Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Procedura : 2010/0062(NLE)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A7-0370/2010

Discussioni :

PV 17/01/2011 - 14
PV 17/01/2011 - 16
CRE 17/01/2011 - 14
CRE 17/01/2011 - 16

Votazioni :

PV 19/01/2011 - 6.4
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2011)0010

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 17 gennaio 2011 - Strasburgo Edizione GU

14. Accordo UE-Camerun sulle normative nel settore forestale - Accordo UE-Repubblica del Congo sulle normative nel settore forestale - Accordi volontari di partenariato FLEGT (discussione)
Video degli interventi
PV
MPphoto
 

  Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:

- la raccomandazione (A7-0371/2010), presentata dall’onorevole Jadot a nome della commissione per il commercio internazionale, sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione di un accordo volontario di partenariato tra l’Unione europea e la Repubblica del Camerun sull’applicazione delle normative nel settore forestale, la governance e il commercio del legname e dei suoi derivati importati nell’Unione europea (FLEGT) [12796/2010 – C7-0339/2010 – 2010/0217(NLE)];

- la raccomandazione (A7-0370/2010), presentata dall’onorevole Jadot a nome della commissione per il commercio internazionale, sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione di un accordo volontario di partenariato tra l’Unione europea e la Repubblica del Congo sull’applicazione delle normative nel settore forestale, la governance e il commercio del legname e dei suoi derivati importati nell’Unione europea (FLEGT) [10028/2010 – C7-0170/2010 –2010/0062(NLE)];

- l’interrogazione orale [2010/3015(RSP)] alla Commissione, degli onorevoli Jadot, Bearder, Martin, Higgins e Caspary a nome dei gruppi Verde/Alleanza libera europea, Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa, Alleanza progressista dei socialisti e democratici al Parlamento europeo, gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica e Partito popolare europeo (Democratico cristiano), sulla conclusione di accordi volontari di partenariato (FLEGT) con la Repubblica del Congo e la Repubblica del Camerun e altri AVP previsti (O-0202/2010 - B7-0802/2010).

 
  
MPphoto
 

  Yannick Jadot, relatore.(FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero iniziare ringraziando tutti i colleghi per il lavoro che abbiamo svolto insieme su questo tema e che ha permesso a tutti i gruppi rappresentati in Parlamento di concordare una posizione comune, presentare un’interrogazione orale e redigere una risoluzione accompagnatoria sugli accordi volontari di partenariato.

Si tratta di una questione importante. Come sapete, le foreste stanno scomparendo. Ogni due secondi, in tutto il mondo viene distrutta un’area equivalente a un campo da calcio; in un anno, la deforestazione distrugge una superficie pari a quella della Grecia. La situazione è evidentemente drammatica. Lo è dal punto di vista della biodiversità: sono minacciate alcune migliaia di specie animali e vegetali, e le foreste più colpite – quelle tropicali – ospitano metà della biodiversità mondiale. Ma, ovviamente, è drammatica anche sotto il profilo del cambiamento climatico: la deforestazione è responsabile del 20 per cento delle emissioni di gas serra. Infine, la deforestazione mette a rischio alcune centinaia di milioni di esseri umani, ossia le persone che vivono nelle o delle foreste.

Tra le cause principali della deforestazione ci sono lo sfruttamento delle foreste e l’industria forestale, soprattutto nella regione di cui ci occupiamo oggi: il bacino del Congo. Si stima che tra il 20 e il 40 per cento del legname raccolto e commercializzato nel mondo sia di origine illegale. Quindi, la questione che affrontiamo oggi è chiaramente di importanza cruciale.

Questi accordi volontari di partenariato sono stati adottati dalla commissione per il commercio internazionale secondo la procedura di approvazione. Per effetto del trattato di Lisbona, è vero che, in virtù di tale procedura, il Parlamento europeo può esprimere la propria posizione, ma in pratica può soltanto dire sì o no. Dunque, la discussione odierna è estremamente importante perché permette a noi di compiere un esame più dettagliato e a lei, signor Commissario, in quanto rappresentante della Commissione, di rispondere alle interrogazioni del Parlamento.

Questi accordi sono importanti perché ci consentono di garantire la tracciabilità del legname. Inoltre, prevedono l’applicazione di procedure di controllo indipendenti e integrano le politiche e la governance in campo forestale nei paesi interessati. Oggi parleremo della Repubblica del Congo e del Camerun.

Ma, prima di entrare nel merito di questi accordi e delle interrogazioni del Parlamento, desidero fare una considerazione preliminare: dobbiamo distinguere tra legname legale e legname sostenibile. È evidente che stiamo discutendo della legalità del legname, però il fatto che il legname sia prodotto legalmente non necessariamente è garanzia di uno sfruttamento sostenibile delle foreste.

Quindi, la prima interrogazione di carattere generale che desidero rivolgere alla Commissione è la seguente: come intende agire la Commissione per garantire una coerenza complessiva sul tema delle foreste – il 2011 è l’Anno internazionale delle foreste – e al contempo tener conto di quanto è stato detto a Nagoya e di quanto è stato deciso a Cancún, con particolare riguardo al meccanismo REDD+, nonché degli accordi commerciali negoziati, che talvolta sono responsabili della deforestazione per effetto della liberalizzazione del commercio di legname?

Inoltre, siamo ancora in attesa di una risposta da parte della Commissione europea sulla questione dei biocarburanti e del cambiamento indiretto di destinazione dei terreni. Come sapete, il Parlamento ha chiesto alla Commissione di inserire questi punti tra i criteri di valutazione della sostenibilità dei biocarburanti.

Più nello specifico, gli accordi volontari di partenariato presentano molti elementi positivi. Al riguardo, abbiamo apprezzato molto l’impegno profuso nelle trattative e soprattutto il coinvolgimento di esponenti della società civile del Camerun e della Repubblica del Congo. Sappiamo che non è facile, ma, da questo punto di vista, gli accordi volontari di partenariato sembrano aver avuto successo.

Come dicevo prima, restano tuttavia irrisolti una serie di questioni e interrogativi. Signor Commissario, è disposto a venire qui, ad esempio, ogni sei mesi oppure sei mesi dopo la firma di un accordo, per aggiornarci sulla sua attuazione? Glielo chiedo perché è evidente che la negoziazione e attuazione dell’accordo possono essere di qualità molto diverse, e dunque vorremmo che lei venisse a riferirci se le parti interessate e, in particolare, gli esponenti della società civile continuano a essere coinvolti nell’attuazione dell’accordo. Le chiedo se nei paesi nei quali ancora oggi è difficile dar voce al dissenso, specialmente laddove c’è corruzione, siano stati messi in atto meccanismi – in particolare, meccanismi indipendenti – per consentire ai rappresentanti della società civile di protestare in caso di applicazione inadeguata dell’accordo e qualora non vengano più dato loro ascolto. Allo stesso modo, vorremmo che lei ci informasse regolarmente sull’impatto dell’applicazione degli accordi e ci aggiornasse, quindi, sia riguardo alla coerenza generale delle azioni della Commissione in materia di foreste, sia riguardo all’applicazione degli accordi con specifico riferimento alla questione della legalità del legname.

Un ultimo punto, per concludere: lei afferma che per questi accordi non sono previsti stanziamenti di bilancio. È evidente, però, che avremo bisogno di fondi per sostenere queste politiche. Può, quindi, chiarire la questione dei finanziamenti per gli accordi volontari di partenariato?

 
  
MPphoto
 

  Catherine Bearder, autore.(EN) Signora Presidente, le foreste pluviali tropicali del Camerun e del Congo sono preziose e dobbiamo pertanto plaudere a questo accordo volontario, che mira a uno sfruttamento sostenibile del legname raccolto in quelle foreste.

Le foreste non appartengono soltanto agli abitanti di quei paesi, bensì fanno parte dell’ecosistema terrestre, sono un elemento decisivo dei sistemi di mantenimento della vita e contengono miliardi di tonnellate di carbonio.

Arrestare la deforestazione è uno dei modi in cui dovremmo affrontare il cambiamento climatico, e sono anni che i governi di tutto il mondo stanno cercando di farlo. Dobbiamo congratularci con questi due paesi per il coraggio e la lungimiranza che hanno dimostrato sottoscrivendo gli accordi volontari con l’Unione europea.

Tuttavia, la regolamentazione e applicazione degli accordi rappresenteranno una vera sfida – realizzare una gestione sostenibile delle risorse è già difficile nel nostro continente, figuriamoci altrove. Ma la volontà in tal senso c’è e questo è un motivo di grande soddisfazione. Grazie a una gestione accorta è possibile ridurre la quantità delle importazioni di legname prodotto in modo illegale e non sostenibile.

Attualmente la quantità di legname illegale importato nell’Unione europea rappresenta quasi un quinto dei prodotti di legno venduti sui nostri mercati, nonostante l’impegno del Parlamento e di altri per contrastare tale fenomeno. L’applicazione degli accordi sarà facilitata dal coinvolgimento della popolazione locale e della società civile dei paesi interessati. Per parte nostra, dobbiamo adoperarci affinché il loro diritto a essere ascoltati e coinvolti sia rispettato e garantito – dopo tutto, sono loro ad avere di più da perdere dalla distruzione delle loro foreste.

La pratica diffusa dello sfruttamento di legname tropicale è alimentata da un insaziabile appetito per prodotti destinati ad abbellire le nostre case. Dovremmo apprezzare di più questa risorsa e averne maggiore cura, perché essa costituisce la base vitale di un gran numero di specie animali e vegetali, ma cresce lentamente e impiega molti anni per raggiungere la maturità.

Il fatto che siamo il maggiore mercato mondiale di prodotti di legno illegale non deve mettere a repentaglio il nostro impegno e la nostra lotta contro la deforestazione e il cambiamento climatico.

Potrebbe darsi che, per effetto degli accordi, il prezzo del legname tropicale aumenti, ma noi non dovremmo opporci a tale eventualità perché si tratta non soltanto di una risorsa disponibile in quantità limitata, ma anche dell’unico bene che le popolazioni locali hanno da vendere. Loro conoscono il valore reale di questa loro risorsa e ora, grazie all’accordo, lo conosceremo anche noi.

Quelle persone sono i nostri occhi e le nostre orecchie nella foresta. Noi abbiamo bisogno del loro aiuto per applicare gli accordi, loro hanno bisogno del nostro sostegno per dare voce ai loro timori. Gli accordi comportano un dare e un avere e noi guardiamo a lei, signor Commissario, per garantirne l’applicazione.

Gli AVP, cioè gli accordi volontari di partenariato, sono positivi per il pianeta, sono positivi per i nostri paesi partner e sono positivi per l’Unione europea. Dobbiamo assicurare che funzionino a dovere e che qualsiasi loro violazione sia monitorata e affrontata. Poi dobbiamo adoperarci affinché altri paesi dell’Africa, dell’Asia e del Sudamerica sottoscrivano quanto prima possibile accordi simili. Mi auguro di collaborare con lei e con la Commissione per raggiungere questo obiettivo.

 
  
MPphoto
 

  David Martin, autore.(EN) Signora Presidente, desidero anzitutto ringraziare l’onorevole Jadot per la sua esemplare collaborazione con gli autori ombra. Per tutti noi è stato estremamente piacevole lavorare a questa relazione e sono molto lieto – come egli ha già detto – che siamo riusciti a ottenere un ampio consenso.

Grazie agli accordi con il Congo e il Camerun, e anche a quello con il Ghana, alcune delle foreste più vulnerabili del continente africano sono ora regolamentate da accordi volontari di partenariato. Come già detto dai due oratori precedenti, questi accordi vanno accolti con grande favore perché mettono a disposizione un meccanismo per affrontare il problema del commercio massiccio di legname illegale, ci offrono l’opportunità di gestire meglio una risorsa naturale di importanza vitale e – speriamo – favoriranno una maggiore trasparenza e ci aiuteranno ad affrontare la corruzione nel settore forestale, che in Africa, purtroppo, è attualmente un fenomeno endemico.

Ma, pur essendo favorevole agli accordi, condivido con il relatore una serie di timori. Stasera vorrei citarne soltanto tre.

Prima di tutto, sussiste il pericolo – non è questa l’intenzione, ma c’è il rischio – che l’adozione di un quadro normativo come quello di cui stiamo parlando venga vista come la creazione delle condizioni generali per lo sfruttamento su vasta scala delle nostre foreste, portando così a un risultato in contrasto con le finalità dell’accordo, cioè a un ulteriore degrado e un’ulteriore deforestazione. La conseguenza sarebbe proprio quella distruzione dell’ambiente globale che stiamo invece cercando di evitare. Ciò che vogliamo è un accordo che promuova la conservazione e la gestione sostenibile delle nostre risorse sotto il profilo della biodiversità. Concordo con il relatore quando dice che, in tale contesto, la Commissione ha l’obbligo di vigilare costantemente sulla situazione e riferire regolarmente sui progressi dell’accordo.

In secondo luogo, le popolazioni locali, che spesso sono vittima dello sfruttamento ambientale, dovrebbero trarre vantaggio dall’accordo. Il governo congolese deve mantenere la promessa che ha fatto nell’ambito dell’accordo di adottare una legge che promuova e tuteli i diritti delle popolazioni locali. Ancora una volta invito la Commissione a insistere continuamente, nei suoi contatti con quel governo, sul rispetto di tale promessa fintantoché il Congo non approverà in proposito una norma giuridicamente vincolante.

In terzo luogo, e qui concordo con l’onorevole Bearder, dobbiamo garantire che siano stanziati fondi adeguati a una gestione corretta dell’accordo. Per quanto un accordo possa essere valido sulla carta, senza le risorse necessarie per dargli attuazione rimarrà carta straccia. Come già osservato, l’accordo in quanto tale non dispone di una dotazione finanziaria; spetta dunque a noi – sia alla Commissione, che può proporre, sia al Parlamento e al Consiglio, che possono stanziare in bilancio fondi adeguati – farlo funzionare a dovere. Ciò significa che dobbiamo disporre dei fondi necessari per verificare la legalità del legname importato nell’Unione europea, dei fondi necessari per formare, equipaggiare e dotare di competenze tecniche coloro che operano nei paesi africani ai quali siamo legati da accordi volontari di partenariato e anche delle risorse necessarie per eseguire i controlli citati.

Quindi, nei prossimi mesi dobbiamo preoccuparci di predisporre il quadro finanziario che serve per garantire il successo degli accordi. Ribadisco che gli accordi sono buoni; tuttavia, come nel caso di tutti gli accordi, ci vorranno la buona volontà e la vigilanza dei singoli – organizzazioni non governative, Stati membri, governo del Congo e governo del Camerun – perché possano funzionare bene nella pratica e le promesse in essi contenute siano mantenute. Questi accordi dovrebbero portare a una gestione migliore delle nostre foreste e a una gestione migliore delle risorse globali di importanza vitale; se applicati male, però, potrebbero condurci nella direzione opposta. Ci aspettiamo che la Commissione vigili con grande attenzione sui progressi che saranno compiuti.

 
  
MPphoto
 

  Joe Higgins, autore.(EN) Signora Presidente, condividiamo l’approccio generale dell’onorevole Jadot alla questione di cui stiamo discutendo. Sono favorevole a qualsiasi accordo che tuteli le foreste pluviali del nostro pianeta, purché simili accordi promuovano anche la protezione delle popolazioni autoctone della foresta e creino condizioni di vita migliori per la maggioranza della popolazione nei paesi interessati.

Va detto subito che sia nella Repubblica del Congo sia in Camerun ci sono governi molto repressivi. Il Camerun è ai primi posti dell’indice della corruzione, una classifica compilata da Transparency International, e nella Repubblica del Congo c’è stato uno sfruttamento terribile di alcuni strati della popolazione, in particolare dei pigmei, nonostante la recente adozione di nuova legge. La popolazione attende di vedere ciò che essa potrà fare per tutelare le popolazioni indigene.

In quei paesi, l’industria del legname è coinvolta in pratiche di corruzione e nello sfruttamento dei lavoratori, mentre la deforestazione di cui è responsabile rappresenta una gravissima minaccia per la sussistenza delle popolazioni autoctone. È per questo motivo che la risoluzione originaria del gruppo della Sinistra unitaria europea chiede che l’industria del legname diventi di proprietà pubblica e sia posta sotto il controllo democratico, in modo da garantire il fondamentale coinvolgimento dei lavoratori del settore e delle comunità locali che vivono nelle foreste interessate dall’abbattimento degli alberi.

La risoluzione del gruppo della Sinistra rileva altresì che l’abbattimento illegale è legato ai livelli di povertà dei paesi interessati perché fornisce un reddito a singole persone e alle loro famiglie che altrimenti soffrirebbero la fame. Quindi, porre fine all’abbattimento illegale delle foreste significa anche porre fine alle condizioni di povertà e privazione in cui vivono molte comunità di quei paesi.

Questo cambiamento non sarà realizzato dalle corrotte élite locali né dalle multinazionali europee, che hanno come unico scopo il conseguimento di profitti privati; sarà invece attuato dai lavoratori forestali e dalle popolazioni indigene, che prenderanno nelle loro mani la proprietà democratica delle loro risorse. A tal fine, i popoli dell’Africa sub-sahariana possono trarre ispirazione dai loro fratelli e sorelle tunisini e dalla loro eroica lotta delle scorse settimane contro una dittatura corrotta.

 
  
MPphoto
 

  Daniel Caspary, autore.(DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, molti paesi che esportano legni duri tropicali hanno cominciato a sottoscrivere accordi volontari di partenariato con l’Unione europea nell’ambito del FLEGT, cioè il piano d’azione sull'applicazione delle normative forestali, la governance e gli scambi commerciali. L’Unione sosterrà le riforme della governance delle foreste e la costruzione di capacità, con un’attenzione speciale all’attuazione di sistemi di tracciabilità e verifica della legalità per prodotti a base di legno.

C’è una cosa che reputo particolarmente importante: se l’obiettivo è quello di contribuire a rafforzare la trasparenza e prevenire danni ambientali derivanti dalle attività forestali, allora è opportuno che le parti si impegnino a modificare e migliorare le disposizioni di legge vigenti. Apprezzo molto che l’Unione europea abbia assunto l’impegno di sostenere il potenziamento delle capacità nei paesi produttori di legname, con particolare riguardo all’attuazione di sistemi di tracciabilità e verifica della legalità del legname e dei prodotti a base di legno.

Vorrei poi citare altri due punti. L’idea che sta alla base degli accordi volontari di partenariato è di mettere fine al commercio di legname ottenuto in modo illegale e dei prodotti da esso derivati, nonché di contribuire ad arrestare la deforestazione, il degrado forestale e i loro effetti in forma di emissioni di anidride carbonica e di perdita di biodiversità in tutto il mondo.

Un ulteriore sfruttamento su vasta scala delle foreste tropicali e di altre foreste particolarmente ricche di specie, in grado di stoccare grandi quantità di carbonio, è un comportamento irresponsabile che può accentuare ancora di più la deforestazione e il degrado forestale, con conseguenze devastanti per l’ambiente a livello mondiale.

Questi accordi sono pertanto un passo piccolo ma positivo nella giusta direzione. Sono totalmente d’accordo con quanto detto dagli oratori precedenti. Ringrazio il relatore per l’eccellente collaborazione e sarei molto lieto se riuscissimo a compiere progressi concreti riguardo a questi accordi, per rendere il nostro mondo un luogo un po’ migliore.

 
  
MPphoto
 

  Andris Piebalgs, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, desidero prima di tutto ringraziare il relatore, onorevole Jadot, per il suo sostegno agli accordi volontari di partenariato sull'applicazione delle normative forestali, la governance e gli scambi commerciali con il Congo e il Camerun. Spero che il Parlamento europeo segua la raccomandazione di approvare la conclusione di questi due accordi, perché così incoraggerà sia il parlamento del Camerun sia quello del Congo a completare la loro valutazione.

È importante che tanto l’Unione europea quanto i nostri paesi partner approvino gli accordi volontari di partenariato, perché l’abbattimento illegale delle foreste è un problema che riguarda tutti. So che esso è soltanto la punta dell’iceberg. In sostanza, stiamo parlando di avviare un lavoro comune per una gestione sostenibile delle risorse forestali. E, per rispondere subito a una delle sollecitazioni del relatore, posso dire che sì, sono disponibile a venire qui ogni sei mesi, ogniqualvolta il Parlamento mi inviterà, per monitorare l’attuazione degli accordi.

È vero che questo è un impegno. Ci sono rischi, ma, a mio parere, non c’è altro modo per arrivare a una gestione realmente sostenibile di questa risorsa, perché, in assenza di fatti concreti, non sarà possibile ottenere buoni risultati soltanto con le parole.

Da parte dei nostri paesi partner gli accordi richiedono un grande impegno. Un dato importante è, secondo me, la perdita causata dall’abbattimento illegale delle foreste, nel senso che la deforestazione illegale provoca ogni anno minori entrate per un importo pari a 10-15 miliardi di dollari. Inoltre, essa ha ripercussioni assolutamente negative sulle popolazioni indigene e sulla biodiversità, oltre che in termini di cambiamento climatico.

Allo stesso tempo va sottolineato che l’Unione europea è uno dei maggiori mercati di legname tropicale. Ciò significa che il nostro approccio è estremamente importante per il modo in cui viene affrontata l’intera questione. Il 20 per cento del legname tropicale importato nell’Unione europea è prodotto illegalmente e pertanto dobbiamo impegnarci a garantire che acquisteremo soltanto legname ottenuto legalmente.

Il cambiamento climatico è un altro motivo di preoccupazione per tutti, e la tutela delle foreste deve cominciare da qualche parte. È molto facile dire che dobbiamo pagare per proteggere le foreste: è una formula semplice, ma la sua applicazione necessita di un forte impegno da entrambe le parti.

Cercherò di rispondere a un paio di domande che mi sono state rivolte. Per quanto riguarda l’applicazione e l’attuazione, l’accordo volontario di partenariato prevede l’istituzione di un comitato congiunto con il compito di monitorare l’attuazione dell’accordo. Saranno poi attuate verifiche indipendenti per valutare il sistema di accertamento della legalità e la sua efficienza ed efficacia. È previsto anche un meccanismo di rendicontazione annuale; la relazione annuale sarà pubblica e verrà sicuramente messa a disposizione del Parlamento europeo.

Inoltre, nella preparazione degli accordi volontari di partenariato abbiamo coinvolto la società civile e le popolazioni autoctone, che finora erano state completamente escluse da questo processo. Nei nuovi accordi abbiamo perciò deciso di comune intesa di istituire comitati formati da una pluralità di soggetti interessati, con il compito di controllare, o guidare, il processo di attuazione al quale partecipa la popolazione locale.

Gli AVP prevedono altresì un meccanismo di ricorso, mentre il responsabile delle verifiche indipendenti potrà consultare e utilizzare le informazioni provenienti da una vasta gamma di fonti, comprese la società civile e le comunità locali.

Le risorse hanno un costo ben preciso. Tra il 2002 e il 2008 l’Unione europea ha contribuito con 544 milioni di euro all’industria forestale in generale nei paesi in via di sviluppo; una parte di quei fondi è stata destinata ad attività nell’ambito del FLEGT in singoli paesi. A ciò si aggiungono i 35 milioni di euro spesi finora dalla Commissione per sostenere, più in generale, il FLEGT, e altri 35 milioni saranno spesi tra il 2011 e il 2013. Voglio sottolineare inoltre che anche gli Stati membri danno sovvenzioni di tipo fiscale.

Ma all’attuazione del FLEGT abbiamo destinato anche risorse umane. Sette miei funzionari se ne occupano e operano in stretta collaborazione con l’Istituto forestale europeo e con le autorità forestali nazionali.

È stato poi compiuto uno sforzo ulteriore con il regolamento sul legname illegale, che è stato adottato nel 2010 come elemento chiave del piano d’azione FLEGT. Il regolamento andrà a integrare l’approccio nell’ambito degli AVP al fine di scoraggiare lo sfruttamento non regolamentato e non sostenibile delle foreste.

Il recente accordo raggiunto a Cancún sulla riduzione delle emissioni causate dalla deforestazione e dal degrado forestale, noto come REDD, faciliterà altri aiuti da parte della Commissione a favore dei paesi in via di sviluppo. Il nostro lavoro futuro sulla governance delle foreste attraverso gli AVP sarà favorito dal fatto che l’accordo REDD contempla la governance e il rispetto dei diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali.

Seguo con attenzione la situazione dei diritti umani nei paesi partner. Condivido quanto scritto nella proposta di risoluzione riguardo al fatto che la Commissione deve continuare a concentrare la propria attenzione su questi argomenti. Vi posso assicurare che la questione dei diritti umani rimane al centro del nostro dialogo politico con i paesi partner, e vi garantisco altresì che la lotta contro la corruzione è uno dei temi che affrontiamo nei nostri colloqui con quei paesi.

Ma voglio evidenziare un aspetto particolare che è incoraggiante per l’intero processo, ossia il fatto che i nostri paesi partner si sentono impegnati. Considerate le gravi carenze a livello amministrativo, senza un impegno reale da parte loro non potremmo tutelare le foreste in maniera più efficace.

So che questo è solo l’inizio del processo, ma è un inizio da entrambe le parti. Sono sempre disponibile a venire in Parlamento per riferire sui progressi dell’attuazione. FLEGT non è affatto un passo falso: FLEGT è un passo nella giusta direzione perché non aumentiamo il rischio. Forse le soluzioni che abbiamo previsto non sono del tutto sufficienti, però almeno abbiamo compiuto un passo adeguato di cui possiamo andar fieri.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. WALLIS
Vicepresidente

 
Note legali - Informativa sulla privacy