti gli onorevoli colleghi che hanno contribuito alla discussione e alla risoluzione dedicata all’allarmante situazione nel settore agricolo. Come peraltro comprensibile, ieri sera a mezzanotte non c’era una folla – non c’era neppure l’onorevole Hennicot – a seguire la discussione eccellente e approfondita che voleva incoraggiare la Commissione a intensificare i propri sforzi di fronte a questa crisi tanto preoccupante del settore apicolo. Constato con piacere che la Commissione ha compreso la nostra richiesta.

Vorrei sottolineare a beneficio dei servizi che l’emendamento n. 1, che è stato accolto e che il mio gruppo non ha appoggiato, è un emendamento puramente editoriale. C’è un errore nella traduzione tedesca del mio considerando b. Dobbiamo quindi correggere la traduzione che riporta esattamente lo stesso testo dell’emendamento tedesco.

Per quanto riguarda l’emendamento sull’autorizzazione dei prodotti fitosanitari, che nel frattempo è stato ritirato, sono d’accordo sulla sostanza. Tuttavia, dal momento che riproduce parola per parola il testo votato in seno alla commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare sull’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari, il mio gruppo ed io riteniamo che non dovremmo fare un plagio di tale testo e che dovremmo lasciare il passo a tale commissione. Tuttavia, la nostra raccomandazione e la nostra richiesta sono particolarmente ben formulate al paragrafo 8 della risoluzione, nel quale si chiede la stessa cosa, in altre parole di intensificare la ricerca sul nesso fra la moria delle api e l’uso di pesticidi per adottare le misure del caso quanto all’autorizzazione di tali prodotti. Ovviamente non deve essere concessa autorizzazione ai quei pesticidi che provocano la morte delle api. Lo andiamo ripetendo da anni.

 
  
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  Presidente. − Onorevole Lulling, grazie per la sua attenzione minuziosa nei confronti di questo provvedimento. Posso assicurarle che le versioni linguistiche saranno accuratamente controllate.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

- Relazione Gräβle (A6-0394/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Grazie alla relazione della mia cara amica, onorevole Grassle, ho votato a favore della risoluzione legislativa che, a condizione che il testo sia modificato, approva la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento n. 1073/1999 sulle indagini svolte dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF). Sono favorevole a una migliore protezione dei diritti delle persone sottoposte a indagine da parte dell’OLAF e di una più forte cooperazione con gli Stati membri. Era particolarmente sentita la necessità di sottoporre a controllo pubblico le attività investigative antifrode dell’OLAF e di prevedere un controllo indipendente delle procedure e della durata delle indagini, pur garantendo la confidenzialità di quest’ultime. L’onorevole Gräßle ha svolto un lavoro eccellente con questa relazione e merita i nostri ringraziamenti.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho espresso parere favorevole alla relazione dell’onorevole Gräßle perché tutti coloro che sono coinvolti in un’indagine dell’OLAF devono avere la possibilità di presentare delle osservazioni su questioni pertinenti, almeno per iscritto. Tali osservazioni dovrebbero essere presentate agli Stati membri interessati insieme a ogni altra informazione ottenuta nel corso delle indagini. Questo è l’unico modo per fornire alle autorità nazionali informazioni complete sul caso in questione rispettando al contempo il principio secondo il quale entrambe le parti devono avere la possibilità di esprimere il proprio punto di vista. Allo stesso tempo la relazione garantisce la cooperazione con i paesi terzi e rafforza il ruolo del comitato di vigilanza dell’OLAF.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, comunico il mio voto favorevole in merito alla relazione della collega Gräßle, riguardante le indagini svolte dall'Ufficio per la lotta antifrode (OLAF). E' di primaria importanza, infatti, modificare il regolamento relativo a tali indagini, poiché vanno rivisti alcuni rapporti interistituzionali. Inoltre, è doveroso modificare il regolamento per quello che concerne i diritti delle persone coinvolte nelle indagini e per quello che riguarda lo scambio di informazioni tra OLAF, istituzioni europee, Stati membri ed informatori. Infine, plaudo all'iniziativa del collega, che ha formulato ulteriori interessanti suggerimenti, che riguardano ad esempio il nuovo ruolo del direttore generale dell'Ufficio, che dovrebbe avere il potere di avviare indagini esterne, oltre che su richiesta di uno Stato membro o della Commissione, anche su richiesta del Parlamento europeo.

 
  
  

- Relazione Wieland (A6-0395/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Grazie presidente. Il mio voto è favorevole. Il nocciolo di questa discussione non riguarda solamente la questione specifica affrontata dalla Commissione per le Petizioni, in riferimento alla diffusione della lingua tedesca in rapporto al suo impiego da parte delle istituzioni comunitarie. Si tratta soprattutto del problema generale dell'accesso ai documenti da parte dei cittadini di tutte le nazionalità, e conseguentemente della trasparenza delle istituzioni comunitarie. In questa ottica, pertanto, ritengo assolutamente importante che il Consiglio svolga un'approfondita ricognizione al fine di favorire l'estensione delle lingue impiegate sui siti delle presidenze. Questa estensione potrà avvenire in maniera progressiva, sulla base di criteri congrui e oggettivi da definire, tenendo presente tuttavia che quante più lingue saranno impiegate tanto maggiore sarà il numero dei cittadini che potranno avvicinarsi all'Europa. I cittadini devono guardare alle istituzioni europee nel modo in cui osservano gli edifici che ci ospitano: le nostre istituzioni devono essere accessibili.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Appoggiamo in linea generale la relazione e, in particolare, il paragrafo che, a proposito delle conclusioni del Mediatore, recita: “il rifiuto del Consiglio di occuparsi del contenuto della richiesta del denunciante rappresenta un caso di cattiva amministrazione” e ancora “le informazioni fornite nei predetti siti web dovrebbero, idealmente, essere rese disponibili in tempo utile in tutte le lingue ufficiali della Comunità”.

Noi siamo invece favorevoli al paragrafo 1, lettera d) delle conclusioni della relazione che afferma: “nei casi in cui il numero delle versioni linguistiche deve essere limitato, la scelta delle lingue da usare deve basarsi su criteri di oggettività, ragionevolezza, trasparenza e praticità”. Noi riteniamo che il sito del Consiglio, come quelli del Parlamento e della Commissione, dovrebbe fornire ogni informazione in tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea. Solo così potremo difendere il multilinguismo e la diversità culturale che dovrebbero essere tutelati dai leader della Comunità, ma che, in realtà, sono continuamente messi in discussione per ragioni di economia.

 
  
  

- Relazione Stauner (A6-0409/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Sebbene esistano degli aspetti contradditori nella risoluzione adottata dalla maggioranza del Parlamento, insieme a qualche elemento positivo, l’argomentazione principale è che, a causa dell’invecchiamento della popolazione e dei cambiamenti demografici, è giustificata una maggiore fragilità del sistema di sicurezza sociale universale e pubblico per rispondere agli interessi del settore finanziario privato, che mira a gestire una fetta della torta che sia la più grande possibile.

Si consideri, per esempio, il seguente paragrafo: “segnala che la tendenza all’individualizzazione contribuisce all’ammodernamento del secondo e del terzo, senza mettere in discussione il primo pilastro dei sistemi di sicurezza sociale, in modo da consentire alle persone, soprattutto le donne e altri gruppi vulnerabili, di avere maggiore libertà di scelta e dunque di raggiungere una maggiore indipendenza e poter maturare diritti addizionali alla pensione”.

In altre parole, in nome della libertà, si vogliono incoraggiare i cittadini a trovare soluzioni finanziarie alternative al sistema di sicurezza sociale pubblico, anche se sono ben noti i risultati decisamente negativi di questa soluzione. I casi recenti negli Stati Uniti ne sono un esempio evidente. Il capitalismo, tuttavia, cerca sempre di usare la propaganda per perseguire i propri scopi.

Per questo motivo abbiamo votato contro la relazione.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto.(FR) La relatrice, l’onorevole Stauner, ha compiuto una lucida analisi delle sfide che l’invecchiamento delle nostre società e il calo della popolazione attiva pongono ai nostri sistemi di sicurezza sociale, che stanno particolarmente a cuore alla onorevole collega. Questo è il primo punto a suo favore.

Un secondo buon elemento è il timido interrogativo che la relatrice solleva a proposito della reale efficacia della solita panacea proposta, ovvero l’organizzazione di un massiccio insediamento di lavoratori immigrati che, speriamo, sostengano l’onere finanziario dei sistemi sanitari e pensionistici dei vecchi europei: una soluzione per tutti i mali di un cinismo ed egoismo straordinari, difesa da coloro che spesso sostengono di avere il monopolio della comprensione e della tolleranza. Infine, la relatrice guadagna un ultimo punto per la sua analisi critica della tendenza verso la privatizzazione dei sistemi sanitari e dell’approccio puramente finanziario alla riforma dei sistemi di sicurezza sociale.

La relazione, tuttavia, omette di affrontare il nodo principale: all’origine di tutti i problemi, infatti, vi è il calo demografico nel nostro continente. A questo dobbiamo porre rimedio. Gli Stati membri non possono più evitare l’adozione di un’ambiziosa politica per la famiglia che incoraggi l’incremento del tasso di natalità a garanzia dell’equilibrio dei loro sistemi di sicurezza sociale e, quel che più conta, del loro dinamismo, prosperità e, in poche parole, della loro sopravvivenza.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) La relazione osserva che nella maggior parte degli Stati membri la popolazione sta invecchiando e che i sistemi previdenziali e pensionistici saranno di conseguenza estremamente sollecitati. La soluzione avanzata per risolvere il problema è sempre la solita, ovvero diverse misure sul piano europeo. Junilistan ritiene che l’Unione europea non dovrebbe affatto occuparsi di problematiche che riguardano i sistemi previdenziali e pensionistici degli Stati membri.

Il Parlamento europeo ha una propria posizione in materia di età pensionabile, contratti di lavoro, tipo di sistema pensionistico che gli Stati membri dovrebbero introdurre, imposte sui redditi da lavoro dipendente, condivisione degli oneri fiscali e modalità di organizzazione dell’assistenza nei paesi dell’Unione. Queste sono questioni che dovrebbero essere affrontate solamente a livello nazionale. Gli indicatori generali sviluppati dalle istituzioni europee per queste materie non apportano alcun contributo.

Abbiamo pertanto votato contro questa relazione nella votazione finale.

 
  
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  Carl Lang (NI), per iscritto.(FR) Sebbene la relazione dell’onorevole Stauner si riferisca alla strategia di Lisbona – evidente fallimento europeista – merita di essere sostenuta perché mette in discussione il credo dell’immigrazione quale rimedio all’ulteriore aggravamento del deficit demografico, economico e sociale dell’Europa.

L’immigrazione, sia essa selettiva o no, distorce l’identità e la cultura dei cittadini europei e aggrava le divisioni comunitarie e le tensioni che ne derivano, sulla falsariga di ciò che accade in ogni società multietnica e multiculturale del mondo.

L’immigrazione incoraggia una neo–schiavitù a tutto vantaggio degli affaristi della globalizzazione che vedono nella manodopera a basso costo uno strumento di pressione per ridurre i salari in una situazione già caratterizzata da una forte disoccupazione. Essa permetterà il saccheggio delle élite dei paesi terzi in cui la situazione si aggraverà ulteriormente.

E’ una trappola in termini strategici, perché il comportamento degli immigrati finirà con l’assomigliare a quello degli europei; mi riferisco, in questo caso, soprattutto a quell’infelice tendenza ad avere meno figli in una società realmente disorientata sotto tutti i punti di vista.

A prescindere dal supporto alle famiglie e da un aumento del tasso di natalità nel nostro continente, la nuova Europa delle nazioni ha bisogno di una politica di preferenza nazionale e comunitaria, di una politica di protezione nazionale e comunitaria.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto.(EL) La relazione rivela la piena misura delle aspirazioni dell’UE e del capitale euro-unificante, aspirazioni che non tengono in alcun considerazione i cittadini comuni, e mirano all’abolizione dei sistemi di previdenza sociale. Il testo adduce spaventosamente il pretesto del calo demografico nell’Unione europea per proporre un aumento dell’età pensionabile e l’applicazione di un sistema a tre pilastri, e segnatamente:

- pensioni minime erogate dai sistemi di previdenza sociale;

- l’estensione dei fondi pensione lavorativi che erogano pensioni basate sui contributi;

- il ricorso dei lavoratori ad assicurazioni private (la cosiddetta individualizzazione della terminologia euro-unificante), altrimenti noto come terzo pilastro.

La relazione apre così la strada – un’autostrada – alle compagnie assicuratrici monopolistiche che potranno aumentare i propri profitti penetrando in un ulteriore settore redditizio.

Questo attacco fa parte di una serie di misure europee contro la forza lavoro, fra le quali l’applicazione della flessicurezza, l’adeguamento (ovvero abolizione) della normativa sul lavoro, l’istituzionalizzazione delle agenzie di collocamento – veri centri per la tratta degli schiavi – la direttiva che introduce il periodo inattivo dell’orario di lavoro con 65 ore la settimana e il calcolo dell’orario su base annuale.

La classe lavoratrice deve rispondere all’attacco sempre più feroce da parte del capitale euro-unificante con un contrattacco, creando un’alleanza antimonopolio che rivendicherà il proprio potere di base e getterà le fondamenta che le consentiranno di soddisfare le proprie esigenze e raggiungere la prosperità in quanto espressione dei cittadini comuni.

 
  
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  Rovana Plumb (PSE), per iscritto. – (RO) L’Unione europea non potrà avere un più alto tasso di occupazione fino a quando ci saranno categorie sociali debolmente rappresentate e gruppi sociali esclusi dal mercato del lavoro. Le persone disabili o affette da gravi problemi di salute vorrebbero lavorare, ma, il più delle volte, sono vittime di gravi discriminazioni da parte dei datori di lavoro.

Servono poi speciali accorgimenti per permettere a queste persone di svolgere adeguatamente il loro lavoro, ma i datori di lavoro non sono disposti a investire molto in questo settore. Le misure finanziare adottate dagli Stati membri non hanno ancora prodotto i risultati sperati. Nel caso della Romania, potrei citare l’esempio delle detrazioni, dal calcolo del profitto lordo, degli importi spesi per l’acquisto di attrezzature e accorgimenti usati dai lavoratori disabili nel processo produttivo, dei costi di trasporto dei disabili da casa al luogo di lavoro, nonché della detrazione dal bilancio per l’assicurazione contro la disoccupazione delle spese specifiche relative alla preparazione, alla formazione professionale e alla consulenza. Come proposto dalla relazione, la creazione di imprese specifiche offre una soluzione concreta che permette l’inclusione di queste categorie sociali particolarmente vulnerabili sul mercato del lavoro.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi compiaccio dell'ottimo lavoro svolto dalla collega Stauner sul futuro dei regimi previdenziali e pensionistici e lo sostengo con il mio voto favorevole. Condivido le motivazioni di base della relazione e ritengo che ai problemi sollevati si debba cercare di porre al più presto, da parte dell'Unione unitamente agli Stati membri, una soluzione adeguata.

L'Europa è un continente che invecchia e il cui tasso di natalità medio è al di sotto del tasso naturale di sostituzione della popolazione. In meno di un cinquantennio la popolazione europea sarà più esigua e più anziana. L'immigrazione non sarà certo la soluzione al problema: c'è piuttosto bisogno di attrarre e mantenere un maggior numero di persone in posti di alta qualità, garantire un elevato grado di protezione sociale e di sicurezza sul lavoro, rafforzare l'istruzione e la formazione della nostra manodopera, ammodernare i vecchi sistemi pensionistici prestando attenzione all'instabilità connessa ai regimi di finanziamento privato, da più parti sostenuto.

 
  
  

- Relazione Klamt (A6-0432/2008)

 
  
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  Alexander Alvaro (ALDE), per iscritto. − Appoggio pienamente l’introduzione della Carta blu. Tuttavia, con l’approvazione degli emendamenti del PPE e del PSE, temo che la strategia lungimirante dell’Europa in materia di immigrazione legale sarà vanificata. Il testo attuale ha un effetto semplicemente deterrente per qualunque lavoratore altamente qualificato che stia considerando di migrare legalmente dell’Unione europea. Non incoraggeremo i lavoratori altamente qualificati a partecipare al mercato del lavoro dell’Unione europea, se non altro a causa degli ostacoli burocratici introdotti dal testo attuale.

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. (SV) Noi socialdemocratici svedesi al Parlamento europeo abbiamo votato a favore della relazione sulle condizioni di ingresso e soggiorno per i cittadini di paesi terzi per l’esercizio di attività professionali altamente qualificate, in altre parole abbiamo votato a favore della Carta blu europea. La relazione sottoposta al voto del Parlamento comporta un miglioramento della direttiva, in particolare per quanto riguarda la parità di trattamento per i lavoratori provenienti dai paesi terzi. Il testo previene, infatti, la discriminazione nei confronti di questi soggetti. E’ inoltre positivo che gli Stati membri abbiano la possibilità di verificare se sia per loro necessario aprire la porta all’immigrazione di lavoratori. Siamo inoltre lieti del fatto che il Parlamento abbia respinto le proposte avanzate dalla Commissione, che per trent’anni hanno reso possibile la politica discriminatoria dei datori di lavoro. Constatiamo inoltre con soddisfazione che si è limitata la possibilità degli Stati membri di assumere lavoratori le cui professionalità sono carenti nei paesi terzi in questione. Ciò impedisce all’Unione europea di contribuire alla fuga di lavoratori altamente qualificati provenienti, in particolare, dai paesi in via di sviluppo.

Al contempo deploriamo che il Parlamento non sia riuscito a raggiungere un accordo sull’applicazione dei contratti collettivi anche ai lavoratori provenienti da pesi terzi. E’ inoltre deplorevole che non sia stato accolto l’emendamento n. 79. Infine, la definizione dei livelli salariali non rientra fra le competenze dell’Unione, mentre la decisione deve essere lasciata alle parti sociali dei rispettivi Stati membri. Ci aspettiamo che il governo svedese continui a combattere nei negoziati in corso al Consiglio.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Grazie presidente. Il mio voto è favorevole. È un provvedimento estremamente importante. L'istituzione di nuovi diritti per i lavoratori altamente qualificati provenienti dai paesi terzi rappresenta un'opportunità sia per i migranti, sia per i paesi d'accoglienza. Soprattutto è fondamentale che ciò avvenga in un quadro di criteri comuni per tutti gli Stati dell'UE, per evitare disparità e anche per aumentare la capacità di attrazione dell'Europa, ancora lontana dalle percentuali di Stati Uniti e Canada. In questo quadro di norme condivise che ci accingiamo a votare, sostengo con convinzione gli emendamenti del partito Socialista. Il salario minimo non inferiore a quello di un lavoratore omologo del paese d'accoglienza rappresenta una garanzia di uguaglianza per noi imprescindibile.

Al pari sosteniamo l'estensione della carta blu a coloro che già risiedono negli Stati membri e l'allungamento a sei mesi della proroga in caso di perdita del lavoro. Infine è doverosa la nostra cooperazione con i paesi terzi per sostenere la formazione di personale altamente qualificato nei settori chiave che dovessero risentire della fuga di cervelli. L'approvazione di questo provvedimento, inoltre, favorirà l'immigrazione legale e renderà l'UE più ricca di professionalità e anche di esperienze umane, in quell'ottica di scambio che da sempre costituisce la vera essenza dello spirito europeo.

 
  
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  Catherine Boursier (PSE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della relazione Klamt sull’introduzione di una Carta blu europea perché, per la prima volta, disponiamo della possibilità a livello europeo di passare da una cultura del no, della fortezza europea, a una cultura del sì, di un’Europa aperta, che ci consenta finalmente di sviluppare una gestione positiva dei movimenti migratori e conceda ai lavoratori determinati diritti. Questo processo dovrà essere rapidamente seguito dall’adozione di ulteriori misure a favore di altre categorie di lavoratori stranieri. Le attendo con ansia.

Avremmo certamente potuto andare oltre, ci sarebbe piaciuto vedere una direttiva orizzontale piuttosto che una settoriale, ma l’acquis è stato ripreso, in modo particolare il principio di una paga uguale per uguale giornata di lavoro, il rifiuto di generare una fuga di cervelli, soprattutto nei settori della sanità e dell’istruzione, e il raddoppiamento della durata dei diritti di soggiorno allo scopo di trovare una nuova occupazione una volta terminato il contratto di lavoro.

Il testo, pertanto, cerca soprattutto di promuovere i canali di immigrazione legale e non una forma di immigrazione clandestina alla quale sono del tutto contraria.

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della relazione Klamt perché offre possibilità di lavoro agli immigranti altamente qualificati. La relazione sostiene che gli Stati membri devono dare la priorità ai cittadini europei, il che, alla luce delle restrizioni applicate al mercato del lavoro da alcuni paesi dell’Unione, va a vantaggio dei cittadini rumeni. Coloro che soddisfano determinate condizioni stabilite dalla direttiva avranno la possibilità di ricevere una Carta blu con validità iniziale di due anni rinnovabile per altri due. Se il contratto di lavoro ha una durata inferiore ai due anni, la Carta blu viene rilasciata per tale periodo seguito da ulteriori tre mesi.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Purtroppo mi sono astenuta dalla votazione sulla relazione dell’onorevole Klamt (A6-0432/2008) sulla proposta di direttiva del Consiglio sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati. L’Irlanda ha infatti scelto di non aderire a questa proposta ai sensi dell’articolo 3 del quarto protocollo al trattato di Amsterdam. L’Irlanda, inoltre, dispone già di una politica nazionale in questo settore, che le garantisce flessibilità e un ampio margine di discrezionalità sotto il profilo dell’adeguamento alle condizioni del mercato del lavoro.

 
  
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  Lena Ek (ALDE), per iscritto. (SV) La corsa per attirare lavoratori ambiziosi e qualificati è appena agli inizi. Per raggiungere il successo nell’era della globalizzazione l’Europa deve rendersi più interessante agli occhi dei talenti mondiali. Particolarmente benvenuta è dunque la proposta della Commissione di introdurre una Carta blu per agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro europeo. Da tempo sono accesa sostenitrice della Carta blu e di altre misure che facilitano l’ingresso nel nostro mercato del lavoro. Purtroppo la proposta è stata talmente diluita dalla maggioranza del Parlamento che ho scelto di astenermi dalla votazione. Continuerò la battaglia in Europa per una Carta blu più efficace rispetto a quella che il Parlamento ha voluto sostenere.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto.(FR) La Carta blu europea, che si sostiene essere riservata ai lavoratori altamente qualificati e che offre libertà di movimento e stabilimento in tutti gli Stati membri dell’Unione europea, sarà una nuova fonte di immigrazione che non potrà essere controllata a livello europeo più di quanto non lo sia già in molti paesi a livello nazionale.

La concessione di diritti di ingresso immediato ai familiari senza un vero limite di tempo incoraggerà un’immigrazione permanente delle popolazioni. E’ l’organizzazione burocratica della moderna forma di schiavitù, le cui vittime, da ora in poi, saranno selezionate, non per la forza della muscolatura o della dentatura, ma in base ai diplomi. La Carta blu priverà i paesi in via di sviluppo dei cervelli di cui queste economie hanno grande bisogno, aggravando la loro situazione economica e garantendo una crescente e infinita immigrazione clandestina.

Il testo introduce una soglia di retribuzione minima del tutto assurda e arbitraria, slegata dalla realtà e dai settori o professioni in questione. Le conseguenze prevedibili sono due: la riduzione dei salari della maggior parte dei lavoratori qualificati europei, che saranno fortemente tentati di lasciare l’Europa, e lo sfruttamento dei migranti ai quali non viene garantito un salario realmente commisurato alle loro qualifiche.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Nonostante l’adozione degli emendamenti da parte del Parlamento – emendamenti da noi sostenuti e che attenuano alcuni degli elementi negativi della proposta di creazione di una Carta blu nell’Unione europea – riteniamo che le modifiche introdotte non intacchino né i motivi né gli obiettivi centrali della proposta di direttiva presentata dalla Commissione al Consiglio.

La Carta blu è uno strumento che cerca di rispondere agli obiettivi neoliberisti della strategia di Lisbona in termini di necessità di sfruttamento della manodopera. Nel contesto della concorrenza capitalista, soprattutto con gli Stati Uniti, (che hanno la carta Green Card), l’Unione sta cercando di attirare lavoratori altamente qualificati a scapito delle risorse umane nei paesi terzi.

In altre parole, la Carta blu (che riduce l’immigrazione a sfruttamento e discrimina fra gli immigranti selezionandoli secondo le necessità di manodopera dei paesi dell’UE), e la direttiva rimpatri (che porterà a un incremento delle espulsioni arbitrarie e aumenterà difficoltà e ostacoli al ricongiungimento famigliare) sono lati diversi della stessa medaglia. In altre parole, sono strumenti (coerenti l’uno rispetto all’altro) e pilastri della stessa politica: la politica di immigrazione disumana dell’Unione europea, che criminalizza ed espelle o sfrutta e respinge gli immigranti.

Per questo motivo abbiamo votato contro.

 
  
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  Jeanine Hennis-Plasschaert (ALDE), per iscritto. A nome del gruppo ALDE vorrei precisare le ragioni della nostra astensione dalla votazione finale. Che sia chiaro: il gruppo ALDE è uno strenuo sostenitore della Carta blu. Tuttavia, il mio gruppo ritiene che la proposta sia stata annacquata in modo significativo. Sono state introdotte troppe restrizioni.

Il pacchetto immigrazione dell’Unione dovrebbe avere due pilastri: la lotta all’immigrazione clandestina e, al contempo, la creazione di migliori opportunità per l’immigrazione legale. La proposta così come è stata emendata dall’Assemblea non introduce quei cambiamenti tanto necessari, ma conferma, piuttosto, le prassi protezionistiche degli Stati membri. Con l’adozione di questa relazione il Parlamento ha indebolito una proposta già modesta. Un’opportunità sprecata. Oggi la maggior parte dei lavoratori altamente qualificati tende a migrare verso gli Stati Uniti, il Canada o l’Australia piuttosto che verso l’Unione europea. Se vogliamo invertire questa tendenza, dobbiamo essere ambiziosi. Il testo attuale ha un effetto deterrente per la maggior parte dei lavoratori altamente qualificati che valutano la possibilità di migrare legalmente nell’UE, e non contribuisce in alcun modo agli sforzi per rendere l’Europa più interessante agli occhi di tali lavoratori. Serve urgentemente coraggio politico.

 
  
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  Carl Lang (NI), per iscritto (FR) Gli interventi del presidente in carica del Consiglio Jouyet e del vicepresidente della Commissione Barrot in occasione della discussione sulla Carta blu europea e sul la procedura unica di domanda di permesso di soggiorno e di lavoro, sono stati particolarmente esplicativi. Ecco un breve florilegio.

Per citare il vicepresidente Barrot: “I testi dimostrano la vera portata di questo Patto sull’immigrazione e l’asilo che la presidenza francese ha portato a conclusione con successo e dimostrano che il patto è effettivamente un accordo equilibrato, espressione della volontà degli europei di aprire la porta a movimenti migratori che potrebbero rivelarsi particolarmente utili e costruttivi per il futuro della società europea”.

Il vicepresidente ha inoltre affermato: “La possibilità di ritornare al paese di origine per due anni senza perdere lo status di residente di lungo periodo è di fondamentale importanza”.

Citando il presidente in carica del Consiglio Jouyet: “Questi due testi sono un inizio e non una fine e lasciano spazio a una migrazione circolare”.

Egli afferma inoltre: “Questi due testi dimostrano che l’Unione europea è realmente impegnata nella promozione dell’immigrazione legale”.

Da ora in avanti non possono più sussistere dubbi; i nostri leader e i rappresentanti francesi in seno alle istituzioni europee sono favorevoli a una massiccia immigrazione di popolamento dall’esterno dell’Europa, che condurrà a politiche di disintegrazione nazionale. Noi voteremo contro.

 
  
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  Jean-Marie Le Pen (NI), per iscritto. (FR) La relazione dell’onorevole Klamt sulle condizioni di ingresso e soggiorno nell’Unione europea di cittadini di paesi terzi per l’esercizio di attività professionali altamente qualificate parte da una premessa corretta, ma giunge a conclusioni errate.

E’ infatti corretto che gli immigranti altamente qualificati provenienti da paesi terzi preferiscono gli Stati Uniti o il Canada all’Europa. La scelta di invertire la tendenza e di attirare questa migrazione verso l’Europa sa di preoccupante masochismo e perdita della capacità di giudizio.

Siamo tanto incapaci da non riuscire a formare ingegneri, informatici e medici e da doverli chiamare dai paesi in via di sviluppo?

E’ umanamente accettabile sottrarre cervelli da paesi che hanno un disperato bisogno di una forza lavoro qualificata per il loro sviluppo?

Credete davvero che, incentivando l’immigrazione selettiva voluta da Sarkozy, si porrà fine all’immigrazione legale, ma, soprattutto, a quella clandestina?

Un’ultima domanda: che succede alla preferenza comunitaria se attiriamo lavoratori qualificati concedendo loro gli stessi diritti dei cittadini europei anche sotto il profilo salariale?

Le risposte a questi interrogativi mostrano il pericolo di un’Europa che, nei confronti del mondo in via di sviluppo, commette un crimine reale contro l’umanità. Per queste ragioni non possiamo votare a favore della relazione.

 
  
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  Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto. (FR) La Carta blu europea, un vero “apriti sesamo” che vuole generare nuova immigrazione qualificata dai paesi terzi, sarà un disastro economico, sociale e umanitario per i popoli e le nazioni d’Europa che già subiscono l’immigrazione clandestina, ormai sfuggita al controllo, e quella legale, che sta aumentando in modo esponenziale.

Per impedire l’inevitabile dumping sociale provocato dall’arrivo da altri continenti di ingegneri e altri specialisti qualificati, il loro salario dovrà essere almeno 1,7 volte più alto del salario minimo del paese ospite. Gli operai francesi non avranno alcuna difficoltà ad accettarlo.

Gli immigrati potranno anche portare con sé le famiglie con una procedura accelerata che favorisce i ricongiungimenti famigliari, non importa quanto diffusa e pericolosa questa pratica già sia. Gli immigranti, inoltre, potranno accumulare i periodi di presenza sul territorio europeo per ottenere lo status di residente di lungo termine. Il cerchio si chiude: ci sono tutte le condizioni per un insediamento e una naturalizzazione in massa negli Stati membri.

Ciò che è scandaloso è che questa misura peggiorerà la fuga di cervelli dai paesi terzi, soprattutto dall’Africa, catturandone l’élite e assicurandone ancora una volta l’impoverimento.

Ancora una volta i popoli europei non saranno consultati a proposito di questa politica globalista e immigrazionista di Bruxelles. Ora più che mai la nostra lotta deve essere quella delle sovranità ritrovate e dei diritti dei popoli di rimanere nei propri luoghi di origine.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione Klamt, che fa dell’Unione europea una destinazione più interessante per i lavoratori altamente qualificati proveniente dai paesi terzi. La relazione introduce una procedura accelerata flessibile per l’ingresso di lavoratori altamente qualificati provenienti da paesi terzi e stabilisce condizioni di soggiorno favorevoli per loro e le loro famiglie.

 
  
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  Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. (NL) La maggior parte di noi desidera continuare a vivere e a lavorare nel luogo dove siamo cresciuti e di cui parliamo la lingua. La scelta di lasciare la regione d’origine è legata a due ragioni. La prima è il rischio di essere incarcerati o uccisi. Per scappare a questo destino, si diventa profughi. La seconda è la povertà. Ci si sposta verso regioni in cui i salari sono più elevati, anche se non si riceverà un salario regolare, anche se il lavoro non è sicuro, anche se gli alloggi sono scadenti e le prospettive poche.

Le nuove aspettative in termini di futuri sviluppi demografici e la carenza di addetti in certi settori fanno sì che, di colpo, l’immigrazione torni a essere considerata utile. I profughi che, per pura necessità, arrivano spontaneamente nei paesi dell’Unione europea sono sempre meno i benvenuti, mentre si incoraggiano i privilegiati altamente qualificati a trasferirsi da noi. Questo metodo di selezione sottrae personale altamente qualificato ai paesi in cui questo personale è stato formato, mentre sono proprio questi paesi ad averne più bisogno. Senza queste menti è difficile recuperare il ritardo accumulato. Questo è il motivo della loro povertà. Se la Carta blu scatena una fuga dei cervelli, sono in arrivo brutte notizie per l’Europa e il resto del mondo.

 
  
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  Tobias Pflüger (GUE/NGL), per iscritto. (DE) Il concetto di Carta blu ripreso dalla relazione Klamt, basata su una proposta della Commissione, è quello di un’immigrazione elitaria che si dimostrerà disastrosa.

L’unico elemento positivo è che questa nozione di Carta blu rappresenta finalmente un riconoscimento del fatto che l’immigrazione nell’Unione europea, e dunque in Germania, è al contempo necessaria e giusta.

Questo concetto di Carta blu consentirà all’UE di scegliere il meglio degli immigranti, applicando il principio che le permette di tenere i migliori e scartare gli altri. Nell’ottica della sinistra, una nozione tanto elitaria è inaccettabile. Deve essere permesso a chi lo desidera di entrare nell’Unione europea per cercare lavoro e a chi è in difficoltà di ricevere asilo.

La Carta blu così concepita spingerà lavoratori altamente qualificati e spesso necessari a lasciare i paesi d’origine. I problemi di questi paesi si aggraveranno e aumenteranno le disparità nel mondo.

Uno studio effettuato dall’Instituts für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung (IAB - istituto tedesco per la ricerca sull’occupazione) indica che la Carta blu produrrebbe un’economia nella quale “sarebbero occupate più velocemente soprattutto le posizioni vacanti e le retribuzioni dei lavoratori qualificati degli Stati membri rimarranno a un livello inferiore”. L’effetto coinciderebbe con una riduzione significativa delle retribuzioni in certi settori dell’economia.

La Carta blu rientra sostanzialmente in quella che è la politica fuorviata dell’Unione europea che si oppone alla migrazione. La Carta blu trasforma gli individui (immigranti) in fattori economici e rappresenta una forma di “immigrazione selettiva”.

 
  
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  Rovana Plumb (PSE), per iscritto. – (RO) Le previsioni demografiche indicano che la popolazione attiva dell’Unione europea si ridurrà di 48 milioni entro il 2050 e che il tasso di dipendenza raddoppierà, raggiungendo il 51 per cento entro lo stesso anno. Questi dati sottolineano che, in futuro, un numero crescente di immigranti, con svariate competenze e qualifiche professionali, saranno attirati da alcuni Stati membri per controbilanciare questa tendenza negativa.

Le discrepanze significative in termini di definizione e criteri di ammissione applicati ai lavoratori altamente qualificati andranno evidentemente a limitarne la mobilità in tutta l’Unione europea, influendo su una efficace redistribuzione delle risorse umane legalmente residenti nell’UE e impedendo l’eliminazione degli squilibri regionali.

Quale rappresentante di uno Stato membro entrato a far parte dell’Unione nel 2007, ho votato a favore della relazione, che regolamenterà con efficacia i requisiti attuali e futuri richiesti ai lavoratori altamente qualificati nel rispetto del principio della preferenza comunitaria applicato ai cittadini dell’UE.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, dichiaro il mio voto assolutamente contrario alla relazione della collega Klamt relativa alle condizioni di ingresso e di soggiorno di cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati. La cosiddetta "Carta blu", sorta di brutta copia della "green card" americana, non farebbe altro che aggravare la situazione del sistema sociale europeo e le condizioni di precarietà del lavoro e disoccupazione in cui vessano i nostri "cervelli". Mi oppongo con forza a questa proposta che porterebbe i nostri lavoratori altamente qualificati a competere con chi europeo non è, per di più in probabili condizioni di svantaggio, nonché a contribuire al prosciugamento delle capacità e delle potenzialità dei paesi terzi stessi, incentivando la stessa "fuga di cervelli" che oggi cerchiamo di contrastare in Europa.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. (SV) Gli aspetti positivi della relazione sono la legalità dell’immigrazione e il fatto che i datori di lavoro che violano le norme possono essere esclusi dall’assegnazione degli aiuti europei. Purtroppo, però, il Parlamento ha indebolito la protezione dei lavoratori e i requisiti previsti per le retribuzioni consentono l’accesso al sistema solo ai lavoratori con un salario elevato come gli ingegneri e i medici. Anche il problema della fuga dei cervelli avrebbe potuto essere meglio affrontato. Pertanto mi astengo dalla votazione nonostante gli elementi positivi.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. (SV) La Carta blu è in essenza un’ottima idea. Ho sempre sostenuto la necessità di rendere più semplice l’immigrazione legale e più difficile quella clandestina. Purtroppo la proposta iniziale è stata così indebolita e resa tanto farraginosa da spingermi ad astenermi in linea con la posizione del mio gruppo.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. (NL) La Carta blu sembrava un buon inizio per una politica semplificata della migrazione nell’Unione europea. Abbiamo bisogno di una politica europea per la migrazione, non da ultimo perché, entro il 2050, la popolazione attiva europea sarà diminuita di 20 milioni di unità. La proposta della Commissione, già piuttosto misera per cominciare, è stata comunque considerevolmente svuotata dal Parlamento europeo.

La proposta della Commissione lasciava un certo spazio alla migrazione di lavoratori dotati di forti competenze anche se non altamente qualificati. Il Parlamento, tuttavia, ha privato questa proposta di ogni significato rendendo molto più rigide le condizioni per la migrazione.

La soglia di reddito stabilita dal Parlamento è pari a 1,7 volte il salario medio dello Stato membro. Un valore troppo alto. Se vogliamo competere con gli Stati Uniti e il Canada, i paesi che attraggono le menti più altamente qualificate, dobbiamo semplificare le regole per coloro che desiderano venire in Europa per lavorarvi. E’ inoltre inaccettabile il requisito introdotto dal Parlamento, secondo il quale gli immigranti devono avere un’esperienza professionale di cinque anni, di cui due in posizioni di responsabilità. Non riesco davvero a comprendere perché questa proposta non sia stata ampliata fino a definire una procedura per la migrazione di chiunque abbia i titoli per trovare un’occupazione nell’Unione. La Carta blu permetterà la migrazione legale, ma, dal momento che non tutti saranno coinvolti, mi sono astenuto dalla votazione.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto(PL) L’Unione europea deve affrontare il problema della migrazione per ragioni economiche. Purtroppo, rispetto agli Stati Uniti, al Canada e all’Australia, l’UE non viene considerata una destinazione interessante dai lavoratori migranti altamente qualificati.

Il motivo principale è da ricercarsi nella mancanza di un unico sistema di accoglienza per i migranti e nei problemi associati agli spostamenti da uno stato membro all’altro. Perché la situazione cambi abbiamo bisogno di una politica europea per la migrazione che sia integrata e coerente.

Non dobbiamo dimenticare che, se riusciremo ad attirare esperti qualificati, l’Unione europea rafforzerà la propria competitività e avrà la possibilità di crescere economicamente. Si prevede che nei prossimi vent’anni l’Unione europea si troverà a corto di 20 milioni di lavoratori altamente qualificati, soprattutto ingegneri. Non sono previsioni che dobbiamo liquidare con leggerezza.

Sono del parere che il ricorso all’immigrazione non possa essere una soluzione di lungo termine ai problemi economici dell’Unione europea. L’UE dovrebbe adottare ulteriori misure in termini di politica economica e per l’occupazione, anche se oggi ha bisogno della migrazione per ragioni economiche, se non altro a causa dell’invecchiamento della popolazione e dei significativi cambiamenti demografici.

Per questi motivi ho appoggiato l’introduzione di una Carta blu europea per i lavoratori migranti altamente qualificati.

 
  
  

- Relazione Gaubert (A6-0431/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. (FR) Sulla base della relazione dell’onorevole collega Patrick Gaubert, ho votato a favore della risoluzione legislativa che adotta, con l’introduzione di emendamenti, la proposta di direttiva del Consiglio sulla procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini dei paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro. Vorrei esprimere il mio apprezzamento per l’importante lavoro svolto dall’onorevole Gaubert su un tema tanto delicato, lavoro che vuole contribuire allo sviluppo di una politica globale europea in materia di immigrazione. Era dunque perfettamente logico adoperarsi per definire un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che già soggiornano legalmente in uno Stato membro e sviluppare una procedura che, al termine di un unico iter, permettesse il rilascio di un permesso unico.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Ho ritenuto doveroso astenermi dalla votazione sulla relazione dell’onorevole Gaubert (A6-0431/2008) sulla proposta di direttiva del Consiglio a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini dei paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro. La mia decisione è dovuta al fatto che, purtroppo, l’Irlanda ha scelto di non aderire a questa proposta ai sensi dell’articolo 3 del quarto protocollo del trattato di Amsterdam. Le previsioni demografiche e l’attuale situazione economica dimostrano la necessità di un’efficace politica europea in materia di immigrazione per poter soddisfare in modo adeguato la domanda di forza lavoro. Nei prossimi decenni lo sviluppo economico e sociale dell’Europa dipenderà dall’ingresso di nuovi lavoratori che migrano per ragioni economiche. Ciò significa che abbiamo bisogno di politiche attive a livello europeo che consentano l’ingresso sia ai lavoratori altamente qualificati sia a quelli meno qualificati.

 
  
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  Patrick Gaubert (PPE-DE), per iscritto. (FR) Il Parlamento europeo ha da poco adottato a grande maggioranza due relazioni sull’ingresso di lavoratori migranti in Europa, dimostrando la capacità dell’Unione europea di introdurre strumenti specifici per la gestione concertata della migrazione per ragioni economiche.

L’adozione della relazione su una procedura unica di rilascio per il permesso di soggiorno e di lavoro va a confutare formalmente le accuse infondate di alcuni capi di Stato dell’Africa e dell’America Latina che definiscono l’Europa una fortezza chiusa su se stessa.

Il voto in plenaria è una conferma del principio della parità di trattamento fra immigranti legali e cittadini europei e garantisce ai primi una serie di diritti sociali ed economici.

Queste decisioni contribuiranno a migliorare l’integrazione dei migranti: questi lavoratori non costituiscono una minaccia per i nostri mercati del lavoro. La relazione sulla Carta blu consentirà in effetti ai laureati e ai lavoratori altamente qualificati di accedere più agevolmente al mercato del lavoro dei paesi dell’Unione europea, grazie a condizioni di accoglienza più interessanti.

L’Europa ha dimostrato di essere in grado di adottare una politica degna, solida e aperta in materia di immigrazione.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. (FR) L’onorevole Gaubert vuole inviare un messaggio di apertura dell’Europa all’immigrazione legale concedendo agli immigranti ogni sorta di diritto e vincolando la libertà degli Stati membri di limitare la totale parità di trattamento fra i cittadini europei e i migranti, in altre parole introducendo un obbligo europeo di discriminazione positiva.

Vorrei rassicurare l’onorevole Gaubert: è noto in ogni paese di emigrazione che l’Europa è come un setaccio. Ogni anno entrano centinaia di migliaia di immigrati clandestini, attirati non dalla prospettiva di lavoro (in Francia solo il 7 per cento degli immigrati viene per lavoro), ma dai vantaggi di tipo sociale, ancora troppo numerosi, e da altri diritti offerti loro talvolta in via esclusiva, senza chiedere o poter chiedere loro nulla in cambio, neppure una conoscenza minima della lingua del paese ospite, stando alle parole dell’onorevole Gaubert.

In un’epoca in cui i nostri paesi vedono l’avvio di una recessione, in cui i nostri modelli economici e sociali vengono minacciati dalla globalizzazione, in cui è esploso il numero di disoccupati e di poveri in Europa, abbiamo invece estremo bisogno di chiedere l’applicazione del principio della preferenza nazionale e comunitaria in tutti i settori.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Come nel caso del parere del Parlamento europeo sulla Carta blu, nonostante gli emendamenti dell’Assemblea – da noi appoggiati – che attenuano alcuni degli elementi negativi della proposta volta a introdurre una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini dei paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro, riteniamo che le modifiche introdotte non alterino né i motivi né gli obiettivi fondamentali della proposta di direttiva presentata dalla Commissione al Consiglio.

Come sottolineato dal nostro gruppo parlamentare, l’obiettivo di una “procedura unica di domanda” è di armonizzare le procedure e i diritti degli immigranti; in alcuni aspetti fondamentali, però, tali diritti risultano limitati piuttosto che rafforzati. Ne sono esempio il requisito dell’esistenza a priori di un contratto di lavoro da cui dipende l’immigrazione e la mancata equivalenza generale fra le condizioni poste agli immigranti e quelle stabilite per la Carta blu.

In altre parole, questa “procedura unica di domanda” e la direttiva rimpatri (che aumenterà il numero di espulsioni arbitrarie e aggraverà le difficoltà e gli ostacoli al ricongiungimento famigliare) sono lati diversi della stessa medaglia. In altre parole, sono strumenti (coerenti l’uno rispetto all’altro) e pilastri della stessa politica: la politica di immigrazione disumana dell’Unione europea, che criminalizza ed espelle o sfrutta e respinge gli immigranti.

Questo è il motivo per cui abbiamo votato contro.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Difendo i diritti dei lavoratori. Per questa ragione ho votato a favore della relazione che dovrebbe garantire ai lavoratori dei paesi terzi un sistema molto più semplice per ottenere il permesso unico di soggiorno e di lavoro.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE), per iscritto. (SV) Mi astengo perché un “no” potrebbe essere letto come una mia ostilità nei confronti dell’immigrazione – cosa non vera – ma la relazione è problematica perché l’introduzione di una procedura unica significa che l’Unione europea sarà competente in materia di politica sull’immigrazione e il pericolo è che questa politica sia infausta.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. (SV) Ho scelto di votare contro l’emendamento non perché sono convinto che non sia valido, ma perché voglio aspettare la direttiva, più ampia e più ponderata, che la Commissione sta preparando. E’ importante evitare di affrettare l’approvazione di proposte legislative in un ambito tanto importante quanto quello in esame.

 
  
  

- Relazione Parish (A6-0368/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Il problema principale del settore vinicolo riguarda il contenuto dell’OCM recentemente adottato che, a nostro giudizio, include degli elementi estremamente negativi, soprattutto per la produzione portoghese basata, sostanzialmente, sulle aziende agricole di piccole e medie dimensioni. Si cominciano già a sentirne gli effetti pratici, come mi hanno riportato molti agricoltori che ho incontrato.

Tuttavia, non sembrano sussistere grandi difficoltà all’inclusione del settore vinicolo in un unico OCM che raggruppa tutti gli strumenti di regolamentazione del mercato, siano essi comuni o no ai vari settori. Potrebbe trattarsi semplicemente di una questione di semplificazione, purché ciò non comporti l’eliminazione di strumenti o assuma un qualsiasi altro significato giuridico.

Dal momento che il problema del vino risiede nella riforma recentemente approvata e implementata – nonostante la nostra opposizione – è a questo punto piuttosto irrilevante se il settore vinicolo viene incluso nel regolamento unico OCM o no giacché gli effetti pratici non cambiano.

Per questa ragione abbiamo deciso di astenerci dalla votazione.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Junilistan valuta positivamente la revisione degli attuali 21 regolamenti OCM settoriali e il loro consolidamento in un unico regolamento ai fini di una semplificazione della legislazione. Come rileva la Commissione, tuttavia, la politica fondamentale non viene a essere modificata.

Junilistan ha dunque votato contro la relazione, perché non appoggia l’attuale politica agricola comune.

 
  
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  Christa Klaß (PPE-DE), per iscritto. – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, ho votato a favore della proposta della Commissione di includere l’OCM del settore vinicolo nel regolamento unico OCM insieme a tutti gli altri prodotti agricoli solo perché, durante la discussione di ieri, la Commissione ci ha assicurato che non appena sarà accolta la proposta del Consiglio, inserirà nel motore di ricerca EUR-Lex una funzione che permette agli utenti dei singoli OCM – ad esempio, nel settore vino, latte o ortofrutticoli – di avere accesso ai soli articoli che interessano le loro produzioni. La Commissione, inoltre, ha assicurato che in futuro potranno essere introdotte modifiche solo in relazione ai singoli prodotti, mentre gli altri non saranno arbitrariamente toccati. La discussione ha evidenziato che, sebbene ci sarà un unico documento invece di 21, la sua lunghezza sarà pari alla somma dei singoli regolamenti. La gestione del documento estremamente complesso che andrà a costituire il regolamento unico OCM dovrà tuttavia essere semplificata il più possibile.

 
  
  

- Relazione Berès (A6-0450/2008)

 
  
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  Dragoş Florin David (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore della modifica del regolamento che istituisce uno strumento di sostegno finanziario a medio termine delle bilance dei pagamenti degli Stati membri. Ciò significa che il massimale degli aiuti finanziari è passato da 12 a 25 miliardi di euro per gli Stati membri che non fanno parte della zona euro e stanno affrontando difficoltà a livello della bilancia dei pagamenti. Il Parlamento ritiene che gli Stati membri che non fanno parte della zona euro dovrebbero essere incoraggiati a cercare, nella Comunità, un possibile sostegno finanziario di medio termine per essere in grado di affrontare il deficit della bilancia dei pagamenti prima di chiedere aiuto a livello internazionale. La situazione attuale dimostra, una volta di più, l’utilità dell’euro nel proteggere gli Stati membri appartenenti alla zona euro, e invita quelli che ancora non ne fanno parte ad aderirvi immediatamente, rispettando così i criteri di Maastricht.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. − (EN) L’attuale situazione finanziaria è una prova dell’effetto protettivo dell’euro e dovremmo fare tutto ciò che è in nostro potere per incoraggiare gli Stati membri che non fanno parte della zona euro ad adottare questa valuta non appena soddisferanno i criteri previsti. Sono altresì del parere che, prima di avvicinare gli organismi internazionali, i paesi fuori dalla zona euro che necessitano di sostegno finanziario dovrebbero rivolgersi all’Unione europea. Per queste ragioni ho appoggiato la relazione.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Il partito Junilistan ritiene che sia estremamente importante per gli Stati membri dell’area europea avere una sana posizione economica ed è favorevole a una politica europea indipendente di vicinato.

Crediamo, tuttavia, che un sistema comune di aiuti per l’assistenza finanziaria a medio termine non sia né garanzia del contrario né soluzione del problema. Un simile sistema istituisce una procedura inutile e burocratica in virtù della quale gli Stati membri che hanno bisogno di aiuto si trovano a dipendere dai paesi dell’Unione economica e monetaria e ad adottare “misure politiche ed economiche” imposte loro dall’esterno. I paesi che sono membri dell’Unione europea – come è giusto che siano – ma non dell’unione monetaria – come è giusto che non siano – sono costretti a mantenere un tasso di cambio fisso con l’euro e dunque con i loro principali partner commerciali. Riteniamo, quindi, che non sia ragionevole per i paesi che non sono membri dell’unione monetaria scegliere di avere un tasso di cambio fisso per poi chiedere aiuto alle grandi organizzazioni regionali o internazionali.

Junilistan crede pertanto che lo stanziamento di 25 milioni di euro a sostegno delle bilance dei pagamenti degli Stati membri non sia necessario. Siamo invece convinti che i paesi membri dell’UE ma non dell’unione monetaria dovrebbero mantenere un sistema basato su un tasso di cambio variabile. Scompariranno così i problemi che oggi dobbiamo affrontare e i contribuenti europei risparmieranno 25 milioni di euro.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: UE e dati PNR (B6-0615/2008)

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) E’ innegabile che sia il terrorismo sia il crimine organizzato rappresentano minacce terribili che devono essere affrontate con strumenti che siano quanto più efficaci possibile.

E’ anche importante evitare che ciascuno Stato membro crei il proprio sistema di dati PNR. Attualmente sono tre gli Stati membri che l’hanno fatto e che ora presentano disomogeneità rispetto agli obblighi imposti ai vettori e ai loro obiettivi.

Una regola fondamentale della protezione dei dati, tuttavia, prevede l’adozione di un nuovo strumento solo nel caso in cui sia stata chiaramente dimostrata la necessità di trasferire tali dati personali e siano stati illustrati gli scopi specifici di tale trasferimento.

La proposta presentataci dalla Commissione è troppo vaga e non specifica quale sarà il valore aggiunto apportato dalla raccolta dei dati PNR né quale sarà il rapporto con le misure esistenti in materia di controlli di sicurezza all’ingresso dell’UE – come il SIS (Schengen Information System), il VIS (Visa Information System) e il sistema API (Advance Passenger Information).

Prima di una decisione definitiva, credo sia di vitale importanza dimostrare chiaramente l’utilità di questi dati e gli scopi specifici per i quali sono raccolti, garantendo il rispetto del principio di proporzionalità e l’introduzione di appropriate salvaguardie giuridiche.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della risoluzione sulla proposta di una decisione quadro del Consiglio sull’uso dei dati del codice di prenotazione (PNR) nelle attività di contrasto (B6-0615/2008). Ho appoggiato la risoluzione perché ogni proposta in questo ambito deve rispettare il principio di proporzionalità ed essere in linea con la Corte europea dei diritti umani e la Carta europea dei diritti fondamentali. La proposta della Commissione potrebbe avere un impatto notevole sulla vita privata dei cittadini europei e non fornisce sufficiente evidenza della necessità di raccogliere questa massa di dati a livello europeo.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) La Commissione intende procedere a una raccolta e a uno scambio di dati sui passeggeri a livello europeo per contrastare il crimine e il terrorismo. Fra i dati raccolti e messi a disposizione delle autorità che operano nel settore della prevenzione del crimine ci sono i numeri delle carte di credito dei passeggeri, le richieste del posto a bordo, i dettagli dei recapiti, informazioni sui bagagli, dati dei programmi di fidelizzazione, conoscenze linguistiche ed età, nome e recapito dell’accompagnatore di un minore e suo legame di parentela con quest’ultimo.

La registrazione di tanti dati condurrà inevitabilmente a una violazione della sfera privata dei cittadini. La proposta non prende in considerazione i tanto decantati ma raramente applicati principi di sussidiarietà e proporzionalità.

Ci rallegra constatare che il Parlamento si sia espresso in termini critici nei confronti della proposta della Commissione e vorremmo sottolineare la dubbia necessità di un simile provvedimento europeo. Abbiamo quindi votato a favore della risoluzione del Parlamento perché si dissocia dalle misure avanzate dalla Commissione.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Sebbene siamo contrari ad alcuni elementi di questa risoluzione, in particolare la mancata delimitazione del concetto di “lotta al terrorismo”, riteniamo che ribadisca alcune gravi riserve circa la creazione di un sistema europeo di dati PNR relativo ai passeggerei dei vettori aerei.

La risoluzione, tra l’altro:

- deplora che la motivazione della proposta di creazione di un sistema di dati PNR nell’Unione europea abbia lasciato spazio a numerose incertezze giuridiche in relazione alla sua compatibilità con la Convenzione europea sui diritti umani (CEDU);

- ritiene che l’obiettivo non sia l’armonizzazione dei sistemi nazionali (in quanto sono inesistenti), ma l’obbligo di istituire un tale sistema;

- esprime preoccupazione per il fatto che essenzialmente la proposta concede alle autorità di contrasto di accedere senza mandato a tutti i dati;

- ribadisce le proprie preoccupazioni quanto alle misure che delineano un utilizzo indiscriminato dei dati PNR per l’elaborazione dei profili e per la definizione di parametri di valutazione del rischio;

- sottolinea che le informazioni finora fornite dagli Stati Uniti non hanno mai dimostrato in modo concludente che il ricorso massiccio e sistematico ai dati PNR è necessario per la “lotta al terrorismo”.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, dichiaro il mio voto favorevole alla proposta di risoluzione presentata dalla collega in 't Veld a nome della commissione LIBE riguardante la proposta di decisione quadro del Consiglio sull'uso dei dati del codice di prenotazione (PNR) nelle attività di contrasto.

Condivido pienamente il fine e le preoccupazioni sollevate dalla collega, sia relativamente alla proporzionalità delle misure proposte dalla Commissione, sia per ciò che concerne la base giuridica di un simile provvedimento e i pericoli, più volte da me sollevati nel corso delle riunioni LIBE, per la protezione dei dati personali. L'esigenza di assicurare un elevato livello di sicurezza ai cittadini è sacrosanto e mi sembra che ad oggi non siano pochi i sistemi vigenti. Credo che prima di introdurre ulteriori misure sia necessario valutare la piena e sistematica attuazione dei meccanismi esistenti, onde evitare il rischio di creare problemi maggiori di quelli che ci si prefigge di combattere.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: Sostegno finanziario delle bilance dei pagamenti degli Stati membri (B6-0614/2008)

 
  
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  Richard James Ashworth (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Il paragrafo 2 della risoluzione affronta il tema dell’appartenenza alla zona euro. In linea con la posizione della delegazione del partito conservatore britannico sui temi relativi all’euro, ci siamo astenuti dalla votazione finale.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: Repubblica democratica del Congo (RC-B6-0590/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Ho votato a favore di questa risoluzione, tuttavia avrei preferito che il testo fosse stato approvato con l'emendamento numero 1, paragrafo 19, che purtroppo è stato respinto per pochi voti. Questo emendamento, infatti, avrebbe reso ancora più valido il nostro concreto impegno in quest'area delicatissima e cruciale. Mi auguro comunque che dall'approvazione di questa risoluzione seguano concrete azioni di intervento dell'Unione europea.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della proposta di risoluzione comune sulla risposta europea di fronte al deterioramento della situazione nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo perché ritengo che quanto sta accadendo sia estremamente preoccupante: milioni di vittime, centinaia di migliaia di profughi, crimini orrendi contro cittadini inermi. Il conflitto, inoltre, potrebbe allargarsi ai paesi vicini.

Questa proposta di risoluzione va nella direzione giusta, soprattutto quando esorta a perseguire penalmente gli autori di questi crimini contro l’umanità e ad adoperarsi per rafforzare e implementare gli accordi esistenti assegnando maggiori risorse alla MONUC o esercitando pressione a livello internazionale su tutte le parti.

Desidero inoltre sottolineare l’importanza dell’appello dell’Unione europea volto a impedire alle aziende europee lo sfruttamento dei minerali provenienti da quella regione, giacché la vendita di tali risorse va a finanziare il conflitto.

Dobbiamo fare tutto quanto in nostro potere per prevenire un’altra tragedia in Africa.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) La situazione nella regione orientale del Congo è spaventosa. Appoggiamo senza esitazione le soluzioni internazionali che dovrebbero trovare applicazione nel quadro della cooperazione delle Nazioni Unite. Crediamo tuttavia che l’Unione europea non dovrebbe utilizzare le crisi e i conflitti internazionali per rafforzare la propria politica estera.

Abbiamo dunque votato contro la risoluzione.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto.(EL) L’Unione europea nel suo complesso – proprio come gli Stati membri più forti singolarmente – deve assumersi una larga fetta di responsabilità per l’aggravarsi della già tragica situazione in cui vive la popolazione della Repubblica democratica del Congo a causa della guerra civile e per le condizioni in cui versano tutte le nazioni del continente africano. Il saccheggio sistematico e protratto delle ricchezze di questo paese, in modo particolare, e dell’Africa, in generale, da parte dei colonialisti europei nel passato e degli imperialisti di oggi, nonché l’incitazione o lo sfruttamento dei conflitti civili per i propri interessi hanno condotto a una situazione in cui l’Africa è il continente più ricco del mondo con la popolazione più affamata, povera e calpestata.

Il proposto rafforzamento delle varie forme di intervento dell’Unione europea, soprattutto tramite la forza militare delle Nazioni Unite, senza escludere al contempo l’attività politica o di altra natura da parte del paese in questione, non ha assolutamente nulla a che vedere con la presunta tutela umanitaria della popolazione, così come invece afferma ipocritamente la risoluzione comune dei liberali, dei socialdemocratici e dei verdi. L’interesse umanitario è un pretesto. L’obiettivo principale per i paesi dell’Unione europea è appropriarsi di una più ampia fetta di mercato, il che si ricollega – come la risoluzione ammette indirettamente – al saccheggio libero e ininterrotto della ricchezza minerale del paese.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: Politica spaziale europea (B6-0582/2008)

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. (SV) Noi socialdemocratici svedesi crediamo che lo spazio non debba essere militarizzato e siamo convinti che la ricerca e gli investimenti dovrebbero essere diretti esclusivamente a scopi pacifici.

Non possiamo tuttavia appoggiare l’emendamento n. 6, che respinge ogni utilizzo militare indiretto, giacché moltissime applicazioni come i sistemi di navigazione satellitare e i servizi di comunicazione sono utilizzati anche negli sforzi di mantenimento della pace che, in taluni casi, sono di natura militare. Questa tecnologia è inoltre estremamente utile per la società civile e non riteniamo che l’uso civile debba essere limitato a causa di eventuali impieghi per scopi militari.

 
  
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  Giles Chichester (PPE-DE), per iscritto. (EN) Se da un lato appoggio la portata di questa risoluzione, i miei onorevoli colleghi del partito conservatore britannico ed io siano fermamente contrari al trattato di Lisbona e non possiamo pertanto accettare il riferimento a questo trattato al paragrafo 1.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della risoluzione su “come portare lo spazio sulla terra” (B6-0582/2008) perché credo che dovremmo appoggiare una politica spaziale europea. In Irlanda sempre meno giovani scelgono la scienza quale possibile carriera, una tendenza, questa, che si ripresenta in tutta l’Europa. L’esplorazione dello spazio è fonte di ispirazione per i giovani e li incoraggia a scegliere una carriera nella scienza e nella tecnologia. Essa rafforza inoltre la capacità di ricerca dell’Europa. Sono tuttavia convinta che lo spazio debba essere utilizzato solamente per scopi non militari e che dovremmo impedire ogni uso militare diretto o indiretto di sistemi come Galileo.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questa breve dichiarazione di voto vuole denunciare il fatto che, oltre ai temi e alle priorità importanti evidenziate nella risoluzione del Parlamento sulla politica spaziale europea, una maggioranza in seno all’Assemblea è favorevole all’uso dello spazio per scopi militari.

Questa è la conclusione che possiamo trarre dopo la mancata approvazione degli emendamenti presentati dal nostro gruppo, nei quali si ribadiva che lo spazio deve essere usato esclusivamente per scopi pacifici e non militari e che escludevano ogni utilizzo diretto o indiretto per fini militari.

Invece, una maggioranza del Parlamento è del parere che esista un “crescente interesse nel forte ruolo di leader dell'UE nell'ambito di una politica spaziale europea (PSE) al fine di promuovere soluzioni nel settore dell'ambiente, dei trasporti, della ricerca, della difesa e della sicurezza”.

A questo proposito esiste una maggioranza del Parlamento che invita il Consiglio e la Commissione “a incentivare le sinergie tra sviluppi civili e di sicurezza nel settore spaziale; le capacità dell'Europa in termini di sicurezza e difesa dipendono, tra l'altro, dalla disponibilità di sistemi via satellite”.

In altre parole, lo spazio può essere usato per la militarizzazione dell’Unione europea e la corsa agli armamenti.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto. (FR) Giudico davvero deplorevole che l’eccellente proposta di risoluzione sul futuro della politica spaziale europea, appena adottata, non faccia riferimento alcuno al centro spaziale di Kourou.

La storia dello spazio per l’Europa passa inevitabilmente per la Guyana. E’ tanto ovvio che non ci ricordiamo neppure di sottolineare che tutti i razzi Ariane sono assemblati in Guyana e da lì lasciano la rampa di lancio.

I miei ringraziamenti sono rivolti alla presidenza francese rappresentata qui dal presidente in carica del Consiglio Jouyet che ha avuto la presenza di spirito di ricordarlo durante la discussione di ieri sera.

Sono convinta che una strategia spaziale europea debba inevitabilmente considerare gli sviluppi futuri dello Spazioporto europeo, in termini sia di infrastruttura e personale sia di progetti di ricerca.

Il sito di Kourou è la vetrina del programma spaziale europeo. La Guyana, una delle regioni più remote dell’Unione europea, merita di essere ricordata per il contributo passato e futuro a questa politica strategica.

Avrei voluto che questa Assemblea rendesse omaggio al centro spaziale della Guyana e manifestasse esplicitamente quell’orgoglio che tale centro ispira in tutti i cittadini europei. In pochi decenni Kourou è divenuto un importante elemento costitutivo della nostra identità europea.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: Munizioni a grappolo (B6-0589/2008)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM) adottata da 107 paesi nel 2008 sarà aperta alla firma a partire dal 3 dicembre ed entrerà in vigore dopo aver ottenuto 30 ratifiche.

La convenzione proibisce l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento delle munizioni a grappolo come intera categoria di armi e impegnerà gli Stati firmatari a eliminare ogni scorta di tali armi

Questa proposta di risoluzione, che appoggiamo, esorta tutti gli Stati a firmare e ratificare la CCM al più presto e a compiere i passi necessari a livello nazionale per avviare l’attuazione della Convenzione ancor prima della ratifica.

La proposta di risoluzione invita tutti gli Stati a non usare, investire, produrre, stoccare, trasferire o esportare munizioni a grappolo fino all’entrata in vigore della CCM.

Chiede altresì agli Stati membri di fornire assistenza alle popolazioni colpite e a sostenere l’eliminazione e la distruzione dei residuati di munizioni a grappolo.

Infine esorta tutti gli Stati membri a non intraprendere alcuna azione che possa aggirare o pregiudicare la CCM e le sue disposizioni, in particolare tramite il ricorso a un eventuale protocollo alla convenzione sulle armi convenzionali che possa consentire l’uso delle munizioni a grappolo.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, trasmetto il mio voto favorevole sulla proposta di risoluzione relativa alla necessità di dare attuazione alla Convenzione sulle munizioni a grappolo entro la fine del 2008. Tale proposta, che condivido totalmente, vieterà l'uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di munizioni a grappolo come intera categoria di armi.

Inoltre approvo il fatto che sarà obbligatorio, per gli Stati membri dell'UE che hanno utilizzato munizioni a grappolo, fornire assistenza tecnica e finanziaria allo scopo di eliminare e distruggere i residuati di munizioni a grappolo. Infine, mi compiaccio dell'iniziativa dei colleghi, che invita tutti gli Stati membri a non utilizzare, investire, stoccare, produrre, trasferire o esportare munizioni a grappolo, a prescindere o meno dall'attuazione di tale Convenzione.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (PPE-DE), per iscritto. (EN) La delegazione del partito conservatore britannico ha votato a favore della risoluzione in segno di appoggio esplicito alla Convenzione sulle munizioni a grappolo recentemente negoziata in seno alle Nazioni Unite. Riteniamo che la convenzione sia riuscita con successo a combinare i principi e la pratica dell’umanitarianismo con la valutazione dei bisogni militari delle forze armate responsabili.

Da sempre riteniamo che un divieto indiscriminato dell’uso di tutti i tipi di munizioni a grappolo avrebbe un impatto negativo sull’efficacia operativa delle nostre forze armate. Vogliamo quindi attirare l’attenzione sulla deroga ben definita nella convenzione a proposito della prossima generazione di munizioni “più intelligenti” che sono progettate per autodistruggersi e comportare un rischio minimo per i civili. Il ministero britannico per la difesa sta attualmente sviluppando un tipo di munizione che rientra in questa deroga.

Da un punto di vista generale crediamo sia importante mantenere il senso delle proporzioni rispetto alla gestione del rischio da parte delle nostre forze armate. Se, da un lato, le forze armate britanniche cercano sempre di minimizzare il pericolo per la popolazione civile e limitare i danni collaterali, dall’altro non dovremmo mai dimenticare che stiamo combattendo contro terroristi ed elementi rivoltosi i cui metodi di distruzione indiscriminata di vite innocenti sono del tutto privi di scrupoli. E’ contro questi elementi che dovremmo sfogare la nostra ira.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: HIV/AIDS (RC B6-0581/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio voto è favorevole. La diagnosi precoce e la ricerca sono capisaldi incrollabili nella tutela della salute. Nel caso dell'HIV, i risultati degli ultimi anni dimostrano quanto sia importante incentivare la ricerca. In quest'ottica pertanto vanno rimossi gli ostacoli di qualsiasi natura che frenano la sperimentazione, che per le persone affette da HIV rappresenta la vera speranza di poter condurre una vita qualitativamente più soddisfacente.

Questa esigenza va sostenuta in termini concreti attraverso l'impiego da parte della Commissione di risorse politiche, economiche e finanziarie. Contestualmente il Consiglio e la Commissione devono garantire che la discriminazione verso persone affette da HIV venga dichiarata illegale in tutti gli stati membri dell'Unione.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) I membri al Parlamento europeo del partito socialdemocratico portoghese, il PSD, appoggiamo la risoluzione che incoraggia la promozione della diagnosi precoce e del trattamento tempestivo dell’infezione da HIV in ogni Stato membro. Le statistiche più recenti indicano non solo un aumento del numero di nuovi contagi da HIV nell’Unione europea, ma anche l’esistenza di una larga fetta di infezioni che non vengono diagnosticate.

Uno dei motivi della rapida diffusione dell’infezione da HIV in molti paesi dell’Unione europea risiede nel fatto che molti tossicodipendenti che fanno uso di droga per via endovenosa sono infetti e diffondono la malattia condividendo gli aghi contaminati. La relazione annuale dell’EuroHIV sulle tendenze nell’ambito della tossicodipendenza nell’UE identifica il Portogallo come il paese con il più alto numero di casi diagnosticati di HIV/AIDS fra i consumatori di droghe.

Lo studio annuale dedicato all’assistenza sanitaria, lo Euro Health Consumer Index (EHCI) 2008, indica che il Portogallo figura agli ultimi posti nella classifica dei sistemi sanitari europei. Una delle critiche mosse al sistema sanitario portoghese riguarda il non aver risolto il problema dell’accesso al trattamento e dei tempi di attesa. Secondo Eurostat il Portogallo è ancora il paese con il tasso di mortalità per AIDS più elevato. L’analisi comparata dei dati provenienti dal nostro paese e dagli Stati membri rivela che la nostra strategia nazionale non funziona. Dobbiamo individuare e analizzare ciò che non va.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione comune sulla diagnosi precoce e il trattamento tempestivo dell’HIV/AIDS perché, a mio parere, occorre rafforzare con urgenza le misure e gli interventi di prevenzione e trattamento di questa patologia in considerazione dell’aumento allarmante nel numero di nuovi contagi da HIV nell’Unione europea.

Gli interventi di prevenzione e trattamento sono fondamentali per arginare l’ondata crescente di infezioni. Reputo essenziale promuovere un più facile accesso all’informazione, alla consulenza, all’erogazione dell’assistenza sanitaria e ai servizi sociali.

E’ altresì indispensabile che gli Stati membri adottino misure efficaci che sanciscano l’illegalità di ogni forma di discriminazione nei confronti di coloro che sono colpiti dall’HIV/AIDS, comprese le restrizioni alla libertà di movimento nei territori di loro giurisdizione.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho il piacere di comunicare il mio voto favorevole riguardo alla proposta di risoluzione sulla diagnosi precoce e sulle cure tempestive del virus HIV. La Commissione ha l'obbligo, al fine di assicurare la protezione e la salute dei cittadini europei, di promuovere una diagnosi precoce e di ridurre gli ostacoli ai test per questa malattia, oltre che garantire cure tempestive divulgandone i vantaggi.

Considerando, infatti, che le relazioni EuroHIV e UNAIDS confermano che il numero di nuovi casi di HIV sta aumentando ad un tasso allarmante all'interno dell'Unione europea nonché nei paesi vicini e che in taluni paesi il numero stimato di persone infettate dall'HIV è quasi tre volte più elevato dei dati ufficiali, plaudo alla proposta, che i invita inoltre la Commissione a ad avviare una strategia di riduzione dei casi di HIV/AIDS che si concentri sui tossicodipendenti e su chi assume droghe per via endovenosa.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: Settore dell’apicoltura (B6-0579/2008)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Desideriamo evidenziare alcuni aspetti della risoluzione che appoggiamo, in particolare la “concorrenza sleale dei prodotti provenienti da paesi terzi, importati nel mercato comunitario” e “il drammatico calo delle colonie di api a seguito della notevole diminuzione delle risorse di polline e nettare”. Questi problemi devono essere risolti tramite l’applicazione della prefernza comunitaria e affrontando la concorrenza sleale dei prodotti dell’apicoltura provenienti dai paesi terzi. La ricerca sui parassiti e le malattie – che stanno decimando la popolazione apicola – e la loro origine, comprese le responsabilità degli OGM, dovrebbe essere da subito intensificata stanziando ulteriori risorse economiche a favore di questi interventi.

L’unico aspetto mancante nella risoluzione è la responsabilità delle riforme della politica agricola comune in questo ambito. La desertificazione delle campagne, l’abbandono della produzione in vaste aree e l’introduzione di specie geneticamente modificate hanno condotto a una perdita di biodiversità. Allo stesso tempo sono stati incentivati metodi colturali che non tengono in considerazione le condizioni specifiche del suolo e del clima nelle diverse regioni.

Oltre alle misure precedentemente elencate, una politica agricola che inverta questa tendenza contribuirebbe in modo significativo a risolvere i problemi nel settore dell’apicoltura.

 
  
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  Christofer Fjellner (PPE-DE), per iscritto. (SV) La risoluzione in esame affronta il problema della moria delle colonie di api dovuta a ragioni sconosciute. Condividiamo l’opinione secondo la quale è necessario sviluppare la ricerca per risolvere il problema.

Non riteniamo, tuttavia, che sia necessaria l’erogazione di ulteriori sussidi agli apicoltori né che debba essere prevista una protezione più forte contro il mondo esterno (protezionismo).

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) La proposta presentata dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del nostro Parlamento comprende elementi positivi e altri meno. Siamo favorevoli a uno sforzo di ricerca avviato dalla Commissione sui parassiti e le malattie che stanno decimando le popolazioni di api.

La risoluzione, tuttavia, contiene delle proposte che non possiamo accettare. Ad esempio, il Parlamento europeo “esorta la Commissione a proporre un meccanismo di aiuto finanziario per le aziende del settore, in difficoltà a seguito della moria del loro patrimonio apicolo” (paragrafo 11). Il bilancio dell’Unione europea non è in grado di sostenere questi costi e la maggioranza federalista al Parlamento non dovrebbe esprimere il proprio appoggio a un simile provvedimento senza valutarne le conseguenze finanziare.

Abbiamo dunque votato contro la risoluzione nella sua interezza.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto. – (RO) Il calo drammatico della popolazione apicola e, di conseguenza, dell’impollinazione sta mettendo in pericolo la produzione ortofrutticola e le colture nell’Unione europea. La riduzione del patrimonio apicolo è dovuta sia a diversi parassiti e micosi presenti nell’ambiente sia all’uso di pesticidi. Il problema più grave è l’infezione provocata dal parassita della varroa, che causa deformazioni a livello delle ali e dell’addome e si manifesta con la nascita di insetti mal sviluppati, incapaci di volare e con una vita molto breve. Se non si interviene, la varroa può provocare la scomparsa di un’intera colonia nel giro di pochi mesi. L’uso prolungato di pesticidi ha inoltre portato a una riduzione della popolazione apicola anche laddove si è intervenuto contro le micosi e i parassiti. Alcuni scienziati credono che un’ulteriore causa del fenomeno sia da ricercarsi nella radiazione elettromagnetica emessa dai telefoni cellulari, che, interferendo con il sistema di navigazione delle api, impediscono loro di ritornare all’alveare. Si renderà necessario sviluppare la ricerca in questo campo per trovare strumenti di lotta contro le malattie che colpiscono le api. Anche gli sforzi degli agricoltori di ridurre le applicazioni di prodotti fitosanitari nel periodo di fioritura contribuiranno a fermare il declino di questi insetti.

 
  
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  Christel Schaldemose (PSE), per iscritto. (DA) A nome di Ole Christensen, Poul Nyrup Rasmussen, Dan Jørgensen, Britta Thomsen e Christel Schaldemose.

La delegazione danese del gruppo socialista al Parlamento europeo ha votato contro la risoluzione sulla situazione apicola. Riteniamo che la risoluzione porti i segni del protezionismo e sia un ulteriore tentativo di creare nuovi sussidi a vantaggio degli agricoltori europei.

Siamo del parere che la moria delle api sia un problema grave, che deve essere affrontato a livello europeo, ma usando i meccanismi giusti. Fra questi, ad esempio, l’intensificazione degli sforzi di ricerca e una maggiore attenzione per la tutela dei nostri ecosistemi anche tramite una limitazione del’uso di pesticidi.

 
  
  

- Proposta di risoluzione: Ispezioni ambientali negli Stati membri (B6-0580/2008)

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della risoluzione sul riesame della raccomandazione 2001/331/CE che stabilisce criteri minimi per le ispezioni ambientali negli Stati membri (B6-0580/2008). La corretta e uniforme applicazione della normativa europea in materia ambientale è fondamentale e, se non sarà garantita, andranno deluse le aspettative dell’opinione pubblica e sarà compromessa la reputazione della Comunità quale vero custode dell’ambiente. Se vogliamo che la nostra normativa sia credibile, deve trovare una reale applicazione.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) E’ senza dubbio necessario prestare maggiore attenzione ai temi dell’ambiente e dobbiamo adottare misure atte a prevenire il continuo danno ambientale che sta compromettendo il presente e il futuro del nostro pianeta e la qualità della vita dei nostri cittadini.

Dobbiamo pertanto vigilare maggiormente sul rispetto delle norme che garantiscono la protezione dell’ambiente e prendono in considerazione le condizioni specifiche di ogni paese, senza trascurare le implicazioni sociali. Serve inoltre una politica di maggiore solidarietà che consideri i diversi livelli di sviluppo e di capacità economica.

La normativa ambientale dell’Unione europea non salvaguarda in modo adeguato tutti questi aspetti e le politiche europee non sono coerenti come dovrebbero. Nutriamo quindi seri dubbi sulla volontà politica della Commissione di risolvere questo complesso problema e corriamo il rischio di aggravare le ineguaglianze regionali e sociali con alcune delle proposte contenute nella risoluzione.

Per questa ragione abbiamo deciso di astenerci.

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Desidero congratularmi con gli onorevoli colleghi della commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare per la redazione sia dell’interrogazione orale sia della proposta di risoluzione, perché sono riusciti a indicare con chiarezza la necessità di una corretta attuazione della normativa ambientale europea. A questo proposito essi esortano la commissione a presentare una proposta di direttiva sulle ispezioni ambientali che chiarisca le definizioni e i criteri e abbia un campo di applicazione più ampio.

Entrambi i documenti sottolineano inoltre la necessità di rafforzare la rete IMPEL per l’attuazione e il rispetto della normativa ambientale e di sostenere l’educazione ambientale e l’opera di informazione, il cui contenuto specifico deve essere determinato a livello locale, regionale o nazionale sulla base dei bisogni e dei problemi individuati in una determinata area.

Se l’Unione europea non garantisce con rigore il rispetto della propria politica ambientale, le aspettative dell’opinione pubblica andranno deluse e sarà compromesso il ruolo dell’UE quale effettivo custode dell’ambiente.

 
  
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  Αthanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto.(EL) Abbiamo votato contro la proposta di risoluzione che sostiene la posizione secondo la quale una corretta e uniforme applicazione del diritto dell’ambiente nell’Unione europea è di cruciale importanza, e lo abbiamo fatto perché questa normativa non tutela l’ambiente, tutela gli interessi vitali dei monopoli dell’UE.

L’appello alla creazione di un corpo europeo di ispettori ambientali costituisce un’ingerenza diretta negli affari interni degli Stati membri al fine di assicurare il rispetto del principio secondo cui “chi inquina, paga”, un principio in virtù del quale è consentita la distruzione dell’ambiente in cambio di un magro corrispettivo, la “tassa verde” che i nostri cittadini devono sobbarcarsi, il commercio delle emissioni, la promozione dell’imprenditorialità e della competitività quali criteri decisivi per lo sviluppo di quelle che sono altrimenti tecniche “ambientali” innovative, l’uso di organismi geneticamente modificati in agricoltura e, in pratica, l’abolizione dei principi di precauzione e prevenzione.

L’Unione europea e la sua politica ambientale, che servono gli interessi delle grandi imprese, generano i crimini alimentari, l’inquinamento atmosferico dei centri urbani con inquinanti moderni, la distruzione delle foreste, la corrosione e la desertificazione dei suoli nonché l’inquinamento dei mari e delle acque. L’ambiente rappresenterà un settore economico che avrà l’obiettivo di massimizzare i profitti dell’oligarchia economica. Esso subirà le conseguenze dello sfruttamento sconsiderato e irresponsabile delle risorse naturali e verrà distrutto dalla barbarie capitalista.

 
  
  

(La seduta, sospesa alle 13.00, riprende alle 15.00.)

 
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