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Testi presentati :

RC-B6-0163/2009

Discussioni :

PV 01/04/2009 - 13
CRE 01/04/2009 - 13

Votazioni :

PV 02/04/2009 - 9.23
CRE 02/04/2009 - 9.23

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 1 aprile 2009 - Bruxelles Edizione GU

13. Avvio di negoziati internazionali in vista dell'adozione di un trattato internazionale per la protezione dell'Artico (discussione)
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PV
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  Presidente . – L'ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione in merito all’apertura dei negoziati internazionali in vista dell’adozione di un trattato internazionale per la protezione dell’Artico.

 
  
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  Alexandr Vondra, presidente in carica del Consiglio. − (EN) Signora Presidente, tutti noi conosciamo e leggiamo ogni giorno sui giornali della sempre crescente importanza che l’Artico riveste e che merita maggiore attenzione anche da parte dell’Unione europea.

Questa situazione era già stata rilevata nella risoluzione adottata dal Parlamento in ottobre. Accolgo quindi con piacere l'opportunità, questo pomeriggio, di affrontare tale questione, che so essere di particolare interesse per voi.

Solamente tre Stati membri hanno territori nella regione artica, ma gli effetti dei cambiamenti climatici e delle attività umane nella regione artica si estendono ben oltre dell'Artico. La situazione in queste zone ha ripercussioni su tutta l’Unione europea. Fino ad ora si tendeva a trattare le questioni legate all’Artico solamente nell’ambito di politiche settoriali, come ad esempio la politica marittima o la lotta contro il cambiamento climatico e, benché la cooperazione nell’ambito della nuova dimensione nordica includa l’area dell'Artico europeo, l’Unione non ha ancora sviluppato una politica completa in materia, in cui convergano tutte le aree politiche interessate.

La situazione sta però cambiando. Lo scorso anno a marzo, l’Alto rappresentante Solana e il commissario Ferrero-Waldner hanno presentato al Consiglio europeo una relazione congiunta in materia di cambiamento climatico e sicurezza internazionale. Questa relazione metteva in evidenza il nuovo interesse strategico nella regione artica e attirava l’attenzione sulle implicazioni di vasta portata del cambiamento ambientale per l’Artico, riconoscendo le possibili ripercussioni sulla stabilità internazionale e sugli interessi europei di sicurezza.

La relazione invitava allo sviluppo di una specifica politica artica dell’Unione europea basata sulla crescente importanza strategica della regione e sulla considerazione di questioni quali l’accesso alle risorse naturali e la possibile apertura di nuove rotte commerciali.

Lo scorso novembre la Commissione ha quindi presentato una comunicazione sull’UE e la regione dell’Artico, nella quale venivano esposte le sfide strategiche e si proponevano azioni concrete nelle tre aree prioritarie: la protezione e la preservazione dell’Artico in cooperazione con la popolazione, l’uso sostenibile delle risorse e il consolidamento della governance multilaterale dell’Artico. Quest’ultimo punto è stato trattato nella risoluzione dello scorso ottobre.

Nella sua comunicazione la Commissione proponeva, come obiettivo politico, il futuro impegno dell’UE a sostegno del futuro sviluppo di una cooperativa di governance artica basata sulla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), e caldeggiava la piena attuazione di tutti gli obblighi esistenti, piuttosto che proporre nuovi strumenti legali. Questo era uno degli elementi chiave della comunicazione.

Nella sua conclusione dello scorso dicembre, il Consiglio ha accolto con favore la comunicazione e la riteneva il primo passo verso una politica artica europea.

Il Consiglio e la Commissione concordano sul fatto che l’UE dovrebbe mirare a preservare l’Artico cooperando con la sua popolazione e affrontando le sfide della regione in modo sistematico e coordinato. Secondo il Consiglio, l’UE può conseguire tali obiettivi solo in stretta cooperazione con tutti i paesi, i territori e le comunità partner dell’Artico, sottolineando la cooperazione intergovernativa nella regione.

E’ stata ben accetta anche l’intenzione della Commissione di richiedere lo status di osservatore permanente per rappresentare la Comunità europea nel Consiglio “Artico”. Il Consiglio ha posto l’accento in particolare sull’importanza della cooperazione multilaterale in conformità con le relative convenzioni internazionali, soprattutto con l’UNCLOS.

In linea con la comunicazione della Commissione, nessun commento è stato espresso a sostegno dell'idea specifica di un trattato internazionale.

Sulla base di questa posizione, il Consiglio sta ora elaborando i dettagli della proposta di azione esposta nella comunicazione della Commissione. Spero che risulti chiaro dal mio intervento odierno che il Consiglio sta affrontando la questione con grande serietà.

Riconosciamo appieno la crescente rilevanza strategica della regione artica. Conveniamo sulla necessità dell’Unione europea di adottare una politica coerente e completa. Il Consiglio manterrà questo Emiciclo aggiornato sui futuri sviluppi ed è molto grato per il vostro continuo interesse in merito.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, membro della Commissione. (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare il Parlamento per il suo interesse nell’Artico e per la risoluzione sulla governance dell’Artico dello scorso ottobre. Questo documento ha infatti dato un impulso politico al lavoro della Commissione in merito alla comunicazione “L’Unione europea e la regione artica”, adottata lo scorso novembre.

Ma, perché è così importante? Condividiamo la vostra sollecitudine nell’attirare la massima attenzione internazionale sulla regione artica, ora più che mai. Prove scientifiche dimostrano che il cambiamento climatico sta avvenendo molto più velocemente nell'Artico che nel resto del mondo: solo negli ultimi sei anni, la calotta di ghiaccio ha perso fino alla metà del suo spessore vicino al Polo Nord e potrebbe aver superato un punto critico. Si tratta di un chiaro segnale di allarme che non possiamo ignorare; la radicale trasformazione dell’Artico sta avendo ripercussioni sulla popolazione, sul paesaggio e sulla fauna selvatica, sia sulla terraferma sia in mare.

E’ giunto quindi il momento di agire. Ecco perché abbiamo adottato la comunicazione, che rappresenta il primo passo verso una politica europea per l’Artico, istituendo le fondamenta per un approccio a tutto campo. La comunicazione si incentra su tre obiettivi principali: proteggere e preservare l’Artico, collaborando pienamente con i suoi abitanti; promuovere l’uso sostenibile delle risorse e rinforzare la governance multilaterale.

Le proposte contenute nella comunicazione sono il risultato di un’analisi approfondita svolta dalla Commissione, che ha incluso consultazioni con le principali parti interessate, compresi gli stati artici sia UE che extra UE. Questo si è reso ancor più necessario perché molte attività dell’Unione europea nonché molti sviluppi chiave di portata globale, come ad esempio la politica marittima integrata o il cambiamento climatico, hanno un impatto sull'Artico.

Così, sulla scorta di queste discussioni e alla luce della mozione di risoluzione all’ordine del giorno nella discussione odierna, vorrei porre l’accento sulle differenze, in molti aspetti chiave, tra le regioni artica e antartica. L’Antartico è un esteso continente disabitato e circondato dall’oceano, mentre l’Artico è uno spazio marittimo, circondato da territori abitati appartenenti a paesi sovrani.

La proposta di stabilire un regime giuridico vincolante specifico per la regione artica è, purtroppo, di difficile attuazione, soprattutto perché non è supportata da nessuno dei cinque stati costieri dell’Oceano Artico (Danimarca, Norvegia, Canada, Russia e Stati Uniti). Temo, pertanto, che una tale proposta possa rivelarsi non solo inefficace, ma anche dannosa per il ruolo e la credibilità dell’Unione europea nell’ambito della cooperazione artica. Gli interessi e gli obiettivi dell’UE sarebbero invece meglio tutelati e perseguiti attraverso la costruzione di una più ampia cooperazione multilaterale e con un miglior uso degli strumenti legali esistenti.

La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), assieme ad altre convenzioni più generali, tutte già in vigore, fissa un ampio quadro giuridico internazionale. L’UNCLOS fornisce anche il riferimento per risolvere controversie, tra cui anche quelle in merito alla delimitazione marittima. Richiediamo quindi che le convenzioni esistenti vengano pienamente applicate e, soprattutto, adattate alle specificità artiche. Proponiamo, ad esempio, un quadro normativo per la gestione sostenibile della pesca nelle aree e per le specie non ancora tutelate da altri strumenti.

In secondo luogo, lavoreremo in stretta collaborazione con l’Organizzazione marittima internazionale, sviluppando e consolidando chiari standard internazionali per una navigazione artica più sicura, nel rispetto della sicurezza umana e della sostenibilità ambientale. Questo implica estendere l'applicazione della legislazione esistente o adottare una nuova legislazione.

In terzo luogo, bisogna difendere i principi, riconosciuti a livello internazionale, della libertà di navigazione e il diritto di passaggio inoffensivo. Gli Stati costieri dovrebbero evitare azioni discriminatorie in materia di norme di navigazione e tutte le misure dovranno essere applicate in piena ottemperanza del diritto internazionale del mare.

In quarto luogo, non è realistico proporre una moratoria internazionale sull’estrazione delle risorse artiche. Si stima che la maggior parte delle riserve di minerali, petrolio e gas si trovano nel territorio sovrano, o nelle relative zone economiche esclusive, degli Stati artici, alcuni dei quali hanno piani di vasta portata per ulteriori attività di esplorazione. Insistiamo comunque sul fatto che l’estrazione e l'uso delle risorse dell'Artico rispettino sempre i massimi standard ecologici e di sostenibilità.

Condividiamo le preoccupazioni del Parlamento circa l’urgenza dell’azione nella regione artica e nella nostra comunicazione avanziamo una serie di proposte coerenti e specifiche. Muovendo da queste basi, confidiamo di portare avanti la nostra cooperazione, sviluppando al contempo una politica europea dell'Artico.

Non dobbiamo mai perdere di vista il nostro obiettivo comune: collaborare con gli Stati artici e con la comunità internazionale per proteggere l’Artico e conservarlo per le future generazioni nel modo migliore e più efficace possibile.

 
  
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  Anders Wijkman, a nome del gruppo PPE-DE. (EN) Signora Presidente, ho partecipato a numerose riunioni nella regione artica incentrate sul cambiamento climatico.

Normalmente, la prima giornata di queste riunioni è dedicata ai gravi effetti del riscaldamento globale sulla regione, la fauna selvatica, il sostentamento delle persone e via di seguito. Il secondo giorno è invece incentrato sulle opportunità in termini di esplorazione geologica. In un certo senso una contraddizione. Vorrei sottolineare che il rapido sfruttamento delle risorse geologiche comporta, naturalmente, rischi molto gravi.

Concordo con il commissario sul fatto che non sia possibile paragonare l'Artico all'Antartico. Al tempo stesso, però, poiché non esiste un quadro ambientale sostenibile e attento per il tipo di attività intraprese dagli Stati artici, ritengo che questa risoluzione mandi un segnale molto forte: dobbiamo fare attenzione. Il sostegno di tutti i gruppi politici a questo messaggio è emblematico.

Vi sono tre possibili soluzioni: un trattato internazionale con provvedimenti speciali per questa regione rispetto all'Antartico; una moratoria, in attesa di nuove ricerche scientifiche, e una migliore comprensione della regione e delle sue vulnerabilità o sensibilità, in attesa dei risultati di molte alternative energetiche in fase di graduale sviluppo. Forse in futuro non avremo bisogno delle riserve fossili.

Sono convinto che, anche se i colleghi in questo Parlamento abbiano opinioni discordanti sulle soluzioni migliori per agire, il nostro pieno appoggio a risoluzione sia fondamentale e sottolineo la nostra determinazione ad andare ben oltre un semplice approfondimento della cooperazione e del dialogo. Vogliamo garantire la sicurezza dell’ambiente e della vita umana.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. COCILOVO
Vicepresidente

 
  
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  Véronique De Keyser, a nome del gruppo PSE.(FR) Signor Presidente, desidero ricordare brevemente quanto sta accadendo nell’Artico in modo che tutti comprendano la posta in gioco nella discussione odierna. Al Polo nord il surriscaldamento globale alimenta la sete di controllo sulle ricchezze naturali dell’area. A fronte dello scioglimento dei ghiacci, come è stato detto, sarà più facile sfruttare le vaste riserve di petrolio e di gas naturale e aprire canali navigabili tra l’est e l’ovest, abbreviando così di migliaia di chilometri le rotte delle navi mercantili. Purtroppo, però, tutto ciò sarà deleterio per l’ambiente.

Sono cinque gli Stati che reclamano la sovranità su questo territorio – Canada, Danimarca, Russia, Stati Uniti e Norvegia – il che ovviamente provoca tensioni. Il ministro degli Esteri canadese questa settimana ha annunciato che la sovranità del Canada sul territorio e sulle acque artiche ha lontane origini; è fondata e si basa su un titolo storico. Ha inoltre aggiunto che il governo canadese si impegnerà ad intensificare il monitoraggio politico e a potenziare la presenza militare nelle acque artiche canadesi.

Queste parole fanno eco all’annuncio del Cremlino in cui si esprimeva l’intenzione di dispiegare forze militari nell’Artico per proteggere gli interessi russi. Finora in questa zona strategica applicata era in vigore la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, firmata da 150 paesi il 10 dicembre 1982 che stabilisce che gli Stati costieri esercitano il controllo su un’area di 200 miglia dalle proprie coste e sono titolari di diritti economici sulle risorse dei fondali marini; tale area, tuttavia, può essere ampliata se si riesce a dimostrare che lo zoccolo continentale si estende oltre le 200 miglia. Gli Stati che intendono agire in questo modo hanno tempo fino al maggio 2009 – scadenza che è ormai imminente – per presentare la relativa richiesta presso le Nazioni Unite.

La Russia ha preso l’iniziativa nel 2001, scatenando l’attuale fermento. Per quanto concerne il mio gruppo e l’onorevole Rocard, che ha dato avvio alla discussione in seno al PSE e che recentemente è stato nominato ambasciatore per l’Artico, temiamo che la Convenzione sul diritto del mare non sia adatta all’Artico, viste le implicazioni in materia di energia, ambiente e sicurezza militare. Il Polo nord è un bene mondiale e deve essere protetto per mezzo di una carta vincolante in cui l’Unione europea deve svolgere un ruolo trainante. Vogliamo che il Polo nord sia pulito e soprattutto che non vi siano stanziati presidi militari.

 
  
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  Diana Wallis, a nome del gruppo ALDE. (EN) Signor Presidente, questo dibattito fa chiaramente seguito alla risoluzione che avevamo presentato lo scorso ottobre sulla governance artica. Il nostro gruppo non ha alcuna difficoltà a sostenere l’idea di un trattato artico, ma più nell’ottica di una nuova modalità di governance. Il trattato forse ha una maggiore valenza simbolica, ma per noi è particolarmente importante collaborare e rispettare gli Stati nazionali e, soprattutto, i popoli dell’Artico. Infatti sono proprio i popoli, come è già stato detto, il tratto distintivo tra l’Artico e l’Antartico.

Esistono già strutture internazionali – le norme IMO (International Maritime Organisation) e la Convenzione sul diritto del mare – ma occorre qualcosa di più mirato e specifico. Dobbiamo consolidare il lavoro del Consiglio artico. Signora Commissario, dovreste entrare a farne parte quanto prima possibile e dovreste contribuire a costruire la sua capacità politica. Dobbiamo a tutti i costi evitare un arretramento nella sovranità vecchio stile, nelle pretese territoriali e nell’intergovernalismo. E’ necessario un nuovo stile di governance per questa fragile area del globo in cui tutti i cittadini del mondo sentono di avere un interesse o una posta in gioco.

Dobbiamo inoltre far valere le nostre credenziali per poter essere coinvolti nell’Artico e i precedenti europei non sono positivi. I nostri marinai e i nostri mercanti hanno devastato l’ambiente artico nel XVII e XVIII secolo con il cosiddetto “ratto di Spitsbergen”. Sono le nostre emissioni industriali la causa diretta del netto cambiamento climatico che si è verificato nella regione ed ora minacciamo di imporre i nostri valori e le nostre tradizioni ai popoli dell’Artico in questo periodo estremamente delicato. Dobbiamo invece ascoltarli e lavorare con loro, poiché sinceramente i risultati che essi hanno conseguito nella protezione ambientale sono migliori dei nostri. Per tali ragioni il mio gruppo pertanto sostiene la moratoria di 50 anni.

 
  
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  Godfrey Bloom, a nome del gruppo IND/DEM. (EN) Signor Presidente, io vivo su una bella isola che nell’arco degli ultimi 15 anni è stata sistematicamente distrutta dall’Unione europea. Con la direttiva sulle discariche i rifiuti industriali – risibilmente definiti “compost” – sono stati depositati nel terreno. Centinaia di migliaia di pesci sono stati gettati nel Mare del Nord. Nei pressi della mia cittadina, dove un tempo c’erano meravigliosi campi di grano e di orzo insieme ai pascoli per le mucche da latte, adesso si coltiva miscanto e ogni sorta di biocarburanti, che rovinano l’ambiente naturale e fanno salire i prezzi degli alimentari.

L’Unione europea ci impone di centrare i nostri obiettivi nel campo dell’energia rinnovabile. Ed infatti sono state installate trentacinquemila turbine per l’energia eolica grandi come aerei, che hanno deturpato la mia bella isola come mai era accaduto prima dalla rivoluzione industriale. Adesso cercate di acquisire la competenza sull’ultima regione selvaggia del mondo: l’Artico. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo proprio dire che l’onorevole Wallis ha ragione. Le vostre credenziali sono terrificanti e per tutta risposta bisogna intimarvi, nel nome del cielo, di tenervi fuori da questo territorio.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, il signor commissario ha proprio ragione. L’Artico è per molti aspetti diverso dall’Antartico e solo qualche mese fa, l’8 ottobre 2008, sono intervenuta in quest’Aula proprio su questo argomento.

Come ho detto allora, l’Artico svolge un ruolo geostrategico sempre più importante nel mondo e negli ultimi dieci anni sono emerse parecchie questioni di importanza vitale in questa regione. Ora ci troviamo dinanzi all’apertura di nuove vie navigabili che sinora erano rimaste chiuse, un fatto che è conseguenza diretta del cambiamento climatico. E non è una sorpresa, in quanto l’Artico si surriscalda ad un ritmo molto più veloce: nell’ultimo secolo si è registrato un aumento di due gradi rispetto ad un aumento medio di soli 0,6 gradi nel resto del mondo.

Questo ecosistema altamente vulnerabile subisce pressioni crescenti a causa di paesi affamati di energia che vogliono sfruttarne il potenziale senza tenere debitamente in considerazione la fondamentale importanza che riveste come forza stabilizzante nel clima del mondo.

Convengo con l’argomentazione dell’onorevole Wallis, poiché l’invito a mettere in atto una moratoria di 50 anni sullo sfruttamento non é né fattibile né ragionevole, ma credo che una moratoria più limitata sui nuovi sfruttamenti – in base ai risultati di nuovi studi scientifici – è un punto su cui magari potrebbero convenire tutti i paesi civilizzati.

Oltretutto l’UE conta tra i suoi Stati membri ben tre nazioni artiche insieme ad altri due paesi limitrofi del SEE, arrivando quindi a rappresentare oltre la metà numerica dei membri del Consiglio artico. E questo è già un motivo valido di per sé per affermarci, nel senso migliore di questo termine, in tale ambito sulla scena internazionale.

L’Artico riveste un’importanza fondamentale per il clima mondiale e già solo per questa ragione dobbiamo impegnarci al fine di creare un nuovo stile di governance per questa bella regione che – come ha detto l’oratore intervenuto prima di me – è l’ultima regione selvaggia del mondo.

 
  
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  Martí Grau i Segú (PSE). (ES) La regione dell’Artico è una delle più fragili del pianeta. Le conseguenze dello sfruttamento incontrollato delle sue risorse naturali sarebbero catastrofiche, non solo per le zone circostanti e per le popolazioni autoctone, ma per tutto il mondo.

Lo scioglimento dei ghiacci in vaste aree ha trasformato questi rischi in realtà, creando la necessità di una nuova normativa globale per proteggere l’Artico, analoga a quella in vigore per l’Antartico. Al contempo, bisogna anche tenere conto delle differenze tra i due poli, come è già stato evidenziato nel dibattito.

Occorre un trattato internazionale tra tutte le parti interessate – tra cui si annovera senz’altro l’Unione europea – al fine di proteggere l’ambiente artico, che è unico nel suo genere, e per garantire piena sostenibilità ad ogni sorta di attività umana nonché per attuare norme multilaterali per il trasporto merci lungo le nuove vie navigabili che sono divenute accessibili.

Sin dalla sua creazione il Consiglio artico negli anni è diventato un modello di cooperazione per la gestione di problemi comuni. In questo periodo di difficoltà e di incertezza dobbiamo portare questo spirito e questa idea ad un livello superiore in modo da evitare che Stati limitrofi o altri attori internazionali possano trovarsi coinvolti in controversie, dimenticando l’obiettivo condiviso cui dobbiamo ambire: la conservazione di un grande retaggio comune.

 
  
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  Laima Andrikienė (PPE-DE). (EN) Signor Presidente, oggi discutiamo della protezione dell’Artico, un argomento incandescente, e non solo nell’Unione europea.

In primo luogo, si pensa che la regione artica possieda giacimenti enormi di risorse energetiche – ben il 20 per cento delle riserve non ancora scoperte e tecnicamente fruibili – e la tentazione di sfruttarle quindi è irresistibile. In secondo luogo, l’ambiente artico è eccezionalmente fragile. L’intera comunità internazionale è destinata a subire le conseguenze di molti dei cambiamenti che si stanno già verificando. In terzo luogo, si profilano controversie territoriali per l’Artico. Rischiamo infatti di innescare gravi conflitti tra paesi, volendo proteggere – anche con mezzi militari – i presunti interessi nazionali dei vari paesi nella regione.

E’ tempo che il Parlamento europeo chiarisca la sua posizione, poiché sinora non ha praticamente preso parte a questo dibattito, eccezion fatta per la risoluzione varata lo scorso ottobre in cui si chiedeva un trattato internazionale per la protezione dell’Artico. E’ importante far presente che gli Stati membri e i paesi associati al SEE rappresentano oltre il 50 per cento dei membri del Consiglio artico. Proprio come per gli Stati Uniti, l’Artico dovrebbe essere una priorità strategica anche per l’Unione europea.

Sostengo pienamente la proposta di risoluzione in cui si chiede alla Commissione e al Consiglio di lavorare per istituire una moratoria di 50 anni sullo sfruttamento delle risorse geologiche nell’Artico in attesa di nuovi studi scientifici. Noi, in qualità di Parlamento europeo, dobbiamo invitare la Commissione ad avviare negoziati con le autorità russe sulla serie di importanti questioni che sono state elencate nella nostra proposta di risoluzione. E’ giunto infatti il momento di includere l’Artico nel programma del prossimo vertice UE-Russia.

 
  
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  Christian Rovsing (PPE-DE). (DA) Signor Presidente, la Groenlandia fa parte del Regno di Danimarca e detiene una grande responsabilità a fronte dell’autonomia di cui gode. L’Artico non è inabitabile. Non è una terra senza regole come l’Antartico. Anzi, la terra emersa è parte dei paesi artici e vi sono quattro milioni di abitanti, un terzo dei quali sono popoli indigeni. Queste genti e le loro nazioni hanno il diritto legittimo di sfruttare le risorse e le opportunità dell’area. E’ solo il tratto di mare che ha lo status internazionale e in tale ambito si applica la Convenzione internazionale dell’ONU sul diritto del mare (UNCLOS). Siffatto approccio è stato confermato anche dagli Stati costieri artici nella dichiarazione di Ilulissat del 2008. Oltre all’UNCLOS, vi sono numerosi altri strumenti internazionali e regionali applicabili. In pratica, non sussiste l’esigenza di una maggiore governance. Al massimo bisogna adattare gli strumenti già in atto. La Danimarca ha presentato una proposta al Consiglio artico affinché siano esaminati gli accordi esistenti in modo da poterli adattare, il che sarà fatto e deve essere fatto di concerto con gli Stati artici e con i popoli artici.

 
  
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  Charles Tannock (PPE-DE). (EN) Signor Presidente, sul piano globale il trattato antartico è un fulgido esempio del fatto che le pretese territoriali degli Stati costieri possono essere messe da parte in nome della cooperazione pacifica e della ricerca scientifica. In un momento in cui il mondo si deve confrontare con la questione del surriscaldamento globale, che provoca lo scioglimento dei ghiacciai ai poli e il conseguente innalzamento del livello dei mari, e a fronte della riapertura di passaggi marittimi navigabili nell’Artico, è importante trovare un accordo analogo per la parte settentrionale coperta dai ghiacci – o forse dovrei dire in scioglimento – dell’Artico. Deve essere respinto il parapiglia di pretese di sovranità sulle risorse minerali dell’Artico, come il caso patetico dei russi che hanno piantato la loro bandiera sul fondale marino.

L’Unione europea deve cercare di convincere i cinque Stati costieri artici – Stati Uniti, Canada, Russia, Norvegia e Danimarca – della saggezza di tale approccio.

 
  
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  Johannes Lebech (ALDE). (DA) Signor Presidente, essendo svedese ed avendo preso parte alla presentazione di questa proposta di risoluzione insieme all’onorevole Wallis nel gruppo ALDE, non godo esattamente di una grande popolarità. Tuttavia, credo che l’approccio adottato nella risoluzione sia essenzialmente valido. E’ buona cosa che l’Unione europea si interessi alla regione artica. E’ altresì positivo per i paesi di piccole dimensioni quali la Danimarca e la Norvegia che l’UE sia coinvolta in questa questione in modo da non trovarsi alle prese con le grandi potenze della regione, ossia Stati Uniti e Russia.

Non posso però votare a favore della moratoria che ora è stata inclusa nella risoluzione. Prima di tutto è assai irrealistica. La Russia e gli Stati Uniti non l’accetteranno mai. Inoltre, penso anche che, come ha detto l’onorevole Rovsing, bisogna tenere conto dei popoli che vivono nella regione. I popoli della Groenlandia ovviamente si aspettano di poter utilizzare le risorse naturali del proprio territorio e ne hanno il diritto, proprio come ogni altra nazione.

 
  
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  Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE) . – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, desidero semplicemente ricordare che è stato grazie agli orsi polari che vivono sulle banchine di ghiaccio che siamo riusciti a capire fino a che punto l’inquinamento sta ammorbando il mondo. Sono state infatti trovate tracce di DDT nel grasso di questi animali e sappiamo molto bene che non si tratta di una sostanza che viene usata sulle banchine di ghiaccio.

Ad ogni modo, desidero ringraziare la Commissione per la proposta che ha avanzato in seguito al dibattito che abbiamo tenuto in Parlamento, poiché dinanzi al cambiamento climatico è veramente urgente proteggere l’unica zona che non è ancora stata oggetto della razzia dell’uomo. Dobbiamo ricordarcelo.

Sussiste ovviamente un’emergenza politica – e in questo senso riprendo l’argomentazione presentata dall’onorevole De Keyser – poiché, dopo tutto, dobbiamo per forza fare qualcosa per l’Artico. Infatti alcuni dei paesi che vantano diritti su parte di questo continente hanno dei progetti precisi. Sappiamo molto bene che la Russia, di cui abbiamo parlato recentemente, vuole fissare i propri confini oltre l’area marina, arrivando fino allo zoccolo continentale. La questione diventa quindi urgente per noi, poiché la Russia vuole piantare la propria bandiera anche qui ed installare delle unità militari, proprio com’è intende fare anche il Canada.

Nella proposta forse manca l’istanza che avevamo avanzato la volta scorsa, ossia l’istituzione di un trattato internazionale per la protezione dell’Artico che ci consenta di assicurare protezione in via definitiva.

 
  
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  Alojz Peterle (PPE-DE) . – (SL) Nell’Artico stiamo assistendo ad una crisi sia sul piano naturale che sul piano umano. I nostri sforzi devono essere diretti a scongiurare una successiva crisi politica o di qualsiasi altro genere. L’invito ad adottare un approccio responsabile in relazione a questo territorio assume la forma di un SOS ed è una questione che attiene alla governance globale. Accolgo con particolare favore le azioni basate sul rispetto per le popolazioni indigene della regione.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, prima di tutto devo ringraziare la signora commissario Ferrero-Waldner, la quale ha collaborato di stretto concerto con il Parlamento europeo ed è certamente il commissario che si adopera di più in questo campo. Lo apprezzo veramente tanto. Tra l’altro era presente anche all’incontro che abbiamo avuto in ambito SEE la settimana scorsa. Dopo tutto, la dimensione nordica ha una valenza particolare in tale contesto e anche l’onorevole Wallis ha ripetutamente ribadito che l’Europa ha una responsabilità speciale.

A mio avviso, soprattutto sullo sfondo della crisi finanziaria ed energetica, è nostro compito interessarci ancor più alla questione e rispondere altresì ai desideri e alle necessità della popolazione, poiché in fin dei conti l’uomo e la natura non sono contrapposti, ma devono completarsi a vicenda. In questa prospettiva credo si possa aspirare a conseguire successi positivi, segnatamente in politica energetica, e forse riusciremo anche ad intensificare la cooperazione in questo campo.

 
  
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  Alexandr Vondra, presidente in carica del Consiglio. (EN) Signor Presidente, sono lieto di questo dibattito che giunge al momento opportuno. A causa della ricerca di risorse e del cambiamento climatico, l’Artico è sull’orlo di un profondo mutamento. Le conseguenze non si ripercuoteranno solo sulla regione, ma, come molti hanno riconosciuto oggi in quest’Aula, su tutta l’Unione europea. Alla luce di siffatti sviluppi è importante che l’UE adotti un approccio globale e strategico verso l’Artico, prevedendo una serie completa di temi, come l’ambiente, i trasporti, la biodiversità, il cambiamento climatico, le tematiche marittime, l’energia, la ricerca nonché la protezione della vita delle popolazioni indigene.

Credo che il Consiglio ora stia prendendo la questione molto seriamente. Esso sostiene ampiamente i suggerimenti presentati nella comunicazione della Commissione. Tale documento deve fungere da base per la politica sull’Artico da sviluppare in maniera globale. Rivolgendomi a coloro che invocano un nuovo trattato, devo dire che al momento il Consiglio non ha assunto alcuna posizione, in quanto sta esaminando le proposte della Commissione. In proposito desidero ricordare le conclusioni del Consiglio di dicembre. In tale contesto avevamo affermato che gli obiettivi dell’UE potevano essere conseguiti solo in stretta cooperazione con i paesi artici e che l’Unione deve essere coinvolta conformemente alle convenzioni internazionali vigenti.

Come ho detto prima, le proposte della Commissione sono ora oggetto di un esame più approfondito. Credo che serviranno a favorire l’accordo sulla risposta complessiva da dare a molte sfide diverse che dobbiamo affrontare nella regione artica. Accolgo con favore l’interesse mostrato dal Parlamento europeo e sono disposto a ritornare in questa sede quando il Consiglio avrà raggiunto una posizione.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, come ho sottolineato all’inizio di questo importante dibattito, l’Unione europea deve svolgere un ruolo di crescente importanza per proteggere l’ambiente artico, per promuovere lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali e per rafforzare la governance artica multilaterale. Ci impegniamo per la conservazione dell’Artico e al contempo il nostro obiettivo è quello di contribuire a creare un sistema cooperativo atto a garantire sostenibilità, oltre ad un accesso libero ed equo. Per riuscire nei nostri importanti sforzi, come ho detto prima, dobbiamo collaborare strettamente con tutti gli Stati artici e con tutti gli interlocutori artici.

In tale ambito la Commissione reputa necessario promuovere la piena attuazione e l’elaborazione degli obblighi vigenti, invece di proporre nuovi strumenti giuridici per rafforzare la sicurezza e la stabilità. Occorre una rigorosa gestione ambientale e un uso sostenibile delle risorse insieme ad un accesso aperto ed equo. Allo stesso tempo l’Unione europea ha già evidenziato che, nelle aree che non competono alla giurisdizione nazionale, le disposizioni sulla protezione ambientale previste dalla convenzione permangono assai generiche e continueremo a lavorare nell’ambito delle Nazioni Unite per sviluppare ulteriormente alcuni quadri, adattandoli alle nuove condizioni e alle specificità artiche. Ad esempio, potrebbe essere presa in considerazione l’idea di promulgare un nuovo accordo attuativo della Convenzione UNCLOS in tema di biodiversità marina da applicare anche al di fuori delle zone sotto la giurisdizione nazionale ed infatti abbiamo presentato tale istanza alla presidenza norvegese del Consiglio artico. Affinché la richiesta possa essere accettata, occorre l’assenso unanime di tutti i membri del Consiglio artico. La decisione, che sarà posta ai voti il 29 aprile – ossia molto presto – potrebbe essere influenzata negativamente dall’iniziativa in cui si paventa l’istituzione di un trattato artico, quindi dobbiamo stare attenti.

Infine, gli Stati costieri artici hanno una spiccata preferenza per la Convenzione UNCLOS da usare come base. L’Unione europea deve tenerne conto, se vuole sviluppare una cooperazione ancora più stretta per il bene dell’Artico, dei suoi abitanti e dell’ambiente naturale. In tale contesto non dobbiamo indebolire i quadri di cooperazione esistenti, poiché non sarebbe opportuno per il perseguimento dei nostri obiettivi e dei nostri interessi. E non corrisponderebbe nemmeno allo spirito della vostra proposta di risoluzione.

Per concludere, ritengo che non sussistano ancora le condizioni per un trattato internazionale sull’Artico. Dobbiamo invece convogliare i nostri sforzi per garantire l’effettiva applicazione dei quadri giuridici esistenti, colmando le eventuali lacune e adattando le norme alle specificità della regione. Questo approccio sarebbe molto più fattibile.

 
  
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  Presidente . − Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione(1) conformemente all’articolo 103, paragrafo 2 del regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione di terrà domani, giovedì 2 aprile 2009.

 
  

(1) Vedasi processo verbale

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