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Procedura : 2011/2620(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

RC-B7-0292/2011

Discussioni :

PV 09/05/2011 - 20
CRE 09/05/2011 - 20

Votazioni :

PV 11/05/2011 - 5.17

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 9 maggio 2011 - Strasburgo Edizione GU

20. Accordo di libero scambio con l’India (discussione)
Video degli interventi
PV
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca l’interrogazione orale alla Commissione dell’onorevole Moreira, a nome della commissione per il commercio internazionale, sullo stato di avanzamento dei negoziati per l’accordo di libero scambio UE-India (O-000059/2011 - B7-0214/2011).

 
  
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  Vital Moreira, autore.(PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, spero di non dover utilizzare tutti i cinque minuti a mia disposizione. La questione è semplice: si tratta di un’iniziativa della commissione per il commercio internazionale che presiedo ed è in qualità di Presidente che vi presento il documento sul quale i gruppi politici hanno raggiunto un accordo per consenso. È per me un piacere presentarvi questa interrogazione che è stata approvata dai coordinatori dei gruppi politici della mia commissione e che cerca di ottenere una risposta da parte della Commissione europea su una serie di aspetti relativi allo stato di avanzamento dei negoziati per l’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e l’India che sono in corso fin dal 2007.

Non c’è bisogno di sottolineare l’importanza di questa iniziativa. Una delle grandi innovazioni del trattato di Lisbona consiste nell’aver concesso al Parlamento europeo non solo il diritto di dare la propria approvazione definitiva, tra l’altro, sugli accordi in materia di commercio internazionale dopo la loro negoziazione ma anche di essere tenuto al corrente su ogni fase dei negoziati fin dal loro avvio.

Il Parlamento ha quindi il potere e il dovere di vigilare sui negoziati – in questo caso commerciali – e di intervenire politicamente usando gli strumenti parlamentari di cui dispone come le audizioni, le risoluzioni e le interrogazioni orali, in modo da tenersi al corrente sui progressi dei negoziati stessi.

È per questo motivo che la commissione per il commercio internazionale crede nell’utilità di ascoltare la Commissione europea che, va detto, ci fornisce una grande quantità di informazioni su questo argomento. Penso tuttavia che occorra rispondere pubblicamente a una serie di domande. L’interrogazione orale presentata comprende sette quesiti riguardanti, in particolare, i progressi compiuti su una serie di argomenti delicati quali gli appalti pubblici, i negoziati relativi ai diritti di proprietà intellettuale per i farmaci generici, la domanda di mandato per i negoziati in materia di investimenti esteri che la Commissione ha presentato al Consiglio europeo, le questioni attualmente in corso di negoziazione attinenti alla cultura e ai servizi culturali, la possibilità di effettuare una valutazione specifica sugli effetti di un eventuale accordo di libero scambio con l’India sulle principali industrie europee, la possibilità di valutare quantitativamente i benefici attesi e le perdite che potrebbero derivare da questo accordo di libero scambio per l’Unione europea e, infine, la garanzia che la Commissione terrà nella giusta considerazione il parere del Parlamento su questo tema.

Le domande, in forma scritta, sono contenute nel documento che abbiamo presentato e penso che siano abbastanza chiare da consentirci di fare progressi in materia di informazione pubblica su questi importanti negoziati tra l’Unione europea e uno dei nostri maggiori partner commerciali.

 
  
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  Karel De Gucht, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, desidero ringraziare l’onorevole Moreira e la commissione per il commercio internazionale per avermi dato l’opportunità di intervenire in plenaria sul tema di questo importante negoziato.

Va da sé che concludere un accordo con l’India in questa congiuntura non è solo di grande valore economico ma anche di notevole importanza strategica. L’India è solo all’inizio di un percorso di sviluppo che la renderà uno degli attori chiave dell’economia di questo secolo. Un accordo ambizioso ed equilibrato con questo paese porterebbe le nostre relazioni ad un livello diverso fornendo un quadro stabile e prevedibile per disciplinare i nostri futuri rapporti economici.

Stiamo quindi lavorando sodo per riuscire a portare a termine questa trattativa per cui esiste una concreta possibilità di successo. L’India è chiaramente interessata ai più alti livelli politici. In occasione del vertice UE-India di dicembre entrambe le parti hanno espresso la loro ferma intenzione di concludere i negoziati prima possibile.

Abbiamo fatto progressi su una serie di aspetti: stiamo facendo passi avanti sulle tariffe e preparando uno scambio di offerte sui servizi. Attualmente è in corso un intenso negoziato in materia di appalti e questa è la prima volta che l’India avvia una trattativa seria su questo capitolo che contempla norme specifiche e impegni di accesso al mercato.

Con questo non voglio nascondere il fatto che esistono alcune questioni spinose ancora da risolvere che richiederanno una trattativa difficile. Come in ogni negoziato sono gli ultimi passi ad essere i più difficili. In primo luogo desidero sottolineare che, nel corso di questi ultimi mesi, abbiamo fatto progressi rapidi e significativi nei negoziati sulle tariffe; sono quindi certo che l’India migliorerà considerevolmente la propria offerta anche se sarà molto difficile trovare un accordo in alcuni settori, e in particolare in quelli delle automobili, del vino e dei liquori.

È inoltre in corso un dibattito molto intenso sui servizi e sta emergendo con maggiore chiarezza il profilo di un possibile pacchetto sebbene alcuni dei nostri interessi chiave riguardino settori nei quali l’India sta elaborando o prevedendo la possibilità di introdurre una riforma legislativa. Mi riferisco in particolare ai servizi assicurativi, postali, finanziari, di vendita al dettaglio, legali e contabili. I negoziati sono quindi molto impegnativi. Non va dimenticato lo sviluppo sostenibile, un tema ovviamente molto importante per noi ma molto delicato in India. Siamo pienamente consapevoli del parere del Parlamento europeo al riguardo e ne terremo conto.

Bisogna però essere realistici e capire fino a che punto ci si possa spingere con un partner come l’India. Dobbiamo trovare una soluzione che soddisfi le nostre aspettative ma tenga anche conto della situazione specifica del paese. Introdurremo quindi un capitolo sullo sviluppo sostenibile che farà parte integrante degli accordi, riconoscerà l’importanza delle norme internazionali e sarà basato sulla cooperazione ma dovremo anche prendere atto del fatto che per l’India sarebbe inaccettabile un capitolo su questo tema che consenta l’uso di restrizioni commerciali legate ai temi sociali o ambientali. Tale capitolo, inoltre, non sarebbe coerente con il modello che in genere sosteniamo nei nostri accordi commerciali. Il nostro scopo non è quello di applicare sanzioni ma di avviare una cooperazione in questo settore.

Un altro tema delicato che è stato sollevato nel corso dei negoziati e che ha causato qualche timore è quello dell’accesso ai farmaci e del potenziale impatto che potrebbe avere l’accordo di libero scambio in questo settore per i paesi in via di sviluppo. Desidero rassicurarvi su questi aspetti cruciali: siamo pienamente consapevoli del ruolo specifico dell’India per l’accesso ai farmaci a prezzi ragionevoli nei paesi in via di sviluppo. Pertanto questo accordo di libero scambio, il suo capitolo sui diritti di proprietà intellettuale, quello sugli investimenti e qualsiasi altro capitolo non comprometteranno la capacità dell’India di promuovere, produrre ed esportare farmaci generici, anche attraverso licenze obbligatorie. Noi stessi abbiamo voluto essere molto chiari in merito pur ritenendo che si debba tenere presenti le potenzialità di una normativa efficace sul diritto di proprietà intellettuale in India. La normativa sicuramente incoraggerebbe l’innovazione e la ricerca anche per quanto riguarda lo sviluppo di nuovi medicinali. Pertanto, riuscire a negoziare con l’India l’introduzione di un capitolo sulla proprietà intellettuale rimane un obiettivo importante per noi in questa trattativa.

Vorrei anche essere molto chiaro in materia di tutela e di esclusività dei dati relativi ai prodotti farmaceutici. Tramite questo accordo chiederemo all’India, nel caso in cui decidesse di introdurre un meccanismo di tutela dell’esclusività dei dati, di applicarlo in modo non discriminatorio al fine di consentire anche ai produttori europei di trarne beneficio. Continuiamo ovviamente a credere che l’accesso ai farmaci e la protezione dei dati sperimentali possano coesistere in modo costruttivo. Un ulteriore dialogo tra tutte le parti interessate dovrebbe contribuire a sviluppare una comprensione reciproca in materia.

Faccio inoltre presente che, nel capitolo sui diritti di proprietà intellettuale, le indicazioni geografiche sono un settore di grande interesse per l’Unione europea. È importante ottenere in questo negoziato una dichiarazione politica che consenta di tutelare concretamente le principali indicazioni geografiche comunitarie. Finora i negoziati sono stati difficili ma la Commissione continua comunque a spingere per ottenere un risultato soddisfacente.

Infine, come sapete, la Commissione ha proposto al Consiglio alcune linee guida aggiuntive per le trattative in modo da riuscire ad avviare un negoziato anche sulla tutela degli investimenti. La bozza di queste linee guida è stata presentata anche al Parlamento nel rispetto delle opportune esigenze di riservatezza. Attualmente il documento è al vaglio del Consiglio e ci auguriamo di sentire presto anche il parere del Parlamento in materia. I tempi e le modalità di negoziazione di questo capitolo dipenderanno in ultima analisi dalla capacità del Consiglio di trovare un accordo sulle linee guida aggiuntive.

Vorrei concludere ricordando che la trattativa in discussione è molto importante e costituisce, credo, un’opportunità da non perdere. Naturalmente l’accordo non dovrà essere concluso ad ogni costo ma solo in presenza di buoni presupposti: in caso contrario dovremo semplicemente dire di no. Alcune delle nostre richieste, come quelle sull’accesso al mercato delle nostre automobili, i nostri vini e i nostri liquori o l’apertura nei confronti di alcuni settori dei servizi, saranno difficilmente accettabili dall’India. In attesa di intensificare gli scambi con il Parlamento europeo in materia ci avviamo verso quella che speriamo essere la fase conclusiva.

Credo che il dibattito che si terrà in Aula servirà a dare l’opportunità ai deputati di esprimere la propria opinione sui negoziati in oggetto. Prenderemo atto, per quanto possibile, dei vostri punti di vista pur tenendo presenti le realtà e le specificità di questa particolare trattativa. Attendiamo quindi con ansia la risoluzione che il Parlamento prevede di adottare sull’accordo di libero scambio con l’India che credo giunga in un momento molto opportuno.

 
  
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  Daniel Caspary, a nome del gruppo PPE.(DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero sottolineare che, nel caso dell’India anch’io, come il Commissario, ritengo positivo che l’Unione abbia avviato una trattativa con il paese per riuscire a concludere un accordo commerciale. Le sole ragioni strategiche, che lei in parte ha citato, parlano da sole. In particolare, il fatto che purtroppo non stiamo facendo progressi di alcun tipo nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio ribadisce ancor maggiormente l’importanza di questo accordo di libero scambio.

La questione che ancora mi preoccupa, tuttavia, riguarda la possibilità per le nostre imprese di accedere realmente al mercato indiano. Mi chiedo se questo accordo di libero scambio sarà conforme solo al mondo e alla suddivisione del potere economico tra l’Europa e l’India di oggi oppure sarà ancora valido fra dieci o quindici anni.

Mi preoccupa sempre più, a questo proposito, la questione delle esclusioni. Capisco perfettamente perché l’India ora chieda alcune esclusioni in certi settori nei negoziati. Un paese caratterizzato da un livello di sviluppo come quello indiano odierno ha bisogno di queste esclusioni e sicuramente l’Europa è in grado di comprendere molto bene questa esigenza.

Mi auspicherei, d’altronde, che tutte le esclusioni possano decadere ad una data specifica. Vorrei che si fissasse a questo proposito un limite temporale preciso o parametri di riferimento ben definiti, indipendentemente da come si deciderà di strutturarli. Forse la Commissione potrebbe inoltre riflettere su quali proposte intende portare al tavolo dei negoziati per andare incontro in qualche modo alle esigenze dell’India. Vorrei pertanto che venissero fissati limiti molto chiari per tutte le esclusioni, sia sotto forma di limiti di tempo che di parametri di riferimento. Sicuramente lo dobbiamo alle nostre imprese e di conseguenza anche ai nostri lavoratori.

Le sarei molto grato se potesse dirci quali sono le esclusioni che prevedete di introdurre e quali potrebbero esserne i limiti in vista dei negoziati.

Il secondo importante aspetto cui lei ha fatto riferimento e sul quale vorrei esprimere il mio accordo è quello della proprietà intellettuale. Dobbiamo assolutamente ottenere un risultato dal quale i nostri agricoltori e altre parti in causa possano trarre vantaggio, in particolare nel campo delle indicazioni geografiche. Occorre inoltre aiutare il nostro settore dei prodotti farmaceutici anche se credo che siamo tutti d’accordo sulla necessità che ciò non vada a discapito di coloro che dipendono dalla possibilità di accedere ai farmaci a basso costo.

 
  
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  Harlem Désir, a nome del gruppo S&D.(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, i negoziati sull’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e l’India sono ambiziosi dato che riguardano molti settori economici ma sono anche motivo di preoccupazione in Europa e in India. Ho potuto riscontrarlo durante la riunione del mese scorso tra la commissione per il commercio delle due camere del parlamento indiano e la delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con l’India.

L’India è in pieno sviluppo e, come lei ha ricordato, è un partner strategico; comprendiamo quindi tutti quanto sia importante sviluppare scambi commerciali con il paese. Eppure non partiamo da zero dal momento che l’Unione è già il maggiore partner commerciale dell’India, il più importante investitore nel paese e la principale destinazione per gli investitori indiani, oltre ad essere il maggior beneficiario del sistema di preferenze generalizzate.

Dovremo pertanto fare attenzione all’impatto che potrebbe avere un nuovo accordo, più ampio, sui settori più fragili dell’economia indiana. Penso per esempio al settore agricolo – ne hanno parlato anche i colleghi indiani – e alle conseguenze che potrebbe avere l’accordo per i settori particolarmente esposti alla concorrenza dei paesi emergenti in Europa, come l’industria automobilistica. Questo accordo dovrebbe servire allo sviluppo delle nostre società e alla creazione di occupazione e non avviare una liberalizzazione incontrollata che avrebbe effetti disastrosi.

Ecco perché il mio gruppo tiene ad evidenziare un certo numero di aspetti dei negoziati, convinto che dovrebbero sfociare in un accordo che possa contribuire a raggiungere gli obiettivi in tema di sviluppo sostenibile ed eliminazione della povertà ed essere accompagnati da impegni chiari e verificabili. Naturalmente tutto dovrà avvenire sulla base della cooperazione ma anche di seri impegni sociali e ambientali.

Desidero sottolineare in particolare alcuni aspetti. In primo luogo, per quanto riguarda l’agricoltura cui ho già accennato poco fa, chiediamo alla Commissione di assicurarsi che nessuna delle disposizioni dell’accordo, sia in materia di liberalizzazione degli scambi agricoli che di diritti di proprietà intellettuale, possa minacciare l’agricoltura indiana su piccola scala. Penso, per esempio, alle disposizioni sulle sementi.

In secondo luogo, per quanto riguarda i farmaci generici, l’India ne è il maggior produttore tra i paesi in via di sviluppo. Invitiamo la Commissione a non richiedere più l’esclusività dei dati dal momento che tutte le organizzazioni non governative dicono che in tal modo si rischierebbe di danneggiare la distribuzione di tali farmaci.

In terzo luogo, in riferimento ai servizi, chiediamo innanzi tutto che i servizi pubblici vengano esclusi dai settori da liberalizzare e quindi, per quanto riguarda il modo 4, che venga garantito il principio della parità di trattamento o, in altre parole, che si respinga qualsiasi forma di dumping sociale.

Infine, e ringrazio il Presidente, noi crediamo che il capitolo sullo sviluppo sostenibile debba includere impegni vincolanti in relazione al rispetto delle norme sociali e ambientali e in particolare di quelle sociali dell’Organizzazione internazionale del lavoro.

 
  
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  Niccolò Rinaldi, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, questo negoziato ha un po’ le sembianze della dea Shiva con quattro braccia perché tanto occorre impegnarsi per concludere un accordo così multiforme.

Mi accingo ad illustrare le posizioni del gruppo ALDE. Primo: accesso ai medicinali. Pur apprezzando la dichiarazione del Commissario, ribadisco il mio no a qualsiasi tentazione di introdurre misure protezionistiche in un settore nel quale l’Europa ha in passato di fatto ostacolato l’accesso ai medicinali a basso costo. Niente di più volgare che strumentalizzare la questione della contraffazione per meri scopi protezionistici. L’accordo sia piuttosto un’occasione di cooperazione tra l’industria farmaceutica indiana e quella europea.

Secondo: i settori industriali. Chiediamo all’India di acconsentire all’inclusione nell’accordo anche di settori sensibili oggi pesantemente tassati per le nostre esportazioni, come il settore automobilistico e quello degli alcolici.

Terzo: l’agricoltura. Da parte nostra ci dichiariamo pronti a discutere di prodotti agricoli e ad aprire il nostro mercato, prestando però alcune attenzioni: ovviamente NO agli OGM e piena difesa delle indicazioni geografiche. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, ricordo che le indicazioni geografiche non concernono solo la politica commerciale ma costituiscono anche un fattore di identità europea. Ci auguriamo quindi siano profusi i massimi sforzi per semplificare le procedure di registrazione in un sistema burocratico – quello indiano – molto pesante, forse anche più pesante di quello europeo, il che è tutto dire.

Per quanto riguarda gli appalti pubblici, mi congratulo con la Commissione se è vero che l’India, per la prima volta, pare essere disposta a includere i public procurements in un accordo internazionale. Solo le Indian Railways, tanto per fare un esempio – 17.000 treni che trasportano 18 milioni di passeggeri al giorno e si prevede di costruire altri 25.000 chilometri di tracciato ferroviario nei prossimi dieci anni – rappresentano uno dei tanti mercati che potenzialmente si aprono con questo accordo di libero scambio.

Se ben negoziato, il vantaggio sarà per entrambe le parti favorendo uno sviluppo durevole, con un graduale sradicamento del lavoro minorile e il rispetto di una protezione sociale più avanzata. Ritengo inutile una posizione contraria pregiudiziale e per questo mi rivolgo a tutti i gruppi del Parlamento europeo affinché rifiutino a priori un testo di compromesso.

 
  
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  Robert Sturdy, a nome del gruppo ECR.(EN) Signor Presidente, il Commissario ha detto di condividere questa risoluzione e ha ribadito tutto ciò che l’accordo di libero scambio tra l’India e l’Unione europea potrebbe incoraggiare: gli investimenti, l’eliminazione delle tariffe e delle barriere non tariffarie e così via.

La conclusione di un ambizioso accordo di libero scambio dovrebbe incrementare il commercio bilaterale di 160 miliardi di euro entro il 2015, con un aumento degli investimenti diretti esteri bilaterali nei settori chiave pari a fino il 30 per cento.

Sono certo che il Commissario concorderà che queste cifre possono contribuire a stimolare l’economia e a creare posti di lavoro non solo in tutto il Regno Unito ma anche in India.

Il Centro per l’analisi dell’integrazione regionale del Sussex nella sua iniziale valutazione del potenziale accordo di libero scambio UE-India aveva concluso che gli eventuali utili sarebbero dipesi dalla misura in cui il testo avrebbe identificato e trattato le aree chiave cui il Commissario ha fatto riferimento come gli appalti pubblici, i servizi, gli investimenti finalizzati ad agevolare gli scambi e così via.

Secondo questa valutazione, qualora un accordo si limiti sostanzialmente ad una questione di pura e semplice integrazione come la riduzione delle tariffe, è molto probabile che la diversione superi lo sviluppo degli scambi commerciali per entrambe le parti.

Il Commissario ha giustamente citato lo sviluppo sostenibile e a questo riguardo desidero farvi notare che dobbiamo stare molto attenti. Le linee di demarcazione sono state fissate, per così dire, su tavole di pietra e io mi auguro che non ci spingeremo verso troppe concessioni.

Concordo anche con l’onorevole Caspary sui limiti di tempo: penso che egli abbia sollevato un ottimo argomento.

A questo punto dovrei anche ricordare l’impatto dei negoziati di Doha dell’Organizzazione mondiale del commercio sull’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e l’India. I segnali che attualmente provengono da Ginevra non sono positivi e il Commissario recentemente ha ammesso che i negoziati erano in grave difficoltà. Egli ha detto che ora forse è arrivato il momento di avviare il piano B come, mi affretto ad aggiungere, la commissione per il commercio internazionale cerca di fare da lungo tempo. Quale sarà l’impatto sull’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e l’India?

 
  
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  Franziska Keller, a nome del gruppo Verts/ALE.(EN) Signor Presidente, diciamolo con chiarezza: questo accordo di libero scambio non è negoziato su un piano di parità. Il prodotto interno lordo pro capite dell’India è pari a circa il 6 per cento di quello dell’Unione europea. L’India, anche se ambiziosa, è un paese in via di sviluppo con un enorme numero di indigenti e affamati che vivono all’interno dei suoi confini: non dobbiamo dimenticarlo.

Siamo vincolati dal principio della coerenza della politica per lo sviluppo, sancito dal trattato di Lisbona, in base al quale nessuna delle nostre politiche deve nuocere allo sviluppo. Eppure, con questo accordo di libero scambio stiamo causando danni all’agricoltura, alla vendita al dettaglio, alle aziende indiane e così via: ne sono già stati fatti alcuni esempi. Tramite le disposizioni sulla risoluzione delle controversie stiamo inoltre riducendo la possibilità che l’India, l’Unione europea e gli Stati membri introducano, per esempio, una nuova legislazione in materia ambientale.

Il meccanismo in questione ha portato qualche multinazionale a citare in giudizio alcuni paesi per le loro politiche sulla salute e l’ambiente, un problema che toccherà anche i vostri governi.

Quanto ai farmaci generici, a mio parere non sono ancora fuori pericolo. Spingere per l’esclusività dei dati in qualsiasi forma costituisce un problema indipendentemente da come lo si fa.

Il Parlamento deve inviare un chiaro messaggio alla Commissione per farle capire che gli accordi commerciali dovrebbero essere equi e non possono costituire una limitazione per le politiche.

Purtroppo i deputati dei gruppi del Partito Popolare Europeo, dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa e dei Conservatori e Riformisti europei stanno limitando il proprio potere come membri di questo Parlamento. Nella commissione per il commercio internazionale questi gruppi hanno sempre chiesto alla Commissione europea di non portare avanti il capitolo sugli investimenti prima che il Parlamento esprimesse il suo parere sulla forma che tale politica avrebbe dovuto assumere. Ora invece, in questa risoluzione, chiedono alla Commissione di proseguire senza attendere il parere del Parlamento. Come mai?

Spero davvero che alcuni dei nostri colleghi possano riuscire a dare una seconda occhiata al testo prima di approvarlo mercoledì. Mi auguro che si possa inviare un chiaro segnale alla Commissione e quindi incidere sui negoziati, sottolineando con forza che il Parlamento europeo intende esercitare i propri poteri.

 
  
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  Helmut Scholz, a nome del gruppo GUE/NGL. (DE) Signor Presidente, signor Commissario, le proposte di risoluzione che sono state presentate in quest’Aula fanno comprendere a tutti i gruppi che il Parlamento europeo – come è già stato sottolineato – non ritiene di essere stato informato a sufficienza sullo stato di avanzamento dei negoziati. Sono quindi grato per le informazioni più dettagliate che ci sono state fornite oggi. Le domande provenienti dal lato sinistro dell’Aula riguardano, in particolare, le preoccupazioni dei cittadini europei ma anche di quelli indiani che temono per la loro situazione sociale ed economica e per le prospettive dei lavoratori e di quanti cercano lavoro anche negli Stati membri dell’UE.

Sappiamo che il diavolo si nasconde nei dettagli e quindi, signor Commissario, vorremmo sapere quali sono nello specifico i temi dei negoziati in materia di gare d’appalto pubbliche nel settore dei servizi e di migrazione della manodopera. Qual è il testo in discussione per quanto riguarda i diritti di proprietà intellettuale? Qual è la situazione in materia di ambiente e di agricoltura? Consultando i documenti specifici vorremmo accertarci che non venga messo a repentaglio il ruolo dell’India di farmacia per i poveri del mondo e che l’accordo non ostacoli la produzione di farmaci a basso costo contro la malaria o per il trattamento dell’AIDS. Non va inoltre sottovalutato il fatto che anche le nostre imprese farmaceutiche effettuano massicci investimenti nella ricerca. Vogliamo assicurarci che le autorità locali europee, gli ospedali e i ministeri siano obbligati in futuro ad indire gare d’appalto cui possano partecipare anche le aziende indiane. Desideriamo sapere se l’accordo regolamenterà le condizioni di ingresso negli Stati membri dell’Unione europea di infermieri e badanti indiani, così come la durata del soggiorno e il riconoscimento delle qualifiche. Intendiamo accertarci che il testo dell’accordo non comprometta le attività dei piccoli agricoltori e pescatori indiani e non rischi di provocare il licenziamento dei lavoratori dell’industria siderurgica europea dal momento che in futuro l’accordo consentirà di investire liberamente i capitali indiani nell’acquisto di società dell’Unione europea.

 
  
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  Csanád Szegedi (NI).(HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli analisti e alcuni politici come per esempio Henry Kissinger, che diverse decine di anni fa sostenevano che, oltre agli Stati Uniti d’America, anche l’Unione europea, la Russia, la Cina e l’India avrebbero acquisito un ruolo di primo piano nel nuovo ordine mondiale, avevano ragione. Naturalmente ce ne congratuliamo con i cittadini, i popoli indiani, ma non dobbiamo dimenticare quali infrazioni, tra cui il lavoro minorile, hanno loro consentito di raggiungere questo sviluppo. L’Unione europea deve inviare un chiaro messaggio all’India per sottolineare che in futuro le violazioni dei diritti umani e il lavoro minorile non potranno continuare poiché non sono in sintonia con le idee che l’Unione europea rappresenta.

Noi non riteniamo che l’accordo di libero scambio possa garantire sufficiente indipendenza all’economia e alla produzione europee. Pertanto suggeriamo di inserire nell’accordo alcune clausole a tutela dell’indipendenza delle imprese familiari, dei piccoli proprietari terrieri e dei produttori europei grazie ai quali l’Europa possa superare la crisi economica che sta attraversando.

 
  
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  Paweł Zalewski (PPE).(PL) Signor Presidente, è opportuno che, in una situazione problematica per l’allargamento della liberalizzazione commerciale all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio, l’Unione europea stringa accordi di libero scambio con importanti partner a livello mondiale come l’India. Abbiamo molto in comune con l’India che è la più grande democrazia del mondo, è un paese che funge da stabilizzatore a livello internazionale ed è nostro alleato nella lotta contro il terrorismo mondiale. Le relazioni commerciali hanno oggi un’enorme valenza e, organizzate nel modo opportuno, determinerebbero una crescita economica e uno sviluppo in India migliorando al contempo la stabilità internazionale, com’è nel nostro interesse.

È giusto attendersi che la Commissione riprenda l’importantissimo tema degli investimenti esteri e includa la promozione e la tutela di tali investimenti. Un documento del Parlamento europeo su questo argomento esiste già e dice cosa si aspetta questa istituzione dai futuri colloqui in materia di tutela reciproca degli investimenti esteri. Domani si terrà la votazione su un importante regolamento che consentirà alla Commissione di adottare ulteriori provvedimenti. È essenziale che questo settore si espanda, a vantaggio degli investitori europei e indiani.

 
  
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  George Sabin Cutaş (S&D).(RO) Signor Presidente, l’accordo di libero scambio con l’India diverrà il più importante di questo tipo se i negoziati si concluderanno in modo soddisfacente per entrambe le parti. L’Unione europea è il principale partner commerciale dell’India e uno degli strumenti che utilizza per favorire lo sviluppo economico di questo paese è il sistema delle preferenze generalizzate.

Anche se l’India ha un’economia emergente, le disparità sociali persistono e più di 800 milioni di persone vivono con meno di due dollari al giorno. Gli sforzi dell’India volti alla costruzione di un’economia forte devono essere sostenuti dalla volontà politica di migliorare la situazione in termini di diritti umani, sociali e ambientali. Per questo motivo la Commissione europea deve insistere, durante i negoziati, affinché vengano introdotte alcune clausole giuridicamente vincolanti in relazione a tali settori. L’India può costituire un esempio per gli altri paesi in via di sviluppo non solo dal punto di vista economico ma anche da quello della democrazia.

 
  
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  Bill Newton Dunn (ALDE).(EN) Signor Presidente, ho fatto parte della delegazione del Parlamento europeo che si è recata in India il mese scorso. Eravamo un piccolo gruppo e il viaggio è stato estremamente interessante e molto utile.

Desidero intervenire, in particolare, sul paragrafo 29 della proposta su cui voteremo mercoledì che dice che il Parlamento “accoglie con favore tutti gli sforzi compiuti dal governo indiano per sradicare il lavoro minorile”. Suppongo che la persona che ha redatto la proposta sia contraria all’importazione in Europa di beni che potrebbero essere prodotti utilizzando il lavoro minorile ma la proposta non dice questo e si limita ad evidenziare uno degli aspetti negativi ancora presenti nella vita indiana. Lo scorso anno la nostra delegazione si è recata nell’India meridionale per esaminare un progetto finanziato con fondi comunitari volto a sradicare il lavoro minorile. Abbiamo potuto constatare che vi sono ancora molti minori che lavorano nei campi – non nella produzione di beni – per pagare i debiti contratti dai loro genitori e ciò li condanna a svolgere a vita tale attività e li esclude dall’istruzione scolastica.

La frase usata nella proposta di risoluzione è tuttavia potenzialmente offensiva per gli indiani che naturalmente vogliono anch’essi sradicare il lavoro minorile. Dovremmo cancellare il paragrafo 29 oppure modificarlo dicendo che ci preoccupa l’eventuale produzione di beni tramite l’impiego di lavoro minorile. A mio parere si sente una certa arroganza nel paragrafo, con l’Europa che dice: “Noi abbiamo debellato il lavoro minorile ma gli indiani lo utilizzano ancora”. Non è certo questo il rapporto che dovremmo avere con un partner commerciale molto importante.

 
  
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  Peter van Dalen (ECR).(NL) Signor Presidente, credo che esistano due scuole di pensiero sull’accordo di libero scambio con l’India.

Alcuni ritengono che ora esista un accordo che è il più ampio esistente a livello mondiale. Ciò che conta maggiormente è l’accordo stesso e in futuro, man mano che avvieremo gli scambi commerciali con l’India, salteranno fuori alcuni problemi comunemente noti come non commerciali, come ad esempio i diritti delle minoranze, il lavoro minorile e le discriminazioni di casta. Io la chiamo “la visione del commerciante”. Questo modo di pensare pervade la risoluzione oggi al vaglio.

Il secondo modo di prendere le cose, signor Presidente, in realtà ci richiede innanzi tutto di chiarire gli aspetti non commerciali per raggiungere solo in seguito un accordo: io la chiamo “la visione del predicatore”. Sappiamo che, in quest’ultimo caso, l’India sicuramente non vorrà stipulare un accordo con noi.

Desidero ricordare a questa Assemblea che nel marzo del 2009 abbiamo adottato una risoluzione che tiene conto sia degli aspetti commerciali che di quelli non commerciali. A mio parere la risoluzione in esame è un passo indietro poiché, pur contenendo una clausola sullo sviluppo sostenibile, non è incisiva. I dalit non sono stati quasi menzionati e la natura e l’ambiente hanno solo da perderci nel testo attuale. Non posso pertanto approvare il documento in discussione e ritengo che i nostri negoziatori debbano attenersi alla risoluzione del 2009. Il commerciante e il predicatore devono continuare a cooperare perché, cito il Commissario, “solo allora si otterrà un accordo equilibrato”.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE).(EL) Signor Presidente, il raggiungimento di un accordo ambizioso e vantaggioso sia per l’Unione europea che per l’India è ovviamente un obiettivo fondamentale nell’ambito della politica attuale dell’UE in materia di commercio estero. Se si vuole concludere rapidamente i negoziati occorre intensificare le consultazioni nei settori chiave come quello dei servizi, delle barriere non tariffarie, degli appalti pubblici e delle indicazioni geografiche.

Per quanto riguarda il commercio di beni, vorrei evidenziare che le tariffe medie imposte dall’India sia sui prodotti agricoli che su quelli industriali sono elevate. Quanto alla possibilità di accedere al settore dei servizi purtroppo al momento non sembra ancora esserci alcun chiaro impegno da parte del paese. L’Unione dovrebbe insistere con decisione e pretendere una maggiore tutela di tutte le indicazioni geografiche su un mercato così importante come quello indiano. L’India è, tra l’altro, anche un alleato dell’Unione nel quadro dei negoziati multilaterali sulle indicazioni geografiche del ciclo di Doha. Va osservato che l’India ha un quadro normativo chiaro, soprattutto per quanto riguarda la procedura di registrazione delle indicazioni geografiche e la loro coesistenza con i marchi.

Desidero infine sottolineare che l’Unione deve dimostrare flessibilità nei confronti della richiesta dell’India di tutelare le indicazioni geografiche indiane non agricole se si vuole che l’India, a sua volta, assicuri una tutela per le indicazioni geografiche europee.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. WALLIS
Vicepresidente

 
  
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  Bernd Lange (S&D).(DE) Signora Presidente, signor Commissario, credo sia davvero importante che, a seguito dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona, si decida insieme sulla struttura dei negoziati dato che il trattato attribuisce al Parlamento un nuovo ruolo nei rapporti commerciali. Il fatto che l’India sarà uno dei mercati del futuro dovrà tradursi in una chiara posizione adottata dal Parlamento. A nostro avviso lo sviluppo industriale nell’Unione europea, legato ai posti di lavoro, è di fondamentale importanza. Dobbiamo quindi mettere in chiaro che gli interessi relativi ai posti di lavoro nell’industria europea devono avere la priorità negli accordi commerciali.

Per questo motivo, anche se l’accordo sarà asimmetrico, alla fine le tariffe dovranno essere azzerate. Non è accettabile per noi avere tariffe del 100 per cento nel settore dell’industria meccanica e automobilistica per poi riuscire a negoziare, forse, un 50 per cento. Finché tutte le tariffe non verranno azzerate si incoraggerà gli investimenti al di fuori dell’Europa.

Pertanto, signor Commissario, occorre definire con chiarezza quali sono i nostri settori prioritari a livello industriale e assicurare condizioni di parità in materia di norme sociali oltre ad imporre chiari obblighi all’India in relazione ai diritti dei lavoratori.

 
  
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  Cristian Silviu Buşoi (ALDE) . – (RO) Signora Presidente, l’India è un paese in piena espansione caratterizzato da un’invidiabile crescita economica ed è anche uno dei nostri principali partner commerciali. L’accordo di libero scambio con il paese è estremamente importante per il futuro delle relazioni commerciali e, per questo motivo, anch’io sono favorevole ad una rapida conclusione di tale accordo.

Un primo aspetto di rilievo riguarda la liberalizzazione dei servizi, soprattutto in relazione ai modi 3 e 4. I servizi sono particolarmente importanti per la crescita economica sia in India che nell’Unione europea e gli accordi di libero scambio devono tenerne conto. Per quanto riguarda il modo 4, occorre risolvere i problemi legati al riconoscimento delle qualifiche professionali anche se ciò sarà abbastanza difficile visti i problemi che abbiamo anche tra gli Stati membri dell’Unione europea in materia di riconoscimento reciproco di tali qualifiche. Desidero chiedere alla Commissione di dirci qual è fase cui à giunta nei dibattiti su questo tema.

Il secondo aspetto riguarda la reciprocità dell’accesso ai mercati degli appalti pubblici. Offrire alle imprese europee la possibilità di accedere ai mercati degli appalti pubblici indiani può contribuire allo sviluppo delle nostre aziende. Occorre inoltre che l’India elabori e metta in atto alcune norme trasparenti e chiare in materia di appalti pubblici poiché in tal modo si consentirà anche alle imprese europee di partecipare alle gare.

 
  
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  Sajjad Karim (ECR).(EN) Signora Presidente, nel 2007, durante l’avvio dei negoziati, sono stato relatore parlamentare su questo tema. Ho sempre sostenuto che avremmo dovuto cercare di raggiungere un ambizioso accordo di libero scambio veramente completo e di vasta portata nei suoi intendimenti e sono abbastanza contento di vedere che la nostra agenda si prefigge il medesimo obiettivo.

Ritengo che, stando a quanto dice la Federazione delle camere di commercio indiane, il commercio bilaterale con tutta probabilità passerà dai 69 miliardi di euro del 2009 a 160 miliardi di euro nel 2015.

Per me è incoraggiante vedere che anche l’India sta facendo progressi concreti nel cercare di risolvere una serie di questioni, tra cui in particolare quella delle barriere non tariffarie. È molto confortante constatare come l’attuale governo indiano stia affrontando il problema della corruzione, arrivando persino a mettere in carcere l’organizzatore dei giochi del Commonwealth, e quello delle barriere non tariffarie.


Signor Commissario, mi rallegro anche della dichiarazione congiunta fatta da lei e dal ministro del commercio indiano, Anand Sharma, il 13 dicembre 2010 in base alla quale l’accordo non avrebbe sicuramente impedito ai più poveri di accedere ai farmaci salvavita. Mi auguro che tale dichiarazione rassicuri i colleghi in Aula sul nostro approccio in questi negoziati.

Resta ancora un solo problema da risolvere, un problema considerato da sempre una linea rossa, e cioè quello degli appalti pubblici. Signor Commissario, stando alle indagini che ho svolto mi risulta che siano in atto alcune trattative e che vi siano piani dettagliati dei quali non siamo bene conoscenza e mi chiedo se lei potrebbe fornircene oggi i dettagli. Vorrei sapere se sarà possibile concludere questo accordo di libero scambio entro l’estate.

 
  
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  Lena Kolarska-Bobińska (PPE).(PL) Signora Presidente, al contrario dei miei colleghi credo che in questa congiuntura l’accordo potrebbe essere molto utile non solo per l’India ma anche per l’Unione Europea. L’ordine mondiale sta cambiando e alcune superpotenze stanno diventando sempre più deboli mentre altre, come l’India, acquisiscono sempre più potere. È per questo che l’Unione europea ha bisogno di un partner come l’India, un partner democratico, a differenza dei vari partner non democratici con cui abbiamo rapporti. L’accordo sul quale è attualmente in corso il negoziato riguarda lo scambio di beni, servizi e investimenti ma conterrà anche riferimenti a delicate questioni sociali e ambientali.

Mi ha fatto molto piacere che il Commissario abbia detto, sul tema dei farmaci generici, che non ci sarà alcun pericolo che l’accordo si ripercuota negativamente sui pazienti. Ci siamo recati diverse volte in India e nei paesi in via di sviluppo e abbiamo sentito pazienti affetti da AIDS spiegarci quanto sia importante per loro avere accesso ai farmaci a basso costo. I servizi digitali e i dati personali sono fondamentali anche in Europa. Sono convinta che l’India sia in grado di soddisfare le condizioni poste dall’Europa sui dati personali, sebbene l’UE li stia attualmente modificando e probabilmente li modificherà anche in futuro in linea con gli sviluppi tecnologici. Dopo ciò che è avvenuto con la Sony i cittadini europei devono avere la certezza che i loro dati sono al sicuro se vengono elaborati all’estero. Sono certa che questo accordo porterà ad un incremento dei vari standard in materia ambientale ma dovremo fare attenzione. Mi sembra, soprattutto dopo il nostro dibattito, che abbiamo aspettative diverse per l’India che vorremmo includere nell’accordo di libero scambio. Stiamo però discutendo di un accordo di libero scambio che, come tale, non può contemplare tutte le nostre aspettative e i nostri desideri nei confronti dell’India.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Jörg Leichtfried (S&D).(DE) Signora Presidente, signor Commissario, vi sono così tante questioni presenti in questo accordo che occorre concentrarsi un po’ per individuarne le più importanti. A mio parere esistono due aspetti fondamentali che potrebbero essere entrambi ricondotti al concetto di “correttezza”. Il primo riguarda l’equità per i nostri produttori e la nostra industria e se ne è già parlato diverse volte. Non dobbiamo consentire che alcune restrizioni, che forse inizialmente potrebbero avere un senso, divengano permanenti. Prima di avviare l’accordo bisognerà stabilire per quanto tempo potranno essere applicate le norme e in quali circostanze saranno successivamente interrotte. Dopotutto l’India continuerà ovviamente a svilupparsi e dobbiamo tenerne conto. Condivido, a questo proposito, le opinioni espresse dai colleghi.

Va inoltre considerata la questione della correttezza nei confronti dei cittadini, sia di quelli comunitari che quelli indiani e anche questo aspetto è estremamente importante. Un accordo come quello in oggetto deve contenere anche elementi non necessariamente legati al solo commercio. Tra questi sono già stati citati la sostenibilità, i diritti umani e gli standard sociali, ambientali e lavorativi, aspetti anch’essi fondamentali e dei quali si deve tener conto prevedendo ripercussioni in caso di mancato rispetto. Non voglio nel modo più assoluto che tutto questo abbia un tono di superiorità nei confronti dei nostri amici indiani. In materia di diritti umani immagino che l’India abbia una legislazione migliore sulla stampa rispetto a quella, per esempio, di alcuni Stati membri dell’Unione europea. Occorre quindi vedere le cose anche dalla prospettiva opposta. Le norme, però, devono essere vincolanti per entrambe le parti, devono essere rispettate e la loro violazione dev’essere penalizzata se si vuole evitare il dumping sociale.

 
  
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  Tokia Saïfi (PPE).(FR) Signora Presidente, signor Commissario, siamo favorevoli alle trattative su questo accordo di libero scambio con l’India che deve essere ambizioso ma solleva ancora alcuni problemi.

Il primo riguarda l’opportunità di includere un capitolo sullo sviluppo sostenibile. Questo accordo di libero scambio è un accordo di ultima generazione e quindi è naturale che debba includere questo capitolo. Non si tratta quindi di una contropartita ma di un vero e proprio capitolo del negoziato. Inoltre, se l’accordo di libero scambio deve riflettere il livello di sviluppo di tutte le parti in causa non può trascurare norme fondamentali come per esempio il divieto di ricorrere al lavoro minorile. Sebbene tale forma lavorativa sia stata ufficialmente vietata nel 1986, si stima che 60 milioni di bambini lavorino ancora oggi nei campi e nelle fabbriche indiani. La Commissione non può ignorare le norme sociali minime durante questi negoziati.

Per tornare al capitolo negoziale puramente commerciale va detto che la questione dell’accesso reciproco agli appalti pubblici non è stata ancora risolta completamente. Sono lieta che questi negoziati contemplino la possibilità di accedere agli appalti pubblici del governo federale indiano ma cosa accadrà per i contratti provinciali?

Desidero infine esprimere le mie perplessità circa la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e, in particolare, delle indicazioni geografiche, questioni già citate diverse volte. La legislazione indiana prevede unicamente una tutela a livello nazionale e non a livello internazionale. Mi era sembrato di capire che la Commissione aveva elencato 200 indicazioni geografiche che intendeva tutelare con un accordo che dovrebbe entrare in vigore prima dell’accordo di libero scambio. È ancora questo il programma?

 
  
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  Presidente. – Passiamo ora alla procedura catch the eye. Non potrò dare facoltà di parola a tutti i deputati che l’hanno chiesta e mi rivolgo a quanti interverranno chiedendo loro di limitarsi ad un minuto.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE).(SK) Signora Presidente, onorevoli colleghi, l’accordo di libero scambio con l’India è chiaramente un’opportunità interessante che offre un enorme potenziale per il commercio con la più grande democrazia del mondo.

Sono però piuttosto deluso che i negoziati sull’accordo di libero scambio non abbiano fatto progressi significativi verso la conclusione di un accordo negoziale. Il problema relativo ai diritti di proprietà intellettuale richiede un trattamento chiaro ed equo dato che è inaccettabile, dal punto di vista dei diritti umani, minacciare i diritti fondamentali dei cittadini più poveri dei paesi in via di sviluppo, compreso il diritto di accesso ai farmaci generici e all’assistenza sanitaria. La Commissione e le autorità indiane dovrebbero e sono tenute ad intensificare la loro cooperazione per trovare una definizione comune sui farmaci contraffatti, un settore importante dato che tali farmaci sono dannosi per la salute dei pazienti, in modo da garantire una tutela adeguata della sanità pubblica.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D).(RO) Signora Presidente, come membro della delegazione UE-India sono favorevole alla conclusione di un accordo di libero scambio tra l’Unione europea e l’India. L’India è un importante paese in via di sviluppo e un partner commerciale fondamentale per l’Unione europea. È tuttavia importante per noi sapere quali saranno i dettagli contenuti nell’accordo. Desidero ricordare che il Parlamento europeo ratificherà l’accordo e per questo motivo chiediamo maggiori informazioni sullo stato di avanzamento dei negoziati. Vorrei sapere dalla Commissione quali saranno gli effetti dell’accordo sia sulla politica industriale futura dell’Unione europea che su quella dell’India. Si dovrebbe porre l’accento sul rispetto e sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale e dei brevetti. Desidero infine sapere se l’accordo in questione contribuirà a far convergere le posizioni dell’Unione europea e dell’India in materia di lotta ai cambiamenti climatici e di riduzione delle emissioni inquinanti.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE).(PL) Signora Presidente, raggiungere un accordo con l’India sul libero scambio è ora una questione chiave per l’Europa. A fronte degli attuali problemi economici questo accordo consentirà all’Unione di accedere più facilmente ad una delle economie mondiali in più rapida crescita.

Sussistono tuttavia ancora molti problemi da risolvere e a mio parere dovremmo approfondire le questioni agricole e quelle riguardanti il movimento delle popolazioni. Purtroppo non sono stati fatti sufficienti progressi per quanto concerne gli appalti pubblici e i servizi, i principi relativi alla tutela della proprietà intellettuale e delle indicazioni geografiche, le condizioni essenziali allo sviluppo sostenibile e in particolare la conformità agli standard di produzione nella creazione di condizioni paritarie di concorrenza. Credo che, al fine di effettuare una valutazione della specificità dei singoli settori, sia essenziale segnalare le eventuali influenze negative degli accordi di libero scambio sui settori vulnerabili dell’economia dell’Unione europea.

 
  
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  Syed Kamall (ECR).(EN) Signora Presidente, credo che noi tutti valutiamo positivamente la crescita dell’India nel corso dell’ultimo decennio, soprattutto dopo l’abbandono di alcune delle politiche fallimentari marxiste e socialiste di un tempo. Tale cambiamento ha consentito al paese di spezzare le proprie catene e di crescere in modo straordinario.

Desidero anche ricordare ai nostri colleghi di tutte le parti politiche che questo è un accordo commerciale e, come tale, dovrebbe incentrarsi sugli aspetti commerciali. Ciò non vuol dire che non vi siano altri elementi privi di importanza ma sarà vantaggioso per tutti se riusciremo a concentrarci sul commercio in modo da contribuire a creare ricchezza in India aiutando gli imprenditori indiani ad assicurare benessere e posti di lavoro nei loro villaggi e nelle loro città. Mi preoccupa quando fin dal primo momento poniamo troppa enfasi sulle nostre leggi assumendo l’atteggiamento quasi imperialista di cui ha parlato il mio collega, l’onorevole Newton Dunn.

Penso sia importante concentrare la nostra attenzione su come migliorare gli accordi commerciali al fine di creare ricchezza nei paesi come l’India ed aiutarli ad uscire dalla povertà. È questo è il modo migliore per sostenerli.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL).(PT) Signora Presidente, il profondo indebolimento della capacità produttiva delle economie più deboli dell’Unione Europea come quella portoghese, frutto di un’integrazione basata sulla concorrenza tra i più forti e quanti ne vengono indeboliti, tra i più ricchi e coloro che ne vengono impoveriti, e condotta in base agli interessi delle grandi imprese delle potenze europee è aggravato dalla liberalizzazione e dalla deregolamentazione del commercio mondiale, guidato proprio da quei poteri per i propri interessi.

Di fronte all’evidente disastro causato da questo andamento l’Unione europea, invece di fare marcia indietro, continua a dare segnali di voler proseguire alla cieca. È in questo contesto che dobbiamo analizzare l’accordo in oggetto che è il più ampio concordato fino ad oggi.

È urgente operare un profondo cambiamento della politica commerciale attuale orientando il commercio internazionale verso la complementarietà e non la concorrenza, verso la creazione di rapporti economici onesti, equi e reciprocamente vantaggiosi, al servizio dello sviluppo dei paesi e dei loro popoli e non solo di un gruppo ristretto di aziende e istituzioni finanziarie. La crisi multiforme che stiamo affrontando richiede una nuova logica sulle questioni economiche, sociali, energetiche e ambientali che il libero scambio, uno dei pilastri del neoliberismo, rende chiaramente insostenibili.

 
  
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  Karel De Gucht, membro della Commissione.(EN) Signora Presidente, desidero ringraziare i colleghi per il dibattito molto ampio sui negoziati di libero scambio con l’India. Chiaramente sarebbe molto difficile scendere nel merito di tutte le questioni che sono state sollevate e quindi mi concentrerò solo su alcuni aspetti emersi in più occasioni.

Per quanto concerne gli appalti pubblici è ovvio che il capitolo in materia si concentrerà sul livello statale e non su quello provinciale. Tra l’altro questa è la prima volta che gli indiani si sono detti pronti ad avviare un negoziato sul tema degli appalti pubblici, anche se desidero ricordarvi i limiti della trattativa. È molto importante che i nostri negoziati includano anche, quando più possibile, le imprese pubbliche indiane a livello centrale che bandiscono la maggior parte degli appalti. L’onorevole Rinaldi ha portato l’esempio delle ferrovie che ovviamente costituiscono uno dei settori più importanti data la difficile situazione in cui versa l’India a livello di infrastrutture.

Un altro problema che è stato sollevato a più riprese è il lavoro minorile. Penso sia giusto fare una distinzione tra lavoro minorile nella produzione e lavoro minorile in agricoltura. Ovviamente ci sono ancora molti minori impiegati in agricoltura; che riescano o meno a conciliare questa attività con la scuola non è sempre molto chiaro ma penso che la maggioranza lo faccia. Il numero dei minori che lavorano nella manifattura di prodotti esportati in Europa potrebbe essere piuttosto limitato e quindi ritengo che, come ha giustamente sottolineato l’onorevole Newton Dunn, si dovrebbe fare una netta distinzione tra i due casi.

Consentitemi di dire che il lavoro minorile è una questione molto complessa e lo è sempre stata anche nei nostri paesi. Mi ricordo benissimo che quando ero giovane – qualche tempo fa, naturalmente, ma comunque non secoli fa – molti erano ancora i minori che lavoravano nei campi; stiamo quindi parlando di un fenomeno che non appartiene interamente al Medioevo, neppure in Europa.

(FR) L’onorevole Désir ha ricordato la richiesta dell’Europa di prevedere l’inclusione nei negoziati dell’esclusività dei dati e diversi altri deputati sono intervenuti su questo aspetto specifico a proposito dei medici dei paesi in via di sviluppo.

Desidero essere molto chiaro in materia: come ho avuto modo di ribadire in diverse occasioni durante alcune conferenze e anche direttamente alle organizzazioni non governative coinvolte noi non chiediamo l’esclusività dei dati, non la chiediamo affatto. Riteniamo, peraltro ragionevolmente, che qualora l’India dovesse decidere autonomamente di applicare l’esclusività dei dati allora dovrà estenderla anche a noi. Esiste quello che in gergo noi chiamiamo “trattamento nazionale” e che credo costituisca l’approccio corretto. Ritengo che se avessi accettato di adottare misure protezionistiche solo per l’industria indiana e non per la nostra sarei stato criticato. La nostra posizione è questa e vorrei che non ci fossero ambiguità in merito.

Sono state sollevate altre questioni, signora Presidente, in particolare per quanto riguarda le tariffe, sulle quali è intervenuto anche l’onorevole Caspary. Esiste naturalmente un calendario diverso per quello che potremmo chiamare il percorso verso l’azzeramento dell’India e quello dell’Europa, il che è comprensibile dato che le due potenze hanno un diverso livello di sviluppo. Resta da vedere se in alcuni settori l’abbattimento che, come abbiamo sempre sottolineato dovrebbe essere realizzato in tutti i settori, sarà possibile. Desidero tuttavia attirare la sua attenzione, onorevole Caspary, su questa domanda: cosa sarà più favorevole per la nostra industria? Un percorso verso l’azzeramento a lunghissimo termine oppure una riduzione piuttosto drastica durante i primi anni? Io credo che sia assolutamente necessario trovare un equilibrio tra i due approcci per poi aspettare di vedere dove questo ci porterà. Desidero richiamare la vostra attenzione sui due obiettivi: azzerare le tariffe, diciamo in vent’anni, e ottenere al contempo una riduzione molto moderata. A mio avviso la stessa soluzione non è poi necessariamente così interessante per la nostra industria. Pertanto staremo a vedere e sono sicuro che insieme troveremo la miglior soluzione possibile nel corso del dibattito.

(EN) Per quanto concerne le indicazioni geografiche, un livello elevato di tutela è un obiettivo importante in questa trattativa e ci è voluto un bel po’ di tempo e di fatica per concordare un approccio comune con l’India. Si dovrebbe anche tenere presente che l’India non ha mai tutelato le indicazioni geografiche tramite un accordo bilaterale e quindi questa è la prima volta che ne sta discutendo con un partner. Continueremo a portare avanti la questione con decisione al fine di raggiungere un elevato livello di tutela per queste indicazioni.

Credo di aver toccato gran parte delle questioni sollevate. Sono ovviamente disponibile a continuare a discutere su questo accordo con il Parlamento e con la commissione per il commercio internazionale, tanto più ora che ci avviamo verso la fase conclusiva. Non ho intenzione di sbilanciarmi sulle scadenze precise per il raggiungimento dell’accordo ma in ogni caso non si dovrà attendere a lungo dato che stiamo già affrontando i temi più delicati: le automobili, i vini e i liquori, gli appalti pubblici e le indicazioni geografiche. Ora che siamo giunti a quella che definirei l’ultima mossa di questi negoziati bisogna concludere la trattativa. Siamo in dirittura d’arrivo anche se la strada sarà ancora piuttosto accidentata.

 
  
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  Presidente. – Onorevole Obermayr, lei aveva chiesto la parola. Avevo detto all’inizio della procedura catch the eye che non avrei potuto accettare tutte le richieste di intervento e temo che lei sia tra gli esclusi.

Va bene, ma non abbiamo molto tempo.

 
  
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  Franz Obermayr (NI).(DE) Signora Presidente, desidero sottolineare a questo proposito che, pur comprendendo molto bene le sue intenzioni e riconoscendo che lei faccia uno splendido lavoro, ritengo che il Presidente che l’ha preceduta non si sia comportato altrettanto correttamente dato che ha consentito a molti deputati di sforare con i loro interventi di venti o trenta secondi. Anche il Commissario ha parlato per sette minuti e 36 secondi invece che per tre minuti. Sicuramente non è giusto dover rispettare i tempi solo adesso, quando il tempo di parola è di un solo minuto. Capisco comunque le sue intenzioni e la ringrazio per la comprensione.

 
  
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  Presidente. – Quando ho assunto la Presidenza ho annunciato che volevo che i deputati si attenessero fino alla fine della serata al tempo di parola loro concesso. Sarebbe un problema superare la mezzanotte e non voglio che accada.

Ho ricevuto quattro proposte di risoluzione(1) presentate ai sensi dell’articolo 115, paragrafo 5 del regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì 11 maggio 2011.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Joanna Katarzyna Skrzydlewska (PPE), per iscritto.(PL) L’economia indiana è una di quelle a più rapida crescita a livello mondiale. Anche adesso gran parte degli investimenti esteri dell’India sono diretti verso l’Unione europea e il solo gruppo Tata costituisce uno tra i più importanti datori di lavoro del settore industriale britannico. Tenendo conto del ritmo di sviluppo indiano va riconosciuto che l’accordo commerciale tra l’India e l’UE rappresenta una delle convenzioni più importanti ed impegnative concluse fino ad oggi. L’accordo contribuirà indubbiamente ad un aumento del livello degli investimenti, delle importazioni e delle esportazioni per entrambe le parti, consentirà una maggiore libertà nello scambio di beni e apporterà una maggiore prosperità sia in India che nei paesi comunitari. L’accordo intensificherà il commercio mondiale soprattutto nel settore dei servizi. Nonostante i vantaggi derivanti dalla firma dell’accordo dovremo tuttavia tenere presenti gli aspetti sui quali le due parti in causa sono di opinione contraria. L’Unione europea non accetta le merci che siano state prodotte a danno dell’ambiente o con il lavoro minorile. L’accordo che stiamo cercando di raggiungere dovrebbe garantire spazi di lavoro adeguati, economie diversificate e in crescita e diversità multiculturale. È fondamentale costituire un sistema decisionale che sia efficace e migliori la cooperazione introducendo al contempo misure volte a sostenere la formazione di individui e organizzazioni in modo da contribuire allo sviluppo delle regioni. Per conseguire gli obiettivi previsti sarà necessario avviare un dibattito trasparente e pubblico.

 
  
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  Dominique Vlasto (PPE), per iscritto.(FR) Stiamo entrando in una fase cruciale dei negoziati per l’accordo di libero scambio UE-India. Si tratta di un esercizio difficile, in cui la Commissione cercherà in ogni modo, mi auguro, di coniugare i diversi interessi strategici dell’Europa. A questo proposito vorrei richiamare la vostra attenzione sulla necessità di realizzare progressi nell’apertura del mercato indiano all’esportazione di vino europeo. Oggi questo mercato impedisce l’importazione dei nostri prodotti attraverso l’imposizione di tariffe esorbitanti, pari al 150 per cento. Dobbiamo quindi esigere il rispetto del principio di reciprocità commerciale. Sembra assurdo, infatti, che il nostro mercato debba essere tanto aperto nei confronti dei prodotti vitivinicoli provenienti dai paesi emergenti quando invece non può accedere in modo soddisfacente ai mercati di quegli stessi paesi. Incoraggio pertanto la Commissione a proseguire la strategia ambiziosa che è riuscita ad impostare nel concludere l’accordo di libero scambio con la Corea del Sud. È indispensabile compensare l’arrivo sul nostro mercato di vini a basso costo prodotti al di fuori dell’UE con un migliore accesso per i nostri prodotti ai mercati esteri e, in particolare, al mercato indiano che ha un eccezionale potenziale di crescita.

 
  

(1) Cfr. Processo verbale

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