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Procedura : 2008/0142(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0307/2010

Testi presentati :

A7-0307/2010

Discussioni :

PV 18/01/2011 - 13
CRE 18/01/2011 - 13

Votazioni :

PV 19/01/2011 - 6.1
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2011)0007

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 18 gennaio 2011 - Strasburgo Edizione GU

13. Diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera (discussione)
Video degli interventi
PV
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell’adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera [11038/2/2010 - C7-0266/2010 - 2008/0142(COD)]

(Relatore: Françoise Grossetête) (A7-0307/2010).

 
  
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  Françoise Grossetête, relatore.(FR) Signor Presidente, parlerò per quattro minuti e utilizzerò i due minuti che rimangono per intervenire alla fine della discussione.

Signor Presidente, Presidente Győri, Commissario, finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel per questo tema, estremamente importante per i pazienti.

Non potevamo più convivere con una situazione confusa in cui il diritto viene decretato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea. La direttiva stabilisce ora delle norme chiare per la mobilità dei pazienti in seno all’Europa. Che tipo di cura si può ricevere all’estero? Come e sulla base di quali criteri avviene il rimborso? Come vengono ripartite le responsabilità tra lo Stato membro di affiliazione e il paese membro di cura? Tutte le risposte a queste domande sono ora inserite nel progetto di direttiva.

Consentitemi innanzi tutto di ringraziare la Presidenza belga per il lavoro eccellente svolto nel corso dei negoziati. La sua capacità di persuasione ha svolto un ruolo decisivo, perché va evidenziato che diversi Stati membri non volevano questa direttiva. Credo che fosse una questione di irresponsabilità.

Mi preme inoltre rendere omaggio al mio amico ed ex eurodeputato Bowis, che siede nella galleria. In veste di relatore in prima lettura, è stato anche coinvolto nella formulazione di questa direttiva e si è sempre battuto per i diritti dei pazienti. Inoltre, vorrei naturalmente ringraziare anche il Commissario Dalli e i miei relatori ombra, che hanno offerto tutti un contributo molto attivo alla conclusione dei negoziati, e senza i quali nulla sarebbe stato possibile.

Qual è la posta in gioco per i pazienti? I progressi in campo medico significano che l’assistenza sanitaria non può essere fornita a livello locale per tutte le patologie e che talvolta va erogata a livello transfrontaliero. Mi riferisco a pazienti che vivono in regioni di confine, in cui l’assistenza sanitaria erogata all’estero è talvolta più vicina di quella del loro paese di residenza. Un altro caso è quello in cui uno Stato membro offre maggiori risorse e competenze, come ad esempio per determinate cure altamente specializzate.

Infine, per alcuni cittadini potrebbe essere semplicemente più comodo ricevere assistenza sanitaria al di fuori del loro paese di affiliazione perché hanno dei parenti che vivono in un altro paese membro. I consumatori, i lavoratori, gli studenti e adesso anche i pazienti potranno beneficiare dei diritti di mobilità in seno all’Unione grazie a una legislazione chiara.

L’idea non è ovviamente quella di incoraggiare un qualsiasi tipo di turismo medico, in quanto i sistemi di sicurezza sociale, la loro organizzazione e la loro gestione continuano a rientrare nella piena responsabilità degli Stati membri. In generale, i pazienti potranno ora ricevere tutta l’assistenza sanitaria a cui hanno diritto nel loro paese in un altro paese membro ed essere rimborsati fino al livello di costi previsto dal loro stesso sistema.

Per le terapie ospedaliere che prevedono un pernottamento o l’utilizzo di tecnologie specializzate o altamente costose, lo Stato membro può stabilire un sistema di autorizzazione preventiva. Ciò permetterà di tener conto delle esigenze di pianificazione e investimento degli Stati membri nella loro struttura sanitaria. Il Parlamento è riuscito a garantire che le condizioni in base alle quali viene respinta l’autorizzazione preventiva siano limitate e inserite in una lista completa, per dare ai pazienti la certezza del diritto.

Il Parlamento ha messo a segno dei progressi anche su altri aspetti: ogni Stato membro dovrà istituire dei punti di contatto nazionali per fornire ai pazienti le migliori informazioni e orientamenti possibili sulla base delle loro esigenze. Ogni punto di contatto nazionale fungerà da sportello unico e dovrà collaborare con gli altri punti di contatto nazionali. In questo modo, i pazienti riceveranno informazioni chiare e accurate.

Alla questione del rimborso, che di fatto rappresenta un ostacolo fondamentale, sono stati apportati notevoli miglioramenti, e può essere utilizzato un meccanismo di compensazione, come accade attualmente nel caso del regolamento (CE) 883/2004 sulla sicurezza sociale, oppure il paziente dovrà pagare anticipatamente e verrà rimborsato il più celermente possibile.

Siamo infine riusciti a garantire che i pazienti affetti da malattie rare non vengano abbandonati a se stessi, bensì possano accedere a competenze esterne per la diagnosi della malattia e la certezza che venga concessa l’autorizzazione preventiva per l’assistenza sanitaria.

Concluderò affermando che, grazie alla cooperazione europea in aree quali le reti di riferimento europee, i pazienti potranno accedere a cure altamente specializzate, allo scopo di incoraggiare la condivisione delle esperienze e migliorare i risultati, la diagnosi e le terapie nell’interesse dei pazienti.

Ecco perché oggi possiamo affermare di aver conseguito il nostro obiettivo, e vorrei ringraziare nuovamente tutti i miei onorevoli colleghi. Potrei dire che questa direttiva contribuisce a costruire un’Europa della salute.

 
  
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  Enikő Győri, Presidente in carica del Consiglio.(EN) Signor Presidente, onorevole Grossetête, onorevoli deputati, vorrei proseguire nella mia lingua madre, l’ungherese.

(HU) Mi fa molto piacere poter partecipare alla discussione sulla direttiva concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera. è un momento molto importante perché oggi, dopo due anni e mezzo, si stanno concludendo le nostre discussioni sull’atto legislativo in oggetto. Vorrei innanzi tutto esprimere i miei ringraziamenti a tutti coloro che hanno reso possibile il raggiungimento di questo importantissimo accordo. In primo luogo, ringrazio i membri passati del trio di presidenza, il Belgio e il suo predecessore, la Spagna, per il lavoro eccellente con cui hanno contribuito al raggiungimento di questo compromesso nel Consiglio. Inoltre, a nome del Consiglio, vorrei ringraziare il Parlamento europeo per la cooperazione eccellente e la volontà di trovare un compromesso, da cui è scaturito questo accordo. Sono certa che l’accordo si tradurrà in numerosi vantaggi per i pazienti dell’Unione europea, e che costituisca un altro passo in avanti importante per la garanzia dei diritti dei pazienti europei.

Come tutti ricorderemo, il dialogo tra le tre istituzioni non è stato facile, ma è sempre stato costruttivo e orientato ai risultati, fino alla fine, ed è stato pervaso dallo spirito del compromesso. Prendo atto del fatto che nemmeno le discussioni in seno al Parlamento europeo sono state semplici, e che la relazione su cui voterete domani è il risultato di un compromesso anche tra i gruppi politici parlamentari. Vorrei pertanto esprimere anche il mio apprezzamento a tutti coloro il cui lavoro ha contribuito alla definizione di un’unica posizione in Assemblea e, in particolare, all’onorevole Grossetête, al cui fianco siedo da quasi un anno qui in Aula, e a tutti i co-relatori, senza la cui cooperazione non saremmo riusciti a portare a termine il processo legislativo.

Sono convinta che il testo adottato creerà un equilibrio adeguato tra i diritti dei pazienti relativamente all’assistenza sanitaria transfrontaliera e gli obblighi degli Stati membri di organizzare ed erogare i servizi di assistenza sanitaria e le cure mediche. Nel corso delle consultazioni tra le tre istituzioni, sono state individuate soluzioni accettabili per tutti per diverse questioni politiche. Abbiamo soprattutto trovato un accordo sulle questioni relative alla qualità e alla sicurezza dei servizi sanitari. Abbiamo stabilito i criteri per l’autorizzazione preventiva e delineato le condizioni generali applicabili per il rimborso dei costi dell’assistenza sanitaria transfrontaliera.

Ci siamo inoltre accordati su questioni relative alla cura dei pazienti affetti da malattie rare, nonché su un’ulteriore cooperazione tra gli Stati membri in relazione ai sistemi di sanità elettronica. Il Consiglio ritiene che abbiamo conseguito il risultato più importante, segnatamente il consolidamento della giurisprudenza della Corte di giustizia europea in materia di libera circolazione di beni e servizi nell’area dell’assistenza sanitaria. Sussistono tuttavia altri fattori importanti che potrebbero contribuire a facilitare l’accesso dei pazienti ai servizi di assistenza sanitaria transfrontaliera in futuro. Tra questi figurano i punti di contatto nazionali che dovranno essere creati dagli Stati membri e che serviranno a fornire informazioni ai pazienti.

Inoltre, altri passi significativi sono il reciproco riconoscimento delle prescrizioni tra gli Stati membri, nonché l’assistenza e la cooperazione reciproche. Infine ma non da ultimo, la direttiva chiarirà il rapporto con il regolamento (CE) 883/2004 sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, garantendo così ai pazienti una maggiore certezza del diritto. Nel corso della trasposizione della direttiva, gli Stati membri si ispireranno a principi che sono già stati riconosciuti dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione in diverse occasioni. Sono i principi di universalità, il diritto a cure di buona qualità, all’equità e alla solidarietà. Vorrei inoltre aggiungere che questa volta riusciremo anche a prendere una decisione su misure che sono efficienti e che, nel contempo, migliorano la competitività.

Signor Presidente, onorevoli parlamentari, la Presidenza ungherese si impegnerà per far sì che il Consiglio adotti quest’atto legislativo il prima possibile. In base alla procedura giuridica, il Consiglio adotterà il testo dopo il consueto perfezionamento giuridico e linguistico, e a quel punto la direttiva potrà essere pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il prima possibile. Grazie molte, e consentitemi di complimentarmi ancora una volta con tutti coloro il cui lavoro ha contribuito alla creazione di questa direttiva.

 
  
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  John Dalli, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, vorrei complimentarmi col Parlamento per questo traguardo importante, vale a dire il raggiungimento di un accordo sulla direttiva in oggetto. Sono particolarmente grato alla relatrice, onorevole Grossetête, e ai relatori ombra per il duro lavoro e l’impegno nei confronti dei diritti dei pazienti. Vorrei inoltre ringraziare le due precedenti presidenze – Spagna e Belgio – per l’arduo lavoro svolto al fine di portare a compimento tale fascicolo.

A mio parere, la nuova direttiva si tradurrà in un insieme coerente e uniforme di norme per i pazienti di tutta Europa. Inaugurerà inoltre una nuova fase di cooperazione tra i 27 sistemi sanitari nazionali.

La via che ha condotto alla conclusione soddisfacente di oggi è stata tutt’altro che semplice. Mi ricordo che l’anno scorso, quando mi sono insediato, mi era stato detto che i negoziati sulla direttiva si trovavano a un punto morto. La direttiva rappresenta un esempio illuminante della necessità di leadership politica: dimostra che, con coraggio e determinazione, è possibile prendere decisioni che sono importanti per i nostri cittadini. Credo che i legislatori non debbano permettere alla Corte di giustizia di decidere al loro posto, né consentire che i cittadini non possano veder riconosciuti i loro diritti se non ricorrendo ai tribunali.

La Corte ha riconosciuto il diritto alla mobilità dei pazienti ai sensi del trattato. è compito del legislatore decidere come garantire l’applicazione di tali diritti.

Consentitemi ora di esprimervi qualche osservazione sulla direttiva. In primo luogo, la stessa chiarisce che tutti gli Stati membri hanno il dovere di investire a livello nazionale per fornire tempestivamente ai propri cittadini l’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno.

La direttiva contribuirà pertanto a ridurre le disuguaglianze in termini di accesso alle cure, contribuendo a limitare i ritardi in tutta l’UE. I pazienti potranno richiedere l’assistenza sanitaria di base a fornitori da essi scelti in tutta Europa. Per quanto riguarda le cure ospedaliere, la direttiva prevede che, nel caso in cui il ritardo – intendo dire il tempo di attesa per una determinata terapia – sia eccessivo, il paziente potrà scegliere un fornitore di un altro Stato membro ed essere rimborsato. Andrà tuttavia attentamente valutato e definito il significato preciso dell’espressione “tempo di attesa accettabile”.

Rispetto alla legislazione esistente, il progresso più saliente di questa direttiva è che i pazienti potranno scegliere il proprio fornitore di assistenza sanitaria e avere accesso a informazioni sulla qualità e sicurezza del trattamento che riceveranno. Vi assicuro che la Commissione vigilerà con attenzione sul modo in cui gli Stati membri recepiranno la direttiva in tal senso.

In secondo luogo, la direttiva garantirà ai pazienti l’accesso a informazioni sui loro diritti e sull’assistenza sanitaria transfrontaliera – informazioni convalidate dai punti di contatto nazionali, e non derivanti da iniziative private, attinte su Internet o da altre fonti.

In terzo luogo, nel campo della qualità delle cure, la direttiva offre trasparenza e attribuzione delle responsabilità in relazione agli standard nazionali. In tal modo, si dovrebbe gradualmente pervenire a una certa convergenza sulla qualità e sicurezza delle cure in tutta Europa.

Infine, la direttiva getta le fondamenta per una collaborazione europea nel campo della salute. Benché le reti di cooperazione istituite dalla direttiva siano volontarie, sono convinto che tutti gli Stati membri si renderanno conto che hanno molto da guadagnare dalla collaborazione. è una questione di solidarietà europea. Conto pertanto sugli Stati membri per l’avvio di iniziative di cooperazione in aree chiave, quali la sanità elettronica e le valutazioni delle tecnologie sanitarie.

La direttiva prevede inoltre centri di riferimento europei che faciliteranno la condivisione delle competenze e la loro diffusione in tutta Europa. A mio avviso, questi centri possono portare a un miglioramento dell’assistenza sanitaria per i nostri cittadini.

Signor Presidente, signor ministro, onorevoli deputati, il compromesso finale che abbiamo oggi davanti a noi rispecchia lo spirito essenziale e la finalità fondamentale di questa direttiva: rafforzare i diritti dei pazienti all’assistenza sanitaria transfrontaliera tenendo contemporaneamente conto della sostenibilità dei sistemi sanitari. Oggi è una giornata memorabile per la costruzione di una “Europa della salute”.

Vorrei concludere con la seguente dichiarazione su un aspetto istituzionale del testo:

“La Commissione nutre dei dubbi sul fatto che alcuni degli atti futuri che l’atto legislativo le ha concesso il potere di adottare siano atti di esecuzione. Al momento di esercitare i suoi poteri di esecuzione, la Commissione, sulla base dei poteri ad essa concessi, non adotterà atti che considera atti delegati ai sensi dell’articolo 290 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.

 
  
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  Peter Liese , a nome del gruppo PPE.(DE) Signor Presidente, Presidente Győri, Commissario Dalli, onorevoli colleghi, oggi è una giornata veramente importante per i pazienti di tutta Europa. Era del tutto inaccettabile che la Corte di giustizia dell’Unione europea avesse concesso ai pazienti il diritto di recarsi in un altro Stato membro, ma che molti paesi membri non avessero messo in pratica tale sentenza.

L’unica alternativa per ogni paziente è stata intraprendere le vie legali e di arrivare persino a presentare le proprie istanze individuali dinanzi alla Corte di giustizia. Lo ritengo un approccio cinico, perché non stiamo parlando di persone in salute. Sono cittadini malati, altrimenti non avrebbero bisogno di cure e, nel peggiore dei casi, potrebbero morire prima della sentenza della Corte sulla loro istanza. Per questo è giunto il momento di fare luce sulla situazione giuridica.

L’onorevole Grossetête e tutte le altre persone coinvolte hanno anche conseguito ottimi risultati per i pazienti nei paesi in cui la sentenza è stata attuata in misura maggiore o minore, tra cui l’istituzione di punti di contatto nazionali e di reti di riferimento europee. Ne è conseguito un miglioramento della situazione nei paesi in cui la sentenza della Corte è stata applicata in linea di principio, e tale miglioramento si è esplicitato in un progresso verso un’Europa dei pazienti e un’Europa della salute, come ricordato dal Commissario.

Non mi rimane molto tempo, pertanto vorrei utilizzare gli ultimi 15 secondi per ringraziare la relatrice, i relatori ombra, il Commissario Dalli, che si è veramente impegnato su questo fronte e, soprattutto, l’onorevole Bowis, che ci segue dalla galleria e che è il fautore di questa direttiva. I miei ringraziamenti e complimenti più sinceri vanno a tutti coloro che hanno offerto il loro contributo.

 
  
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  Dagmar Roth-Behrendt, a nome del gruppo S&D.(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa legislazione è in verità superflua, e spero che continuerà a essere superflua perché i pazienti non avranno necessità di ricorrervi. In un mondo ideale, i pazienti ricevono tempestivamente la migliore assistenza sanitaria nel loro paese di nascita o di residenza.

Il fatto che oggi ne stiamo discutendo e che domani adotteremo la legislazione è indicativo di un approccio cinico tra i paesi membri, come ha ricordato a ragione l’onorevole Liese. Significa che gli Stati membri non hanno ancora riconosciuto quello a cui i loro cittadini hanno diritto, in altre parole un’assistenza sanitaria rapida, efficace e di alta qualità. Dimostra inoltre che preferiscono investire in altro piuttosto che in queste aree che erogano servizi per i loro cittadini, e questo è vergognoso. Inoltre, i negoziati in sede di Consiglio su questo tema non devono renderci orgogliosi. Tuttavia, se a un certo punto tale legislazione verrà effettivamente applicata perché i pazienti lo necessitano, il che non è da considerarsi positivo, mi riterrò soddisfatta di quello che abbiamo conseguito. Sono grata alla relatrice, onorevole Grossetête, e ai miei onorevoli colleghi per la cooperazione.

Abbiamo raggiunto ottimi risultati. Siamo finalmente riusciti a porre l’accento sulle malattie rare. I cittadini affetti da tali patologie sono stati sempre emarginati e hanno avuto difficoltà a ricevere qualsiasi genere di terapia. Siamo finalmente riusciti a istituire negli Stati membri dei punti informativi che illumineranno i cittadini sui loro diritti. In passato non esisteva niente del genere. Se in futuro verranno istituite le reti di riferimento, gli Stati membri potranno finalmente condividere le migliori pratiche, le informazioni sugli standard di riferimento e il progresso scientifico, aspetti che finora non sono stati coordinati. Vi sono singoli esempi di eccellenza, ma nessun coordinamento.

Tutti questi aspetti rappresentano risultati notevoli, unitamente all’assistenza ambulatoriale e ad altre aree su cui mi soffermerò adesso. Ho avuto anche dei motivi di delusione, naturalmente. Avrei preferito evitare i nervosismi e i battibecchi sull’autorizzazione preventiva, il che dimostra semplicemente che gli Stati membri non hanno riconosciuto gli aspetti veramente importanti. Vi sono però fortunatamente alcuni paesi membri con cui si può collaborare in maniera proficua, e l’abbiamo dimostrato proprio oggi. Il nostro obiettivo dev’essere garantire che il sistema sanitario di ogni paese sia così soddisfacente da non indurre nessuno a recarsi in un altro paese di cui non parla la lingua. Se quello che stiamo facendo oggi e che faremo domani rappresenta un piccolo passo verso questo obiettivo, visto che emergerà con chiarezza quali paesi offrono buoni servizi e quali invece scadenti, quali si interessano ai propri cittadini e quali no, allora avremo conseguito un ottimo risultato.

Spero che uno degli effetti collaterali minori di tutto questo percorso sia la trasparenza. Dobbiamo sapere quali paesi membri offrono standard elevati e quali si assestano su un livello basso. Io provengo da un paese in cui posso permettermi di non preoccuparmi troppo. Sono tuttavia consapevole dei problemi che affliggono i cittadini in molti altri Stati membri e me ne vergogno, perché un’Unione europea come la nostra non si merita una situazione del genere.

Vorrei ringraziare la relatrice per l’arduo lavoro svolto e in particolare la Commissione, il Commissario Dalli e i suoi collaboratori, che hanno offerto al Parlamento europeo e al padre di questa legislazione nella scorsa legislatura, l’onorevole Bowis, il sostegno che abbiamo sempre desiderato. Vorrei inoltre ringraziare la Presidenza belga, che oggi non è presente ma che ha fatto il possibile per garantire il successo di tale processo. Benché la Presidenza belga si sia adoperata con impegno, non è sempre riuscita a conseguire grandi risultati, a causa degli atteggiamenti talvolta ostinati e antidiluviani degli altri Stati membri. E comunque qualcosa è andato in porto, e ritengo che domani potremo votare a favore di questa legislazione con la coscienza pulita.

(Applausi)

 
  
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  Antonyia Parvanova, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signor Presidente, se ripenso a quattro anni fa, quando il gruppo ALDE ha lanciato la campagna “L’Europa per i pazienti”, ho ottime ragioni per accogliere con favore l’accordo raggiunto col Consiglio in dicembre. Vorrei innanzi tutto congratularmi con la nostra relatrice, onorevole Grossetête, oltre che con i relatori ombra, per la cooperazione proficua e il lavoro eccellente che hanno svolto, e mi complimento anche col padre di quest’iniziativa, il nostro onorevole collega John Bowis.

Il Parlamento è rimasto unito e ha dato prova di fermezza durante i negoziati col Consiglio. Ci siamo schierati dalla parte dei pazienti e, per la prima volta, ci sarà un quadro legislativo chiaro a livello comunitario per i pazienti che desiderano curarsi in un altro Stato membro. L’accordo raggiunto va considerato un piccolo passo, ma è una vera conquista per i pazienti europei, in quanto rafforzerà i loro diritti concentrandosi al contempo sulle loro esigenze, sulle informazioni a loro disposizione e sulla qualità e sicurezza delle cure.

Tuttavia, sono certa che il Parlamento avrebbe avallato un risultato più ambizioso. Pur riconoscendo l’esigenza che gli Stati membri abbiano la possibilità di concedere o meno un’autorizzazione preventiva per mantenere la sostenibilità dei loro sistemi sanitari, deploro che gli stessi – inclusa la Presidenza belga – abbiano a volte anteposto le considerazioni di tipo organizzativo agli interessi e alle esigenze dei pazienti. Ma noi rappresentiamo i nostri cittadini e abbiamo la responsabilità di far sentire la loro voce qui in Assemblea.

Vorrei farvi soltanto un esempio: qualità e sicurezza. Pur essendosi dimostrati desiderosi di stabilire qualità e rischi per la sicurezza quale criterio per rifiutare l’autorizzazione preventiva, gli Stati membri hanno mostrato una certa riluttanza ad accettare qualsiasi sistema di condivisione delle informazioni e di aggiornamento dei requisiti in questo campo a livello comunitario – e si sono infatti opposti.

Il gruppo ALDE accoglie con favore la direttiva futura, ma saremo rigorosi con la sua attuazione e ci assicureremo che vengano istituiti meccanismi adeguati per il controllo e la rendicontazione, al fine di garantire una trasposizione corretta del testo e impedire che le disposizioni sull’autorizzazione preventiva e i rimborsi diventino un ostacolo ingiustificato per i pazienti.

Vorrei infine esprimervi uno dei miei rimpianti: la scarsa ambizione dimostrata per le disposizioni in materia di cooperazione nel campo della sanità elettronica, riconducibile ancora una volta alla forte opposizione messa in campo dagli Stati membri più avanzati nel settore. La proposta iniziale della Commissione è stata notevolmente diluita. Vorrei pertanto rivolgere la seguente domanda al Commissario Dalli. La Commissione prenderebbe in considerazione la formulazione di una proposta isolata sulla sanità elettronica, che promuova la cooperazione e consenta l’interoperabilità dei dati e la sicurezza dei pazienti, traducendo tutto questo in realtà in Europa?

 
  
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  Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE.(EN) Signor Presidente, molti onorevoli colleghi si ricorderanno che in prima lettura questo era un tema estremamente scottante, e ritengo che siano emerse solo alcune delle divergenze che sussistono tra noi. Sono state espressi timori sul fatto che le forze di mercato avrebbero prevalso sui servizi di interesse generale, mentre chi si preoccupava del diritto dei pazienti di scegliere e di recarsi in un altro paese veniva aizzato contro coloro che si chiedevano quali pazienti avrebbero effettivamente esercitato tale diritto.

Penso che quello che abbiamo davanti, tutto considerato, sia un compromesso ragionevole. Come precisato da alcuni oratori, nei casi in cui vi sia la necessità medica e l’esigenza di un trattamento urgente, disponiamo già di un sistema di coordinamento della sicurezza sociale. Questa direttiva si occupa piuttosto del sistema di mercato, della scelta, della possibilità dei cittadini di decidere dove andare e di poter avere la certezza del rimborso. Adesso abbiamo fatto chiarezza sulla questione, in quanto gli Stati membri possono adoperarsi per garantire il soddisfacimento delle esigenze.

La direttiva andrebbe inoltre appoggiata perché tratta le questioni della dimensione giuridica e della certezza del diritto, della responsabilità inerente alle terapie successive, dell’indennizzo in caso di problemi e del garantire che le procedure vengano svolte da professionisti medici qualificati.

Anche sulla problematica delle malattie rare abbiamo raggiunto un compromesso migliore di quello auspicato in prima lettura.

Come è stato già ribadito, tale sistema funzionerà per molti pazienti, ma dobbiamo anche occuparci dei nostri pazienti nei nostri Stati membri.

 
  
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  Milan Cabrnoch, a nome del gruppo ECR.(CS) Signor Presidente, vorrei esordire ringraziando entrambi i relatori, gli onorevoli Grossetête e Bowis. Sono passati esattamente due anni, sei mesi e 16 giorni da quando la Commissione europea ha presentato la tanto attesa direttiva sui diritti dei pazienti nell’assistenza sanitaria transfrontaliera, ma la storia di questa direttiva è ancora precedente, in quanto la questione faceva originariamente parte della direttiva sui servizi. Ora comprendiamo quanto sia stato imperdonabile l’errore di escludere i servizi sanitari dalla direttiva sui servizi. Non dobbiamo dimenticare che la direttiva convenuta riguarda solamente i diritti dei pazienti, mentre la questione della libera circolazione dei servizi sanitari nell’UE rimane irrisolta. Il sistema sanitario degli Stati membri potrà anche ispirarsi ai medesimi principi generali, ma l’organizzazione dell’erogazione dell’assistenza sanitaria varia enormemente da paese a paese.

Il testo su cui voteremo domani, che io appoggio, rappresenta un compromesso notevole tra i diritti dei cittadini e dei pazienti, e le preoccupazioni dei governi nazionali. Malgrado le numerose concessioni e riluttanze, la proposta presentata rappresenta un progresso piccolo ma importante. La direttiva proposta chiarisce, anche se in modo imperfetto, quali sono i diritti dei pazienti, e garantisce loro l’accesso alle informazioni, confermando con convinzione, in linea col principio di sussidiarietà, la responsabilità esclusiva dei governi dei paesi membri di organizzare e finanziare l’assistenza sanitaria e di garantire la qualità, la sicurezza e l’accessibilità alla cura nei loro territori, concedendo loro la possibilità di specificare le norme ai sensi delle quali un cittadino, se del caso, deve ottenere un’autorizzazione prima di ricevere cure all’estero.

Onorevoli colleghi, spero che l’Assemblea continui a lavorare su questa direttiva anche negli anni a venire, e che miglioreremo i diritti dei pazienti nell’UE.

 
  
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  Kartika Tamara Liotard, a nome del gruppo GUE/NGL.(NL) Signor Presidente, domani è il grande giorno, il giorno in cui l’assistenza sanitaria diventerà un prodotto del mercato interno. La nuova direttiva tratta l’assistenza sanitaria alla stregua di un bene commercialmente scambiabile. I più benestanti saranno i primi ad accedere alle strutture che offrono l’assistenza sanitaria più ampia e più economica. Questa proposta, tuttavia, è destinata a mantenere in vita l’attuale sistema sanitario a due livelli. Mi chiedo quanti dei miei onorevoli colleghi si ritrovino in quello che sto dicendo. L’assistenza sanitaria è un’esigenza di base, alla quale tutti dovrebbero avere pari accesso. Chi di voi domani voterà per la direttiva, penserà probabilmente di fare un favore ai pazienti, ma vi assicuro che non è assolutamente così. Sono favorevole a qualsiasi iniziativa promuova i diritti dei pazienti, ma se adotteremo questa direttiva, ci ritroveremo sommersi da problematiche proprio nell’area dei diritti dei pazienti; vi voglio fare qualche esempio.

Le compagnie di assicurazione non vedranno l’ora di spedire i pazienti oltre confine, se un altro Stato offre alternative sanitarie più a buon mercato. In tal modo, verrà meno la fornitura di assistenza sanitaria nei paesi d’origine dei pazienti. Le terapie che non saranno più redditizie non verranno più offerte nelle regioni più costose. Invece che concedere ai pazienti maggiori diritti, non lasceremo loro altra scelta e li costringeremo a rivolgersi oltre confine. Inoltre, i pazienti provenienti da regioni in cui le cure sono meno costose non potranno recarsi in altre regioni, in quanto non verrebbero loro automaticamente rimborsati i costi supplementari che tale scelta comporterebbe. Il turismo della salute, che rappresenta l’obiettivo dichiarato di questa direttiva, sarà pertanto limitato solamente ai ricchi.

Passiamo ora alle regioni in cui l’assistenza sanitaria costa poco e a quelle in cui i tempi di attesa sono brevi. Alla fine, si ritroveranno a gestire un afflusso così ingente di turisti della salute che finiranno per respingere i pazienti locali. Un esempio illuminante di ciò era riportato sull’edizione di lunedì del quotidiano belga De Standaard, e posso assicurarvi che esempi del genere si moltiplicheranno. Ritengo che ogni paziente abbia diritto a cure di qualità, prestate nella sua lingua, nel luogo in cui risiede, vicino alla propria famiglia. L’Europa sta invece incoraggiando i pazienti a rivolgersi all’estero e a lasciare il proprio destino in balia delle forze di mercato. Chi è disposto ad accettare una situazione del genere si esprimerà a favore domani; chi invece è d’accordo con me dovrebbe indubbiamente votare contro.

 
  
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  Oreste Rossi, a nome del gruppo EFD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, inizialmente la direttiva presentava punti critici. In sede di discussione in commissione e nel trilogo si è raggiunto un accordo su un testo nel complesso equilibrato, che tiene conto delle esigenze di qualità e di sicurezza dell'assistenza sanitaria, dei principi generali dei rimborsi, dell'autorizzazione preventiva, della cooperazione transfrontaliera per la cura delle malattie rare e dei servizi di sanità elettronica.

L'obiettivo che si è cercato di raggiungere è di riconoscere a tutti i pazienti il diritto all'assistenza sanitaria transfrontaliera, scongiurando il turismo sanitario. Le spese che vengono sostenute dal servizio sanitario per curare un cittadino di un altro Stato membro devono, giustamente, essere a carico dello Stato di origine del paziente.

Avremmo voluto altresì inserire l'obbligo per gli Stati membri di garantire dei livelli essenziali di assistenza sanitaria, ma non è stato possibile. Il nostro voto, visto il lavoro di mediazione migliorativo del testo, sarà a favore, come lo sarà anche sull'altro testo in discussione riguardante l'iniziativa europea sulla malattia di Alzheimer e le altre forme di demenza, testo propedeutico alla presentazione di una proposta legislativa volta a creare un'integrazione tra le diverse politiche esistenti.

L'obiettivo comune di tutti e due i provvedimenti è di sottolineare l'esigenza di un miglior coordinamento fra gli Stati membri nell'interesse esclusivo dei cittadini.

 
  
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  Csanád Szegedi (NI).(HU) Signor Presidente, Presidente Győri, onorevoli colleghi, sono personalmente favorevole alla relazione sull’applicazione dei diritti dei pazienti nell’assistenza sanitaria transfrontaliera. Numerosi esempi hanno dimostrato che innumerevoli pazienti si rivolgono ad altri Stati membri per ottenere servizi sanitari adeguati. Conosciamo tutti il caso Kohl in Lussemburgo, una testimonianza positiva di questo fenomeno. Purtroppo, le disparità esterne e interne all’interno dell’UE, e mi riferisco alle differenze tra le regioni dell’Europa occidentale e quelle dell’Europa orientale, non sono esclusivamente di natura economica o correlate ai servizi sociali. Esiste un divario insormontabile anche rispetto all’assistenza sanitaria, ed è compito del Parlamento europeo ridurre tali differenze, vale a dire le disparità tra l’Europa occidentale e orientale, in quanto strutture sanitarie con uno standard di qualità uniformemente elevato possono contribuire a ridurre i casi di pazienti di uno Stato membro che ricorrono ai servizi sanitari di altri paesi. Inoltre, è essenziale uniformare il ruolo delle compagnie di assicurazione che offrono polizze sulla salute, per assicurarci che non venga pregiudicato il principio europeo universale della libertà di circolazione.

Ritengo inoltre che sia importante coordinare le raccomandazioni degli ordini professionali per far sì che i singoli Stati membri applichino le medesime terapie alle stesse categorie di patologie. La salute non dev’essere un privilegio, e la stessa patologia non può essere curata diversamente in Ungheria e in Svezia soltanto perché il primo paese si trova in Europa orientale e i cittadini sono in una situazione finanziaria meno favorevole, mentre il secondo paese fa parte dell’Europa occidentale e i suoi cittadini sono più abbienti.

 
  
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  Christofer Fjellner (PPE).(SV) Signor Presidente, credo che il voto di domani sia uno dei più importanti a cui abbia partecipato nei miei sei anni di servizio al Parlamento europeo. Non tanto perché riguarda molte persone – è naturale che tutti vogliano ricevere cure adeguate e tempestive nel paese in cui vivono, e che ne abbiano il diritto. La votazione di domani è importante perché potrebbe veramente fare la differenza per i cittadini da essa interessati. Potrebbe addirittura essere una questione di vita o di morte. Riguarda anche l’idea fondamentale della cooperazione europea – la libertà di circolazione. In effetti, è scandaloso che stiamo estendendo soltanto adesso la libertà di circolazione a coloro che ne hanno più bisogno, ai malati, ai pazienti.

Si tratta di un compromesso, e so che sia io sia i miei colleghi del gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) ci saremmo volentieri spinti oltre sotto molti punti di vista, ma non dobbiamo dimenticare come stavano le cose poco tempo fa, con tutti quei discorsi sul turismo sanitario, la minaccia di tracollo dei sistemi sanitari nazionali, l’obbligo di una notifica preventiva; in breve, come pazienti, eravamo obbligati a chiedere il permesso prima di esercitare i diritti che ci sono stati conferiti dalla Corte di giustizia europea. Le cose stavano così fino a poco tempo fa e, alla luce di ciò, il fatto di aver comunque preso una decisione rappresenta un ottimo risultato.

Non la considero una decisione presa sulla stregua delle iniziative intraprese dalla sinistra svedese o europea, anzi, è stata presa malgrado il loro operato. Ricordo la prima formulazione del testo e il fatto che, ad esempio, i socialdemocratici svedesi si erano astenuti dal voto in prima lettura. Ieri qualcuno ha chiesto l’introduzione della notifica preventiva in Svezia. Spero che la Svezia non l’accetti. Siamo sopravvissuti benissimo per tanti anni senza questa notifica e spero che continueremo così anche in futuro.

Tuttavia, la nostra decisione verrà presa qui in Parlamento domani, e poi la palla passerà agli Stati membri e alla Commissione. Cerchiamo di far passare la direttiva, per rafforzare i diritti dei pazienti invece che esautorarli. è questo l’appello che rivolgo ai paesi membri. Alla Commissione vorrei chiedere di vigilare sugli Stati membri, perché sappiamo che faranno di tutto per evitare il recepimento della direttiva.

 
  
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  Gilles Pargneaux (S&D).(FR) Signor Presidente, Presidente Győri, Commissario, vorrei innanzi tutto esprimere la nostra soddisfazione per i progressi messi a segno dalla direttiva che adotteremo domani. Per anni è stato compito esclusivo della Corte di giustizia dell’Unione europea dirimere le controversie in materia di assistenza sanitaria transfrontaliera e di diritti dei pazienti.

Oggi la mobilità dei pazienti non è più un fenomeno isolato in Europa, è diventata parte della vita di ogni giorno. Le terapie transfrontaliere rappresentano oggigiorno l’1 per cento della spesa sanitaria complessiva in Europa.

Non dobbiamo tuttavia confondere la mobilità dei pazienti con il turismo medico che si è sviluppato negli ultimi anni. Quest’ultimo sta diventando un fenomeno organizzato e, purtroppo, si sta dimostrando sempre più redditizio. La salute sta a poco a poco diventando un mercato competitivo.

I tedeschi vanno in Ungheria per le cure dentistiche, i britannici – se se lo possono permettere – si recano in Francia per accelerare i tempi degli interventi chirurgici, e gli esempi si potrebbero moltiplicare. Tuttavia, dobbiamo adoperarci affinché la salute non venga trattata alla stregua di una merce, e assicurare la parità di trattamento per tutti. Per questa ragione, negli ultimi tre anni abbiamo difeso il principio di autorizzazione preventiva da parte dello Stato membro di affiliazione per i trattamenti ospedalieri e ambulatoriali.

Vorrei rendere omaggio al lavoro delle relatrici – l’onorevole Grossetête e la nostra relatrice socialista, onorevole Roth-Behrendt, a cui vanno i miei più sentiti complimenti. Grazie a loro sono stati compiuti ingenti progressi, ad esempio nel rimborso delle cure, nell’istituzione dei punti di contatto nazionali e delle reti europee di riferimento, nella cura delle malattie rare e nella promozione della cooperazione tra gli Stati membri.

Signor Presidente, Commissario, il nostro lavoro non è finito. Dobbiamo andare oltre, al di là dei progressi già realizzati, al fine di sradicare le disparità che ancora ci dividono in Europa, e so che insieme riusciremo a far sì che i pazienti e cittadini europei ricevano tutti lo stesso trattamento.

 
  
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  Corinne Lepage (ALDE).(FR) Signor Presidente, Presidente Győri, Commissario, il merito principale di questo accordo è il fatto che offre una certa chiarezza giuridica, come hanno rilevato altri onorevoli colleghi. Fino ad oggi, tali questioni erano di competenza della Corte di giustizia, e ciò aveva generato l’incertezza del diritto che siamo ora in procinto di eliminare, e credo che dovremmo essere molto grati alla relatrice, onorevole Grossetête, ai relatori ombra e anche al Commissario Dalli per il lavoro svolto. La legislazione in oggetto migliora le informazioni dei pazienti, la qualità delle cure, i costi e le procedure di rimborso.

Accolgo inoltre con favore il sistema dell’autorizzazione preventiva per le cure più costose, incluse le terapie ospedaliere, le cure specializzate o le terapie che presentano particolare rischi per i pazienti. Lo scopo non consiste ovviamente nell’impedire ai pazienti di ricevere le cure all’estero, bensì nel prevenire il turismo medico e i rischi per i sistemi di sicurezza sociale.

Tuttavia, le condizioni di attuazione di tale procedura mi lasciano un po’ perplessa, in quanto potrebbero presentare rischi di trattamento non paritario per i pazienti degli Stati membri.

In primo luogo, che cosa significa “un tempo ragionevole”? Dobbiamo accertarci che il termine “ragionevole” non pregiudichi le necessità dei pazienti.

Dobbiamo inoltre vigilare affinché gli Stati membri istituiscano procedure finanziarie volte a garantire che i pazienti, soprattutto quelli meno abbienti, non debbano anticipare troppo denaro. Non sarebbe accettabile che le difficoltà amministrative pregiudicassero i diritti dei pazienti.

Infine, le diverse decisioni degli Stati membri circa il rimborso dei costi sostenuti per l’assistenza sanitaria potrebbero anche dare luogo a disuguaglianze tra i pazienti se fosse previsto un rimborso minimo da una parte, e qualcos’altro dall’altra.

Signor Presidente, Commissario, erano questi i punti sui cui desideravo soffermarmi.

 
  
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  Claude Turmes (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Bowis, questa direttiva crea diritti chiari e trasparenti. Se volessi recarmi all’estero, la situazione sarebbe chiara e le decisioni non sarebbero più arbitrarie, come accadeva in alcuni paesi. Inoltre, se scegliessi di andare in un altro paese, avrei a disposizione informazioni più accurate. Tuttavia, la direttiva dovrà essere attuata dai governi nazionali. Ciò che la direttiva ha impedito che accadesse è la realizzazione di un sogno accarezzato da alcuni membri della Commissione e forse anche di questo Parlamento, vale a dire l’apertura delle frontiere per migliorare i sistemi sanitari nazionali. Sono orgoglioso del fatto che, con i due relatori, tra cui l’onorevole Grossetête, siamo riusciti a mantenere un certo equilibrio. Abbiamo dimostrato che ci opponiamo al turismo della salute e che vogliamo assicurarci che i sistemi nazionali non ne escano svantaggiati. La direttiva non risolverà il problema delle differenze di qualità delle cure mediche, un obiettivo che può essere raggiunto solamente mediante livelli sufficienti di investimenti in ciascuno Stato membro.

Al Commissario Dalli e alla Commissione vorrei dire che, adesso che abbiamo approvato questa direttiva, mi piacerebbe che vi concentraste di più sulle norme in materia di sicurezza sociale, il sistema su cui si basa tutto il resto e che chiarisce chi viene pagato e dove tutto funziona. Dovreste insistere di più con gli Stati membri per ottenere un’attuazione più efficace di questo regolamento, invece che sviluppare nuove idee sulla deregolamentazione e la concorrenza.

 
  
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  Kay Swinburne (ECR).(EN) Signor Presidente, questa direttiva prevede misure concrete per consolidare i diritti dei pazienti per l’accesso ai servizi sanitari in tutta l’Unione. La direttiva mi interessa in modo particolare, in quanto la sua attuazione eserciterà un impatto significativo nella mia circoscrizione del Galles dove, malgrado i negoziati del governo britannico con l’UE in materia sanitaria, la successiva gestione e erogazione dell’assistenza sanitaria sono competenze delegate al governo regionale gallese.

Le mie preoccupazioni iniziali relative al potenziale

impatto sul sistema sanitario gallese in termini di rimborso e autorizzazione preventiva sono state risolte grazie all’introduzione di un certo grado di flessibilità nelle proposte. Il fatto che gli Stati membri e le autorità regionali abbiano la possibilità di decidere sulle terapie che rientrano nell’autorizzazione preventiva e di stabilire un tetto per i rimborsi contribuirà decisamente ad alleviare i timori concernenti i sistemi sanitari, di per sé già oberati e messi a dura prova.

Grazie al lavoro svolto dai miei colleghi europarlamentari presenti e passati, e soprattutto dall’onorevole Bowis, possiamo ritenerci soddisfatti per aver compiuto un passo avanti nel garantire la chiarezza ai pazienti, una scelta sanitaria migliore e una maggiore cooperazione tra i diversi sistemi sanitari comunitari. La conseguenza dovrebbe essere un aumento degli standard in tutta l’Unione grazie alla scelta dei pazienti.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL).(PT) Signor Presidente, l’intenzione che si nasconde dietro questa direttiva è stata chiara fin dall’inizio: includere i servizi sanitari nell’obiettivo di liberalizzare i servizi e soddisfare così gli interessi dei gruppi economici e finanziari ampliando il loro giro d’affari nel campo sanitario in tutti i paesi dell’Unione europea e trattando l’assistenza sanitaria alla stregua di una delle tante merci e i suoi utenti alla stregua di semplici consumatori.

La proposta acuirà le disuguaglianze tra gli europei e danneggerà coloro che non hanno la possibilità di rivolgersi a servizi sanitari privati o all’assistenza sanitaria di un altro paese membro. Persino con gli emendamenti che sono stati inseriti, l’adozione della direttiva e i costi molto elevati che potrebbe comportare potrebbero incidere gravemente su alcuni paesi, non da ultimo il Portogallo e il suo servizio sanitario nazionale.

In pratica, la stessa Unione europea che impone austerità ai bilanci nazionali quando si tratta di finanziare servizi pubblici quali la salute, non si preoccupa invece di sovraccaricare tali bilanci quando si tratta di incanalare fondi pubblici nei gruppi economici e finanziari privati che operano nel settore sanitario, o di incoraggiare il turismo medico.

Di fatto questa proposta, nell’ansia di promuovere gli affari, non ha previsto salvaguardie adeguate per la sicurezza degli utenti o la qualità dell’assistenza sanitaria, soprattutto quella non ospedaliera. Contrariamente quanto hanno affermato alcuni, il sistema di autorizzazione preventiva non contempla debitamente questi casi. è pertanto necessario bloccare anche tali intenzioni, analogamente a quanto è avvenuto nel 2007 con l’esclusione dei servizi sanitari dalla famigerata direttiva Bolkestein.

 
  
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  Jaroslav Paška (EFD). (SK) Signor Presidente, vorrei esordire esprimendo una certa delusione a proposito della posizione del Consiglio riguardo alla direttiva sui diritti dei pazienti nell’assistenza sanitaria transfrontaliera, poiché il Consiglio non ha adottato in prima lettura molte delle proposte positive di emendamento formulate dal Parlamento europeo.

In prima lettura, il Parlamento europeo aveva infatti gettato ottime fondamenta per la corretta applicazione delle norme sull’assistenza sanitaria transfrontaliera negli Stati membri, di modo che i pazienti, se giustificati e in conformità alle norme previste e senza sovraccaricare i tribunali, potessero ricevere le cure ambulatoriali o ospedaliere di cui necessitavano in un altro Stato membro.

è pertanto positivo che, nel formulare la relazione in commissione per la seconda lettura, sia stato possibile portare avanti la filosofia originaria che esprimeva la posizione adottata dal Parlamento in prima lettura e, a partire dalla situazione attualmente poco chiara nel campo della fornitura di assistenza sanitaria transfrontaliera, arrivare a una soluzione dignitosa del problema.

Il testo di compromesso, confortato dalla giurisprudenza della Corte di giustizia e presentato per la discussione odierna, offre ai cittadini nuove possibilità e una nuova qualità dell’assistenza sanitaria, e pertanto – a mio parere – dobbiamo batterci per far applicare il prima possibile la direttiva alla vita quotidiana.

 
  
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  Licia Ronzulli (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo un percorso giuridico durato anni, domani finalmente verrà votata la relazione che darà una base legislativa certa ai cittadini europei che ogni anno devono rivolgersi all'estero per ottenere cure mediche appropriate.

Questo permetterà a tutti i pazienti, e non solo ai più informati o ai più fortunati, di beneficiare di diritti che già sono riconosciuti negli anni nelle sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea. Attraverso l'apertura dei punti di contatto nazionali, accedere alla sanità transfrontaliera non sarà più un salto nel buio in cui, fino ad oggi, il paziente, già debilitato dalla malattia, ha dovuto purtroppo spesso affrontare problemi burocratici, linguistici ed economici.

Per quanto riguarda le cure ospedaliere, lo Stato di affiliazione potrà richiedere al paziente che decide di farsi curare all'estero un'autorizzazione preventiva e questo è necessario ovviamente per tutelare la stabilità del proprio sistema sanitario. Su alcuni punti si sarebbe forse potuto fare di più per tutelare i pazienti, come ad esempio per quanto riguarda il sistema di notifica preventiva che permetterà agli Stati membri di anticipare le spese mediche, ma solo su base volontaria.

Infine, permettetemi di sottolineare quanto sia entusiasta di partecipare a un dibattito che, assolutamente in modo trasversale, ha soltanto un comune denominatore, ossia la priorità di porre fine al calvario di migliaia di pazienti in tutta Europa e finalmente questo momento sembra essere arrivato.

 
  
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  Karin Kadenbach (S&D).(DE) Signor Presidente, Presidente Győri, Commissario Dalli, a mio modo di vedere, la politica ha il compito di contribuire a salvaguardare e a migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini. Al momento, non è un compito facile nel settore dell’assistenza sanitaria. Spetta principalmente agli Stati nazionali garantire l’erogazione di servizi sanitari e l’accesso alle cure mediche migliori, indipendentemente dal reddito dei pazienti e dalle regioni in cui risiedono.

Tuttavia, anche nei sistemi sanitari migliori possibili, ci saranno sempre casi in cui i pazienti necessiteranno o desidereranno ricevere assistenza, sostegno e cure mediche da un altro paese. Questa direttiva getta le basi giuridiche e le garanzie che i pazienti possano accedere a tali servizi senza burocrazia aggiuntiva, senza incertezza dal punto di vista giuridico, e senza dover versare anticipi eccessivi.

Dopo il lungo processo negoziale, la direttiva che ne è emersa è a mio avviso una vera e propria conquista, anche se i servizi sanitari dei singoli paesi e le compagnie di assicurazione dovranno compiere sforzi ingenti per attuarla. Spero vivamente che continuerete a spingere in questo senso, perché anche le direttive migliori possono produrre effetti solamente se vengono adeguatamente trasposte. Vi esorto inoltre a persistere nei vostri sforzi tesi ad ampliare le misure preventive e l’erogazione di servizi di assistenza sanitaria. Credo che il nostro intento sia quello di mantenere i cittadini europei quanto più a lungo possibile in salute e di offrire loro l’accesso migliore possibile a cure mediche di alta qualità ai costi più bassi.

 
  
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  Frédérique Ries (ALDE).(FR) Signor Presidente, Presidente Győri, Commissario, anch’io vorrei ringraziare e congratularmi con la nostra relatrice, onorevole Grossetête, che ha compiuto un ottimo lavoro col testimone che le è stato passato dal nostro ex collega eurodeputato, onorevole Bowis. Con tutti i complimenti che sta ricevendo, pare che oggi sia in un certo senso la sua festa!

Reputo importante sottolineare il ruolo significativo svolto dalla presidenza belga, che ha fatto tutto ciò che era necessario per raggiungere questo difficile compromesso col Parlamento, e in particolare con alcuni Stati membri, la cui posizione in certi casi era – come posso descriverla? – ostinata.

Questa direttiva sull’assistenza sanitaria transfrontaliera è essenziale, anche se riguarda solamente l’1 per cento dei bilanci sanitari, in quanto, al di là delle cifre, quello su cui dovremmo concentrarci è la sua forza simbolica, vale a dire il diritto legittimo di ogni cittadino europeo di essere curato all’estero e rimborsato per il trattamento ricevuto, con tutte le informazioni del caso.

è stato inoltre importante stabilire con chiarezza le salvaguardie per impedire qualsiasi forma di turismo medico, ma anche per introdurre sufficiente flessibilità nel testo, al fine di incoraggiare la diagnosi e le cure al di qua e al di là della frontiera. Penso in particolare a determinate patologie, quali le malattie rare.

Signor Presidente, concludo dicendo che si tratta di un primo passo essenziale, ma che dovremo andare oltre e batterci ulteriormente per portare avanti l’Europa della salute che sta a cuore a tutti noi.

 
  
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  Tadeusz Cymański (ECR).(PL) Signor Presidente, non esistono leggi perfette. Tutte presentano svantaggi e vantaggi, ma questa direttiva è sicuramente portatrice di speranza più che di paura. L’Europa, malgrado i rapidi cambiamenti che si stanno verificando, rimane un continente caratterizzato da grandi differenze e persino contrasti. Ciò vale sia per il livello, sia per la portata dell’assistenza sanitaria, ed è evidente che le paure provengono soprattutto dai paesi più poveri, che si trovano in una fase di cambiamento e stanno cercando di recuperare terreno rispetto ai paesi più abbienti. Il livello di finanziamento e stanziamento di risorse per le necessità mediche nei paesi in cui è in atto una trasformazione è tuttavia molto, molto più basso.

La direttiva rappresenta pertanto una grande occasione e una fonte di speranza per tutti i pazienti dei suddetti paesi. I governi dovranno affrontare una grande sfida ma, paradossalmente, questa direttiva imporrà di fatto molte riforme e richiamerà l’attenzione sull’entità del sottofinanziamento dell’assistenza sanitaria, in quanto tale sottofinanziamento non è soltanto il risultato delle capacità finanziarie limitate di questi paesi, ma è anche la conseguenza di errori della politica attuale e del fatto di aver sottovalutato l’enorme importanza rivestita dalla salute per i cittadini europei.

Nel ringraziarvi dell’attenzione, vi esorto a sostenere questa direttiva, indipendentemente dalla forma definitiva della cosiddetta clausola di salvaguardia. Quest’ultima è l’espressione di un compromesso, e “compromesso” è un termine a noi gradito.

 
  
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  Sabine Wils (GUE/NGL).(DE) Signor Presidente, il progetto di direttiva sulla mobilità dei pazienti potrebbe portare rapidamente alla riduzione dell’assistenza sanitaria dell’UE al livello del minimo comun denominatore, mediante un approccio basato sui servizi. Il mio gruppo si oppone fortemente al fatto che la disponibilità economica diventi un criterio per la fornitura di assistenza sanitaria e che i pazienti diventino consumatori.

La direttiva proposta consentirà alle compagnie di assicurazione di spedire i clienti all’estero per ottenere cure meno costose. La conseguenza saranno livelli elevati di concorrenza e pressioni sui prezzi nel settore sanitario. Se una cura specifica sarà disponibile a prezzi più bassi a qualche chilometro di distanza, e se le compagnie di assicurazione manderanno i loro pazienti a farsi curare in queste strutture, inevitabilmente tali cure non verranno più praticate a livello locale. Pertanto, il settore sanitario finirà per seguire la logica neoliberale del mercato, invece di dare la priorità al benessere dei pazienti.

Onorevoli colleghi, vorrei chiedervi se siete favorevoli al turismo della salute in questo settore così sensibile. Io sono a favore dell’erogazione di cure sanitarie vicino al luogo di residenza dei pazienti. Si tratta di una responsabilità pubblica che fa parte della fornitura di servizi di interesse generale, che devono essere accessibili a tutti nella zona in cui vivono.

 
  
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  Anna Rosbach (EFD).(DA) Signor Presidente, nessun malato vuole recarsi in un paese straniero se le cure di cui ha bisogno offerte nel paese in cui risiede sono di qualità equivalente. Detto ciò, la proposta in questione è la migliore che potessimo ottenere. Ci stiamo assicurando che venga cambiato il modello di finanziamento e che non vengano compromessi i sistemi sanitari nazionali, garantendo nel contempo che i pazienti abbiano opportunità migliori di essere curati in altri paesi dell’Unione.

I pazienti avranno più facilità a ricevere le cure in un altro paese se, ad esempio, le competenze e le terapie offerte non dovessero essere disponibili nel loro paese d’origine. Tale garanzia è importante nel caso di malattie molto rare che richiedono conoscenze molto specializzate. Se potessimo concentrare la cura di tali malattie rare in qualche struttura dell’UE, le possibilità di ripresa dei pazienti sarebbero molto maggiori, in quanto i medici che usano più di frequente le loro competenze specializzate hanno più probabilità di ottenere buoni risultati. Tuttavia, ciò non dovrebbe tradursi in un assottigliamento dei sistemi sanitari degli Stati membri – e il testo ne parla specificamente. Grazie signor Presidente, e vorrei anche ringraziare il Commissario Dalli e la relatrice. Grazie del lavoro eccellente.

 
  
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  Elżbieta Katarzyna Łukacijewska (PPE).(PL) Signor Presidente, vorrei in primo luogo complimentarmi con la relatrice, onorevole Grossetête, che ha svolto un lavoro molto arduo. Non è stato facile, a causa delle posizioni divergenti degli Stati membri dell’Unione e dei diversi sistemi sanitari che vigono nei diversi paesi. Il raggiungimento di un compromesso tra aspettative e possibilità ha richiesto non soltanto abilità negoziali, ma soprattutto la necessaria conoscenza dell’argomento. Sappiamo tutti che le misure contenute nella direttiva sui diritti dei pazienti nell’assistenza sanitaria transfrontaliera – e la relatrice si è soffermata sui dettagli di tali misure – corrispondono ai desideri dei cittadini dell’Unione europea, soprattutto nei paesi in cui l’accesso agli specialisti e alle procedure moderne è limitato.

L’aspetto importante è che durante il lavoro sul testo della direttiva, e grazie ai compromessi raggiunti, è stato possibile cambiare l’atteggiamento degli Stati membri che inizialmente ne avevano bloccato le disposizioni. I punti salienti della direttiva sono l’accessibilità, la semplicità e la certezza riguardo l’assistenza sanitaria, nonché il diritto del paziente di usufruire dei servizi sanitari di un altro Stato membro e di farsi rimborsare costi specifici. La direttiva si basa sulle necessità dei pazienti, e non sulle risorse finanziarie.

Mi preme precisare che le disposizioni della direttiva non solo si tradurranno in un miglioramento delle condizioni di salute dei pazienti, ma costituiranno la base per il miglioramento dei sistemi di assistenza sanitaria di alcuni paesi membri dell’Unione europea. Va sottolineato che la direttiva è il primo passo fondamentale verso la mobilità dei pazienti, il rafforzamento dei diritti dei pazienti e l’eliminazione delle disuguaglianze a livello di servizi nei diversi Stati membri.

 
  
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  Andres Perello Rodriguez (S&D).(ES) Signor Presidente, credo sia giusto complimentarsi con i relatori, in particolare gli onorevoli Grossetête e Roth-Behrendt, del mio gruppo, per il lavoro che hanno svolto per conferire utilità a un atto legislativo divenuto stagnante, in quanto il loro lavoro ha consentito di includere il diritto alla sanità pubblica come base giuridica e di conferire un nuovo orientamento che ci permette di gettare le basi per garantire ai cittadini la sicurezza e la qualità a cui sempre ambiscono. Inoltre, il loro lavoro ci consente di regolamentare con chiarezza il ruolo degli Stati membri di origine che devono pagare e di quelli in cui vengono praticate le cure.

Non credo tuttavia che dovremmo accontentarci solo di questo, bensì ritengo che dovrebbe essere l’inizio di un progresso ancora maggiore, che faccia di questa direttiva, come diceva l’onorevole Roth-Behrendt, una semplice formalità, in quanto il livello di parità raggiunto in tutti gli Stati membri sarà tale per cui non sarà necessario che i cittadini si spostino da un paese all’altro

La finalità di questa battaglia è una legislazione che garantisca i diritti dei cittadini in relazione alle cure che dovrebbero ricevere – vantaggi e sicurezza – piuttosto che soltanto il diritto, già loro spettante, alla mobilità tra gli Stati membri. è l’uguaglianza che creerà l’unione, altrimenti compiremo progressi molto limitati.

 
  
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  Miroslav Ouzký (ECR). (CS) Signor Presidente, chi di noi è al Parlamento europeo da più tempo si ricorderà la genesi di questa norma. La storia rasenta quasi il ridicolo. All’inizio c’era la relazione Gebhardt, che teoricamente avrebbe dovuto consentire la libera circolazione dei servizi in tutta l’UE. Abbiamo diviso parte della relazione e deciso che i servizi sanitari meritavano uno standard speciale. Quando la Commissione ha infine presentato la direttiva, la libera circolazione dei servizi sanitari è stata gradualmente tolta, ed è rimasta la parte che descrive il diritto dei pazienti di muoversi liberamente all’interno dell’Unione europea se alla ricerca di servizi sanitari e della fornitura di assistenza sanitaria.

Con questo voglio sottolineare che la nostra europeità talvolta riguarda più tali simboli e vessilli che non la realizzazione delle libertà concrete sulle quali dovrebbe poggiare l’Unione. La direttiva ha suscitato numerose perplessità tra i singoli Stati membri, preoccupati per l’eccessivo sfruttamento e il tracollo dei bilanci nazionali.

Vorrei concludere che il testo non coincide esattamente con i nostri desideri, ma è la cosa giusta da fare ed è sicuramente un passo nella giusta direzione. Vorrei rivolgere i miei migliori auguri ai relatori e ringraziarli per il lavoro svolto.

 
  
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  Horst Schnellhardt (PPE).(DE) Signor Presidente, accolgo con molto favore il fatto che questa direttiva entri finalmente in vigore. Vorrei ricordare al Parlamento che a un certo punto sembrava che l’intero processo legislativo fosse votato al fallimento. Credo che sia merito delle capacità della relatrice e del gruppo negoziale e, naturalmente, della presidenza belga, se abbiamo ora un risultato di cui possiamo essere molto soddisfatti. Sono particolarmente lieto del fatto che sia stato meglio definito il diritto degli Stati membri di porre restrizioni alle cure in un altro paese. Questo aspetto non era contemplato dalla proposta presentata dagli Stati membri. Credo che la decisione a cui siamo pervenuti consentirà di tracciare e verificare il processo di rifiuto di una richiesta di trattamento. Si tratta di un progresso importante.

Chi sono i beneficiari di questa direttiva, in particolare? Credo che siano le 60 000 persone in lista d’attesa per un trapianto d’organo. Abbiamo ovviamente già adottato la direttiva sui trapianti di organi, ma questa è un’ulteriore misura che accorcerà i tempi d’attesa. I beneficiari sono inoltre i milioni di persone affetta da una delle 30 000 malattie rare, che potranno ricevere cure più mirate e di migliore qualità se si recheranno in un altro paese.

Non credo tuttavia che questa direttiva promuoverà il turismo della salute in Europa. Ritengo che i timori espressi dalla parte sinistra di quest’Aula siano del tutto infondati. Non è un problema di cui si dobbiamo preoccupare.

 
  
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  Edite Estrela (S&D).(PT) Signor Presidente, questo testo è il risultato di una mole notevole di lavoro e di negoziati, pertanto vorrei ringraziare gli onorevoli Bowis, Grossetête e Roth-Behrendt. Ritengo giusto riconoscere i progressi compiuti, poiché questa nuova versione offre maggiori garanzie sulla sicurezza e la qualità dei servizi. Benché sia stata migliorata la formulazione degli articoli 7 e 8, credo che si sarebbe potuto fare di più per assicurare maggiore equità.

La maggioranza dei pazienti, soprattutto quelli appartenenti a gruppi socioeconomici più deboli, non vuole essere curata all’estero, a causa delle barriere linguistiche e dell’assenza del sostegno della famiglia. Gli europei che guadagnano di più non devono affrontare tali ostacoli. Temo pertanto che, in paesi con sistemi sanitari universali e generalmente gratuiti, la nuova legislazione potrebbe fungere da incentivo a ridurre gli investimenti nei sistemi nazionali e contribuire a creare un mercato della salute per i ricchi. Auspico comunque che l’applicazione della direttiva contribuisca a ridurre le disuguaglianze in campo sanitario.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE).(EN) Signor Presidente, mi associo a coloro che hanno accolto con favore la discussione e la direttiva, e vorrei ringraziare la nostra relatrice.

Forse al riguardo sono un po’ più cauta di altri europarlamentari. Credo che sarebbe sbagliato se uscisse da quest’Aula la notizia che la questione dell’assistenza sanitaria transfrontaliera è stata definitivamente risolta. Abbiamo ancora molte discussioni da fare e molte misure da attuare per farla funzionare. Vorrei citare – e spero di non sbagliare – le parole pronunciate dal Commissario. Ha dichiarato che la direttiva “chiarisce che tutti gli Stati membri hanno il dovere di investire a livello nazionale per fornire tempestivamente ai propri cittadini l’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno”. Lo vedo fare cenni d’assenso, per cui la mia citazione era corretta.

è positivo che possiamo trasmettere questo messaggio agli Stati membri che non si stanno comportando in questo modo e a quelli che hanno liste d’attesa molto lunghe. Anche il mio paese, l’Irlanda, fa parte di questo gruppo. La verità è che le persone preferirebbero curarsi vicino a dove abitano. Per questo in Irlanda vengono avanzate critiche infinite – e molto valide – sulla chiusura degli ospedali locali e dei servizi locali. Detto ciò, questa direttiva potrebbe funzionare se costringesse gli Stati membri e i loro erogatori di servizi sanitari a esaminare i servizi da loro forniti a livello nazionale e a migliorarne l’erogazione a vantaggio di coloro che li necessitano. Dovranno comunque sostenerne i costi se i cittadini decideranno di usufruire dei diritti loro concessi da questa direttiva.

Per concludere, ai sensi del regolamento 883/2004 i cittadini godono già del diritto di spostarsi per ottenere assistenza sanitaria transfrontaliera, ma non lo sanno. Se lo sapessero, vedremmo molti più pazienti spostarsi da un paese all’altro per ottenere tali servizi. Cerchiamo pertanto di informare i nostri cittadini sui loro diritti, e speriamo di non dover attraversare le frontiere ma che, se succede, possiamo farlo liberamente e avere accesso ai servizi che ci occorrono.

 
  
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  Edit Herczog (S&D).(HU) Signor Presidente, accolgo con favore la prima discussione della presidenza ungherese. Vorrei in primo luogo rilevare che è stato utile trattare tale questione al di fuori del contesto della direttiva sui servizi, in quanto la questione dell’assistenza sanitaria transfrontaliera presenta numerose caratteristiche uniche. Vorrei congratularmi con i relatori e i relatori ombra, nonché con John, seduto in galleria. Tuttavia, è estremamente importante non mettere in discussione l’obbligo degli Stati membri di fornire le cure primarie. Gli Stati membri hanno la responsabilità di fornire assistenza sanitaria ai loro cittadini. è molto importante chiarire che questa direttiva non è un privilegio per i ricchi, bensì uno strumento per curare meglio i pazienti affetti da malattie rare. è questa la finalità che ha guidato il nostro lavoro. Un’altra considerazione importante è che la direttiva ci consentirà di utilizzare meglio le condizioni naturali. Mi riferisco ad esempio alle acque termali ungheresi, che possono curare molto più efficacemente determinate patologie e che sono inamovibili. è ovviamente il paziente che deve venire da noi. è molto importante proseguire lungo questa strada, cosicché i sani, i malati, i cittadini europei possano percepire che l’Unione europea riguarda loro ed è al loro servizio.

 
  
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  David Casa (PPE).(MT) Signor Presidente, molti di noi si preoccupano poco della propria salute se si sentono bene e non hanno bisogno di cure mediche. Tuttavia, quando ci troviamo in condizioni mediche precarie, cominciamo automaticamente a renderci conto dell’importanza della salute e di quanto sia vitale poter contare su un sistema sanitario adeguato, non soltanto un buon sistema, bensì anche in sistema efficiente ed efficace.

I cittadini dell’Unione europea possono beneficiare dei trattamenti medici di altri Stati membri quando la loro patologia non è curabile nel loro paese di origine. Non dobbiamo dimenticare che tale circostanza dovrebbe essere l’ultima alternativa disponibile e non andrebbe incoraggiata, in quanto si tratta dell’opzione più costosa e, oltretutto, meno pratica. Dovremmo farvi ricorso solamente quando abbiamo esaurito tutte le altre alternative. Tuttavia, se dovesse verificarsi proprio questo, dobbiamo assicurarci di ridurre al minimo la burocrazia e di migliorare la qualità dell’accesso e la sicurezza.

Gli Stati membri devono essere inoltre dotati di tutti gli strumenti necessari a proteggere i loro sistemi sanitari e a far fronte all’aumento dell’afflusso proveniente da altri paesi che potrebbero dover gestire. Sarebbe comunque preferibile che agli Stati membri venisse concessa un’autorizzazione preventiva. Quello che emerge chiaramente in questo contesto è che le norme attualmente in vigore non sono adeguate – anzi, sono poco chiare e incoerenti. Tuttavia, come abbiamo visto nel caso della donazione di organi, dobbiamo adoperarci per formulare soluzioni che consentano all’Europa di progredire in questo settore e di offrire ai propri cittadini i servizi medici migliori.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE). (CS) Signor Presidente, constato con enorme sollievo che il Parlamento ha finalmente raggiunto un accordo politico sui diritti dei pazienti ai servizi sanitari transfrontalieri in base a condizioni che, per anni, erano state salvaguardate solamente dalla Corte di giustizia europea sulla base di procedure giudiziarie. Sono lieta che il compromesso odierno formuli lo stesso tipo di condizioni di pagamento che alcuni di noi auspicavano per la direttiva sui servizi di sette anni fa. Vorrei estendere i miei più sinceri ringraziamenti ai miei colleghi, onorevoli Grossetête e Bowis, a cui rendo omaggio per aver raggiunto questo accordo accettabile e anche per aver redatto salvaguardie importanti per l’applicazione di tale diritto. Credo che il diritto alla mobilità renderà accessibili a tutti gli europei le cure per le patologie gravi e porterà in ultima analisi a una riduzione dei tempi di attesa degli interventi chirurgici in tutta l’UE. Uno dei miei obiettivi personali di più lunga data nell’area dell’assistenza sanitaria è stato pertanto realizzato. Vorrei aggiungere che dobbiamo ancora affrontare un’ampia gamma di questioni, ad esempio i servizi sanitari on-line, la mobilità degli operatori sanitari e altre.

 
  
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  Theodor Dumitru Stolojan (PPE) . – (RO) Signor Presidente, vorrei esordire congratulandomi con la Presidente Győri per il suo mandato e augurando buona fortuna a lei e alla presidenza ungherese. Vorrei complimentarmi con tutti coloro che hanno contribuito al progetto di direttiva oggetto della discussione odierna.

Come avrete appreso, la Romania appartiene al gruppo di paesi che hanno espresso riserve su una serie di compromessi raggiunti in seno al Consiglio. Tali riserve non sono indice dell’opposizione della Romania all’assistenza sanitaria transfrontaliera. Esprimevano la preoccupazione del governo rumeno sulla stabilità finanziaria dell’assistenza sanitaria transfrontaliera e sulle proporzioni che la stessa potrebbe assumere in quanto, come saprete benissimo, alcuni Stati membri hanno un reddito nazionale molto basso.

D’altro canto, gli investimenti offrono un modo per ridurre tale rischio. Penso tuttavia che le riforme dei sistemi sanitari degli Stati membri siano altrettanto importanti. A tale proposito, reputo che la Commissione europea dovrebbe essere più coinvolta in queste riforme dei sistemi sanitari.

 
  
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  Christa Klaß (PPE).(DE) Signor Presidente, la mobilità dei pazienti rappresenta un passo enorme verso un’Europa per i cittadini, e questa direttiva è strutturata in maniera chiara. Non ha soltanto un padre, l’onorevole Bowis, ma anche una madre, l’onorevole Grossetête. Vorrei ringraziarli sentitamente per tutti gli sforzi compiuti.

Abbiamo trascorso molto tempo a discutere sulla direzione giusta da prendere e adesso sappiamo che non abbiamo ancora imboccato la corsia veloce. Disponiamo tuttavia di fondamenta solide e ben progettate su cui costruire. La situazione è complessa. Ci sono 27 Stati membri tutti in fasi iniziali diverse, in termini sia di struttura dei loro servizi sanitari, sia di sistemi di assicurazione. L’autorizzazione preventiva per una degenza in un ospedale in un altro Stato membro e il riconoscimento dei principi etici e morali della legislazione sanitaria di ogni paese rappresentano l’approccio giusto. Da una parte, ciò ci consente di offrire sostegno alle compagnie di assicurazione e di incoraggiare la responsabilità nazionale e, dall’altra, permette ai cittadini di accedere ai servizi offerti dagli altri Stati membri.

Si tratta di un passo in avanti notevole, soprattutto per quanto riguarda le malattie rare. Ogni Stato membro ha livelli diversi di strutture. Tuttavia, adesso potranno beneficiare tutti dei risultati della ricerca e delle strutture già presenti altrove. Inoltre, gli specialisti potranno sviluppare ulteriormente le loro competenze, grazie all’aumento della domanda derivante dal fatto che più persone avranno accesso ai servizi. Per i cittadini della mia regione, che è vicina al confine con Lussemburgo, Belgio e Francia, l’accesso transfrontaliero ai servizi sanitari è un vantaggio notevole e si tradurrà in un arricchimento della qualità della vita.

 
  
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  José Manuel Fernandes (PPE).(PT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, i diritti concessi da questa direttiva – diritti che di fatto erano già stati riconosciuti dalla Corte di giustizia dell’Unione europea – consentono a tutti i pazienti dell’Unione di beneficiare dell’assistenza sanitaria.

La proposta chiarisce e agevola l’accesso all’assistenza sanitaria transfrontaliera, e consente allo Stato membro di affiliazione di esercitare il proprio diritto al rimborso. Costituisce un passo avanti nel processo di integrazione, nel rafforzamento della solidarietà e nell’Europa dei cittadini.

Il risultato saranno liste d’attesa più brevi, un’assistenza sanitaria di qualità migliore, la concorrenza e un incentivo alla ricerca scientifica. Le malattie rare sono una priorità, e adesso la loro diagnosi e la loro cura possono essere praticate nello Stato membro più adatto. Questa direttiva è per tutti gli europei che hanno bisogno di assistenza sanitaria.

Pertanto, il ministro della Salute portoghese ha palesemente torto quando afferma che quest’opzione è riservata alle persone più istruite che dispongono di maggiori risorse finanziarie: questa è la situazione che abbiamo adesso, senza la direttiva. Il Portogallo ha un’assistenza sanitaria eccellente e professionisti sanitari brillanti, e non può restare ai margini di questo progetto importante. Il paese deve sfruttare la direttiva per modernizzarsi ancora di più e competere nell’erogazione di servizi in questo campo a tutti gli europei che ne hanno bisogno.

I miei complimenti alla meravigliosa relatrice che ha svolto un lavoro eccellente: l’onorevole Grossetête.

 
  
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  Presidente. – Daremo ora inizio alla procedura catch the eye. Ho qui 17 persone che hanno chiesto la parola. Data l’importanza e la rilevanza di questa misura, intendo accogliere tutte le richieste, ma dovrete limitarvi a un minuto, dopo di che il microfono verrà spento.

Vorrei soltanto dire ai genitori di questa misura, a John Bowis nella galleria dei visitatori e all’onorevole Grossetête, l’attuale relatrice, e a tutti i relatori ombra: il potere dei pazienti ha parlato; il Parlamento europeo ha ascoltato. Grazie mille a tutti.

 
  
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  Csaba Sógor (PPE).(HU) Signor Presidente, quello che mi soddisfa in questa direttiva è una definizione più accurata dei diritti dei pazienti, la fine di liste d’attesa interminabili e la soluzione proposta nel caso in cui in un determinato paese non siano disponibili professionisti. Sono certo che comprendiamo e solidarizziamo tutti con la posizione dei sistemi sanitari dei nuovi Stati membri con capacità finanziarie modeste, in quanto dobbiamo anche tener conto del rischio legato all’emigrazione della forza lavoro qualificata.

Se voteremo a favore, chiederemo un altro sforzo immenso ai sistemi sanitari degli Stati membri con risorse più modeste, ma se voteremo a sfavore causeremo indirettamente un’applicazione limitata dei diritti dei pazienti in questi stessi paesi. Sono convinto che riusciremo a trovare una soluzione per bilanciare il funzionamento dei sistemi sanitari degli Stati membri non altrettanto attrezzati. Ad esempio il mio paese, l’Ungheria, potrebbe offrire servizi competitivi nel campo della balneologia, della fisioterapia o dell’odontoiatria.

 
  
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  Richard Howitt (S&D).(EN) Signor Presidente, sono profondamente infastidito dal fatto che il nostro emendamento che imponeva alle autorità di regolamentazione in campo medico di un paese di informare i propri omologhi comunitari se un professionista medico era implicato in procedimenti disciplinari o penali sia decaduto in fase di commissione e non venga presentato per la votazione finale su questa nuova disposizione legislativa comunitaria sulla sanità transfrontaliera.

Vorrei raccontarvi la vicenda del medico tedesco Daniel Ubani, che ha ucciso illegalmente un membro della mia circoscrizione elettorale del Cambridgeshire, David Gray, somministrandogli una dose di antidolorifico dieci volte superiore a quella raccomandata. è stato radiato nel Regno Unito, eppure continua a praticare ancora oggi in Germania.

Vi è poi il caso del dottor Marcos Ariel Hourmann, condannato di omicidio colposo per aver somministrato intenzionalmente un’iniezione letale in Spagna, e che continua a lavorare nel reparto delle emergenze dell’ospedale di West Suffolk, sempre nella mia circoscrizione, malgrado sia stata inviata alla Spagna una richiesta chiara riguardo alla sua idoneità a praticare tale professione.

Tali esempi dimostrano che la legge europea presenta delle lacune enormi che consentono ai professionisti medici riconosciuti come non idonei a praticare tale professione in uno dei nostri paesi di lavorare e di mettere a rischio i pazienti in un altro paese. Vorrei che il Commissario mi fornisse una spiegazione.

 
  
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  Krisztina Morvai (NI).(HU) Signor Presidente, chiedo gentilmente ai rappresentanti della presidenza ungherese, e al Consiglio, di sfruttare questo semestre, questo mandato di sei mesi della presidenza ungherese, di inserire in queste discussioni i problemi specifici dei nuovi Stati membri, dei paesi postcomunisti come l’Ungheria. Ad esempio, quando parliamo del fatto che stiamo per introdurre un sistema di assistenza sanitaria transfrontaliera quasi standardizzato in tutta Europa, non dobbiamo trascurare di citare il fatto che in Ungheria, ad esempio, infermieri qualificati e con un’ottima formazione alle spalle percepiscono circa 250 euro al mese, mentre i medici da 500 a 600 euro. L’Unione europea non ritiene che sia estremamente poco etico, immorale e inaccettabile festeggiare l’introduzione di una sorta di sistema europeo standardizzato di assistenza sanitaria senza prestare attenzione alle retribuzioni …

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Siiri Oviir (ALDE).(ET) Signor Presidente, stiamo compiendo un importante passo in avanti, nell’interesse dei pazienti. Molti ne hanno parlato oggi. Eppure ciò che mi ha colpito è il fatto che, ancora una volta, si è posto l’accento sul timore di incoraggiare il turismo medico. Da questi interventi è emersa la paura che i pazienti degli Stati membri con un tenore di vita inferiore o con un bilancio nazionale per la sanità più basso intasino gli ambulatori medici dei paesi più ricchi, determinando l’allontanamento dei pazienti locali.

Pensiamoci bene: questa paura è infondata. Ai pazienti verrà rimborsato il costo nel loro paese d’origine, e la differenza dovrà essere sborsata dal paziente. I pazienti non avranno denaro a sufficienza per coprire la differenza se i prezzi sono il doppio o il triplo di quelli praticati nel loro paese d’origine. Mi imbarazza sentire che temiamo ancora il mito del cosiddetto idraulico polacco.

 
  
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  Marina Yannakoudakis (ECR).(EN) Signor Presidente, non smetteremo mai di sottolineare l’importanza dell’assistenza sanitaria e di questa direttiva. Può avere conseguenze radicali per i sistemi sanitari degli Stati membri.

Mi fa piacere constatare che le aree controverse e preoccupanti sono state gestite, e il risultato è una direttiva forte e chiara che rafforzerà le posizioni degli Stati membri in campo sanitario.

La sfida consisteva nel tutelare l’integrità dei sistemi sanitari offrendo nel contempo maggiore scelta ai pazienti. L’esigenza degli Stati membri di mantenere il controllo sull’orientamento della politica e sugli obblighi di bilancio dei loro servizi sanitari è stata soddisfatta con la clausola sull’autorizzazione preventiva e col fatto che gli Stati membri possono scegliere che servizi svolgere.

Anche la sanità elettronica è stata gestita in modo molto ragionevole, in quanto viene offerta ai fini della flessibilità, e gli Stati membri possono adottarla se e quando lo desiderano.

In generale, abbiamo sul tavolo un documento che garantisce l’autonomia degli Stati membri nei loro sistemi sanitari pur offrendo ai pazienti il migliore dei servizi. Mi congratulo con la relatrice e con John Bowis per un lavoro eccellente.

 
  
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  Seán Kelly (PPE).(GA) Signor Presidente, ha concesso generosamente a tutti la possibilità di intervenire. Pertanto, rispetterò l’accordo e parlerò soltanto per un minuto.

è stata una discussione molto interessante e, personalmente, molto istruttiva. Sono soprattutto lieto che l’Unione europea stia dando la priorità ai nostri pazienti, che siano ricchi o poveri. Inoltre, per i nostri pazienti sarà molto utile il fatto di poter ottenere informazioni in un unico luogo, in ogni paese. Questa direttiva farà inoltre pressione su tutti gli Stati affinché forniscano un servizio di alta qualità in quanto, in sua assenza, i nostri cittadini vorranno recarsi in un altro paese dove tale servizio è disponibile. Infine, non si è detto molto sulla sanità elettronica, che in realtà rappresenta anch’essa una risorsa molto più importante, e in futuro ne sentiremo parlare più spesso.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (S&D).(HU) Signor Presidente, Presidente Győri, Commissario Dalli, mi congratulo con l’onorevole Grossetête per l’eccellente relazione. Vorrei sottolinearne quattro elementi in particolare. Innanzi tutto, l’istituzione di punti di contatto nazionali è estremamente importante per ottenere informazioni – cioè per permettere ai pazienti di ottenere informazioni. è essenziale sapere esattamente quando le condizioni devono essere soggette ad autorizzazione preventiva. è molto importante nel caso delle malattie rare. Altrettanto cruciale è il fatto che, come regola generale, ai pazienti non venga chiesto di fare pagamenti anticipati. Infine, vorrei richiamare l’attenzione sulla questione delle regioni per l’assistenza sanitaria transfrontaliera, estremamente significativa per l’Ungheria e l’Europa centrale, in quanto lungo il confine tra Austria e Germania o lungo la frontiera tra Ungheria e Slovacchia o tra Ungheria e Romania, dove i confini linguistici non coincidono con i confini nazionali, vi sono molte capacità sanitarie sottosviluppate, in esubero e non ancora sfruttate, mentre le barriere linguistiche sono inesistenti. Vi prego di accettare nuovamente i miei complimenti.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE).(RO) Signor Presidente, garantire l’accesso ai servizi di assistenza sanitaria transfrontaliera è un prerequisito fondamentale che consente ai pazienti di scegliere le migliori cure disponibili, un risultato che si può ottenere definendo regole più chiare e pratiche possibile. Il miglioramento dei diritti dei pazienti, soprattutto mediante la fornitura di informazioni e la cooperazione tra gli Stati membri, può essere conseguito sviluppando il sistema di sanità elettronica e distribuendo informazioni sull’assistenza sanitaria transfrontaliera.

Le campagne promozionali sostenute dai programmi di cooperazione transfrontaliera possono offrire ai pazienti un livello di informazioni che consentirà loro di utilizzare il sistema e di ridurre al minimo gli abusi, ai sensi delle norme in vigore. Per questo riteniamo che la sanità elettronica e la promozione efficace dei sistemi di assistenza sanitaria transfrontaliera siano elementi basilari necessari per attuare le raccomandazioni della direttiva.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MARTÍNEZ MARTÍNEZ
Vicepresidente

 
  
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  Zigmantas Balčytis (S&D).(LT) Signor Presidente, vorrei complimentarmi con tutti i relatori per aver dato vita a questo documento importantissimo. Oggi i cittadini sono soggetti a troppe incertezze riguardo la questione dell’accesso alle cure in altri Stati membri dell’UE, dei rimborsi per i servizi forniti e della responsabilità per i follow-up clinici. Le prescrizioni redatte in uno Stato membro non vengono sempre riconosciute negli altri paesi. Questa direttiva è essenziale per il nostro popolo, perché il sistema attuale è complicato ed è difficile ottenere informazioni adeguate. Inoltre, il progresso scientifico è poco uniforme e pertanto la direttiva darebbe ai pazienti la possibilità di ottenere in un altro Stato membro le cure appropriate non fornite dal paese in cui risiedono. In questo modo, i pazienti potrebbero veramente sfruttare i vantaggi del mercato unico e verrebbe garantito un impatto positivo per l’attuazione di riforme future più eque dei sistemi sanitari di ogni Stato membro.

 
  
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  Salvatore Iacolino (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo provvedimento è sicuramente un provvedimento organico, per cui bisogna dare alla relatrice e a coloro i quali hanno contribuito alla sua definizione un plauso sincero.

Cure transfrontaliere significano per l'appunto abbattere le frontiere e dare libertà di scelta al paziente, in stretta correlazione con quella libertà di movimento che caratterizza l'Unione europea; una mobilità sanitaria che viene adesso riconosciuta, sia per le malattie rare sia per le malattie altamente specialistiche che richiedono per l'appunto una pronta risposta.

La tempestività e l'appropriatezza della prestazione consentono di affermare un diritto che è quello alla salute; una sanità che diventa elettronica, che riduce la disparità di trattamento dei cittadini nell'Unione europea. E, perché no, questo provvedimento in prospettiva può essere una premessa per un accreditamento di tipo europeo, con garanzie elevate di standard tecnologici e personali.

 
  
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  Olga Sehnalová (S&D). (CS) Signor Presidente, lo scopo del progetto di direttiva, un compromesso raggiunto dopo due anni di discussioni, consiste nel fornire ai pazienti la certezza del diritto in situazioni di assistenza sanitaria transfrontaliera. Si tratta sicuramente di un risultato positivo. La complessità delle discussioni ha tuttavia portato alla luce non solo le differenze tra i sistemi sanitari dei diversi Stati membri, ma anche i termini finanziari diversi ai quali viene fornita l’assistenza sanitaria ai cittadini europei. Il fatto che si tratti di un problema molto sensibile lo si può desumere dalle dimissioni di massa che stanno attualmente interessando i medici frustrati degli ospedali cechi. Alla base di ciò vi sono i rischi o le incertezze che si manifestano in relazione all’impatto della direttiva, ad esempio nel caso dei cosiddetti turisti della salute che andrebbero alla ricerca di servizi sanitari di alta qualità ma meno costosi. Solo il tempo ci dirà se questa si rivelerà una questione marginale o se prevarranno gli impatti innegabilmente positivi della direttiva.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE). (SK) Signor Presidente, vorrei complimentarmi con la mia collega, onorevole Grossetête, la relatrice, e con il padre di questa direttiva, John Bowis, per il lavoro eccellente sulla direttiva, la cui finalità è un’assistenza sanitaria transfrontaliera sicura e di alta qualità.

Vorrei porre chiaramente l’accento sulla necessità di questa legislazione, alla luce degli accordi finora ambigui che hanno disciplinato le cure dei pazienti all’estero, situazione che ha causato incertezza tra i pazienti, soprattutto nel caso di patologie gravi. Sono lieto che la direttiva comprenda misure speciali dirette in particolare a questi pazienti.

Appoggio la linea adottata dalla relatrice, che sottolinea che questa legislazione è per i pazienti che ne hanno bisogno, e non soltanto per coloro che possono permettersi di sostenerne i costi. La direttiva rappresenta pertanto un passo in avanti significativo verso la mobilità dei pazienti nell’UE. L’accordo con il Consiglio è il frutto di un equilibrio tra le posizioni degli Stati membri e il Parlamento europeo ...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Mario Pirillo (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'accesso alle cure transfrontaliere in Europa ha presentato finora diversi limiti legati ai lunghi tempi di attesa, ad un complesso sistema di rimborsi, nonché ad una difficile individuazione delle responsabilità dell'assistenza clinica successiva alle cure transfrontaliere.

La direttiva che il Parlamento europeo si accinge a votare è un importante passo avanti perché chiarisce questi aspetti amministrativi e migliora la cooperazione tra gli Stati, rafforzando anche gli standard di qualità e di sicurezza delle cure stesse.

Con l'istituzione dei centri informativi nazionali il paziente potrà avere conoscenza delle cure mediche disponibili in un altro Stato dell'Unione, degli adempimenti da assolvere e delle procedure di reclamo e di ricorso. È questa un'opportunità che si basa non più sulle possibilità economiche, ma su un vero e proprio diritto di scelta più consapevole.

 
  
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  Radvilė Morkūnaitė-Mikulėnienė (PPE).(LT) Signor Presidente, vorrei complimentarmi con la relatrice e con tutti coloro che hanno contribuito a questo documento importante. La strada che ha portato all’accordo finale è stata molto lunga. A prima vista potrebbe sembrare che abbiano accettato tutti il documento, ma qui vi sono alcuni scettici che temono costi non uniformi del servizio, un eccesso di obblighi burocratici e possibilmente il turismo della salute, ma a mio parere la direttiva presenta meccanismi realmente equilibrati per evitare l’impatto negativo di questo documento. Cionondimeno, la cosa più importante è creare le condizioni per la mobilità dei pazienti e dare la possibilità di essere cittadini dell’Unione europea. Altrettanto importante è riuscire a ottenere agevolmente i servizi circolando liberamente per tutta l’Unione europea. I fattori che fanno desistere i cittadini dallo sfruttare quest’opportunità sono le barriere linguistiche e la carenza di informazioni. Pertanto, i punti di contatto previsti forniranno ai pazienti tutte le informazioni richieste, maggiore chiarezza, fiducia e capacità di autocurarsi. La salute è importante per tutti noi e l’unione delle forze ci assicurerà che ci stiamo muovendo in questa direzione.

 
  
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  Kriton Arsenis (S&D).(EL) Signor Presidente, Commissario, la direttiva oggetto della discussione risolve veramente il problema dell’utilizzo dei servizi sanitari in altri Stati membri. Tali servizi vengono già utilizzati. Tuttavia, la direttiva armonizza e disciplina le condizioni di utilizzo di tali servizi. Concordo con quanto affermato dai precedenti oratori sulla necessità che i servizi sanitari siano conformi a uno standard elevato e a disposizione dei cittadini in prossimità dei loro luoghi di residenza. Tuttavia, capita spesso di dover ricorrere ai servizi sanitari in altri Stati membri, soprattutto per le malattie rare e le nuove terapie.

Accolgo inoltre con soddisfazione il fatto che sia stato riservato un commento specifico concernente i servizi sanitari presso le sorgenti e le stazioni termali. L’impiego di questi servizi ci consente di migliorare con a fronte di costi ridotti la prevenzione e la cura di numerose malattie, aspetto che potrebbe rivelarsi molto importante per la “salute” dei nostri fondi assicurativi.

Mi rivolgo a lei, Commissario, affinché dia tutto il suo appoggio a questa iniziativa per la promozione di tali servizi.

 
  
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  Maria Da Graça Carvalho (PPE).(PT) Signor Presidente, Presidente Győri, Commissario, questa direttiva stabilisce le norme per agevolare l’accesso a un’assistenza sanitaria transfrontaliera sicura e di alta qualità, e promuove la cooperazione tra gli Stati membri nel pieno rispetto delle giurisdizioni nazionali.

Contempla i valori fondamentali dell’universalità, dell’accesso a un’assistenza sanitaria di buona qualità, dell’equità e della solidarietà. Offre vantaggi chiari per i pazienti, soprattutto per quelli colpiti da patologie rare e complesse, in quanto potranno accedere a centri specializzati nella cura delle malattie da cui sono affetti.

La direttiva rappresenta l’ennesimo esempio di un’Europa al servizio dei suoi cittadini. Siamo tutti meritevoli di complimenti, soprattutto la Commissione, il Consiglio e la nostra collega, onorevole Grossetête, per il loro lavoro eccellente e per aver permesso che si avvantaggiassero della direttiva…

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Antigoni Papadopoulou (S&D).(EL) Signor Presidente, oggigiorno l’assistenza sanitaria transfrontaliera è una necessità. La direttiva crea le condizioni preliminari per un’Europa senza confini nel settore medico. I pazienti affetti da gravi patologie croniche potranno ora ottenere cure specializzate, godere di una maggiore mobilità e ottenere informazioni più complete dai punti di contatto, e avranno la possibilità di coprire i propri costi senza troppi intoppi. La nuova direttiva comunitaria crea nuove sfide, sollecita a modernizzare i servizi sanitari nazionali dei 27 Stati membri dell’Unione europea e mette indubbiamente in luce la necessità di contatti e cooperazione continui tra tutti i sistemi medici dei 27 Stati membri dell’Unione europea, allo scopo di scambiarsi le migliori pratiche, promuovere la sanità elettronica e mettere a segno miglioramenti permanenti negli standard dell’assistenza sanitaria transfrontaliera. Si tratta di una sfida che dobbiamo affrontare …

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  John Dalli, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, vorrei complimentarmi nuovamente col Parlamento per il risultato eccellente raggiunto, vale a dire una conclusione sulla direttiva in oggetto. Mi rallegra molto poter assistere all’adozione di questa direttiva.

Devo dire che dissento dall’illazione secondo cui quest’iniziativa promuoverebbe il turismo della salute o consentirebbe alle compagnie di assicurazione del settore di ridurre i costi. Rappresenta piuttosto la certezza che i cittadini che necessitano di assistenza sanitaria possano avere maggiori probabilità di ottenerla e li libera dalle pastoie burocratiche che a volte impediscono loro di usufruire di tale servizio.

Ritengo che la direttiva rappresenti una vera svolta per i pazienti e per rafforzare un’Europa della salute. Devo convenire con gli onorevoli Roth-Behrendt, McGuinness e altri che dovrebbe essere un incentivo per indurre gli Stati membri a investire nei loro sistemi sanitari in quanto, come ho dichiarato pubblicamente più volte parlando di questa direttiva, non vogliamo che i nostri cittadini diventino dei nomadi. Vogliamo che i nostri cittadini ottengano le migliori cure possibili vicino a casa.

Grazie a questa direttiva, i diritti dei pazienti all’assistenza sanitaria transfrontaliera sono ora contemplati dalla legislazione comunitaria, ma il nostro lavoro non si ferma qui. Mi riferisco alla domanda dell’onorevole Parvanova circa possibili proposte isolate sull’interoperabilità. Devo dire che anche l’interoperabilità è essenziale per rendere questa iniziativa, questa direttiva, operativa e attuabile, perché non vedo come potremmo attuare efficacemente tale direttiva in assenza di un sistema interoperabile adeguato di sanità elettronica. D’altro canto, l’interoperabilità è molto importante anche per rendere più equi i servizi sanitari e per migliorare la sostenibilità dell’assistenza sanitaria.

Attendo con impazienza di collaborare con gli Stati membri per una trasposizione adeguata di questa direttiva e per la sua entrata in vigore in tutta l’UE. C’è ancora molta strada da fare, a livello sia europeo sia nazionale, per garantire che la cooperazione tra i sistemi sanitari europei diventi realtà. Potete confidare nel fatto che perseguirò questa sfida con tutta la mia determinazione ed energia.

 
  
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  Enikő Győri, Presidente in carica del Consiglio.(HU) Signor Presidente, Commissario, onorevoli deputati, onorevole Bowis, grazie di questa discussione così proficua. Credo che abbia delineato in maniera eccellente i punti più difficili da gestire per i partecipanti alle discussioni degli ultimi anni, sia al Consiglio sia in quest’Aula, e ho notato inoltre con molto piacere che la stragrande maggioranza degli europarlamentari ha espresso parere favorevole.

Sì, questa direttiva creerà una situazione più chiara e un sistema più trasparente al servizio dei cittadini europei. Come emergerà con chiarezza alla presentazione del programma di domani, la presidenza ungherese intende porre i cittadini al centro del suo programma. è stato inoltre fatto notare che quello che abbiamo creato non è perfetto. C’è ancora margine di miglioramento, come ha appena ricordato il Commissario Dalli.

Ho ritenuto molto interessante la discussione sul mercato unico e la direttiva dei servizi, nonché il modo in cui tutto ciò si ricollega ai diritti dei pazienti. Ritengo che sia stata una scelta molto intelligente quella di non affrontare la questione dal lato dei servizi, in quanto ricorderete tutti il clamore suscitato dalla prima fase dell’adozione della direttiva sui servizi. è stata la mossa giusta creare questa direttiva passando per la questione dei diritti dei pazienti. Essa consentirà la libera circolazione dei pazienti e permetterà comunque loro di accedere a servizi tempestivi e di migliore qualità. Ritengo pertanto che siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo, anche se con un approccio diverso. L’aspetto più importante è che questa direttiva rafforzerà la libertà di scelta oltre ai principi delle pari opportunità, del diritto a cure di buona qualità, dell’equità e della solidarietà, da me già citati.

Signor Presidente, onorevoli parlamentari, sono estremamente lieta che questa direttiva sia stata redatta durante la presidenza ungherese. Tuttavia, il merito non è nostro, bensì dei nostri predecessori, Belgio e Spagna, oltre che dei membri di quest’Assemblea. Sono grata che l’eccellente cooperazione tra Consiglio e Parlamento possa aver generato un servizio così prezioso per i cittadini europei.

 
  
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  Presidente. – Vorrei naturalmente cogliere l’occasione per complimentarmi con l’onorevole Grossetête per il lavoro eccellente svolto da lei e dai relatori ombra dei diversi gruppi su una questione molto delicata e complicata, che a mio avviso dovremmo pubblicizzare a dovere, trattandosi di una di quelle questioni destinate veramente a raggiungere tutti i cittadini dei 27 Stati membri. Congratulazioni, onorevole Grossetête.

 
  
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  Françoise Grossetête, relatore.(FR) Signor Presidente, condivido totalmente il suo punto di vista, e vorrei in primo luogo ringraziare i vari oratori intervenuti a sostegno di questa direttiva nel corso della discussione. Vorrei ringraziare ancora una volta i relatori ombra di ciascun gruppo politico – vedo l’onorevole Roth-Behrendt, ma penso a tutti i miei onorevoli colleghi, che non posso citare singolarmente. Desidero ringraziarli tutti perché hanno svolto tutti un ruolo attivo e offerto un contributo notevole agli sforzi tesi a conseguire questo accordo politico col Consiglio il 21 dicembre, accordo che verrà concluso positivamente domani.

Agli onorevoli parlamentari che hanno espresso delle riserve sul turismo medico, tra le altre cose, vorrei dire, “No! Ce ne stiamo occupando”. La direttiva contiene una clausola di salvaguardia per gli Stati membri e consente loro di controllare la pianificazione della loro assistenza sanitaria e delle infrastrutture, allo scopo preciso di evitare il turismo medico.

A coloro che ritengono che la direttiva non sia sufficientemente ambiziosa, vorrei dire “Avete ragione, anch’io avrei voluto che si spingesse oltre”. Tuttavia, dobbiamo tener conto del fatto che siamo ancora nella prima fase della direttiva, e noto che il Commissario Dalli, che ci ha aiutato molto in questo frangente, è d’accordo con me.

Insieme, ci assicureremo innanzi tutto che questa direttiva venga recepita nelle migliori condizioni possibile. Tale legislazione verrà applicata tra 30 mesi, e dovremo vigilare tutti nei nostri Stati membri affinché possa veramente promuovere i diritti dei pazienti.

Concluderò ricordandovi che la votazione di domani è essenziale. Mi aspetto che vi adoperiate perché la direttiva riscontri un enorme successo, in quanto tale successo sarà un regalo per i pazienti: infatti, riconosceremo finalmente i loro diritti a un’assistenza sanitaria di alta qualità.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani alle 12:00.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  János Áder (PPE), per iscritto.(HU) Nel corso della discussione concernente il progetto di direttiva sui diritti dei pazienti transfrontalieri, alcuni onorevoli deputati, come il mio collega, onorevole Liese, non si sono soffermati sui pericoli insiti in questa legge, ma ne hanno evidenziato le opportunità. Noi ungheresi condividiamo la loro posizione. Benché il compromesso raggiunto, che può essere considerato un compromesso ragionevole tra diritti dei pazienti e preoccupazioni degli Stati membri, presenti notevoli differenze rispetto al progetto di relazione precedente, ne conserva comunque le opportunità. Potremmo dire che si tratta di un piccolo passo nella giusta direzione. Quali sono le opportunità? Mentre in precedenza molti ipotizzavano l’afflusso improvviso di un numero enorme e non realistico di pazienti stranieri e il collasso dei sistemi sanitari nazionali, il mio parere è che invece questa sia per noi un’occasione per sfruttare meglio, in futuro, i vantaggi naturali offerti dal nostro paese. Non mi riferisco solamente alle nostre acque medicinali, ma anche alla nostra posizione geografica e al costo della manodopera specializzata. Gli operatori sanitari avranno finalmente la possibilità di sfruttare meglio le loro competenze professionali ed eventuali capacità supplementari di cui dovessero essere dotati. Anche i pazienti che avranno accesso indisturbato ai servizi sanitari di altri Stati membri – servizi non presenti nei loro paesi d’origine a causa di determinate condizioni naturali – beneficeranno di tale legislazione. Pertanto, ne trarranno vantaggio sia gli operatori del settore sia i pazienti, ma anche gli Stati membri possono non ne usciranno svantaggiati, grazie ai numerosi vincoli inseriti nella direttiva. Mi congratulo con la relatrice e con tutti gli europarlamentari che hanno contribuito al buon esito della legislazione.

 
  
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  Giovanni Collino (PPE), per iscritto. La standardizzazione dell'assistenza sanitaria in Europa terrà conto della qualità dei servizi offerti, che dovrà essere omogenea per i cittadini dei 27 Stati membri indipendentemente dal censo, e della fattibilità economica, per il completamento del mercato interno anche a livello sanitario.

Invito il Presidente e i miei colleghi parlamentari a fare in modo che l'intervento dell'Europa non si fermi all'approvazione di questa iniziativa, ma solleciti anche azioni a livello locale, prima di tutto per l'accoglimento del provvedimento nei singoli Stati.

Non meno importante, poi, è l'adozione di tutte quelle misure transfrontaliere che servono al funzionamento dell'intero sistema. Penso ad un meccanismo adeguato di raccolta dei dati, di cui una regione di frontiera come il Friuli Venezia Giulia ha bisogno per ottimizzare la collaborazione sia all'interno del territorio nazionale, soprattutto adesso che il federalismo fiscale per il nostro paese è sempre più vicino, sia con quei territori confinanti, come alcune regioni limitrofe della Slovenia, con le quali è cominciato da tempo un importante dialogo costruttivo sulla gestione dei servizi sanitari.

Penso anche ad una formazione adeguata del personale i cui pazienti e le cui competenze dovranno essere sempre più globali in una realtà che non è più soltanto europea.

 
  
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  Diogo Feio (PPE), per iscritto.(PT) A conclusione di un lungo processo, oggi abbiamo adottato il testo della direttiva sull’applicazione dei diritti dei pazienti nell’assistenza sanitaria transfrontaliera. Si tratta di un successo del Parlamento ma, soprattutto di una vittoria per gli utenti. Il nuovo quadro legislativo consentirà ai cittadini di uno Stato membro di ricevere assistenza sanitaria in un altro Stato membro alle medesime condizioni a cui sono soggetti nel loro paese d’origine. Tale mobilità consentirà ai pazienti di evitare in maniera completamente legittima le liste d’attesa nazionali e di avvantaggiarsi dei servizi medici disponibili in altri paesi europei. Inoltre, apre le porte alla specializzazione, soprattutto nelle malattie rare, in quanto l’assistenza sanitaria non dovrà più essere necessariamente erogata a livello locale, bensì potrà essere prestata in strutture specializzate in quelle particolari terapie. Con questo non vogliamo promuovere il turismo medico, ma garantire piuttosto la mobilità totale dei cittadini in Europa a pari condizioni, il che significa che da ora in avanti potremo tutti scegliere di farci curare dovunque sia più rapido, più efficiente e qualitativamente migliore, e farci rimborsare i costi dallo Stato membro di affiliazione, in base ai medesimi termini che sarebbero stati applicati dall’assistenza sanitaria locale.

 
  
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  Lena Kolarska-Bobińska (PPE), per iscritto.(PL) L’entrata in vigore della direttiva “pazienti senza frontiere” rappresenta una grande occasione per tutti i pazienti dell’Unione europea ma, soprattutto, per i pazienti provenienti da paesi che sono meno sviluppati, in cui i servizi sanitari lasciano molto a desiderare. Tali pazienti avranno un accesso più agevolato di quello odierno alle cure praticate in un altro paese. Vi è inoltre la speranza che le nuove misure stimolino cambiamenti a livello di sistemi sanitari nazionali. Tra questi figurano in particolare liste di attesa più brevi per i pazienti che necessitano di determinate tipologie di cure ospedaliere. Il rischio della fuga di pazienti verso ospedali di altri paesi imporrà ai paesi con le code più lunghe decisioni amministrative sull’impiego migliore dei posti letto ospedalieri e sulle procedure. L’obbligo di istituire punti di contatto in ogni Stato membro dell’UE è importante per i pazienti, che in questo modo riceveranno maggiori informazioni sulle possibilità di cura in un altro paese, nonché sui risultati conseguiti dagli ospedali di altri paesi nella cura di patologie rare o molto gravi. Dopo l’entrata in vigore della nuova legislazione, sarà importante monitorarne dettagliatamente gli effetti e l’influenza sul miglioramento della qualità dei servizi e dell’accessibilità garantita a gruppi diversi di pazienti in diverse regioni d’Europa. In particolare, sarà importante raccogliere informazioni sugli utenti di questi servizi – solamente i gruppi sociali più abbienti e meglio informati, oppure tutti coloro che hanno bisogno di cure.

 
  
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  Alajos Mészáros (PPE), per iscritto.(HU) La libera circolazione della forza lavoro e lo sviluppo del turismo presuppongono che vengano risolti i problemi di assistenza sanitaria transfrontaliera. Le norme per accedere ai servizi e al rimborso devono essere chiare e note ai cittadini comunitari. Lo scopo consiste nel consentire ai cittadini, senza autorizzazione preventiva e in qualsiasi Stato membro, di accedere a quelle cure ospedaliere e non a cui avrebbero diritto anche nel loro stesso Stato membro, e di farsi rimborsare i costi fino a un importo specificato dai loro stessi sistemi. Il rischio di possibili abusi – mi riferisco al “turismo medico” – non deve costituire una barriera, anche se dobbiamo naturalmente fare il possibile per sventare tale pericolo.

Mi preme precisare che la proposta riguarda la mobilità dei pazienti in seno all’Unione europea e non la “libera circolazione dei servizi”. Va rilevato che anche un sistema consolidato può generare valore aggiunto sfruttando capacità non ancora utilizzate ed evitando perdite logistiche. In alcuni casi, un’assistenza medica transfrontaliera tempestiva può salvare vite umane. Un aspetto ulteriore importante è che l’assistenza sanitaria transfrontaliera è molto rilevante anche in casi in cui un livello adeguato di cure per una determinata malattia non sia disponibile in uno Stato membro ma sia presente in un altro. Reputo che la proposta sia equilibrata e che rappresenti un compromesso tra le riserve degli Stati membri e le ambizioni del Parlamento europeo.

 
  
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  Rovana Plumb (S&D), per iscritto.(RO) Al momento vige un’eccessiva incertezza sulle questioni dell’accesso all’assistenza sanitaria, dei rimborsi e della responsabilità del follow-up in relazione all’assistenza sanitaria transfrontaliera. Questa direttiva consente a tutti i pazienti – non soltanto ai meglio informati o ai più ricchi – di godere di tutta una serie di diritti sanitari che sono già stati riconosciuti dalla Corte di giustizia dell’Unione europea. Gli Stati membri mantengono la piena responsabilità di organizzare e gestire i sistemi di sicurezza sociale. La proposta riguarda i pazienti e la loro mobilità in seno all’UE, e non la libera circolazione dei fornitori di servizi. La direttiva presuppone la cooperazione tra gli Stati membri, specialmente riguardo al riconoscimento delle raccomandazioni mediche (cure, prescrizioni, eccetera) formulate in un altro Stato membro, alla sanità elettronica e alle HTA (valutazioni delle tecnologie sanitarie). La rete di riferimento creata dai punti di contatto nazionali agevolerà l’accesso pubblico a tali informazioni. Le autorità rumene devono infatti adoperarsi affinché i loro cittadini abbiano accesso alle informazioni. L’adozione di questa relazione assicurerà un buon equilibrio tra diritti dei pazienti dell’UE di avere accesso alle terapie mediche migliori e salvaguardia della sostenibilità finanziaria dei sistemi nazionali di sicurezza sociale.

 
  
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  Bernadette Vergnaud (S&D), per iscritto.(FR) Rispetto alla proposta iniziale della Commissione, che agevolava la mobilità dei pazienti con una prospettiva della salute orientata al mercato, accolgo con favore il progresso rappresentato da questo accordo. Per salvaguardare i nostri sistemi di protezione sociale, era essenziale ristabilire un sistema di autorizzazione preventiva per gli ospedali o per le terapie con un’alta incidenza di costi. Analogamente, il riferimento all’articolo 168 del trattato era indispensabile per garantire il rispetto delle prerogative degli Stati membri in termini di organizzazione dei loro sistemi sanitari pubblici. Infine, sono stati messi a segno progressi lodevoli in termini di cooperazione e informazioni ai pazienti.

Sono tuttavia ancora presenti lacune non indifferenti: la mancata considerazione della mobilità dei professionisti, la demografia medica e l’invecchiamento della popolazione. Spetterà ad altre proposte legislative colmare tali lacune – in particolare, la proposta sulle qualifiche professionali – e in tali proposte sarà importante riaffermare che la salute è un settore con caratteristiche specifiche e non una merce disciplinata unicamente dalle leggi del mercato, bensì il bene più prezioso dei cittadini.

 
  
  

Allegato – Posizione della Commissione

Emendamenti:

Direttamente accettabile: emendamento n. 107 (insieme del testo, blocco n. 1, emendamento di compromesso). La Commissione è favorevole all’approvazione del testo di compromesso da parte dei colegislatori.

 
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