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Procedura : 2008/0070(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0424/2008

Discussioni :

PV 17/12/2008 - 17
CRE 17/12/2008 - 17

Votazioni :

PV 18/12/2008 - 6.13
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2008)0628

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 18 dicembre 2008 - Strasburgo Edizione GU

9. Dichiarazioni di voto
Video degli interventi
Processo verbale
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

- RelazioneHaug, Lewandowski (A6-0486/2008)

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE). – (CS) Un aspetto positivo del bilancio approvato di recente per il 2009 è che esso stabilisce priorità chiare, per esempio di sostegno delle piccole e medie imprese, protezione del clima e dei paesi più poveri colpiti dall’emergenza alimentare. Purtroppo non abbiamo molte possibilità di utilizzare il bilancio allo scopo di risolvere la crisi finanziaria, sia in ragione della sua modesta entità rispetto ai bilanci degli Stati membri – di cui rappresenta appena l’uno per cento – sia per la mancanza di flessibilità nelle norme stabilite per il bilancio pluriennale del periodo 2007-2013. Apprezzo gli sforzi compiuti dai deputati che hanno discusso con la Commissione affinché fossero apportate alcune correzioni, almeno per quanto concerne i problemi internazionali. Purtroppo il Consiglio non ha voluto concedere maggiore flessibilità. Con la ratifica del trattato di Lisbona, al Parlamento europeo saranno conferiti maggiori poteri.

 
  
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  Frank Vanhecke (NI). - (NL) Signora Presidente, poiché per mia natura sono molto critico sul modus operandi e le istituzioni dell’Unione europea, va da sé che io abbia votato contro questa relazione sul bilancio 2009. Innanzi tutto non sono affatto convinto che le istituzioni europee stiano spendendo in maniera accorta l’abbondante flusso di denaro che perviene loro tramite il gettito fiscale.

In secondo luogo ci immischiamo, a mio avviso, in troppi ambiti della politica e le sovvenzioni che eroghiamo agli Stati membri sono sempre considerate da questi come fondi europei di sorta che non hanno nulla a che vedere con loro e che proprio per questo motivo sono in maniera inefficiente dagli Stati membri medesimi.

Peraltro ho osservato che ricevo poche risposte, se ne ricevo, alle interrogazioni parlamentari che presento in merito alle spese operative delle numerose agenzie e organizzazioni affiliate all’UE. Tutto questo mi rende assai sospettoso e non fa che rafforzare il mio voto sfavorevole a questo bilancio.

 
  
  

- Relazione Thyssen (A6-0441/2008)

 
  
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  Ignasi Guardans Cambó (ALDE).(ES) Signora Presidente, vorrei puntualizzare brevemente che mi sono astenuto dal voto sulla relazione Thyssen relativa alla sicurezza dei giocattoli.

Ovviamente concordo con la relatrice e con la maggioranza di quest’Assemblea sulla necessità di garantire la sicurezza dei bambini e più in generale dei consumatori. Ritengo anche che si debbano rispettare le consuetudini culturali dei diversi Stati membri e soprattutto che la discussione sulla sicurezza non debba sfociare in estremismi legislativi che sfiorano il ridicolo, come in questo caso.

Alcuni dei requisiti di sicurezza introdotti con questa direttiva sfiorano senz’altro il ridicolo o per lo meno così è stato specialmente durante la discussione. La direttiva è stata salvata nel suo complesso. Andando avanti di questo passo, un giorno approveremo una direttiva per obbligare i bambini a indossare un casco ogni volta che escono di casa o a mettersi i guanti quando è freddo. A mio giudizio tutto ciò non ha senso, anche se è questa la direzione verso cui ci stiamo muovendo.

Pertanto, benché mi renda conto che la direttiva contenga anche degli aspetti molto positivi, credo anche che talvolta si spinga troppo oltre ed è per questo motivo che mi sono astenuto.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE). – (CS) Mi rallegro che siamo riusciti ad approvare la direttiva sulla sicurezza dei giocattoli in prima lettura e che abbiamo respinto l' assurda proposta dei Verdi e di alcuni socialisti per il collaudo obbligatorio di tutti i giocattoli da parte di organismi indipendenti. Essi hanno presentato questo emendamento come una sorta di blocco sebbene l’esperienza degli Stati Uniti e della Cina abbia dimostrato che i giocattoli sul mercato europeo sono difettosi nonostante i collaudi. Il nostro obiettivo è di rendere i produttori e gli importatori totalmente responsabili per la sicurezza dei giocattoli. E’ compito dei produttori attestare la conformità dei loro prodotti agli standard. L’articolo 18 della direttiva impone i collaudi soltanto nei casi in cui tali standard non esistono. Il costo dei collaudi esterni si aggira attorno ai 3 000 euro nella Repubblica Ceca. Questo disposto escluderebbe dal mercato le piccole imprese dell’Unione europea, mentre il collaudo dei giocattoli in Cina non costituirebbe comunque una garanzia della loro sicurezza. La responsabilità deve ricadere su importatori e produttori, che non devono assolutamente avvalersi di centri di collaudo non regolamentati in giro per il mondo. Mi rallegro per questo regalo che facciamo ai genitori.

 
  
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  Hiltrud Breyer (Verts/ALE).(DE) Signora Presidente, non ho votato a favore della soluzione di compromesso sui giocattoli. Essa presenta tuttora un grave deficit di sicurezza, in particolare per quanto attiene alle sostanze chimiche. Le sostanze tossiche non devono finire in mano ai bambini, neppure in quantità minime. La decisione di oggi è deludente e peraltro poco ambiziosa. Esistono troppe scappatoie e manca una messa al bando chiara di tutti i metalli pesanti e delle fragranze allergizzanti. Non sono contenute prescrizioni in merito al rumore. E’ deplorevole scoprirci così pusillanimi quando è in gioco la sicurezza dei più piccoli.

E’ invero assurda la frenesia con cui si è cercato un consenso rinunciando a una prima lettura, solo per dare l’impressione che sotto l’albero di Natale la prossima settimana ci sarà un giocattolo sicuro, una vera assurdità e un delirio senza senso. Certo, la proposta contiene alcune migliorie ma non poteva essere altrimenti nella revisione di una direttiva ormai in vigore da 20 anni. La morale è che c’è tanto fumo e poco arrosto. Non possiamo delegare semplicemente la responsabilità all’industria. La responsabilità di una normativa chiara è nostra!

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE). – (SK) Ho votato a favore della relazione Thyssen.

RAPEX sono solo cinque lettere, ma significano molto: un sistema di allarme rapido europeo che allerta i consumatori in merito a prodotti pericolosi.

Nel 2006, grazie a uno scambio rapido di informazioni tra gli Stati membri, sono pervenute 924 segnalazioni in totale, di cui 221 riguardavano giocattoli potenzialmente pericolosi. Le segnalazioni sui giocattoli riguardavano principalmente il rischio di lesioni ai bambini oppure l’allergenicità e altri problemi di salute che riguardano in particolare i bambini allergici.

Sono lieta che il Parlamento abbia approvato oggi la direttiva, poiché i fatti alla mano dimostrano senza dubbio che c’è un vuoto da colmare. Con il voto odierno su questa direttiva, che ne aggiorna una precedente di 20 anni fa, il Parlamento europeo ha compiuto un passo importante a favore della sicurezza e dell’igiene dei giocattoli, nonché a tutela della sicurezza dei bambini.

Mi compiaccio viepiù che questo iter in seno al Parlamento europeo sia seguito da un gruppo di visitatori slovacchi cui estendo un caloroso benvenuto e auguro una visita interessante in questa sede della democrazia europea.

 
  
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  Kathy Sinnott (IND/DEM). - (EN) Signora Presidente, sono molto lieta che il voto sulla direttiva per la sicurezza dei giocattoli abbia avuto luogo oggi per il semplice motivo che, se vogliamo dare un messaggio forte al mondo in relazione ai giocattoli e alla loro sicurezza, dovevamo per forza farlo prima di Natale. Procrastinare il voto avrebbe significato annacquarne il messaggio. Questo è il momento dell’anno in cui le persone pensano ai giocattoli.

Anche quest’anno, come pure l’anno scorso, milioni di giocattoli cinesi sono stati ritirati dal mercato. I motivi di tale decisione sono estremamente gravi e riguardano la presenza nei giocattoli di piombo, arsenico, mercurio e policlorobifenile. Non importa quale sia l’uso teorico di un giocattolo – che si tratti di un libro o altro – so per esperienza di madre che prima o poi potrebbe finire in bocca a un bambino. Non si può mai essere abbastanza attenti con i giocattoli e sono lieta che abbiamo trasmesso questo messaggio oggi.

 
  
  

- Relazione Mann (A6-0424/2008)

 
  
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  Milan Gaľa (PPE-DE). – (SK) Desidero ringraziare il collega Mann per questa relazione. Sappiamo quanto siano importanti le leggi che disciplinano la mobilità di studenti e lavoratori e rimuovere le barriere che impediscono loro di trasferirsi per rispondere alla legge della domanda e dell’offerta del mercato del lavoro europeo.

Il sistema europeo di crediti per la formazione professionale faciliterà il trasferimento, il riconoscimento e la cumulabilità dei titoli formativi. I crediti saranno riconosciuti anche per le qualifiche conseguite attraverso vari percorsi formativi a tutti i livelli del quadro di formazione europeo attinente all’apprendimento permanente.

Con il nostro voto positivo abbiamo aperto la via a un sostegno più ampio ad apprendimento permanente e occupazione, all’apertura, alla mobilità e all’integrazione sociale di lavoratori e persone che frequentano corsi di formazione. Promuoveremo così lo sviluppo di approcci flessibili e individuali, oltre che il riconoscimento di tipologie di apprendimento conseguite tramite una formazione sia scolastica che informale.

 
  
  

- Relazione Thyssen (A6-0441/2008)

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE). – (SK) Vorrei innanzi tutto ringraziare la collega Thyssen per essere riuscita a condurci verso un compromesso meritevole, grazie al quale i nostri bambini non maneggeranno giocattoli costruiti con materiali inadatti e nel contempo le nostre industrie non saranno penalizzate.

Come forse sapete, condivido appieno le limitazioni all’impiego di allergeni nei giocattoli; io stesso ho quattro bambini e non sempre ho fatto caso alla sicurezza di ogni giocattolo che passava nelle loro mani. I genitori in Europa spesso partono dal presupposto che se un giocattolo è in vendita in negozio, allora non potrà essere dannoso. Sono assai soddisfatto del lavoro che abbiamo compiuto insieme per inasprire la normativa affinché soltanto i giocattoli adatti ai bambini arrivino sugli scaffali dei negozi, poiché i piccoli sono i consumatori più vulnerabili.

Fino all’80 per cento dei giocattoli sul mercato UE sono importati e bisogna ricordare che nel 2007 sono stati ritirati dal mercato milioni di giocattoli prodotti in Cina perché non conformi alle norme europee. L’odierna circolazione delle merci implica che dobbiamo rivedere le norme per l’immissione dei prodotti sul mercato e i provvedimenti di controllo della loro conformità agli standard.

 
  
  

- Relazione Ehler (A6-0494/2008)

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE). – (CS) (la parte iniziale dell’intervento è inudibile) assicurazione di deposito, che il Parlamento europeo ha proposto in maniera molto flessibile e in favore della quale ho votato, è chiaro. Vogliamo creare un livello minimo uniforme di protezione per i piccoli risparmiatori prevedendo una copertura assicurativa per i depositi fino a 50 000 euro. Intendiamo inoltre fissare un termine di preavviso breve per l’estinzione dei depositi, affinché i risparmiatori possano ottenere informazioni chiare, tempestive e precise sull’andamento dei loro depositi bancari anche in un momento di crisi. Questo provvedimento è indispensabile, perché i risparmiatori stanno trasferendo i propri depositi in maniera disordinata da banche solide a istituti che si sono salvati grazie alle garanzie offerte dallo Stato. Questa proposta è l’unica soluzione per ripristinare la fiducia dei piccoli risparmiatori e stabilizzare il mercato dei servizi bancari. Vorrei che la garanzia fosse estesa anche alle piccole e medie imprese, in quanto esse svolgono un ruolo insostituibile nelle società europee ma in tempo di crisi sono sempre quelle più a rischio.

 
  
  

– Proposta di risoluzione sull’approccio del Consiglio alla revisione del regolamento OLAF (B6-0627/2008)

 
  
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  Frank Vanhecke (NI).(NL) Signora Presidente, ho votato a favore della risoluzione relativa all’OLAF perché concorde pienamente con la richiesta del Parlamento di maggiore autonomia dell’Ufficio per la lotta antifrode. Urge davvero un intervento. Dopotutto, al momento l’OLAF si distingue di poco da una qualsiasi direzione generale della Commissione ed è posto sotto la responsabilità politica del vicepresidente della Commissione. Questo sistema non è sano; pur godendo di un’autonomia operativa, l’OLAF è una sorta di ibrido e questa situazione deve cambiare. Bene.

Più in generale, ritengo che le istituzioni europee gestiscono sempre con grande noncuranza il notevole gettito fiscale a loro disposizione. L’OLAF dovrebbe disporre almeno delle risorse, degli uomini e del potere necessario a porre un freno agli aspetti più apertamente criminali di questo comportamento. Per quanto riguarda questa prodigalità nello spendere legittimamente le risorse, temo che noi stessi dovremo metterci un freno.

 
  
  

- Relazione Moreno Sánchez (A6-0437/2008)

 
  
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  Frank Vanhecke (NI).(NL) Signora Presidente, ho votato a favore di questa relazione di qualità sorprendente su Frontex, perché posso solo plaudere alla richiesta di un rafforzamento di questa istituzione. Per quanto mi concerne, la lotta contro l’immigrazione clandestina dovrebbe figurare tra le massime priorità dell’Unione e, in questo contesto, gli accordi che Frontex ha stipulato con le autorità di paesi terzi sono particolarmente importanti. E’ apprezzabile che la relazione vada dritta al punto e critichi l’atteggiamento inaccettabile della Turchia, un paese candidato.

A mio modo di vedere, bisognerebbe sottolineare con forza che il rifiuto attivo delle autorità di un paese terzo – in questo caso la Turchia, niente meno di un paese candidato – di cooperare con Frontex dovrebbe avere ripercussioni immediate sui rapporti politici ed economici tra l’Unione e tale Stato, ovvero comportare la sospensione dei negoziati per l’adesione della non-europea Turchia.

 
  
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  Philip Claeys (NI).(NL) Signora Presidente, ho votato a favore della relazione Sánchez, pur con talune riserve. In tutta franchezza, devo ammettere che nutrivo ridotte aspettative nei confronti della relazione, in ragione dello spirito di correttezza politica che generalmente permea i lavori della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. Eppure bisogna dire che la relazione è equilibrata e affronta una serie di punti dolenti, tra cui la mancanza di cooperazione, o sarebbe più consono parlare di sabotaggio, da parte di paesi terzi come la Libia e la Turchia.

Certo nel caso della Turchia è riprovevole che un paese candidato sfugga ai propri obblighi in maniera così spudorata. Frontex – e questo è il punto in cui la relazione lascia un poco a desiderare – dovrebbe diventare uno strumento efficace di lotta contro l’immigrazione clandestina, ma anche contro il crimine internazionale e il traffico di stupefacenti e di armi.

 
  
  

- Relazione Susta (A6-0447/2008)

 
  
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  Philip Claeys (NI).(NL) Signora Presidente, ho votato a favore della relazione Susta perché la contraffazione è senz’altro un grave problema e il testo in discussione è permeato dal buon senso.

In effetti concordo appieno con il paragrafo 30 della relazione che ci rammenta – e qui cito – che “la Turchia sarà un candidato credibile all’adesione soltanto se sarà in grado di recepire l’acquis comunitario e di garantire il rispetto pieno del DPI”. Da ciò si evince che la Turchia non è ancora un paese pronto per l’adesione all’UE e di questo prendo nota.

 
  
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  Syed Kamall (PPE-DE). (EN) Signora Presidente, credo che tutti in quest’Aula – gremita, direi – concordiamo sull’importanza della proprietà intellettuale, sia per le economie della conoscenza, sia per i gravi danni che la contraffazione può arrecare ai consumatori di tutta Europa, per esempio nel caso di medicinali, alimenti o pezzi di ricambio per l’automobile contraffatti.

Avevo alcune riserve in merito alla risoluzione originale che enfatizzava eccessivamente il ruolo dei consumatori. Avremmo rischiato di trovarci in situazioni paradossali, per esempio con perquisizioni dei viaggiatori ai confini e la confisca di computer, lettori MP3 e iPod per verificare la presenza di eventuali materiali contraffatti. Grazie al cielo i Verdi hanno avanzato un’alternativa più ragionevole e sono stati più che disponibili, nello spirito di un compromesso natalizio, a ritirare l’emendamento immotivato sulle critiche delle imprese. Nel complesso, è stato un piacere votare a favore della risoluzione.

Adesso che mi sono tolto la soddisfazione di parlare a un’Aula deserta, vorrei concludere augurando a tutti coloro che sono ancora qui buon Natale e un felice Anno Nuovo.

 
  
  

- RelazioneLópez-Istúriz White (A6-0460/2008)

 
  
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  Kathy Sinnott (IND/DEM).(EN) Signora Presidente, vorrei augurarle anch’io un felice Natale e rassicurarla del fatto che l’Aula non è completamente deserta.

Ho votato a favore della relazione López sulla protezione degli adulti, in particolare per quanto attiene agli aspetti transfrontalieri, perché so per esperienza quanto essa sia necessaria e anche perché spero che ciò ci avvicinerà di qualche passo al giorno in cui la mobilità in Europa sarà un dato di fatto. Nel caso in esame ci occupiamo di adulti che in un modo o nell’altro sono seguiti da un tribunale. Si tratta spesso di persone molto vulnerabili, talvolta di soggetti posti sotto tutela giudiziale o di persone disabili. Ma se consideriamo la questione in una prospettiva più ampia, l’intenzione della proposta è di consentire un giorno ai fruitori dell’assistenza sociale di spostarsi mantenendo tale assistenza, ovvero di offrire loro la medesima libertà di circolazione in Europa che viene riconosciuta ai lavoratori.

 
  
  

- Relazione Deva (A6-0445/2008)

 
  
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  Kathy Sinnott (IND/DEM).(EN) Signora Presidente, ho votato contro la relazione Deva sulle prospettive di sviluppo per la costruzione della pace e la ricostruzione della nazione nelle situazioni postconflittuali a causa del n paragrafo in cui si dichiara che dovremmo essere in grado di prendere iniziative preventive, oltre che di risposta, che possano contemplare anche l’uso della forza militare come extrema ratio.

Questa è la dottrina Bush, forse gli altri deputati dell’Aula non vi hanno riconosciuto la dottrina che ci ha portato in Iraq, ma si tratta della medesima logica. Sarah Palin è stata criticata per non sapere quale fosse la dottrina Bush, ma mi chiedo se i deputati di questo Parlamento hanno capito di avere appena votato a favore di tale dottrina.

 
  
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  Luisa Morgantini, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è mia consuetudine usare lo strumento democratico delle dichiarazioni di voto, lo faccio oggi per la prima volta a nome del mio gruppo.

Per motivare devo dire con dispiacere il nostro voto contro ad una relazione che io stessa, sia come redattrice del parere della commissione donne che come membro della commissione sviluppo, ho contribuito a definire. Questa è davvero una buona relazione e ringrazio molto Deva e la commissione sviluppo per il lavoro svolto.

Infatti siamo in sintonia con gran parte del testo: integrare analisi dei conflitti nella cooperazione, sostegno alla società civile e locale, lotta alla diffusione delle armi leggere, necessità di codici di condotta per soldati o polizia, riferimenti alla salute riproduttiva, trasparenza nell'uso delle risorse naturali e sostegno ai profughi. In particolare poi, sul rapporto e sulle politiche di genere c'è un grande mainstreaming. Allora perché votare contro? È semplice, perché in alcune sue parti cerca di inserire la componente militare negli aiuti allo sviluppo.

Questo Parlamento, la commissione sviluppo, la relazione Mitchell, hanno in realtà detto molto chiaramente nell'introdurre il regolamento e il DCI che i fondi allo sviluppo non devono essere usati per finanziare spese militari. Quindi non solo questo, ma il nostro Parlamento ha anche vigilato affinché nei country strategy paper non togliessero risorse allo sviluppo per le operazioni di sicurezza.

Quindi perché queste contraddizioni tra le diverse nostre risoluzioni? I fondi allo sviluppo vanno utilizzati per lo sviluppo, per l'educazione, la sanità, l'agricoltura, le comunità locali e le organizzazioni di donne. Le risorse della cooperazione sono troppo poche per sconfiggere la povertà, l'ingiustizia e anche per fare la pace, quindi nessuna commistione con il militare.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

- Relazione Böge (A6-0504/2008)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) L’UE ha deciso di creare un “nuovo strumento di risposta rapida all’impennata dei prezzi alimentari nei paesi in via di sviluppo” e ha approvato lo stanziamento di 1 miliardo di euro su tre anni.

Inizialmente era stato proposto di finanziare questo “strumento alimentare” dal margine disponibile della linea di bilancio 2 (Agricoltura) del quadro finanziario pluriennale (QFP) e tramite la revisione del massimale per la linea di bilancio 4 (Azioni esterne) del medesimo QFP. Alla fine si è tuttavia deciso di trovare la copertura finanziaria tramite lo strumento di flessibilità, la riserva per gli aiuti d’urgenza e una ridistribuzione delle risorse della linea di bilancio 4 dello strumento di stabilità.

Per finanziare questa iniziativa occorre modificare l’Accordo interistituzionale al fine di incrementare le risorse disponibili per il 2008 nella riserva per gli aiuti d’urgenza a 479.218.000 euro (in base ai prezzi attuali).

Pur considerando positivi gli obiettivi dichiarati dell’iniziativa, ribadiamo che essa non dovrebbe essere ridotta a una semplice modifica del bilancio volta a consentire all’UE di imporre un accordo in seno all’Organizzazione mondiale del commercio o nell’ambito degli accordi di partenariato economico con i paesi ACP. Tale strumento non deve essere un espediente per occultare la riduzione degli aiuti allo sviluppo da parte dell’UE o gli ingenti importi stanziati per rilanciare la corsa agli armamenti e militarizzare i rapporti internazionali di cui l’UE è protagonista.

 
  
  

- Relazione Böge (A6-0474/2008)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Questa nuova proposta di rettifica del bilancio riguarda la mobilitazione del Fondo di solidarietà dell’UE – che ammonta a circa 7,6 milioni di euro – a favore di Cipro, colpita da una siccità protratta che ha causato danni per 176 milioni di euro.

La Commissione ha puntualizzato che “tenuto conto degli stanziamenti in eccesso nella linea 13 04 02 Fondo di coesione, non vi sarà bisogno di nuovi stanziamenti di pagamento per finanziare i pagamenti del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per Cipro”. In altre parole, i finanziamenti necessari per fare fronte a questa calamità naturale proverranno dalla politica di coesione.

Gli “stanziamenti in eccesso” del Fondo di coesione sono motivati, tra l’altro, dai ritardi registrati nell’attuazione dei programmi di coesione presso i paesi interessati. Pertanto, anziché applicare un concetto di “solidarietà” che rischia di penalizzare i paesi economicamente meno sviluppati, avremmo dovuto prendere delle decisioni volte a prevenire le carenze croniche nell’esecuzione delle politiche strutturali e di coesione.

Vorremmo altresì richiamare la vostra attenzione, come abbiamo già fatto in passato, sulla necessità di accelerare l’iter per l’attivazione del Fondo di solidarietà, assicurare l’ammissibilità delle calamità regionali e riconoscere tangibilmente la specificità delle calamità naturali che interessano la regione mediterranea, come gli incendi e la siccità.

 
  
  

- Relazione Böge (A6-0493/2008)

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) L’aumento dei prezzi dei generi alimentari nei paesi in via di sviluppo è un problema estremamente grave che richiede un intervento rapido dell’UE al fine di contrastare gli effetti negativi sulle popolazioni più bisognose. In questa relazione, il Parlamento propone di finanziare con 420 milioni di euro una risposta rapida volta a mitigare gli effetti di questa situazione. Più precisamente, s’intende ricorrere allo strumento di flessibilità previsto dall’Accordo interistituzionale del 2006. In tale accordo, l’UE ha contemplato la possibilità di mobilitare uno strumento di flessibilità per finanziare spese identificate che non possono essere finanziate entro i massimali disponibili di una o più linee di bilancio del quadro finanziario pluriennale.

La proposta in esame risponde appieno ai requisiti istituzionali ed è senz’ombra di dubbio giustificata dalla politica di solidarietà dell’Unione europea. Vista la gravità della situazione, non sono state presentate obiezioni dagli organi decisionali.

Il tempo stringe e il nostro intervento rapido potrebbe fare la differenza tra una circostanza avversa e una vera e propria tragedia umana con conseguenze incommensurabili sullo sviluppo futuro di queste popolazioni.

 
  
  

- Relazione Virrankoski (A6-0481/2008)

 
  
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  Derek Roland Clark (IND/DEM), per iscritto. − (EN) L’Independence Party britannico ha votato a favore della relazione perché così facendo 4,9 miliardi di euro di stanziamenti non spesi saranno restituiti ai governi nazionali.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) In questo esercizio finanziario (2007 e 2008), il Fondo di solidarietà è stato mobilitato nove volte (Germania: 166,9 milioni di euro; Regno Unito: 162,3 milioni di euro; Grecia: 99 milioni di euro; Francia: 17,1 milioni di euro; Ungheria: 15 milioni di euro; Slovenia: 8,2 milioni di euro e Cipro: 7,6 milioni di euro) per un totale di circa 477,3 milioni di euro rispetto al massimale previsto di 1 miliardo di euro l’anno.

Senza mettere in questione l’evidente necessità di questo strumento e senza entrare nel merito dell’iter necessario per attivare e rendere disponibile (in ritardo) questo aiuto, rimane la questione dell’origine delle dotazioni mobilitate, in particolare con riferimento all’attuale progetto di bilancio rettificativo.

In altre parole, pur riconoscendo la necessità urgente di fornire assistenza nel caso di calamità naturali, si mette in questione l’origine di questi stanziamenti, tanto più se essi sono “sottratti” alla politica di coesione anziché, per esempio, provenire dagli stanziamenti per la progressiva militarizzazione dell’UE. Riteniamo che la politica di coesione vada salvaguardata.

Da ultimo vorremmo sottolineare, come abbiamo già fatto in altre occasioni, la necessità di apportare modifiche alle procedure del fondo di solidarietà al fine di renderne più rapida la mobilitazione, pur garantendo che sia mantenuta l’ammissibilità delle calamità regionali e riconoscendo concretamente la specificità delle calamità della regione mediterranea, quali gli incendi e la siccità.

 
  
  

- Progetto di bilancio generale dell’Unione europea – Esercizio 2009, modificato dal Consiglio

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Junilistan ritiene possibile dimezzare i contributi degli Stati membri all’UE. La maggior parte del denaro dell’UE è speso per attività superflue o socioeconomicamente dannose, quali la politica agricola, il fondo di coesione, la politica per la pesca e le sovvenzioni a diversi tipi di campagne informative. A questo si aggiungono i costi per il pendolarismo tra Strasburgo e Bruxelles del Parlamento europeo e di altre istituzioni come il Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle regioni che dovrebbero essere smantellate immediatamente.

La politica agricola è particolarmente odiosa, poiché trasferisce il denaro dai consumatori a beneficiari spesso molto facoltosi. Gli agricoltori dei paesi poveri del mondo sono penalizzati dalla concorrenza degli agricoltori sovvenzionati dell’UE.

Le varie istituzioni UE si prodigano in costanti esortazioni agli Stati membri a ridurre la loro spesa pubblica. Nel contempo, quest’Aula richiede continui aumenti delle spese comunitarie. L’intera situazione è assurda. Gli Stati membri spendono il denaro pubblico per le scuole, la sanità, la ricerca, le infrastrutture e l’assistenza alle fasce più deboli della società, mentre l’UE convoglia il denaro in una politica agricola folle, in fondi strutturali gestiti male e nel finanziamento di istituzioni comunitarie che avrebbero dovuto essere chiuse già da tempo.

Il nostro “no” al progetto di bilancio deve essere interpretato come una richiesta di taglio drastico alla spesa nel bilancio UE e di dimezzamento dei contributi dovuti dagli Stati membri all’Unione europea.

 
  
  

- RelazioneHaug, Lewandowski (A6-0486/2008)

 
  
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  Kader Arif (PSE), per iscritto. – (FR) Nel bilancio comunitario per l’esercizio 2009, noi socialisti abbiamo proposto e ottenuto l’approvazione di un’azione preparatoria per lo sviluppo del turismo sociale in Europa.

Tale progetto scaturisce dalla constatazione che numerosi cittadini rinunciano a viaggiare per motivi di ordine economico e che occorre ovviare a questa disuguaglianza assicurando opportunità di villeggiatura per tutti. Tale proposta ha peraltro una sua utilità anche per la gestione del territorio e lo sviluppo locale.

Con questa combinazione di integrazione sociale e sviluppo locale, favorendo l’accesso al turismo a fasce della popolazione che altrimenti difficilmente ne usufruirebbero, il turismo sociale incrementa la redditività del comparto turistico. Esso consente infatti di sviluppare un turismo destagionalizzato proprio nelle regioni in cui ha una forte connotazione stagionale e incoraggia in questo settore economico la creazione di posti di lavoro più duraturi. Inoltre il turismo sociale e associativo dimostra l’esistenza di un settore intermedio tra il mercato del tempo libero e l’economia non solvibile e che la pertinenza economica non è necessariamente incompatibile con una maggiore facilità di accesso per le masse. Grazie ai contatti che avvengono tra i cittadini europei tramite il turismo, esso contribuisce parimenti a rafforzare la cittadinanza europea.

Ho voluto ribadire l’importanza di questo settore, sia in termini di ricadute economiche che di risorse pubbliche.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) A dispetto delle analisi economiche che prevedono una recessione in diversi Stati membri – alcuni dei quali sono già tecnicamente in fase recessiva – il Consiglio e il Parlamento stanno approvando per il 2009 un bilancio comunitario che è inferiore, in termini di pagamenti, rispetto a quello del 2008.

Inoltre, se raffrontiamo l’attuale progetto di bilancio per il 2009 con il massimale per l’anno indicato nel quadro finanziario pluriennale 2007-2013, che al tempo avevamo già dichiarato insufficiente a garantire la coesione economica e sociale in un’UE allargata a 27, la situazione è anche peggiore, poiché questo bilancio rivela un buco di circa 8 miliardi di euro!

Il bilancio UE per il 2009 è il più basso in termini percentuali (0,89 per cento) rispetto al PIL comunitario da quando il Portogallo ha aderito alla Comunità Economica Europea.

Pur esprimendo “preoccupazione”, in particolare per “i possibili effetti di una recessione sui cittadini europei” e i livelli “estremamente bassi” dei pagamenti e di utilizzo degli stanziamenti entro la politica di coesione, il Parlamento approva il bilancio. Alla base di tutto questo c’è il tentativo di migliorare la propria immagine tra i lavoratori e i cittadini nei diversi paesi, senza interrogarsi sui principi di base, nella speranza che vada tutto secondo i piani alle prossime elezioni del Parlamento europeo in giugno.

Il nostro voto negativo è motivato da queste ragioni.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE), per iscritto. – (PL) Il bilancio 2009 non soddisfa appieno le nostre aspettative e risponde solo in parte alle nuove criticità e alle preoccupazioni odierne. Esso rispecchia presupposti e obiettivi adottati in precedenza e, da questo punto di vista, è rispondente ai criteri stabiliti. Ho votato a favore della sua adozione, seppure ritenga opportuno richiamare la vostra attenzione sui seguenti aspetti:

1. è positivo incrementare gli stanziamenti a sostegno dello sviluppo agricolo nei paesi in via di sviluppo colpiti da carestie. Tuttavia dovremmo ricordare che, nell’Unione europea, quasi 80 milioni di persone vivono sulla soglia della povertà e 43 milioni di cittadini rischiano la denutrizione.

2. Nonostante la PAC, i redditi delle famiglie di agricoltori sono notevolmente inferiori a quelli delle famiglie che si sostentano tramite altre attività.

3. In Europa stiamo assistendo al crollo sistematico e alla bancarotta delle aziende agricole. Le scorte di prodotti agricoli sono in calo e ciò mette a rischio la sicurezza alimentare. Nel contempo c’è chi auspica tagli alla politica agricola comune.

4. La politica di coesione e quella strutturale menzionano entrambe la coesione territoriale, economica e sociale, oltre all’importanza di uniformare lo sviluppo e di creare pari opportunità di crescita, specialmente nelle regioni meno abbienti. In realtà, le aree meno favorevoli alla coltivazione e dove lo stato delle infrastrutture lascia molto a desiderare sono affette da un progressivo spopolamento.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), in writing - (PL) Mi sono espresso a favore dell’approvazione della relazione predisposta da Jutta Haug e Janusz Lewandowski in relazione al progetto di bilancio UE per il 2009. E’ importante che, alla fine, i deputati siano riusciti a raggiungere un compromesso con il Consiglio per il finanziamento degli obiettivi prioritari del Parlamento, quali per esempio le misure atte a ridurre gli effetti della recessione economica, le iniziative di promozione della crescita, della coesione e dell’occupazione.

Il Parlamento aumenterà le risorse finanziarie destinate alla politica sociale e del lavoro, ovvero alle attività di incremento della competitività e della coesione. Tale spesa rientrerà nell’ambito del Fondo sociale, che riceverà ulteriori 135 milioni di euro, nonché del Fondo di sviluppo regionale e del Fondo di coesione. Nell’attuale, difficile situazione finanziaria dell’intera Unione europea, le iniziative di promozione della crescita e dell’occupazione rivestono un’importanza cruciale che deve riflettersi nel bilancio 2009. E’ encomiabile che il bilancio intenda incrementare i fondi destinati agli aiuti alle PMI.

I paesi in via di sviluppo potranno contare su aiuti finanziari volti a mitigare gli effetti di impennate improvvise nei prezzi dei generi alimentari e sarà stanziato anche un ulteriore miliardo di euro per prevenire la fame in questi paesi. Plaudo anche all’intenzione del Parlamento di limitare le proprie spese amministrative e di contenerle entro il 20 per cento della sua spesa complessiva.

 
  
  

- Relazione Iacob-Ridzi (A6-0463/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, sostengo con un voto favorevole la relazione della collega Monica Maria Iacob-Ridzi sul piano d'azione europeo per la mobilità del lavoro (2007–2010).

La volontà di creare un vero e proprio mercato europeo del lavoro necessita di un adattamento delle legislazioni nazionali e di smaltire gli iter burocratici che a volte scoraggiano la mobilità dei lavoratori. L'Unione ha un ruolo fondamentale nell'armonizzare i sistemi nazionali di sicurezza sociale e la trasferibilità dei diritti di pensione complementare. È importante inoltre che si facciano sforzi per aumentare il grado d'informazione dei cittadini, non solo attraverso il miglioramento del portale EURES, ma anche tramite campagne informative europee.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Sebbene la relazione contenga diverse raccomandazioni che sosteniamo, sono state tutte formulate entro un contesto liberale. Mi riferisco per esempio alla volontà di includere il concetto della mobilità dei lavoratori in particolare nelle politiche volte al completamento del mercato interno, tralasciando il fatto che tali politiche non proteggono adeguatamente i lavoratori.

Oltre a queste raccomandazioni di per sé accettabili, la relazione enfatizza la dimensione economica e sociale della strategia di Lisbona, dimenticando che tale strategia propugna le politiche più neoliberali dell’Unione europea che hanno già dato origine a proposte come la rinomata direttiva Bolkenstein, la cosiddetta flessicurezza e la proposta del Consiglio per la direttiva sull’orario di lavoro.

La relazione è l’ennesimo documento di propaganda che si sforza di occultare la politiche antisociali dell’Unione europea e di ignorare le conseguenze del neoliberismo, anche se questo è ormai un segreto di Pulcinella. E’ sufficiente un’occhiata alle contraddizioni dei paragrafi 15 e 16 per comprendere perché ci siamo astenuti.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Il problema, per il relatore, non sembra essere tanto la rimozione degli ostacoli giuridici o amministrativi alla mobilità professionale dei lavoratori europei sul territorio dell’Unione europea, quanto piuttosto il fatto che tale mobilità non è generalizzata e soprattutto obbligatoria. La relazione auspica una grande mescolanza delle popolazioni che acceleri l’estinzione delle nazioni europee. L’idea soggiacente è di favorire la concorrenza tra i salari, il dumping sociale e un’uniformazione verso il basso degli stipendi. Con la creazione di una tessera di previdenza sociale europea dai contorni alquanto sfuocati lavoriamo per mettere a repentaglio e smantellare i sistemi di protezione sociale nazionali.

Domandate cosa ne pensano della vostra mobilità gli operai francesi a cui è stato proposto, qualche anno fa, di mantenere il proprio posto di lavoro a condizione di lasciare tutto in patria per andare a lavorare in Romania a qualche centinaio di euro al mese!

Certo, la risoluzione dei problemi fiscali o di riconoscimento dei diritti sociali ai lavoratori transfrontalieri che hanno lavorato presso più Stati membri rientra tra le competenze dell’Unione europea. Ma non al prezzo di una precarizzazione sociale.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. – (SK) La mobilità dei lavoratori è uno degli elementi fondamentali per conseguire gli obiettivi della strategia di Lisbona, eppure ancora oggi è ostacolata da barriere amministrative, giuridiche, fiscali o previdenziali. Le barriere amministrative sono costituite essenzialmente da discrepanze nelle normative nazionali in materia di occupazione di cui sono generalmente responsabili gli Stati membri.

Vorrei innanzitutto manifestare la mia delusione nel rilevare che alcuni Stati dell’UE-15 ancora applicano restrizioni all’impiego di lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri, sebbene i timori palesati dai cittadini e dai governi di tali paesi non siano stati corroborati da studi economici o da dati statistici.

Alcune persone si rivolgono a me per i numerosi problemi che hanno incontrato quando hanno tentato di esercitare il loro diritto alla mobilità al di fuori del proprio paese di origine. Queste persone si sono viste rifiutare il riconoscimento dell’esperienza di mobilità maturata nell’ambito del loro percorso professionale e si confrontano con problematiche relative alla sicurezza sociale e alla pensione, specialmente nel caso di piccole e medie imprese. Anche le barriere linguistiche rappresentano un ostacolo importante alla mobilità dei lavoratori e delle loro famiglie; gli Stati membri devono incentivare l’insegnamento delle lingue straniere, in particolar modo per gli adulti.

Sono fermamente persuasa che campagne mediatiche efficaci possano diffondere tra i cittadini le informazioni pertinenti sulla rete EURES che offre uno sportello unico per la mobilità dei lavoratori in Europa, sulla rete TRESS o sullo strumento SOLVIT che aiuta a risolvere i problemi del mercato interno o inerenti alla mobilità dei lavoratori.

 
  
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  Nicolae Vlad Popa (PPE-DE), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della relazione perché la mobilità dei lavoratori è un diritto fondamentale garantito ai cittadini UE in forza del trattato. La mobilità rappresenta un pilastro fondamentale del modello sociale europeo che consente il raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona.

Mi complimento per questa relazione che, oltre a richiamare l’attenzione sugli ostacoli che impediscono la libertà di movimento nel mercato del lavoro ai lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri, contiene anche spunti importanti a integrazione del Piano d’azione europeo per la mobilità del lavoro presentato dalla Commissione europea, come per esempio il sostegno a programmi che collegano l’istruzione con il mercato del lavoro, il mutuo riconoscimento delle qualifiche e l’ampliamento della rete EURES.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi,

Esprimo il mio voto favorevole alla relazione della collega Iacob-Ridzi sul piano europeo per la mobilità del lavoro per il periodo 2007-2010. Concordo nel sostenere che la mobilità professionale tra gli Stati membri dell'Unione abbia contribuito in maniera positiva all'integrazione europea: esempi di ciò sono la facilità, rispetto al passato, con cui é possibile effettuare un soggiorno professionale in un altro paese e le possibilità, oggi molto più numerose, di avere accesso alle offerte di lavoro in paesi diversi da quello di provenienza. A questo punto, il tentativo di migliorare la situazione sul piano legislativo, amministrativo, fiscale e sociale, attraverso la rimozione degli ostacoli burocratici in questi campi, é da intraprendere. Tuttavia, é sempre bene tener presente che l'azione dell'Unione Europea non può prescindere dalla considerazione delle differenze socio-economiche tra i Paesi membri.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. - (PL) In occasione della sessione di dicembre, il Parlamento aveva espresso il proprio voto sul piano d’azione europeo per le competenze e la mobilità, presentato dalla commissione per l’occupazione e gli affari sociali.

La mobilità dei lavoratori dipende dal principio fondamentale della libertà di circolazione delle persone all’interno del mercato unico, in conformità al Trattato che istituisce la Comunità europea. Insieme alla sicurezza, questa è una delle quattro libertà fondamentali cui hanno diritto i cittadini dell’Unione europea.

La legislazione comunitaria dovrebbe fare in modo che i lavoratori emigrati non perdano l’assistenza sociale cui hanno diritto. In questo ambito sono stati compiuti progressi importanti, ma dobbiamo continuare a lavorare per abbattere gli ostacoli amministrativi e giuridici alla mobilità che derivano da determinate normative in vigore presso alcuni Stati membri.

In effetti, la mobilità dei lavoratori può essere funzionale a potenziare la portata economica e sociale della strategia di Lisbona. La mobilità può essere un passo decisivo per dare nuovo slancio al programma sociale europeo e affrontare tutta una serie di sfide, quali il cambiamento demografico, la globalizzazione o il progresso tecnologico.

Sono favorevole al piano d’azione europeo per le competenze e la mobilità, oltre che alla proposta di creare un portale informativo e consultivo incentrato su tutti gli aspetti della mobilità dei lavoratori, come ad esempio le offerte di lavoro, la copertura sanitaria e l’assicurazione sociale, nonché il riconoscimento reciproco di qualifiche e formazioni.

 
  
  

- Relazione Novak (A6-0455/2008)

 
  
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  John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. (EN) Nonostante le numerose strategie che abbiamo approntato a favore dell’apprendimento permanente, la loro attuazione lascia molto a desiderare. Il grado d’impegno e di spesa varia da paese a paese. Purtroppo le tendenze positive nella spesa pubblica per l’istruzione cominciano in genere a dare segni di cedimento. Occorre destinare all’apprendimento degli adulti una quota adeguata del bilancio. Tale necessità è motivata dal fatto che la partecipazione degli adulti all’apprendimento permanente non sembra avere preso piede. Saranno necessari maggiori sforzi per incrementare le competenze della popolazione adulta e conseguire flessibilità e sicurezza in tutto il mercato del lavoro.

I datori di lavoro vanno incoraggiati a organizzare una proposta formativa per i loro dipendenti. Si consigliano incentivi volti a consentire ai lavoratori meno qualificati di partecipare a programmi di apprendimento. Occorre destinare particolare attenzione ai disoccupati di lungo periodo, in particolare quelli provenienti da contesti sociali svantaggiati, persone con esigenze particolari, giovani provenienti da istituti, ex-detenuti e tossicodipendenti che hanno effettuato un percorso di recupero.

 
  
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  Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. (SV) Dichiarazione di voto in relazione alla relazione sull’attuazione del programma di lavoro “Istruzione e formazione 2010”.

Oggi abbiamo votato a favore della relazione d’iniziativa (A6-0455/2008), presentata dall’onorevole Novak [Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei] sull’attuazione del programma di lavoro “Istruzione e formazione 2010”. La relazione formula numerose raccomandazioni costruttive, in particolare per quanto concerne le misure volte a facilitare la mobilità tra gli Stati membri per studenti e lavoratori.

D’altra parte, non crediamo che le raccomandazioni destinate a influire sui programmi di studio degli Stati membri siano compatibili con il principio di sussidiarietà. Il numero di ore da dedicare settimanalmente all’educazione fisica nelle scuole e l’eventuale introduzione di un’alfabetizzazione ai linguaggi dei mezzi di comunicazione nei programmi nazionali sono questioni su cui possono decidere al meglio gli Stati membri medesimi.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) La comunicazione della Commissione pubblicata nel 2007 con il titolo “L’apprendimento permanente per la conoscenza, la creatività e l’innovazione” fa parte di una serie di relazioni interlocutorie biennali sull’attuazione del programma di lavoro “Istruzione e formazione 2010”. Pertanto la relazione illustra in sintesi i progressi compiuti ed esamina la situazione del coordinamento in materia di istruzione e formazione entro la prospettiva degli obiettivi della strategia di Lisbona che mirano a rendere quella europea l’economia più competitiva al mondo e a raggiungere la piena occupazione entro il 2010.

La relazione ci fornisce informazioni preziose sull’andamento di svariate iniziative educative, riuscite o meno, oltre a documentare gli strumenti e le misure idonei a conseguire ulteriori miglioramenti. La relazione fornisce obiettivi chiari, indicatori statistici e benchmark significativi.

Sostengo appieno gli sforzi compiuti per portarci verso la destinazione convenuta nella strategia di Lisbona ed esprimo un voto favorevole perché questa relazione lo merita.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questa relazione contiene talune raccomandazioni importanti e condivisibili che chiedono maggiore sostegno economico e sociale, provvedimenti complementari e l’integrazione di immigrati e minoranze, sottolineano l’importanza dello sport nell’istruzione e nella formazione e la necessità di un maggiore sostegno all’istruzione pre-scolare e a insegnanti e studenti, in particolare nella scuola primaria e secondaria. La relazione sostiene anche le proposte della Commissione europea, compresa la strategia di Lisbona, e insiste sull’applicazione del processo di Bologna senza preoccuparsi minimamente delle sue implicazioni pratiche.

Basata sulla comunicazione della Commissione intitolata “L’apprendimento permanente per la conoscenza, la creatività e l’innovazione”, la relazione fa propria la sintesi dei progressi compiuti e di quelli ancora insufficienti, oltre a proporre misure per cambiare la situazione in sintonia con obiettivi che non sempre sono perfettamente condivisibili, poiché abbracciano il neoliberismo e insistono affinché sia applicato anche all’istruzione. Si tratta pertanto di una dichiarazione politica che può essere considerata un programma per gli anni a venire, con il quale ci troviamo sostanzialmente in disaccordo.

Per esempio, non possiamo accettare che l’ammodernamento dell’istruzione superiore passi attraverso un’integrazione delle riforme del processo di Bologna e una maggiore sponsorizzazione dal settore privato, in particolare nel caso di paesi come il Portogallo, dove l’istruzione pubblica superiore viene lasciata a languire.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Per l’ennesima volta la commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento europeo cerca di intromettersi in questioni relative all’istruzione. I rappresentanti di Junilistan desiderano puntualizzare a quest’Aula, ancora una volta, che la politica in materia d’istruzione è di esclusiva competenza degli Stati membri.

Come accade ogni volta nelle sue relazioni, la commissione per la cultura e l’istruzione si lancia in voli pindarici. Questa relazione solleva di nuovo la questione dell’educazione fisica nelle scuole. Il paragrafo 4 della proposta di relazione avanza l’ipotesi riservare all’educazione fisica almeno tre unità didattiche alla settimana.

Questo ennesimo caso esemplifica la volontà di politici e funzionari UE di interferire in qualsiasi ambito e a qualsiasi livello allo scopo di conseguire un accentramento del potere politico. La sussidiarietà è proclamata con belle parole ma non viene mai rispettata nelle politiche attuate.

Riteniamo che questo ambito non riguardi affatto il Parlamento europeo e abbiamo pertanto votato contro la relazione.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. (SK) L’istruzione e la formazione professionale sono la forza trainante della strategia di Lisbona. Le strategie e gli strumenti generali per l’apprendimento permanente – in particolare il quadro di formazione europeo, l’Europass, il quadro delle competenze chiave e le raccomandazioni per la mobilità e la qualità dell’istruzione superiore – dovrebbero essere applicati con maggiore coerenza presso gli Stati membri. I governi degli Stati membri dovrebbero assumere un ruolo molto dinamico nelle politiche relative all’istruzione. Anche se il sistema di riferimento europeo per le qualifiche non sarà armonizzato fino al 2010, l’attuazione accelerata del quadro europeo delle qualifiche presso tutti gli Stati membri ridurrebbe le difficoltà che ancora incontrano i cittadini UE.

La mobilità di studenti e insegnanti è un aspetto fondamentale della mobilità professionale. Occorre dedicare maggiore attenzione a iniziative quali il processo di Bologna e i programmi Comenius, Erasmus e Leonardo da Vinci che consentono di studiare all’estero e sottolineano l’importanza della mobilità professionale per l’avvenire.

Il successo dell’istruzione dipende innanzi tutto dalla qualità dei programmi di studio e dell’insegnamento. Dobbiamo introdurre rapidamente nei programmi di studio l’insegnamento della cittadinanza europea, l’insegnamento delle lingue straniere o argomenti quali la protezione dei consumatori, la tutela dell’ambiente e la lotta contro il cambiamento climatico. E’ importante che gli Stati membri destinino risorse adeguate per la previdenza sociale degli insegnanti e per l’assunzione e la formazione in particolare degli insegnanti di lingue straniere.

Sono persuasa che se non riusciremo a rendere l’insegnamento una professione più ambita, ci troveremo a fare i conti con la carenza di specialisti qualificati nel comparto dell’istruzione.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. Signor Presidente, Onorevoli colleghi, dichiaro il mio voto favorevole alla relazione della collega Novak riguardante l'apprendimento permanente per la conoscenza, la creatività e l'innovazione e, in particolare, l'attuazione del programma di lavoro "Istruzione e formazione 2010".

Mi associo alla collega nel sottolineare che azioni nel campo dell'istruzione e della formazione meritino il sostegno sistematico da parte dell'Unione Europea attraverso politiche mirate, soprattutto nei settori critici che, secondo la comunicazione presentata nel 2007 dalla Commissione Europea, richiedono un miglioramento, come l'apprendimento permanente, anche in età adulta, la spesa pubblica e gli investimenti privati a favore dell'istruzione, l'abbandono scolastico, ancora troppo elevato a livello di scuola secondaria, e la pertinenza dell'istruzione rispetto al mercato del lavoro. Desidero inoltre rimarcare il fatto che il settore della formazione e dell'istruzione, la ricerca, l'innovazione e il trasferimento di conoscenze sono fondamentali per l'Europa di oggi e di domani e devono quindi essere oggetto dello sforzo congiunto a livello nazionale e comunitario.

 
  
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  Tomáš Zatloukal (PPE-DE), per iscritto. – (CS) Signora Presidente, ho votato a favore della relazione della collega Novak riguardante il programma “Istruzione e formazione 2010”. Concordo con la necessità di sostenere l’efficacia e l’efficienza dei diversi sistemi d’istruzione. Un modo efficace per garantire a tutti i bambini, compresi quelli appartenenti a fasce svantaggiate, un’opportunità di apprendimento permanente consiste nel migliorare la qualità dell’istruzione prescolastica. La successiva istruzione elementare e secondaria deve aiutare gli studenti a sviluppare un pensiero creativo, nonché i talenti e le inclinazioni individuali che li aiuteranno a trovare un lavoro.

Nell’ambito della formazione specializzata dobbiamo migliorare la qualità e l’attrattività delle materie offerte, ma soprattutto collegare la formazione all’economia, ovvero il processo formativo deve rispondere alle esigenze del mercato del lavoro sia comunitario che, soprattutto, di una data regione. Per quanto concerne l’istruzione universitaria, concordo sulla necessità di aggiornare i programmi di studio affinché siano rispondenti alle esigenze socio-economiche attuali e future. I programmi d’istruzione per gli adulti dovrebbero essere articolati in particolare a sostegno delle persone più svantaggiate sul mercato del lavoro e dei datori di lavoro che offrono un apprendimento permanente ai loro dipendenti.

 
  
  

- Relazione Thyssen (A6-0441/2008)

 
  
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  Ole Christensen, Dan Jørgensen, Poul Nyrup Rasmussen, Christel Schaldemose e Britta Thomsen (PSE), per iscritto. (DA) In linea di principio, la delegazione danese del gruppo del Partito del socialismo europeo in questo Parlamento è favorevole alla certificazione di taluni tipi di giocattoli da parte di enti terzi al fine di garantire la conformità di tali prodotti ai requisiti posti dall’UE. Tuttavia, questo emendamento non è formulato correttamente per conseguire questo obiettivo e, peraltro, la sua approvazione farebbe naufragare l’intero compromesso. Vogliamo migliorare i requisiti di sicurezza per i giocattoli e crediamo che questo obiettivo potrà essere meglio raggiunto, in generale, avallando il compromesso raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. (PT) La direttiva sulla sicurezza dei giocattoli rappresenta un passo importantissimo per garantire la sicurezza dei nostri bambini. Era assolutamente indispensabile estenderne la portata e chiarire la legislazione relativa a un tema tanto importante. L’accresciuta responsabilità di produttori e importatori, nonché l’ampliamento avveduto del numero di sostanze proibite dimostrano il rigore con cui questo argomento è stato affrontato.

Mi devo complimentare con la relatrice per essere riuscita a stabilire regole volte a garantire la sicurezza dei bambini, tenendo conto anche della necessità di garantire la sopravvivenza e la stabilità delle piccole e medie imprese del comparto.

Comunque dobbiamo occuparci anche dell’accresciuta responsabilità che questo atto normativo impone agli Stati membri. Per conseguire l’obiettivo della direttiva, ovvero la sicurezza dei bambini, gli Stati membri devono ottemperare a maggiori obblighi in termini di vigilanza sul mercato.

Alla luce della situazione in Portogallo, dove l’ente pubblico di vigilanza competente per questi controlli si è dimostrato più volte inadempiente, invito gli Stati membri ad assumersi appieno le loro responsabilità. Il progresso che la direttiva ha ottenuto in termini di sicurezza deve essere affiancato da un’azione di sorveglianza efficace e responsabile a cura degli Stati membri.

 
  
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  Gérard Deprez (ALDE), per iscritto. – (FR) I giocattoli devono essere articoli ancora più sicuri degli altri prodotti, perché i bambini sono consumatori estremamente vulnerabili. Eppure nell’Unione europea circolano ancora giocattoli pericolosi. Possiamo dunque compiacerci del compromesso raggiunto tra Parlamento e Consiglio in merito a una normativa che impone all’industria il rispetto di una serie di criteri di sicurezza quale requisito per l’immissione di un giocattolo sul mercato europeo.

Come molti altri compromessi, il testo contiene sia progressi che disposizioni deludenti.

Per quanto attiene ai progressi, citerei in particolare il dovere, da parte dei fabbricanti, di garantire che i loro giocattoli non abbiano effetti nocivi sulla salute o sulla sicurezza, l’inasprimento dei valori limite per i metalli tossici, una migliore prevenzione dei rischi di soffocamento e strangolamento a causa delle piccole parti smontabili, o ancora istruzioni più chiare sulle confezioni o sui giocattoli stessi.

Questi progressi spiegano il mio voto positivo sul testo definitivo.

Con riferimento alle delusioni, devo menzionare sia la moltiplicazione delle deroghe al divieto di utilizzo di sostanze cancerogene, mutagene e tossiche, sia la rinuncia alla certificazione da parte di enti terzi indipendenti. Avevo votato a favore di questa clausola che non è stata però mantenuta, con mio sommo dispiacere.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) La proposta della collega Thyssen di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza dei giocattoli intende migliorare le misure di sicurezza e limitare l’impiego di metalli pesanti pericolosi nella preparazione e costruzione dei giocattoli per bambini. La proposta intende rivedere radicalmente l’attuale direttiva in vigore (88/378/CEE) al fine di adeguarla alle specifiche precisate nella decisione relativa a un quadro comune per la commercializzazione dei prodotti.

Si va così ad ampliare il campo d’applicazione della direttiva fino a coprire i prodotti “a doppio utilizzo” che sono anche giocattoli; aumenta pertanto il numero di prodotti interessati da questa direttiva. In termini concreti, il testo affronta il problema dei rischi di soffocamento e dell’utilizzo di prodotti chimici in fase di produzione allo scopo di rimuovere o ridurre i pericoli per i bambini. A questa proposta natalizia posso garantire il mio consenso incondizionato.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione Thyssen sulla sicurezza dei giocattoli, poiché credo che il testo di compromesso approvato porterà all’applicazione di requisiti di sicurezza più rigorosi per i giocattoli, laddove incrementa la responsabilità di produttori e importatori in relazione alla commercializzazione dei loro prodotti, oltre a rafforzare gli obblighi di vigilanza sul mercato da parte degli Stati membri.

Mi rammarico tuttavia che non sia stato accolto l’emendamento 142, con cui si richiedeva la valutazione della conformità dei giocattoli da parte di laboratori esterni prima della loro commercializzazione.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Il presente progetto di direttiva intende introdurre requisiti più severi per la sicurezza dei giocattoli, in particolare per quanto concerne l’utilizzo di sostanze chimiche e le caratteristiche elettriche. Questo nuovo atto legislativo precisa anche le caratteristiche fisiche e meccaniche al fine di ridurre i rischi di soffocamento. Esso stabilisce peraltro alcuni provvedimenti di rafforzamento del controllo sul mercato a cura degli Stati membri e impone nuovi obblighi ai produttori.

Lo scopo è dunque di migliorare la direttiva in vigore, tenendo conto di nuovi rischi alla sicurezza che potrebbero insorgere a seguito dell’ideazione e della commercializzazione di nuove tipologie di giocattolo, eventualmente costruite con materiali nuovi.

La discussione sulla direttiva e la successiva votazione hanno lasciato emergere diverse questioni. Le garanzie della Commissione europea non erano disponibili in fase di votazione e ciò ha causato un piccolo malinteso.

Inoltre alcuni esperti sono preoccupati perché i requisiti proposti non eliminano del tutto l’utilizzo di sostanze cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione (note come sostanze CMR), pur imponendo maggiori restrizioni.

Esistono peraltro punti di vista discordanti sui valori massimi per i metalli, in particolare per arsenico, cadmio, cromo, piombo, mercurio e stagno, che sono altamente tossici e non andrebbero usati nelle parti dei giocattoli che possono entrare in contatto con i bambini.

Il nostro gruppo ha pertanto deciso di votare contro questa proposta.

 
  
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  Robert Goebbels (PSE), per iscritto. – (FR) Mi sono astenuto dal voto sulla direttiva relativa alla sicurezza dei giocattoli in segno di protesta contro la prassi antidemocratica di presentare al Parlamento europeo delle relazioni negoziate nell’ambito di dialoghi a tre informali che impediscono alla nostra istituzione di svolgere il proprio lavoro secondo la procedura normale.

La direttiva proposta è inoltre una dimostrazione dell’assurdità del principio precauzionale. Il legislatore moltiplica le norme e i divieti per mettere a posto la propria coscienza, mentre i bambini se ne infischiano di tutte queste regole nei loro giochi.

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. – (PL) Il Parlamento ha approvato la direttiva sulla sicurezza dei giocattoli. Si tratta di una direttiva eccellente, in grado di migliorare la sicurezza dei giocattoli che finiscono nelle mani dei nostri figli. Questo strumento acquisisce un significato importante anche a seguito delle notizie sempre più frequenti di incidenti causati dai giocattoli, per esempio di bambini che ingoiano parti di giocattoli assemblati male. E’ opportuno ricordare che la stragrande maggioranza di tutti i giocattoli presenti sul mercato europeo – all’incirca l’80 per cento – sono importati dalla Cina.

La direttiva è riuscita a conciliare gli interessi delle associazioni dei consumatori con quelli dei rappresentanti dell’industria dei giocattoli. Posso soltanto felicitarmi di un accordo raggiunto su quello che per me, come genitore, è un atto normativo fondamentale. Entrambe le parti trarranno vantaggio da questa direttiva. I consumatori potranno essere certi che i giocattoli disponibili sul mercato europeo, e che finiscono nelle mani dei loro bambini, ottemperano a elevati standard di sicurezza, non contengono sostanze tossiche e riportano avvertenze chiare che possono essere lette al momento dell’acquisto del giocattolo.

L’industria del giocattolo ha ribadito spesso che non è possibile scendere a compromessi quando è in gioco la sicurezza dei bambini e i produttori sono pertanto favorevoli ai cambiamenti proposti. Tuttavia, queste modifiche non dovrebbero mettere a rischio la posizione dei produttori di giocattoli nel mercato europeo. L’accordo negoziato concederà all’industria un periodo transitorio di due anni per il suo adeguamento alla nuova legislazione in materia di sostanze chimiche.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. (FI) Signora Presidente, ho votato a favore della direttiva sulla sicurezza dei giocattoli perché rappresenta un miglioramento sostanziale. Da una lato, garantisce una maggiore sicurezza dei giocattoli e salvaguarda la salute dei bambini, laddove vieta il ricorso a sostanze allergizzanti o CMR, metalli pesanti e componenti che possono provocare soffocamento.

Dall’altro lato, la direttiva si è dimostrata un compromesso riuscito ed equilibrato, in cui si tiene conto del fatto che la maggioranza dei 2000 produttori europei di giocattoli sono prudenti e riconoscono la propria responsabilità. Non è giusto che siano penalizzati a causa del comportamento irresponsabile di una manciata d’importatori.

In questo particolare momento dell’anno, la direttiva sulla sicurezza dei giocattoli è una dimostrazione della volontà e della capacità dell’Unione di proteggere più efficacemente i consumatori e i loro bambini, che sono i soggetti più vulnerabili. Tuttavia è forse opportuno ricordare che nessuna legge può assolvere i genitori dalle loro responsabilità. La direttiva sulla sicurezza dei giocattoli da sola non può garantire che nel pacchetto regalo ci sia qualcosa di adatto al bambino.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Thyssen con piacere, anche se questioni di natura procedurale hanno rischiato di compromettere il voto finale.

I giocattoli devono essere sicuri e l’UE dovrebbe essere sempre in prima linea nelle questioni attinenti alla sicurezza.

E’ indispensabile prevedere un’interdizione totale dell’uso di sostanze chimiche che sono cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione. Sebbene siano state previste deroghe per singoli casi, saranno concesse soltanto previo parere favorevole del comitato scientifico europeo.

E’ altresì opportuno vietare l’utilizzo di fragranze allergizzanti e 55 di tali sostanze d’ora in avanti non potranno essere utilizzate nei giocattoli.

Parimenti sono state imposte norme molto stringenti sull’uso dei metalli pesanti e sono stati fissati valori limite.

I genitori che comprano i regali di Natale quest’anno partono dal presupposto che i giocattoli sono sicuri. Questa direttiva riveduta sulla sicurezza dei giocattoli migliorerà sostanzialmente la situazione, che sarebbe già migliorata se il testo riveduto fosse stato già in vigore per queste festività.

 
  
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  Rareş-Lucian Niculescu (PPE-DE), per iscritto. (RO) I dati sono più eloquenti di qualsiasi parola. La stampa rumena ha pubblicato proprio oggi i risultati di un controllo svolto dall’ufficio rumeno per la protezione dei consumatori. Gli ispettori hanno rilevato che in una recente ispezione il 90 per cento dei giocattoli controllati sono risultati non conformi alla normativa.

Alcuni giocattoli non recavano le istruzioni e non precisavano l’età consigliata per l’uso. Gli ispettori hanno trovato anche pistole e spade giocattolo ritenute pericolose. Altri giocattoli contenevano piccole parti facilmente staccabili.

Secondo i risultati di tale controllo, la Cina rimane il principale paese d’origine dei giocattoli pericolosi e ciononostante è il maggiore esportatore di giocattoli nell’Unione europea. Occorrono provvedimenti drastici per la sicurezza al fine di salvaguardare il benessere dei nostri bambini.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto. (NL) La nuova normativa sulla sicurezza dei giocattoli è un passo nella direzione giusta, anche se spreca alcune opportunità. Per questo motivo ho scelto di non approvare la relazione.

Per esempio, l’utilizzo di talune fragranze allergizzanti e, tra le altre, di sostanze chimiche cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione è stato ridotto, ma tali sostanze non saranno interdette integralmente, bensì tolte gradualmente. Inoltre non sono stati fissati requisiti vincolanti per i giocattoli che producono suoni.

Un aspetto positivo è che, di fronte alla legge, gli importatori di giocattoli saranno equiparati ai produttori. Un aspetto meno positivo della direttiva sono le disposizioni poco incisive in materia di vigilanza sul rispetto degli standard di sicurezza per i giocattoli, poiché sono i produttori stessi a essere responsabili di questo aspetto della sicurezza.

La direttiva stabilisce che gli Stati membri devono svolgere analisi a campione, ma temo che questo disposto manchi di forza cogente.

I controlli sulla sicurezza sono casuali e, ad oggi, non esiste un vero e proprio marchio di qualità europeo che consenta ai genitori di fare scelte informate e di non comprare giocattoli potenzialmente pericolosi per la salute dei loro figli. Una certificazione obbligatoria da parte di enti indipendenti potrebbe ovviare a questa carenza. Gli Stati Uniti e la Cina attribuiscono entrambi notevole importanza alla sicurezza dei prodotti e hanno votato di recente una normativa che rende questi controlli obbligatori. Perché l’Europa è rimasta indietro?

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. (EN) Da tempo la normativa esistente in materia di sicurezza dei giocattoli necessitava di un aggiornamento. Accolgo con favore l’occasione di voto odierna. La sicurezza dei bambini deve annoverarsi tra le nostre massime priorità e spero che anche l’industria dei giocattoli prenderà sul serio questo aspetto.

 
  
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  Bernadette Vergnaud (PSE), per iscritto. – (FR) Ritengo che il compromesso sulla relazione Thyssen sia troppo lassista in relazione alle regole per la sicurezza o alla presenza di sostanze chimiche nei giocattoli. Inoltre non è stato approvato l’emendamento in cui si prevedeva un controllo di conformità dei giocattoli tramite organismi indipendenti, sebbene sembra evidente che la sicurezza dei bambini debba essere posta innanzi agli interessi dei grandi gruppi industriali. Sono sempre stata favorevole a una vigilanza più severa sui prodotti in generale e tanto più sui prodotti destinati all’infanzia. Il contenuto finale deludente di questo atto – di gran lunga inferiore alle nostre ambizioni iniziali, pur consentendo alcuni progressi – mi ha convinta a scegliere l’astensione dal voto.

 
  
  

- Relazione Mann (A6-0424/2008)

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Il sistema europeo di crediti per l’istruzione e la formazione professionale (ECVET) è stato concepito per agevolare e incoraggiare la mobilità transnazionale degli studenti e l’accesso alla formazione permanente. A livello operativo, l’ECVET migliorerà il trasferimento, il riconoscimento e la cumulabilità dei risultati di studio. Il quadro europeo delle qualifiche già fornisce uno strumento per “convertire” e valutare la vasta gamma di qualifiche esistenti in Europa. Il sistema di crediti fornisce un ulteriore strumento di conversione e trasposizione, nella misura in cui si avvale di un quadro metodologico condiviso per agevolare il trasferimento dei risultati di apprendimento da un sistema all’altro. L’importanza di un investimento nel futuro della nostra economia europea basata sulla conoscenza non potrà mai essere ribadita a sufficienza e questo metodo transnazionale di riconoscimento dei risultati educativi ci offre uno strumento utile. Sono pienamente favorevole alla proposta per l’istituzione di questo sistema di crediti.

 
  
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  Nicolae Vlad Popa (PPE-DE), per iscritto. (RO) L’istruzione e la formazione professionale hanno acquisito maggiore rilievo negli ultimi anni.

L’introduzione di un sistema europeo di crediti per l’istruzione e la formazione professionale contribuirà a sviluppare ed espandere la cooperazione europea nel settore dell’istruzione.

Questo sistema migliorerà inoltre la mobilità e la trasferibilità delle qualifiche a livello nazionale tra diversi settori dell’economia e all’interno del mercato del lavoro.

L’istruzione e la formazione professionale sono un elemento chiave del lavoro compiuto a livello europeo per fare fronte alle criticità sociali legate all’invecchiamento della popolazione, riaffermare la propria posizione nell’economia globale e risolvere la crisi economica.

Ritengo pertanto importante che gli Stati membri riconoscano l’istruzione formale e informale, specialmente alla luce del fatto che il numero di diplomati con curricula professionali subirà una flessione drammatica tra il 2009 e il 2015. In quel medesimo periodo assisteremo a un incremento della domanda di personale con qualifiche tecnico-professionali in grado di soddisfare le richieste del mercato del lavoro. Considero particolarmente importante che in questo settore gli organismi europei sostengano attivamente la collaborazione tra gli Stati membri e le aziende europee al fine di realizzare un sistema finanziato in compartecipazione.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. - (PL) Per realizzare gli obiettivi della strategia di Lisbona – relativi a crescita economica, competitività, occupazione e coesione sociale – è fondamentale potenziare la formazione professionale.

Il sistema europeo di crediti per l’istruzione e la formazione professionale (ECVET) s’iscrive tra le varie proposte avanzate a livello europeo nel settore della formazione. I risultati dell’apprendimento sono estremamente eterogenei in ragione delle diversità tra i sistemi d’istruzione e formazione nazionali. ECVET offre un quadro metodologico che include le conoscenze, competenze e abilità acquisite, affronta la questione del trasferimento e dell’accumulo dei crediti e la colloca entro il contesto delle qualifiche. Questo sistema agevola la mobilità transfrontaliera dei lavoratori e consente di incrementare la trasparenza sulle qualifiche professionali acquisite all’estero.

ECVET potrebbe rivelarsi uno strumento prezioso per adeguare l’istruzione e la formazione professionale alle esigenze del mercato del lavoro, a condizione che tenga conto di talune specificità nazionali e regionali. Tale sistema deve essere anche al servizio degli utenti e qui mi riferisco ai lavoratori e alle imprese, comprese le PMI e i piccoli ambienti di lavoro europei. ECVET contribuisce alla mobilità transfrontaliera e agevola l’accesso all’apprendimento permanente legato all’offerta educativa professionale. Le persone in formazione dovrebbero essere così in grado di scegliere il proprio percorso di crescita professionale.

A mio giudizio, l’introduzione del sistema ECVET rappresenterà un contributo importante alla creazione di un mercato del lavoro europeo, a condizione che vengano ridotti gli oneri amministrativi ad esso associati.

 
  
  

- Relazione Ehler (A6-0494/2008)

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto. (EN) Condivido l’impostazione del relatore che rispecchia le odierne preoccupazioni di numerosi cittadini europei.

L’esistenza di un intervento europeo coordinato su questo tema dimostra che l’Europa può cambiare per il meglio la vita delle persone anche nel mezzo di crisi come quella attualmente in corso.

Il relatore ha previsto provvedimenti concreti e ciò ha contribuito a rendere pragmatica l’intera proposta.

 
  
  

- Relazione van den Burg (A6-0462/2008)

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore di questa relazione che semplifica gli obblighi contabili delle piccole e medie imprese, riducendone di conseguenza gli oneri amministrativi.

 
  
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  Nicolae Vlad Popa (PPE-DE), per iscritto. (RO) La proposta della Commissione volta a promuovere la semplificazione e l’armonizzazione del diritto societario europeo, con l’obiettivo concreto di ridurre gli oneri amministrativi del 25 per cento entro il 2012, rappresenta uno strumento indispensabile per incrementare l’efficienza delle aziende europee e il potere d’attrazione dell’economia comunitaria tramite un risparmio stimato di 150 miliardi di euro.

L’iniziativa relativa alla revisione delle disposizioni della quarta e settima direttiva sul diritto societario esonera sia le piccole che le medie imprese o le imprese madri con imprese figlie che presentano un interesse irrilevante dall’obbligo di comunicare informazioni contabili e di redigere conto consolidati. Tale proposta ha integrato il contributo della relatrice che la sostiene e garantirà, per il futuro, la stabilità e la certezza di un quadro legislativo idoneo destinato a un segmento dell’economia estremamente importante per la creazione di posti di lavoro nell’UE.

Condivido altresì l’enfasi posta dalla relatrice sulla necessità di trasparenza e di disponibilità di informazioni accurate per tutti i portatori d’interesse, in particolare tramite la realizzazione su larga scala di sistemi di rendicontazione economica e finanziaria basati sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. - (PL) La relazione van den Burg che modifica taluni obblighi di comunicazione a carico delle medie imprese e l’obbligo di redigere conti consolidati è un ottimo documento giuridico.

La relazione preparata dalla commissione giuridica mira a semplificare in tempi brevi le condizioni operative per le piccole imprese europee. Come scopo primario si prefigge di sgravare tali imprese dall’obbligo di comunicare le informazioni relative alle spese considerate come attivi (ovvero i costi di avviamento dell’impresa), oltre che dall’obbligo di redigere rendiconti finanziari consolidati nei casi in cui una società madre ha imprese figlie che presentano un interesse irrilevante.

Nell’ottica di un’armonizzazione del diritto societario, credo che queste deroghe concesse sia alle piccole che alle medie imprese non mettano in alcun modo a repentaglio la trasparenza. Credo piuttosto che questa iniziativa potrebbe ridurre sostanzialmente il loro carico amministrativo e finanziario.

 
  
  

- Relazione Moreno Sánchez (A6-0437/2008)

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. (SV) I sottoscritti quattro rappresentanti socialdemocratici svedesi presso questo Parlamento hanno deciso in definitiva di votare a favore della relazione dell’onorevole Moreno Sánchez. Condividiamo alcune delle preoccupazioni espresse in merito alle caratteristiche che Frontex sta assumendo. A nostro giudizio, lo strumento Frontex non dovrebbe essere militarizzato e pertanto abbiamo votato a favore dell’emendamento n. 2. Frontex non deve diventare l’occasione per erigere bastioni più alti tra l’UE e il mondo esterno. Al contrario, ci teniamo che l’UE persegua una politica generosa nei confronti dei rifugiati e degli immigrati. Comunque siamo lieti che la discussione su Frontex abbia consentito di trattare l’argomento in seno al Parlamento europeo. E’ positivo che il Parlamento europeo abbia chiesto di annoverare tra i compiti di Frontex anche la lotta contro il traffico di esseri umani e che si verifichi la conformità del diritto comunitario al diritto internazionale altrimenti applicabile in questo ambito, affinché l’UE possa prendere i provvedimenti più efficaci per aiutare le persone in stato di bisogno.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) L'agenzia Frontex, responsabile della gestione comune delle frontiere esterne dell’Unione europea e della lotta contro l’immigrazione clandestina, deve la propria esistenza allo smantellamento dei controlli alle frontiere interne e alla volontà dell’Europa di Bruxelles e dei governi nazionali di perseguire una politica d’immigrazione attiva. Rimane da vedere se tale agenzia comunitaria offra un reale valore aggiunto rispetto alla cooperazione intergovernativa classica, alla pari di quanto si può riscontrare, in un contesto diverso, a livello di diversa efficacia e utilità dell’Europol e dell’Interpol.

I compiti dell’agenzia sembrano diventare sempre più numerosi, complessi e a dire il vero insormontabili se non si affronterà il problema alla radice. Infatti l’Europa resta, da un lato, un Eldorado sociale ed economico per gli aspiranti immigrati clandestini, nonostante le traversie del viaggio e le difficoltà che incontrano all’arrivo, mentre dall’altro lato la politica di cooperazione, di per sé inadeguata, è messa in pericolo dall’immigrazione di personale diplomato e qualificato pianificata dall’UE medesima. E’ indispensabile bloccare questa tendenza migratoria e le politiche in corso di attuazione.

Vorrei peraltro ricordare l’esistenza di associazioni locali che lottano contro l’emigrazione clandestina, come ad esempio l’ALCEC creata da Emile Bomba in Camerun, che meriterebbero un aiuto e un sostegno.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Il Parlamento europeo non avrebbe potuto celebrare la giornata internazionale degli emigranti in maniera più inopportuna, ossia approvando una relazione che caldeggia un rafforzamento di Frontex e che “plaude all’approvazione del patto europeo sull’immigrazione e l’asilo da parte del Consiglio europeo”.

Alla pari di Frontex, la spietata “direttiva sul rimpatrio” rappresenta una colonna portante della politica d’immigrazione dell’UE – criminalizzante, imperniata sulla sicurezza, sfruttatrice ed elitaria.

A seguito dell’approvazione da parte del Parlamento, il Consiglio “Trasporti, telecomunicazioni ed energia” ha adottato questa direttiva furtivamente e in sordina lo scorso 9 dicembre, grazie al voto favorevole del governo portoghese.

I deputati del partito socialista portoghese eletti in questo Parlamento si sforzino pure di occultare il comportamento del proprio partito e governo. La verità è che il governo portoghese ha votato a favore di questa vergognosa direttiva in seno al Consiglio UE.

Adesso è fondamentale osteggiare questa direttiva nella fase della sua trasposizione in Portogallo. Ciò significa denunciarne i tratti disumani e contrari ai diritti umani, mobilitando tutti coloro che stanno lottando per difendere la dignità umana degli emigranti.

Il partito comunista portoghese rimarrà in prima linea in questa battaglia, lotterà per respingere i contenuti ignobili di questa direttiva e ottenere la ratifica della Convenzione internazionale delle Nazioni Unite sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.

 
  
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  Carl Lang e Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto. – (FR) Il considerando B della relazione recita: "l’immigrazione illegale costituisce una sfida comune per l’Europa". Quest’affermazione appare tanto più veritiera se pensiamo che ogni mese migliaia di immigrati clandestini alla ricerca di un "Eldorado" europeo si riversano sulle spiagge italiane, greche o spagnole.

A fronte di questa sfida che, ricordiamolo, risale essenzialmente agli accordi di Schengen con cui sono stati aboliti i controlli alle frontiere interne degli Stati membri, la risposta dell’Unione è stata la creazione di un’Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne, Frontex.

Quella che fino a ieri era un’istituzione vuota, priva di risorse, personale e poteri, sembra essere stata dotata oggi di un mandato che le consente di partecipare alle operazioni congiunte di rimpatrio e di contribuire, almeno in minima parte, alla lotta quotidiana contro l’immigrazione clandestina.

Ma rendiamoci conto che non servirà a nulla chiudere qualche breccia attraverso cui passano i clandestini se gli Stati membri dell’Unione non riescono a reagire di concerto per denunciare gli accordi di Schengen e ripristinare dei controlli effettivi a tutte le frontiere terrestri e marittime.

 
  
  

- Relazione Susta (A6-0447/2008)

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. − (PL) I nostri mercati sono invasi sempre più spesso da prodotti contraffatti. Ciò rappresenta un problema grave per le imprese europee che operano legalmente e ottemperano ai requisiti di sicurezza e che non possono competere contro prodotti più economici e contraffatti. Ma l’aspetto peggiore è che i prodotti contraffatti, siano questi alimenti, parti di ricambio, cosmetici, giocattoli e specialmente medicinali, mettono in serio pericolo la salute e la vita dei consumatori.

La legislazione in vigore presenta lacune che consentono ai prodotti contraffatti di accedere agevolmente ai nostri mercati. Per esempio, la legislazione polacca non contiene alcuna definizione precisa delle caratteristiche dei prodotti medici contraffatti. Assumere medicinali contraffatti non ha certamente le medesime conseguenze di utilizzare un profumo contraffatto. Se le persone non conoscono il problema e utilizzano medicinali contraffatti, gli effetti potrebbero essere tragici.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Susta. La contraffazione può distruggere posti di lavoro, arrecare danni alla salute e diventare un mezzo di finanziamento per i gruppi criminali internazionali e il terrorismo. A causa della sua gravità, il Parlamento, il Consiglio e la Commissione devono adottare tutte le misure del caso.

D’altra parte, le multinazionali perennemente tese a massimizzare i profitti creano un clima che incoraggia la produzione di articoli contraffatti e la loro accettazione da parte del pubblico. Mi limiterò a citare un esempio. A seguito della suddivisione dei DVD per aree geografiche, esistono differenze di prezzo sostanziali tra le diverse regioni, cui i consumatori possono ovviare soltanto adattando illegalmente i loro lettori DVD o acquistando illegalmente DVD piratati, poiché una commercializzazione globalmente uniforme di questi prodotti è stata resa impossibile tramite un trucco tecnologico. Potete immaginare quante altre aziende perseguono il massimo profitto in maniera analoga in tutti i settori.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) La contraffazione non è solo un problema di rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Come sottolineato dal relatore, questo fenomeno soffoca l’impulso all’innovazione, causa la scomparsa di migliaia di posti di lavoro qualificati e non in Europa, getta le basi per un’economia clandestina controllata dal crimine organizzato. Queste pratiche illegali possono mettere anche a repentaglio la sicurezza e la salute dei consumatori o arrecare gravi danni all’ambiente.

Il problema della contraffazione s’iscrive nel problema più generale della qualità e pericolosità dei prodotti importati, la cui contraffazione amplifica ulteriormente i rischi nella misura in cui induce in errore i consumatori. I paesi d’origine di tali prodotti sono stati ampiamente individuati e al primo posto si colloca la Cina. L’Unione talvolta accetta perfino di aprire i propri mercati a prodotti che non rispettano le norme imposte ai produttori europei, come nel caso del pollo al cloro, meno costoso da produrre rispetto ai polli sottoposti a controlli veterinari.

Nello strumentario di misure proposte dal relatore (accordi bilaterali o multilaterali, cooperazione con i paesi d’origine, cooperazione tra i servizi europei competenti) non figurano le sanzioni commerciali contro gli Stati che avallano queste pratiche e l’imposizione di un sistema generale di preferenze nazionale ed europeo.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Junilistan è favorevole al libero mercato interno e abbraccia qualsiasi proposta costruttiva volta a contrastare i fenomeni che distorcono il mercato, tra cui anche la contraffazione dei marchi.

Cionondimeno, sia la relazione della commissione che la proposta alternativa di risoluzione raccomandano un intervento normativo a livello comunitario che è molto più esteso di quanto effettivamente necessario a fronteggiare i problemi causati dalla contraffazione.

Nello specifico, Junilistan è contraria alle proposte di coordinamento delle attività delle autorità giudiziarie e di polizia e all’armonizzazione del diritto penale tra i vari Stati membri.

Per i motivi enunciati siamo obbligati a votare contro l’intera relazione.

 
  
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  Vasco Graça Moura (PPE-DE), per iscritto. (PT) L’importanza crescente dei diritti di proprietà intellettuale conferma un paradigma inconfutabile: l’economia moderna attribuisce valore alla conoscenza su cui si basa e vuole proteggerla. Le attività produttive di qualsiasi settore dipendono dalla possibilità di detenere diritti esclusivi sull’utilizzo di un know-how specifico. La contraffazione è spesso sanzionata perché il danno arrecato alle industrie che operano lecitamente ha evidenti ripercussioni in termini di occupazione, ricerca e sviluppo. Tali effetti destano gravi preoccupazioni nel mio paese.

Detto questo, bisogna riconoscere che la contraffazione oggi non arreca esclusivamente danni economici: la sua portata negativa si è estesa verso nuove frontiere; mentre prima era diffusa la contraffazione di capi d’abbigliamento, adesso esistono medicinali e prodotti alimentari contraffatti che possono avere effetti nocivi. Il consumatore ignaro non capisce l’entità del rischio.

E’ nostro dovere contrastare questo tipo di contraffazione. Occorrono sanzioni più aspre, coordinamento e cooperazione tra le autorità competenti e l’armonizzazione dei principi giuridici validi presso le varie giurisdizioni partecipanti.

Oltre a istituire meccanismi efficaci di composizione delle eventuali controversie, dovremmo addivenire a una sorta di “accordo commerciale anticontraffazione”. Si tratta di un accordo internazionale multilaterale, attualmente in discussione, che offre nuovi strumenti giuridici atti a stabilire provvedimenti di sorveglianza e sanzionatori adeguati.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) La risoluzione adottata dal Parlamento europeo contiene tematiche e proposte cui noi siamo favorevoli, pur dissentendo su taluni aspetti.

La lotta contro la contraffazione dovrebbe essere senz’altro una priorità. Tuttavia, seppure la risoluzione affermi che i diritti di proprietà intellettuale “comprese le indicazioni geografiche e le denominazioni di origine, non sono sempre tutelati in modo efficace dai partner commerciali dell’Unione europea”, è opportuno sottolineare che neppure l’UE brilla da questo punto di vista. Il Consiglio ha bloccato una proposta per un regolamento relativo al “made in” e non ha approvato nessun altro provvedimento volto a imporre regole vincolanti alle importazioni da paesi terzi in merito all’indicazione del marchio d’origine dei prodotti.

Da parte nostra, continueremo a incoraggiare l’approvazione di provvedimenti comunitari con cui tutti i paesi sono invitati ad approvare e attuare misure contro la contraffazione dei marchi commerciali e il contrabbando, oltre a prevedere controlli doganali specifici per l’individuazione di prodotti accompagnati da false dichiarazioni d’origine o che violano le norme di tutela dei marchi.

Ogni paese dovrebbe attuare misure di protezione contro le esportazioni aggressive, effettuando controlli e ispezioni sistematiche sulle merci importate e facendo ricorso, ove necessario, a clausole di salvaguardia.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore di questa relazione che svolge un ruolo importante nella lotta contro la contraffazione, che riguarda all’incirca il 7-10 per cento degli scambi mondiali con un costo pari a 500 miliardi di euro. La relazione articola una proposta coerente e razionale per la lotta che l’UE può intraprendere contro la contraffazione, una posizione che gode del mio consenso. Pur rispettando diritti fondamentali quali la protezione della riservatezza e dei dati, la relazione offre un quadro per un impegno congiunto contro la contraffazione e protegge così migliaia di posti di lavoro qualificati.

 
  
  

- Relazione Medina Ortega (A6-0451/2008)

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) L’onorevole Ortega propone uno strumento di gestione dei documenti giuridici chiamati atti autentici. Gli atti autentici provengono in genere dagli Stati membri fondati sulla civil law, dove la fonte principale del diritto è la legislazione, in opposizione ai paesi di common law (ossia Irlanda e Regno Unito) che fanno maggiore riferimento a diritti e privilegi consuetudinari. Secondo la civil law, un atto autentico deve essere predisposto da un funzionario pubblico o da altra autorità competente e l’autenticità riguarda sia l’atto medesimo che i suoi contenuti. I contenuti possono spaziare dalle operazioni finanziarie, fino alle registrazioni pubbliche o altri documenti di questo genere.

La proposta di risoluzione parlamentare intende incoraggiare un maggiore intervento legislativo tra gli Stati membri che posseggono tali atti tramite il loro mutuo riconoscimento e utilizzo in ambiti specifici. Questa proposta aggiunge peso alla legislazione pregressa e conferisce potenziali vantaggi ai paesi che si reggono su questo tipo di tradizione giuridica.

 
  
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  Carl Lang e Fernand Le Rachinel (NI), per iscritto. – (FR) Questa relazione relativa all’impiego transfrontaliero e al riconoscimento degli atti autentici pone alcuni rischi di confusione per diversi motivi.

In primo luogo è opportuno precisare che la nozione di atto autentico non esiste nei sistemi common law. In Inghilterra e nel Galles, gli avvocati (solicitors) svolgono funzioni notarili. Esistono anche notai di professione (scrivener notaries) che però non possono rilasciare atti autentici e sono esclusivamente abilitati a certificare l’autenticità delle firme.

Per un eccesso di zelo nel volere armonizzare le professioni giuridiche, la Commissione presta poca attenzione alle differenze motivate dalla natura stessa degli ordinamenti giuridici degli Stati membri.

Purtroppo, questa volontà politica non favorisce la sicurezza giuridica nel suo complesso.

L’Europa deve preservare l’identità dei suoi popoli, nonché i valori e le tradizioni proprie di ciascuno Stato. Sarebbe un errore madornale costruire l’Europa contro i suoi stessi popoli.

 
  
  

- Relazione Wallis (A6-0467/2008)

 
  
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  David Casa (PPE-DE), per iscritto. (MT) Questa relazione riveste un’importanza estrema e dovrebbe essere considerata un riferimento su cui poggeranno numerose altre decisioni in futuro. L’impiego dell’informatica e delle tecnologie della comunicazione in ambito giudiziario agevola notevolmente il lavoro delle amministrazioni e della giustizia. In un’Europa che lavora per una maggiore integrazione e unità economica e sociale, occorrono anche strumenti in grado di metterci al passo con i tempi. Questa è la nozione alla base di e-Justice.

Nel contempo non dobbiamo però dimenticare che i sistemi tradizionali utilizzati in passato avevano anch’essi dei pregi e credo che trovando un equilibrio adeguato possiamo lavorare insieme in maniera più armonica e a vantaggio di tutti. Il ricorso al sistema di giustizia elettronica consentirà alla giustizia di concentrarsi sul proprio lavoro senza essere appesantita da un ulteriore onere amministrativo.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. (PT) Lo Spazio di giustizia europeo è stato creato grazie al riconoscimento reciproco delle sentenze e alla creazione di una cultura di cooperazione giuridica tra le autorità competenti al fine di favorire la libera circolazione dei cittadini in Europa.

Si stima che all’incirca 10 milioni di persone sono coinvolte in contenziosi transfrontalieri in Europa, con tutte le difficoltà connesse in termini di lingua, distanza, ordinamenti giuridici sconosciuti, eccetera.

L’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nell’amministrazione della giustizia può offrire nuove soluzioni e migliorare il funzionamento della giustizia in termini di migliore accessibilità ed efficienza, razionalizzare le procedure e tagliare i costi.

La strategia proposta per la giustizia elettronica si prefigge essenzialmente di rendere la giustizia più efficace in tutta Europa a vantaggio della cittadinanza. Tuttavia il potenziale campo d’applicazione della giustizia elettronica potrebbe essere molto più esteso; occorre quindi definire chiaramente i limiti della sua portata al fine di non mettere a rischio l’efficacia e la credibilità delle iniziative comunitarie.

Qualsiasi cambiamento deve essere introdotto per gradi e in sintonia con l’avanzamento dello Spazio di giustizia europeo e lo sviluppo tecnologico.

Sono favorevole alla richiesta avanzata affinché la Commissione predisponga un piano d’azione e un portale europeo per la giustizia elettronica.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE), per iscritto. (EN) Il Consiglio “Giustizia e affari interni” del 2007 ha approvato nelle sue conclusioni l’utilizzo della giustizia elettronica – relativo all’utilizzo transfrontaliero delle tecnologie informatiche nel settore giudiziario – e stabilito che sarebbero dovuti proseguire gli sforzi per la creazione di un sistema centralizzato per lo spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia. Adesso che l’utilizzo di Internet si avvicina alla saturazione e si comprende appieno la portata di questa società basata sull’informazione, un maggiore sostegno tecnologico alla giustizia appare un chiaro vantaggio per tutti. Tuttavia è importante riconoscere che la tecnologia ha uno sviluppo eterogeneo all’interno dell’Unione e che questo strumento rimarrà facoltativo fino al momento in cui sarà raggiunto uno sviluppo più uniforme e un potenziale tecnico più avanzato.

La proposta della collega Wallis riguarda la realizzazione di un sistema centralizzato di giustizia elettronica e illustra le azioni da intraprendere per la creazione di un portale di e-Justice europeo in cui saranno raccolti tutti gli aspetti attinenti a questioni civili, penali e commerciali e che conterrà, a titolo esemplificativo, i dati di casellari giudiziari, registri tavolari e fallimentari che saranno così accessibili agli Stati membri.

 
  
  

- Relazione Deva (A6-0445/2008)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Grazie Presidente, dichiaro il mio voto favorevole alla relazione sulle prospettive di sviluppo per la costruzione della pace e la ricostruzione della nazione nelle situazioni postconflittuali, curata dal collega Nirj Deva, per l'attenzione alle responsabilità della Comunità internazionale nei confronti degli Stati, o dei gruppi locali, coinvolti in un conflitto. Sono compiaciuto del fatto che gli emendamenti proposti dal PSE hanno portato ad un sostanziale miglioramento della proposta, con riferimento alla necessità di maggiore coordinazione tra attività di costruzione della pace, d'aiuto umanitario e di sviluppo nei paesi che escono da conflitti. Vorrei porre l'accento sulla situazione dei bambini nelle zone di conflitto, in particolare coloro che hanno perso uno, o entrambi, i genitori. Inoltre molto spesso sono gli ospedali e le scuole a essere oggetto di attacchi dalle forze in conflitto. Occorre lavorare affinché i bambini possano superare i traumi post-conflittuali, attraverso la cooperazione con l'UNICEF, già presente in molte aree a rischio nel mondo, per garantire ai bambini un'educazione adeguata e un futuro migliore.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV) Junilistan ritiene che la costruzione della pace e delle nazioni nei paesi in via di sviluppo non siano questioni di competenza dell’UE. Tali criticità devono essere infatti affrontate nell’ambito delle Nazioni Unite.

Siamo estremamente critici rispetto ad alcune frasi della relazione in cui si raccomanda il progressivo sviluppo della forza militare comunitaria e abbiamo pertanto votato contro questo documento.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. (PT) Preso atto che è impossibile commentare la mescolanza (intenzionale) di temi che questa relazione abbraccia, ci concentreremo su quello che consideriamo il suo obiettivo primario: sdrammatizzare l’ingerenza delle maggiori potenze dell’UE presso paesi terzi occultandola sotto il concetto di “responsabilità di proteggere”.

La relazione ribadisce certo la sovranità degli Stati, ma ritiene “tuttavia che, nei casi in cui i governi non siano in grado o non abbiano la volontà di proteggere, la responsabilità di prendere provvedimenti appropriati diventa la responsabilità collettiva della comunità internazionale in senso allargato”. Si osserva inoltre che tali provvedimenti “dovrebbero essere sia preventivi che reattivi, e dovrebbero comportare l’utilizzo della forza militare soltanto come extrema ratio”. Il linguaggio evidentemente non tradisce le intenzioni.

Comunque la relazione fuga ogni dubbio laddove “richiede” che “la responsabilità di proteggere subentri al principio di non intervento” ed è convinta che “esistano due fasi di costruzione della pace e dello Stato: la fase di stabilizzazione in cui l’accento viene posto sulla sicurezza, lo stato di diritto e la fornitura dei servizi di base, e la seconda fase di costruzione dello Stato che si concentra sulla governance e sulle istituzioni volte a garantirla”.

Questa relazione rappresenta un’incitazione all’ingerenza e al colonialismo.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. (FI) Ho votato a favore della relazione Deva sulle prospettive di sviluppo per la costruzione della pace e la ricostruzione della nazione nelle situazioni postconflittuali perché affronta in maniera approfondita gli aspetti cruciali per la riuscita della ricostruzione. Il tema è fondamentale se si considera che metà dei paesi usciti da un conflitto rientrano in guerra entro cinque anni. Oltre al paese stesso che versa in una situazione di fragilità, nella ricostruzione di una nazione svolge un ruolo importante la comunità internazionale. Credo in particolare nell’importanza di consultare e sostenere ancora più di prima le organizzazioni femminili locali e le reti internazionali femminili per la pace, nonché di insistere sui diritti delle vittime di abusi sessuali e in particolare sul diritto di avere accesso alla giustizia. E’ anche opportuno ricordare che la pace non significa unicamente assenza di guerra. Per avere successo, qualsiasi politica di ricostruzione deve affrontare le cause stesse dell’instabilità adottando i provvedimenti socioeconomici, politici e culturali che possono promuovere la crescita economica e creare le capacità istituzionali e amministrative.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, Onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole alla relazione dell'Onorevole Deva sulle prospettive di sviluppo per ciò che concerne il consolidamento della pace e dello Stato al termine dei conflitti. Il collega traccia un ottimo percorso di quella che dovrebbe essere l'ideale transizione dalla situazione di post-conflitto a una di normalizzazione della vita sociale ed economica.

Ritengo che ciò debba essere tenuto presente nella risoluzione dei troppo numerosi e violenti conflitti interni ai paesi, soprattutto relativamente al ruolo della Comunità Europea ed internazionale. Mi unisco al collega nel ritenere che la strada verso la risoluzione dei conflitti sia facile da tracciare e difficile da percorrere concretamente. Ciò non toglie, tuttavia, il fatto che almeno da parte dell'Unione Europea, l'azione debba essere volta al serio sostegno dei paesi in difficoltà e totalmente libera da posizioni ipocrite e di comodo.

 
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