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Testi presentati :

O-0169/2010 (B7-0662/2010)

Discussioni :

PV 19/01/2011 - 14
CRE 19/01/2011 - 14

Votazioni :

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 19 gennaio 2011 - Strasburgo Edizione GU

14. Costo dell'esame delle richieste di asilo negli Stati membri (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – La ringrazio molto onorevole Gomes e con questo dichiaro conclusa la discussione. La votazione si svolgerà domani alle 12.00. L’ordine del giorno reca l’ultima relazione della giornata e più precisamente un’interrogazione orale al Consiglio e alla Commissione relativa al costo dell’esame delle richieste di asilo negli Stati membri. Concedo la parola innanzi tutto all’autrice, l’onorevole Hirsch, che avrà a disposizione due minuti.

- Interrogazione orale (O-0169/2010 - B7-0662/2010)presentata dagli onorevoli Hirsch, Weber, Wikström, Michel, Alfano, Ilchev, Griesbeck e Mulder, a nome del gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, al Consiglio sulla trasmissione di informazioni sui costi finanziari a seguito dell’esame delle richieste di asilo negli Stati membri;

- interrogazione orale (O-0170/2010 - B7-0663/2010) presentata dagli onorevoli Hirsch, Weber, Wikström, Michel, Alfano, Ilchev, Griesbeck e Mulder, a nome del gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, alla Commissione sulla trasmissione di informazioni sui costi finanziari a seguito dell’esame delle richieste di asilo negli Stati membri;

- interrogazione orale (O-0175/2010 - B7-0664/2010) presentata dagli onorevoli Hohlmeier e Busuttil, a nome del gruppo Partito popolare europeo (Democratici-cristiani), al Consiglio sulla trasmissione di informazioni sul costo dell'esame delle domande di asilo politico negli Stati membri;

- interrogazione orale (O-0176/2010 - B7-0665/2010) presentata dagli onorevoli Hohlmeier e Busuttil, a nome del gruppo Partito popolare europeo (Democratici-cristiani), alla Commissione Consiglio sulla trasmissione di informazioni sul costo dell'esame delle domande di asilo politico negli Stati membri;

- interrogazione orale (O-0179/2010 - B7-0003/2011) presentata dagli onorevoli Flašíková Beňová, Moraes, Guillaume, Romero López e Masip Hidalgo, a nome del gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, al Consiglio sulla situazione attuale della proposta della Commissione concernente la direttiva sulle procedure d'asilo;

- interrogazione orale (O-0210/2010 - B7-0004/2011) presentata dall’onorevole Flautre, a nome del gruppo Verde/Alleanza libera europea, al Consiglio sullo stato di applicazione della direttiva per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato; e

- interrogazione orale (O-0177/2010 - B7-0002/2011) presentata dagli onorevoli Triantaphyllides, de Jong, Ernst e Vergiat, a nome del gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, al Consiglio sulla trasmissione di informazioni al Parlamento e alla Commissione sui problemi pendenti all'interno del Consiglio in merito alla Direttiva Procedura.

 
  
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  Nadja Hirsch, autore.(DE) Signor Presidente, il Parlamento europeo ha convenuto che occorre istituire un sistema comune europeo in materia d’asilo entro il 2012. A tal fine occorre che siano attuate procedure identiche o simili presso tutti gli Stati membri.

Nell’attuazione pratica del sistema ci confrontiamo tuttavia con resistenze dovute essenzialmente al fatto che anche in fase di discussione del pacchetto legislativo per l’asilo ci sono state fornite informazioni insufficienti o contraddittorie, talvolta non ce ne sono state fornite affatto. Anche per quanto concerne una stima finanziaria degli effetti della direttiva sulle procedure e dei costi a carico degli Stati membri, le informazioni a nostra disposizione sono alquanto scarne. Con la presente interrogazione vogliamo sollecitare la Commissione a presentare uno studio o delle informazioni a questo Parlamento. I costi riguardano essenzialmente aspetti quali i servizi di interpretariato o l’assistenza giuridica, ma non è chiaro quali sarebbero le ricadute effettive sugli Stati membri.

Nell’ambito della revisione della direttiva sulle procedure di asilo, intravediamo la possibilità di addivenire a una procedura di qualità migliore ma nel contempo rapida che vada a vantaggio di entrambe le parti, giacché un processo decisionale rapido consente ai beneficiari di avere chiarezza, oltre a ridurre la percentuale di errori. Obiettivo del nostro gruppo è quello di sostenere con forza la Commissione nel suo progetto. Ma occorrono argomentazioni da utilizzare anche nella discussione con gli Stati membri per illustrare le ricadute che avrebbe questa revisione del pacchetto sull’asilo e in particolare della direttiva sulle procedure. Invitiamo la Commissione a fornirci un sostegno concreto affinché questo pacchetto possa effettivamente vedere la luce entro il 2012 in concomitanza con l’istituzione di sistema comune europeo per l’asilo.

 
  
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  Monika Hohlmeier, autore.(DE) Signor Presidente, è importante che l’UE si confronti con il problema dell’immigrazione e del diritto di asilo e la Commissione ha presentato delle proposte in tal senso. Ad oggi non è stata ancora condotta un’analisi precisa in merito all’attuazione delle disposizioni di legge in vigore. Similmente non esistono calcoli e analisi completi sulle nuove proposte. Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) è uno strenuo sostenitore del diritto all’asilo e del diritto alla protezione per tutti i soggetti vulnerabili.

La realtà dei fatti ci obbliga purtroppo a constatare che le persone richiedono lo status di rifugiato per motivazioni ben diverse e talvolta con un abuso sistematico di questa possibilità. Il diritto di asilo e di una tutela supplementare non è lo strumento di cui avvalersi per la normale immigrazione nei 27 Stati membri. Dobbiamo impedire alle organizzazioni criminali coinvolte nella tratta umana di diventare miliardarie sulla pelle delle persone sfruttando il nostro diritto di asilo.

Le procedure per il riconoscimento del diritto di asilo devono essere adeguate e condotte con precisione. Le persone perseguitate devono avere la certezza di ottenere una protezione presso l’UE. Nelle nuove proposte la Commissione ha previsto degli obblighi a tal fine, obblighi che reputo in larga parte opportuni, come la disponibilità di interpreti, trattamenti sanitari adeguati, garanzie di una tutela supplementare a chi ne ha bisogno.

Nondimeno vorrei sottolineare alcuni punti che reputo problematici. Le autorità degli Stati membri dispongono di pochissimi strumenti atti a impedire gli abusi. La possibilità di ricorso a procedimenti accelerati e procedure al confine dovrebbe essere limitata tramite l’imposizione di sanzioni. Anche nel caso in cui un richiedente non ottempera palesemente al suo obbligo di cooperazione, non sono in genere previste sanzioni. Anzi, se il richiedente scompare, lo Stato membro non ha la possibilità di concludere il procedimento con esito negativo, mentre se riappare gli viene messa a disposizione un’ampia gamma di iter procedurali alternativi. Anche dinanzi a una palese mancanza di requisiti, la procedura accelerata è possibile appena dopo la seconda domanda consecutiva. Questo fa lievitare notevolmente i costi.

In questa prospettiva, anche il patrocinio giuridico gratuito offerto da un avvocato, come previsto nella proposta corrente della Commissione, comporta un sensibile aumento dei costi a carico degli Stati. Prego la Commissione di valutare le conseguenze pratiche delle sue proposte, i loro effetti finanziari e i problemi che arrecherebbero alle amministrazioni degli Stati membri. Certo auspichiamo uno standard elevato ma a condizione che sia realizzabile e sopra tutto che non ponga gli Stati membri più colpiti dinanzi a compiti assolutamente impossibili.

 
  
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  Sylvie Guillaume, autore.(FR) Signor Presidente, vorrei precisare innanzi tutto che la nostra discussione riguarda essenzialmente, a mio avviso, la realizzazione di un regime comune europeo di asilo per il 2012 che ci consenta una volta per tutte di porre fine al moltiplicarsi di pratiche nazionali deprecabili in materia di asilo.

Non perdiamo di vista questo aspetto, giacché ci obbliga a orientarci verso una maggiore armonizzazione retta da regole comuni. In realtà sono persuasa che la semplice cooperazione a livello pratico non consentirà di risolvere le disparità esistenti tra i diversi sistemi nazionali di asilo.

Consentitemi peraltro di manifestare la mia preoccupazione per i progressi verso questo sistema europeo comune, messo in forse dai numerosi veti espressi in seno al Consiglio. È opportuno interrogarsi sul futuro di questa impresa complessa. Dobbiamo conoscere la nuova proposta con cui la Commissione tenterà a breve di salvare la situazione tramite una rifusione delle due direttive.

Date queste premesse, occorre parlare dei costi, poiché la discussione si sta concentrando oggi su questo aspetto. Secondo quanto ci viene detto, la creazione di garanzie procedurali più consolidate farà aumentare considerevolmente l’onere finanziario sostenuto dagli Stati membri per l’esame delle domande di asilo, creando una situazione difficilmente sostenibile in un contesto finanziario segnato dalla crisi.

Ribadisco in questa occasione che sono piuttosto le procedure applicate male e di pessima qualità a costare care agli Stati membri. L’approccio basato sul front loading, dunque sul perfezionamento delle procedure di prima istanza, che la Commissione ha privilegiato nella proposta di rifusione consentirà, a mio avviso, di realizzare delle vere e proprie economie di scala nel medio periodo.

Perché? Perché queste procedure armonizzate faciliteranno da subito un riconoscimento più puntuale delle domande illegittime da parte delle autorità esaminatrici e forniranno istruzioni più chiare in merito alle motivazioni delle decisioni. Ciò consentirà di ridurre i tempi amministrativi, il numero dei ricorsi e degli annullamenti in seconda istanza, le spese per l’accoglienza e, in ultima analisi, i costi complessivi.

Se vogliamo davvero sollevare la questione dei costi, perché non parliamo allora anche del sistema Dublino-Eurodac? Perché nessuno Stato membro si azzarda a chiedere un migliore rapporto costi/benefici in relazione all’applicazione di tale sistema? Eppure sappiamo che, oltre alle biasimevoli conseguenze umane, questo sistema ha un bilancio poco lusinghiero sia per quanto concerne i trasferimenti effettivi, sia per la prevenzione dei movimenti secondari o delle domande plurime che sono pur il motivo per cui il sistema Dublino è stato istituito. Parliamo pure di costi se dobbiamo farlo, ma valutiamo tali costi per l’intero sistema, compresi quelli conseguenti al sistema di Dublino.

In qualità di relatrice sulla direttiva “procedure”, rimango dell’opinione che il grado attuale di armonizzazione sia insufficiente e pregiudichi la qualità e l’efficienza del processo. Queste disfunzioni pesano sia sugli Stati membri che sulle vittime delle persecuzioni. L’orizzonte temporale del 2012 rimane il nostro obiettivo ma la necessità di rispettare alcune scadenze non ci deve indurre ad accettare un testo basato sui più bassi denominatori comuni. Occorrono procedure giuste, accessibili ed efficaci; questo rimane l’obiettivo che condivido con il mio gruppo politico nell’ambito di questa discussione.

 
  
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  Hélène Flautre, autore.(FR) Signor Presidente, penso che la discussione odierna miri innanzi tutto a fare uscire allo scoperto il Consiglio, giacché è stupefacente che dinanzi a un pacchetto di riforme in materia di asilo tanto ambizioso e direi altrettanto necessario, il Consiglio ci fornisca soltanto frammenti di informazioni, talvolta contraddittori, in merito agli ostacoli che impediscono di fare passi avanti su proposte ormai in discussione da un certo tempo.

Ci è dato di capire a grandi linee che il Consiglio o gli Stati membri si sono arenati sulla questione dei costi, ma anche in questo caso non sono del tutto chiari i termini. Parliamo di costi umani, politici o finanziari? Questi diversi costi talvolta sono comunque collegati tra loro.

Di certo rimane che oggi in Europa vigono procedure e un tipo di tutela inadeguati. Innanzi tutto perché non è vero che l’Europa accoglie tutta la miseria del mondo; per esempio, credo che nel 2007 l’Europa abbia accolto appena il 14 per cento di tutti i rifugiati del pianeta. In secondo luogo perché vigono alcune pratiche assolutamente intollerabili. Mi riferisco per esempio ai test fallometrici somministrati nella Repubblica Ceca, nella nostra Europa. Mi riferisco ai documenti del comitato contro la tortura che hanno reso noti numerosi casi di rimpatrio forzato senza diritto di ricorso o di procedure approssimative.

Credo che possiamo senz’altro parlare dei costi. Per esempio, possiamo parlare dei costi elevati per l’espulsione degli emigranti: EUR 20 000 per ogni espulso, stando al Senato francese. E possiamo parlare sopra tutto di come migliorare questa situazione. È certo opportuno porsi alcune domande, come ha fatto l’onorevole Guillaume nella sua interrogazione, su come si potrebbe migliorare la qualità delle decisioni prese in prima istanza, giacché all’incirca la metà di esse viene poi annullata in sede di appello. È chiaro che il risparmio in termini di costi finanziari, umani e politici sarebbe alquanto considerevole.

Possiamo fare un passo indietro rispetto alle aberrazioni di Dublino e credo che il Consiglio dovrebbe occuparsene con la massima serietà, perché anche in tal caso sono in gioco notevoli costi umani e finanziari.

Concludo menzionando un altro costo assai elevato evidenziato dallo studio del Parlamento: la detenzione. La detenzione dei richiedenti asilo ha un costo proibitivo. Occorre assolutamente dirlo, farlo sapere e discuterne in Consiglio.

 
  
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  Cornelis de Jong, autore.(NL) Signor Presidente, talvolta cadiamo vittime dei nostri stessi metodi di lavoro. Se avessimo avuto una sola direttiva sull’asilo per disciplinare le procedure, i criteri di valutazione e di accoglimento, a questo punto ci rimarrebbero solo due alternative: approvare la direttiva, con o senza emendamenti, oppure accettare il fallimento delle trattative. Tale prospettiva avrebbe consentito al Parlamento europeo di dire “no” a una politica comune in materia di asilo e “no” a un sistema ispirato al regolamento di Dublino.

Ma siccome le direttive sono più di una, la situazione è alquanto diversa. Il Consiglio può scegliere di attribuire la priorità a una direttiva, considerando un’altra troppo controversa. A breve ci troveremo nella situazione di negoziare un nuovo regolamento di Dublino senza avere ancora raggiunto un accordo sulle procedure di asilo o sull’accoglienza, per esempio. Consideriamo attentamente quali potrebbero essere le implicazioni. Se ciò accadesse, l’esame delle richieste di asilo sarebbe demandato agli Stati membri, senza alcuna garanzia che tali richieste siano adeguatamente esaminate o che i richiedenti asilo siano sottoposti a un trattamento umano. Alla luce della situazione attuale, trovo questa possibilità del tutto inaccettabile.

Rivolgo pertanto la seguente domanda al Consiglio e alla Commissione: come intendete salvare la direttiva “procedure” da questa fase di stallo senza pregiudicarne la qualità? A breve riceverete dal Parlamento svariate proposte su come migliorare la direttiva. Tenterete di trasmettere agli Stati membri questo segnale chiaro che i deputati del Parlamento vi hanno inviato e rimarrete fermi sulle vostre posizioni anche se gli Stati membri dovessero insistere per un approccio à la carte?

Desidero concludere con una precisazione. Nella mia domanda non ho fatto alcun riferimento ai costi della procedura di asilo. La mia omissione non è accidentale, ma motivata dal fatto che per me è prioritario il trattamento umano dei richiedenti asilo. A tal fine occorrono procedure chiare e accorgimenti adeguati per la fase di accoglienza. A meno di regolamentare quell’aspetto in maniera soddisfacente, non avrò alcun interesse a lavorare sulle altre iniziative collegate. Spero di poter contare sul pieno sostegno della Commissione europea su questo aspetto in particolare.

 
  
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  Enikő Győri, Presidente in carica del Consiglio. – (HU) Signor Presidente, la ringrazio per le sue gentili parole. Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, desidero ringraziare il Parlamento per avermi offerto l’opportunità di parlare questa sera di un tema tanto importante come le procedure per la richiesta di asilo.

Il Parlamento ha posto al Consiglio cinque interrogazioni che riguardano tutte la proposta della Commissione per una rifusione della direttiva “procedure”, pertanto suggerisco di trattare le cinque domande come se fossero una.

Nelle vostre interrogazioni avete menzionato la relazione pubblicata dalla Commissione nel settembre 2010 relativa all’applicazione della direttiva sulle procedure di riconoscimento dello status di rifugiato. La relazione conferma il permanere di notevoli disparità tra gli Stati membri in termini di procedure di riconoscimento e garanzie procedurali. Il Consiglio e il Parlamento europeo convengono che tali differenze non sono in sintonia con l’obiettivo riconosciuto da entrambi di creare un sistema comune europeo di asilo. Nell’ottobre 2008, il Consiglio europeo adottava il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, in cui si sottolineava che l’UE e gli Stati membri si sarebbero impegnati ad affrontare le criticità e le opportunità rappresentate dall’immigrazione e dall’asilo secondo un approccio equo, efficace e coerente.

Il Patto prevede tra l’altro un impegno specifico ad intraprendere tutte le misure necessarie alla realizzazione di un sistema comune europeo di asilo. Il Consiglio europeo invitava la Commissione a presentare delle proposte volte alla creazione di una procedura unica di asilo basata su regole comuni.

Anche nel programma di Stoccolma era stato stabilito chiaramente che, nel quadro della creazione di un sistema comune europeo di asilo, l’accresciuta armonizzazione doveva restare uno degli obiettivi politici fondamentali perseguiti dall’UE. Sulla scia dell’impulso politico conferito dal Consiglio europeo, la Commissione ha presentato diverse proposte in materia di asilo sia nel 2008 che nel 2009. Tali proposte riguardavano Eurodac, appena menzionato nella discussione introduttiva, la modifica del regolamento di Dublino, la modifica della direttiva sulle condizioni di accoglienza, la creazione di un Ufficio europeo di sostegno per l’asilo e la modifica della direttiva sulle procedure di asilo e della direttiva sui requisiti.

Appena ricevute le proposte della Commissione, il Consiglio si è messo immediatamente al lavoro. Il Consiglio e i suoi organi di lavoro hanno passato al vaglio meticolosamente tutte le proposte presentate. Ad oggi, l’unica di queste proposte che il Parlamento e il Consiglio sono riusciti ad approvare riguarda il regolamento per la costituzione di un Ufficio europeo di sostegno per l’asilo e sono lieto che tale ufficio diventerà operativo a breve. Lo scorso anno, il Parlamento e il Consiglio hanno trovato un accordo anche sull’emendamento della direttiva sui soggiornanti di lungo periodo e credo che ciò consentirà di accelerare il lavoro per la creazione di un sistema comune europeo di asilo.

Purtroppo vi siete lamentati a ragion veduta di altri aspetti sui quali è stato più difficile addivenire a un risultato. Sono persuaso che vi rendiate perfettamente conto dei sensibili risvolti politici e delle difficoltà tecniche collegate a questo tema. Credo che il Consiglio e, probabilmente, anche il Parlamento necessitino di più tempo. Come avete sottolineato puntualmente nelle vostre interrogazioni, la proposta di rifusione della direttiva sulle procedure di asilo è particolarmente densa di nodi problematici. Il Parlamento stesso sta ancora elaborando la propria posizione e questo è indicativo della complessità del processo in atto. È chiaro che il Consiglio nutre forti preoccupazioni in merito a diversi aspetti collegati alla proposta, in particolare per le potenziali ricadute dei provvedimenti proposti a livello di costi delle procedure di asilo nazionali e per la loro efficacia. Voi stessi avete affermato poc’anzi che occorre prestare attenzione proprio all’efficacia e ai costi. Gli Stati membri condividono appieno gli obiettivi di armonizzazione al fine di trovare un accordo su talune norme e valori comuni fondamentali e su criteri uniformi di tutela. In questo senso, gli Stati membri intendono rispettare appieno il diritto di tutela dei richiedenti asilo.

Allo stesso tempo, gli Stati membri hanno bisogno di rendere sostenibili i loro sistemi, specialmente nella difficile situazione economica di oggi. A tal fine occorre trovare un equilibrio tra le garanzie offerte ai richiedenti asilo e le norme che devono dimostrarsi efficaci ed applicabili senza comportare oneri amministrativi o finanziari supplementari. In linea di massima il Consiglio è convinto che a meno di trovare un giusto equilibrio tra questi aspetti, le persone che non necessitano di alcuna tutela saranno incentivate a ricorrere impropriamente alla procedura di asilo, come ha suggerito l’onorevole Hohlmeier. Tale prassi penalizza i richiedenti asilo che necessitano realmente di una protezione e a lungo andare potrebbe mettere a rischio il concetto stesso di asilo nell’Unione europea. In questo contesto, l’annuncio della Commissione in merito all’intenzione di presentare una proposta modificata ha riscosso un vasto consenso in seno al Consiglio e penso che il signor Commissario ne parlerà a breve.

Sono certo che questa nuova proposta porterà una boccata d’aria fresca alla discussione in Consiglio e terrà conto delle posizioni espresse dal Consiglio e dal Parlamento. Potremo fare passi avanti sulle procedure di asilo che rappresentano un elemento importante del pacchetto sulla politica di asilo, come voi stessi avete sottolineato nelle vostre interrogazioni. Posso aggiungere che in risposta all’annuncio della Commissione, gli Stati membri hanno espresso la loro massima disponibilità ad assistere la Commissione nella stesura di questa nuova proposta.

Consentitemi di aggiungere qualche osservazione su un ultimo punto. I costi per l’esame delle domande di asilo potrebbero essere stimati con maggiore precisione se disponessimo dei relativi dati, sulla base dei quali condurre una discussione adeguata in Consiglio. Purtroppo devo informarvi che il Consiglio non dispone di tali informazioni. Ai sensi dei trattati, l’esame delle richieste di asilo rientra nella sfera di competenza degli Stati membri. La raccolta e l’elaborazione dei dati relativi ai costi per l’esame delle richieste di asilo non rientra tra i compiti che i trattati conferiscono al Consiglio. In qualità di rappresentante del Consiglio non posso impegnarmi, a titolo personale o a nome del Consiglio, a mettervi a disposizione le informazioni in questione. Nondimeno, il Consiglio può senz’altro impegnarsi a continuare il lavoro sulla proposta di modifica della direttiva sulle procedure di asilo e a questo proposito desidero ringraziarvi per il lavoro che anche voi avete compiuto sinora. Confido che la Commissione terrà conto delle vostre osservazioni nella nuova proposta.

Facciamo affidamento sull’impegno e sull’esperienza del Parlamento europeo. La Presidenza ungherese è convinta che con una cooperazione adeguata riusciremo a fare progressi anche in questo ambito. Vi preghiamo di tenere presente che la Presidenza ungherese intende preparare il sistema comune europeo di asilo che dovrebbe essere istituito nel 2012. Nella discussione odierna avete menzionato numerosi atti legislativi sui quali vorremmo senz’altro ottenere dei progressi. È nostra intenzione raggiungere un accordo politico nella discussione relativa alla direttiva sui requisiti e in relazione al regolamento di Dublino prima della conclusione della Presidenza ungherese. Faremo tutto quanto è in nostro potere per migliorare l’intesa tra Parlamento e Consiglio su tutte le questioni attinenti anche a questa procedura.

 
  
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  Štefan Füle, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, la direttiva “procedure” costituisce un elemento essenziale del sistema comune europeo di asilo. La Commissione si propone di istituire un sistema equilibrato, equo, efficiente e con un buon rapporto costi/benefici. Le ricadute finanziarie sono un aspetto critico di ogni proposta della Commissione e vengono analizzate attentamente.

La Commissione ha condotto uno studio approfondito nella fase preparatoria della direttiva in questione, così come stabilito dai requisiti per la valutazione di impatto. Lo studio dell’impatto finanziario è stato basato essenzialmente su dati statistici e sulle informazioni fornite dagli Stati membri tramite questionari particolareggiati inviati dalla Commissione.

Pochi Stati membri sono stati in grado di quantificare esattamente il costo delle procedure di asilo. Altri hanno fornito taluni dati, relativi in particolare ai costi del patrocinio giuridico e dell’interpretariato. La Commissione ha calcolato le implicazioni finanziarie sulla base dei dati disponibili.

La Commissione è giunta alla conclusione che per ridurre i costi fosse preferibile ricorrere, tra l’altro, al front-loading, investendo cioè le risorse nelle fasi iniziali della procedura di asilo al fine di renderla più rapida, efficiente ed equa. Ulteriori investimenti nella procedura di primo grado migliorano l’efficienza dell’intero processo. Tali investimenti sono compensati dai risparmi ottenuti nelle fasi di appello e da una riduzione dei costi complessivi per l’accoglienza.

La scelta di questa impostazione è stata vieppiù corroborata dai risultati di un recente progetto in UK denominato “Solihull Pilot” e presentato alla conferenza ministeriale sull’asilo nel 2010. Il progetto ha confermato l’ipotesi secondo cui il front-loading nel procedimento di asilo – che si esplica essenzialmente nel garantire l’accesso al patrocinio giuridico per i richiedenti asilo all’inizio della procedura e nel consentire al rappresentante legale di interagire con l’autorità decisionale – migliora significativamente la qualità delle decisioni di primo grado.

I risultati del progetto sono stati decisioni ben più rapide e una percentuale maggiore di decisioni positive in primo grado, con minori ricorsi e una percentuale più elevata di rimpatri. È stato possibile ridurre considerevolmente le spese per i ricorsi, le spese di alloggio e di previdenza. Tali risparmi sono stati ben superiori all’aumento delle spese legali.

Colgo l’occasione per menzionare anche lo studio elaborato di recente dal Parlamento europeo, relativo alla distribuzione delle spese per l’accoglienza dei richiedenti asilo tra tutti gli Stati membri. Tale studio fornisce anch’esso un’analisi dei costi relativi alle procedure di asilo e all’accoglienza, compreso il patrocinio giuridico.

In sintesi, la Commissione è stata assai sensibile alla questione dei costi nell’ambito della sua valutazione d’impatto. I risultati sono stati confermati dalle prove empiriche e le informazioni sono state integrate con i dati forniti dallo studio del Parlamento europeo. La Commissione non intende pertanto redigere un altro studio sui costi. Rimarremo comunque attenti a questo aspetto anche nelle prossime fasi negoziali per la modifica della direttiva sulle procedure di asilo.

 
  
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  Simon Busuttil, a nome del gruppo PPE.(EN) Signor Presidente, il pacchetto legislativo relativo all’asilo versa in una fase di stallo, purtroppo. Dovremmo sforzarci di sbloccare questa situazione insoddisfacente.

Diversi sono i motivi che, a mio vedere, hanno provocato questo stallo. Innanzi tutto ci siamo concentrati sulle nuove proposte pur sapendo che già disponiamo di una legislazione che gli Stati membri si stanno sforzando di applicare. Ciò ha diffuso un certo malumore tra gli Stati membri che non sono affatto propensi a passare a nuove leggi quando ancora stentano ad applicare quelle esistenti.

Le nuove proposte illustrano e prevedono nuovi e più severi obblighi e oneri che appaiono talvolta poco realistici, in particolare nel contesto attuale. Inoltre potrebbero addirittura incoraggiare un ricorso improprio al diritto di asilo che sarebbe meglio evitare, come è già stato sottolineato oggi.

Confermo la mancanza di una vera e propria analisi finanziaria, di uno studio per la determinazione dei costi e in questo purtroppo dobbiamo dissentire da lei, signor Commissario: non credo che lo studio condotto dal Parlamento europeo relativo alla distribuzione dei costi contenga i dati sui costi relativi a queste proposte. Ad ogni buon conto, spetta alla Commissione esaminare le ricadute finanziarie delle sue proposte.

Nessuna proposta prevede un meccanismo adeguato e legalmente vincolante per la distribuzione dei costi e anche questo crea qualche difficoltà a diversi Stati membri, nonché a questo Parlamento.

Da parte sua, il Consiglio si pone con ostilità dinanzi ad alcune proposte, come la revisione del regolamento di Dublino. Mi rallegro di quanto affermato oggi dal Consiglio, ossia che la Presidenza presterà particolare attenzione a questo aspetto e si adopererà per trovare una soluzione.

È difficile. Ci troviamo in una situazione difficile e dobbiamo uscirne. Il gruppo PPE è assolutamente disponibile a cooperare con il Consiglio e, cosa ancora più importante, con gli altri gruppi parlamentari al fine di trovare un compromesso che sia accettabile per tutti.

 
  
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  Cecilia Wikström, a nome del gruppo ALDE.(SV) Signor Presidente, tutte le istituzioni europee sono legate alla data del 2012, quando dovrà essere pronto un sistema comune europeo di asilo. Devo ammettere che ciò suscita in me sentimenti misti di speranza e sconforto. Ce la faremo? L’idea è di creare un sistema comune per l’accoglienza dei richiedenti asilo, la valutazione delle richieste e le decisioni sul destino di queste persone. Quando avremo istituito questo sistema, esso sarà applicato in maniera identica in tutti i paesi, come non accade oggi. Attualmente sussistono enormi differenze nelle modalità di accoglimento presso i diversi Stati membri.

Secondo la relazione che il Commissario Füle ha appena menzionato, sappiamo per certo che esistono forti disparità nelle modalità di accoglienza dei richiedenti asilo presso gli Stati membri. Sappiamo anche che i costi diminuiscono quando si migliora la qualità delle decisioni di primo grado. Adesso stiamo lavorando per modificare la direttiva sulle procedure e sarebbe molto importante che il Parlamento conoscesse esattamente i costi specifici sostenuti dai diversi Stati membri nell’ambito delle procedure di asilo.

Credo che un esame approfondito ci consentirà di minimizzare il rischio di errori e di tutelare le persone. Sarà interessante vedere se la Commissione riuscirà a proporre una procedura più completa e dimostrare come possiamo ridurre questi costi di accoglienza.

Alla fin fine questa sarà forse l’argomentazione decisiva di cui ha parlato l’onorevole Busuttil, ovvero la chiave che sbloccherà la situazione dinanzi alle posizioni rigide assunte per adesso dal Consiglio. Sono profondamente dispiaciuta che il Consiglio si dimostri tanto chiuso in questo processo.

Oggi abbiamo accolto tra noi il Primo ministro ungherese che ha assunto la Presidenza di turno del Consiglio e chiedo alla Presidenza ungherese di proseguire l’ottimo lavoro avviato dalla Presidenza belga. Sarebbe un peccato se questo processo dovesse arrestarsi. Insieme possiamo davvero creare un sistema di asilo funzionante, fondato su concetti chiave quali l’umanità e il rispetto per il prossimo, anche entro il 2012. Continuiamo a sperare e a lavorare per la sua realizzazione.

 
  
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  Rui Tavares, a nome del gruppo GUE/NGL.(PT) Signor Presidente, credo che la nostra discussione sia attraversata da una nozione implicita, ossia che gli interventi umanitari sono costosi e pertanto non possiamo permetterceli. Tuttavia questa nozione implicita è vera anche in senso inverso: se tali interventi non fossero tanto costosi, li realizzeremmo. Orbene, esistono casi in cui una politica umanitaria non è necessariamente costosa. Uno studio recente della House of Commons del Parlamento britannico lo ha dimostrato. Un sistema rapido di risposta alle richieste di asilo si è dimostrato assai più economico rispetto al costo dei ritardi e dei rimpatri forzati delle famiglie.

Nella discussione odierna ci stiamo occupando esclusivamente dei costi amministrativi, senza tenere conto dei costi sostenuti direttamente dai richiedenti, sia quelli che hanno diritto all’asilo, sia quelli cui alla fine non viene riconosciuto tale diritto per motivi più o meno fondati.

In sostanza dobbiamo chiederci: se possiamo prestare un’azione umanitaria e adempiere ai nostri doveri morali a un costo inferiore, perché non farlo? L’UE non possiede un piano d’azione concertato, non prevede un’azione comune, ma non perché – e qui mi permetto di discordare dal collega Busuttil – l’attuazione della legislazione vigente è molto onerosa per gli Stati membri, bensì perché tale attuazione è parziale e incompleta. Per adesso abbiamo solo una politica puramente repressiva che si sta dimostrando ingiusta, oltre che nei confronti dei richiedenti asilo, anche nei confronti delle amministrazioni e, in ultima analisi, dei contribuenti europei.

Invito il Consiglio a trasmetterci delle informazioni aggiornate e a rispondere alle nostre domande affinché si possa evolvere finalmente verso una politica coerente e concertata.

 
  
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  Gerard Batten, a nome del gruppo EFD.(EN) Signor Presidente, questa discussione segue all’attuazione del sistema comune per l’immigrazione e l’asilo sancito dal trattato di Lisbona. Gli Stati membri perdono viepiù la capacità di forgiare il loro destino e sono chiamati a pagare il costo per ora non ancora quantificato di questo privilegio.

Il sistema di asilo britannico è di per sé una matassa difficile da sbrogliare, con migliaia di casi in attesa di una decisione e di richiedenti andati persi e sepolti. L’intero congegno è fondamentalmente una scappatoia per chi non ha un diritto legittimo a immigrare. Mi rendo conto di sprecare il fiato a parlarne in questa sede, giacché la maggioranza di voi è non è affatto interessata a tutelare i poteri democratici degli stati nazionali. La maggior parte di voi crede estatica in un grottesco mondo fantastico di infinita integrazione UE, come i personaggi di alcuni dipinti di Hieronymus Bosch, ma i cittadini britannici metteranno alla berlina i politici traditori e truffaldini che hanno reso possibile tutto questo, negando loro un referendum sul trattato di Lisbona.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signor Presidente, il diritto di asilo dovrà essere uniformato in tutta l’UE entro il 2012. Rimane da chiarire se saranno permesse ancora talune prassi, come per esempio i respingimenti rapidi verso le zone di transito, che si sono ormai affermate in Germania.

La Commissione ha rinunciato a revocare questo regolamento sugli aeroporti, stabilendo in maniera alquanto criptica che anche in futuro sarà possibile impedire l’ingresso ai confini terrestri di richiedenti asilo che provengono da paesi considerati sicuri.

Abbiamo già discusso in merito a quale paese di origine possa essere considerato sicuro e sappiamo che prevalgono opinioni divergenti in Europa. Inoltre si vuole concedere il diritto di soggiorno ai fratelli, mentre prima tale diritto era riconosciuto solo ai genitori e al coniuge; è stato esteso anche il diritto ai trattamenti sanitari. Per non parlare poi della proposta di equiparare i richiedenti asilo agli altri cittadini in termini di accesso al sistema previdenziale.

Dubito seriamente che simili proposte possano garantire una riduzione dei costi dei procedimenti. Dubito che contribuiranno a ridurre la burocrazia. Anzi, credo che i costi aumenteranno e che questo allentamento della legge sull’asilo farà incrementare l’afflusso di migranti. E questo, purtroppo, non è certo auspicabile per l’Europa.

 
  
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  Salvatore Iacolino (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, non vi è dubbio che questa direttiva sulle procedure sia di particolare rilievo. Lo status di rifugiato, una volta accertato in maniera rigorosa, impone infatti che la procedura di riconoscimento sia rapida e snella e questo, francamente, non accade.

Fermo in Consiglio il pacchetto asilo, che dovrebbe definire un nuovo e più moderno quadro di riferimento, è emerso nel frattempo un differente orientamento negli Stati membri sull'efficacia delle procedure di asilo sulle norme già in vigore. Mi rivolgo al Commissario e alla Presidenza, non si può invocare la crisi per ridurre un finanziamento necessario rispetto ad una procedura importante, né altre argomentazioni che non mi sembrano tutte quante convincenti rispetto ad una procedura che, in atto, è in stallo.

È giusto che chi non può rimanere nel proprio Stato, qualora vi siano documentate ragioni di natura politica, religiosa o per altre ragioni ancora, abbia diritto all'accoglienza negli Stati membri, così come è parimenti necessario negare il diritto all'accoglienza qualora chi assume di essere rifugiato in effetti non lo è. È vero, il programma di Stoccolma ha affermato con vigore questo principio: negli ultimi due anni 250 000 istanze sono pervenute, ed è un numero importante, benché ridotto nell'ultimo anno di riferimento. Ci vogliono consulenze, probabilmente interpretariato, ci vuole una riduzione dei costi ed un'equilibrata distribuzione degli oneri.

Ci vuole probabilmente un funzionamento migliore e più significativo degli uffici di supporto – confidiamo in quello di Malta – ci vuole un'Unione europea che voglia realmente fare un passo avanti deciso, per garantire i diritti del rifugiato ma, nel contempo, introdurre negli Stati membri dell'Unione europea esclusivamente chi ha titolo per essere definito tale, cioè rifugiato.

 
  
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  Claude Moraes (S&D).(EN) Signor Presidente, come ha affermato la collega Guillaume, ci troviamo in un momento critico della definizione di un sistema europeo di asilo. Progressi concreti sono stati ottenuti su alcune parti del pacchetto compresa per esempio, durante la Presidenza belga, la mia relazione sui beneficiari della protezione internazionale. Purtroppo queste sono solo le parti di corollario al pacchetto. Oggi bisogna sottolineare che la rifusione delle procedure rappresenta il pilastro dell’intero pacchetto legislativo.

Dunque è fondamentale andare avanti con la rifusione in vista della scadenza ormai prossima del 2012 per la creazione di un sistema comune europeo di asilo. Gli Stati membri criticano spesso questa proposta di rifusione perché significherà per loro un inutile onere finanziario supplementare, mentre è ampiamente documentato – confermo qui quanto affermato dalla Commissione in merito al progetto Solihull nel Regno Unito – che le procedure in front-loading garantiscono decisioni migliori già in prima istanza; la qualità delle decisioni è un elemento fondamentale che non dobbiamo trascurare. Esigiamo dagli Stati membri più dati a sostegno delle loro posizioni.

Tuttavia vorrei sottolineare che questa discussione non dovrebbe concentrarsi esclusivamente sui costi. Come ha affermato il collega de Jong, la rifusione delle procedure mira all’armonizzazione delle pratiche e a un più elevato standard in tutta l’UE. È evidente che oggi sussistono disparità eccessive tra gli Stati membri e che l’attuale quadro normativo va riveduto. Sappiamo che la Commissione presenterà una proposta riveduta di rifusione nei mesi a venire in risposta all’opposizione del Consiglio. Il Parlamento dovrebbe assumere una posizione forte e assicurarsi che la Commissione non vada a diluire la sua proposta originaria.

Il diritto all’assistenza legale, la garanzia di un colloquio personale, le restrizioni all’utilizzo delle procedure accelerate sono tutte salvaguardie essenziali per un sistema di asilo giusto ed efficace. Non è stato il Parlamento a fissare questo obiettivo di un sistema comune europeo di asilo. Ricordiamo tutti che nel 1999, a Tampere, fu il Consiglio stesso a deciderlo e a ribadirlo successivamente a L’Aia e a Stoccolma. Consapevoli di questi precedenti, rendiamoci conto che il superamento della fase di stallo può avvenire solo ad opera del Consiglio e che dobbiamo collaborare con la Presidenza ungherese al fine di mantenere l’impulso positivo conferito durante la Presidenza belga.

Queste sono le aspettative bipartisan di numerosi deputati; molti di essi auspicherebbero un risultato diverso ma saremo cooperativi, nella speranza di mettere a segno qualche passo in avanti nel corso della Presidenza ungherese.

 
  
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  Agustín Díaz de Mera García Consuegra (PPE).(ES) Signor Presidente, per il 2012 urge una politica comune di asilo. La relazione presentata dalla Commissione lo scorso 8 settembre pone in evidenza i numerosi ostacoli che gli Stati membri ancora incontrano nell’attuazione degli obiettivi sanciti dalla direttiva 2005/85/CE.

Il diritto dei richiedenti asilo a usufruire di un’assistenza giuridica viene applicato a livelli diversi. Svariati paesi si attengono alle prescrizioni della direttiva, riconoscendo il diritto al patrocinio in fase di appello, mentre altri lo riconoscono già in fase di prima istanza.

Alcuni Stati esigono una prova di merito prima di decidere se concedere o meno l’assistenza gratuita in seconda istanza. Nella maggioranza dei casi si registrano forti differenze nei termini di ricorso e anche la sospensione automatica degli effetti delle decisioni negative presenta alcune difficoltà ed è applicabile soltanto in sei Stati membri.

Queste differenze dimostrano che il meccanismo della direttiva necessita di una revisione. Tramite tale esercizio, la Commissione sottolinea la necessità di concentrare gli sforzi nella fase iniziale del procedimento in base all’assunto che ciò consente di decidere con maggiore efficacia in merito a chi ha diritto di essere tutelato. Secondo la Commissione, questa iniziativa contribuirà a ridurre in maniera significativa i costi per l’interpretariato e il patrocinio giuridico in seconda istanza.

Tale proposta non è accompagnata purtroppo da uno studio particolareggiato dei costi stimati per l’interpretariato e il patrocinio giuridico in prima istanza o dei costi realmente sostenuti dagli Stati membri nell’ambito dell’applicazione effettiva della norma europea.

Occorre pertanto che la Commissione ci riferisca in merito ai costi effettivi connessi alla sua proposta di front-loading. Considero inaccettabile il rifiuto appena espresso dalla Commissione. In tutta onestà tale posizione mi sembra inaccettabile e dovrà essere riconsiderata o puntualizzata.

 
  
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  Carmen Romero López (S&D).(ES) Signor Presidente, signora Ministro Győri, le porgiamo il benvenuto in quest’Aula che è stata anche la sua e pensiamo che, benché questa materia non rientri nelle sue competenze, meriti il suo interesse affinché questo pacchetto sull’asilo voluto dalla Presidenza belga riceva un ulteriore impulso anche durante la Presidenza ungherese. Sebbene alcune delle sue competenze non rientrino tra quelle nominate qui, di certo la Presidenza potrà fare in modo che la Commissione ottenga tutti i dati di cui necessita in questo ambito.

Ci rendiamo conto delle difficoltà che la Commissione e il Consiglio incontrano nella raccolta di questi dati, perché vi sono Stati membri che non sono disposti a fornirli, forse perché non hanno condotto alcuno studio sulle ricadute di un miglioramento delle procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato o di tutela internazionale. Forse gli Stati membri non credono che un’armonizzazione di questi procedimenti migliorerebbe la qualità delle decisioni di prima istanza, come abbiamo prospettato qui, e ridurrebbe il numero degli appelli che gli Stati membri devono gestire nell’ambito delle procedure di asilo.

Forse questo aspetto non è stato sottolineato a sufficienza. Le disparità esistenti implicano che alcuni Stati membri gestiscono le domande di asilo meglio di altri. La proposta della Commissione, volta a migliorare questi procedimenti, ridurrebbe i costi e il numero di movimenti secondari, sicché il costo del sistema comune di asilo risulterebbe inferiore grazie all’uniformazione dei procedimenti e all’eliminazione delle spese di accoglienza.

In realtà non stiamo parlando tanto del costo di questi procedimenti, quanto sopra tutto del costo di non possedere un sistema di asilo comune.Al momento abbiamo diverse migliaia di richiedenti asilo alle frontiere europee in seguito alle guerre in Afghanistan e Irak o al collasso e allo stato di anarchia di paesi come la Somalia o il Sudan. Nel parlare di tali costi non teniamo conto dei costi umani necessari a tenere i richiedenti in centri di detenzione per svariati mesi senza le garanzie necessarie – neppure quelle che altrimenti concediamo ai nostri delinquenti – e nessun tipo di assistenza, mentre le commissioni per i rifugiati decidono se e quale status garantire loro. Tanto meno teniamo conto dei costi umani di chi è sottoposto a una tutela supplementare per tutti gli anni di permanenza nei centri, colpevole soltanto di essere sfuggito alla guerra, di essere arrivato in barconi e di essere stato obbligato a lasciare le proprie impronte digitali. Il loro crimine è stato di non avere abbastanza denaro per prendere un aereo e presentarsi in un aeroporto.

Ha riflettuto il Consiglio sul fatto che accelerando questi procedimenti si eviterebbero questi drammi e il costo che alcuni Stati membri devono sostenere per mantenere questa situazione?

 
  
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  Carlos Coelho (PPE).(PT) Signor Presidente, desidero complimentarmi con gli autori dell’interrogazione e in particolare con la collega Hohlmeier e sono perfettamente sulla stessa linea di pensiero dell’onorevole Díaz de Mera. Come sappiamo, questo è soltanto uno dei cinque strumenti che si occuperanno del sistema europeo di asilo e nello specifico riguarda le norme minime da applicare ai procedimenti.

Nella relazione presentata dalla Commissione lo scorso anno si riconosce che gli Stati membri adottano pratiche divergenti e che esistono differenze considerevoli nelle garanzie procedurali offerte da ciascuno Stato membro. Esistono disparità significative tra gli Stati a partire dalle disposizioni in materia di procedimenti accelerati, fino a quelle relative ai colloqui individuali, all’assistenza e all’accesso a procedure di appello efficaci.

Non possiamo nascondere che alcuni Stati membri hanno trasposto la direttiva in maniera scorretta o incompleta, mentre altri semplicemente non l’applicano con il necessario rigore. Dinanzi a questo, abbiamo due alternative: rinunciare alla creazione di un sistema europeo di asilo o appianare queste differenze procedurali. Dobbiamo introdurre miglioramenti che appaiano necessari, in particolare nella qualità dell’esame delle domande, ossia nel front-loading. La valutazione che abbiamo richiesto alla Commissione è pertanto necessaria. Occorre identificare cosa e dove possiamo migliorare e appianare queste differenze. Sappiamo che la Commissione dipende dalla cooperazione degli Stati membri che devono garantire la formazione necessaria, anche ma non solo in termini di costi.

Le istituzioni europee e gli Stati membri devono senz’altro cooperare al raggiungimento di questo obiettivo. Non dobbiamo perdere di vista il nostro fine ultimo che è la realizzazione del sistema di asilo comune entro il 2012.

 
  
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  Georgios Papanikolaou (PPE).(EL) Signor Presidente, proprio oggi il governo tedesco ha annunciato la decisione di interrompere il respingimento dei rifugiati verso la Grecia per i prossimi dodici mesi. Decisioni analoghe sono state prese da Svezia, Regno Unito, Islanda e Norvegia. Tuttavia appena qualche mese fa, nel novembre dello scorso anno, il Consiglio “Giustizia” aveva rifiutato di includere un meccanismo al fine di sospendere il trasferimento dei richiedenti asilo al regolamento rivisto Dublino II, come la Commissione proponeva dal 2008, con la motivazione che Dublino II va benissimo e non sussiste alcun problema.

Nel contempo speriamo, con la direttiva in discussione oggi, di riuscire a fornire un’assistenza legale gratuita ai richiedenti asilo nella prima fase di valutazione della loro domanda. Tuttavia, come ha affermato l’onorevole Hohlmeier poc’anzi, sappiamo benissimo che i richiedenti asilo fanno ricorso a questi procedimenti in maniera inopportuna, utilizzandoli come cavilli legali per prolungare il loro soggiorno in Europa anche se non hanno alcun titolo per farlo. In tutto questo manca una chiara valutazione del costo di questo provvedimento e se tale costo potrebbe pregiudicarne l’attuazione in una fase successiva.

Dinanzi a decisioni tanto contraddittorie, mi chiedo proprio come riusciremo a completare un sistema comune di asilo funzionante entro il 2012, se noi stessi adottiamo decisioni contrastanti, facciamo proposte diverse e in ultima analisi intraprendiamo azioni diverse con diversi effetti pratici. Quanto accade è forse il risultato di una debolezza, di una mancanza di solidarietà o di qualche altra motivazione che il Consiglio e la Commissione sarebbero in grado di spiegarci?

 
  
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  Alfredo Pallone (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, non vorrei inserire una nota stonata, nel senso che sono fortemente convinto che la correlazione, anche da un punto di vista semantico, che ho sentito da vari gruppi, ossia il rapporto risparmio con il rapporto sul diritto d'asilo credo sia una correlazione negativa.

Mi spiego meglio, anche se ho pochi secondi: credo fortemente che anche diminuendo i costi dell'amministrazione, saranno costi fittizi. Il problema vero è l'armonizzazione, ma non è un problema di carattere ideologico, è un problema per prima cosa di carattere culturale. Purtroppo esistono approcci culturali, ripeto ancora, e non ideologici su questo problema. È su questo che dobbiamo incidere.

I paesi più esposti sono quelli del Mediterraneo, che hanno una cultura dell'accoglienza molto più forte di altri Stati, perché abbiamo un rapporto molto più stretto con questo problema. Mentre in Italia è aumentata questa spesa, perché siamo arrivati a 30 milioni di euro, in altri paesi vogliono diminuirla. Non ci credo.

Come dobbiamo stare attenti a mettere un quinto di queste spese, quando parliamo di queste cose, anche ai problemi della disabilità, perché molto spesso il rifugiato politico è anche una persona che è disabile, perché è stato sottoposto a torture, come dobbiamo parlare anche di tutela, delle persone tutelate, che sono un'altra cosa, ma una fascia da accogliere. La tutela di queste persone che dobbiamo accogliere non l'ho sentita.

Chiudo dicendo che l'Europa delle libertà, l'Europa della tutela dei diritti (Il Presidente interrompe l'oratore).

 
  
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  Elena Băsescu (PPE).(RO) Signor Presidente, anche io credo che sia importante giungere a una rifusione della direttiva 2005/85/CE al fine di rendere più giusto ed efficiente il processo di definizione di standard minimi per le procedure di asilo. La proposta di modifica tende semplicemente a semplificare e ottimizzare le procedure a livello comunitario. Gli standard previsti devono basarsi sulle buone prassi riconosciute in tutta l’UE.

Sebbene tutti gli Stati membri garantiscano formalmente il diritto a richiedere lo stato di rifugiato, esistono problemi a livello dei sistemi nazionali di accesso che presentano grandi disparità da un paese all’altro. Ne consegue una serie di problemi amministrativi che vanno risolti tramite un approccio comune. Chiederei anche al Consiglio di fornirci quante più informazioni possibili sulla situazione attuale negli Stati membri. È importante che siano riprese le trattative su questo argomento e che si ottenga un risultato entro il termine indicato.

 
  
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  Monika Hohlmeier, autore.(DE) Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso di nuovo brevemente la parola. Ho una preghiera da rivolgerle, signor Commissario Füle. A titolo introduttivo vorrei dire che un errore nelle premesse causa errori nelle stime dei costi. Il numero dei richiedenti asilo al momento non sta affatto diminuendo, anzi è in netta crescita. Ciò è dovuto alla maggiore facilità di ottenimento dei visti, per esempio in Serbia e Macedonia. In questo periodo assistiamo a un netto aumento delle domande di asilo illegittime tra coloro che tentano di giungere a un paese dell’Unione europea.

Se partiamo da una premessa sbagliata, ossia che una gestione più puntuale della procedura in prima istanza consentirebbe di ridurre i costi nelle istanze successive, ipotizziamo automaticamente che tutti gli Stati membri hanno attuato delle procedure di primo grado per così dire poco funzionali. Ma non è così. Se vogliamo innalzare gli standard nel complesso, i costi dovranno necessariamente aumentare. Un innalzamento dello standard qualitativo per tutti e una procedura più complessa – sulla quale sono senz’altro disposta a discutere – comporta nella realtà pratica un aumento dei costi. La pregherei pertanto di prendere davvero sul serio le preoccupazioni degli Stati, anche perché alcune relazioni nazionali con i dati sono già state completate e possono essere diffuse.

 
  
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  Štefan Füle, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione i pareri espressi dagli onorevoli deputati.

La direttiva sulle procedure è un elemento portante del sistema comune europeo di asilo che dovremo istituire prima della fine del 2012.

La Commissione plaude alla disponibilità del Parlamento europeo a procedere nei negoziati per la direttiva sulle procedure di asilo. Per quanto concerne le trattative in seno al Consiglio, la Commissione apprezza l’apertura e lo spirito costruttivo con cui gli Stati membri hanno discusso la proposta.

Nondimeno, diversi aspetti di questa proposta si sono dimostrati difficili. Al fine di agevolare l’approvazione della direttiva, la Commissione intende dunque presentare una proposta emendata prima dell’inizio della Presidenza polacca.

L’obiettivo ultimo della Commissione in relazione a questa direttiva è di andare verso una procedura comune e agevolare un’applicazione più coerente ed efficiente delle regole procedurali. La proposta modificata terrà sempre conto del rispetto dei diritti fondamentali e continuerà a concentrarsi sulla qualità delle decisioni di primo grado al fine di avere decisioni meglio motivate con una conclusione più rapida dei procedimenti che comporteranno quindi costi minori.

Nella proposta modificata, la Commissione intende semplificare alcune disposizioni al fine di agevolarne l’applicazione. La Commissione si sforzerà comunque di garantire il giusto equilibrio tra l’equità e l’efficienza dei procedimenti.

In relazione alle conseguenze finanziarie, la Commissione comprende appieno l’importanza dell’aspetto dei costi connesso alla proposta e manterrà l’attenzione su questo aspetto anche nelle fasi negoziali successive.

Concludo sottolineando che il parere del Parlamento europeo è senz’altro un punto di riferimento essenziale che consentirà alla Commissione di tenere conto della posizione del Parlamento durante l’elaborazione della proposta modificata. Continueremo a lavorare con il Parlamento e il Consiglio al fine di fare progressi su questa proposta entro la cornice più ampia del pacchetto sull’asilo.

 
  
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  Enikő Győri, Presidente in carica del Consiglio.(HU) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, vi ringrazio per questa preziosa discussione. Vi ringrazio anche per averci permesso di discutere fatti concreti e confido che la nuova proposta della Commissione terrà conto di queste osservazioni. Abbiamo parlato della necessità di stabilire criteri minimi comuni, dell’eliminazione delle cattive pratiche tramite l’istituzione di un sistema unico, della necessità di essere efficienti anche in termini di costi e di prevenire gli abusi. Credo che questi siano tutti spunti molto interessanti sui quali dovremo lavorare insieme.

Consentitemi un’ultima riflessione. Tutti noi siamo orgogliosi di essere parte di una comunità, l’Unione europea, che considera la dignità umana uno dei suoi valori portanti. La politica sull’asilo è proprio uno degli ambiti in cui la supremazia della dignità umana diventa il nostro primo principio ispiratore. La Presidenza ungherese crede che il fattore umano sia l’aspetto saliente in tutte le politiche dell’UE. Il Primo ministro Orbán ha dichiarato questa mattina che anche se la situazione attuale richiede all’Unione europea di agire a mente fredda, dobbiamo dimostrare di possedere anche un cuore. Egli ha rilasciato questa dichiarazione in relazione alla politica per i Rom, ma penso che possiamo applicarla anche all’asilo: l’UE deve poter dimostrare di possedere anche un cuore.

La Presidenza ungherese continuerà il lavoro iniziato dalla Presidenza belga. Alla pagina 25 del nostro programma, il libretto verde recapitato ieri nella posta di tutti i deputati, potete leggere che tra le nostre priorità per il Consiglio “Giustizia e Affari interni” figura il sistema comune europeo per l’asilo. Nel mio primo intervento della serata ho spiegato con maggiore dettaglio di quanto sia illustrato nel programma che intendiamo raggiungere un accordo con il Consiglio sia sul regolamento di Dublino che sulla direttiva relativa ai requisiti. Confido che sulla base di quanto è stato detto, riconoscerete che la Presidenza ungherese considera questa una questione prioritaria e spera di poter contare sulla vostra cooperazione.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

 
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