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Procedura : 2010/2592(RSP)
Ciclo di vita in Aula
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Testi presentati :

RC-B7-0169/2010

Discussioni :

PV 10/03/2010 - 12
CRE 10/03/2010 - 12

Votazioni :

PV 11/03/2010 - 8.1
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2010)0063

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 10 marzo 2010 - Strasburgo Edizione GU

12. Cuba (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione su Cuba.

 
  
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  Diego López Garrido, presidente in carica del Consiglio.(ES) Signora Presidente, la morte di Orlando Zapata è stato un evento oltremodo negativo, che non sarebbe dovuto accadere, e non vogliamo che si ripeta né a Cuba né altrove.

L’Unione europea e le sue istituzioni devono impegnarsi a condannare le istanze che costituiscono una violazione dei diritti umani, e adoperarsi per garantire che circostanze del genere non si ripetano. L’Unione europea deve impegnarsi in tal senso.

I diritti umani rappresentano un simbolo fondamentale dell’identità dell’Unione europea, in quanto noi crediamo nei valori della libertà, della tolleranza e del pluralismo. Sono pertanto la nostra personalità, la nostra personalità più autentica. Laddove intervengano violazioni di tali diritti universali, l’Unione europea le condanna pubblicamente, così come è accaduto con Cuba. Abbiamo agito in tal senso quando abbiamo manifestato il nostro pessimismo e la nostra preoccupazione a proposito dei mancati progressi in materia di diritti umani a Cuba, e quando abbiamo richiesto il rilascio dei prigionieri di coscienza detenuti nelle carceri cubane. Al momento vi sono circa 200 prigionieri di coscienza, alcuni dei quali si trovano in situazioni molto complesse dal punto di vista della salute; uno di essi è Guillermo Fariñas, la cui situazione è grave e che per di più sta facendo uno sciopero della fame.

Abbiamo agito secondo questi principi anche quando abbiamo dichiarato che i difensori dei diritti umani a Cuba vanno protetti, e quando abbiamo affermato che il governo cubano, sotto la cui giurisdizione si trovavano numerosi prigionieri, doveva essere chiamato in causa per la morte di Orlando Zapata.

Tuttavia, l’Unione europea prosegue la propria politica nei confronti di Cuba. Tale politica è imperniata su determinati elementi, che mi preme sottolineare.

In primo luogo c’è il dialogo politico: dialogo politico con le istituzioni cubane, con le autorità e con tutta la società civile, che ovviamente si estende anche ai diritti umani. In secondo luogo, c’è la cooperazione allo sviluppo con Cuba, che si traduce in solidarietà col popolo cubano, niente di più e niente di meno. Comporta inoltre la promozione dell’avanzamento della cultura e delle pratiche democratiche del paese.

Sono questi gli elementi fondamentali di una politica che è essenzialmente mirata a un unico destinatario: il popolo cubano, il suo benessere, i suoi progressi, le sue condizioni di vita e il rispetto per i suoi diritti umani.

 
  
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  Andris Piebalgs, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, la Commissione deplora profondamente la morte di Orlando Zapata e le circostanze nelle quali è avvenuta. Vorrei inoltre esprimere la mia profonda preoccupazione per gli altri prigionieri politici detenuti a Cuba. Tutti noi in quest’aula condividiamo il medesimo senso di rabbia e frustrazione di fronte alla morte di Orlando Zapata, e dovremmo fare del nostro meglio per assicurarci che tali episodi non si ripetano né a Cuba, né in nessun altro paese.

L’Unione europea affonda le proprie radici nei valori della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, che ci impegniamo a proteggere e promuovere dopo aver subito violazioni dei diritti umani di base nel nostro stesso continente fino a poco tempo fa. I diritti umani sono universali e non conoscono confini. Tale principio è parte integrante del nostro dialogo con tutti i partner europei e non.

L’impegno costruttivo, e non una politica di coercizione e sanzioni, continua a costituire la base della nostra politica nei confronti di Cuba, come sottolineato dalla posizione comune adottata nel 1996. E’ questa la logica che ha indotto il Consiglio, nel giugno del 2008, ad abolire le misure diplomatiche del 2003, al fine di agevolare il processo del dialogo politico e consentire il pieno sfruttamento degli strumenti previsti dalla posizione comune del 1996. E’ la stessa logica che ha convinto numerosi Stati membri a riprendere la loro cooperazione per lo sviluppo con Cuba negli ultimi mesi, in rappresentanza di un gruppo variegato di partiti politici presenti al Parlamento europeo e che pertanto riflette la posizione condivisa sul ruolo importante che deve essere svolto dalla cooperazione per lo sviluppo a Cuba.

In circostanze come quelle presenti oggi a Cuba, l’immobilismo rappresenterebbe l’opzione peggiore possibile per la credibilità dell’Unione europea come attore globale. La posta in gioco non è soltanto tale credibilità, ma anche la nostra capacità di essere presenti a Cuba. Ritengo pertanto che la strada da seguire sia l’instaurazione e l’approfondimento del dialogo politico in corso e la cooperazione continua con Cuba quale strumento per migliorare le condizioni di vita del popolo cubano.

La cooperazione con Cuba non è mai stata interrotta dall’Unione europea, in quanto lo sviluppo non si traduce in un sostegno al governo – significa aiutare le persone. Siamo sempre stati dell’avviso che la cooperazione per lo sviluppo costituisca un elemento importante dei nostri rapporti con Cuba. I progetti in corso a Cuba vanno a vantaggio diretto della popolazione in quanto ne soddisfano i bisogni di base mediante il sostegno al ripristino e alla ricostruzione dopo gli uragani, la sicurezza alimentare e l’adattamento al cambiamento climatico. Sono inoltre in corso progetti a sostegno delle attività promosse da soggetti non statali.

Vorrei ribadire con chiarezza che nessun finanziamento comunitario viene erogato passando per il governo o altri organi pubblici. I fondi vengono distribuiti tramite le agenzie delle Nazioni Unite e le ONG europee, che accolgono con favore la presenza della Commissione e dell’Unione europea a Cuba.

E’ importante che l’Unione europea continui a interessarsi alle esigenze di base della popolazione cubana intervenendo nel contempo in settore strategici mediante gli strumenti tematici o geografici disponibili. Il compito che deve affrontare l’UE in maniera risoluta è individuare l’equilibrio giusto tra la dimostrazione dell’apertura al dialogo, il sostegno alla popolazione cubana tramite la cooperazione per lo sviluppo, e la riaffermazione dei nostri principi.

 
  
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  José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, a nome del gruppo PPE.(ES) Signora Presidente, quando il mio gruppo ha chiesto che la questione venisse inserita all’ordine del giorno, non l’ha fatto per mettere in evidenza eventuali errori, a volte irreparabili, di politiche compiacenti con i nemici della libertà. Non l’ha fatto nemmeno per ottenere un ritorno politico da tale condanna.

L’ha fatto affinché il Parlamento, l’istituzione al cuore democratico dell’Unione europea, potesse far sentire la propria voce per condannare la morte di un innocente e, soprattutto, per esprimere la propria solidarietà con coloro che a Cuba combattono, vivono e muoiono, come Orlando Zapata, per la libertà e la dignità.

Come ha dichiarato la Commissione europea, la posizione comune del

Consiglio è ancora valida ed è una posizione onorevole, in quanto chiede il rilascio immediato e incondizionato dei prigionieri politici. E’ anche una posizione coerente, in quanto chiede il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in modo da ancorare Cuba al nostro sistema di valori e non a sistemi stranieri quali quello cinese o vietnamita.

Signora Presidente, in quest’Aula risuonano ancora le parole di un uomo coraggioso, Oswaldo Paya, vincitore del Premio Sakharov nel 2002. Disse che la prima vittoria da proclamare era l’assenza di odio nel suo cuore. A coloro che lo opprimevano, che erano suoi fratelli, disse che non li odiava, ma che non avrebbero imposto la loro volontà mediante la paura.

E Andrei Sakharov, che ci ha trasmesso un lascito di dignità e lavoro per la convivenza pacifica tra i popoli, diceva che spesso le voci che contano di più sono quelle che non si sentono.

In quest’emiciclo non abbiamo potuto sentire le voci delle “signore in bianco”, che sono state anch’esse insignite del premio Sakharov dal Parlamento. E ora purtroppo non potremo sentire la voce di Orlando Zapata, anche se presto sentiremo le voci di molti altri cubani.

Nel frattempo, signora Presidente, questo Parlamento, con la legittimità di cui gode per il fatto di rappresentare 500 milioni di cittadini dei 27 Stati membri dell’Unione, deve fare da cassa di risonanza forte e chiara del grido irrefrenabile di libertà che risuona sull’amata isola di Cuba.

(Applausi)

 
  
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  Luis Yáñez-Barnuevo García, a nome del gruppo S&D.(ES) Signora Presidente, Presidente López Garrido, signor Commissario, non dobbiamo mai più permettere che il nostro silenzio possa essere scambiato per complicità con i liberticidi. Non dobbiamo mai più permettere che una persona che ha combattuto per i propri diritti e i diritti di tutti muoia in carcere a Cuba, o altrove, senza che si levi la nostra voce forte e risoluta che ne esiga la salvezza.

Orlando Zapata Tamayo, un muratore di colore di 42 anni, che chiedeva solamente un miglioramento delle sue condizioni di detenzione, è spirato dopo 86 di sciopero della fame e sette anni di carcere per essersi battuto per il rispetto dei diritti umani. Nel corso di questi sette anni è stato maltrattato, umiliato e molestato dalle sua guardie, e in questo periodo – non dobbiamo dimenticarlo – la comunità internazionale non ha fatto altro che starsene in silenzio.

Vi sono altri prigionieri e attivisti dei diritti umani a Cuba che stanno attualmente portando avanti lo sciopero dalla fame, tra cui lo psicologo e giornalista Guillermo Fariñas. Onorevoli colleghi, la risoluzione che presentiamo e discutiamo oggi e sulla quale voteremo domani, che io rappresento a nome del gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, esige il rilascio di tutti i prigionieri di coscienza a Cuba. Si pronuncia ancora una volta, a favore di una transizione democratica e del rispetto rigoroso dei diritti umani fondamentali.

Evitiamo per il momento di trattare un tema che ci divide, vale a dire se mantenere o meno la posizione comune. Concentriamoci sul salvare vite e diritti umani. Inauguriamo inoltre un periodo di riflessione calma in cui ricercare elementi di consenso sulla politica futura di Cuba.

Il testo in oggetto presenta tuttavia un valore aggiunto notevole. Il fatto che sia stato presentato da sei gruppi politici esprime una nuova era di ampio consenso in quest’Assemblea in merito al tema dei diritti umani.

Che non si possa mai più dire che il diritto democratico europeo si conforma agli ordini – tra virgolette – dell’imperialismo Yankee. Tuttavia, che non si possa anche mai più dire che i socialisti e i democratici sono conniventi o complici delle dittature comuniste. Lo dico semplicemente perché entrambe queste affermazioni sono false, e le vittime dei liberticidi, ovunque si trovino, devono sapere che siamo uniti nella difesa incondizionata della loro causa.

Signora Presidente, vorrei concludere col ringraziare l’onorevole Salafranca, che ha negoziato il testo a nome del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), l’onorevole Weber del gruppo dell’Alleanza del Liberali e dei Democratici per l’Europa, l’onorevole Romeva i Rueda, a nome del gruppo Verde/Alleanza libera europea, l’onorevole Kožušník degli European Conservatives and Reformists, e altri onorevoli colleghi che hanno preso parte a questo incarico difficile e complesso, ma che spero possa essere approvato domani.

Desidero infine ringraziare il primo ministro spagnolo e l’attuale presidente dell’Unione europea Rodríguez Zapatero per l’incoraggiamento e il sostegno ad andare avanti con la risoluzione oggetto della discussione odierna.

 
  
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  Renate Weber, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signora Presidente, a nome del mio gruppo politico vorrei in primo luogo esprimere il nostro cordoglio alla famiglia di Orlando Zapata Tamayo, che ha pagato il prezzo più alto per le proprie convinzioni.

Nel corso degli anni, l’attivismo con cui ha difeso i diritti umani stato fonte d’ispirazione per molti altri sostenitori di tali diritti sia a Cuba sia altrove.

La risoluzione proposta da diversi gruppi politici esprime la nostra profonda preoccupazione circa le condizioni in cui versano i diritti umani a Cuba. Siamo onesti. La situazione non è migliorata e molti giornalisti indipendenti, dissidenti pacifici e difensori dei diritti umani sono ancora in stato di detenzione semplicemente perché vogliono esercitare il loro diritto alla libertà di parola, alle riunioni e assemblee pacifiche.

Al contempo, alle ONG indipendenti cubane non è consentito lavorare in quanto il governo esercita su di loro un controllo draconiano.

Mentre si svolge questa discussione, diversi difensori dei diritti umani stanno facendo lo sciopero della fame. E’ una questione preoccupante, in quanto le voci indicano che la salute di Guillermo Fariñas, solo per citarne uno, si sta rapidamente deteriorando.

E’ deplorevole che fino a oggi le autorità cubane abbiano ignorato gli appelli lanciati ripetutamente dall’UE a rilasciare incondizionatamente tutti i detenuti politici. Per tale ragione sono fermamente convinta che questo Parlamento debba chiedere all’Unione di continuare ad avvalersi di tutti i meccanismi possibili per salvaguardare il lavoro e la vita di coloro che aspirano a uno Stato cubano pluralistico e democratico.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda, a nome del gruppo Verts/ALE.(ES) Signora Presidente, vorrei associarmi ed esprimere a titolo personale e a nome del mio gruppo il cordoglio per la morte di Orlando Zapata.

Indipendentemente dalle opinioni personali su Cuba, si tratta indubbiamente di un incidente di per sé deplorevole, che merita la nostra condanna e sicuramente qualcosa che vada oltre la riflessione e la commemorazione. Questo evento merita la formulazione coerente della richiesta da noi avanzata in questa risoluzione, che chiede di liberare tutti coloro che sono detenuti per le loro convinzioni o motivazioni politiche a Cuba e in qualsiasi altro luogo del mondo.

Ritengo che quello che stiamo facendo sia coerente, che debba essere fatto, e penso che sia anche importante che lo facciamo – ci tengo a sottolinearlo – indipendentemente dalle motivazioni che ci animano. Fa parte dell’accordo.

Dobbiamo anche chiedere che queste persone vengano rilasciate immediatamente, nel caso di Cuba, e dobbiamo soprattutto ricordare la situazione delicata – come è già stato fatto presente – di alcuni dei prigionieri che, per seguire l’esempio di Orlando Zapata, hanno iniziato uno sciopero della fame, in particolare il caso di Guillermo Fariñas.

Vorrei tuttavia anche far presente il rischio di utilizzare e sfruttare il caso a livello politico per altre questioni che, come ha ribadito l’onorevole Yáñez-Barnuevo, potrebbero essere pericolose. A mio parere è importante ricordare che molti processi in corso sono utili, funzionano, e che non dovremmo mai cedere alla tentazione – come sembrano volere alcuni – di rievocare eventi passati, periodi già conclusi, ritornando cioè al fallimento politico dell’embargo, perché ne conosciamo le conseguenze.

Se pertanto conveniamo che non vogliamo che si ripetano situazioni come quelle di Orlando Zapata, ritengo sia importante sapere come procedere insieme per impedire che si verifichino di nuovo, a cominciare dall’agevolare il processo di democratizzazione e normalizzazione dell’isola.

 
  
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  Edvard Kožušník, a nome del gruppo ECR. (CS) Sono rimasto personalmente molto sconcertato dalla morte di Orlando Zapata, e pertanto, a nome di tutto il gruppo ECR, vorrei rivolgere le condoglianze a tutta la sua famiglia. Sono nato nel 1971, all’apice della cosiddetta normalizzazione comunista del mio paese, uno dei periodi più duri del terrore comunista vissuti dal mio paese. L’esperienza vissuta dal mio paese dell’ideologia criminale del comunismo è la ragione alla base della grande solidarietà espressa dai cittadini cechi al popolo cubano, e siamo pertanto particolarmente sensibili alla triste notizia giunta di recente da Cuba.

Poiché il regime totalitario di Cuba propugna ancora lo slogan “socialismo o morte” quarant’anni dopo la rivoluzione cubana, non merita alcuna tolleranza. Ritengo che la morte di Orlando Zapata non sia avvenuta invano e che incoraggerà il popolo cubano a intraprendere una resistenza di massa contro il regime comunista. Quando Pavel Wonka perse la vita in un carcere comunista, ultima vittima del terrore comunista nel mio paese, il regime crollò nel giro di un anno e mezzo. Spero che Orlando Zapata diventerà il Pavel Wonka cubano, vale a dire l’ultima vittima del dispotismo comunista. Forse Cuba si libererà presto della morsa della vecchia guardia rivoluzionaria e diventerà una vera isola di libertà.

Faccio pertanto appello a voi. Finché non si registreranno progressi fondamentali e irreversibili nel rilascio dei prigionieri politici, progressi che portino al funzionamento democratico della società cubana e a elezioni libere, nonché all’inizio del processo di riforme strutturali che conducano tra l’altro a un tenore di vita migliore per tutti i cittadini cubani, sarà impossibile prendere in considerazione l’ipotesi di aprire il dialogo su una revisione della posizione comune dell’UE.

 
  
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  Willy Meyer, a nome del gruppo GUE/NGL.(ES) Signora Presidente, il mio gruppo deplora sentitamente la morte del prigioniero Orlando Zapata. Come per qualsiasi altro prigioniero, era lo Stato che deteneva la responsabilità della sua sicurezza e della sua vita. In questo caso, è Cuba ad essere responsabile, e deploriamo pertanto la sua morte.

Non siamo d’accordo col modo in cui quest’Assemblea manipola la questione dei diritti umani. Oggi discutiamo tale questione e domani esprimeremo il nostro voto. Non l’abbiamo fatto nel caso del colpo di Stato militare in Honduras. Quest’Assemblea è stata forse l’unico parlamento al mondo a non condannare né votare contro il colpo di Stato militare in Honduras, con i delitti e le torture che ha comportato.

Non accettiamo pertanto la filosofia secondo cui l’esigenza di formulare un nostro parere dipende da dove accade, da quale diritto umano è stato violato e da quale sia la situazione.

Una settimana fa è stata scoperta in Colombia la fossa comune più grande dell’America Latina. Le autorità stesse parlano di circa 2 500 corpi, che potrebbero diventare 50 000. Abbiamo espresso una condanna? Abbiamo discusso la questione, l’abbiamo votata e condannata? E cosa dire delle vittime civili in Afghanistan? E delle persecuzioni nel Sahara occidentale? No! Non vogliamo essere parte di questa ipocrisia.

E’ fondamentale stabilire un rapporto di parità con la Repubblica cubana per affrontare tutte le agende: le agende politiche, quelle dei diritti umani, la situazione dei penitenziari, ma in condizioni di parità, poiché l’Unione europea ha ancora una posizione comune nei confronti della Repubblica cubana, che costituisce l’eccezione alla regola. Non ha una posizione comune nei confronti di nessun altro paese al mondo. Non ce l’ha con la Repubblica popolare cinese, , che è stata citata, né col Vietnam. E perché? Perché ha una posizione comune per Cuba e non per la Repubblica popolare cinese?

Mi rivolgo al Consiglio, al presidente del Consiglio, affinché solevi il seguente interrogativo: porremo fine a questa posizione comune? A mio parere, rappresenta uno degli ostacoli più ovvi all’avanzamento di un dialogo schietto tra l’Unione europea e la Repubblica cubana con agende comuni e condivise che rispecchiano gli interessi reciproci.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI).(DE) Signora Presidente, la morte del dissidente Orlando Zapata dovuta allo sciopero della fame e l’arresto del blogger Yoani Sánchez, che aveva raccontato al mondo la vita quotidiana nell’isola comunista di Cuba, confermano che dobbiamo portare avanti il legame stabilito nella nostra politica per Cuba del 1996 con i progressi nella democratizzazione e nei diritti umani. Le speranze di mettere a segno progressi sotto il governo di Raúl Castro sono da tempo svanite.

La situazione dei prigionieri politici, a titolo di esempio, non è molto migliorata. Gli stessi continuano a non godere neanche lontanamente delle libertà che erano state garantite ai fratelli Castro durante la loro prigionia ai tempi della dittatura Batista. Con la sua ostinata adesione all’economia di Stato, Cuba non è ormai nemmeno più in grado di soddisfare le esigenze più basilari della sua stessa popolazione. A Cuba, la prosperità e l’iniziativa individuale vengono viste chiaramente alla stregua di critiche al regime. In tal senso, persino i cittadini della Cina comunista vivono meglio, nel senso che possono migliorare la loro esistenza mediante i loro sforzi individuali.

L’allentamento dell’embargo degli Stati Uniti riguardo a computer e servizi di software non riuscirà a soddisfare interamente le aspettative che il pubblico si è formato in seguito alle promesse del presidente Obama, ma consentirà forse all’opposizione di organizzarsi meglio. Non da ultimo, sarà più difficile per il regime cubano, vista la possibilità di scelta sempre più ampia, di sopprimere la libertà di parola. Se non altro per questa ragione dovremmo appoggiare per quanto possibile le iniziative europee e spingere per un ulteriore allentamento del sistema comunista.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. DURANT
Vicepresidente

 
  
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  Jarosław Leszek Wałęsa (PPE).(PL) La fine tragica del prigioniero di coscienza cubano Orlando Zapata costituisce un’ulteriore dimostrazione del fatto che il regime dei fratelli Castro ignora gli appelli della comunità internazionale a porre fine alle violazioni dei diritti umani, e si sbarazza silenziosamente di coloro che pretendono libertà e democrazia. Oggi questa tragedia e questa morte tragica acquisiscono valenza simbolica. E’ una richiesta disperata d’aiuto e di interventi efficaci, rivolta soprattutto a politici e responsabili delle decisioni internazionali che, mentre instaurano rapporti con le autorità cubane, si rifiutano di parlare con i rappresentanti dell’opposizione e fingono di non sentire la voce dei rappresentanti della società civile cubana.

Dobbiamo agire quanto prima e in maniera concertata per mettere sotto pressione il regime Castro ed esigere il rilascio immediato di coloro che sono stati condannati a molti anni di prigionia per le loro idee.

Negli ultimi anni l’Unione europea ha cercato di ammorbidire la propria posizione ed ha addirittura abolito le sanzioni diplomatiche contro Cuba, nella speranza che questo gesto incoraggiasse le autorità a rispettare gli standard democratici. Purtroppo, la fine tragica di Orlando Zapata mostra che tale politica è ingenua e inefficace, e non andrebbe chiaramente portata avanti.

Domani voteremo sulla risoluzione conclusiva della discussione odierna. Dovrebbe essere un segnale chiaro della nostra opposizione alle violazioni dei diritti umani, al trattamento disumano dei prigionieri politici e al mancato rispetto per le libertà civili fondamentali a Cuba. Dobbiamo mostrare la nostra solidarietà al popolo cubano. Dobbiamo essere la voce di coloro che a Cuba una voce non ce l’hanno.

(Applausi)

 
  
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  Emine Bozkurt (S&D).(NL) Signora Presidente, il destino tragico di Orlando Zapata Tamayo ha suscitato l’indignazione di tutto il mondo. Nella sua situazione disperata, Orlando Zapata ha ritenuto che l’unica opzione possibile fosse uccidersi con lo sciopero della fame. Ha dovuto pagare con la vita le sue rimostranze contro la propria detenzione e le condizioni spaventose della sua prigionia a Cuba. E perché? Quale reato aveva commesso per finire in carcere? Esprimere e diffondere in maniera non violenta un’idea diversa da quella del governo non è un reato. Chi lo fa non è un criminale, né un traditore.

La morte di Orlando Zapata non è un incidente isolato. Lo psicologo e giornalista Guillermo Fariñas ha anch’egli iniziato uno sciopero della fame perché vorrebbe ottenere il rilascio di 26 prigionieri politici malati. Che destino lo attende? Pagherà presto anche lui con la vita la sua campagna per il rispetto dei diritti umani? Il governo cubano quando cambierà la propria posizione? Secondo le stime, vi sono circa 200 altri prigionieri politici a Cuba. La detenzione delle persone per i loro ideali è totalmente contraria alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Invitiamo Cuba a rilasciare direttamente e incondizionatamente tali prigionieri di coscienza e a porre fine a questa violazione palese dei diritti umani. Nessun governo può controllare o governare il pensiero dei propri cittadini. Anche se se si mettono le persone dietro le sbarre, le loro idee continueranno a sopravvivere. Ogni tentativo di sopprimere tali idee e pensieri è destinato al fallimento. Cuba non ha già accumulato anni di esperienza in tal senso?

Il governo dovrà semplicemente instaurare un dialogo con le persone che hanno idee discordanti dalle proprie. Il dialogo politico è l’unico strumento per registrare progressi. E’ questo che Cuba deve ai suoi cittadini, perché il popolo cubano merita la democrazia e il rispetto per le libertà fondamentali. Non dobbiamo permettere che la morte di Orlando Zapata passi alla storia come inutile, bensì deve segnare la fine dell’attuale situazione dei diritti umani a Cuba.

L’Unione europea deve fare il possibile per contribuire a migliorare la situazione dei diritti umani a Cuba. La questione non riguarda soltanto i prigionieri politici come Orlando Zapata, bensì anche la possibilità per i difensori dei diritti umani di svolgere liberamene il proprio lavoro. Il governo cubano deve prendersi cura del popolo cubano. Non può semplicemente rinchiudere i cittadini in carcere o trattarli alla stregua di criminali per paura. Privare i cittadini della loro libertà è un reato.

 
  
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  Izaskun Bilbao Barandica (ALDE).(ES) Signora Presidente, difendere i diritti umani significa condannare la morte evitabile, crudele e ingiusta di Orlando Zapata e chiedere il rilascio di chi è ancora in carcere. Spero che ciò costringa le autorità cubane a pensare, in quanto il loro regime deve compiere progressi per consentire ai cittadini di vivere in una democrazia autentica.

A Cuba vige la dittatura perché ci sono prigionieri di coscienza, perché c’è il timore del dibattito, del libero scambio delle idee, e perché si teme la libertà. Non è un reato avere delle idee; possono essere provocatorie, sorprendenti e scioccanti, ma devono sempre essere sostenute e dibattute. Non possono mai portare all’incarcerazione.

Le società pensano e sentono, e altrettanto fanno i prigionieri, ed è impossibile vietare alle persone di pensare e di sentire. Pertanto, le idee e i sentimenti che le persone vogliono reprimere finiscono per filtrare nella coscienza della società nel suo complesso, come l’acqua. Ciò vale anche per la società cubana, e i protagonisti della rivoluzione che hanno posto fine al regime di Fulgencio Batista dovrebbero saperlo più di chiunque altro.

Spero che questa risoluzione li aiuti a compiere la transazione che devono necessariamente compiere! Tuttavia, i diritti umani non sono negoziabili. Il Parlamento ci guadagna in credibilità quando reagisce con il medesimo vigore a tutte le violazioni dei diritti umani in tutti i paesi: in Afghanistan, in Palestina, nei Paesi Baschi – il mio piccolo paese di origine – in Honduras e in Colombia. Dovrebbe essere il nostro impegno. E naturalmente è lo stesso impegno.

 
  
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  Tomasz Piotr Poręba (ECR).(PL) A mio parere, noi tutti in quest’Assemblea conveniamo che la dittatura comunista corrotta rende impossibile qualsiasi genere di cambiamento a Cuba. La polizia di Stato dei fratelli Castro sta portando l’isola alla rovina economica, distruggendo le libertà civili e privando molti cubani della speranza di una vita degna di essere vissuta.

Il futuro di Cuba è ovviamente nelle mani degli stessi cubani, ma l’Unione europea può svolgere un ruolo attivo in tal senso. Dobbiamo esigere il rilascio di tutti i prigionieri politici. Di fatto, dovrebbe essere la prima condizione per qualsiasi tipo di dialogo con Cuba. Dobbiamo appoggiare l’attività delle organizzazioni non governative, sostenere il rispetto dei diritti umani e promuovere l’accesso a mass media indipendenti compreso Internet.


La promozione del cambiamento democratico è un settore in cui i legami transatlantici possono svolgere un ruolo molto importante. Per questo dovremmo collaborare strettamente con Washington. Con uno sforzo congiunto, possiamo sviluppare una strategia a lungo termine per Cuba che non inizi dall’accettazione circa dello status quo, bensì da una visione di ampio respiro di ricostruzione democratica ed economica.

(Applausi)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Signor Presidente, la discussione odierna conferma ancora una volta l’esistenza di due pesi e due misure in seno alla maggioranza del Parlamento. La stessa maggioranza che si è rifiutata di condannare il colpo di Stato militare in Honduras, ignorando il fatto che ha portato all’incarcerazione e alla morte di innumerevoli vittime, è ora pronta a negoziare accordi di associazione con un governo che è il risultato di elezioni manipolate da coloro che avevano promosso il colpo di Stato.

Ci rammarichiamo ovviamente tutti per la morte del cittadino cubano Orlando Zapata Tamayo, avvenuta in un ospedale cubano dopo uno sciopero della fame. Dobbiamo tuttavia deplorare i termini della discussione e la sua posizione inaccettabile contro Cuba, che non tiene conto delle gravi conseguenze dell’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti su Cuba e della detenzione nelle carceri americane di cinque cittadini cubani che volevano solo difendere il proprio paese.

Non possiamo continuare con una posizione comune inaccettabile che impedisce all’Unione europea di mantenere rapporti aperti e completi con il governo cubano sulla base di interessi bilaterali. E’ tempo di porre fine alla posizione comune per iniziare a normalizzare i rapporti tra l’Unione europea e Cuba. E’ quello che ci attendiamo dalla presidenza spagnola.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE).(PL) Signora Presidente, ricordiamo il famoso slogan di Fidel Castro “socialismo o morte”. Oggi possiamo dire che di quello slogan è rimasta soltanto la parola morte. Lo dimostrano le circostanze che hanno condotto alla morte del prigioniero e patriota cubano Orlando Zapata. Il regime dittatoriale castrista disonora il concetto di socialismo democratico.

Quanto sta accadendo a Cuba disonora tutti coloro che sono in politica schierati sotto gli stendardi della sinistra. Mi sono vergognato anche dell’Unione europea quando l’allora commissario Michel si è recato in visita a Cuba con una proposta di cooperazione per lo sviluppo, ma ha accuratamente evitato ogni contatto con l’opposizione democratica.

Dobbiamo porre fine a questo genere di politica, sa questo chiudere gli occhi di fronte alla realtà di un paese in cui non si sono mai tenute elezioni libere, e in cui i prigionieri di coscienza scontano pene detentive di diversi anni in condizioni scandalose. La presidenza spagnola oggi propone di attuare una politica aperta nei confronti dell’Avana, ma una condizione essenziale di tale politica dev’essere la democratizzazione del regime cubano, il rilascio dei prigionieri politici, l’avvio del dialogo con la società, l’abolizione della censura e il ripristino delle libertà civili. Tutto ci andrebbe detto in maniera chiara, aperta e risoluta al governo di Cuba. Per di più, è nel suo interesse.

Sappiamo che esistono vie diverse che conducono alla libertà dei popoli oppressi dai dittatori. Esiste la strada imboccata da Polonia e Sudafrica – la via del dialogo e della comprensione. Esiste tuttavia anche la strada seguita dalla Romania, con il rovesciamento sanguinoso del regime. E’ nell’interesse di tutti evitare tale scenario. Che strada sceglierà l’Avana? La chiave va ricercata a Cuba. La politica dell’Unione europea dovrebbe contribuire attivamente a condurre Cuba in una situazione di libertà e democrazia. E questa dovrebbe anche essere la posizione del Parlamento europeo.

 
  
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  Richard Howitt (S&D).(EN) Signora Presidente, vorrei innanzi tutto esprimere la mia personale, profonda solidarietà per la morte di Orlando Zapata Tamayo e la mia più sentita preoccupazione per gli altri quattro prigionieri cubani e l’attivista dell’opposizione che hanno iniziato lo sciopero della fame per protesta.

Il Parlamento europeo dovrebbe ribadire la nostra richiesta di rilascio immediato e incondizionato dei prigionieri di coscienza a Cuba – 55 secondo Amnesty International, 200 in base alla commissione per i diritti umani di Cuba – e oggi dovremmo essere preoccupati in particolare per la recente incarcerazione e maltrattamenti di Darsi Ferrer, direttore di un centro per la salute e i diritti umani all’Avana. Amnesty International stessa non viene invitata a Cuba da 19 anni e le dovrebbe essere permesso visitare l’isola. Dovremmo chiedere al governo cubano di fissare delle date specifiche per la visita di Manfred Nowak, relatore speciale delle Nazioni Unite per le torture, che intendiamo incontrare a Ginevra la prossima settimana.

Essendo uno di quelli che in quest’Assemblea si sono sempre opposti all’embargo statunitense sul commercio inflitto nel 1962, ho accolto con favore il fatto che sotto il presidente Obama siano state approvate misure per consentire agli americani cubani di viaggiare più liberamente oltre che di inviare più soldi alle loro famiglie. Sono stato lieto della revisione del 2008 della nostra posizione comune europea, volta a instaurare un dialogo politico tra Cuba e l’UE e a ripristinare la cooperazione comunitaria per lo sviluppo, e mi fa piacere che di recente la BBC abbia ottenuto la libertà di accesso a Cuba. Voglio tuttavia esprimere la mia delusione di fronte al fatto che in seno al Consiglio per i diritti umani dell’ONU Cuba non abbia dato il proprio assenso alle raccomandazioni di ratificare le due convenzioni chiave per i diritti umani – l’ICCPR e l’ICESCR – e di autorizzare un’ispezione indipendente delle carceri.

Questo pomeriggio voglio ribadire alla Commissione e alla presidenza – e a tutti noi che andiamo in visita a Cuba – di manifestare con risolutezza la propria intenzione di incontrare i rappresentanti della società civile cubana. Il vice-assistente del segretario di Stato americano, Bisa Williams, ha potuto effettuare una visita senza restrizioni lo scorso anno, e noi – chiunque di noi vada a Cuba – dovremmo insistere per poter fare lo stesso.

 
  
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  Louis Michel (ALDE).(FR) Signora Presidente, signor Commissario, signor ministro, la morte di Orlando Zapata Tamayo è la dimostrazione tragica della disperazione a cui può portare la carenza o l’assenza di libertà.

Come ha dichiarato il signor ministro, è evidente che ciò non sarebbe dovuto accadere. Dobbiamo denunciare la detenzione dei prigionieri di coscienza ed esigerne la liberazione. Non possiamo appoggiare l’arbitrarietà di un potere che si rifiuta ostinatamente di accettare l’esercizio delle libertà più fondamentali, ma è mia convinzione che non ci si possa privare delle virtù e delle prospettive offerte da un dialogo politico che, ora più che mai, rappresenta l’espressione più tangibile dei nostri valori europei.

I rapporti tra Cuba e l’Unione europea sono complessi ormai da molto tempo, e spesso si basano su un’assenza di consapevolezza e comprensione, che ha portato a gravi tensioni e che pregiudica regolarmente i progressi e le prospettive del dialogo politico. Sappiamo tutti che oggi Cuba si trova a una svolta della sua storia. Sono più che mai convinto che sbaglieremmo a non preservare i vantaggi e i progressi, per quanto modesti, di un dialogo sostenuto da legami storici, culturali e linguistici molto particolari.

L’Unione europea è indubbiamente l’unica potenza politica capace di convincere i cubai che l’isolamento in cui si stanno autoconfinando è suicida e non può che condurli a un destino tragico, prima o poi. Non possiamo sottrarci alla responsabilità che ci spetta di proseguire il dialogo senza tacere nessuna delle questioni più complesse, ma anche senza applicare – come credo accada anche troppo spesso – due pesi e due misure.

 
  
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  Marek Henryk Migalski (ECR).(PL) La libertà trionferà a Cuba. Ci sarà la democrazia e un’economia di libero mercato.

L’Unione europea non può essere d’aiuto nel rovesciare il regime e, suppongo, non desidera nemmeno farlo, ma dovrebbe volere ed essere in grado di aiutare i cubani dopo che il sistema sarà cambiato. Le esperienze di paesi quali la Polonia, la Repubblica ceca, la Slovacchia e l’Ungheria mostrano che si può fare e ci si può riuscire. La nostra esperienza può risultare utile: dopo la deposizione di Castro, l’Unione europea dovrebbe mettere a disposizione la propria esperienza e le proprie risorse, affinché Cuba non si trovi mai nella situazione descritta dal commentatore polacco Marek Magierowski, in cui in futuro i discendenti di Orlando Zapata, il cui nome abbiamo sentito citare spesso in quest’Aula, servano il rum ai discendenti di Castro sui viali e il lungomare dell’Avana.

 
  
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  Jiří Maštálka (GUE/NGL). (CS) Di professione originariamente faccio il medico, e so quanto sia difficile salvare una vita. Deploro sinceramente lo spreco delle vite umane e mi unisco al vostro dolore per la morte di Orlando Zapata. Ho esaminato attentamente tutte le risoluzioni proposte dai gruppi politici. Temo di dover ripetere quello che ho affermato di recente quando discutevamo la relazione sulla situazione dei diritti umani nelle repubbliche dell’Asia centrale. Allora dissi che stavamo commettendo un errore nel volerci ergere a mentori senza avere nulla di positivo da comunicare e senza mostrare alcun rispetto per le tradizioni storiche e culturali specifiche di questi paesi, e nemmeno per i risultati positivi conseguiti da tali paesi. Lo stesso vale per Cuba. Sono fermamente convinto che l’unico modo per migliorare la situazione a Cuba sia mediante un dialogo tra pari, che i funzionari cubani possano accettare. In questo modo possiamo anche contribuire a migliorare i diritti sociali ed economici a Cuba. Non dobbiamo dimenticare che Cuba, malgrado la situazione economica difficile, è sempre in prima fila quando si tratta di erogare aiuti per gli altri, ad esempio in occasione del disastro di Haiti. E’ vero che chi è veloce a condannare ama condannare. Non dovremmo sicuramente imboccare questa strada.

 
  
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  Mario Mauro (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo senza retorica di poter affermare che oggi, ma soprattutto domani quando voteremo, scriveremo una pagina degna nella storia di questo Parlamento. La scriviamo perché per una volta, mettendo da parte i pregiudizi reciproci dell'appartenenza ai diversi schieramenti, arriviamo a inchinarci di fronte al mistero supremo della morte di un uomo e ad ammettere ciò che è verità.

Che cosa infatti scriviamo dentro a questa risoluzione? Scriviamo cose che possono apparire elementari e scontate ma che sono invece rilevantissime. Scriviamo che a Cuba non c'è la libertà; scriviamo che a Cuba non c'è la libertà; scriviamo che la vita è la vita e che non bisogna uccidere. Può apparire quasi scontato ma ci abbiamo messo molti anni per vincere il pregiudizio reciproco e arrivare a riconoscere un dato che non offende la fede politica di ognuno di noi ma che semplicemente ci porta a riconoscere quell'elemento basilare di verità sulla quale solo si può fondare il dialogo.

Noi, infatti, non ci dobbiamo sottrarre al dialogo con Cuba ma dobbiamo bensì pretendere che un dialogo vero parta dalla verità e cioè dal mancato riconoscimento della persona come centro della realtà. Più che strette di mano e simpatia, occorrono misure adeguate, che facciano perdere al governo castrista ogni speranza di ottenere compromessi per i quali ancora una volta emerga che la partita dei diritti umani sia una questione irrilevante o quantomeno secondaria.

Il Parlamento ha accolto – e ha fatto bene – questa occasione. Non l'ha accolta l'alto rappresentante, alla quale torno a ricordare, oggi come questa mattina, che Cuba libre non è il nome di un cocktail: è il grido che ci portiamo nel cuore, perché vogliamo la democrazia e vogliamo la libertà a Cuba.

 
  
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  María Muñiz De Urquiza (S&D).(ES) Signora Presidente, i deputati spagnoli del gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo deplorano profondamente la morte di Orlando Zapata e la situazione in cui si trovano i prigionieri di coscienza, e ne chiediamo fermamente il rilascio.

La morte di Orlando Zapata è un evento deplorevole, ma potrebbe anche essere un incentivo per smetterla di parlare di diritti umani a Cuba e cominciare ad agire su questo fronte con le autorità cubane, per promuovere tali diritti a Cuba. A tal fine, dobbiamo iniziare a pensare a modificare la posizione comune, che ci impedisce di intrattenere qualsiasi dialogo con le autorità cubane, che hanno la possibilità di cambiare la situazione dei diritti umani sull’isola.

La posizione comune – che, tra parentesi, non è poi così comune, visto che una fetta consistente di paesi membri dell’Unione europea intrattiene rapporti bilaterali con Cuba – è un ostacolo che impedisce qualsiasi dialogo politico. E’ un impedimento all’attuazione da parte dell’Unione europea dei principi che animano i suoi interventi esterni, tra cui figurano la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo.

La posizione comune è uno strumento obsoleto e datato adottato il secolo scorso da 15 Stati membri dell’Unione europea. Adesso gli Stati membri sono 27. La situazione mondiale è cambiata. Gli Stati Uniti stanno dialogando con Cuba su questioni delicate quali l’immigrazione. L’Organizzazione degli Stati americani ha ammesso Cuba, sulla base del dialogo e nel contesto del rispetto dei principi a cui si ispira l’organizzazione.

In questi tempi nuovi per l’Unione europea, ci occorre uno strumento negoziato bilateralmente che ci consenta di svolgere con efficacia ciò che l’Unione europea svolge con efficacia, vale a dire promuovere la democrazia e i diritti umani. E’ inconsueto per l’Unione europea sospendere il dialogo con Cuba, visto che nelle relazioni esterne ha negoziato e sta attuando accordi con paesi che non rispettano gli standard minimi di diritti civili e politici, e ovviamente nemmeno sociali, cosa che invece Cuba fa.

Solamente il dialogo e i meccanismo della cooperazione e del compromesso mediante un trattato internazionale consentiranno all’Unione europea di avanzare pretese nei confronti di Cuba, e chi rifiuta il dialogo si frappone alla ricerca di una via d’uscita dignitosa da parte di coloro che sostengono di difendere.

Per contro, la politica estera del governo spagnolo costituisce un buon esempio, in quanto tramite il dialogo costruttivo ed esigente ha ottenuto il rilascio di un numero cospicuo di prigionieri di coscienza.

Citando Don Chisciotte, chi si castiga con i fatti non deve essere punito con le parole. Smetteremo pertanto di parlare e inizieremo a lavorare per i diritti umani a Cuba, in cooperazione con le autorità cubane, che è quello di cui hanno bisogno i prigionieri di coscienza, più che delle condanne di quest’Assemblea.

 
  
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  Ramon Tremosa i Balcells (ALDE).(ES) Signora Presidente, onorevoli colleghi, nelle retate della primavera nera del 2003 a Cuba, sono stati incarcerati 75 dissidenti, accusati di essere spie degli Stati Uniti. Orlando Zapata venne arrestato nello stesso periodo per oltraggio, disordine pubblico e insubordinazione.

Le mogli dei 75 dissidenti hanno costituito il gruppo delle “Signore in bianco”, che nel 2005 è stato insignito dal Parlamento del premio Sakharov per la libertà di pensiero. Tra parentesi, vorrei precisare che il regime Castro non ha concesso alle “Signore in bianco” il visto per venire qui al Parlamento a ritirare il premio.

La commissione cubana per i diritti umani riconosce che in questo paese vi sono circa 200 prigionieri politici, 22 dei quali sono giornalisti. Cuba occupa il terzo posto nella triste classifica mondiale dei giornalisti incarcerati, dopo l’Iran (52) e la Cina (24).

Orlando Zapata, di 42 anni, era stato dichiarato prigioniero di coscienza da Amnesty International. Aveva iniziato uno sciopero della fame il 3 dicembre 2009 a causa delle percosse che aveva sistematicamente ricevuto e di altri maltrattamenti, ed è spirato il 23 febbraio, 85 giorni dopo aver iniziato lo sciopero della fame.

Il Parlamento dovrebbe esprimere il proprio sostegno alla famiglia e agli amici di Orlando Zapata e manifestare la propria profonda preoccupazione per lo stato in cui versano i diritti umani a Cuba. Quest’Assemblea dovrebbe trasmettere un messaggio chiaro al regime di Castro, soprattutto nel contesto della presidenza spagnola. Quest’ultima, tra parentesi, dovrebbe essere molto più attiva nella difesa dei diritti fondamentali a Cuba.

Infine, onorevoli colleghi, vorrei cogliere quest’occasione per richiedere l’immediato rilascio di tutti i prigionieri politici detenuti a Cuba.

 
  
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  Francisco José Millán Mon (PPE).(ES) Signora Presidente, la democrazia e la difesa dei diritti umani occupano un posto importante tra i principi e gli obiettivi dell’Unione per gli interventi esterni – mi riferisco all’articolo 21 del trattato che istituisce l’Unione europea. Tale articolo si applica anche ai rapporti con Cuba e il popolo cubano, che ci sta molto a cuore.

Purtroppo, negli ultimi cinque anni le azioni del Consiglio sembrano essere state essenzialmente dominate dal desiderio di correggere la linea adottata negli anni precedenti, e soprattutto nel 2003, quando abbiamo assistito a un’ondata repressiva particolarmente dura a Cuba. Nel 2005 il Consiglio ha sospeso le misure del 2003.

A questo sono seguite visite sull’isola da parte di ministri degli Esteri e commissari. Nel giugno 2008 sono state abolite le misure del 2003 ed è stato istituito un dialogo politico globale – come ci ha ricordato l’onorevole López Garrido – e incontri periodici di alto livello. Un capo di Stato di uno Stato membro si è persino recato in visita all’Avana recentemente. Purtroppo, i leader politici europei che si sono recati a Cuba non hanno avuto tempo di incontrare i rappresentanti dei dissidenti, che si sono pertanto sentiti messi da parte.

Per tutto questo periodo la repressione a Cuba non si è arrestata. Non si sono verificati cambiamenti né riforme. Ciononostante, il dialogo politico è stato mantenuto. Ora siamo tutti scossi per la morte crudele del prigioniero politico Orlando Zapata.

Come è risaputo, onorevoli colleghi, alcuni governi, tra cui quello spagnolo, hanno ribadito più volte di voler abolire la posizione comune, che contiene assunti molto logici: sostegno per la transizione democratica, in pratica lo stesso che esigono i principi e gli obiettivi dell’articolo 21 del trattato.

Voglio concludere menzionando due punti. La posizione comune non ha ostacolato il dialogo. E’ ovvio. Per di più, è stata riconfermata di recente dai 27 ministri, nel giugno 2009. In secondo luogo, la nostra priorità non deve essere modificare la posizione comune: ci mancherebbe! La nostra priorità adesso deve essere esigere la liberazione immediata, completa e incondizionata di tutti i prigionieri politici.

Guardo a Cuba e all’America Latina con gli occhi dell’occidentale, e i simboli che identificano l’occidente sono la dignità degli esseri umani e il rispetto per i loro diritti fondamentali. Un’ultima riflessione: vorrei rammentare al Consiglio che, nelle sue conclusioni del giugno 2009, dichiarava che il futuro del dialogo politico con le autorità cubane dipendeva dai progressi compiuti in particolare sul fronte dei diritti umani. Qualcuno può forse affermare oggi che sono stati compiuti dei progressi? Qualcuno lo può veramente sostenere?

 
  
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  Antonio Masip Hidalgo (S&D).(ES) “La storia mi assolverà” è stata la famosa affermazione di un giovane avvocato che faceva vibrare i cuori del suo popolo. La storia lo assolve dalla ribellione contro la tirannia e poi contro l’embargo degli Stati Uniti.

Tuttavia, è con la stessa sentenza enfatica che il Parlamento, che rappresenta lo spazio di libertà e democrazia più grande del mondo, condanna la dittatura subita dal popolo cubano, la violazione dei diritti umani perpetrata sull’isola, la crudeltà verso i prigionieri politici e il disprezzo per i connazionali in esilio. Il giudizio della storia è chiaro.

Mediante questa risoluzione, i deputati di ogni ideologia si affiancano al popolo cubano nella sua lotta. Dobbiamo fare il possibile per impedire la repressione brutale che lo affligge, tra cui abolire la nostra paralizzante posizione comune.

Rendo omaggio al poeta Raúl Rivero per gli ultimi versi composti nella sua città, L’Avana, che dicono che affetto, vuoto, soffocamento o amarezza non vengono tassate. Le rovine della patria sono al sicuro. Non preoccupatevi, compagni. Adesso ce ne andremo.

 
  
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  Fiorello Provera (EFD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta le scelte e i comportamenti del regime comunista cubano pongono il nostro Parlamento dinanzi a un dilemma: è possibile continuare a dialogare con questo regime? Da anni ormai il Parlamento europeo chiede alle autorità cubane riforme democratiche per permettere il rispetto dei diritti umani. Ma il passaggio di potere tra Fidel Castro e il fratello Raúl non ha portato né a riforme democratiche, né al rilascio dei prigionieri politici.

La morte in prigione di Orlando Zapata, dopo 85 giorni di sciopero della fame, dimostra la natura ideologica e oppressiva del regime. In dieci anni l'Unione europea ha finanziato misure di assistenza a Cuba per 145 milioni di euro: i risultati non mi sembrano esaltanti. In realtà, questo finanziamento ha contribuito a perpetuare una tirannia. Se vogliamo essere credibili dobbiamo pretendere che le relazioni con L'Avana, inclusi gli aiuti allo sviluppo, siano vincolati a miglioramenti concreti e verificabili della situazione dei diritti umani per tutti i cittadini cubani, a partire dal rilascio immediato dei prigionieri politici e di coscienza.

Non si tratta di lanciare un ultimatum ma di pretendere un cambiamento da parte di uno dei regimi più oppressivi del pianeta, epigone di un'ideologia sconfitta dalla storia e in via di estinzione.

 
  
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  Michael Gahler (PPE).(DE) Signora Presidente, dovremmo fare un’offerta concreta al popolo cubano e anche al regime dell’isola: al posto dello status quo politico, finanzieremo una transizione alla democrazia a Cuba. Il primo passo deve essere la scarcerazione di tutti i prigionieri politici. Parallelamente, gli Stati Uniti dovrebbero porre fine alle sanzioni, che hanno contribuito a cementare il regime invece che a rovesciarlo. Il passo successivo dovrebbe essere una tavola rotonda composta da rappresentanti del regime e del movimento per i diritti civili con sede a Cuba, al fine di redigere un calendario di transizione alla democrazia e di elezioni democratiche.

Tra parentesi, l’Europa centrale dimostra che c’è ancora un futuro per l’ex partito di Stato – persino per quel partito, c’è ancora vita dopo la morte del vecchio sistema. Noi, come UE e Stati membri, dovremmo appoggiare tale processo analogamente a come abbiamo fatto in Europa centrale. In tal modo aiuteremmo il popolo cubano, stabilizzeremmo la regione e prepareremmo inoltre il terreno a un nuovo tipo di rapporti con gli USA, che non rappresenterebbero una ripetizione del periodo precedente all’era castrista.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL).(PT) Signora Presidente, indipendentemente dalle ragioni per cui è avvenuta, la morte di Orlando Zapata Tamayo è deplorevole; è increscioso che abbia portato le sue rimostranze all’estremo. Non possiamo tuttavia permettere alcuna intensificazione o campagne politiche e ideologiche inaccettabili contro Cuba e il suo popolo che sfruttino tale circostanza triste e deplorevole come pretesto.

Indipendentemente dal punto di vista di chiunque rispetto alle scelte del popolo cubano, è necessario rispettare tali scelte e il diritto sovrano di decidere del proprio destino e dell’assetto politico del proprio Stato.

Per tali ragioni, condanniamo qualsivoglia forma di intervento o attacco, compreso il blocco criminale che ha soggiogato Cuba per quasi mezzo secolo.

Per questi motivi, riteniamo inoltre che la posizione logica dell’Unione europea e la strada da seguire debbano essere una normalizzazione completa dei rapporti con Cuba mediante l’abolizione della posizione comune contro Cuba, che rappresenta una forma inaccettabile di discriminazione esercitata contro Cuba e il suo popolo.

Non accettiamo in particolare l’ipocrisia sconfinata che anima molti eurodeputati e denunciamo con forza la politica dei due pesi e delle due misure dell’Unione europea.

 
  
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  Antonio López-Istúriz White (PPE).(ES) Signora Presidente, rivolgo le mie parole alla madre di Orlando Zapata e ai suoi compagni di sofferenza nella lotta per la libertà a Cuba: non sono da soli.

Oggi, grazie a questa risoluzione – per la quale, nella mia veste di segretario generale del mio partito, vorrei ringraziare gli autori, e in particolare tutti coloro che l’hanno sottoscritta – il Parlamento fa sentire la propria voce contro questa dittatura isolata e decrepita. Oggi stiamo firmando l’inizio della sentenza di morte internazionale del regime.

Basandomi sulla maggior parte degli interventi a cui ho assistito, sono convinto che siamo tutti uniti nella condanna ferma e chiara della morte di suo figlio. Molti di noi, tuttavia, si spingono anche oltre quest’affermazione: stia certa che resteremo vigili per assicurare il rilascio incondizionato di tutti i prigionieri politici dell’isola.

Vigileremo inoltre sulla situazione delle violazioni dei diritti umani a Cuba. Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) si batterà per mantenere la posizione comune dell’Unione europea e, stando a quando ho sentito, sono certo che molti altri faranno lo stesso.

Non lanceremo segnali equivoci, bensì una guida chiara per realizzare il nostro sogno di vedere uno Stato di Cuba democratico. Il sacrificio supremo compiuto da Orlando ha suscitato una reazione nelle coscienze del mondo intero. Accertiamoci che il sacrificio silenzioso di migliaia di cubani possa essere celebrato a breve in uno Stato cubano libero.

 
  
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  Gesine Meissner (ALDE).(DE) Signora Presidente, per noi è relativamente facile parlare quando le violazioni dei diritti umani avvengono altrove e ci sono anche persone che perdono la vita a causa delle loro idee. E’ importante sollevare questo punto. Orlando Zapata ha veramente perso la vita a causa dello sciopero della fame, e ora vi sono anche altri prigionieri che sono stati incoraggiati a intraprendere tale strada.

Dobbiamo pertanto riflettere attentamente su come possiamo andare avanti in maniera mirata. Alcuni hanno affermato che non dovremmo assolutamente parlare con Cuba perché il regime che vige sull’isola è per noi inaccettabile. Altri – e non ritengo che questa posizione sia affatto difendibile, onorevole Ferreira – hanno espresso l’opinione secondo cui qui regnerebbe l’ipocrisia e al popolo cubano dovrebbe essere lasciata la libertà di compiere le proprie scelte politiche. A mio parere, la libertà di compiere scelte politiche cessa di esistere dinanzi alla violazione dei diritti umani e alla morte dei cittadini. In tali circostanze noi, come Parlamento europeo, dobbiamo fare qualcosa.

Alla luce di ciò, è soltanto giusto che le proposte specifiche che sono state presentante – compresi alcuni suggerimenti nuovi proposti dall’onorevole Gahler – vengano discusse nei dettagli e che noi valutiamo cosa sia possibile fare per intervenire contro le violazioni dei diritti umani in tutto il mondo, e per aiutare i popoli del mondo.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signora Presidente, mentre oggi discutiamo dei nostri rapporti con Cuba all’ombra della fine tragica di Orlando Zapata, dobbiamo riconoscere che la visione che abbiamo di Cuba risale effettivamente a un periodo in cui i nostri pensieri erano caratterizzati dalla dicotomia amico-nemico. Da una parte c’erano i cubani cattivi, sudditi dell’Unione Sovietica e intenti a perseguire la rivoluzione internazionale, e dall’altra c’erano i cubani buoni, che salvavano i paese dalla morsa dei baroni dello zucchero, dalla mafia, dalla CIA e dall’imperialismo statunitense. Da un lato c’erano i cubani malvagi, gli oppressori comunisti del popolo, e dall’altro c’erano coloro che fornivano alla popolazione un’istruzione, assistenza medica e una via d’uscita dalla fame. Oggi, se la morte di Orlando Zapata deve avere un senso – sempre che la morte un senso ce l’abbia – dovremmo per lo meno prendere molto seriamente il suo lascito. Tale morte non può essere avvenuta invano.

In aggiunta a ciò, l’UE deve imboccare strade chiare, vie politiche dedicate, e non deve permettere la nostra sottomissione al giogo statunitense; dobbiamo essere liberi dai vecchi intralci ideologici, promuovere condizioni di parità nel dialogo politico e premere per ottenere miglioramenti chiari della situazione dei diritti umani, per poter quanto prima parlare di uno Stato di Cuba libero e per permettere ai cittadini dell’isola di vivere nella democrazia.

 
  
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  Alf Svensson (PPE).(SV) Signora Presidente, l’embargo commerciale statunitense vige da quasi 50 anni. Tale situazione si è tradotta in povertà e oppressione per il popolo cubano, come hanno sottolineato diversi oratori.

Molti di voi conosceranno la relazione prodotta da Human Rights Watch nel novembre 2009, intitolata “New Castro, Same Cuba” (Un Castro nuovo, la stessa Cuba), che proponeva l’abolizione dell’embargo e la concessione ai dittatori cubani di sei mesi in cui scarcerare i prigionieri politici. Se non l’avessero fatto, sarebbe stato introdotto un embargo più intelligente, del tipo utilizzato recentemente in alcune occasioni che prevede il congelamento dei beni e degli investimenti esteri e l’entrata in vigore di un divieto sui viaggi. Gli Stati democratici più importanti e l’UE dovrebbero naturalmente appoggiare tale iniziativa. Sarebbe interessante sapere cosa pensa il presidente in carica del Consiglio della proposta di Human Rights Watch.

 
  
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  Anna Záborská (PPE). (SK) L’impegno contro le violazioni dei diritti umani deve essere una priorità per l’Unione europea, in qualsiasi circostanza.

Orlando Zapata, un prigioniero politico cubano, è deceduto in seguito a uno sciopero della fame. Un altro prigioniero cubano ha iniziato lo sciopero della fame come protesta a nome di 25 detenuti che si trovano in condizioni di salute molto gravi e la cui vita è in pericolo. Non è una soluzione fare quello che aveva suggerito il governo spagnolo, che aveva offerto asilo ai prigionieri autori dello sciopero della fame. Mi pongo delle domande sul governo spagnolo, che in questo periodo detiene la presidenza dell’Unione europea, in quanto la sua proposta non tiene conto della situazione. Il rilascio immediato dei prigionieri politici è piuttosto difficile. Chiedo pertanto al commissario Piebalgs di indurre la Commissione europea ad avviare dei negoziati col governo cubano per consentire alla Croce rossa internazionale di visitare i prigionieri politici cubani, in modo da ottenere una valutazione obiettiva delle loro condizioni e contribuire al proseguimento dei negoziati. La Croce rossa è stata autorizzata ad agire in tal senso nella prigione di Guantánamo.

 
  
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  Angelika Werthmann (NI).(DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, anch’io chiedo il rispetto dei diritti umani in Europa e in altre parti del mondo. La morte di Orlando Zapata è una richiesta d’aiuto da una persona che ha richiamato l’attenzione in modo molto tragico su quella che – almeno per lui – era una situazione totalmente insostenibile. Vorrei che noi, come europei, adottassimo una posizione chiara a favore del rispetto dei diritti umani sanciti nella Carta dell’ONU, indipendentemente dalla situazione politica.

 
  
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  Diego López Garrido, presidente in carica del Consiglio.(ES) Signora Presidente, ritengo che la discussione che si è svolta sulla questione della situazione dei prigionieri di coscienza a Cuba, scatenata dalla morte di uno di loro, Orlando Zapata, evidenzia un grado di consenso elevato tra gli onorevoli deputati e i gruppi politici. Sono certo che ciò troverà conferma anche domani in occasione della votazione che si svolgerà sulle risoluzioni emerse dalla discussione, che sono sostanzialmente in linea con la posizione del Consiglio, della Commissione e di tutte le istituzioni dell’Unione europea. Ciò rafforza senza ombra di dubbio l’Unione europea nel suo dialogo essenziale con Cuba e nell’obiettivo di registrare progressi e migliorare il destino del popolo cubano.

Possiamo convenire sul fatto che occorre far sentire immediatamente la propria voce ovunque si assista a una violazione dei diritti umani. Credo che in questo caso sia stato messo in luce un principio fondamentale, che andrebbe sempre misurato in base ai medesimi parametri.

L’Unione europea deve farsi avanti non appena si produce una violazione dei diritti umani, perché fa parte della sua personalità innata. In questo caso lo stiamo facendo per Cuba, affermando ed esigendo che vengano rilasciati tutti i prigionieri di coscienza ancora presenti sull’isola e pretendendo il rispetto dei diritti umani.

Tuttavia, non è tutto: dobbiamo lavorare in maniera efficace ed essere efficaci, conseguire risultati che migliorino il benessere e le condizioni di vita dei prigionieri di coscienza e renderne persino possibile il rilascio.

In alcuni casi il risultato è stato conseguito, e in altri casi sono stati registrati progressi. E questo accade perché, tra le altre cose, vi è un elemento fondamentale della politica comunitaria nei confronti di Cuba, valer a dire il dialogo politico. Tale dialogo è stato ripreso di recente – uno sviluppo positivo, a mio parere – e, ponendo fine alle sanzioni che facevano parte della posizione dell’Unione europea, che erano del tutto insensate, e riprendendo il dialogo politico è stato possibile ottenere un risultato che non si otteneva dal 2003: parlare alle autorità cubane dei prigionieri di coscienza.

Naturalmente, la valutazione citata da alcuni di voi, la valutazione dei risultati di tale dialogo, dovrà essere effettuata periodicamente, e una valutazione del processo dovrà essere svolta già quest’anno. Molti di voi – mi riferisco ad esempio agli interventi degli onorevoli Mauro, Yáñez-Barnuevo o Michel – hanno sottolineato l’importanza di tale dialogo, di tale cooperazione, e dell’autorità morale di cui dispone l’Unione europea per parlare con Cuba e conseguire progressi, che è l’obiettivo ultimo.

Accogliamo pertanto con favore l’accordo di maggioranza dell’Assemblea concernente la situazione dei diritti umani a Cuba, che ritengo possa essere riassunto in un messaggio: benché continuiamo a esser aperti al dialogo con Cuba, l’Unione europea continuerà a pretendere che vengano rilasciati tutti i prigionieri politici e che vengano rispettati i diritti civili e politici dei cittadini cubani.

 
  
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  Andris Piebalgs, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, ritengo che questa discussione abbia confermato ancora una volta che, in merito alle questioni dei diritti umani e della democrazia, il Parlamento è un esempio illuminante.

Nemmeno la Commissione tollererà mai la violazione dei diritti umani e della democrazia. Ritengo pertanto che continuerà ad essere un pilastro della nostra politica, non solo per la sua forza, bensì anche perché riteniamo che se si hanno opinioni forti, sia necessario renderle pubbliche.

Inoltre, come saprete, la nostra base per il lavoro con Cuba consisterà nel portare avanti la posizione comune del 1996. E’ questo il punto di partenza, ed è molto chiaro che dovrebbero intervenire cambiamenti radicali nella situazione cubana dei diritti umani.

Al contempo, anche i dialoghi costruttivi avviati nel 2008 stanno producendo segnali positivi. Non dico che abbiamo realizzato svolte importanti, ma su molte questioni si sono registrati dei progressi.

Ritengo che sia questa la strada da seguire. E dovremmo anche continuare a incontrare la società civile. La Commissione seguirà la conclusione del Consiglio secondo cui, nelle occasioni appropriate, le visite di alto livello dovranno comprendere anche incontri con l’opposizione democratica, e ci adopereremo attivamente affinché ciò avvenga.

 
  
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  Presidente. – Comunico di aver ricevuto sette proposte di risoluzione ai sensi dell’articolo 110, paragrafo 2, del regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Krzysztof Lisek (PPE), per iscritto. (PL) Orlando Zapata Tamayo, arrestato nel 2003 con un gruppo di altri 75 dissidenti durante un giro di vite delle autorità ai danni dei gruppi dell’opposizione, è deceduto in un carcere cubano in seguito a uno sciopero della fame di due mesi. Auspico che la fine tragica di uno dei prigionieri politici più noti di Cuba abbia ricordato a tutti che la questione dei diritti umani a Cuba è tutt’altro che risolta.

Convengo pienamente con le richieste del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) e di molte organizzazioni per i diritti umani secondo cui i governi degli Stati europei dovrebbero mettere sotto pressione le autorità cubane per ottenere il rilascio incondizionato dei prigionieri politici, con la minaccia di bloccare ogni tentativo di miglioramento dei rapporti UE-Cuba. Sono del parere che l’abolizione totale delle sanzioni contro Cuba da parte dell’Unione europea, senza negoziare l’effettivo rilascio di tutti i prigionieri politici, fosse prematura. Al contempo, mi preme sottolineare che i cittadini cubani non dovrebbero pagare per gli errori commessi da chi prende tali decisioni. E’ giunto il momento che il paese intraprenda passi specifici verso la democratizzazione, la costruzione di una società civile e il rispetto dei diritti umani, in particolare la libertà di parola e di associazione.

Vorrei richiamare alla memoria le parole dell’ex primo ministro spagnolo José María Aznar, che ha affermato che è inaccettabile che, durante le loro visite a Cuba, i politici europei si rifiutino di incontrare i rappresentanti dell’opposizione. Dobbiamo trovare il modo di sostenere lo sviluppo di un sistema democratico a Cuba, e trasmettere alla nazione cubana i valori universali associati alla costruzione della democrazia e di una società democratica.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE), per iscritto.(EN) La morte prematura di Orlando Zapata Tamayo, dopo sette anni di prigionia illegale contro la quale gli era rimasto un unico mezzo di protesta, deve essere considerata responsabilità del regime repressivo cubano. E’ nostra responsabilità tenere a mente le parole della madre di Orlando Zapata: “Vi auguro di non passare quello che ha vissuto mio figlio”. Negli ultimi quattro anni di governo di Raúl Castro, le aspettative di una umanizzazione della dittatura comunista cubana sono state evidentemente deluse. Le persone continuano a rischiare la vita quando esprimono un’opinione. Si contano ancora circa 200 prigionieri politici sull’isola. Sia gli USA sia gli Stati membri dell’UE hanno condannato la morte di Orlando Zapata, eppure tale rimostranza non è stata sufficientemente energica o tempestiva. In casi come questo non si può esitare a reagire, come ha fatto la presidenza spagnola. La morale del caso Zapata è che non si può ignorare la dura realtà della dittatura cubana. La nostra politica nei confronti di Cuba deve restare condizionata a cambiamenti autentici. L’UE deve schierarsi dalla parte del popolo cubano invece che coltivare la speranza di potersi fidare degli assassini di Orlando Zapata.

 
  
 

(La seduta, sospesa alle 17.25, riprende alle 18.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. WALLIS
Vicepresidente

 
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