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Procedura : 2011/2051(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A7-0202/2011

Testi presentati :

A7-0202/2011

Discussioni :

PV 22/06/2011 - 15
CRE 22/06/2011 - 15

Votazioni :

PV 23/06/2011 - 12.23
CRE 23/06/2011 - 12.23
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Testi approvati :

P7_TA(2011)0297

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 22 giugno 2011 - Bruxelles Edizione GU

15. La PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio (discussione)
Video degli interventi
PV
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  Presidente. − – L’ordine del giorno reca la relazione (A7-0202/2011), presentata dall’onorevole Dess a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell’alimentazione, delle risorse naturali e del territorio [2011/2051(INI)].

 
  
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  Albert Deß, relatore. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, 50 anni fa, nel 1961, ho intrapreso la mia formazione di agricoltore. Da allora sono stato guidato dalla politica agricola comune europea, che è diventata un pilastro importante del processo di unificazione dell’Europa.

Sin dagli esordi, i compiti della PAC sono profondamente cambiati. La prima missione consisteva nell’aumentare la produzione alimentare per renderci meno dipendenti dalle importazioni di cibo. Successivamente, l’Europa si è trovata a dover far fronte ad eccedenze alimentari. Mutando costantemente la situazione, vi sono state anche continue riforme.

Oggi stiamo discutendo la prossima riforma, il nuovo approccio della PAC dopo il 2013. Come relatore della riforma della PAC verso il 2020, sono lieto che si sia potuti giungere a un compromesso tra i gruppi. Anche se in un compromesso non è stato possibile tener conto di tutti gli interessi individuali, la relazione è stata adottata a grande maggioranza in sede di commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Il voto chiaro è stato un segnale inequivocabile alla Commissione della forma che secondo la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale la PAC sta assumendo verso il 2020. Sono certo, signor Commissario, che il nuovo approccio della politica agricola comune dopo il 2013 recherà anche il sigillo del Parlamento europeo. Il trattato di Lisbona ci offre questa possibilità.

Oggi i miei ringraziamenti vanno ai colleghi che hanno partecipato offrendo il proprio sostegno, nonché al presidente della commissione, onorevole De Castro, e ai coordinatori e ai relatori ombra per la loro eccellente collaborazione e disponibilità al compromesso. Ringrazierei altresì il personale del segretariato della commissione, i gruppi politici e il mio ufficio privato per la loro splendida cooperazione.

Passando ora alla relazione, la sicurezza alimentare e la sicurezza dell’approvvigionamento per mezzo miliardo di persone restano i principali obiettivi della politica agricola comune, non soltanto nell’Unione europea, ma anche nel mondo. La PAC intende essere sostenibile e competitiva, fornire ai consumatori alimenti sicuri di alta qualità e anche promuovere forme di energia rinnovabili. La struttura a due pilastri della PAC deve rimanere immutata in modo da dare la certezza della pianificazione ai nostri agricoltori per il prossimo periodo.

La relazione afferma chiaramente, e in tal senso sosteniamo il Commissario, che il bilancio agricolo deve restare all’attuale livello nel prossimo periodo finanziario. Non comprendo la dichiarazione del Presidente Barroso secondo cui vanno operati tagli nel secondo pilastro. Penso che vi sarà opposizione da parte di tutti gruppi al riguardo.

La semplificazione della politica agricola comune è tuttora un compito importante ed è una richiesta fondamentale contenuta nel nostro compromesso, così come si chiede un’equa distribuzione tra gli Stati membri, che è necessaria anche per creare parità in termini di concorrenza. Stiamo cercando di allontanarci dai riferimenti storici e individuali per orientarci verso premi per superficie. Il ruolo dei piccoli agricoltori va riconosciuto e, sulla base della sussidiarietà, gli Stati membri stessi devono decidere come sostenere i piccoli coltivatori. Si parla dell’importanza dei giovani. Dal mio punto di vista, era importante evitare di introdurre un nuovo sistema di pagamenti aggiuntivi che avrebbe portato a ulteriori sistemi di controllo e sanzionamento per l’ecologizzazione.

Nel complesso, siamo giunti a un compromesso che molti membri potranno appoggiare domani in maniera da poter trasmettere un segnale chiaro per quel che riguarda il nuovo approccio della politica agricola. Un’ampia maggioranza del gruppo PPE voterà a favore della relazione.

 
  
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  Dacian Cioloş, membro della Commissione. – (FR) Signor Presidente, onorevole Dess, onorevoli parlamentari, l’odierna relazione è giunta in un momento fondamentale, proprio mentre la Commissione sta predisponendo dettagliate proposte legislative che intende presentare a Parlamento e Consiglio in ottobre.

Vorrei ringraziare il relatore, onorevole Dess, per il suo lavoro negli ultimi mesi e settimane, così come vorrei ringraziare i membri della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale per il grande impegno profuso e le fruttuose discussioni avute sin da quando ho intrapreso il compito di preparare la riforma della politica agricola comune.

Molti elementi della relazione sono in linea con la visione della Commissione esposta nella comunicazione sulla riforma della politica agricola comune, presentata alla fine del 2010 e volta ad alimentare il dibattito.

Penso in particolare alla questione della sicurezza alimentare, uno degli obiettivi di fondo dell’agricoltura, ma penso anche all’importanza di mantenere i due pilastri della politica agricola comune, come ha detto poc’anzi l’onorevole Dess, riconoscendo nel contempo l’esigenza di rendere più ecologica tale politica e concentrarsi maggiormente sull’integrazione della corretta gestione delle risorse naturali. Mi riferisco anche a una distribuzione più giusta del denaro della PAC tra gli agricoltori europei e alla necessità di un bilancio che possa permettere di affrontare le questioni alimentari e regionali, ma anche la gestione delle risorse naturali nell’Unione europea.

Rilevo altresì che è stata inclusa una proposta concernente massimali superiori per i pagamenti diretti. In questa fase, consentitemi di sottolineare il notevole contributo all’occupazione rurale dato da molte grandi aziende agricole. Criteri come l’occupazione saranno dunque tenuti presenti quando definiremo i massimali per l’aiuto al reddito agricolo.

Aggiungere una componente “verde” al primo pilastro unitamente a una politica di sviluppo rurale più forte è un altro obiettivo fondamentale che contribuirà ad affrontare le questioni ambientali e il cambiamento climatico, ma concorrerà anche a realizzare la strategia Europa 2020.

Sono lieto di vedere che la relazione sottolinea l’importanza di legami più stretti tra i pagamenti diretti e la conservazione delle risorse naturali. Intendo istituire uno strumento paneuropeo efficace che consegua l’obiettivo di semplificare il sistema dei pagamenti diretti. Sono un forte sostenitore del disaccoppiamento dei pagamenti diretti, mezzo che si è dimostrato utile per aiutare i coltivatori ad adeguarsi meglio alle condizioni di mercato. Condivido tuttavia l’idea espressa nella vostra relazione, ovverosia che abbiamo bisogno di essere pragmatici e realisti. In alcune situazioni, come in alcuni segmenti e settori specifici economicamente, ecologicamente e socialmente sensibili, penso che debba essere disponibile anche un aiuto accoppiato opzionale.

I pagamenti diretti continueranno a svolgere un ruolo importante per il mantenimento della vitalità regionale. La sfida è particolarmente impegnativa nelle zone con notevoli limitazioni naturali. Per questo la comunicazione della Commissione ha sottolineato l’importanza di fornire aiuto al reddito in aggiunta ai pagamenti del secondo pilastro per le zone con vincoli naturali, che continueranno a essere concessi.

Esamineremo le preoccupazioni manifestate nella vostra relazione, in cui si suggerisce che tale componente non debba essere inserita nel primo pilastro. Nella comunicazione sul futuro della politica agricola comune ho proposto di creare uno specifico regime di sostegno per i piccoli coltivatori che li aiuterebbe a ridurre al minimo la burocrazia associata agli aiuti diretti. Nell’ambito del secondo pilastro, i piccoli agricoltori potrebbero anche ricevere un notevole sostegno per operare ristrutturazioni o consentire loro di contribuire maggiormente a livello territoriale, ma anche in termini economici, diventando redditizi e competitivi.

Limitare i pagamenti diretti ai coltivatori attivi è un altro elemento sul quale le vostre aspettative e la mia visione della futura politica agricola comune coincidono. Anche in questo caso, vogliamo elaborare una definizione europea che possa anche tener conto delle specifiche condizioni degli Stati membri.

Ho inoltre prestato grande attenzione alle vostre proposte sulle misure di mercato. Il rafforzamento della capacità gestionale e il potere contrattuale di produttori e organizzazioni di produttori, la definizione trasparente dei prezzi e altre misure per la gestione del rischio sono tutti temi che intendo esaminare dettagliatamente nel quadro della valutazione di impatto. Desidero sviluppare proposte legislative specifiche su tali aspetti.

Concordo con i vostri commenti in merito al miglioramento e al potenziamento delle misure di sviluppo rurale, così come concordo con l’idea che ci occorrano misure che ci permettano di rispondere più efficacemente alle sfide derivanti dal riscaldamento globale, dalla biodiversità e dalla gestione sostenibile delle risorse umane.

Il secondo pilastro della futura politica agricola comune dovrà raccogliere tutte queste sfide e anche valutare come sarà possibile utilizzare le conoscenze tecniche per costruire un futuro che abbini competitività e preoccupazioni ambientali. Posso dirvi che l’intera Commissione, l’intero collegio di Commissari, compreso il Presidente Barroso, è favorevole a un secondo pilastro forte nella futura PAC.

Mi interessava leggere le vostre proposte in merito ai giovani agricoltori. La politica di sviluppo rurale deve offrire una serie di misure di sostegno che rispondano alle loro esigenze. Vorrei inoltre analizzare ciò che si potrebbe fare nel quadro del primo pilastro della PAC per i giovani coltivatori. Per il futuro desidererei che gli Stati membri potessero definire sottoprogrammi tematici: pacchetti di misure specificamente rivolte ai giovani agricoltori che riconoscano la priorità di tale gruppo nello Stato membro. Penso a misure in tema di creazione di aziende, formazione professionale, servizi di formazione, investimento nell’ammodernamento e la ristrutturazione delle aziende.

Come si sottolinea nella relazione, la nostra politica avrà bisogno di fondi adeguati se vogliamo che affronti le future sfide. Attualmente attendiamo la comunicazione della Commissione sul prossimo quadro finanziario pluriennale, che sarà pubblicata entro la fine di luglio, comunicazione sulla quale ci baseremo quando presenteremo la nostra valutazione di impatto e le proposte legislative in autunno, come ho detto poc’anzi.

Vi ringrazio nuovamente per la relazione. Sarò lieto di rispondere a qualunque domanda. Spero che la discussione sia molto fruttuosa.

 
  
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  Kriton Arsenis, relatore per parere della commissione per lo sviluppo. – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, oggi discutiamo in merito alla politica agricola comune. Molti la criticano perché ritengono che abbia causato danni ambientali e in passato come adesso continui a mettere a repentaglio i paesi in via di sviluppo sotto numerosi profili, specialmente a livello di agricoltura e sviluppo.

Chi muove critiche ha ragione, ma chi chiede una riduzione dei fondi a disposizione della politica comune ha torto. La politica agricola comune non è soltanto una politica per l’agricoltura; è uno strumento per ridistribuire risorse dai centri urbani europei alle campagne. Sono i cittadini europei delle campagne che si prendono cura delle nostre foreste, dei nostri fiumi, dei nostri laghi e che ci danno cibo, aria pulita e aria.

Abbiamo bisogno di fornire loro incentivi per apportare cambiamenti laddove tali cambiamenti sono necessari. Tuttavia, se vogliamo applicare la politica agricola in modo serio, dobbiamo aumentare i fondi a sua disposizione per giungere a una PAC più giusta, efficace e sostenibile.

 
  
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  Karin Kadenbach, relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, se chiedessimo ai cittadini europei che cosa si aspettano dalla politica europea, risponderebbero qualità della vita usando termini come salute e ambiente. Con la politica agricola comune stiamo assolvendo proprio il compito di soddisfare le aspettative che i cittadini europei ripongono in noi come politici, ma anche nella politica in generale.

Il contributo della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare è importante in tale contesto perché vogliamo esattamente ciò che vogliono i cittadini europei. Vogliamo cibo sano prodotto in un sistema diverso, e per diverso intendo diversità biologica, ma anche diversità in termini di produzione.

Dobbiamo permettere che l’ambiente in cui viviamo venga preservato. Dobbiamo prenderci cura delle nostre acque, dell’aria e del suolo. Dobbiamo garantire che l’habitat rurale continui a svilupparsi e non diventi l’ospizio dell’Europa. Dobbiamo perseguire una politica agricola che comporti lo sviluppo di tutte le regioni. Per questo abbiamo bisogno di denaro e tale denaro deve essere distribuito in modo corretto ed equo.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski, relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale. – (PL) Signor Presidente, porgo le mie scuse! La prego di iniziare a calcolare il tempo da ora. Intendo esporre una serie di commenti contenuti nel parere della commissione per lo sviluppo regionale. È un peccato che non siano stati interamente incorporati nella relazione della commissione per l’agricoltura. Ecco le osservazioni. La sicurezza alimentare a livello comunitario e mondiale e la globalizzazione richiedono una politica agricola comune nuova e forte, che innanzi tutto migliori la nostra competitività sul mercato internazionale, in secondo luogo garantisca un reddito equo agli agricoltori, in terzo luogo assicuri che i consumatori possano acquistare prodotti di alta qualità a prezzi giusti, in quarto luogo assicuri lo sviluppo sostenibile delle zone rurali e in quinto luogo contribuisca a migliorare lo stato dell’ambiente.

Per assolvere tali compiti, è necessario introdurre criteri oggettivi, trasparenti e semplificati che garantiscano un uguale sostegno agli agricoltori in tutti gli Stati membri nel quadro del regime dei pagamenti diretti. È tempo di abbandonare l’uso dei pagamenti storici. La PAC dovrebbe contenere misure per regolamentare il mercato agricolo e intervenirvi, oltre che un meccanismo di gestione del rischio. Infine, la PAC dovrebbe prestare maggiore attenzione alle piccole aziende agricole a conduzione familiare, vista la necessità di diversificare per...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Michel Dantin, a nome del gruppo PPE. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei esordire complimentandomi con il nostro relatore, onorevole Dess, i relatori ombra e tutti coloro che hanno contribuito per il lavoro svolto al fine di predisporre l’odierno testo, un testo che, a mio parere, è al tempo stesso equilibrato e ambizioso. Voteremo sulla relazione domani.

A distanza di quasi sei mesi dalla relazione elaborata dall’onorevole Lyon concernente le posizioni del Parlamento europeo in merito alla politica agricola comune (PAC) dopo il 2013, la Commissione europea ha deciso di attingere dalla relazione molte idee che sono state inserite nella comunicazione pubblicata il 18 novembre 2010. La nuova relazione, adottata pressoché all’unanimità dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, afferma il nuovo orientamento che vorremmo far assumere alla politica agricola comune nei prossimi anni. I nostri agricoltori non producono semplici merci, prodotti di mercato. Producono essenzialmente cibo per 500 milioni di cittadini europei, contribuendo peraltro a sfamare anche il resto del mondo. Parlare in questi termini non è un mero esercizio semantico: stiamo operando una scelta filosofica.

La relazione dell’onorevole Dess avalla un approccio positivo al contributo ambientale ed ecologico dell’agricoltura e, pertanto, chiede una riduzione delle procedure amministrative, spesso onerose, generate dalla legislazione europea e nazionale. Argomentando a favore dei pagamenti diretti degressivi e di una revisione degli strumenti normativi, la relazione fornisce anche una nuova prospettiva della percezione sociale della PAC e degli scambi globali.

Mentre parliamo, il G20 a Parigi sta aprendo le discussioni sulla regolamentazione dei mercati mondiali delle commodity, con particolare riferimento ai prodotti agricoli. L’approccio del Parlamento, allora, non è stato definito in una situazione totalmente avulsa dal mondo. È invece parte delle più ampie deliberazioni sulle modalità per fornire una risposta globale a una sfida globale.

Come nel caso della relazione Lyon un anno fa e della relazione Garriga Polledo sulle prospettive finanziarie il mese scorso, domani voteremo a favore del mantenimento del bilancio agricolo per il periodo di programmazione 2014-2020. Indubbiamente la questione dovrebbe essere ormai assodata, ma comunque dovremmo assumere una posizione e operare scelte perché non avremo denaro per tutto...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Stéphane Le Foll, a nome del gruppo S&D. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevole Dess, l’onorevole Dantin è stato interrotto, ma avrebbe spiegato che la sfida globale del cibo è importante e di fatto lo è. Come è stato già detto, l’odierna relazione, unitamente alle precedenti e alla comunicazione della Commissione, cerca di dimostrare che l’obiettivo dell’Europa è quello di avere una politica agricola comune che garantisca sicurezza alimentare in Europa e contribuisca alla sicurezza alimentare globale. Ciò comporta impegni politici in termini di regolamentazione dei mercati, che è l’oggetto dell’odierna discussione. Anche noi dovremo incoraggiare la discussione al riguardo a livello di Unione. In un momento in cui si intenderebbe eliminare il programma di sicurezza alimentare dell’Europa, dobbiamo ricordare che la sicurezza alimentare è ancora e sempre una qualità di solidarietà ed è ancora e sempre di grande attualità in Europa: circa 30 milioni di europei sono attualmente malnutriti. Non perdiamo di vista questo dato di fatto.

Essenzialmente la relazione indica i grandi orientamenti: l’ecologizzazione della politica agricola. Come è ovvio, l’agricoltura deve assumere un approccio positivo nei confronti delle questioni ambientali, concentrandosi in particolare sull’elemento europeo e garantendo che venga tenuto presente incorporando i temi ambientali nel primo pilastro.

Un altro punto importante è che questo compromesso è frutto di lunghi negoziati, ai quali ho sempre partecipato, sulla questione del sostegno degressivo. Infine, il sostegno sarà attribuito secondo due criteri: occupazione, e credo che la politica agricola debba tener presente la nozione di un’occupazione garantita, e naturalmente produzione di beni pubblici. Assumere tale approccio è meglio che proseguire il dibattito sulle soglie di aiuto senza mai proporre soluzioni. Lo dico oggi pomeriggio perché onestamente questo penso.

Vorrei concludere dicendo che la relazione e l’impegno del Parlamento sono inutili, a meno che il bilancio agricolo non resti al suo attuale livello. Questa è la mia risposta ai commenti formulati dal Commissario e dal Presidente della Commissione sul secondo pilastro. Non possiamo accettare un taglio di bilancio.

 
  
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  George Lyon, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, penso che l’internazionalmente noto poeta scozzese Rabbie Burns avrebbe definito la relazione, nella sua formulazione originale, esitante e insignificante come la sua piccola creatura del verso “cow’rin, tim’rous beastie”. Per fortuna, grazie all’eccellente lavoro condotto dall’onorevole Dess e da tutti gli altri relatori ombra negli ultimi mesi di negoziazione, ora abbiamo una relazione che ha una certa sostanza concreta, una relazione della quale possiamo appoggiare molti passaggi.

Penso tuttavia che sia carente su un punto importante, ossia non risponde alla domanda fondamentale posta dai nostri contribuenti e consumatori che pagano per la politica agricola comune: a che cosa servono i pagamenti diretti disaccoppiati? Questo è un quesito fondamentale con il quale tutti dobbiamo confrontarci. Non esiste più alcun nesso con la produzione alimentare perché sono disaccoppiati. Esiste un legame con i beni pubblici attraverso la condizionalità incrociata, ma non penso che questo fondamentalmente risponda alla domanda. Credo che la relazione avrebbe dovuto forse spingersi un po’ oltre in risposta alla domanda, sostenendo l’idea di un pagamento diretto più mirato, che contenga un importante incentivo allo sviluppo di un modello agricolo più sostenibile e competitivo e dando la possibilità di incanalare i pagamenti verso le zone svantaggiate, la cosiddetta ecologizzazione dei pagamenti diretti, in merito alla quale penso che il Commissario sia estremamente favorevole.

Se proseguiremo in tale direzione, ritengo che riusciremo a rispondere alla domanda e spiegare al pubblico esattamente a che cosa servono i pagamenti diretti. Si respinge anche la richiesta di soglie e massimali agli aiuti perché se ai pagamenti diretti sono collegati i beni pubblici, e ciò vale per tutti i pagamenti diretti, quanto più grande è l’azienda agricola, tanti più beni pubblici produrrà. Non vi dunque alcuna necessità di massimali. Penso che la relazione suggerisca tale direzione e appoggio l’orientamento verso questo tipo di modello. Spero che domani riusciremo a migliorare la relazione. Se così fosse, il nostro gruppo sarà sicuramente lieto di sostenerla.

 
  
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  James Nicholson , a nome del gruppo ECR. – (EN) Signor Presidente, vorrei cogliere anch’io l’occasione per complimentarmi con il relatore, che ha sicuramente dimostrato durante i negoziati di avere le spalle molto larghe, visto che tanti lo hanno assalito durante quel periodo. Ha dunque dimostrato grande elasticità nel suo incarico, elasticità che gli ha permesso di conseguire i risultati auspicati.

Innanzi tutto, desidero esprimere apprezzamento per il fatto che sarà una struttura a due pilastri perché penso che sia ciò su cui tutti abbiamo convenuto.

Ho ascoltato il discorso sull’ecologizzazione. Quando si parla di ecologizzazione, la parola assume un significato diverso a seconda delle persone e dei paesi, anche nei modi in cui viene applicata. In qualche modo dobbiamo fare chiarezza. Non si tratta soltanto di uno sproloquio utilizzabile in un modo o nell’altro, perché alla fine gli effetti saranno notevoli.

L’onorevole Le Foll ha ragione. Se non avremo denaro, ben poco potremo fare in molto ambiti. Dobbiamo essere responsabili, e dobbiamo esserlo come Parlamento muovendoci il testo legislativo che il Commissario presenterà alla fine dell’autunno di quest’anno. Sarà una sfida molto impegnativa per noi in Parlamento. Per la prima volta avremo una responsabilità, potremo esprimerci, saremo parte del processo decisionale finale.

Da questo punto di vista sono dunque contrario all’attuale testo quando parla di massimali. Appoggerò gli emendamenti formulati per ridurre il grado. È un aspetto del quale dovremo parlare di più. Tuttavia, come ho detto, la situazione sarà tutt’altro che rosea se non avremo un bilancio.

Dobbiamo valutare come spendiamo il denaro. Spendiamo il denaro oculatamente come potremmo? Forse troppo va in amministrazione? Non va forse troppo in burocrazia? Forse poco va invece in sicurezza alimentare? Come nel caso dell’ecologizzazione, si parla di sicurezza alimentare sproloquiando.

Che cosa stiamo facendo per ottenere la sicurezza alimentare? Nell’arco di nove o dieci anni potrebbe manifestarsi una crisi. Gli agricoltori sono diminuiti; è diminuita la popolazione attiva; questo è ciò su cui penso che in futuro dovremmo concentrarci.

 
  
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  Martin Häusling, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nostro parere la relazione ci porta chiaramente nella giusta direzione. La politica agricola europea deve essere più equa, e deve esserlo nei confronti dell’ambiente. Penso che con la relazione si siano conseguiti tali obiettivi. In fin dei conti, la politica agricola europea deve rispondere ai nostri obiettivi in materia di clima e diversità, aspetto anch’esso contenuto nella relazione. La politica agricola europea deve offrire servizi ambientali. Soltanto allora il contribuente sarà pronto a pagare per tale politica. Abbiamo bisogno di una distribuzione equa tra aziende agricole, ma anche tra Stati membri, così come dobbiamo esercitare una politica commerciale equa nei confronti dei paesi meno sviluppati. Tale aspetto emerge anch’esso dalla relazione.

Esaminare quasi 1 300 emendamenti è stato un processo laborioso, ma a lungo termine abbiamo realizzato l’obiettivo di raggiungere un importante compromesso comune con obiettivi chiaramente definiti. Il Parlamento si è dimostrato in grado di formulare una siffatta politica. Alcuni passaggi avrebbero potuto essere formulati in maniera più chiara a nostro parere, come i termini per i pagamenti nell’ambito del primo pilastro, rotazione delle colture, protezione dei pascoli permanenti, ma comunque è ora compito della Commissione rimpolpare la versione finale.

È anche importante che si sia inclusa la degressività. Le grandi aziende agricole devono dare di più in termini di occupazione e ambiente, elemento sostenuto da un’ampia maggioranza in commissione. Parimenti importante è che si rafforzi il ruolo dei coltivatori nel commercio, così come è importante affrontare la questione del deficit proteico. A lungo termine, non possiamo permetterci di importare da altri paesi colture proteiche pari a 30 milioni di ettari di superficie destinata a coltivazioni foraggiere. È tempo di iniziare a fare qualcosa al riguardo.

Tutti concordiamo sull’importanza di un secondo pilastro forte. Sviluppo rurale, misure ambientali e misure per le regioni svantaggiate: sono tutti aspetti sui quali va posto un chiaro accento. Se il Presidente Barroso dovesse liquidare tale punto, l’opposizione del Parlamento sarà notevole. Proprio questo schiude opportunità di sviluppo rurale e non possiamo voltare le spalle alle regioni svantaggiate.

 
  
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  Patrick Le Hyaric, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, la relazione sottopostaci oggi descrive un nuovo orientamento per la politica agricola comune parlando anche di fondi pubblici degressivi, il che rispecchia considerazioni ambientali e occupazionali, il fatto che l’agricoltura produce beni pubblici e il concetto di coltivatore attivo. Tuttavia, abbiamo visto fin troppe buone intenzioni che non hanno mai migliorato la vita dei coltivatori attivi. Pensiamo alle vicende che proprio adesso stanno caratterizzando le nostre aree rurali. Sebbene l’idea di una rete di sicurezza sia interessante, non lo è abbastanza. Dobbiamo tornare ai meccanismi di intervento pubblico per garantire prezzi di base agli agricoltori piccoli e medi.

Riunendo l’efficienza economica, sociale ed ecologica porremo anche fine al modello di libero scambio ultraliberale che attualmente sta distruggendo le aziende a conduzione familiare. L’Unione europea deve perseguire cambiamenti radicali in sede di Organizzazione mondiale del commercio e collaborare più strettamente con l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) in modo da ritornare a sistemi di cooperazione che includano dazi doganali variabili alla frontiera.

Abbiamo inoltre bisogno di più fondi per la ricerca in Europa. Da ultimo, è necessario garantire che il bilancio per la politica sia mantenuto… (L’oratore conclude con il microfono spento)

 
  
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  Krisztina Morvai (NI) . – (EN) Signor Presidente, non siamo riusciti a sentire la traduzione simultanea in inglese dell’intervento precedente. Mi interessava molto e, ammesso che non sia di troppo disturbo per l’oratore, se lei potesse fare qualcosa per farcelo sentire in inglese, lo apprezzerei moltissimo.

 
  
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  Presidente. – Qualcun altro non ha potuto ascoltare la traduzione in inglese? Forse è solo un problema limitato alle ultime file. Stiamo verificando che cosa è successo.

Sembra che ci sia stata un’interferenza tra canali. Stiamo risolvendo il problema. Mi appello alla vostra pazienza. Sono certo che l’intervento potrà essere letto successivamente in rete. Le sedute sono in streaming e sono sicuro che sarà possibile sentire la traduzione dell’intervento.

 
  
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  Lorenzo Fontana, a nome del gruppo EFD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, innanzitutto i ringraziamenti e i complimenti all'onorevole Deß per il duro lavoro che è stato fatto insieme a tutti i relatori ombra.

Ci fa particolarmente piacere che all'interno di questa relazione ci siano degli accenni alle zone penalizzate – a noi stanno specialmente a cuore le zone montane. Ci fa particolarmente piacere che ci sia il sostegno alle piccole aziende, che sono fondamentali perché hanno una grande importanza sia per la tutela del territorio sia per la qualità dei prodotti che in queste piccole aziende vengono, appunto, prodotti. E ci fa particolarmente piacere che ci siano degli ampi riferimenti anche ai giovani agricoltori, che sono un po' il futuro di quella che è l'agricoltura.

Però sappiamo tutti che la grande battaglia ora dev'essere fatta sul bilancio e quindi, signor Commissario, questo è un appello a lei, che lo sa meglio di me, e anche a tutti i colleghi qui. Non possiamo permetterci che la PAC abbia un bilancio tagliato, perché a quel punto significherebbe che l'agricoltura probabilmente vale meno in Europa. È evidente che se l'agricoltura vale meno in Europa, valgono meno i prodotti agricoli e quindi tutta la nostra alimentazione. Noi non la pensiamo ovviamente così.

Signor Commissario, volevo fare un ultimo accenno sulla questione delle importazioni. Come lei sa, le importazioni non rientrano ovviamente nella PAC, ma è un altro tassello fondamentale che deve andare insieme alla PAC, perché se noi importiamo prodotti di bassa qualità e di basso costo la nostra agricoltura è destinata a fallire.

 
  
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  Diane Dodds (NI) . – (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole Dess per la sua esauriente relazione.

Come altri colleghi, vorrei ribadire l’importanza di un bilancio adeguato per la nuova PAC. Credo che sia fondamentale basare il nostro bilancio sulle argomentazioni che ruotano attorno alla sicurezza alimentare.

Si stima che, entro il 2050, avremo bisogno di un aumento del 70 per cento della produzione agricola globale. Risponderei che la nuova PAC dovrebbe contribuire in tale situazione a mantenere tale produzione in Europa. Non dovremmo far nulla che possa compromettere la base produttiva alimentare di cui già disponiamo.

Apprezzo il chiaro sostegno espresso a favore della struttura a due pilastri, così come apprezzo l’odierna dichiarazione di sostegno del Commissario al riguardo. Dovrei tuttavia aggiungere che non vorrei che il sostegno all’ecologizzazione del primo pilastro imponga ulteriori oneri e costi ai nostri agricoltori. Per questo vorrei che vi fosse maggiore flessibilità a livello nazionale e regionale, vista la notevole diversità delle strutture agricole e dei terreni dell’Unione.

 
  
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  Giovanni La Via (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, l'intenso lavoro svolto dal relatore Deß e dai relatori ombra, con cui ovviamente mi congratulo, giunge oggi alla sua fase finale.

Una nuova PAC significa molto per l'Europa, per il futuro della sua agricoltura e per la sopravvivenza di vaste aree rurali. La nuova politica agricola comune deve consentire ai cittadini europei di poter fruire di un'adeguata produzione di alimenti di qualità, oltre a poter supportare la produzione di beni pubblici senza mercato. Per raggiungere gli obiettivi indicati vi è la necessità di nuovi strumenti più efficaci e soprattutto più semplici per gli agricoltori, unitamente a un più agile accesso alle risorse e ai minori oneri burocratici.

Necessitiamo inoltre di strumenti di mercato per contrastare efficacemente le purtroppo ricorrenti crisi, ma anche di strumenti di prevenzione e di assicurazione dai rischi tipici del settore agricolo. Abbiamo la necessità di una PAC per i giovani, ai quali affidare l'agricoltura del futuro. Abbiamo scelto di promuovere la difesa della biodiversità e delle numerose specificità territoriali e produttive dell'Unione europea attraverso una politica di sviluppo rurale che permetta di valorizzare tutte le potenzialità naturali e umane delle zone rurali, ma dobbiamo al contempo mirare a rendere competitive le imprese agricole. È per questa ragione che vorrei sottolineare alla Commissione la necessità di prevedere nello sviluppo rurale misure volte al trasferimento tecnologico.

In linea con quanto votato in commissione per l'agricoltura, ritengo di confermare l'importanza di sostenere l'introduzione di tetti massimi alla concessione di pagamenti diretti alle imprese di grande dimensione economica. Ritengo che l'introduzione di una degressività degli aiuti all'aumentare della dimensione aziendale sopra una certa soglia sia necessaria per evitare una sovracompensazione delle aziende di maggiore dimensione che usufruiscono già di rilevanti economie di scala.

Non posso poi non sottolineare la necessità di un adeguato finanziamento della politica agricola comune. Questo Parlamento non può accettare una riduzione delle risorse per lo sviluppo rurale.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. KRATSA-TSAGAROPOULOU
Vicepresidente

 
  
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  Luis Manuel Capoulas Santos (S&D) . – (PT) Signora Presidente, con questa riforma noi del gruppo S&D intendiamo rendere la politica agricola comune (PAC) più equa, giusta e adatta all’epoca in cui viviamo, un’epoca in cui i temi della legittimità dell’aiuto rispetto alla società, nonché della sicurezza alimentare nell’accezione più ampia del termine, sono più rilevanti che mai.

Siamo riusciti a far inserire le nostre principali raccomandazioni nella relazione, tra cui la necessità di mantenere in essere una politica agricola comune adeguatamente finanziata per l’Unione. Devo sottolineare che non concorderemo con la revoca di alcuna risorsa finanziaria per garantire l’applicazione della PAC. Vogliamo una distribuzione più giusta degli aiuti sia tra Stati membri sia tra agricoltori attraverso l’introduzione di un nuovo sistema che non sia legato alla produzione, bensì basato su criteri sociali e ambientali, ossia un sistema che promuova l’occupazione. Dobbiamo inoltre orientare la PAC verso i veri coltivatori e creare un meccanismo specifico per le piccole aziende agricole.

Sono certo che grazie al ruolo rafforzato conferito al Parlamento dal trattato di Lisbona saremo capaci di tradurre questi obiettivi, per ora unicamente teorici, in azioni concrete.

 
  
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  Marit Paulsen (ALDE) . – (SV) Signora Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole Dess per il suo eccellente lavoro. Intendo parlare di un aspetto specifico della politica agricola, ossia le enormi sfide che l’umanità e il mondo intero sono chiamati ad affrontare, tra cui clima, biodiversità ed eutrofizzazione dei corsi di acqua. Sono tanti gli esempi che potrei citare al riguardo. In tale contesto, penso che ci si debba rendere conto che sono i coltivatori a gestire quotidianamente il nostro ambiente e i prerequisiti per la nostra vita e il nostro futuro. In agricoltura e silvicoltura disponiamo dei migliori strumenti ed è per l’uso di tali strumenti ambientali che gli agricoltori dovrebbero essere pagati, oserei dire ben pagati. Vorrei dunque che in futuro cambiassimo in qualche modo mentalità e abbandonassimo le sovvenzioni al reddito, difficili da verificare contabilmente, facendo invece in modo da pagare per il lavoro che gli agricoltori svolgono. In altre parole, dovremmo smetterla di versare sussidi e iniziare a pagare per i servizi resi. La missione più importante per l’agricoltura è ovviamente produrre cibo, e intendo cibo sufficiente di buona qualità, ma a mio parere tale cibo dovrebbe essere pagato sul mercato, dove non è possibile pagare i servizi ambientali.

 
  
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  Janusz Wojciechowski (ECR) . – (PL) Signora Presidente, da molti punti di vista la relazione Dess è eccellente, ma da uno direi che è praticamente il contrario poiché respinge l’idea di una giusta equalizzazione dei pagamenti diretti. Il principio bizzarro e assurdo secondo cui viene data più assistenza ai più ricchi e meno ai più poveri è destinato a continuare a imperversare nel settore agricolo. I coltivatori nei nuovi Stati membri, e non soltanto loro, sono estremamente preoccupati e allarmati da tali sviluppi. Il settore agricolo è in declino, soprattutto nei nuovi Stati membri. Vi chiederei quanti terreni sono incolti in Polonia, Lituania e Slovacchia.

Esorterei i miei colleghi dei vecchi Stati membri a porre fine a tale discriminazione. Equalizziamo infine i pagamenti diretti in maniera giusta e non creiamo un’Europa a due velocità. Mi rivolgerei in particolare ai membri francesi di questa Camera per ricordare loro lo slogan “libertà, uguaglianza, fraternità” che campeggiava sugli striscioni della rivoluzione francese. Abbiamo la libertà, ma non abbiamo l’uguaglianza, e senza uguaglianza non vi può essere fraternità. Chiediamo l’uguaglianza.

 
  
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  José Bové (Verts/ALE) . – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, concordo con l’idea che, oltre alla libertà e alla fraternità, vi debba essere uguaglianza per i coltivatori e i nuovi Stati membri dell’Europa orientale. Assolutamente sì, concordo.

Penso che questa relazione rappresenti un grande passo avanti. Dapprincipio non è stato facile: la situazione era decisamente controversa. Tuttavia, la cosa importante è che siamo giunti a un consenso che ci ha permesso di mantenere la visione più ampia, e credo che in questo consista la grande forza del Parlamento europeo. Siamo riusciti nel nostro intento, nonostante le difficoltà, ragion per cui vorrei ringraziare il relatore, onorevole Dess, e tutti i membri. La prima fase è conclusa.

Nel documento abbiamo ribadito l’esigenza di uguaglianza, giustizia ed equità per produttori e regioni. Penso che ciò sia importante. Abbiamo chiaramente affermato e ribadito che vogliamo salvaguardare e sviluppare le piccole aziende agricole, vogliamo che tali aziende siano tenute presenti perché sono fondamentali per la qualità e la biodiversità regionale. A mio giudizio, questo è stato un altro punto fondamentale. L’idea di rendere l’agricoltura più scientifica abbandonando le aziende industriali produttiviste a questo punto è sancita dai testi. Adesso è necessario concretizzarla: soltanto allora l’agricoltura diventerà un’alternativa possibile per le future generazioni, e non è una questione di ideologia.

Da ultimo, al momento siamo preoccupati dalle concrete minacce a livello di bilancio. Dobbiamo dare risposte inequivocabili. Ciò che ora desideriamo è passare alla seconda fase, che è ovviamente la discussione legislativa. Perché? Perché testi e buone intenzioni non bastano: proprio nella discussione delle proposte legislative vedremo realmente dove stiamo andando. Questo è essenzialmente ciò che aspettiamo.

Concluderei, a ogni modo, esprimendomi duramente nei confronti dell’atteggiamento tedesco che ci ha obbligati a tagliare gli aiuti alimentari ai cittadini europei più poveri fino a un quinto dell’ammontare iniziale, aiuti che facevano parte del bilancio della politica agricola comune. Intendo trovare un altro modo per aiutare i nostri concittadini più poveri, gli 80 milioni di europei che non hanno abbastanza da mangiare.

 
  
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  Alfreds Rubiks (GUE/NGL) . – (LV) Signora Presidente, è stato svolto un lavoro eccellente, ma la relazione definitiva è formulata in termini molto generali. La relazione indica chiaramente un nuovo orientamento, l’ecologizzazione dell’agricoltura, che potrebbe essere una sorta di salvagente per gli agricoltori non produttivi, che potrebbero evitare di doversi impegnare nella produzione agricola ricevendo comunque pagamenti per superficie. A mio parere, nell’applicare concretamente la relazione, dovremmo rammentare ciò che manca. Manca il problema delle proteine, così come manca la questione della qualità dei prodotti alimentari importati e non vi è menzione del problema delle colture geneticamente modificate e dei problemi di degrado dei terreni, affrontati in maniera lacunosa. Non vi è ancora una chiara definizione di espressioni quali “agricoltore attivo”, “nuovo agricoltore”, “pagamenti per superficie equi” e “aziende a conduzione familiare”. Purtroppo, moltissimi coltivatori non troveranno risposte nella relazione ai loro problemi e ai loro interrogativi. In futuro dobbiamo migliorarla.

 
  
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  John Stuart Agnew (EFD) . – (EN) Signora Presidente, sebbene il termine “ecologizzazione” del primo pilastro possa richiamare gli agricoltori non produttivi, porrà problemi notevoli agli agricoltori attivi, che potrebbero benissimo abbandonare la terra, anziché tentare di seminare in primavera. Se tale politica fosse stata applicata quest’anno, avrebbe comportato un disastro totale a livello di colture. Inoltre, sarà impossibile controllare e applicare correttamente le misure di ecologizzazione.

Per essere efficaci, i massimali imposti ai pagamenti unici dovranno essere rigidi. Ciò indurrà immediatamente gli agricoltori a dividere formalmente la propria attività con i coniugi il modo da mantenere l’intero pagamento per ambedue le parti divise. In aggiunta, si è stato detto che i risparmi ottenuti con i massimali andranno a beneficio dell’Unione e non dello Stato membro che di fatto ha generato il risparmio.

La decisione di coltivare organismi geneticamente modificati dovrebbe spettare ai singoli Stati membri. L’idea che gli agricoltori che hanno colture geneticamente modificate non ricevano pagamenti unici non ha alcun senso. Nel mondo vi è penuria di cibo. Dovremmo incoraggiare l’introduzione di nuove tecnologie agricole, non demonizzarle. Spero che gli ultimi tre inverni abbiano convinto tutti voi che il riscaldamento globale non pone alcuna minaccia.

 
  
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  Krisztina Morvai (NI) . – (HU) Signora Presidente, onorevoli colleghi, quanto diverso sarebbe il parere sull’Unione dei cittadini europei sempre più oltraggiati se scoprissero che i contributi versati in tasse sono stati spesi unicamente come denaro pubblico per l’interesse pubblico e il bene pubblico, in maniera proporzionata al bene pubblico prodotto. La relazione Dess prende questa direzione rispetto all’assistenza agricola erogata dall’Unione europea. Domani avremo una responsabilità immensa quando decideremo se adottare i massimali, i tetti stabiliti dalla relazione Dess alla luce del duro lavoro svolto da quanti hanno presentato proposte di emendamento per l’assistenza per superficie ed ettaro. Vorrei pregarvi di seguire il senso di giustizia dei vostri elettori e adottare i massimali. Facciamo in modo che vi sia un massimale al denaro pubblico che baroni rossi e verdi e altri imprenditori cittadini ricevono dai contribuenti europei!

 
  
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  Esther Herranz García (PPE) . – (ES) Signora Presidente, onorevoli colleghi, sebbene l’odierno dibattito si concentri unicamente su questa importante relazione riguardante a riforma della politica agricola comune, vorrei commentare un aspetto collaterale che ci interessa tutti e potrebbe interessare la sostenibilità dei postulati che stiamo difendendo in Parlamento rispetto alla riforma del futuro della PAC.

La prossima settimana la Commissione europea presenterà la sua proposta sulle prospettive finanziarie per il periodo post 2014, in cui, se le mie informazioni dovessero rivelarsi corrette, l’esecutivo comunitario ha risolutamente l’intenzione di proporre tagli al bilancio agricolo dell’Unione.

Va dunque tenuto presente che la Commissione europea non farà proprio il parere che adotteremo domani in cui specificamente chiediamo che la spesa della politica agricola comune venga mantenuta.

Non vedo come, con un bilancio ridotto, si possa pensare di affrontare le sfide descritte nel documento, come le sovvenzioni della politica agricola comune possano essere rese più “verdi”, processo che per noi non deve richiedere uno sforzo aggiuntivo da parte degli allevatori e degli agricoltori, come si possa realizzare tutto questo.

Non vedo come, con una PAC più limitata, si possa rispondere, solo per citare un altro esempio, alla volatilità dei prezzi e stabilire una linea di bilancio, come è nostra intenzione, che ci permetta di affrontare la crisi che ormai ci affligge da tempo.

La PAC non dovrebbe essere misurata soltanto in termini di spesa perché, oltre ai prodotti e ai servizi che fornisce, penso che vada detto con chiarezza, oggi per sempre, che un euro investito in agricoltura genera 10 euro di ricchezza nel settore agroalimentare. Questo aspetto dovrebbe essere tenuto nella massima considerazione nella definizione del prossimo quadro di bilancio

Non va inoltre dimenticato che i negoziati con i paesi terzi e l’Organizzazione mondiale del commercio rappresentano una grave minaccia per il futuro della produzione dell’agricoltura e dell’allevamento nell’Unione europea.

 
  
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  Paolo De Castro (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, con la relazione dell'onorevole Deß si apre una nuova fase nel processo di riforma della politica agricola comune. Un lavoro intenso della commissione agricoltura, che è durato diversi mesi, e per il quale anch'io voglio ringraziare Albert Deß e tutti gli shadow e i gruppi parlamentari per il loro lavoro.

Oggi il Parlamento può esprimere una voce chiara sul futuro della politica agricola comune: una PAC robusta, semplice, flessibile, più verde e che guarda ai giovani e al lavoro. Per questo motivo, signor Commissario, ci preoccupano le notizie stampa di questi giorni su una riduzione del bilancio soprattutto nel secondo pilastro, una circostanza incompatibile sia con i contenuti della relazione Deß sia con la relazione sulle prospettive finanziarie dell'Unione europea dell'onorevole Garriga Polledo, che abbiamo votato in plenaria nelle settimane scorse e che ha introdotto per la politica agricola comune l'importante principio del mantenimento dell'attuale ammontare di risorse nel prossimo periodo di programmazione finanziaria.

Ecco perché, signor Commissario, vorremmo fosse fatta chiarezza sulle notizie circolate e vorremmo sapere se da parte sua ci sono orientamenti diversi rispetto a quanto fino ad oggi ci ha detto.

 
  
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  Britta Reimers (ALDE) . – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare il relatore per la perseveranza e la positività del suo lavoro.

Per quel che riguarda il futuro della politica agricola dopo il 2013, abbiamo deciso l’orientamento che vogliamo seguire. Vogliamo un settore agricolo che affronti le sfide agendo sul mercato in maniera innovativa, moderna, coraggiosa, consapevole di sé, responsabile e indipendente? Oppure vogliamo un settore agricolo che continua a essere alimentato con il contagocce dall’Europa e ha bisogno che la mamma gli tenga la mano e lo incoraggi a ogni futuro passo che compie? Questo è l’orientamento che oggi stiamo definendo. Per essere all’altezza delle sfide del futuro, dobbiamo promuovere tecnologie moderne nel settore agricolo anziché tenere infiniti dibattiti ideologici. Se le aziende agricole devono poter pianificare con certezza, non possiamo cambiare rotta ogni due anni. È troppo gravoso per le finanze dei nostri coltivatori. Tutti qui devono rendersi pienamente conto del fatto che ogni cambiamento politico di rotta comporta nuove leggi e direttive, che a loro volta richiedono investimenti da parte delle aziende agricole senza aumentarne nel contempo il reddito.

Non dovremmo preoccuparci delle dimensioni di un’azienda; dovremmo invece preoccuparci che sia gestita in maniera economicamente sana. Non dovremmo preoccuparci se produce in maniera convenzionale o biologica fintantoché gestisce le risorse in maniera responsabile, così come non dovremmo preoccuparci di come vengono tenuti gli animali fintantoché sono trattati bene. La cosa importante per noi in Europa deve essere disporre in futuro di cibo sufficiente di buona qualità a prezzi accessibili. Dopo tutto, l’Europa non è sola al mondo.

 
  
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  Hynek Fajmon (ECR) . – (CS) Signora Presidente, finalmente sta arrivando il giorno in cui si applicherà una politica agricola unificata nei vecchi e nuovi Stati membri ponendo fine a un decennio di discriminazione ai danni degli agricoltori dei nuovi Stati membri. Accolgo tale sviluppo con estremo favore. Spero che nel nuovo periodo di programmazione non vengano imposte nuove condizioni discriminatorie ai coltivatori. Purtroppo, devo dire che la relazione Dess contiene una siffatta proposta. Penso innanzi tutto al sostegno al cosiddetto massimale per i pagamenti diretti alle aziende agricole più grandi. Considero tale azione discriminatoria nei confronti di Stati membri come la Repubblica ceca che, per motivi storici, hanno aziende agricole più grandi di altri nell’Unione europea.

Respingo dunque l’idea di un massimale per i pagamenti diretti perché è un intervento che ridurrà l’efficienza dell’agricoltura nell’Unione europea. Lo scopo primario dell’agricoltura è sempre stato quello di produrre cibo. Oggi, però, diversi politici, soprattutto quelli del gruppo Verts/ALE e della sinistra, vogliono trasformare gli agricoltori in produttori di biocombustibile e guerrieri anti-riscaldamento globale. Non posso appoggiare tali sviluppi.

 
  
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  Alyn Smith (Verts/ALE) . – (EN) Signora Presidente, mi unirei al coro dei colleghi del mio gruppo e altri nel porgere i miei complimenti al nostro relatore. Non è stato un compito facile per lui, così come per nessuno di noi, e la relazione sottopostaci, molto migliorata grazie al lavoro congiunto, contiene tanti elementi apprezzabili.

Accolgo con favore in particolare l’idea della prosecuzione dei pagamenti diretti e l’esplicita abolizione dei valori di riferimento storici di cui al paragrafo 15, come anche la più equa distribuzione tra Stati membri e, al loro interno, tra regioni e nazioni di cui al paragrafo 16.

Provenendo dalla Scozia, sono particolarmente felice di leggere una dichiarazione forte a favore delle zone svantaggiate nel paragrafo 82. So che gli agricoltori in Scozia, come ovunque altrove, saranno lieti di leggere il paragrafo 44 contenente una dichiarazione esplicita quanto al fatto che la condizionalità incrociata debba essere basata sul rischio e proporzionale. Signor Commissario, forse lei potrebbe citare quel paragrafo in particolare ad alcuni suoi colleghi.

Sebbene vi sia molto di apprezzabile nella relazione, siamo onesti con noi stessi e gli elettori. A meno che non si realizzi il paragrafo 1, tutto questo è inutile e il paragrafo 1, in cui si chiede una PAC forte e sostenibile con un bilancio commisurato agli obiettivi ambiziosi, sarà inutile anch’esso. Come altri colleghi, desidero manifestare preoccupazione, non da ultimo rispetto alle voci circolate oggi in merito al fatto che il Presidente Barroso stia ipotizzando duri tagli al bilancio e al secondo pilastro in particolare.

Signor Commissario, lei avrà bisogno di tutti gli alleati possibili in queste discussioni con la Commissione e gli Stati membri. Dobbiamo avere una PAC adeguatamente finanziata e giustamente ambiziosa per i nostri agricoltori e cittadini. L’agricoltura europea ha una grande storia da raccontare. Ora non è tempo di scontrarsi sulle quisquilie.

 
  
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  Bairbre de Brún (GUE/NGL) . – (GA) Signora Presidente, accolgo con favore la relazione dell’onorevole Dess sulla riforma della politica agricola comune (PAC) e lo ringrazio per il suo lavoro.

Il voto di questa settimana rispecchierà ciò che il Parlamento europeo si aspetta di vedere nelle proposte legislative per la PAC. L’imminente votazione sul bilancio è anch’essa estremamente importante per garantire un futuro finanziamento appropriato per l’agricoltura.

Abbiamo bisogno di vedere una PAC forte e sostenibile basata su due pilastri che leghi gli agricoltori alla terra, garantisca la salvaguardia ambientale, promuova l’economia rurale e assicuri equità e trasparenza a tutti coloro che operano nella catena alimentare.

Gli interventi di ecologizzazione riguardanti l’ambiente nel primo pilastro devono essere chiari, opportunamente concepiti e facili da misurare. Il finanziamento per il secondo pilastro deve essere sostenuto ed equo.

 
  
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  Giancarlo Scottà (EFD). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, la politica agricola comune è la politica europea che più di ogni altra ha dovuto rinnovarsi, nel corso degli anni, per poter affrontare i continui mutamenti intervenuti negli scenari economici, compreso quello internazionale.

Ciò è avvenuto non perdendo mai di vista due obiettivi principali: garantire un reddito agli agricoltori europei e fare i conti col bilancio dell'Unione europea sempre più ridotto, senza con questo tralasciare tutta una serie di altri obiettivi collegati alla qualità delle produzioni, dell'ambiente, della biodiversità e delle risorse idriche.

La riforma della PAC che domani voteremo è fondamentale per continuare a sostenere il reddito dei nostri agricoltori, come hanno già detto i miei colleghi. L'obiettivo, pertanto, non è quello di ridurre le sovvenzioni dirette ma di trovare un equilibrio tra queste ultime e lo sviluppo rurale, affinché il sistema risulti sempre più semplice e più equo, senza per questo mettere in discussione le regole della concorrenza.

Per quanto riguarda gli obiettivi della PAC nell'ambito della strategia Europa 2020, la PAC può contribuire alla crescita di un'economia sostenibile rispondendo adeguatamente alle nuove sfide e tenendo conto della diversità e della ricchezza dell'agricoltura e della specificità dei ventisette Stati europei.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE) . – (EL) Signora Presidente, abbiamo ovviamente bisogno di una PAC forte. Il settore agricolo fornisce un chiaro valore aggiunto all’economia europea in quanto svolge un ruolo multifunzione contribuendo alla produzione di beni pubblici a vantaggio della società nel suo complesso. Il bilancio della PAC deve restare perlomeno agli attuali livelli, e risorse e obiettivi analoghi devono essere salvaguardati per la nuova PAC.

La distribuzione delle risorse della PAC tra gli agricoltori dell’Unione europea, in cima all’agenda del dialogo pubblico, richiede attenzione. L’idea di una percentuale fissa per tutta l’Unione europea è largamente contestata. A mio parere, abbiamo bisogno di criteri oggettivi che tengano debitamente conto delle particolarità del settore agricolo nei singoli Stati membri dell’Unione. Le proposte concernenti la fissazione di un massimale per i pagamenti diretti, la corresponsione di aiuti speciali ai piccoli agricoltori e il versamento di aiuti soltanto agli agricoltori attivi sono un’idea valida.

Le misure agroambientali dovrebbero essere facili da applicare, abbinate a dispositivi di controbilanciamento adeguati e non dovrebbero creare alcun onere amministrativo aggiuntivo. Visti la diffusa instabilità sui mercati agricoli, i rischi climatici e la crisi alimentare, dobbiamo attivare strumenti efficaci. Le attuali misure di mercato devono essere rafforzate. Abbiamo inoltre bisogno di un fondo permanente di gestione delle crisi. La proposta relativa a un nuovo strumento di stabilizzazione dei redditi agricoli è valida. Vorrei infine sottolineare la necessità di misure efficaci per i giovani agricoltori.

Ringrazio il relatore, onorevole Dess, per aver svolto egregiamente un lavoro difficile e complesso. Signor Commissario, qualunque indebolimento della PAC si scontrerà con l’opposizione politica del Parlamento europeo. Penso che questo sia il messaggio di tutti i gruppi della Camera, un messaggio che deve essere tenuto in seria considerazione.

 
  
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  Ulrike Rodust (S&D) . – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare il relatore e mi compiaccio per il fatto che la relazione rechi un marchio inequivocabilmente socialista e socialdemocratico. Vogliamo una politica agricola sostenibile, ecologica e sociale. Vogliamo l’ecologizzazione e la vogliamo nel primo pilastro. La condizionalità incrociata e le misure agroambientali previste a oggi dal sistema non sono sufficienti per dare sostegno all’intera società, ma questo è esattamente ciò che occorre.

Il nostro obiettivo primario deve essere quello di garantire una produzione alimentare sostenibile e di alta qualità in Europa, nonché la vitalità e il dinamismo delle nostre zone rurali. Dobbiamo assolutamente arrestare il dilagante fenomeno dell’abbandono delle terre, perché abbiamo bisogno di gente, gente che si occupi del settore agricolo, come anche dei segmenti a monte e a valle. Le voci circolate in merito alla Commissione riguardanti l’intenzione di operare massicci tagli a livello di sviluppo rurale nel prossimo quadro finanziario pluriennale non sono accettabili.

Dobbiamo continuare a lavorare per un secondo pilastro forte nella politica agricola comune per le zone rurali e per l’Europa. Vorrei lanciare un monito generale a chiunque intenda tagliare i fondi destinati all’agricoltura. Se così fosse, non vi sarebbe riforma. Tutto resterebbe immutato. Quale giustificazione si potrebbe mai dare ai cittadini europei?

 
  
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  Richard Ashworth (ECR) . – (EN) Signora Presidente, la richiesta del Parlamento di mantenere, se non aumentare, il bilancio agricolo è a mio parere molto ottimistica. Sono tempi duri e i bilanci non sono illimitati. Penso che tali proposte debbano essere verificate rispetto alla realtà quando il prossimo anno si definirà il bilancio generale dell’Unione.

Dobbiamo tornare alle priorità reali della politica agricola comune. Sicurezza alimentare in tutti i sensi, biodiversità, cambiamento climatico, nuove tecnologie e creazione di un’industria guidata dal mercato che sia sostenibile e competitiva: questi devono essere gli obiettivi.

A mio giudizio, le proposte della Commissione hanno perso la direzione indicata dalle precedenti due relazioni. Non sono incentrate sulle priorità fondamentali e sono troppo complesse. Sono lieto di dire che, nelle sue proposte, il collega Dess ha delineato un quadro molto intelligente entro il quale possiamo sviluppare la futura riforma.

 
  
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  Elisabeth Köstinger (PPE) . – (DE) Signora Presidente, la relazione dell’onorevole Dess afferma la necessità di tener conto della protezione dell’ambiente e del clima in agricoltura, oltre al rafforzamento della sua competitività. Abbiamo negoziato compromessi validi al riguardo. Penso che dovremmo esprimerci a favore di massimali ben ponderati per le aziende agricole, soprattutto nel caso in cui i beneficiari sono gruppi multinazionali che talvolta ricevono somme semplicemente ingiustificabili.

Il gruppo PPE è decisamente dalla parte dei coltivatori quando si tratta di abolire la burocrazia. La completa riorganizzazione dei sistemi e la conseguente introduzione di ulteriori controlli, richiesti anche da altri, non avrebbero alcun senso. Dobbiamo essere chiari su un aspetto: se i consumatori si aspettano che l’agricoltura europea proceda verso l’ecologizzazione e la sostenibilità, le corrispondenti misure devono poter disporre delle necessarie risorse finanziarie.

Sono fermamente contraria a tagli del bilancio agricolo comunitario nel prossimo periodo di programmazione. Per quanto concerne le dichiarazioni della stampa in cui si afferma che il Presidente della Commissione Barroso intenderebbe liquidare lo sviluppo rurale, replicherei senza mezzi termini che se la Commissione dovesse tagliare i programmi per lo sviluppo rurale, taglierebbe la linfa delle zone rurali. Strutture agricole ben funzionanti sarebbero drammaticamente compromesse da tagli nel secondo pilastro. Il Presidente farebbe bene ad ascoltare ciò che dice la Camera.

La politica agricola comune è e resta un ambito fondamentale della politica comunitaria e del bilancio dell’Unione. Non possiamo imporre ulteriori vincoli alle nostre aziende agricole, che devono confrontarsi con una crescente concorrenza globale, e nel contempo ridurre il sostegno a loro favore. Viceversa, sovvenzioni di investimento nell’ambito del secondo pilastro promuoveranno la propensione e la disponibilità a innovare, a beneficio di tutti nelle zone rurali. Dobbiamo in particolare attuare misure per i giovani coltivatori per garantire il futuro dell’agricoltura. La nostra futura politica agricola deciderà se il futuro l’Europa sarà autosufficiente o meno.

 
  
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  Iratxe García Pérez (S&D) . – (ES) Signora Presidente, la discussione di questo pomeriggio rivela chiaramente che la Camera appoggia ed è di fatto impegnata per giungere a una politica agricola comune forte in grado di affrontare le sfide della sicurezza alimentare, della sostenibilità ambientale e dell’occupazione nelle zone rurali. Se vogliamo conseguire tali obiettivi, non possiamo permettere, e spero che ciò sia sostenuto dall’Aula, alcun taglio dell’attuale bilancio della PAC. Ci occorrono fondi sufficienti per rispondere a tali sfide.

Dobbiamo essere in una posizione che ci consenta di salvaguardare il reddito degli agricoltori e porre in essere meccanismi di mercato per prevenire ed evitare la volatilità dei prezzi alla quale stiamo attualmente assistendo.

Non vorrei inoltre che si dimenticassero gli avvenimenti delle ultime settimane nel settore della frutta e della verdura, circostanze che dimostrano come la nuova PAC debba anche fornire strumenti di risposta alla crisi per tutti i settori colpiti che siano efficienti, snelli e adeguati alle esigenze di ciascun comparto.

 
  
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  Julie Girling (ECR) . – (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole Dess per una relazione estremamente interessante e informativa. Inevitabilmente, vista la complessità del tema, alcuni elementi sono condivisibili, altri no.

Dato che alla PAC va il 42 per cento della nostra spesa europea, è fondamentale che tale spesa sia assolutamente trasparente per nostri cittadini. La maggior parte della gente, di fronte all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, e i drammatici avvertimenti in merito alla penuria di approvvigionamenti, si aspetterà di vedere una PAC chiaramente concentrata sull’aumento della produttività e dell’efficienza.

Indubbiamente dobbiamo preoccuparci dell’ambiente. Personalmente sono membro della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e questo lo sappiamo. Tuttavia, stiamo realmente rischiando di produrre una relazione retorica che si addentra in cose come l’“ecologizzazione del primo pilastro”; stiamo parlando di allontanarci dal vero elemento fondamentale, l’efficienza. Su tale base, non appoggio l’idea di un massimale per i pagamenti alle grandi aziende agricole. Una scelta del genere comporterebbe l’istituzionalizzazione dell’efficienza e non vi è giustificazione per farlo.

 
  
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  Elisabeth Jeggle (PPE) . – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in primo luogo, come tutti avete già fatto, dobbiamo ringraziare sentitamente il nostro relatore per l’impegno profuso nella preparazione dell’odierna relazione e la sua determinazione nel raggiungere questi compromessi. Sono certa che non è stato facile, ma i compromessi raggiunti sono validi.

Siamo a favore di un’agricoltura competitiva e sostenibile in Europa. Ciò significa che i nostri agricoltori producono cibo della massima qualità. Stiamo però anche producendo un paesaggio culturale visibile, un paesaggio che offre spazi ricreativi a tutti voi, a tutti noi, alla nostra società, un paesaggio che garantisce posti di lavoro non soltanto nell’agricoltura, bensì anche nel turismo e in molti altri settori. Questo è un servizio che l’agricoltura presta alla società, ma la società lo rispetta ben poco, così come talvolta anche noi stessi. È un servizio a tutto campo e in quanto tale non merita che il bilancio agricolo sia tagliato, sempre che ciò sia possibile.

Signor Commissario, la sosteniamo nel suo approccio volto a introdurre una maggiore ecologizzazione, un approccio più verde, nel primo pilastro. Questo nuovo approccio, però, non deve portare a discriminare i paesi e gli agricoltori che già hanno programmi ambientali molto ambiziosi nel secondo pilastro. Al riguardo, occorre trovare una soluzione che sia giusta per ambedue le parti.

I programmi ambientali sono costosi. Quando leggo sui giornali, come molti colleghi hanno già rammentato, che occorrono tagli nel secondo pilastro, la mia reazione è di forte opposizione. Abbiamo bisogno di un primo pilastro forte, ma abbiamo anche bisogno, e mi sono espressa favorevolmente in tal senso, di un secondo pilastro forte. La appoggeremo, signor Commissario, in tale impegno.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (S&D) . – (HU) Signora Presidente, signor Commissario, Parlamento, Commissione e Consiglio sono tutti concordi quanto al fatto che il bilancio della PAC debba essere appropriato e mantenuto perlomeno al livello corrente. È importante preservare la struttura a due pilastri, mantenere i pagamenti diretti e specialmente una politica di sviluppo rurale forte, oltre che migliorare la competitività e rafforzare la consapevolezza ambientale. Innovazione, ricerca e sviluppo rivestono anch’essi un’importanza fondamentale. Tecnologie e beni pubblici ambientali che riducono gli effetti del cambiamento climatico e migliorano la biodiversità e la gestione delle acque dovrebbero essere al centro dello sviluppo rurale. In futuro occorre altresì ulteriore assistenza finanziaria per aiutare gli Stati membri a colmare il divario, garantendo peraltro che possano accedere agli aiuti per lo sviluppo rurale a migliori condizioni di cofinanziamento dopo il 2013. Dal 2014 è essenziale assicurare condizioni concorrenziali paritarie e pari opportunità ai nuovi Stati membri. Infine, è importante non aizzare le grandi organizzazioni e i piccoli produttori le une contro gli altri.

 
  
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  Marc Tarabella (S&D) . – (FR) Signora Presidente, ammettiamo che sembravamo votati alla catastrofe con 1 267 emendamenti. Il gruppo S&D ha dunque scelto di presentare il minor numero di emendamenti possibile. Siamo fieri di poterci dimostrare forti e uniti con il nostro relatore ombra Le Foll. Siamo anche lieti di aver collaborato con altri gruppi e il relatore per produrre un compromesso ambizioso.

A mio parere, è fondamentale che gli aiuti siano assegnati innanzi tutto agli agricoltori attivi anziché ai proprietari terrieri. Ciò promuoverà la sicurezza alimentare, ma anche un’agricoltura più sostenibile e rispettosa dell’ambiente, in grado di garantire una gestione migliore delle risorse e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.

Siamo inoltre lieti di vedere che la componente “ecologizzazione” sarà un elemento imprescindibile del primo pilastro, mentre i pagamenti diretti saranno ripartiti più equamente tra gli Stati membri e i diversi settori agricoli.

Per la prima volta nella storia, abbiamo creato un sistema di sostegno degressivo basato su criteri legati a considerazioni ambientali e occupazionali. Quanto ai giovani coltivatori, si sono introdotti incentivi e misure di sostegno per aiutarli e incoraggiarli a creare aziende agricole. Abbiamo essenzialmente tutti gli ingredienti necessari per permettere a Commissione e Parlamento di lavorare insieme alla definizione della nuova politica agricola, alimentare e ambientale comune, di cui abbiamo estremamente bisogno.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (S&D) . – (RO) Signora Presidente, ci occorre un settore agricolo forte, tutelato da una politica agricola comune che disponga di un bilancio sufficiente, in grado di garantire la sicurezza alimentare in Europa.

Penso che gli agricoltori europei abbiano il diritto a un reddito dignitoso, il che, oltre a garantire la sicurezza alimentare, offre una giustificazione fondamentale per il mantenimento della PAC. È però necessaria maggiore equità nella distribuzione dei pagamenti diretti, sia tra Stati membri sia tra agricoltori. Spero che la futura proposta legislativa proponga una soluzione per liberarsi dalle disparità inique. Nel contempo, vorrei ringraziare la Commissione per l’intenzione di introdurre un programma di finanziamento semplificato per le piccole aziende agricole.

I programmi per i giovani coltivatori sono altrettanto importanti. È necessario sostenerli allorquando intraprendono la professione in tale ambito, non soltanto per contribuire allo sviluppo rurale, ma anche per garantire l’avvicendamento generazionale, assolutamente vitale per il futuro a medio e lungo termine dell’agricoltura europea.

 
  
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  Jarosław Kalinowski (PPE) . – (PL) Signora Presidente, signor Commissario, penso che la relazione Dess presenti una gravissima carenza. Il paragrafo 16 contraddice manifestamente il principio fondamentale della parità di condizioni concorrenziali sul mercato unico. Da un lato si propone di abbandonare i valori di riferimento storici, dall’altro si propone di sanzionare le notevoli differenze nel sostegno diretto agli agricoltori dei singoli Stati membri. Alcuni riceveranno 200-250 euro all’ettaro, altri 350 o più di 400, e non stiamo parlando soltanto di una divisione tra vecchi e nuovi Stati membri perché gli agricoltori di Portogallo, Spagna, Regno Unito, Austria, Finlandia e Svezia riceverebbero anche percentuali inferiori. È tempo di introdurre condizioni concorrenziali paritarie nel settore agricolo ed eventuali differenze, inevitabili, dovrebbero derivare soltanto da criteri oggettivi.

 
  
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  Mario Pirillo (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'importanza della politica agricola comune e del ruolo che essa ha avuto per lo sviluppo dell'Unione europea e per la sicurezza alimentare è nota a tutti.

Le sfide ambientali e la lotta al cambiamento climatico assegnano alla PAC post 2013 un nuovo ruolo, per cui ritengo necessaria una PAC più forte e sostenibile e con una dotazione di bilancio capace di soddisfare gli obiettivi da perseguire, con un'attenzione particolare allo sviluppo di prodotti alimentari di qualità e ai bisogni del piccolo agricoltore. Le speculazioni sulle materie prime agricole e l'estrema volatilità dei prezzi mettono a rischio la sicurezza alimentare e hanno bisogno di misure flessibili. Eventuali fluttuazioni di mercato vanno contrastate con misure anticicliche, da prevedere nel primo pilastro, capaci di reagire in maniera tempestiva e automatica.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL) . – (PT) Signora Presidente, l’odierna relazione non affronta le future sfide menzionate nel suo titolo, ma, aspetto ancora più importante, non affronta i gravi problemi del presente. Per questo abbiamo presentato una serie di progetti di emendamento che reputiamo essenziali per una radicale rivisitazione dell’attuale politica agricola comune.

Vorrei qui sottolineare quelli che chiedono misure di regolamentazione del mercato e meccanismi di intervento per garantire agli agricoltori prezzi equi per i loro prodotti e il diritto di ogni paese di produrre. Tra gli altri esempi, proponiamo di mantenere in essere il sistema delle quote latte come requisito essenziale per tutelare i produttori nei paesi particolarmente sensibili, chiediamo il mantenimento dei diritti di impianto nel settore vinicolo, così come il mantenimento degli aiuti per la distillazione di alcol per usi alimentari e la distillazione di emergenza, e proponiamo la creazione di un regime assicurativo pubblico per l’agricoltura finanziato con fondi comunitari, per assicurare un reddito minimo ai coltivatori in caso di calamità naturali. Abbiamo presentato proposte per un’agricoltura sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale, una visione incompatibile con le spudorate dichiarazioni di fiducia nel mercato e nella competitività come quelle formulate nella presente relazione.

 
  
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  Andrew Henry William Brons (NI) . – (EN) Signora Presidente, il mio partito è favorevole al ritiro dall’Unione senza mezzi termini e, pertanto, dalla PAC. La realtà è che ci siamo dentro e dobbiamo sfruttare la situazione al meglio.

Che cosa pensiamo della relazione Dess? Orbene, è un po’ come l’uovo del leggendario curato. Alcune parti sono valide. L’idea di subordinare i pagamenti diretti alla condizionalità incrociata con la salvaguardia ambientale e la gestione dell’ambiente è potenzialmente positiva, ma soltanto se questi aspetti non vengono legati ai precetti quasi religiosi del cambiamento climatico e della diversità sociale, un nonsense.

La relazione riconosce che il settore agricolo deve continuare a essere sostenuto da un intervento statale sui prezzi perché le qualità prodotte non possono essere previste o pianificate con esattezza e la domanda di prodotti agricoli non ha molta elasticità in termini di prezzi. Questo è importante per garantire la sicurezza alimentare ed evitare la volatilità dei prezzi.

L’elemento più importante dal nostro punto di vista è che il Regno Unito non deve più essere un contributore netto al costo della PAC.

 
  
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  Maria do Céu Patrão Neves (PPE) . – (PT) Signora Presidente, il lungo processo di lavoro che questa importante relazione ha richiesto, compresi i tanti compromessi raggiunti, la ha resa un compendio equilibrato e ampio dei vari interessi ai quali la politica agricola comune (PAC) deve rispondere.

La relazione contiene validi orientamenti per le proposte legislative, cosa per la quale mi complimento con il relatore. Vi sono però alcune proposte che mi preoccupano delle quali seguirò attentamente l’evoluzione. Mi riferisco in particolare alla ridistribuzione degli aiuti, che penso debba avvenire rigorosamente nell’ambito del primo pilastro e sulla base di criteri puramente oggettivi in modo che lo scopo della ridistribuzione non sia sovvertito da criteri di correttezza che tenderebbero soltanto a mantenere lo status quo.

Abbiamo bisogno di una PAC più giusta con un bilancio sufficiente per ciò che le viene chiesto. Va inoltre rammentata la necessità di inserire il settore lattiero-caseario, spesso negletto, nell’agenda politica della PAC adottando gli emendamenti 16, 12 e 5.

 
  
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  Wojciech Michał Olejniczak (S&D) . – (PL) Signora Presidente, lo scopo della politica agricola comune è garantire continuità nell’approvvigionamento di cibo ai cittadini europei. Dobbiamo fornire alimenti sicuri e di alta qualità a prezzi accessibili. Questo si aspettano i consumatori. Dobbiamo inoltre preoccuparci dell’ambiente quando produciamo e trasformiamo prodotti alimentari. Diciamo “sì” alla politica agricola comune, “no” alla sua nazionalizzazione. Diciamo “sì” a un bilancio consistente, “no” ai tagli della politica agricola comune. I pagamenti diretti dovrebbero essere versati in base a un metodo semplice e su base paritaria a tutti gli agricoltori di tutti gli Stati membri.

Non dimentichiamo che i pagamenti diretti rappresentano soltanto una parte del reddito degli agricoltori. La regolamentazione del mercato è dunque importante. Prezzi corretti e stabilità di mercato sono garanzia di reddito per i coltivatori. Dobbiamo inoltre assicurare ai cittadini delle zone rurali la possibilità di accedere a servizi pubblici quali istruzione, cure sanitarie, trasporti, sport e cultura, misure che rientrerebbero nel secondo pilastro e nella politica di coesione.

Signor Commissario, manteniamo in essere un programma che ci consenta di fornire cibo ai cittadini europei più poveri.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE) . – (RO) Signora Presidente, la alimentare è una delle sfide del futuro. La PAC deve rispondere a tale sfida. La nuova politica deve proseguire con le caratteristiche positive dell’attuale politica e correggere gli errori.

Credo che proprio questo faccia la relazione Dess. Si propongono due pilastri: pagamenti diretti e sviluppo rurale. I criteri storici vanno abbandonati e servono criteri oggettivi. Non si suggerisce in alcun modo un pagamento diretto uguale per tutti gli Stati membri. Deve esservi una giusta differenza basata sulle condizioni geografiche ed economiche, con un limite minimo e massimo rispetto alla media europea. Si pone l’accento sull’elemento ambientale, anch’esso semplificato. Si mantiene altresì una forte componente “sviluppo rurale” e si chiede che l’ammontare del finanziamento in bilancio dopo il 2014 sia almeno pari al livello del 2013.

Mi compiaccio per il fatto che la prima relazione del Parlamento stilata dopo la comunicazione della Commissione contenga molti principi guida in comune con detto documento.

 
  
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  Sergio Gutiérrez Prieto (S&D) . – (ES) Signora Presidente, il messaggio più importante trasmesso oggi dall’Aula è che desidera una politica agricola comune equa, in altre parole una PAC che garantisca un livello di reddito sufficiente a tutti i produttori, indipendentemente dalla loro attività e dal luogo in cui viene svolta.

Per conseguire tale obiettivo, abbiamo bisogno di politiche ambiziose nel campo dei pagamenti diretti, della gestione dei mercati, tra cui prezzi di intervento aggiornati, e dello sviluppo rurale, adeguando in tal modo la PAC alla nuova realtà. La nuova PAC deve infatti essere adattata alla strategia UE 2020, ma ciò non deve comportare tagli neanche di un euro, perché non vi è sovrabbondanza di risorse per tutte le sfide ambientali, sociali e sanitarie che intendiamo raccogliere.

Sono particolarmente soddisfatto per l’annuncio del Commissario, il quale ha detto che si esploreranno tutte le possibilità, anche nell’ambito del primo pilastro, per coinvolgere i giovani nell’agricoltura. Talvolta, giustamente, ci concentriamo sul miglioramento delle condizioni per i lavoratori attivi, ma ignoriamo nel dibattito pubblico che dobbiamo coinvolgere nuovi lavoratori in tale settore in modo da assicurare e incrementare la nostra produzione alla luce del fatto che i paesi che hanno offerto più sostegno ai giovani agricoltori sono quelli in cui il fenomeno dell’abbandono della terra è meno accentuato. Tale sfida, che riguarda l’intera Europa, è talmente seria che non dovrebbe in alcun caso essere lasciata alla determinazione arbitraria della politica nazionale.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. TŐKÉS
Vicepresidente

 
  
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  Marc Tarabella (S&D) . – (FR) Signor Presidente, un richiamo al regolamento: vorrei sottolineare l’atteggiamento sconvolgente della Presidenza ungherese, probabilmente uno dei peggiori che l’Unione abbia visto. La Presidenza ha partecipato al primo dibattito sul Consiglio europeo lasciando l’Aula all’inizio della discussione sulla politica agricola comune per rientrare solo adesso, per il dibattito sulla governance economica. È un segnale del valore che attribuisce all’agricoltura europea e agli agricoltori europei! Eppure la PAC rappresenta il 40 per cento del bilancio: sarebbe stato opportuno che la Presidenza ungherese rimanesse per la discussione. Volevo formulare tale richiamo.

 
  
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  Oreste Rossi (EFD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo a favore di questa relazione d'iniziativa, in quanto la PAC è lo strumento fondamentale per l'agricoltura europea e per la tutela dei produttori e dei prodotti dell'Unione rispetto a quelli extra-Unione.

I punti salienti della relazione, che si basa sul mantenimento delle attuali disponibilità finanziarie, prevedono dei nuovi criteri di riparto condivisibili, in quanto viene abbandonato il criterio storico come parametro per la redistribuzione dei pagamenti diretti, si prevedono premi alle aziende, si tiene conto del lavoro e del costo delle produzioni e si semplifica il pagamento. Si chiede che i pagamenti diretti siano solo per gli agricoltori attivi e con dei massimali, proprio perché i destinatari siano coloro che coltivano effettivamente la terra e non gli speculatori.

Un altro punto che riteniamo significativo riguarda lo sviluppo rurale, la valorizzazione di tutte le potenzialità naturali ed umane attraverso la produzione agricola di qualità e la tutela della montagna. La nuova PAC dovrà porre tra gli obiettivi l'inserimento dei nuovi agricoltori, in particolare dei giovani, con delle linee di finanziamento mirate e ridurre oneri e burocrazia.

 
  
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  Herbert Dorfmann (PPE) . – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la relazione Dess costituisce un importante passo verso la riforma della politica agricola comune. È di fondamentale importanza trovare e offrire una base efficiente per l’assegnazione dei fondi agricoli, il che significa anche rendere più equi gli stanziamenti in particolare nel primo pilastro. Penso che sia giunto il momento di abbandonare l’approccio storico.

Abbiamo avuto molte discussioni sul modo in cui i fondi sono distribuiti tra Stati membri, ma dobbiamo pure discutere come sono distribuiti al loro interno. Anche lì vi sono notevoli squilibri. Le zone svantaggiate, in particolare le aree montagnose e le piccole aziende agricole, devono essere oggetto di particolare attenzione. Per quel che riguarda le zone svantaggiate, signor Commissario, 12 mesi fa la Camera ha presentato una relazione sulla loro ridefinizione in cui ci siamo espressi in termini molto critici. Non abbiamo sentito nulla di più al riguardo e sarebbe interessante conoscere il pensiero della Commissione al riguardo.

 
  
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  Dacian Cioloş, membro della Commissione. – (FR) Signor Presidente, dopo un’ora dedicata alla discussione della relazione Dess, resto molto ottimista, non soltanto rispetto al voto di domani e al sostegno alla relazione che, come ho detto nel mio intervento introduttivo, è molto simile alle proposte contenute nella comunicazione della Commissione della fine dello scorso anno, ma anche rispetto alla futura politica agricola comune.

Vorrei ripetere quanto ho detto nella mia introduzione: terrò fede al principio di mantenere equilibrio e complementarietà tra i due pilastri della politica agricola comune. Intendo inoltre mantenere un secondo pilastro forte nella futura PAC. Abbiamo infatti molte aspirazioni per il secondo pilastro: equilibrio territoriale, questioni ambientali, giovani agricoltori, piccole aziende agricole, mercati locali e sviluppo rurale. Posso promettervi che, assieme al Presidente Barroso e alla Commissione, considererò prioritario il secondo pilastro, che non sarà sacrificato nelle discussioni sul bilancio della futura politica agricola comune. Consentitemi di rassicurarvi al riguardo: parlo anche a nome del Presidente Barroso.

Parimenti non voglio che la questione del cibo, che resta lo scopo primario ed essenziale della politica agricola comune, sia contrapposto alle preoccupazioni ambientali, e la comunicazione della Commissione, di fatto, non contrappone i due aspetti. Ciò che proponiamo è un sostegno equilibrato per una serie di pratiche agricole, il che garantirà un equilibrio tra l’obiettivo di essere finanziariamente concorrenziali e il desiderio di mantenere e preservare le nostre capacità di rigenerare le risorse naturali. Non vedo infatti come l’agricoltura possa essere competitiva a medio e lungo termine senza un’oculata gestione delle risorse naturali. Per questo vogliamo trovare un equilibrio all’interno della PAC anziché contrapporre le preoccupazioni alimentari alle preoccupazioni ambientali.

Vi è poi la questione di una politica agricola comune più mirata. L’onorevole Ashworth ha sollevato tale aspetto, anche se mi pare che il deputato non sia più presente in Aula. La Commissione propone pagamenti diretti più mirati. Anche in questo caso ritengo che le proposte formulate dalla relazione Dess siano decisamente in linea con quanto la Commissione intende inserire nelle proprie proposte legislative.

Suggeriremo misure che ci consentiranno di affrontare le crisi, che si tratti di crisi di mercato, crisi sanitarie o crisi legate a condizioni meteorologiche estreme. Questo è il tipo di strumenti che proporremo. Vorrei altresì ringraziare il Parlamento per averci sostenuti in questo obiettivo fondamentale, che in futuro rassicurerà gli agricoltori.

Formulati questi commenti aggiuntivi, vorrei concludere ribadendo la mia fiducia nel voto di domani e nella qualità della relazione Dess. Posso promettervi che in ottobre, quando la Commissione presenterà le proprie proposte legislative, riconoscerete tutti gli elementi essenziali. Vi ringrazio ancora una volta per questo documento che ha offerto un reale valore aggiunto al pacchetto legislativo che la Commissione presenterà.

 
  
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  Albert Deß, relatore. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare tutti per questo intenso dibattito, così come per l’appoggio che mi è stato manifestato. Signor Commissario, attendiamo tutti con ansia la comunicazione di ottobre della Commissione e successivamente una collaborazione valida e costruttiva. L’agricoltura europea è un fattore positivo. Nutre più di 500 milioni di persone, coltiva e si prende cura di più di 170 milioni di ettari di terreni coltivabili e pascoli, fornisce molti posti di lavoro come indotto, è un baluardo importante delle zone rurali ed è già il settore agricolo più sostenibile al mondo. Non comprendo dunque perché il Presidente Barroso abbia parlato di ingenti tagli nel secondo pilastro. Così facendo, sta anche mettendo a repentaglio gli obiettivi della strategia UE 2020, in altre parole i suoi stessi obiettivi. Se mi consentite di esprimermi in questi termini, visto che 14 milioni di agricoltori sfamano 500 milioni di persone, è troppo chiedere che la politica agricola europea venga usata per garantire che anche questi 500 milioni di persone provvedano adeguatamente ai 14 milioni di agricoltori?

Al riguardo, vorrei sottolineare, come si è già detto un paio di volte oggi, che su alcuni punti ci si è discostati dalla mia relazione originale. Sono nel gioco politico da troppo tempo ormai e so esattamente perché ho stilato la relazione nel modo in cui lo ho fatto. Se avessi scritto la relazione come oggi è formulata, che cosa avrei avuto da offrire nei negoziati sul compromesso? Ho previsto un margine tale da garantire che tutti potessero rappacificarsi e oggi abbiamo conseguito un buon risultato. La mia relazione, dunque, presentava un sostanziale margine di manovra.

Il mio obiettivo era che il Parlamento trasmettesse il segnale che stiamo affrontando gli aspetti importanti e indispensabili affinché gli agricoltori europei abbiano un futuro roseo. Una volta presentate le proposte legislative, signor Commissario, lavoreremo intensamente per raggiungere insieme un esito positivo. Posso assicurarle che è probabile che lei goda qui, in Parlamento, di un appoggio maggiore di quello che potrebbe essere riservato ad altri Commissari. Siamo in grado di offrirglielo.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, 23 giugno 2011.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), per iscritto. – (PT) L’agricoltura garantisce la sicurezza dell’approvvigionamento di cibo di qualità a prezzi accessibili, assicura una protezione essenziale dell’ambiente e un uso equilibrato dei terreni e crea occupazione, crescita e ricchezza. Concedere denaro agli agricoltori unicamente sulla base della superficie da loro posseduta non è giustificabile.

Siamo riusciti a indurre un cambiamento nelle sovvenzioni in modo che 80 per cento delle somme concesse non andasse più soltanto a beneficio del 20 per cento delle aziende agricole più grandi e in questo modo abbiamo aiutato i piccoli agricoltori. Abbiamo aperto la via a una politica agricola comune più giusta nei confronti dei paesi dell’Unione europea, degli agricoltori e dei diversi tipi di produzione, che tenga conto delle condizioni specifiche delle nostre regioni, sia rispettosa dell’ambiente e promuova l’occupazione nelle zone rurali.

Per quel che riguarda le quote latte, è necessario verificare se sia di fatto una buona idea continuare ad attuare una decisione presa otto anni fa sulla base di previsioni. Tale punto è estremamente importante per le Azzorre visto che il settore svolge un ruolo strategico e le quote sono state importantissime sinora per i produttori di latte. Mi corre l’obbligo di sottolinearlo perché non sono ancora state proposte alternative al regime delle quote latte.

 
  
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  Elena Oana Antonescu (PPE), per iscritto. – (RO) Siamo tutti consapevoli del ruolo cruciale che la politica agricola comune può svolgere per il conseguimento degli obiettivi ambientali e climatici, l’approvvigionamento di beni pubblici e il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza alimentare dell’Unione. È tuttavia estremamente importante che, quando si parla di agricoltura e futuro della PAC, le parole chiave siano “semplificazione” e “innovazione”. Dobbiamo concentrarci sulle misure politiche che non impongono nuovi oneri amministrativi perché non vogliamo rendere ancora più difficile la vita dei nostri agricoltori. La politica agricola comune deve diventare più equa e semplice. Penso che sia necessario trovare un giusto equilibrio tra gli obiettivi politici che proponiamo e gli oneri amministrativi. Dobbiamo salvaguardare il benessere degli agricoltori e rafforzare le economie locali. È necessario proteggere l’ambiente e preoccuparsi anche di produrre cibo sano, sicuro e di alta qualità. Parlando di agricoltura, non dobbiamo concentrarci esclusivamente sulle soluzioni tecnologiche o le discussioni sulle soluzioni tecnologiche. Dobbiamo anche tenere presenti i modelli di consumo, la questione dei rifiuti e il rapporto complesso tra ambiente, biodiversità e salute.

 
  
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  Liam Aylward (ALDE), per iscritto. – (EN) Innanzi tutto, vorrei ringraziare il relatore per il suo eccellente lavoro. Il documento finale trasmette un messaggio chiaro alla Commissione, attualmente nel mezzo di una discussione sul bilancio interno nel quadro del prossimo programma finanziario, vale a dire che il Parlamento vede la futura politica agricola comune come una politica in grado di promuovere l’economia europea in termini di occupazione e crescita, una politica che affronti le sfide della sicurezza alimentare, una politica che offra beni pubblici, protegga l’ambiente e migliori la biodiversità, una politica che sia veicolo per fronteggiare il cambiamento climatico.

Ridurre la capacità degli agricoltori europei e comprometterne la competitività e la sostenibilità con un bilancio debole per la PAC sarebbe miope e controproducente. È un settore con grandi potenzialità di espansione, crescita nell’economia, ricerca e innovazione, anche per affrontare il cambiamento climatico. La PAC produce risultati misurabili e un evidente ritorno sull’investimento per quel che riguarda la produzione di beni pubblici. La PAC dopo il 2014, come si afferma nella relazione, ha priorità e obiettivi chiari in base ai quali gli agricoltori europei possono dare risultati e di fatto lo faranno. Hanno tuttavia bisogno di essere supportati da un bilancio credibile.

 
  
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  Elena Băsescu (PPE), per iscritto. – (RO) Penso che la relazione preparata dall’onorevole Dess sia fondamentale nel contesto della crisi alimentare globale e degli attuali rischi ambientali. La nuova versione della politica agricola comune comprende valori quali tutela dei consumatori e coesione regionale. Ritengo che la produttività a lungo termine dipenda, in larga misura, dalla gestione sostenibile delle risorse naturali, che è un altro obiettivo all’ordine del giorno. Apprezzo l’iniziativa di promuovere un coinvolgimento più attivo degli agricoltori nei programmi di sviluppo rurale, che contribuiranno a rafforzare la competitività locale.

La sicurezza alimentare è un’altra priorità della nuova politica agricola comune. La cooperazione tra Stati membri è essenziale, come ha dimostrato la crisi dell’E. coli questa estate. Per evitare fluttuazioni dei prezzi dei prodotti alimentari, appoggio l’adozione di ulteriori misure di prevenzione dei rischi a favore di tutti gli agricoltori dell’Unione.

Nel contempo, penso che sia importante che i fondi agricoli siano distribuiti equamente. Al riguardo, sottolineerei per esempio l’impatto degli aiuti diretti sulla promozione della redditività e della competitività delle piccole aziende agricole.

Pagamenti speciali vanno anche programmati per le zone con handicap naturali che presentano particolari esigenze.

 
  
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  Nessa Childers (S&D), per iscritto. – (EN) In quanto membro della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e ambientalista impegnata, mi aspettavo una relazione Dess che rappresentasse una PAC per l’era del carbonio, una PAC basata su incentivi ambientali, gestione delle risorse e forte investimento nei problemi ambientali più ampi con cui l’Unione deve confrontarsi. Sono dunque colpita dal livello di impegno della relazione Dess in termini di ecologizzazione della PAC e sostegno ai produttori alimentari piccoli e medi volgendo lo sguardo al futuro e, nel contempo, affrontando le attuali preoccupazioni che affliggono l’agricoltura europea. Visto che la Commissione concorda in larga misura con le proposte del Parlamento, mi rivolgo all’Aula affinché faccia sentire la propria voce per garantire che anche il Consiglio europeo appoggi le proposte ambientali contenute nella relazione.

 
  
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  Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), per iscritto. – (RO) La politica agricola comune deve confrontarsi con una serie di sfide che impongono all’Unione europea e agli Stati membri di prendere una decisione strategica sul futuro dell’agricoltura. Per raccogliere efficacemente tali sfide, la PAC deve operare in un ambiente di politiche economiche solide e finanziamento pubblico sostenibile, aiutando l’Unione a conseguire gli obiettivi della sua strategia UE 2020. Penso che l’Unione europea abbia anche bisogno di poter contare, in futuro, su strumenti adeguati per affrontare le crisi che colpiscono il mercato e l’approvvigionamento alimentare, nonché le fluttuazioni dei prezzi e del mercato nel settore agricolo. Ritengo che i fondi della PAC debbano essere ripartiti equamente per il primo e il secondo pilastro, sia tra Stati membri sia tra agricoltori al loro interno. Ciò ridurrà tangibilmente le notevoli disparità nel modo in cui tali fondi sono ripartiti tra gli Stati membri. Il secondo pilastro della PAC è della massima importanza per lo sviluppo rurale. Credo che particolare attenzione vada rivolta alla necessità di motivare e incoraggiare i giovani agricoltori. Sono dunque favorevole all’introduzione in questo pilastro di misure mirate definite dagli Stati membri con lo scopo di conseguire gli obiettivi prioritari dell’Unione in modo che nel secondo pilastro si mantengano i pagamenti compensativi per le zone svantaggiate.

 
  
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  Anne Delvaux (PPE), per iscritto. – (FR) L’agricoltura è senza dubbio il settore economico in cui l’Unione europea ha raggiunto i maggiori risultati. L’attuale dibattito si svolge nel contesto dell’intenzione della Commissione di rivelare proposte di riforma fondamentali in ottobre.

L’Aula ha raggiunto un compromesso nella relazione in discussione. Abbiamo mantenuto due pilastri forti: il primo pilastro, gli aiuti diretti, deve poter contare su fondi adeguati che rispecchino le sfide con cui l’agricoltura deve confrontarsi, il che significa mantenere perlomeno gli attuali livelli di finanziamento. Tale pilastro sarà tuttavia maggiormente allineato al secondo, quello del sostegno allo sviluppo sostenibile. Penso che l’ecologizzazione del primo pilastro debba essere interpretata in maniera corretta affinché non si sommi agli obblighi ambientali che già gravano notevolmente su di loro. Dopo tutto, il loro ruolo primario è produrre cibo. La relazione si rivolge altresì ai giovani agricoltori che, come sappiamo, lottano per inserirsi nel settore.

È tuttavia chiaro che tali obiettivi possono essere conseguiti soltanto se il bilancio dell’Unione non viene tagliato. Che senso ha porsi obiettivi ambiziosi se non disponiamo dei mezzi per realizzarli?

 
  
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  Ismail Ertug (S&D), per iscritto. – (DE) Noi del gruppo S&D abbiamo lavorato duramente per garantire che la nuova politica agricola dell’Unione sia orientata verso standard ecologici. A nostro parere, gli agricoltori devono essere ricompensati per i servizi offerti alla società. Questo è esattamente ciò che fanno e nulla potrebbe essere meno gratificante dei prezzi attualmente raggiunti sul mercato.

Mantenere il modello a due pilastri garantisce che in futuro gli agricoltori continuino a percepire un ammontare fisso sul quale poter fare affidamento, pagamenti importanti per la pianificazione a lungo termine. Collegando il pagamento diretto a una variabile economica possiamo operare la transizione da un’Europa di 15 Stati membri a un’Europa di 27 Stati membri senza offendere troppo nessuno.

La relazione è un buon compromesso, un compromesso europeo. Ora la domanda è che cosa ne farà la Commissione e, specialmente, il Presidente Barroso. Tagliare in particolare i fondi per la protezione ambientale è segno di ristrettezza mentale e spero che il Commissario Cioloş riesca a dissuaderlo dal farlo.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L’odierna relazione propone la continuità della politica agricola comune (PAC), sebbene con alcune contraddizioni.

Chiediamo dunque che si assuma una posizione critica e abbiamo formulato proposte alternative che rispondono efficacemente sia al bisogno della produzione agricola per garantire sovranità alimentare e sicurezza alimentare in ogni paese sia ai problemi delle aziende a conduzione familiare e dello sviluppo rurale, proposte che tengono tutte conto dell’importanza sociale della terra e della gente che la lavora, delle caratteristiche specifiche di ciascun paese e della giustizia sociale nella distribuzione delle sovvenzioni, sia tra Stati membri sia tra colture e agricoltori.

Per questo abbiamo presentato tale serie di proposte in cui, in particolare, sosteniamo chiaramente e inequivocabilmente un sistema di quote di produzione adeguato a ogni Stato membro in base alle sue esigenze alimentari, ciò al fine di garantire che gli agricoltori in paesi come il Portogallo siano tutelati.

Vogliamo salvaguardare il diritto di ogni paese di produrre e siamo contro la liberalizzazione del settore lattiero-caseario e dei diritti di impianto nel settore vinicolo. Parimenti vogliamo mantenere gli aiuti per la distillazione di alcol per usi alimentari e la distillazione di emergenza dopo il 2012 e appoggiamo l’esistenza di strumenti di regolamentazione del mercato e meccanismi di intervento al fine di garantire prezzi equi per la produzione, opponendoci dunque alla tendenza alla deregolamentazione delle precedenti riforme della PAC.

 
  
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  Béla Glattfelder (PPE), per iscritto. – (HU) L’Europa avrà bisogno di un’agricoltura forte anche dopo il 2013 perché il principale strumento per garantire la sicurezza alimentare dei cittadini europei è l’agricoltura europea. La produzione alimentare deve restare lo scopo primario dell’agricoltura in quanto la popolazione mondiale continua ad aumentare e si prevede che raggiunga 9 miliardi entro il 2045. Per conseguire tale obiettivo, abbiamo però bisogno di una politica agricola comune forte e di un’assistenza agricola forte. Ritengo dunque importante che, come afferma la relazione, il bilancio agricolo venga mantenuto perlomeno allo stesso livello del 2013 nel prossimo periodo finanziario dell’Unione. In marzo la Presidenza ungherese ha adottato conclusioni presidenziali nell’interesse degli agricoltori europei. L’eccessiva volatilità dei prezzi nel precedente periodo è in parte dovuta a decisioni sbagliate prese dall’Unione, per esempio l’abolizione dell’intervento per il mais. Ci occorre quindi una politica agricola che garantisca un’azione efficace contro l’estrema volatilità dei prezzi e la speculazione. La crisi del latte ha dimostrato che nel settore lattiero-caseario occorrono misure per limitare la produzione. Negli Stati membri in cui si è registrata una diminuzione superiore alla media della produzione di zucchero a seguito della riforma del comparto è necessario permettere che la produzione aumenti.

 
  
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  Louis Grech (S&D), per iscritto. – (EN) È essenziale che la PAC disponga di mezzi adeguati per essere all’altezza delle sfide che in futuro sarà chiamata a raccogliere. La PAC non può essere monolitica. Deve essere attuata in maniera flessibile e nell’attuale contesto economico e politico. Si dovrebbe sviluppare un quadro normativo basato su politiche tenendo presenti gli obiettivi a lungo termine. Ciò garantirebbe ai piccoli agricoltori maggiore stabilità e consentirebbe loro di predisporre piani di investimento per un più ampio orizzonte temporale senza preoccuparsi delle ripercussioni negative che potrebbero derivare da politiche a breve termine adottate per rispondere a problemi puntuali, offrendo peraltro loro il sostegno di cui hanno bisogno per salvaguardare la propria attività. La vulnerabilità del settore agricolo all’instabilità di mercato e alla volatilità dei prezzi deve essere affrontata e la PAC dovrebbe garantire un meccanismo di sicurezza e un sistema per un’efficace prevenzione dei rischi, assicurando in tal modo agli agricoltori la certezza del reddito in un’epoca economicamente difficile, oltre a permettere di prevedere come la volatilità globale dei prezzi inciderà sui paesi in via di sviluppo. Le sfide climatiche globali, le sollecitazioni imposte dai cambiamenti demografici sulla sicurezza alimentare e la recessione economica dovrebbero indurre a intensificare l’impegno per garantire una crescita sostenibile, nonché incoraggiare e salvaguardare l’occupazione. Attività dedicate di ricerca e innovazione sosterranno la transizione dell’Europa a un sistema più sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico.

 
  
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  Ville Itälä (PPE), per iscritto. – (FI) La presente relazione è stata una vittoria per i sostenitori dell’agricoltura finlandese ed europea. Vista la nostra posizione geografica, al nord dell’Europa, noi in Finlandia hanno un notevole svantaggio naturale nel coltivare la terra, per cui è importante che l’ammontare degli aiuti da noi percepiti non venga modificato. La posizione del Parlamento costituisce un messaggio forte per la Commissione, che sta elaborando la sua proposta di riforma della politica agricola comune. Dopo di ciò, non sono accettabili restrizioni degli attuali livelli di assistenza nazionale.

 
  
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  Petru Constantin Luhan (PPE), per iscritto. – (RO) La sicurezza alimentare è e resterà la principale sfida con cui l’agricoltura comunitaria deve confrontarsi. Non è l’unica, come si sottolinea anche nella relazione “Prospettive dell’agricoltura OCSE-FAO 2011-2020”.

Penso che dobbiamo prestare particolare attenzione alle sfide democratiche che interessano in particolare le campagne. Se non riusciamo a gestire i cambiamenti demografici e rendere le zone rurali più interessanti per i giovani agricoltori, correremo il rischio, entro un certo arco temporale, che questa situazione diventi un reale ostacolo a una produzione agricola stabile e di alta qualità. Alla luce di ciò, dobbiamo offrire ai giovani nuove misure incentivanti, un notevole sostegno finanziario e un maggiore accesso a infrastrutture e servizi innovativi.

Oltre a tutte queste misure, è anche necessario un migliore coordinamento tra il sostegno finanziario assegnato allo sviluppo rurale e altre politiche regionali, nonché il mantenimento dei fondi della PAC a un livello che permetta di assolvere tutti i compiti proposti. Questo ci permetterà di agevolare un coinvolgimento economico, sociale e culturale più attivo dei giovani nell’agricoltura dell’Unione europea.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE), per iscritto. – (FR) Purtroppo gli obiettivi audaci e innovativi inizialmente proposti dal relatore non sono sopravvissuti alle nostre discussioni. In alcuni casi, hanno dovuto cedere il passo a compromessi incolori, insapori e inodori.

Posso accettarlo, soprattutto se si tratta di una distribuzione più equa dei pagamenti diretti in Europa per garantire il regolamento funzionamento del mercato interno.

Mi rammarico tuttavia per la nostra mancanza di coraggio in tema di ecologizzazione trasversale della politica agricola comune. I nostri agricoltori vogliono produrre cibo sano sufficiente per garantire sicurezza alimentare ai 500 milioni di cittadini dell’Europa.

Undici Stati membri, compreso il Lussemburgo, hanno firmato una lettera congiunta al Commissario Cioloş manifestando la loro opposizione alla cessazione del sistema dei diritti di impianto per i vigneti nel 2015.

Sono lieta che il Parlamento europeo abbia avallato tale proposta nella relazione Dess. Dobbiamo però essere cauti: i nostri agricoltori non devono finire per essere paesaggisti sottopagati, mentre noi continuiamo a dipendere dalle importazioni di prodotti alimentari e agricoli dai paesi terzi, prodotti soggetti a requisiti molto meno rigidi di quelli imposti ai nostri coltivatori.

Appoggio pienamente tale posizione. Ci aspettiamo di vederla inserita nelle proposte legislative del Commissario.

 
  
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  Mariya Nedelcheva (PPE), per iscritto. – (BG) Il Parlamento europeo deve ergersi a difesa di una PAC forte, equa e adeguatamente finanziata. È tempo di garantire che i pagamenti diretti siano distribuiti equamente tra Stati membri, regioni e settori. Dobbiamo dimostrare ai cittadini europei che esiste una vera solidarietà europea, non soltanto a parole. La relazione dell’onorevole Dess rappresenta un passo molto piccolo, ma nella giusta direzione. Apprezzo altresì le misure proposte per mantenere l’equilibrio territoriale nell’Unione. Sono lieta che nella relazione si manifesti sostegno per i giovani nel settore agricolo perché dobbiamo combattere lo spopolamento delle zone rurali. È importante mantenere in essere il sostegno per le regioni svantaggiate e l’opportunità di pagamenti legati alla produzione nelle regioni in cui non esistono alternative a uno specifico tipo di produzione. Mi compiaccio che la mia richiesta di maggiore flessibilità all’interno del secondo pilastro sia stata accolta. La situazione nel settore agricolo varia a seconda degli Stati membri. Una maggiore libertà nella definizione delle priorità nazionali offrirà reali opportunità di sviluppo alle regioni agricole. È tuttavia importante vigilare affinché le misure proposte non comportino ulteriore burocrazia per i produttori agricoli. Trasmettiamo un segnale forte alla Commissione europea e ai produttori agricoli europei dimostrano il nostro sostegno a una PAC più equa, semplice e flessibile.

 
  
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  Franz Obermayr (NI), per iscritto. – (DE) Un settore agricolo sano, e non parlo di strutture agroindustriali, bensì di piccole aziende a conduzione familiare, è garanzia di sopravvivenza per la cultura rurale, la natura e il nostro paesaggio culturale, oltre a essere essenziale per assicurare l’approvvigionamento alimentare delle nostre popolazioni. L’importanza di quest’ultimo aspetto ci è stata nuovamente confermata dalla recente crisi dell’E. coli enteroemorragica (EHEC). I consumatori ripongono grandi aspettative nei prodotti biologici. Si aspettano che i prodotti biologici assicurino un equilibrio ecologico, il che in realtà è spesso più che discutibile. Anziché avere un impatto particolarmente positivo sulla sostenibilità, l’uso prudente delle risorse, la riduzione di CO2 e la tutela del bestiame, i prodotti biologici attraversano spesso tutta l’Europa. L’Unione europea deve agire in tale ambito, e parlo in veste di rappresentante dell’Austria, paese leader nel campo dell’agricoltura biologica. È necessario attribuire maggiore importanza all’approvvigionamento regionale e alla disponibilità stagionale, oltre che a una rigorosa etichettatura dell’origine degli alimenti. I servizi resi dall’agricoltura devono pertanto essere ricompensati con prezzi equi dei prodotti. Non usiamo la politica agricola comune per promuovere il settore agroindustriale; promuoviamo invece i nostri agricoltori.

 
  
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  Sirpa Pietikäinen (PPE), per iscritto. – (FI) La riforma della politica agricola comune dell’Unione è uno dei compiti più importanti di questo Parlamento. La relazione dell’onorevole Dess rappresenta una valida base per proseguire la riforma. Abbiamo però bisogno di un dibattito più ampio per conseguire l’obiettivo di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, efficace dal punto di vista delle risorse e diversificata. La risposta ai problemi globali dell’agricoltura non verrà dall’aumento della produzione in Europa, ma è parte di un’equazione più ampia in cui rientrano fattori economici, sociali e ambientali. In luogo di una politica agricola miope, abbiamo bisogno di una politica alimentare che considera l’intera catena della produzione alimentare, dall’inizio alla fine. Questo è il modo migliore per rispondere alle sfide serie, a tutto campo, con cui l’agricoltura nella sua forma attuale deve confrontarsi in questo secondo millennio.

 
  
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  Pavel Poc (S&D), per iscritto. – (CS) Sono lieto di sentire che la nuova politica agricola comune porrà fine al periodo di discriminazione ai danni degli agricoltori di alcuni Stati membri, tra cui il mio. Vorrei ringraziare il relatore per il suo lavoro, che è chiaramente opera di un autore che comprende i vari aspetti in gioco. Sono estremamente allarmato dal tentativo di stabilire nuove condizioni discriminatorie. Il massimale imposto ai pagamenti diretti è una nuova forma di discriminazione contro gli Stati membri in cui, per motivi storici, la maggior parte delle aziende agricole gestisce appezzamenti di terreno più grandi. Queste aziende si conformano alle stesse norme e forniscono gli stessi servizi delle piccole aziende di altri paesi e parimenti soddisfano le condizioni previste per i pagamenti diretti. La discriminazione ai danni di alcune aziende agricole derivante dall’imposizione di massimali può mettere a repentaglio i posti di lavoro nelle zone rurali e soffocare il potenziale innovativo. Se vogliamo parlare in maniera credibile di mercato unico, possiamo veramente accettare una discriminazione nei confronti di taluni Stati membri sotto forma di differenze di pagamento per ettaro o massimali?

Gli agricoltori dei 12 nuovi Stati membri ora sono giunti alla fine di un difficile decennio che hanno accettato con l’intesa che si trattasse di un periodo transitorio non prorogabile. Non protraiamo queste disparità contrarie allo spirito dei negoziati di adesione all’Unione e non danneggiamo la credibilità dell’Unione agli occhi di alcuni suoi cittadini. Stiamo rischiando il futuro della stessa Unione. Esorterei pertanto tutti i colleghi ad appoggiare gli emendamenti 10 e 11 che respingono l’imposizione di massimali ai pagamenti.

 
  
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  Olga Sehnalová (S&D), per iscritto. – (CS) Un requisito fondamentale per una concorrenza leale sul mercato interno è la creazione di condizioni eque e trasparenti per tutti gli agricoltori dell’intera Unione europea. La relazione sul futuro della politica agricola comune (PAC) punta in tale direzione. Molti compromessi negoziati dovrebbero essere accolti incondizionatamente, per esempio la semplificazione delle procedure amministrative in vari ambiti della PAC o la produzione del pieno finanziamento per i pagamenti diretti nel bilancio dell’Unione e il rifiuto di rinazionalizzarli. Visto il tipo di situazione esistente nei singoli Stati membri, determinato da ragioni storiche, reputo tuttavia problematica la questione di un trattamento preferenziale concesso agli agricoltori europei o uno svantaggio imposto loro sulla base di criteri aggiuntivi, per esempio le dimensioni dell’azienda.

 
  
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  Sergio Paolo Francesco Silvestris (PPE), per iscritto. – Desidero esprimere soddisfazione per questo primo testo sul futuro della PAC che intende già inviare un messaggio favorevole per i nostri agricoltori alla Commissione, in attesa del testo legislativo. Ritengo infatti che molti paragrafi riportino le indicazioni che io con altri miei colleghi abbiamo provveduto ad inserire. E mi riferisco alle importanti citazioni favorevoli alla nostra agricoltura meridionale. Gli aiuti diretti, per esempio, non si baseranno più soltanto su di un premio all'ettaro, ma finalmente si prenderanno in considerazione anche la dimensione dell'azienda, le modalità di impiego, la produttività del lavoro e la forma giuridica dell'impresa. Entusiasmo anche per l'attribuzione di questi premi solamente agli agricoltori veramente attivi nel settore, in modo che gli aiuti vadano a chi davvero li necessita ed utilizza a favore dell'agricoltura. Si prevede poi una distribuzione degli aiuti maggiormente equa considerando che le aziende agricole nell'Unione europea presentano per ragioni storiche una struttura quanto mai varia. Pieno gradimento poi al punto che richiama la necessità di dotare la nuova PAC degli strumenti necessari a limitare la volatilità dei prezzi. Concludo con un cenno alla produzione agricola più diffusa nella mia regione, l'olio di oliva, e del provvedimento che stiamo attendendo dalla Commissione, un sistema aggiornato di scorte private, e l'attivazione dello stoccaggio privato.

 
  
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  Dominique Vlasto (PPE), per iscritto. – (FR) Poiché oggigiorno la sicurezza alimentare è un fattore fondamentale della globalizzazione, dobbiamo preservare la nostra capacità per essere autosufficienti. Ciò significa mantenere in essere una politica agricola comune ambiziosa che possa soddisfare la nostra esigenza più fondamentale: l’alimentazione. La PAC richiede tuttavia adeguamenti per diventare più equa. I cittadini europei non capirebbero se il grosso dell’assistenza dovesse andare ai grandi operatori agricoli: anche i piccoli agricoltori devono essere in grado di sopravvivere con ciò che producono, lavorare in condizioni dignitose ed essere pagati equamente. Nell’assegnare gli aiuti, dobbiamo inoltre ponderare meglio i vincoli naturali come il riscaldamento globale, le zone montagnose o la penuria di approvvigionamento idrico. L’attuale siccità dimostra che la PAC deve includere urgentemente risorse pratiche che permettano ai nostri agricoltori di far fronte alla penuria di acqua. Esorto dunque a modificare oculatamente la PAC in modo che diventi più pertinente e in grado di assicurare la nostra autosufficienza alimentare, la vitalità del nostro settore agricolo e la conservazione delle nostre zone rurali.

 
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