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Procedura : 2009/2215(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0133/2010

Testi presentati :

A7-0133/2010

Discussioni :

PV 20/05/2010 - 3
CRE 20/05/2010 - 3

Votazioni :

PV 20/05/2010 - 7.7
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P7_TA(2010)0192

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 20 maggio 2010 - Strasburgo Edizione GU

3. Unione per il Mediterraneo (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione, (A7-0133/2010), presentata dall’onorevole Peillon, a nome della commissione per gli affari esteri, sull’Unione per il Mediterraneo [2009/2215(INI)]. Passo adesso la parola al relatore per quattro minuti.

 
  
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  Vincent Peillon, relatore.(FR) Signor Presidente desidero innanzi tutto esprimere i miei più sentiti ringraziamenti a tutti i colleghi che hanno collaborato alla stesura di questa relazione, che rappresenta il frutto di un lavoro realmente collettivo. Abbiamo conquistato 28 compromessi, che non hanno indebolito ma piuttosto arricchito il taglio strategico che desideravamo impartire a questa relazione, al nostro impegno per il Mediterraneo. Vorrei dunque estendere i miei più sentiti ringraziamenti all’onorevole Giannakou, del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), all’onorevole Vajgl, del gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa, all’onorevole Flautre e ai relatori per parere della commissione per il commercio internazionale, l’onorevole De Sarnez e della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, l’onorevole Tzavela.

Per noi era importante far comprendere che sono in gioco dei temi strategici per l’Europa. Non si tratta solo di pensare che il Sud ha bisogno di noi, siamo anche noi, di fatto, ad avere bisogno del Sud, specialmente in un periodo di crisi come quello attuale. Se vogliamo avere un progetto che si estenda sul lungo periodo, se desideriamo una crescita sostenibile in un mondo multipolare, allora abbiamo anche bisogno del Sud.

In questo contesto, l’Europa deve impegnarsi per rendere l’Unione per il Mediterraneo (UpM) un’area di pace, sicurezza e prosperità per i suoi 800 milioni di abitanti e deve considerare questo impegno al pari di una priorità di lungo termine. Ci siamo riuniti grazie alla nostra volontà comune, consapevoli che le sfide di natura economica, demografica e geopolitica che ci troviamo ad affrontare, al pari di quelle sociali e culturali, presuppongono la capacità di collaborare con l’altra sponda del Mediterraneo. Per noi sono in gioco anche questioni legate alla cultura e alla civilizzazione.

Noi lo sappiamo, il Parlamento ha lavorato consapevole delle difficoltà legate alla creazione dell’Unione per il Mediterraneo per due anni. Non abbiamo evitato di affrontare la questione dei conflitti che si svolgono al Sud, ma volevamo affermare con decisione che proprio l’approccio dell’Unione per il Mediterraneo – caratterizzato da progetti specifici, eguaglianza tra il Nord ed il Sud all’interno degli organismi decisionali e la possibilità, ad esempio, di condurre gli israeliani ed i palestinesi al tavolo delle negoziazioni – costituisce il metodo giusto per contribuire alla risoluzione di questi conflitti e che, oltretutto, non si dovrebbe chiedere all’Unione per il Mediterraneo di perseguire tutti gli obiettivi contemporaneamente, quanto piuttosto di concentrarsi su queste attività specifiche.

Con questo progetto – e mi auguro che il secondo Vertice dei capi di Stato e di governo si tenga a Barcellona il 7 giugno – noi, il Parlamento europeo, volevamo mandare un messaggio forte ai capi di Stato e di governo, per dire loro che è necessario che si impegnino affinché questo Vertice sia un successo. In questo contesto, abbiamo messo in luce gli approcci che, a nostro giudizio, è necessario intraprendere oggi. Innanzi tutto, dobbiamo rimuovere alcuni ostacoli, compresi, ovviamente, quelli economici e finanziari.

Ecco perché il Parlamento europeo si augura che l’Unione europea si assumerà un impegno finanziario commisurato alla posta in gioco: inizialmente ci si regolerà su quanto rimane delle prospettive finanziarie 2007-2013 ma ci aspettiamo che poi, nelle prospettive finanziarie 2014-2020, l’impegno dell’Unione venga considerevolmente accresciuto al fine di portare a termine i sei grandi progetti in corso. E’ necessario migliorare l’ambiente economico e giuridico, nonché l’integrazione regionale Sud-Sud. Oltre a rinnovate condizioni economiche, abbiamo anche bisogno di nuove condizioni politiche, ed è per questo che abbiamo posto l’accento sull’integrazione culturale, l’istruzione, i progetti culturali e sui diritti degli uomini e delle donne.

Infine, l’Europa, durante questa crisi, deve guardare in lungo e in largo. Non dobbiamo sacrificare il lungo termine a vantaggio del breve termine. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. L’Europa ha bisogno del Sud.

 
  
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  Štefan Füle, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, è per me un piacere potervi parlare oggi dell’Unione per il Mediterraneo e della relazione preparata dall’onorevole Peillon. Questo prezioso contributo del Parlamento europeo giunge proprio al momento giusto, dal momento che descrive alcune delle principali sfide che l’Unione per il Mediterraneo dovrà affrontare nei prossimi mesi – e oltretutto, onorevole Peillon, sono perfettamente d’accordo con l’introduzione alla sua relazione.

Con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, l’Unione europea ha assunto un’identità istituzionale più coesa e forte e si è dotata del mandato di agire più efficacemente a livello internazionale. Al contempo, la maggior parte dei governi del Mediterraneo ha seguito un piano ambizioso di riforme economiche e la politica europea di vicinato sta trasformando i rapporti tra l’Unione europea e i suoi vicini nel Mediterraneo.

I contatti politici si sono potenziati per profilo e intensità dal 2004. Il commercio, sostenuto da un costante processo di liberalizzazione e di convergenza normativa, ha raggiunto valori a due cifre. L’Unione europea ha adeguato la propria assistenza alle esigenze di riforma dei suoi partner e il volume degli aiuti nell’attuale contesto finanziario è aumentato sensibilmente.

Queste le nostre conquiste nell’ambito delle relazioni bilaterali. Tuttavia, nel Mediterraneo più che altrove, la rete di relazioni bilaterali tra l’Unione eruopea e i paesi vicini nel Mediterranaeo deve essere affiancata da un’integrazione e cooperazione Sud-Sud nonché dalla creazione di una vera area economica. L’integrazione regionale può fornire un importante contributo, al pari delle riforme nazionali, per incentivare gli investimenti e la crescita, ridurre il divario esistente, in termini di ricchezza, tra l’Europa ed i suoi vicini nel Mediterraneo nonché per garantire una maggiore convergenza intorno ai nostri valori condivisi e alle pratiche democratiche.

Anche i progetti di integrazione Sud-Sud e di integrazione interregionale – come nel caso dell’accordo di libero scambio, noto come Accordo di Agadir – sono fondamentali per la creazione dei cinque milioni di posti di lavoro che sono necessari, ogni anno, per andare incontro alle esigenze della popolazione giovane della regione. Il lancio dell’Unione per il Mediterraneo a Parigi, nel 2008, ha dato nuovo slancio al partenariato euro-mediterraneo, ha puntato, con un sistema di copresidenza, alla condivisione della titolarità e della responsabilità e ha posto l’attenzione su progetti concreti, fornendo oltretutto un segretariato tecnico per promuovere l’integrazione regionale e incentivare gli investimenti.

Come sappiamo bene, la sua attuazione è stata rallentata dalle crescenti tensioni in Medio Oriente, ma si sono registrati dei progressi con il lancio dei colloqui indiretti tra Israele e l’Autorità palestinese. Adesso esiste un certo margine per sperare, seppur con le dovute cautele, che le circostanze politiche nella regione possano essere più favorevoli alla cooperazione.

In un contesto segnato da gravi sfide globali, quali la crisi economica e finanziaria internazionale, il cambiamento climatico e la sicurezza energetica, l’Unione per il Mediterraneo dovrà gestire la situazione politica nel Medio Oriente, avviare il funzionamento operativo del segretariato dell’Unione stessa e valutare i progressi compiuti dal partenariato dal luglio 2008.

Abbiamo la possibilità di riformare collettivamente il nostro impegno e la nostra volontà politica di creare uno spazio di pace, stabilità e prosperità condivisa nel Mediterraneo. A questo scopo, i partner dovrebbero anche concentrarsi, nello specifico, sullo sviluppo futuro dell’Unione e sui risultati che possono essere conseguiti in loco in termini di progetti, posti di lavoro e crescita.

L’area del Mediterraneo è estremamente dinamica e le giovani generazioni chiedono più posti di lavoro e maggiori opportunità. Chiedono maggiore responsabilità e rappresentazione democratica, un’istruzione migliore e un accrescimento della mobilità, per viaggiare e studiare. Non sono richieste a cui si possa rispondere facilmente ma, alla fin fine, devono essere loro i beneficiari della nostra azione collettiva.

Se realizzeremo progetti concreti, come nel caso dell’accesso all’acqua e alle risorse alimentari ed energetiche, e miglioreremo le capacità di protezione civile, lo faremo nell’interesse dei nostri popoli.

L’Unione per il Mediterraneo mira a porre i cittadini, gli imprenditori, le organizzazioni non governative, le università e, soprattutto, i giovani al centro della società civile, della cooperazione e dello sviluppo economico. Si dovrebbe ottenere un maggior coinvolgimento dei cittadini facendo leva anche sulla piena partecipazione e sul coinvolgimento dei rappresentanti eletti.

Ecco perché la Commissione è fermamente convinta che una dimensione parlamentare forte e vibrante rafforzi la legittimità democratica del partenariato. Il ruolo dell'Assemblea parlamentare euro-mediterranea dovrebbe venire ulteriormente consolidato e il suo lavoro dovrebbe potersi articolare meglio con quello degli altri organismi del partenariato.

Vogliamo tutti che l’UpM funzioni e sappiamo tutti che verrà giudicata sulla base della sua capacità di realizzare progetti concreti per la regione. Le interconnessioni energetiche, le autostrade del mare per collegare le strutture portuali del Mediterraneo meridionale con quelle europee e il Piano solare per il Mediterraneo sono settori dal grande potenziale in termini di investimenti, creazione di posti di lavoro e rafforzamento delle relazioni commerciali. Se vogliamo sfruttare tale potenziale, è necessario che il settore privato e le principali istituzioni finanziarie collaborino e, perché ciò accada, abbiamo bisogno di un catalizzatore, ruolo che può essere svolto dal segretariato dell’Unione per il Mediterraneo.

Dopo numerosi mesi di duro lavoro ad opera di 43 partner euro-mediterranei, siamo finalmente riusciti ad adottare lo status legale del segretariato generale dell’Unione per il Mediterraneo, a nominare il segretario generale e ad approvare un bilancio provvisorio per il funzionamento del segretariato. Il nostro desiderio di promuovere la sicurezza, la crescita e la stabilità nella regione si colloca al centro delle nostre relazioni con i nostri partner nel Mediterraneo. Ma siamo altresì fermamente convinti di essere parte di un progetto ancora più ambizioso, che consiste nella creazione di una regione di pace e nell’affermazione dei nostri obiettivi e valori comuni.

Sono convinto che, potendoci avvalere della collaborazione del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali degli Stati membri dell’Unione europea e grazie ad un forte slancio da parte dell'Assemblea parlamentare euro-mediterranea, riusciremo ad essere all’altezza di questa sfida.

 
  
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  Marielle De Sarnez, relatore per parere della commissione per il commercio internazionale.(FR) Signor Presidente, non vi sono dubbi che il Vertice di Barcellona sia incerto. Non v’è dubbio, il conflitto israelo-palestinese fa parlare di sé, ma non è un motivo sufficiente. L’UpM è l’unica possibile risposta a nostra disposizione per accelerare lo sviluppo nei paesi meridionali, rafforzando i legami tra di loro e migliorando il dialogo su entrambe le sponde del Mediterraneo. La regione deve potenziare il proprio sviluppo economico e gli accordi sugli scambi culturali e ha bisogno di progetti futuri specifici che mobilitino le energie e coinvolgano un ampio numero di paesi.

In questo contesto, dovremo fare quanto in nostro potere per promuovere gli investimenti privati e pubblici e la Commissione europea dovrebbe essere più attiva e rafforzare il suo ruolo di investitore. Dovrebbe anche prestare maggiore attenzione agli effetti del processo di liberalizzazione nella preparazione della nuova generazione di accordi di associazione.

Infine, l’accordo di Agadir andrebbe esteso, al fine di migliorare lo sviluppo degli scambi Sud-Sud. Per quanto riguarda la politica agricola, dovrebbe tutelare la sovranità alimentare e, come sappiamo tutti molto bene, anche l’energia è un settore cruciale. E’ importante che i progetti vengano attuati innanzi tutto nell’interesse di questi paesi, al fine di rispondere alle loro esigenze e contribuire al loro sviluppo nonostante, o piuttosto, proprio a causa delle difficoltà. Il rilancio dell’UpM è più urgente che mai.

 
  
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  Niki Tzavela, relatori per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia.(EL) Signor Presidente, nella nostra relazione sul mercato euro-mediterraneo abbiamo confermato la raccomandazione a mantenere e sviluppare le infrastrutture di base che rendono un’economia unita e coesa ed è interessante che adesso, con la crisi in corso, l’attuale situazione economica dimostri, con estrema chiarezza, che al Sud esistono coesione e denominatori comuni. Dobbiamo ricordarcene per alcuni sviluppi futuri.

La mia relazione pone l’accento in particolar modo sul gas naturale liquefatto (GNL) che, nel brevissimo termine, potrebbe rappresentare la forza motrice per l’economia del mercato euro-mediterraneo – non solo in termini di fornitura, ma anche di vendita – e sulle fonti di energia rinnovabile, un’ulteriore risorsa economica per l’area euro-mediterranea, che però si sviluppa più sul breve termine. Permettetemi un commento: la strategia e la politica dell’Unione per quanto riguarda l’energia per l’Europa settentrionale sono molto ben documentate. Il punto debole, signor Commissario, è rappresentato dalle politiche e dalla strategia nel settore dell’energia per l’Europa settentrionale.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Marietta Giannakou, a nome del gruppo PPE.(EL) Signor Presidente, vorrei fare i miei complimenti all’onorevole Peillon e ai relatori delle altre commissioni, gli onorevoli Sarnez e Tzavela per le loro relazioni. La relazione sull’Unione per il Mediterraneo è importante poiché si concentra su obiettivi immediati e quantificabili. I loro risultati potrebbero essere estremamente specifici poiché il Parlamento, nella relazione, chiede che vengano assegnati fondi specifici per il segretariato dell’Unione per il Mediterraneo, a Barcellona, tramite la prospettiva finanziaria e, ovviamente, che le varie differenze esistenti non si ripercuotano sugli obiettivi dell’Unione, ovvero la crescita, il potenziamento dei diritti individuali e umani, gli scambi culturali, le questioni energetiche e qualunque altro elemento che possa fungere da collante tra i popoli che vivono nel bacino del Mediterraneo.

Ovviamente, il Consiglio e la Presidenza spagnola, che immagino nutra un particolare interesse per l’Unione per il Mediterraneo, sono assenti oggi e devo ammettere che ne sono sorpreso, poiché il Consiglio avrebbe dovuto ascoltare quanto il relatore ed i correlatori hanno dichiarato e quanto è stato illustrato qui, in altre parole, che si tratta di un impegno che supera le difficoltà specifiche che hanno impedito ai programmi di procedere come previsto.

Il conflitto tra Israele e Palestina non può chiaramente essere risolto tramite l’Unione per il Mediterraneo, ma la presenza dei funzionari nel segretariato ci dà motivo di sperare che i conflitti non ostacoleranno i nostri tentativi di far progredire l’UpM seguendo i criteri appena descritti.

E’ particolarmente importante che l’Unione per il Mediterraneo invii un messaggio di sviluppo democratico, di eguaglianza tra i sessi e di impegno per una società civile anche nei paesi del Nord Africa.

 
  
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  Raimon Obiols i Germà, a nome del gruppo S&D.(ES) Signor Presidente, l’aspetto che preferisco di questa relazione – e vorrei complimentarmi con il suo autore, l’onorevole Peillon – è che è precisa e specifica. Se solo la precisione della relazione valesse anche per il suo tema, ovvero l’Unione per il Mediterraneo (UpM).

Questo perché l’UpM attualmente manca decisamente di chiarezza, per usare un eufemismo. Ritengo che i leader, che dovrebbero riunirsi – ce lo auguriamo – il 7 giugno a Barcellona, farebbero bene a seguire le priorità specifiche e precise illustrate nella relazione Peillon.

Innanzi tutto il contesto politico. L’UpM non può continuare ad essere bloccata o paralizzata dal conflitto nel Medio Oriente ma, al contempo, non può nemmeno ignorarlo. Deve contribuire positivamente alla risoluzione del conflitto al massimo delle sua capacità.

In secondo luogo, è necessario definire progetti efficaci, da sviluppare in modo professionale ed intelligente.

In terzo luogo, è necessario trovare risorse e impegni finanziari adeguati.

In quarto luogo, è necessario progredire nella creazione di un rapporto positivo che eviti gli ostacoli e gli scontri e che invece persegua le sinergie tra l’UpM e le strutture euro-mediterranee.

Dobbiamo pretendere chiarezza e impegno su questi quattro punti, quattro sfide, e ritengo che questa relazione sia uno strumento efficace, un’ottima tabella di marcia per potere perseguire questo accordo.

 
  
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  Ivo Vajgl, a nome del gruppo ALDE.(SL) Signor Vicepresidente, Commissario Füle, vorrei innanzi tutto ringraziare il relatore, l’onorevole Peillon, per il suo coinvolgimento costruttivo, aperto e creativo che ha condotto a questa relazione. Mi auguro che susciterà l’interesse non solo di quanti hanno collaborato alla sua stesura, ma anche di altri. La relazione tratta di una regione che, nel corso della storia, ha rappresentato un centro dinamico di vita culturale e spirituale e di innovazione economica e commerciale. Oggi, sfortunatamente, è fonte di numerosi problemi che riguardano tutti noi, ma anche il resto del mondo e che vorremmo venissero risolti.

L’Unione per il Mediterraneo costituisce un progetto importante ma, sfortunatamente, non si è sviluppata tanto velocemente quanto ci saremmo augurati. Vorrei che venisse istituito il segretariato a Barcellona e che, in seguito, si progredisse rapidamente con l’attuazione dei progetti prioritari. I progetti devono rappresentare la forza trainante, ovvero l’obiettivo del lavoro dell’Unione per il Mediterraneo. Al contempo, tuttavia, dobbiamo ammettere che ci sono ancora delle questioni irrisolte di natura politica, specialmente la questione palestinese e la mancata definizione di uno status per il Sahara occidentale, problemi che hanno ostacolato il progresso necessario. Ecco perché dobbiamo impegnarci maggiormente affinché ci siano più dialogo, tolleranza e fiducia nella regione.

A questo proposito, il Parlamento europeo potrebbe indubbiamente svolgere un ruolo estremamente importante ed attivo e mi auguro che tutte le parti coinvolte riconosceranno in quest’istituzione un attore in grado di contribuire alla risoluzione del problema.

Infine, permettetemi di aggiungere che è indispensabile prestare la giusta attenzione alle generazioni future, promuovere lo scambio tra studenti nel quadro dell’Unione per il Mediterraneo, sostenere l'università euro-mediterranea EMUNI e incentivare la partecipazione delle istituzioni di più lunga tradizione, il mondo universitario e i fora culturali. In questo modo potremo aumentare il livello di comprensione reciproca e di interconnessione.

 
  
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  Malika Benarab-Attou , a nome del gruppo Verts/ALE.(FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, l’Unione per il Mediterraneo non è mai stata così importante per il nostro futuro come lo è oggi. Insieme abbiamo tentato, nella relazione sull’UpM, di proporre una strategia diversa per il Mediterraneo. Non solo una semplice zona di libero scambio, bensì un’Unione fondata su una civiltà comune di individui che condividono gli stessi valori fondamentali.

Vorrei parlare ora del principale ostacolo alle nostre ambizioni per il Mediterraneo: la violenza a cui sono sottoposti i palestinesi, vittime di un’occupazione, espulsi e uccisi da Israele, mentre l’Europa non è in grado di assumersi la propria responsabilità storica in questo conflitto e agire in favore della pace, riconoscendo lo Stato della Palestina ai sensi del diritto internazionale, su cui si fondano le nostre democrazie.

La prossima settimana, una delegazione ufficiale del Parlamento visiterà la Striscia di Gaza nel tentativo di comprendere perché gli aiuti, nell’ordine delle centinaia di milioni di euro, che gli europei stanno inviando ai palestinesi non arrivino alle scuole e agli ospedali a Gaza che ho visitato in gennaio. Ho appreso, con stupore e costernazione, che il presidente della commissione per gli affari esteri ha deciso, senza informare né i suoi colleghi – e io sono uno di loro – né gli altri presidenti di delegazione, che la delegazione parlamentare non avrebbe visitato Gaza, su indicazioni dell’ambasciata israeliana.

Boicottando la visita della delegazione parlamentare a Gaza, il presidente della nostra commissione sta screditando l’intero Parlamento, che ha approvato una risoluzione sulla base della relazione Goldstone, che condanna il fatto che l’esercito israeliano stia bloccando i contatti con gli abitanti di Gaza e richiede di porre fine immediatamente al blocco. E’ opportuno ricordare questa risoluzione e la posizione del Parlamento.

In questa situazione, chiedo all’onorevole Albertini di rinunciare alla presidenza della commissione per gli affari esteri, di cui io stesso sono un membro, dal momento che non è stato in grado di adempiere ai compiti legati a questo ruolo.

Che senso ha finanziare e monitorare le elezioni se poi ci rifiutiamo di riconoscere quanti hanno preferito le urne alle armi?

Infine, un altro ostacolo ad un’Unione per il Mediterraneo basata su una vera fratellanza è dato dalle vittime dei paesi della sponda meridionale che annegano nel viaggio per raggiungere le nostre coste, in parte poiché i confini europei sono completamente chiusi per loro. La nostra politica attuale sull’immigrazione non è più accettabile. Dobbiamo essere in grado, come raccomanda l’UNDP, di garantire che la mobilità dei cittadini dal Sud sia pari alla nostra mobilità verso il Sud. Dobbiamo rimanere fedeli al nostro progetto e ai nostri valori. I nostri figli ci ringrazieranno per questo e noi saremo fieri rappresentanti dei nostri popoli.

 
  
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  Willy Meyer, a nome del gruppo GUE/NGL. (ES) Signor Presidente, l’Unione per il Mediterraneo si trova ad affrontare ostacoli reali e io mi trovo a chiedere all’Unione europea, a tutte le istituzioni e al Parlamento, di dimostrare determinazione, molta più determinazione, quando si tenta di superare questi ostacoli.

Il principale tra questi – non vi sono dubbi in merito e altri onorevoli deputati hanno sollevato questa questione – sono i conflitti; il conflitto palestinese, a fronte dell’atteggiamento del governo israeliano che si fa sistematicamente beffe del diritto internazionale e di ogni accordo che ha sottoscritto, come nel caso dell’accordo di Annapolis sugli insediamenti; il conflitto del Sahara occidentale; l’occupazione militare della parte settentrionale della Repubblica di Cipro. Si tratta chiaramente di ostacoli evidenti per una qualunque istituzione che desideri istituire un certo rapporto tra le due sponde del Mediterraneo. Fintantoché non saranno risolti, questi conflitti costituiranno una reale barriera.

Il gruppo che rappresento chiede un maggiore impegno e una risposta più energica a quanti si prendono gioco del diritto internazionale.

Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che ci troviamo a fronteggiare anche il problema degli squilibri sociali ed economici che esistono attraverso tutto il Mediterraneo. Ritengo che una qualunque soluzione che miri a gestire questi squilibri in riferimento al commercio limitandosi a proporre, in modo semplicistico e diretto, degli accordi di libero scambio, non stia adottando il giusto approccio. Sarebbe piuttosto opportuno tenere conto di queste diversità e cercare di approdare a degli accordi che si basino sulla complementarietà e sulla solidarietà. Il nocciolo della questione è che molti dei paesi bagnati dal Mediterraneo versano in condizioni di assoluta povertà e totale privazione.

Tuttavia, e vorrei insistere su questo punto, è assolutamente necessario un maggiore impegno da parte dell’Unione europea in risposta a questi conflitti, che si stanno inasprendo: mi riferisco alla Palestina ed al Sahara occidentale, dove l’Unione europea non sta facendo assolutamente nulla. Non solo non sta facendo nulla, ma sta anche potenziando lo status avanzato di cui, al momento, gode il Marocco e sta altresì cercando, nel caso di Israele, di promuovere l’accordo di associazione ad accordo di status avanzato.

 
  
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  Nikolaos Salavrakos, a nome del gruppo EFD.(EL) Signor Presidente, voglio esprimere le mie congratulazioni al relatore, l’onorevole Peillon per l’eccellente relazione che ci ha presentato. Sappiamo tutti che il bacino del Mediterraneo è un punto d’incontro di molte culture; al contempo, tuttavia, è un centro nevralgico e una zona calda, in subbuglio ormai da molti anni. Il cambiamento climatico, la crisi finanziaria ed economica, l’immigrazione, l’inquinamento, la pesca eccessiva e i danni all’ambiente naturale sono solo alcuni dei problemi che affliggono i cittadini, europei e non, che abitano nel bacino del Mediterraneo.

E’ necessario attribuire particolare importanza alla questione dell’immigrazione illegale e a dei controlli efficaci nei confini di quei paesi del bacino del Mediterraneo, specialmente la Grecia e l’Italia, che costituiscono un punto d’accesso all’Unione europea per gli immigrati illegali. Sui confini di questi paesi si combatte una lotta quotidiana. E’ necessario anche interessarsi al potenziamento del settore energetico e all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile e del piano solare mediterraneo al fine di stimolare la crescita economica nei paesi del Mediterraneo meridionale.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Louis Bontes (NI).(NL) Nel 2008 il Presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato di avere sognato un’Unione per il Mediterraneo, un’Unione in grado di dare nuovo impulso agli obiettivi della cooperazione euro-mediterranea, che si basano sul riconoscimento reciproco di valori comuni quali la democrazia, lo stato di diritto, una buona governance ed il rispetto per i diritti dell’uomo.

Mi chiedo come possiate parlare di valori comuni quando, in un paese come la Mauritania, non esiste alcuna libertà religiosa dal momento che, in questo paese, l’Islam ha dominato per più di mille anni. Secondo la sua costituzione, la Siria è ufficialmente uno Stato unitario popolare e democratico orientato al socialismo quando, nella realtà, la Siria è una dittatura. Il Marocco occupa il Sahara occidentale e, in Tunisia, i diritti umani vengono costantemente ignorati. L’elenco dei paesi potrebbe continuare ancora a lungo, ma devo rispettare il tempo a mia disposizione.

Sono questi i paesi con cui vorremmo incrementare i nostri scambi culturali? Sono questi i paesi con i quali vorremmo costituire una zona di libero scambio, per poi passare alla libera circolazione degli individui in tutto il Mediterraneo? Otterremo solo un’ulteriore diffusione dell’Islam in Europa. Non possiamo permettere che l’Europa diventi l’Eurabia: né adesso, né mai! Dobbiamo arrestare questo processo prima che il sogno si trasformi in un incubo.

Ricordo un altro sogno sul Mediterraneo che risale al 1995, che prese la forma della dichiarazione di Barcellona, e poi un altro ancora nel 2005. Questi progetti non hanno portato a nulla, a parte costare diversi miliardi ai contribuenti europei. Smettetela di sprecare il denaro dei contribuenti e smettetela di sognare! Tuttavia, vorrei esprimere il dovuto rispetto all’onorevole Albertini, che ha assunto una posizione coraggiosa e che io ed il mio gruppo sosteniamo.

 
  
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  Salvatore Iacolino (PPE). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la regione euromediterranea rappresenta un'area strategica della politica dell'Unione europea: non possiamo affrontare questioni fondamentali come ambiente, valori religiosi, cultura, infrastrutture, agricoltura, energia, sicurezza e flussi migratori senza il concorso responsabile dei paesi terzi che si affacciano sul Mediterraneo.

Il quadro di cooperazione tuttavia richiede ancora molta strada da percorrere, si potrebbe dire da Barcellona a Barcellona guardando oltre. L'Unione europea deve impegnarsi di più nel processo di rinnovo e di verifica dei singoli accordi di associazione con i paesi terzi che si affacciano sul Mediterraneo, deve finanziare i grandi progetti strategici, quelli per le infrastrutture e per i porti.

Di contro, occorre tutelare in maniera robusta le produzioni simili delle due sponde del Mediterraneo, sopratutto quelle dell'agricoltura, per garantire sviluppo sostenibile e un quadro di riferimento normativo quanto più possibile omogeneo. Auspichiamo pertanto un rafforzamento del ruolo di governance dell'Unione europea con i paesi del Mediterraneo, per affermare un principio fondamentale, che è quello della cooperazione che rappresenta successo politico, successo imprenditoriale in un quadro accresciuto di garanzie a tutela della persona.

Poi volevo suggerire alla signora Benarab-Attou di attaccare – è giusto farlo – il collega Albertini, ma in sua presenza, per garantire al collega Albertini, che sta guidando autorevolmente la commissione, una difesa, che è una caratteristica fondamentale in ogni assemblea democraticamente eletta.

 
  
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  Pier Antonio Panzeri (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso che stiamo compiendo un passo in avanti molto importante con l'approvazione di questa relazione e sarà molto utile anche in vista del Vertice di Barcellona del 7 giugno, vertice che come sappiamo si annuncia difficile dato il blocco del negoziato tra israeliani e palestinesi e anche per qualche incertezza e difficoltà sulla definizione dell'assetto amministrativo della nuova struttura del segretariato.

Di fronte a questi problemi la relazione Peillon interviene nell'unico modo possibile: sottolineando, da un lato, che i conflitti non devono frenare la possibilità di avanzare concretamente verso cooperazioni settoriali e multilaterali e riconoscendo, dall'altro, che non ci potrà essere un successo pieno e totale dell'Unione per il Mediterraneo senza la soluzione di questi conflitti.

Ora, quindi, la vera sfida passa da un impegno politico forte e chiaro che deve venire dal Vertice di Barcellona, mettendo finalmente le strutture della nuova istituzione in condizione di funzionare e di impegnarsi a dotare dei fondi necessari i grandi progetti che ne costituiscono l'obiettivo principale. L'Europa deve essere consapevole che deve riorientare i propri sforzi politici ed economici e i propri interessi verso sud, perché è qui che può trovare le soluzioni a tanti problemi che oggi la investono.

 
  
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  Niccolò Rinaldi (ALDE). - Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, un ricercatore indipendente, Gabriele Del Grande, da anni aggiorna in rete la contabilità delle morti di chi tenta, con i barconi gestiti dal crimine organizzato, di attraversare il Mediterraneo. La sua minuziosa contabilità è arrivata a 4 200 vittime, diciotto delle quali lo scorso marzo: una vera ecatombe.

A Lampedusa, l'anziano custode del cimitero da anni si occupa volontariamente di dare una degna sepoltura con una croce e un fiore per ogni corpo tra i pochi che sono recuperati. Questi due cittadini europei agiscono anche in nome nostro, agiscono anche per supplire al nostro fallimento politico. Il loro impegno spontaneo scandisce l'urgenza di una nuova architettura e sostanza politica diversa dai rimpatri forzati in mare adottati dal governo italiano in spregio al diritto internazionale, che solo aggiungono disperazione.

L'Unione per il Mediterraneo sia dunque una nuova umanità, tenendo conto che il tempo è poco! Oggi più della metà della popolazione dal Marocco alla Turchia ha meno di diciotto anni. Il Mediterraneo è quindi destinato a cambiare in fretta.

 
  
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  Takis Hadjigeorgiou (GUE/NGL).(EL) Desidero iniziare ringraziando l’onorevole Peillon per il lavoro svolto. La relazione si rivolge agli Stati membri dell’Unione per il Mediterraneo, affinché avviino un dialogo aperto, che si basi sul rispetto e la comprensione reciproci, promuovendo i diritti umani e le libertà, e noi sosteniamo questo appello. Al contempo, tuttavia, non include alcuna proposta concreta per la risoluzione dei problemi politici esistenti che affliggono la regione. Comprendo il ragionamento su cui si fondano le parole dell’onorevole Peillon e che potrebbe essere considerato utile per l’avviamento dell’Unione per il Mediterraneo. D’altra parte, però, chiudere un occhio e fingere che non stia accadendo nulla a Gaza, ad esempio, è un grave errore che ci impedisce di affrontare i problemi.

Sono turbato dal fatto che nell’Unione europea ci stiamo abituando pian piano a convivere con i problemi piuttosto che a risolverli. Dobbiamo assumere un atteggiamento più attivo nel gestire le questioni che ci riguardano. Non si fa alcun riferimento al bisogno che Israele approdi ad una soluzione immediata, equa e fattibile della questione palestinese. Non si fa alcun riferimento al bisogno che la Turchia dimostri il dovuto rispetto a tutti gli Stati membri dell’Unione del Mediterraneo, senza alcuna eccezione. Fare riferimento al bisogno che le forze di occupazione turca si ritirino da uno Stato membro è un atto di rispetto necessario – il minimo direi – per la giustizia europea.

Il Mediterraneo bagna le coste di diverse migliaia di città e paesi di culture diverse, unite dallo stesso mare per più di diecimila anni. Solo una città, tuttavia, tra queste migliaia di città e paesi sulle coste del Mediterraneo, solo una città è disabitata. Invece che essere abitata da cittadini, è popolata da ratti, lucertole e serpenti. Le case delle persone, insieme ai loro ricordi, si sono erose. Rimangono solo i sogni di migliaia di individui, molti dei quali sono morti da rifugiati. Il minimo che possiamo fare per quelli ancora in vita è restituire la città di Famagosta ai suoi abitanti. La relazione sull’Unione per il Mediterraneo avrebbe dovuto contenere questa richiesta basilare, poiché lavoriamo per unire e non per dividere il Mediterraneo.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Gerard Batten (EFD).(EN) Signor Presidente, le relazioni di iniziativa sono solitamente solo parole vuote ma, se adottate, diventano espressione della volontà politica del Parlamento europeo.

Questa relazione propone la creazione di un unione di 17 paesi non UE, con un’assemblea parlamentare e un segretariato, e dotato di fondi per progetti di natura decisamente ambiziosa. Il finanziamento di questi schemi ammonterebbe a diversi miliardi di euro che, chiaramente, dovrebbero essere forniti dai cittadini europei. Non si fa riferimento alle fonti da cui reperire il denaro, la realtà non deve intromettersi nella fantasia.

Questa relazione è folle! Ma, prima di farci due risate, dovremmo ricordare che, ai sensi del trattato di Lisbona, l’Unione europea ha, per legge, il diritto di firmare il tipo di trattati che stiamo ipotizzando. Questa relazione propone l’istituzione di un’Unione di paesi non europei che potrebbe, in un secondo momento, venire assorbita dall’Unione europea: è questo il vero messaggio della relazione.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI).(DE) Signor Presidente, quando l’Unione per il Mediterraneo è stata fondata quasi due anni fa, l’intenzione, come sappiamo, era quella di legarla al processo di Barcellona, al fine di creare un rapporto più stretto tra i paesi del Mediterraneo e l’UE. Tuttavia il processo è chiaramente giunto ad una fase di stallo a causa del conflitto tra gli Stati arabi ed Israele. L’Unione europea ha siglato un accordo di associazione con Israele e ha fornito aiuti finanziari che includono 440 milioni di euro per la ricostruzione di Gaza. I cittadini dell’UE chiedono, a ragion veduta, perché le loro tasse siano state versate nella Striscia di Gaza, dove tutto è ancora raso al suolo dalle bombe, e chiedono che vengano tratte delle conclusioni da quanto è accaduto. E’ anche possibile che Hamas stia traendo profitto da questi aiuti.

Nel corso degli anni, l’UE non è riuscita a fungere da mediatore imparziale nella Striscia di Gaza. Ora, il Vertice dell’Unione per il Mediterraneo a Barcellona, previsto per l’inizio di giugno, potrebbe non avere luogo a causa del conflitto tra Israele e gli Stati arabi. Specialmente nei periodi di crisi è importante, a mio avviso, valutare i piani con maggiore attenzione e, se necessario, metterli da parte. Durante questa crisi non potremo permetterci progetti che puntano solo al prestigio o che si rivelano pozzi senza fondo in cui buttare denaro.

 
  
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  Dominique Baudis (PPE).(FR) Signor Presidente, nella fase successiva al processo di Barcellona, l’Unione per il Mediterraneo costituisce un’opportunità per sviluppare i nostri rapporti con i paesi ad est e a sud del bacino del Mediterraneo. Come sottolineato dall’eccellente relazione dell’onorevole Peillon, non possiamo trascurare né il potenziale di questa regione né i rischi ad essa associati.

Manteniamo almeno la presenza di spirito necessaria per riconoscere che, dall’inizio dei bombardamenti di Gaza e con la continua occupazione dei territori palestinesi, l’Unione per il Mediterraneo è stata messa in un angolo. La situazione politica è in stallo. Non siamo neppure certi che il Vertice di Barcellona di giugno avrà effettivamente luogo. Non mi stupirei se apprendessimo, nei prossimi giorni o ore, che è stato posticipato a data da destinarsi. Tuttavia non dobbiamo arrenderci, l’Unione europea deve assumersi una maggiore responsabilità alla ricerca di una soluzione politica. Non possiamo permettere che gli Stati Uniti monopolizzino la gestione delle crisi politiche in questa regione, la nostra regione, né limitarci al suo sviluppo. La nostra sicurezza e crescita dipendono dallo sviluppo e dalla stabilità del Mediterraneo, motivo per cui l’Unione per il Mediterraneo è ancora il migliore strumento a nostra disposizione.

 
  
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  Maria Eleni Koppa (S&D).(EL) Signor Presidente, vorrei iniziare congratulandomi con il relatore per la relazione estremamente esaustiva. L’Unione per il Mediterraneo potrebbe fornire un contributo decisivo per la creazione di rapporti euro-mediterranei equilibrati e per il consolidamento della fiducia tra i paesi di quest’area. Il Mediterraneo dovrebbe essere un’area di pace, stabilità e sicurezza, in cui i principi democratici e i diritti umani vengono pienamente rispettati. Esistono differenze sociali ed economiche tra i paesi del Mediterraneo. La sfida è anche maggiore in considerazione della crisi economica e consiste nel raggiungere un reale riavvicinamento tra l’UE ed i paesi del Mediterraneo tramite la crescita, la cooperazione ed il commercio. La sicurezza energetica, la lotta al cambiamento climatico e l’ambiente marino sono anch’esse delle aree in cui è necessaria una stretta collaborazione.

L’Unione per il Mediterraneo non è, ovviamente, il quadro adatto per potere affrontare i conflitti regionali. Tuttavia, coltivare uno spirito di cooperazione, di dialogo politico e di impegno congiunto per raggiungere obiettivi specifici contribuirà ampiamente alla creazione di un clima di fiducia, necessario per il raggiungimento di soluzioni praticabili. Tuttavia, affinché ciò accada e affinché l’Unione per il Mediterraneo possa avere successo, sono necessarie risorse finanziarie adeguate e questa volta non dobbiamo essere negligenti.

 
  
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  Bastiaan Belder (EFD).(NL) La ringrazio per avere trovato un posto anche per me, dal momento che sono stato trattenuto a causa di un incontro di emergenza dell’ufficio di presidenza ampliato della commissione per gli affari esteri. La ringrazio per la sua comprensione.

Signor Presidente, il paragrafo 5 della relazione dell’onorevole Peillon si sofferma ampiamente sul bisogno di una soluzione equa e duratura del conflitto arabo-israeliano. Il relatore fa appello all’Unione europea e agli Stati membri dell’Unione per il Mediterraneo affinché profondano il massimo impegno per questa causa. In quanto presidente della delegazione per Israele, io sostengo con decisione questo impegno volto alla pace, ma credo che potrà essere efficace solo quando saranno state soddisfatte due condizioni, ovvero: a) che la soluzione di due Stati venga intesa come la coesistenza di uno Stato ebraico, e dunque israeliano e di uno palestinese e b) che gli Stati membri dell’UE e quelli dell’Unione per il Mediterraneo promuovano un clima di fiducia reciproca tra le parti in conflitto nel Medio Oriente. Qui, la lotta comune contro il male endemico dell’antisemitismo, qualunque forma esso assuma (incluso l’antisionismo), occupa una posizione centrale. Potremo anche nominare lo stesso numero di israeliani e di palestinesi per il segretariato, ma dovremmo comunque batterci perché si giunga ad una fiducia reciproca. E’ questa la prova decisiva.

 
  
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  Francisco José Millán Mon (PPE).(ES) Signor Presidente, mi conceda una spiegazione preliminare: a mio avviso, un rappresentante della Presidenza del Consiglio, o forse dell’attuale copresidenza francese dell’Unione per il Mediterraneo (UpM), sarebbe dovuto intervenire nel corso del dibattito odierno; la loro assenza è decisamente deplorevole.

Onorevoli deputati, l’Unione europea deve garantire, in via prioritaria, che i suoi vicini più stretti costituiscano un’area di pace, prosperità, libertà e sicurezza. Dovrebbe essere questo l’obiettivo primario dell’UpM, che mi auguro terrà il suo secondo vertice il prossimo mese.

Vorrei fare i miei complimenti all’onorevole Peillon ed esprimergli i miei ringraziamenti, innanzi tutto per la sua apertura mentale e per l’approccio estremamente costruttivo.

Nonostante la vicinanza dell’Unione europea alle coste meridionali del Mediterraneo, esistono notevoli differenze in termini economici, politici, sociali, demografici, culturali, eccetera. Alcune di queste disparità dipendono da gravi mancanze all’interno dei nostri paesi vicini.

E’ fondamentale promuovere un dialogo ed una cooperazione stretti nell’ambito del quadro dell’UpM e sviluppare i principali progetti individuati, oltre alla dimensione bilaterale degli accordi di associazione, al fine di rafforzare il rapporto tra entrambe le sponde ed essere in grado di ridurre le suddette disparità. Al fine di raggiungere questo scopo, anche i nostri vicini devono attuare delle riforme. L’immobilità non è un’alternativa accettabile.

Vorrei sollevare in breve tre ulteriori punti. Innanzi tutto è estremamente importante che il segretariato dell’UpM a Barcellona sia pienamente operativo quanto prima.

In secondo luogo vorrei citare un punto strettamente legato al precedente: l’UpM non può essere ostaggio di conflitti come nel caso del Medio Oriente. L’UpM può contribuire al raggiungimento di una soluzione ma non pretende di essere lo strumento per la soluzione né dovrebbe essere bloccato da questi scontri.

Infine, per passare al mio terzo punto, l’UpM deve anche prestare particolare attenzione al tema meglio conosciuto come il quarto capitolo della cooperazione euro-mediterranea: migrazione, sicurezza, integrazione sociale e giustizia.

 
  
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  Presidente. – Vorrei scusarmi per il Consiglio, il cui rappresentante non è presente qui oggi perché è giovedì mattina, mentre la discussione per questa relazione era stata prevista per lunedì.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE).(DE) Signor Presidente, la pregerei di richiedere che il Consiglio sia sempre rappresentato in quest’Aula il giovedì mattina in occasione del trilogo. Nel caso di alcune Presidenze del Consiglio, che non nominerò per ragioni di modestia, il rappresentante era presente addirittura il giovedì pomeriggio. Ritengo che il Consiglio dovrebbe essere presente per la maggior parte delle tornate della plenaria.

 
  
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  Presidente. – La ringrazio e lo farò. Stavo semplicemente riportando le parole del Consiglio. Farò quanto lei ha suggerito, la ringrazio.

 
  
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  Josefa Andrés Barea (S&D).(ES) Signor Presidente, signor Commissario, a nome della commissione per il commercio internazionale, vorrei ringraziare l’onorevole De Sarnez per la sua collaborazione.

Oggi più che mai abbiamo bisogno dell’Unione per il Mediterraneo, per aumentare il sostegno ai principali progetti e per lo sviluppo istituzionale. Oggi più che mai abbiamo bisogno di trovare risposte alla crisi, alla ricerca, al cambiamento climatico, all’acqua, ai nuovi modelli energetici, allo sviluppo sostenibile. Dobbiamo dunque promuovere e stringere relazioni commerciali ed economiche nella regione, con scadenze a breve e medio termine, costituire una zona di libero scambio, eliminare gli ostacoli tariffari e perseguire l’apertura di mercati Nord-Sud e Sud-Sud.

Durante il Vertice di Barcellona, la Presidenza spagnola offrirà l’opportunità di raggiungere un nuovo accordo, una nuova situazione, una nuova collaborazione, democratizzazione e risposte sociali ed economiche. Il Vertice di Barcellona può metterci nella condizione di assumere un ruolo di guida nel Mediterraneo.

 
  
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  Mario Mauro (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi la contiguità tra i popoli mediterranei si manifesta, come ha ricordato anche il collega Rinaldi, soprattutto attraverso il fenomeno epocale dell'immigrazione.

Questo è un fattore da considerare prioritario da parte dell'Unione europea, perché i flussi migratori fanno nascere, sono stati capaci di evocare, problematiche sul piano umano, sociale, culturale ed economico che saranno il futuro stesso delle due diverse sponde del Mediterraneo. E la vicinanza tra i popoli del Mediterraneo si manifesta anche nel rapporto di cooperazione economica e sociale all'interno dello Spazio economico europeo e tra l'Unione europea e i paesi del Mediterraneo.

In questo senso, la nostra radicata presenza a tutti i livelli nella regione deve farci operare in primo piano per evitare che l'Unione per il Mediterraneo ricada nelle contraddizioni di Barcellona. Quanti errori, quanti errori, quante volte abbiamo pensato di fare dei passi avanti e stavamo invece facendo dei passi indietro!

Quello che occorre instaurare è innanzitutto quindi un dialogo sociale, culturale e umano che abbia come presupposto comprensione reciproca e promozione di quei valori buoni che fondano le nostre civiltà, ma a questo fattore imprescindibile è legata la buona riuscita della cooperazione sul piano innanzitutto economico.

Il moltiplicarsi degli accordi e degli scambi ha infatti favorito e continuerà a favorire l'estensione di relazioni economiche e sociali equilibrate tra le parti. Inoltre, a livello politico, è urgente perseverare nella ricerca incessante di un dialogo che riguardi la politica di sicurezza per sviluppare relazioni sempre più incisive tra i paesi interessati.

 
  
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  Presidente. – Colleghi, vi prego di rispettare il tempo che vi è stato assegnato. Sono le 10.57 e alle 12.00 si terrà la votazione.

 
  
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  Mario Pirillo (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, il vertice dei capi di Stato e di governo del 7-8 giugno prossimo a Barcellona rappresenta senza dubbio un'occasione importante per l'avvio concreto dell'Unione per il Mediterraneo. È quindi uno straordinario momento per creare le basi durature per una vera e più forte cooperazione per la pace e per la sicurezza.

Proprio per questo è necessario che l'occasione possa essere utilizzata al meglio per costruire una strategia di sviluppo e per arrivare alla definizione di progetti capaci di rilanciare quell'area e favorire una crescita economica. Spero che dall'incontro escano rafforzate iniziative come Energia solare per la pace, e Desertec, che sono strumenti importanti per la creazione di un mercato energetico regionale interdipendente.

Infine, l'UpM dovrà potenziare la ricerca scientifica e tecnologica e l'innovazione, utilizzando gli istituti di ricerca presenti per accrescere la competitività delle imprese locali, troppo deboli per affrontare le sfide del mercato globale. Sono convinto che la crescita dell'Unione possa rafforzare l'Europa unita.

 
  
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  Cristian Dan Preda (PPE).(RO) Vorrei dichiarare che, quasi due anni dopo il lancio dell’Unione per il Mediterraneo, è giunto il momento di rivedere questo nuovo progetto federativo e di riflettere anche sulle sue prospettive di sviluppo. Da questo punto di vista, ritengo che la relazione elaborata dall’onorevole Peillon sia apprezzabile e vorrei unirmi ai miei colleghi nel complimentarmi con il relatore.

Guardando al Vertice di Barcellona di giugno, ritengo che sia estremamente importante confermare l’impegno del Parlamento per il successo di questo progetto in una regione che, come tutti sappiamo, costituisce il punto d’incontro di tre continenti e che è ovviamente importante per l’Europa in termini geostrategici e culturali. Sono in una certa misura turbato dallo scetticismo manifestato dall’onorevole Baudis in riferimento alla possibilità che il vertice venga posticipato. Mi auguro che non si giunga a questo punto e che sfrutteremo tutte le risorse istituzionali a nostra disposizione al fine di garantire che il vertice abbia luogo. Esso rappresenterà non solo un’occasione per riflettere, ma anche un successo istituzionale, dal momento che l’Unione per il Mediterraneo deve superare lo stallo politico e le difficoltà istituzionali riscontrate nel processo di attuazione dei sei progetti strategici che incarnano l’essenza stessa dell’istituzione.

La longevità e la credibilità dell’Unione per il Mediterraneo dipendono dalla sua capacità di agire. A questo scopo, non ha solo bisogno di fondi adeguati per l’attuazione dei progetti e le attività del segretariato, ma ritengo sia necessario anche un maggiore impegno da parte della società civile e dei gruppi nazionali e parlamentari, oltre che dall’Assemblea parlamentare euro-mediterranea (APEM), al fine di garantire la legittimità democratica dell’Unione per il Mediterraneo.

 
  
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  Roberta Angelilli (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, deve essere una priorità politica del Parlamento europeo quella di contribuire al pieno successo del prossimo vertice di Barcellona, dopo due anni di stallo dalla conferenza di Parigi del 2008. Molti sono gli obiettivi ricordati anche oggi, dalla lotta all'immigrazione clandestina alla lotta alla violazione dei diritti umani, ma c'è anche un importante aspetto economico: il Mediterraneo offre enormi potenzialità a partire dalle energie rinnovabili.

Va quindi sostenuto con forza il Piano solare per il Mediterraneo e le iniziative industriali come il Desertec, coinvolgendo le imprese e le università, allo scopo di realizzare progetti concreti di cooperazione. Infatti il processo di pace, che è prioritario, va accompagnato da un processo di sviluppo economico, proprio per garantire quella coesione sociale necessaria che può aiutare il superamento dei conflitti.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. VIDAL-QUADRAS
Vicepresidente

 
  
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  Olga Sehnalová (S&D). (CS) Non vi è dubbio che l’Unione per il Mediterraneo rappresenti anche un coraggioso progetto interculturale, il cui successo dipende, tra l’altro, dalla disponibilità a superare tradizioni culturali e sociali diverse. La diversità culturale porta un arricchimento reciproco se i suoi stimoli sono percepiti apertamente come opportunità e non come minacce. Una di queste opportunità riguarda l’atteggiamento verso la parità di genere nella società, ambito considerato con particolare sensibilità in quest’area geografica. L’Unione per il Mediterraneo deve prestare attenzione a questo aspetto e non soltanto per via degli impegni assunti nel novembre 2009 in occasione della conferenza ministeriale di Marrakech, , volti a sostenere dal punto di vista formale e concreto l’uguaglianza di genere e a rafforzare il ruolo della donna nella società, attraverso una maggiore partecipazione alla vita pubblica e la lotta alla violenza contro le donne. Questo settore potrebbe fornire un potenziale umano enorme all’intera regione, che ne trarrà grande beneficio. L’uso di un doppio metro di giudizio e una riluttanza al cambiamento, spesso giustificata con la scusa delle abitudini e della tradizione, non possono essere accettati, ma devono essere rifiutati in quanto ostacolano lo sviluppo della regione Mediterranea.

 
  
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  Lara Comi (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che l'Unione europea deve sostenere maggiormente il progetto dell'Unione per il Mediterraneo sia in termini politici sia finanziari. Il 7 giugno prossimo a Barcellona si svolgerà il vertice dei quarantatre capi di Stato e di governo dell'Unione per il Mediterraneo e come Parlamento europeo dobbiamo augurarci che questo appuntamento si riveli un successo per l'avvio delle istituzioni della UpM e l'attuazione dei progetti. Come relatore ombra del PPE per il parere della commissione ITRE ho puntato l'attenzione su aspetti che ritengo importanti come ad esempio la realizzazione di un'area di libero scambio nei paesi del Mediterraneo, il coinvolgimento del settore della ricerca e dell'istruzione, lo sviluppo della banda larga e delle tecnologie informatiche e in più l'aumento delle opportunità per le piccole e medie imprese. Su quest'ultimo punto in particolar modo, le piccole e medie imprese e lo sviluppo imprenditoriale rappresentano già uno dei settori strategici. I grandi progetti devono essere adeguatamente sostenuti dalle istituzioni finanziarie europee e internazionali e i nuovi progetti dovranno quindi sforzarsi di associare il maggior numero possibile di partner europei.

 
  
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  Charles Tannock (ECR).(EN) Signor Presidente, la proposta avanzata dal Presidente Sarkozy a favore di un’Unione per il Mediterraneo ha rappresentato l’apice della Presidenza francese dell’Unione europea, che da quel momento in poi ha perso un po’ di splendore. Non è un aspetto del tutto negativo, però, perché l’Unione europea stessa sta trasformando la propria politica di vicinato in una dimensione meridionale solida e di successo, e questo quasi vent’anni dopo la definizione del processo di Barcellona e del suo apparato politico.

A ragione, i contribuenti europei non vedono di buon grado la duplicazione degli sforzi e lo spreco di risorse, processi intorno ai quali esiste ancora una certa confusione. Qualunque decisione venga presa in merito al destino dell’Unione per il Mediterraneo in occasione del vertice dell’8 giugno, non dobbiamo comunque permettere che la dimensione orientale della politica europea di vicinato passi in secondo piano. Purtroppo, non abbiamo sviluppato l’Assemblea Euronest secondo le stesse modalità di Euromed, operativa già da tempo principalmente a causa di problemi legati alla partecipazione della Bielorussia.

Il gruppo ECR dà pieno sostegno alla decisione dell’onorevole Albertini, presidente della commissione per gli affari esteri, di astenersi dal guidare la delegazione UE in Medio Oriente, decisione controversa e discussa stamane in seno all’Ufficio di presidenza ampliato. Ci opporremo ai voti di sfiducia alla presidenza della commissione per gli affari esteri espressi da parte del gruppo Socialista.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signor Presidente, il Mediterraneo è stato la culla della cultura europea e il motore che le ha dato impulso per millenni. Accolgo, pertanto, con grande favore questo approccio comune.

La regione mediterranea tuttavia costituisce anche un ponte per un’immigrazione quasi incontrollata verso l’Unione europea. A nostro avviso, l’immigrazione clandestina rappresenta uno dei maggiori problemi dell’area mediterranea ed è stata inclusa nei sei progetti principali; per questo, dobbiamo dare priorità a questo grave problema. Soltanto un approccio comune nei paesi del Mediterraneo, compreso anche il Nord Africa, può contribuire a rallentare il massiccio flusso dell’immigrazione clandestina poiché costituisce l’unica soluzione per arginare la marea dei profughi fin dall’inizio. Oltre a combattere il traffico organizzato di esseri umani, l’Unione europea deve concentrarsi sulla lotta alla povertà e sulle iniziative di sensibilizzazione e di informazione nei paesi di origine degli immigrati. Occorre spiegare chiaramente a chi intende emigrare che l’Europa non è una miniera d’oro, che non è in grado di offrire lavoro e prosperità a tutti e che spesso questi viaggi traumatici si concludono con l’arresto e l’espulsione.

 
  
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  Raffaele Baldassarre (PPE). – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, nonostante l'istituzione dell'Unione e la fissazione del vertice dei capi di Stato e di governo, continuano a mancare una definizione chiara della politica mediterranea da parte dell'Unione europea e una visione strategica a lungo termine per lo sviluppo e la stabilizzazione della regione.

Eppure le potenzialità del Mediterraneo sono enormi: un terzo del traffico mondiale navale si muove ormai nelle acque del Mediterraneo, proviene dalla Cina, dall'Asia, dai paesi europei, dall'India e attraverso Suez è nelle nostre acque. I paesi rivieraschi del Medio Oriente, dell'Africa, sono paesi in via di sviluppo avanzati e sono per noi necessari in alcuni settori fondamentali, quale quello dei flussi migratori.

È necessario quindi definire meglio l'architettura istituzionale operativa dell'Unione per il Mediterraneo, dotando il segretariato di risorse finanziarie e di criteri di adesione e attuazione dei progetti. Alcuni punti chiave: agricoltura, trasporti, autostrade del mare, corridoi transnazionali, energia rinnovabile, piano per il solare. Diceva Paul Morand, diplomatico e scrittore francese: "Il Mediterraneo è soprattutto la civiltà dell'antideserto". Facciamo propria questa affermazione!

 
  
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  Diane Dodds (NI).(EN) Signor Presidente, tralascerò il quesito di maggior rilievo sollevato questa mattina – ovvero su come potrebbero mai i contribuenti europei sostenere i costi dell’apparato politico e del segretariato oggetto della proposta e della discussione odierna – per parlare invece della stabilità del Mediterraneo, che considero decisamente vantaggiosa per l’intera Unione europea.

Il sostegno dell’Unione europea comporta un’assunzione di responsabilità proprio da parte dei paesi che si aspettano benefici dalle istituzioni e migliori opportunità economiche. Vorrei soffermarmi brevemente sul fatto che, quest’anno, le autorità marocchine hanno respinto migliaia di tonnellate di patate da semina provenienti dall’Irlanda del Nord; un commercio che proseguiva da vent’anni. Le patate erano state ispezionate in base alle normative vigenti prima di lasciare il mio paese, ma sono state respinte dalle autorità marocchine sulla base di un regime diverso.

Comprendo e rispetto la decisione del Commissario De Gucht di prendere in esame la questione, ma vorrei sottolineare che chi spera di trarre benefici da questa situazione deve assumersi anche le dovute responsabilità.

 
  
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  Štefan Füle, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, è stato un dibattito davvero valido e ricco di spunti. Concordo con chi sostiene che abbiamo perso molto tempo, in particolare per la creazione di un segretariato. Tornerò su questo punto tra poco.

Stiamo ancora affrontando questioni di grande rilevanza: garantire che l’Unione europea non diventi ostaggio dell’Unione per il Mediterraneo per eventuali problemi legati al processo in Medio Oriente; garantire che il vertice abbia luogo e crei quella spinta di cui si è parlato; decidere in merito all’approccio intergovernativo rispetto a quello comunitario per quanto riguarda l’Unione per il Mediterraneo. Vorrei fare cinque osservazioni brevissime.

In primo luogo, vorrei esprimere il mio apprezzamento per l’operato della Presidenza spagnola, con la quale abbiamo collaborato proficuamente negli ultimi mesi. Il 4 marzo abbiamo inaugurato il segretariato insieme e la Presidenza spagnola sta lavorando con impegno per garantire il corretto svolgimento del vertice di Barcellona.

In secondo luogo, è importante non solo che il segretariato sia operativo, ma anche che riceva finanziamenti, che sinora sono giunti solamente dalla Commissione europea. Invieremo un esperto al fine di verificare la compatibilità tra il progetto e la politica dell’Unione europea. Il segretariato avrà dimensioni limitate, con all’incirca 40 persone, e dovrà diventare uno strumento in grado di produrre un numero sempre crescente di progetti a vantaggio dei membri dell’Unione per il Mediterraneo.

In terzo luogo, sempre a questo proposito, è importante precisare che si sta tenendo una serie di incontri settoriali molto proficui. La settimana prossima si terrà a Marsiglia una riunione dei ministri delle Finanze, mentre i ministri dell’Agricoltura si riuniranno il mese prossimo al Cairo.

In quarto luogo, mentre l’Unione per il Mediterraneo rappresenta una parte importantissima della politica europea di vicinato, il nostro compito principale consiste nello sviluppare le relazioni bilaterali con questi paesi, nelle quali molti partner meridionali vorrebbero rivestire una posizione di rilievo. Secondo la mia interpretazione, una posizione di rilievo comporta anche un maggiore impegno da parte di tutti i nostri partner e a tutti i livelli, anche in merito a questioni di rilievo quali i diritti dell’uomo e la mobilità. Concordo con gli onorevoli parlamentari che si sono rivolti a noi per richiedere maggiore sinergia tra gli approcci bilaterale e multilaterale.

Infine, noi siamo determinati a collaborare con il Parlamento europeo e potremo farlo prossimamente in occasione della discussione del pacchetto sulla politica di vicinato, quando ne valuteremo il contesto sia bilaterale sia multilaterale.

 
  
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  Vincent Peillon, relatore.(FR) Signor Presidente, signor Commissario, avrei tre brevi commenti da fare.

In primo luogo, non abbiamo mancato di rispetto a nessuno, men che meno alle vittime; abbiamo invece ritenuto che la compassione, l’indignazione morale e gli insulti non rientrassero in alcuna politica.

In secondo luogo, non abbiamo assolutamente ignorato i conflitti esistenti a Cipro, nel Sahara o nei territori della Palestina. Ci siamo comunque chiesti se, nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune o nei diversi negoziati che hanno avuto luogo, spettasse all’Unione per il Mediterraneo affrontare tali questioni. Non si può essere l’unico punto di riferimento e la confusione di propositi non corrisponde all’efficienza.

In terzo luogo, sono davvero dispiaciuto che il Consiglio non sia presente. Non è un segno positivo, visto che questa mancanza di volontà politica ci dà motivo di dubitare del vertice del 7 giugno, come ha giustamente rilevato l’onorevole Baudis. In ogni caso, il Parlamento europeo si sarà assunto le proprie responsabilità. Chi ha costruito l’Europa ha seguito una visione lungimirante, sentendo la necessità di sviluppare politiche specifiche, anche alla luce delle guerre fratricide che ci hanno diviso. E’ questo spirito che desideravamo sviluppare con l’Unione per il Mediterraneo in questa relazione.

Come ho già ribadito, in questo momento di profonda crisi per l’Europa, bisogna definire una strategia di crescita, senza però ripiegarci su noi stessi. In questo momento, quando si smette di intrattenere relazioni con il mondo esterno, allora si inizia a morire. Per questa ragione ritengo che questo lavoro rappresenti un risultato importante e mi auguro che i capi di Stato o di governo, che di recente non sono stati all’altezza della loro responsabilità storica, vogliano ascoltare e tenerne conto.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà oggi alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto.(RO) L’Unione per il Mediterraneo (UpM) e il Partenariato orientale sono due iniziative di cooperazione volte a consolidare la politica europea di vicinato. Ritengo che il Parlamento europeo debba controllare da vicino gli sviluppi di queste iniziative, particolarmente nella congiuntura attuale quando gli equilibri geopolitici ed economici globali sono in via di ridefinizione. Questo impegno contribuirà a promuovere un clima di fiducia essenziale per raggiungere obiettivi comuni, siano essi economici, culturali, educativi o di sicurezza regionale.

Vorrei sottolineare che solo attraverso l’attuazione di progetti su vasta scala e di un dialogo ad ogni livello sarà possibile ottenere un reale progresso in materia di cooperazione regionale. Oltre ai sei settori strategici di investimento specificati, ritengo sia necessario avviare nuovi progetti in aree quali alimentazione, agricoltura e cultura.

 
  
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  Erminia Mazzoni (PPE), per iscritto. – Il processo di Barcellona é stato bloccato per motivazioni politiche, prima fra tutte quella legata ai conflitti regionali nell´area del Mediterraneo, ma tecnicamente e´ ancora attivo, come dimostrano i grandi progetti di integrazione che l´Unione sostiene con propri finanziamenti e i passi avanti compiuti per la definizione della struttura istituzionale dell´UpM. L´Assemblea Parlamentare Euro-mediterranea, dal 2003, anno della sua costituzione a Napoli, ha svolto la sua attivita´ di coordinamento e di controllo democratico sulla attuazione di tali progetti, che rispondono alle diverse sfide regionali: inquinamento marino, trasporti, energie rinnovabili, istruzione, piccole e medie imprese e protezione civile. E´ mancata pero´ la spinta politica necessaria a far decollare la strategia euromediterranea. La risoluzione sull´Unione per il Mediterraneo e´ un atto politico importante che richiama l´attenzione del Consiglio, della Commissione e degli stati membri, dopo oltre due decenni di sforzi profusi per l´allargamento a Est, sulla necessita´ di cambiare i propri orizzonti geopolitici e di rimettere al centro della propria politica estera la promozione delle relazioni con i paesi del bacino del Mediterraneo, partendo dalla definizione di una posizione unitaria rispetto al conflitto medio-orientale.

 
  
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  Tokia Saïfi (PPE), per iscritto.(FR) La presente relazione sull’Unione per il Mediterraneo testimonia l’interesse e gli investimenti del Parlamento europeo nel dialogo tra le due sponde del Mediterraneo. L’inaugurazione della sede dell’Unione per il Mediterraneo a Barcellona e la nomina del primo segretario generale rappresentano un passo essenziale nella definizione dei progetti da attuare nell’ambito dell’UpM, che si trova comunque ad affrontare alcune tensioni politiche che ne rallentano la crescita. Una di queste è sicuramente il conflitto israelo-palestinese, con l’interruzione del processo di pace dopo gli eventi di Gaza, il boicottaggio di un precedente vertice a Istanbul, e molti altri esempi. In questo difficile contesto, mi auguro che il secondo vertice dell’UpM, in programma il 7 giugno a Barcellona, possa dare nuovo impulso e una nuova dinamica al processo e agli obiettivi da raggiungere. I conflitti regionali esistenti, se non risolti, renderanno senza dubbio più difficile il compito dell’UpM, ma chiediamo ai capi di Stato e di governo degli Stati membri dell’UpM di onorare le proprie responsabilità politiche e storiche. Il vertice di Barcellona sarà il simbolo del nostro impegno nei confronti del Mediterraneo.

 
  
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  Richard Seeber (PPE), per iscritto.(DE) L’Unione per il Mediterraneo, fondata circa due anni fa sulla base del processo di Barcellona e sotto la guida della Francia, si trova ad affrontare ancora numerose problematiche. Il dialogo politico tra l’Unione europea e i suoi vicini meridionali non si limita soltanto al’immigrazione e agli accordi economici, ma include anche settori quali il controllo delle catastrofi naturali, l’energia e l’ambiente.

Le regioni mediterranee sono particolarmente colpite dalla scarsità di risorse idriche e dalla siccità. Nel 2007, un terzo degli europei viveva in regioni con un limitato approvvigionamento idrico, problema che si acuisce ancor più nei paesi del Maghreb, che non dispongono delle risorse tecniche e finanziarie per un uso più efficiente dell’acqua. Inoltre, in caso di intense e improvvise precipitazioni, in queste regioni le inondazioni possono rivelarsi ancora più dannose a causa dei problemi infrastrutturali.

L’acqua è un elemento fondamentale per qualsiasi forma di vita e per questo dobbiamo incrementare la nostra cooperazione finanziaria ed economica. I progetti volti a migliorare la difesa dell’ambiente possono essere attuati soltanto sulla base di una migliore collaborazione tra i paesi della regione mediterranea.

 
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