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Procedura : 2009/0006(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0086/2011

Testi presentati :

A7-0086/2011

Discussioni :

PV 10/05/2011 - 19
CRE 10/05/2011 - 19

Votazioni :

PV 11/05/2011 - 5.11
CRE 11/05/2011 - 5.11
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P7_TA(2011)0218

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 10 maggio 2011 - Strasburgo Edizione GU

19. Denominazione dei prodotti tessili e relativa etichettatura (discussione)
Video degli interventi
PV
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura, presentata dall’onorevole Manders a nome della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell’adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle denominazioni delle fibre tessili e all’etichettatura e al contrassegno della composizione fibrosa dei prodotti tessili e che abroga la direttiva 73/44/CEE del Consiglio, la direttiva 96/73/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 2008/121/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (13807/4/2010 - C7-0017/2011-2009/0006(COD)) (A7-0086/2011).

 
  
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  Toine Manders, relatore. (NL) Signor Presidente, desidero ringraziare tutti e, in particolare, tutti i relatori ombra per l’ottima collaborazione. Desidero ringraziare la Commissione per il modo in cui abbiamo lavorato insieme. Vorrei altresì ringraziare il Consiglio perché ritengo che, proprio grazie alla Presidenza ungherese, siamo riusciti su questo tema specifico a superare una situazione di stallo. E sono particolarmente lieto del fatto che si tratti di un regolamento e non di una direttiva. Reputo infatti che i regolamenti costituiscano lo strumento più idoneo per il completamento del mercato unico, come ha tra l’altro dimostrato chiaramente il professor Monti nella sua ricerca.

Produciamo un volume eccessivo di normative che vengono poi attuate a vari livelli, e proprio per questo il mercato interno non funziona come dovrebbe. Mi fa piacere che il tema sia discusso in questo contesto nel quale posso constatare che abbiamo effettivamente migliorato molte cose. Sulla proposta ha lavorato la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori. Nella proposta originaria, non si parlava in effetti quasi mai del consumatore, e noi, come politici, abbiamo capito che, nella nostra relazione, dovevamo anche tutelare gli interessi del consumatore, come abbiamo del resto poi fatto.

Molte sono le riflessioni che si impongono e mi riferisco in particolare alla ricerca sulle reazioni allergiche. La Commissione ha dichiarato di essere disposta a procedere a uno studio su questi temi di grande rilievo, uno studio che sarà presentato al più tardi entro il 30 settembre 2013 e i cui risultati saranno incorporati in una normativa integrativa. Il Consiglio ha da parte sua manifestato la propria disponibilità a portare avanti questo lavoro, se i risultati si riveleranno utili e realizzabili.

Pensiamo alle reazioni allergiche e alle sostanze chimiche – vediamo che un numero sempre maggiore di consumatori sviluppa reazioni allergiche quando indossa certi indumenti o mangia, annusa o inala certi prodotti. Riteniamo che sia necessario prendere in considerazione la possibilità di avvertire i consumatori di tali potenziali reazioni allergiche. Molto spesso, assistiamo anche a pratiche commerciali ingannevoli. Tali pratiche sono in realtà vietate nell’Unione europea già dal 2005, ma c’è ancora troppa confusione relativamente al paese di produzione in termini di etichette “made in”.

La normativa attuale è insufficiente e questo fa sì che spesso se faccia un uso scorretto. Abbiamo anche chiesto alla Commissione di riflettere sulla possibilità di stabilire leggi e condizioni chiare, affinché i produttori che dichiarano che un dato prodotto è stato fabbricato per esempio nei Paesi Bassi, in Italia o in Germania, possano garantire che effettivamente è così. Non vogliamo che ci siano casi in cui il 99 per cento di un prodotto è fabbricato in Cina mentre solo il lavoro di finitura si svolge in uno degli Stati membri dell’Unione europea, ma il prodotto riporta comunque la sua bella etichetta “made in Europe”.

Anche la contraffazione, per esempio, rientrerebbe nel campo di applicazione del regolamento. Mi fa inoltre particolarmente piacere che si aprano le porte alle tecnologie moderne, che non ci si limiti a utilizzare le vecchie etichette tessili sui prodotti tessili e che si stia studiando la possibilità di avvalersi delle tecnologie moderne per fornire al consumatore le migliori informazioni possibili. Il Consiglio ha già accettato da parte sua l’uso di etichette che indichino se gli indumenti contengono parti di origine animale, dato che è sempre più difficile capire se una parte di pelliccia è autentica o sintetica, e ci sono molti consumatori per i quali questo tipo di informazione è importante.

L’imminente studio della Commissione europea ha lo scopo precipuo di eliminare le barriere al corretto funzionamento del mercato interno e di prevedere le evoluzioni nel settore del commercio elettronico. Infatti, se vogliamo che il commercio elettronico si sviluppi, dobbiamo fare in modo che ci siano norme europee in materia di etichettatura. Spero che questo studio faccia chiarezza in proposito.

Ritengo inoltre che, nel mondo moderno, non abbiamo più bisogno di inserire in un’etichetta indicazioni in 23 lingue, perché le tecnologie moderne possono fornire soluzioni più idonee al problema.

Spero che la dichiarazione di domani del Consiglio sia positiva e che ci possa garantire un risultato tangibile, desidero inoltre ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo significativo risultato.

 
  
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  Enikő Győri, Presidente in carica del Consiglio. (HU) Signor Presidente, signor Commissario, onorevole Manders, onorevoli deputati, è molto positivo che sia stato raggiunto un accordo in seconda lettura sulla proposta concernente un regolamento relativo alla denominazione delle fibre tessili e la relativa etichettatura dei prodotti tessili. Non sarebbe stato possibile senza una stretta cooperazione tra le tre istituzioni.

Vorrei esprimere la gratitudine del Consiglio nei confronti del Parlamento europeo per l’ottima cooperazione. Desidero in particolar modo ringraziare il relatore, onorevole Manders, e i suoi colleghi, per il preziosissimo lavoro che hanno svolto nell’ambito di questo processo. Sono altresì riconoscente per il lavoro delle Presidenze svedese, spagnola e belga, perché il risultato attuale è il frutto del loro operato di altissima qualità.

La Commissione è stata un partner molto costruttivo e collaborativo nel corso di tutto il processo, grazie quindi anche al collegio. Se tutto procederà secondo i piani, il Consiglio potrà adottare il testo del regolamento all’inizio dell’autunno e la normativa potrà entrare quindi in vigore dal 2012.

Questo regolamento darà un contributo significativo al funzionamento del mercato interno e rafforzerà la concorrenza in questo settore di così grande rilievo. La semplificazione e il miglioramento dell’attuale quadro regolamentare per lo sviluppo e l’utilizzazione di nuove fibre tessili promuoveranno l’innovazione nel settore tessile e dell’abbigliamento. Gli utilizzatori delle fibre così come i consumatori potranno beneficiare più rapidamente di prodotti nuovi ed innovativi.

La Presidenza ungherese ritiene che il regolamento possa assicurare una maggiore certezza del diritto per gli operatori economici e migliorare la protezione dei consumatori nel mercato interno.

In virtù della clausola di revisione, i colegislatori potranno decidere con cognizione di causa, dato che la Commissione studierà approfonditamente gli ulteriori requisiti di etichettatura obbligatori che potranno comprendere istruzioni relative alla manipolazione, un sistema uniforme per l’indicazione delle taglie, indicazione del paese d’origine e delle sostanze allergeniche, etichettatura elettronica e altre nuove tecnologie.

Nel progetto di dichiarazione comune, il Parlamento e il Consiglio pongono una particolare enfasi sull’importanza attribuita alla tracciabilità dei prodotti tessili e all’utilizzazione delle nuove tecnologie.

Speriamo che la Commissione, nella sua relazione, presti particolare attenzione a tali temi. Nel frattempo, questo testo legislativo consentirà la rapida autorizzazione di nuove fibre tessili.

Il regolamento stabilisce che l’etichetta deve includere la corretta composizione fibrosa, ma introduce anche un nuovo requisito di etichettatura relativo alle parti non tessili di origine animale. Come ha ricordato l’onorevole Manders, i consumatori potranno conseguentemente prendere decisioni molto più informate. Inoltre, il fatto che lo strumento giuridico sia stato concepito sotto forma di regolamento migliorerà la certezza del diritto in questo settore. Di nuovo congratulazioni e grazie dell’attenzione.

 
  
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  Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. − Signor Presidente, onorevoli deputati, signore e signori, desidero ringraziare il relatore, onorevole Manders, per il lavoro svolto, unitamente a tutti gli altri relatori ombra e alla commissione, onde raggiungere un accordo al termine di un non facile negoziato. Ritengo assolutamente importante il raggiungimento di questo accordo in seconda lettura, perché ai cittadini e alle imprese permetterà di beneficiare più rapidamente delle nuove fibre e dei nuovi prodotti innovativi che ne deriveranno e alle amministrazioni nazionali di ridurre i costi.

Ringrazio ancora una volta il Parlamento per il suo contributo al dibattito interistituzionale attraverso gli emendamenti presentati, alcuni dei quali hanno messo particolarmente in risalto la dimensione politica e l'interesse dei consumatori alla questione. Infatti, in occasione della prima lettura adottata con un'ampia maggioranza dal Parlamento, si è sottolineata la necessità di rilanciare un vasto dibattito sull'etichettatura dei prodotti tessili, includendovi la questione del marchio d'origine, e si è proposto di estendere il campo di applicazione del regolamento a determinati settori. Come tutti sapete, i negoziati dei mesi successivi con il Consiglio hanno richiesto flessibilità da parte di tutti al fine di individuare soluzioni praticabili per le Istituzioni.

Ritengo che il testo concordato costituisca un compromesso equilibrato che integra molti degli emendamenti presentati dal Parlamento e lascia spazio – fattore questo molto importante, come sottolineato dal signor Győri nel corso del suo intervento – a ulteriori sviluppi nel prossimo futuro. Nel breve periodo, ovvero non appena entrerà in vigore il nuovo regolamento, i consumatori avranno a disposizione maggiori informazioni relative alla presenza di parti di origine animale nei tessuti e potranno altresì avvalersi delle informazioni sulla composizione completa dei prodotti tessili.

Un altro risultato immediato del nuovo regolamento è la semplificazione, poiché la Commissione sostituirà con norme europee un dettagliato allegato tecnico di oltre 50 pagine. Ma – fatto ancora più importante – i risultati immediati del presente regolamento non costituiscono l'ultima fase della procedura. Al contrario, sono un punto di partenza per proseguire l'analisi e migliorare la normativa. Nel breve periodo, infatti, il testo del nuovo regolamento stabilisce una clausola di revisione globale che invita la Commissione a prevedere, se necessario, altri obblighi di etichettatura in questo ambito. La Commissione presenterà quindi le opportune proposte legislative nei settori in cui è necessaria una maggiore armonizzazione. È mia intenzione – e ne assumo ora l'impegno di fronte al Parlamento europeo – affrontare questa revisione immediatamente e in modo approfondito.

Stiamo già predisponendo il lavoro per consultare i consumatori rispetto ad alcune questioni fondamentali, ossia: quale tipo di informazione è importante e in che modo deve essere resa disponibile; in che modo gli sviluppi tecnologici, quali il commercio elettronico, incidono sulle modalità di acquisto dei prodotti tessili; in che modo le crescenti esigenze in materia di tracciabilità, sostenibilità e responsabilità sociale d'impresa stanno influenzando il mercato delle fibre tessili; come possiamo utilizzare meglio le tecnologie disponibili nell'era digitale; in che modo possiamo noi, in quanto Istituzioni dell'Unione europea, adeguare le nostre normative alle esigenze crescenti dei cittadini in ambito etico, sociale e ambientale.

Signor Presidente, questi sono soltanto alcuni dei temi sui quali il lavoro è già iniziato. Come potete immaginare, il marchio d'origine rappresenterà sicuramente uno degli elementi prioritari e centrali del nostro lavoro. Il riesame costituirà quindi un'occasione per riaffermare il mio sostegno al marchio d'origine e chiarire una volta per tutte la questione del "Made in", strumento necessario per la competitività delle imprese europee e la salute dei cittadini dell'Unione. Esamineremo questa materia in modo approfondito, al fine di prevedere regole chiare per evitare informazioni fuorvianti e facilitare scelte responsabili da parte dei consumatori al momento dell'acquisto del prodotto.

Come indicato dal relatore Manders, la Commissione valuterà anche il nesso tra allergie e sostanze chimiche utilizzate nei prodotti tessili. Un'analisi specifica eseguita in questo settore può indicare come utilizzare al meglio la legislazione vigente, ad esempio REACH. Spiego brevemente: con il marchio "Made in", l'acquirente sarà certo di acquistare un prodotto tessile non dannoso per la sua salute e quella dei propri figli perché sarà conforme a tutte le norme di questo importante regolamento che, a costo di sacrifici importanti, le Istituzioni europee hanno imposto a tutta le industrie del settore.

La clausola del riesame – e ringrazio ancora il Consiglio per averne sottolineato l'importanza e dichiarato la propria disponibilità a lavorare con la Commissione da subito per integrare il regolamento – prevede che la Commissione presenti una relazione, seguita eventualmente da una proposta legislativa, entro il 30 settembre 2013. È mia ferma intenzione cercare di anticipare i tempi e per questo ho già dato istruzioni ai miei servizi di iniziare a lavorare.

 
  
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  Lara Comi, a nome del gruppo PPE. – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, abbiamo finalmente raggiunto un accordo su questo importante dossier, grazie a un grande sforzo da parte di tutti per trovare un punto d'incontro tra le divergenti posizioni del Parlamento e del Consiglio. Il mio obiettivo era, è e sarà quello di far adottare norme vincolanti sull'indicazione d'origine dei prodotti tessili, giacché i consumatori e le imprese devono essere assolutamente tutelati. Ritengo che il compromesso oggi raggiunto sia un ottimo risultato.

Ho invitato i colleghi a lottare con il Consiglio, e non a caso utilizzo il verbo "lottare" perché i negoziati non sono stati assolutamente facili. Abbiamo lottato non solo per il raggiungimento del Made in ma anche e soprattutto per la tracciabilità. Quest'ultima rappresenta un elemento fondamentale d'informazione del consumatore prima dell'acquisto del prodotto. Oggi i consumatori europei trovano sul mercato prodotti tessili con l'indicazione Made in Italy, Germany, France, mentre in realtà la loro realizzazione è avvenuta quasi interamente altrove.

Chiediamo inoltre l'utilizzo di nuove tecnologie per l'etichettatura, come il microcheap e le RFID, al fine di combattere la contraffazione dei prodotti. È vero, abbiamo ampliato lo scopo della proposta di regolamento perché riteniamo che il settore tessile abbia bisogno di una maggiore tutela in tempi brevi. Dalla dichiarazione congiunta, che sarà adottata da Parlamento e Consiglio, si evince l'importanza della tracciabilità e dell'indicazione d'origine. Non nascondo che questa inversione di marcia del Consiglio mi rende fiduciosa per il futuro.

Attendiamo con grande interesse lo studio richiesto alla Commissione, che ringrazio nuovamente per la collaborazione, così come ringrazio di cuore il Commissario per essersi appena impegnato ad anticipare i tempi perché il settore tessile ha urgenza. Non possiamo lasciare inascoltata la legittima esigenza dei nostri cittadini di avere una veritiera informazione sul prodotto. In fondo, siamo tutti consumatori e il raggiungimento di questo obiettivo è sicuramente nell'interesse di tutti.

 
  
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  Christel Schaldemose, a nome del gruppo S&D.(DA) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io vorrei esprimere un caloroso ringraziamento per l’ottimo compromesso che abbiamo raggiunto. Il relatore, onorevole Manders, in particolare, ha svolto un lavoro egregio facendo in modo che si concretizzasse una cooperazione davvero eccellente in seno al Parlamento. Molta strada è stata percorsa da quando la Commissione aveva presentato la sua proposta iniziale. Si trattava allora sostanzialmente di una proposta tecnica che comportava vantaggi unicamente per le imprese. Fortunatamente però, lavorando sul testo qui al Parlamento, siamo riusciti ad inserire elementi che rendono questa normativa vantaggiosa anche per i consumatori e credo che questo sia un punto assolutamente cruciale.

Quando avremo finalmente attuato questa normativa, avremo un’etichettatura migliore e un più elevato livello di sicurezza per i consumatori. Per me e per il gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, la cosa più importante era garantire che i prodotti tessili venduti sul mercato interno non siano all’origine di problemi di salute. Ci fa pertanto molto piacere che sia stato approvato in votazione il requisito che prevede che i nostri prodotti tessili non contengano residui di sostanze pericolose che possano causare allergie – e, come ha appena ricordato il Commissario, dovrà essere condotto uno studio in grado di verificare che sia effettivamente così. È un elemento assolutamente fondamentale e noi del gruppo S&D ne siamo particolarmente soddisfatti.

Conveniamo inoltre sull’importanza cruciale della tracciabilità e dell’origine. Sono proprio queste le informazioni che i consumatori vogliono avere. Personalmente, spero anche che sia possibile compiere qualche passo in più e realizzare per esempio un sistema armonizzato per le taglie e utilizzare in futuro le nuove tecnologie nell’etichettatura dei nostri prodotti tessili. Credo in ogni caso che molto sia stato fatto e il frutto di questo lavoro dovrebbe rappresentare per noi un insegnamento: dovremmo imparare che, quando elaboriamo una normativa nell’Unione europea, è importante che vada a vantaggio sia delle imprese sia dei consumatori. È il modo migliore per assicurare il corretto funzionamento del mercato interno. Vorrei concludere rivolgendo di nuovo un sincero ringraziamento a tutti i miei colleghi per l’ottima cooperazione. Ritengo che il risultato raggiunto sia ottimo.

 
  
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  Cristian Silviu Buşoi, a nome del gruppo ALDE. – (RO) Signor Presidente, desidero in primo luogo congratularmi con il relatore, onorevole Manders, per l’ottimo lavoro svolto e per la perseveranza di cui ha dato prova nei negoziati con il Consiglio su questa proposta di regolamento.

Accolgo con favore l’accordo raggiunto con il Consiglio in seconda lettura. Ritengo che questo accordo, sebbene perfettibile, possa promuovere la competitività dell’industria tessile, fornendo al contempo migliori informazioni al consumatore. L’accordo contiene numerosi punti positivi. Primo, la procedura per l’inclusione delle nuove fibre tessili nell’allegato I è stata semplificata. Tale semplificazione contribuirà a ridurre i costi amministrativi per l’industria tessile e permetterà di ridistribuire queste risorse per l’innovazione. La misura andrà anche a vantaggio dei consumatori in quanto incoraggerà l’innovazione.

Ritengo inoltre che questo regolamento, in virtù dei requisiti relativi all’etichettatura, offra dei vantaggi ai consumatori. La messa a disposizione dei consumatori di informazioni sufficienti che consentano loro di scegliere con cognizione di causa è un passaggio assolutamente naturale. Le discussioni sull’etichettatura sono durate più a lungo di quanto inizialmente proposto dalla Commissione. Ritengo tuttavia che questo non possa che andare a vantaggio dei consumatori europei. Concordo sul fatto che abbiamo bisogno di più tempo per valutare l’impatto di alcuni requisiti aggiuntivi in materia di etichettatura, soprattutto per quanto riguarda l’origine, la manutenzione del prodotto e l’introduzione di un sistema uniforme di etichettatura. Proprio per questo lo studio della Commissione costituisce un primo passo avanti.

Credo infine che il requisito di etichettatura per le parti non tessili di origine animale costituisca un concreto segno di progresso in quanto sono i consumatori che non vogliono che i prodotti tessili che acquistano contengano tali materiali. Credo che, nel complesso, questo regolamento possa rafforzare il mercato unico dei prodotti tessili, un intervento che sostengo senza riserva alcuna.

 
  
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  Adam Bielan, a nome del gruppo ECR.(PL) Signor Presidente, la semplificazione del quadro giuridico vincolante relativo all’etichettatura dei prodotti tessili si propone di promuovere lo sviluppo di nuovi prodotti tessili e la loro introduzione sul mercato. La proposta che voteremo domani è notevolmente diversa da quella presentata dalla Commissione europea che comportava sostanzialmente modifiche tecniche tese a semplificare la normativa già in vigore.

L’obiettivo originario della relazione era quello di accelerare la procedura di registrazione dei nomi dei prodotti tessili, al fine di fornire un sostegno concreto all’innovazione nell’industria europea del tessile e dell’abbigliamento, consentendo allo stesso tempo ai consumatori di poter beneficiare più rapidamente dei prodotti moderni. Anche se il lavoro sulla semplificazione delle procedure ha subito qualche rallentamento durante gli oltre due anni trascorsi sul fascicolo, vorrei fare notare che il Parlamento ha proposto di ampliare il campo di applicazione originario del regolamento, in particolare per includervi le disposizioni relative al paese d’origine dei prodotti tessili, mi fa pertanto molto piacere che sia stato raggiunto un compromesso equilibrato. Segnalo tuttavia che il mio gruppo ha deciso di approvare la proposta nella sua versione iniziale, che prevede rapidi vantaggi per imprese e consumatori. Abbiamo proposto sin dall’inizio che il lavoro su questi temi non si svolgesse nel contesto della relazione tecnica. La Commissione sarà pertanto invitata a condurre un’analisi più approfondita delle etichette obbligatorie “made in” per i prodotti tessili fabbricati all’esterno dell’Unione europea, ed entro il 2013 elaborerà una relazione sul possibile lancio di un sistema per l’etichettatura relativa al paese d’origine. La relazione sarà probabilmente accompagnata da una proposta legislativa.

Il compromesso tra il Parlamento e il Consiglio garantisce inoltre che le etichette sugli articoli di abbigliamento contengano anche informazioni relative all’uso di materiali di origine animale. Se vogliamo che in futuro si studino nuove opportunità per informare i consumatori sui prodotti tessili, per esempio l’armonizzazione a livello europeo della tecnologia RFID, ricordiamoci di seguire un approccio pragmatico, in linea con le aspettative dei consumatori e i risultati che possiamo attenderci dall’industria.

 
  
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  Eva-Britt Svensson, a nome del gruppo GUE/NGL.(SV) Signor Presidente, noi affermiamo che il potere dei consumatori è importante. Se davvero interpretiamo con serietà queste parole, dobbiamo però poi dare ai consumatori la possibilità di esercitare il loro potere. Dobbiamo fare in modo che ricevano sufficienti informazioni sui prodotti, informazioni che consentano loro di operare scelte ragionevoli ed informate. Desidero pertanto ringraziare il nostro relatore, onorevole Manders, in particolare per la sua perseveranza e l’impegno a fare sì che la relazione tenga anche conto della prospettiva dei consumatori. Desidero inoltre ringraziare i relatori ombra che hanno dato prova di grande impegno proprio in vista dell’aumento del potere dei consumatori. In quanto relatrice ombra, ho presentato un emendamento a nome del gruppo confederale della Sinistra unitaria/Sinistra verde nordica su marchio d’origine, etichettatura obbligatoria dei prodotti di origine animale ed etichettatura etica e ambientale. Non tutti gli aspetti da noi suggeriti sono stati inclusi, ma sono in ogni caso molto soddisfatta del compromesso ora raggiunto che appoggio.

Manca informazione in materia di sostanze chimiche e vari prodotti utilizzati nella produzione tessile. La Commissione ha promesso di svolgere uno studio in proposito e da parte mia mi limito a sottolineare quanto sia importante che questo studio ci sia, proprio per proteggere la salute pubblica e combattere le allergie che hanno registrato un’enorme diffusione. Dobbiamo poter individuare gli eventuali nessi causali e, laddove siano presenti, dobbiamo corroborarli.

Mi fa inoltre piacere che sia stato introdotto il requisito relativo all’obbligo di indicare le parti dei prodotti tessili di origine animale. Volevo inoltre utilizzare il mio tempo di parola per ringraziare tutti per l’ottimo lavoro teso ad accrescere il potere dei consumatori. Grazie.

 
  
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  Oreste Rossi, a nome del gruppo EFD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in discussione, volto a sostituire tre direttive ormai obsolete, riguarda le modalità di etichettatura dei prodotti tessili immessi in circolazione nella Comunità europea e di registrazione e denominazione delle sostanze che li compongono.

In prima lettura è stato approvato un testo che prevedeva che sull'etichetta fosse apposta la denominazione di origine nonché l'obbligo di fornire l'intera composizione del prodotto. Purtroppo, la posizione del Consiglio è risultata in contrasto rispetto al testo approvato dal Parlamento, in particolare contro ogni riferimento al Made in e all'introduzione della tracciabilità nell'etichetta dei prodotti tessili.

Pur di approvare il provvedimento in seconda lettura, la commissione IMCO ha accettato un testo che non ci soddisfa in quanto non prevede il marchio d'origine. Il nostro voto sarà quindi contrario, in quanto non si è riusciti nell'intento di dare le giuste e corrette informazioni ai consumatori sull'origine e sulla composizione del prodotto.

 
  
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  Antonio Cancian (PPE). - Signor Presidente, signor Commissario, signora ministro, onorevoli colleghi, con questo nuovo regolamento sull'etichettatura dei prodotti tessili che voteremo domani in seduta plenaria, l'Europa raggiunge un obiettivo che rincorre da anni, anche se può considerarsi solo un primo passo verso quella legislazione completa volta a tutelare tutti i consumatori europei mediante l'indicazione del paese d'origine e l'adozione di un nuovo e preciso meccanismo di tracciabilità.

Accolgo favorevolmente l'invito alla Commissione europea a elaborare una proposta legislativa per l'adozione di nuovi sistemi di etichettatura più accurati e completi, contenenti maggiori informazioni sulle caratteristiche e la provenienza del prodotto tessile importato da paesi terzi e venduto nell'Unione europea, proteggendo così i consumatori da rivendicazioni di origine false, improprie e ingannevoli. Auspico che esso possa incoraggiare l'innovazione del tessile e dell'abbigliamento, rendendo più facile per i consumatori beneficiare di prodotti innovativi.

La proposta costituisce altresì un supporto all'industria manifatturiera europea e una garanzia per la sua azione nel contesto mondiale. Si tratta infine di un segnale positivo che il Parlamento europeo invia ai governi dei 27, affinché diano il loro consenso all'introduzione della tracciabilità dei prodotti tessili, fornendo ai consumatori finali un'informazione più completa e veritiera rispetto all'attuale normativa Made in ed evitando che siano indotti in errore.

Occorre ora che il regolamento sull'etichettatura dei prodotti tessili sia esteso a tutti gli altri settori merceologici, coordinando le diverse proposte legislative tra loro e insistendo affinché non solo quelli sulle fibre e i prodotti tessili, ma anche il regolamento generale sul Made in – approvato nell'ottobre scorso a Strasburgo – sia adottato al più presto dal Consiglio. I tempi – come ha già ribadito il Commissario, il 30 settembre 2013 – sono troppo lunghi: quindi confidiamo nel suo dichiarato impegno ad abbreviarli.

 
  
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  María Irigoyen Pérez (S&D).(ES) Signor Presidente, desidero iniziare il mio intervento congratulandomi con tutti coloro che hanno reso possibile l’accordo.

È una relazione che dovremmo tutti accogliere con favore perché va a toccare la vita quotidiana di ognuno di noi. Nello spirito costruttivo che mi è proprio vorrei tuttavia evidenziare alcuni punti.

In primo luogo, vorrei attirare la vostra attenzione sull’importanza di fornire ai consumatori informazioni precise e pertinenti, ma soprattutto comprensibili e uniformi, sui componenti dei prodotti tessili: informazioni anche esaustive sono inutili se i consumatori non sono poi in grado di decifrarle. Abbiamo compiuto un passo necessario ma non basta: dobbiamo fare altri progressi e proteggere i soggetti più vulnerabili.

Onorevoli colleghi, è fondamentale creare un sistema di etichettatura europeo per le taglie basato sulle nostre misure, perché la prima cosa che cerchiamo quando andiamo a comprare un capo di abbigliamento è la taglia. Dobbiamo pertanto essere molto più ambiziosi e perseguire l’obiettivo dell’armonizzazione delle taglie.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE).(SV) Signor Presidente, desidero ringraziare l’onorevole Manders ed esprimere in particolare la mia soddisfazione nel vedere inclusa la richiesta di indicazione delle parti di origine animale. Come ben sappiamo, l’etichettatura è utile per i consumatori. Sappiamo anche quanto sia importante godere di libertà di scelta, e perché i consumatori possano operare scelte ponderate, è necessario che dispongano di informazioni precise, veritiere e di facile comprensione. A questo riguardo, rilevo qualche difficoltà per quanto riguarda il marchio d’origine. I prodotti moderni spesso sono costituiti da prodotti tessili e parti provenienti da paesi diversi ed è quasi impossibile indicare correttamente l’origine su un capo di abbigliamento. Anche l’onorevole Manders ha segnalato questo aspetto: dove dobbiamo tracciare la linea di demarcazione, che cosa dovremmo etichettare e quale percentuale dovrebbe provenire da un determinato paese?

Nel moderno mondo globalizzato, il marchio d’origine dovrebbe poter permettere ai consumatori di essere adeguatamente informati e di operare le scelte giuste. Potrebbe anche essere tuttavia un segno di protezionismo occulto, e talvolta quando sento discorsi di questo genere, mi sembra di udirlo e di vederlo. Sono state l’apertura delle frontiere e il libero commercio ad arricchire l’Europa e i consumatori europei lo sanno. Grazie.

 
  
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  Anna Rosbach (ECR).(DA) Signor Presidente, l’industria tessile è un’industria globale. I capi di abbigliamento che indossiamo spesso hanno fatto il giro del mondo prima di arrivare ai consumatori dell’Unione europea come prodotti finiti. La relazione è dettagliata, approfondita e molto tecnica. È difficile stabilire il giusto equilibrio tra competitività, diritto dei consumatori all’informazione e possibilità di tracciabilità a livello mondiale. I consumatori hanno il diritto di sapere quali sostanze chimiche sono state utilizzate per la fabbricazione di un prodotto, da dove vengono le materie prime e di ricevere altre informazioni pertinenti. Ma come è possibile stabilire il corretto equilibrio tra una lunghissima dicitura sul colletto di un capo di abbigliamento e una minuscola etichetta che dice semplicemente che il capo non deve essere lavato ad acqua?

L’etichettatura deve essere priva di ambiguità e deve fornire informazioni chiare che consentano ai cittadini di operare le proprie scelte in base alle loro idee. Questo compromesso è un passo nella giusta direzione. Dovremo però aspettare fino al 2013 prima che la Commissione conduca il suo studio. Detto studio costituirà il quadro in virtù del quale si stabilirà come i consumatori, attraverso l’etichettatura, potranno ottenere “informazioni precise sul paese d’origine e informazioni supplementari che garantiscano la completa tracciabilità dei prodotti tessili”. Spero che questo quadro si possa trasformare in una normativa sensata e fruibile. Il 2013 è ancora lontano, mi fa quindi piacere che il Commissario voglia anticipare la data di entrata in vigore della normativa che fornirà informazioni complete ai consumatori. Grazie signor Commissario. I Conservatori e Riformisti europei voteranno a favore della proposta.

 
  
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  Jacky Hénin (GUE/NGL).(FR) Signor Presidente, nel 2005 l’abolizione delle quote tessili ha aperto la porta dell’Unione europea ad ogni sorta di dumping, con conseguenze disastrose per l’occupazione e per l’ambiente e, malgrado le apparenze, a lungo termine anche per la salute dei consumatori.

È davvero ora giunto il momento di introdurre misure tese a proteggere e a fare crescere i posti di lavoro e a promuovere il know-how tra i lavoratori del settore tessile, nonché la salute dei consumatori. Sebbene noi volessimo spingerci addirittura oltre, approviamo le proposte che ci sono state presentate in materia di indicazione d’origine, lo studio sulle sostanze pericolose e il contrassegno obbligatorio della composizione fibrosa dei prodotti tessili. Dobbiamo ancora accertarci di poter disporre delle risorse necessarie per realizzare questo sistema di protezione e informazione in tutti gli Stati membri e perseguire i colpevoli.

Dobbiamo accertarci di poter disporre delle risorse necessarie per combattere la contraffazione – per esempio alle frontiere dell’Unione, ma anche nel cuore del mercato unico. È una questione di volontà politica. Va detto, purtroppo, che si stanziano molte più risorse per fermare i tunisini alla frontiera franco-italiana che per la lotta contro la vendita di prodotti contraffatti.

Pensando a questi eventi, giungiamo purtroppo alla conclusione che in Europa è decisamente meglio essere un bene di consumo che un essere umano. Dobbiamo cambiare le cose

 
  
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  Matteo Salvini (EFD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, pur ringraziando il Presidente della Commissione e il Commissario Tajani per lo sforzo compiuto, come Lega Nord ci dichiariamo assolutamente e totalmente insoddisfatti.

Mi sembra un dibattito surreale. Questa è una fregatura, una solenne fregatura. Qualche entusiasta collega di sinistra propone di mettersi d'accordo sull'uniformità delle taglie, mentre non conosciamo la provenienza dei prodotti indossati dai consumatori. Alla faccia del libero mercato! Vorrei che il dibattito surreale di questo martedì sera, svolto in un emiciclo semivuoto, fosse ascoltato da alcune migliaia di produttori sopravvissuti alla crisi del settore.

Capisco la logica del compromesso ma l'attuale testo stravolge quello scaturito dalla prima lettura e votato a stragrande maggioranza. Si trattava di un testo equilibrato che teneva conto delle esigenze sia dei produttori che dei consumatori. Dopo c'è stata una debacle completa: mi sembra di aver capito che solo due Stati membri su 27 abbiano chiesto che il consumatore conosca la composizione dei capi indossati e la Presidenza ungherese del Consiglio ha fatto orecchie da mercante! Non è questa l'ennesima dimostrazione che quest'Europa è lontana anni luce dall'interesse dei cittadini, siano essi produttori o consumatori?

 
  
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  Csanád Szegedi (NI). - (HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Győri, vorrei dividere il tema dell’etichettatura dei prodotti tessili in due importanti capitoli. Il primo riguarda la necessità di indicare da quale paese proviene un prodotto tessile, il secondo quella di precisare anche i materiali di cui è costituito il prodotto tessile. In entrambi i casi è naturalmente molto utile un sistema uniforme di norme.

Se analizziamo il primo problema, ossia l’origine dei prodotti, si può ragionevolmente iniziare con il cliché secondo cui è in corso una crisi nell’Unione europea principalmente dovuta al fatto che le industrie manifatturiere, per esempio quella tessile, sono state delocalizzate in diversi paesi dell’Estremo Oriente per realizzare facili e rapidi profitti e pertanto la produzione nell’Unione europea è calata.

Dobbiamo individuare i comparti che possono offrire all’Unione europea un’opportunità per superare la crisi. L’industria tessile è proprio uno di questi settori insieme all’agricoltura, alla produzione di macchinari o al turismo, per citarne alcuni.

I produttori europei sono in grave svantaggio nell’industria tessile, perché il dumping da parte di prodotti economici e di scarsa qualità provenienti dall’Estremo Oriente impedisce ai produttori europei di crescere.

Occorre indicare il paese d’origine e sarei assolutamente favorevole anche all’indicazione specifica dello Stato membro dell’Unione europea. A questo riguardo confido nella saggezza dei clienti che vogliono sostenere le proprie economie, e voglio immaginare che, per esempio, un bulgaro, un ceco, un ungherese o un tedesco andranno ad acquistare un prodotto fabbricato nel proprio paese.

Dobbiamo proteggere i nostri mercati con le nuove tecnologie e indicare la qualità dei materiali, sulla base di rigorosi test di laboratorio.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signor Presidente, proprio una settimana fa, lo scorso anno, abbiamo approvato a larga maggioranza, in prima lettura, un progetto di legge molto dettagliato sull’etichettatura dei prodotti tessili, presentato dalla nostra commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori. Rivolgo un sentito plauso al lavoro del relatore, onorevole Manders, e a tutti i colleghi che hanno negoziato fino all’ultimo con il Consiglio in vista di un compromesso in seconda lettura, che consente l’introduzione più rapida di nuove fibre nella produzione europea e migliora la sicurezza dei prodotti.

Deploro tuttavia il fatto che il Consiglio si sia così ostinatamente rifiutato di introdurre l’indicazione del paese d’origine e di rendere uniforme il sistema di etichettatura delle taglie. Mi delude profondamente l’approccio del Consiglio che priva i consumatori del diritto di sapere, prima dell’acquisto, dove è stata fabbricata una parte significativa del prodotto. Dopo tutto, non sono informazioni riservate. Sono informazioni che possono consolidare la promozione di marchi europei di qualità e rendere giustamente orgogliosi i nostri concittadini di quello che gli europei riescono ancora a produrre, nonostante la concorrenza della manodopera a basso costo. Se i consumatori sanno dove è stato fabbricato un prodotto, eviteranno più facilmente di acquistare prodotti pericolosi, che sono ancora molto numerosi, nonostante il miglioramento dei controlli. Non si tratta assolutamente di protezionismo.

Mi fa piacere che almeno la Commissione sia disposta a presentare una valutazione di impatto entro il mese di settembre 2013 che, oltre al paese d’origine, verterà anche su sistemi armonizzati per la manutenzione dei prodotti, l’etichettatura delle taglie e l’inclusione di informazioni sulle sostanze pericolose, allergeniche, infiammabili, eccetera. Resta da vedere se, da qui a due anni, tutto ciò avrà qualche effetto sul Consiglio che protegge gli interessi delle imprese che importano prodotti tessili da paesi terzi più di quanto protegga i produttori e i consumatori europei. Spetta in ogni caso a noi fare opera di convincimento, non solo qui a Bruxelles, ma anche presso i nostri governi nei nostri rispettivi paesi, se vogliamo davvero raggiungere questi obiettivi. Vorrei concludere ringraziando nuovamente l’onorevole Manders, il Commissario e tutti gli altri per il risultato odierno.

 
  
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  Gianluca Susta (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa proposta di regolamento è da condividere perché aiuta la semplificazione e l'armonizzazione delle diverse disposizioni legislative degli Stati membri. Si tratta di un segnale coerente con le proposte della Commissione sulle PMI e sulle strategie di rilancio della competitività europea riguardanti il settore manifatturiero. Inoltre, questo regolamento premia implicitamente l'innovazione dei prodotti e favorisce una migliore trasparenza nel procedimento.

Tuttavia, mi permetto di osservare che il compromesso raggiunto con l'introduzione della clausola di riesame e la dichiarazione congiunta del Parlamento e del Consiglio sull'indicazione di origine – di cui non mi sfugge il significato politico – potrebbe rappresentare un precedente e compromettere l'esito della difficile trattativa tra Commissione, Parlamento e Consiglio sulla complessa vicenda del marchio d'origine dei prodotti extra UE, votata dal Parlamento nell'ottobre scorso in prima lettura e che non riguarda solo i prodotti tessili.

Sarebbe ora che il Consiglio prendesse atto una volta per tutte della volontà democratica rappresentata in questa sede dalla maggioranza dei parlamentari. Comunque, nonostante queste perplessità, voteremo a favore della proposta di regolamento.

 
  
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  Claudio Morganti (EFD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, se da un lato questa relazione contiene utili provvedimenti volti a semplificare e armonizzare la materia, dall'altro suscita la mia contrarietà per il fatto di non essere riusciti a inserire nel testo un riferimento al marchio d'origine. Questa misura sarebbe stata di fondamentale importanza per il settore tessile, oltre che una garanzia per i cittadini e i consumatori europei.

I nostri principali competitori, come gli Stati Uniti, il Giappone e addirittura la Cina, applicano già da tempo una norma analoga sui prodotti importati. L'Europa – e non se ne capisce bene la ragione – sembra ritenere invece questa questione del tutto irrilevante e superflua. Ma il punto non è affatto trascurabile: un'etichettatura con il marchio d'origine può contribuire, oltre che a tutelare le qualità, anche a prevenire le truffe. Proprio la scorsa settimana nella mia città, Prato, sono stati sequestrati oltre 73.000 articoli falsi, la maggior parte dei quali riguardanti prodotti tessili.

Contraffazione, imitazioni, produzioni dall'Estremo Oriente a bassissimo costo, e così via. Il nostro settore tessile e manifatturiero è in ginocchio e l'Europa è sorda a ogni nostra richiesta. La mancanza del marchio d'origine è purtroppo solo l'ultima pessima trovata.

(L'oratore accetta di rispondere ad una domanda presentata con la procedura del cartellino blu ai sensi dell’articolo 149, paragrafo 8)

 
  
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  Lara Comi (PPE). - Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi del partito della Lega Nord per chiedere cosa abbia fatto il loro partito nel corso dei negoziati e del trilogo, visto che io personalmente e il Partito popolare europeo abbiamo richiesto la loro partecipazione con un contributo attivo.

È giusto criticare, ma sarebbe meglio lavorare insieme per il conseguimento di risultati concreti e non lanciare solo slogan.

 
  
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  Claudio Morganti (EFD). - Signor Presidente, in occasione della prima lettura in sede di commissione era passato tutt'altro testo, comprendente il certificato di origine del prodotto. Non è chiaro perché il Consiglio europeo e la Commissione abbiano ceduto su questo punto: noi non intendiamo cedere, per cui votiamo contro la relazione proprio per la mancanza del certificato di origine.

 
  
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  Elisabetta Gardini (PPE). - Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, siamo tutti qui a valutare un testo senza dubbio contenente alcune lacune, perché credo che – come è solito dirsi in quest'Aula – tutti avremmo voluto qualcosa di più ambizioso ma siamo anche tutti quanti consapevoli di essere sulla giusta strada. È evidente che un chiaro sistema obbligatorio di etichettatura su tutti i capi di abbigliamento consente un maggiore controllo e permette di combattere più efficacemente le truffe e l'illegalità.

Unanime in effetti è stato il plauso, ad esempio, per il fatto che in questo testo sia stato inserito l'obbligo di etichettare quelle guarnizioni di origine non tessile bensì animale. Ci auguriamo che in questo modo si potrà contrastare meglio quell'immondo commercio di pellicce di cani o gatti, con le quali si guarniscono capi di abbigliamento immessi illegalmente nel nostro mercato. Avremmo auspicato un progetto più ambizioso con il riconoscimento del luogo d'origine o almeno che fosse da subito inserito il luogo d'origine per i prodotti provenienti da quei paesi terzi che notoriamente non rispettano alcuna norma o regola a tutela dei consumatori, dei lavoratori, dell'ambiente e dei minori – norme e regole che sono ormai prassi consolidata in Europa e costituiscono l'autentica garanzia per i nostri consumatori e i nostri cittadini. Vorrei però fossimo tutti consapevoli che è una battaglia da vincere insieme e compatti, perché – come ricordato dall'onorevole Comi – è una lotta partita da lontano e sulla quale oggi segniamo un punto importante.

Le consultazioni con i consumatori che il Commissario si è impegnato a fare costituiranno un passo fondamentale, non solo per il comparto tessile ma anche per tutti i comparti in merito ai quali molte volte in quest'Aula è stato messo in dubbio il desiderio dei cittadini di conoscere il luogo d'origine. Presumo che il luogo d'origine sarà al primo posto nelle preferenze del consumatore e di questo do atto a tutti i colleghi che hanno lavorato in prima persona su questo importante testo.

 
  
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  Ildikó Gáll-Pelcz (PPE). - (HU) Signor Presidente, durante la discussione sulla relazione, dobbiamo prestare particolare attenzione agli interessi dei consumatori. Occorre garantire indicazioni ed etichette accurate, perché sono queste le misure che permettono di far conoscere ai consumatori il valore aggiunto dell’Unione europea. La normativa attualmente in vigore consente delle deroghe che comportano svantaggi competitivi per l’Unione europea; è venuto quindi il momento di avviare una revisione legislativa in linea con gli attuali rapporti di mercato.

Il relatore ha forse ragione in merito al fatto che non esistono prove sufficienti per quanto riguarda i possibili effetti delle sostanze pericolose utilizzate. Viceversa potrebbe anche essere che il relatore non abbia ragione, e sarebbe auspicabile studiare il problema con maggiore attenzione. È altresì importante valutare gli eventuali nessi causali tra le reazioni allergiche e le fibre sintetiche e i coloranti utilizzati nei prodotti tessili. Per questo i problemi relativi a qualità, origine e tracciabilità devono essere trattati con la massima priorità.

 
  
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  Phil Prendergast (S&D). - (EN) Signor Presidente, i cittadini dell’Unione europea hanno il diritto di conoscere la composizione dei capi di abbigliamento che indossano e questo regolamento consentirà loro di evitare di acquistare prodotti che comprendono parti non tessili di origine animale, che lo facciano per motivi legati alla salute, all’etica o di altro tipo. Quando sono utilizzati negli indumenti, per esempio come applicazioni, questi materiali attualmente non sono soggetti ad etichettatura obbligatoria; la maggior parte dei consumatori non lo sa e probabilmente non conosce la composizione esatta dei prodotti tessili che acquista.

Esiste una normativa europea in materia per le calzature e sarebbe logico garantire ai nostri consumatori lo stesso livello di informazione quando acquistano capi di abbigliamento. Soprattutto le persone allergiche trarranno un particolare vantaggio da questa proposta, in quanto la pelliccia è potenzialmente pericolosa per la loro salute e la Commissione deve anche verificare se i materiali e le sostanze chimiche potenzialmente pericolosi utilizzati nei prodotti tessili possono provocare reazioni allergiche.

Le future domande di nuove denominazioni di fibre tessili dovrebbero contenere i dati scientifici disponibili relativi alle possibili reazioni allergiche e agli altri effetti negativi sulla salute umana. Occorre sottolineare che si tratta di proposte equilibrate che non riguardano gli indumenti confezionati da sarti che operano in qualità di lavoratori autonomi, che godono di un’esenzione dagli obblighi in materia di etichettatura.

 
  
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  Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. − Signor Presidente, credo che questo, più che un dibattito tecnico, sia un dibattito politico, che si inquadra nel contesto di scelte a favore dell'economia reale da parte delle Istituzioni dell'Unione europea, in questo caso Parlamento, Commissione e Consiglio.

La Commissione europea e il Commissario all'industria intendono continuare a sostenere la politica industriale e le piccole e medie imprese, al fine di dare risposte ai nostri concittadini anche in merito alla qualità dei prodotti fabbricati nelle nostre imprese. La competitività del sistema europeo si misura anche sulla qualità dei prodotti per quanto riguarda la tutela della salute dei nostri concittadini. Ecco perché la Commissione europea rilancia questa sera, alla fine di questa discussione, il desiderio di andare avanti nella realizzazione del Made in. Come ho già annunciato – e per rassicurare l'onorevole Cancian e tutti gli altri parlamentari che hanno manifestato preoccupazione per i tempi troppo lunghi – ribadisco che faremo in modo di anticipare i tempi di presentazione del nostro lavoro. A questo proposito, confermo di aver dato mandato ai miei servizi di procedere sulla strada intrapresa perché la Commissione europea si è sempre schierata a favore del Made in sia per quanto riguarda i prodotti fabbricati all'interno dell'Unione europea che per quelli importati.

La discussione di stasera non è stata certamente infruttuosa, perché il signor Győri ha affermato chiaramente che il Consiglio dà grande rilievo alla clausola di cui stiamo discutendo, che è la chiave della discussione politica di oggi, che esso è pronto a trovare un accordo non di retroguardia ma di avanguardia con la Commissione e con il Parlamento per dare risposte concrete ai cittadini.

Insisto nella mia convinzione che la questione della tracciabilità riguardi la competitività delle piccole e medie imprese e – così com'è stato mio impegno prioritario sin dall'inizio della mia nomina a Commissario europeo la politica a favore delle piccole e medie imprese, continuando l'opera del Commissario precedente – così intendo continuare a difendere la salute dei consumatori attraverso prodotti di qualità che saranno gli unici competitivi sul mercato internazionale, perché la competitività dei prodotti dell'Unione europea si misura sulla qualità. Ecco perché ritengo importante continuare a lavorare in questo senso.

Sono soddisfatto dell'accordo raggiunto tra colegislatori. Come ben sapete, sono Parlamento e Consiglio a dover valutare in seconda lettura, ma la Commissione europea intende riprendere l'iniziativa politica, rilanciandola – in altri termini, il Commissario all'industria intende iniziare subito a lavorare per permettere ai nostri prodotti di avere tutela per la competitività delle imprese e per la salute dei cittadini.

Prima di concludere, voglio ricordare il nostro impegno a sostegno dell'innovazione del settore tessile e dell'abbigliamento. L'adeguamento della legislazione è uno dei mezzi per difendere la nostra competitività, ma nel settore della politica industriale sono in cantiere anche altre iniziative. Ne indico soltanto due. Stiamo elaborando misure volte a sostenere il trasferimento dei risultati della ricerca e la loro trasformazione in prodotti e servizi concreti e commercializzabili. Stiamo inoltre preparando una comunicazione sugli aspetti fondamentali della competitività dell'industria della moda.

Tutto questo per evidenziare la necessità di tutelare le imprese europee e il fatto che non possano esservi crescita e sviluppo e soprattutto che non possa esservi occupazione in un contesto di economia sociale e di mercato, in cui il mercato – che pure è uno strumento fondamentale della nostra Unione europea – non persegua un obiettivo più alto e più importante, ossia quello della politica sociale.

 
  
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  Enikő Győri, Presidente in carica del Consiglio. (HU) Vorrei sinteticamente rispondere alle domande relative all’indicazione del paese d’origine, perché è stata questa la parte più appassionante della discussione e devo dire che il tema ha suscitato un vivace dibattito non solo durante le consultazioni con il Parlamento ma anche con il Consiglio e si tratta di un argomento di cui abbiamo discusso ampiamente.

Dato che le consultazioni sulla proposta orizzontale relativa al paese d’origine nella politica commerciale non si sono ancora concluse, non ritenevamo fosse opportuno creare un precedente che avrebbe messo a rischio la proposta, pregiudicando l’esito di quella discussione. Abbiamo anche valutato la possibilità di creare un sistema che funzioni su base volontaria per l’indicazione del luogo di produzione. In pratica gli operatori già dispongono di questa opzione. Ma se inserissimo questo sistema volontario in un regolamento, senza un adeguato meccanismo di attuazione, causeremmo oneri e distorsioni ingiustificati, ed è un effetto che vogliamo a tutti i costi evitare.

Sono certa che la relazione della Commissione valuterà gli effetti di un eventuale sistema per l’indicazione d’origine, affinché i legislatori possano più avanti prendere una decisione accorta e sensata.

(EN) (…) E io devo esprimere la mia gratitudine al Commissario Tajani per la sua disponibilità ad accelerare i lavori in seno alla Commissione al fine di trovare una soluzione in questo dossier così importante.

(HU) Quindi alla fine dei conti, ci è sembrato che una soluzione praticabile potesse essere quella di inserire una clausola di revisione nel testo e di affrontare il tema in un paragrafo del preambolo e mi fa molto piacere che l’onorevole Comi, che oggi è stata la principale portavoce di questo tema e che è una pioniera in materia, abbia anche affermato che è una soluzione accettabile e valida e che può fungere da base per un lavoro comune in futuro.

Desidero pertanto ringraziare di nuovo tutti per questa discussione estremamente utile. È positivo che ora ci sia un programma anche per il futuro. Inoltre per noi è importantissimo che, come hanno ricordato molti onorevoli parlamentari, si possa combattere la contraffazione nel modo più efficiente possibile e che il consumatore europeo possa fidarsi della tracciabilità dei prodotti tessili.

A nome della Presidenza vorrei di nuovo ringraziare il relatore, il relatore ombra, il presidente della commissione IMCO e i suoi colleghi per l’impegno comune volto a raggiungere un accordo su questo testo in seconda lettura, grazie al quale il mercato interno dei prodotti tessili potrà funzionare in modo ancor più efficiente.

 
  
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  Toine Manders, relatore. (NL) Signor Presidente, la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori è favorevole al libero commercio e contraria al protezionismo. Il protezionismo non è mai stato l’intenzione dietro questa proposta che invece si propone di fare in modo che le moderne tecnologie siano utilizzate per fornire informazioni adeguate e accurate al consumatore. Anch’io ritengo che sia assurdo che alcuni deputati dicano, dopo la prima lettura, “Bene, è passata, e ora possiamo andare avanti a prescindere”, perché noi in quest’Aula sappiamo che se vogliamo continuare a fare come facevamo in passato e se i nostri obiettivi sono diversi da quelli del Consiglio o della Commissione, la nostra sarà una strada in salita. È facile attirare la vostra attenzione su questo aspetto ora, ma credo che sia questa la via giusta da seguire. Ho sentito con quanta convinzione il Commissario Tajani ha sostenuto il nostro compromesso e invito il ministro Györi a dare prova della stessa forza nei suoi tentativi di persuadere il Consiglio ad accettare gli elementi positivi contenuti nello studio e ad integrarli nella normativa.

Se così sarà, credo che potremo dimostrare a tutti che elaboriamo leggi vantaggiose per la nostra industria, per i nostri consumatori e anche per noi, perché non dobbiamo perdere il sostegno del pubblico in Europa.

Ringrazio tutti per l’appoggio e rivolgo al Commissario Tajani un nuovo grazie per il suo sostegno e spero che potremo vedere al più presto i risultati dello studio. Spero anche che il Presidente in carica riesca a convincere il Consiglio del fatto che possiamo metterci al lavoro in uno spirito positivo.

Credo che il futuro ci dimostrerà che la strada che stiamo imboccando potrà costituire un modello, un esempio per numerosi settori, una strada che giustifica le fatiche che stiamo affrontando. Nessuna normativa dovrebbe mai basarsi sulle emozioni, perché nessuno vuole che sia così. D’altra parte, una normativa che sia sostenuta e corroborata da argomentazioni scientifiche, con contributi da parte di tutti, che possa condurci alla fine ad una normativa accettabile per tutti, pur rimanendo praticabile, sarà quella che assicurerà maggiore prosperità in Europa.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì, 11 maggio, alle 12.30.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL) , per iscritto.(PT) Sappiamo che, il 30 gennaio 2009, la Commissione ha adottato l’attuale proposta di regolamento relativo alle denominazioni tessili e all’etichettatura dei prodotti tessili. La proposta mira a semplificare e a migliorare il quadro normativo esistente in materia di etichettatura dei prodotti tessili, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo e l’utilizzazione di nuove fibre. La proposta semplifica il processo legislativo per adeguare la legislazione al progresso tecnico in un unico regolamento. Si eviterebbe così di dover recepire semplici aggiornamenti tecnici e si abbrevierebbero i tempi tra la presentazione di una domanda e l’adozione di una nuova denominazione di fibra.

La maggioranza del Parlamento appoggia la semplificazione del quadro normativo esistente che incoraggia l’innovazione nel settore tessile e dell’abbigliamento, consentendo al tempo stesso agli utilizzatori e ai consumatori di fibre di beneficiare più rapidamente di prodotti innovativi.

Nella sua posizione in prima lettura, adottata il 18 maggio 2010, il Parlamento ha approvato 63 emendamenti a larghissima maggioranza, comprese le norme sul marchio d’origine, l’indicazione di materiali di origine animale, l’uso di simboli non linguistici e una clausola di revisione, ma il Consiglio non ha accettato tutto. È importante che accolga varie proposte, soprattutto quelle relative al marchio d’origine.

Appoggiamo pertanto la maggior parte delle posizioni qui adottate.

 
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