Proposta di risoluzione - B7-0199/2011Proposta di risoluzione
B7-0199/2011

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla revisione della politica europea di vicinato - dimensione meridionale

16.3.2011

presentata a seguito di una dichiarazione del Consiglio e della Commissione
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

Mário David a nome della commissione per gli affari esteri


Procedura : 2011/2642(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
B7-0199/2011

B7‑0199/2011

Risoluzione del Parlamento europeo sulla revisione della politica europea di vicinato - dimensione meridionale

Il Parlamento europeo,

–   visti lo sviluppo della politica europea di vicinato (PEV) dal 2004 e, in particolare, le relazioni intermedie della Commissione sulla sua attuazione,

- visti i piani d'azione adottati congiuntamente con l'Egitto, Israele, la Giordania, il Libano, il Marocco, l'Autorità palestinese e la Tunisia,

- viste le comunicazioni della Commissione dell'11 marzo 2003 dal titolo "Europa ampliata - Prossimità: un nuovo contesto per le relazioni con i nostri vicini orientali e meridionali[1], del 12 maggio 2004 dal titolo "Politica europea di prossimità - documento di strategia"[2], del 4 dicembre 2006 sullo sviluppo della politica europea di vicinato[3], del 5 dicembre 2007 su una forte politica europea di vicinato[4] e del 12 maggio 2010 sul bilancio della politica europea di vicinato[5],

- vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, dell'8 marzo 2011, su un partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il mediterraneo meridionale[6],

- viste le conclusioni del Consiglio Affari esteri del 26 luglio 2010 sulla PEV,

- viste le sue precedenti risoluzioni del 19 gennaio 2006 sulla politica europea di prossimità[7], del 6 luglio 2006 sullo strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI)[8], del 15 novembre 2007 sullo sviluppo della politica europea di vicinato[9], del 19 febbraio 2009 sul Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo[10], del 19 febbraio 2009 sulla revisione dello strumento della politica europea di vicinato e partenariato[11], del 20 maggio 2010 sull'Unione per il Mediterraneo[12], e del 9 settembre 2010 sulla situazione del fiume Giordano, con particolare riferimento alla regione del Basso Giordano[13],

- viste le sue risoluzioni del 3 febbraio 2001 sulla situazione in Tunisia[14], del 17 febbraio 2011 sulla situazione in Egitto[15] e del 10 marzo 2011 sui rapporti con i vicini meridionali, e in particolare la Libia, inclusi gli aspetti umanitari[16],

- viste le conclusioni del consiglio di associazione UE-Marocco, del 13 ottobre 2008, che riconoscono lo status avanzato al Marocco,

- viste le conclusioni del consiglio di associazione UE-Giordania, del 26 ottobre 2010, che riconoscono lo status avanzato alla Giordania,

- vista l'approvazione del "Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo" da parte del Consiglio europeo di Bruxelles del 13 e 14 marzo 2008,

- vista la Comunicazione della Commissione del 20 maggio 2008 dal titolo "Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo[17],

- vista la dichiarazione finale dei ministri degli Affari esteri dell'Unione per il Mediterraneo, riunitisi a Marsiglia il 3 e 4 novembre 2008,

- vista la dichiarazione del vertice di Parigi per il Mediterraneo tenutosi a Parigi il 13 luglio 2008,

- vista la dichiarazione di Barcellona che istituisce un partenariato euromediterraneo, adottata alla Conferenza euromediterranea dei ministri degli Affari esteri tenutasi il 27 e 28 novembre 1995,

- viste le dichiarazioni dell'Ufficio di presidenza dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) in occasione delle riunioni di Parigi (12 luglio 2008), del Cairo (20 novembre 2009), di Rabat (22 gennaio 2010), di Palermo (18 giugno 2010) e di Roma (12 novembre 2010),

- vista la raccomandazione dell'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) adottata ad Amman il 13 ottobre 2008 e trasmessa alla prima riunione dei ministri degli Affari esteri del processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo,

- viste le raccomandazioni delle commissioni della AP-UpM adottate in occasione della sesta sessione plenaria tenutasi ad Amman il 13 e 14 marzo 2010,

- viste le conclusioni della riunione inaugurale dell'Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM) tenutasi a Barcellona il 21 gennaio 2010,

- visto il regolamento (CE) n. 1638/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 2006, recante disposizioni generali che istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI)[18],

- vista la sua raccomandazione al Consiglio del 13 dicembre 2010 sui negoziati riguardanti l'accordo quadro UE-Libia,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che il rispetto e la promozione della democrazia e dei diritti umani, in particolare quelli della donna, lo Stato di diritto, il rafforzamento della sicurezza, la stabilità democratica, la prosperità, un'equa distribuzione del reddito, della ricchezza e delle opportunità nella società e, quindi, la lotta alla corruzione e la promozione del buon governo sono principi e finalità fondamentali dell'UE che devono rappresentare valori comuni condivisi con i paesi partner della PEV e divenire obiettivi imprescindibili della PEV,

B. considerando che la revisione della PEV dovrebbe tenere conto delle manifestazioni a favore della libertà, della democrazia e delle riforme in diversi paesi del vicinato meridionale dell'UE che hanno dimostrato il forte desiderio popolare di un autentico cambiamento e di migliori condizioni di vita nella regione,

C. considerando che la rivolta civile, conseguenza del generale malcontento della popolazione nei confronti dei regimi al potere e prevalentemente motivata dall'iniqua distribuzione della ricchezza e della crescita economica nonché dalla mancanza di libertà, si è estesa all'intera regione,

D. considerando che gli avvenimenti in Tunisia, in Egitto e in Libia comportano la necessità per l'UE di apportare determinate modifiche alla PEV al fine di sostenere efficacemente il processo di riforma a livello politico, economico e sociale,

E.  considerando che la PEV, sin da quando è stata lanciata nel 2004, si è dimostrata inefficace nel conseguire i suoi obiettivi in materia di diritti umani e democrazia, oltre che incapace di portare alle necessarie riforme politiche, sociali e istituzionali; che nelle proprie relazioni con la regione in questione l'UE ha trascurato il dialogo con le società civili e le forze democratiche della sponda meridionale del Mediterraneo; che, nonostante il persistere di talune lacune e difficoltà, l'attenzione dovrebbe ora concentrarsi sull'attuazione, in uno sforzo di interazione con partner realmente rappresentativi della società civile e istituzioni chiave essenziali per la costruzione della democrazia, con priorità d'azione ben definite, parametri di riferimento precisi e una differenziazione basata sulla performance e i risultati ottenuti,

F.  considerando che l'UE dovrebbe definire più precisamente le finalità e le priorità strategiche perseguite nell'ambito dei partenariati con i vicini orientali e meridionali nonché attribuire la dovuta importanza ai punti della sua agenda politica correlati a tale aspetto, anche a livello di pianificazione di bilancio,

G. considerando che la PEV dovrebbe comprendere strumenti più ambiziosi ed efficienti volti a promuovere e sostenere le riforme politiche, economiche e sociali nei paesi vicini dell'UE,

H. considerando che il trattato di Lisbona ha creato le condizioni propizie a un miglioramento dell'efficienza e della coerenza delle politiche e del funzionamento dell'UE, segnatamente nell'ambito delle relazioni esterne, grazie all'istituzione della carica di vicepresidente/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) e del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), e che il VP/AR ha il compito di far sentire la voce dell'UE sulla scena internazionale,

I.   considerando che gli articoli 3 e 21 del trattato sull'Unione europea ampliano ulteriormente gli obiettivi di politica estera dell'Unione europea e collocano la promozione dei diritti umani, in particolare l'universalità e l'indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, al centro dell'azione esterna dell'UE,

J.   considerando che, a norma dell'articolo 8 del trattato UE, l'Unione deve sviluppare con i paesi limitrofi relazioni privilegiate al fine di creare uno spazio di prosperità e buon vicinato fondato sui valori dell'Unione e caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate sulla cooperazione,

K. considerando che i conflitti irrisolti e le violazioni della legislazione internazionale in materia di diritti umani rappresentano un impedimento alla realizzazione della PEV, in quanto frenano lo sviluppo economico, sociale e politico nonché la cooperazione, la stabilità e la sicurezza a livello regionale,

L.  considerando che, negli ultimi anni, la ricerca di una stabilità a breve termine ha spesso prevalso sui valori della democrazia, della giustizia sociale e dei diritti umani nell'ambito dei rapporti tra l'UE e i paesi vicini meridionali,

M.  considerando che l'Unione dovrebbe perseguire un approccio ascendente, rafforzando il proprio sostegno alla costruzione istituzionale, alla società civile e alla volontà di avviare un processo di democratizzazione, in particolare per quanto concerne la partecipazione delle donne e gli sviluppi socioeconomici in quanto prerequisiti di una stabilizzazione duratura,

N.  considerando che il rispetto dei diritti umani, in particolare di quelli delle donne, oltre che della democrazia e dello Stato di diritto (incluse la lotta contro la tortura e i trattamenti crudeli, disumani o degradanti) nonché l'opposizione alla pena di morte sono principi fondamentali dell'Unione europea;

 

O. considerando che l'UpM è attualmente in fase di stallo, soprattutto dopo il rinvio a tempo indeterminato del secondo vertice dei capi di Stato e di governo, oltre che delle riunioni ministeriali, e a seguito delle dimissioni del suo segretario generale; considerando che il contesto regionale in cui l'UpM sta prendendo forma è caratterizzato da conflitti territoriali, crisi politiche e un aumento delle tensioni sociali ed è stato sconvolto dalle rivolte popolari verificatesi in Tunisia, in Egitto e in altri paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente; che tutti quelli citati sono fattori che rallentano il funzionamento delle istituzioni dell'UpM nonché l'avvio dei principali progetti di integrazione regionale individuati dai capi di Stato e di governo dell'Unione per il Mediterraneo in occasione del vertice di Parigi del luglio 2008 e dai ministri degli Affari esteri dell'UpM riunitisi a Marsiglia il 3 e 4 novembre 2008; considerando che l'UpM, che avrebbe dovuto rafforzare la politica dell'UE nella regione, si è rivelata inefficace nel porre un freno alla crescente sfiducia e nel soddisfare i bisogni primari delle popolazioni coinvolte,

P.  considerando l'opportunità offerta dall'istituzione dell'UpM di rafforzare la complementarietà tra le politiche bilaterali, da un lato, e le politiche regionali, dall'altro, al fine di raggiungere più efficacemente gli obiettivi della cooperazione euromediterranea,

Q. considerando che altri attori globali, e i paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) in particolare, hanno rafforzato ulteriormente la loro presenza economica e influenza politica nei paesi del vicinato meridionale dell'UE,

R.  considerando che le conseguenze della crisi politica, economica, sociale e finanziaria hanno aggravato le difficoltà politiche, economiche e sociali esistenti nei paesi meridionali della PEV; che il costo delle riforme relative alla convergenza con l'acquis e agli adeguamenti necessari per la progressiva intensificazione delle relazioni economiche e sociali rappresenta un'ulteriore sfida per i paesi del vicinato meridionale dell'UE; considerando che in alcuni paesi tali fattori hanno contribuito ampiamente ai disordini civili e alle richieste di democratizzazione e riforme,

S.  considerando che la questione della gestione delle risorse idriche, e soprattutto dell'equa distribuzione delle stesse in funzione del fabbisogno di tutti gli abitanti della regione, è della massima importanza ai fini di una pace e di una stabilità durature nel Medio Oriente,

T.  considerando che le tendenze demografiche mostrano che nei prossimi vent'anni la popolazione degli Stati membri dell'UE si manterrà quantitativamente stabile, anche se diventerà progressivamente più anziana, mentre quella dei paesi meridionali della PEV aumenterà, soprattutto per quanto concerne la fascia d'età lavorativa; che la crescita economica e la creazione di posti di lavoro nei paesi in questione potrebbero non riuscire a tenere il passo con l'espansione demografica prevista, soprattutto in considerazione del fatto che alcuni paesi sono già confrontati a tassi di disoccupazione molto elevati, soprattutto a livello giovanile,

U. considerando che la corruzione nei paesi meridionali della PEV continua a suscitare gravi preoccupazioni e coinvolge ampie fasce della società, oltre che le istituzioni pubbliche,

V. considerando che l'ENPI ha contribuito a semplificare il finanziamento della PEV; che il processo di sviluppo dello strumento che gli succederà dovrebbe riflettere i recenti sviluppi nella regione e soprattutto le legittime aspirazioni democratiche della popolazione nonché le conclusioni della revisione strategica della PEV ed essere condotto attraverso consultazioni con tutte le parti interessate e in particolare con gli attori locali,

Revisione della PEV – Aspetti generali

1.  riconferma i valori, i principi e gli impegni su cui è stata costruita la PEV, fra cui la democrazia, lo Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali nonché dei diritti delle donne, il buon governo, l'economia di mercato e lo sviluppo sostenibile; ribadisce inoltre che la PEV deve diventare un valido contesto per l'approfondimento e il rafforzamento delle relazioni con i nostri partner più vicini al fine di incoraggiare e sostenere in tali paesi riforme politiche, sociali ed economiche pensate per instaurare e consolidare la democrazia, il progresso e opportunità sociali ed economiche per tutti; pone l'accento sull'importanza del rispetto dei principi di condivisione delle responsabilità e di titolarità congiunta nell'elaborazione e nell'attuazione dei programmi della PEV; ritiene che la politica europea di vicinato, fin dalla sua istituzione nel 2004, abbia fornito tangibili benefici sia ai partner della PEV che all'UE, in quanto quadro politico unico e grazie alla differenziazione basata sui risultati ottenuti e l'assistenza ad hoc che la caratterizzano;

2.  rammenta, alla luce degli attuali avvenimenti nei paesi meridionali, soprattutto in Tunisia e in Egitto, che la PEV non è riuscita a promuovere e a tutelare i diritti umani nei paesi terzi; esorta l'UE a trarre insegnamenti dai citati eventi e a rivedere la propria politica di sostegno alla democrazia e ai diritti umani al fine di istituire un meccanismo di applicazione della clausola sui diritti umani inclusa in tutti gli accordi con i paesi terzi; insiste sul fatto che la revisione della politica europea di vicinato deve dare priorità ai criteri relativi all'indipendenza della magistratura, al rispetto delle libertà fondamentali, al pluralismo e alla libertà di stampa nonché alla lotta contro la corruzione; chiede un miglior coordinamento con le altre politiche dell'Unione rivolte ai paesi in questione;

3.  invita l'UE a offrire il proprio deciso sostegno al processo di riforme politiche ed economiche nella regione facendo ricorso a tutti gli strumenti esistenti nel quadro della PEV e, all'occorrenza, adottandone di nuovi al fine di contribuire nel modo più efficace possibile al processo di transizione democratica, con particolare attenzione al rispetto delle libertà fondamentali, al buon governo, all'indipendenza della magistratura e alla lotta contro la corruzione, in modo da rispondere alle esigenze e alle aspettative della popolazione dei paesi vicini meridionali;

4.  pone l'accento sulla necessità di aumentare i fondi assegnati alla PEV nelle prossime prospettive finanziarie dell'Unione dopo il 2013, attribuendo la priorità, alla luce degli ultimi avvenimenti, alla dimensione meridionale della PEV; è del parere che le prossime prospettive finanziarie dovrebbe tenere conto delle caratteristiche e delle esigenze specifiche di ciascun paese;

5.  sottolinea la necessità di presentare ai paesi vicini un'offerta concreta relativa a un partenariato politico e a un'integrazione economica più forti, basata sui principi dell'apertura, della titolarità congiunta e della condizionalità; chiede che tale offerta sia creata ad hoc in funzione delle esigenze specifiche, tra loro diverse, dei paesi e delle regioni, in modo che i partner più avanzati possano seguire un percorso più rapido verso la conformità alle norme e ai valori dell'UE;

6.  chiede di dedicare maggiore attenzione alla cooperazione con le organizzazioni della società civile, poiché esse sono state il motore principale delle rivolte popolari verificatesi nell'intera regione;

7.  evidenzia la necessità di fornire un adeguato livello di finanziamento UE a favore della cooperazione con i paesi vicini, e ribadisce il valore dell'ENPI in quanto principale strumento di finanziamento della PEV, che dovrebbe evolvere in maniera tale da poter rispondere con maggiore flessibilità alle diverse esigenze dei paesi e delle regioni vicini, garantire un collegamento diretto tra gli obiettivi strategici della PEV e la programmazione dell'ENPI, nonché riflettere l'orientamento ai risultati della futura PEV; sottolinea, tuttavia, la necessità di fornire un'assistenza più mirata, rivolta in particolare alla società civile e alle comunità locali, nel rispetto dell'approccio ascendente; insiste sull'importanza dei controlli sulla gestione e sull'attuazione dei vari programmi ENPI;

8.  fa notare che la revisione strategica della PEV dovrebbe affrontare seriamente le lacune di detta politica e promuovere un maggiore impegno politico da parte di tutti i partner, rafforzando nel contempo la differenziazione basata sui risultati, misurati in rapporto a parametri di riferimento chiaramente definiti; chiede che in sede di revisione si riservi altresì una notevole attenzione all'impellente necessità di sviluppare la dimensione multilaterale, nel quadro di un impegno volto a instaurare un dialogo politico rafforzato, continuo e concreto con i paesi partner;

9.  ritiene particolarmente importante valutare e analizzare costantemente non soltanto i risultati raggiunti finora tramite i programmi attuati, ma anche l'adeguatezza delle risorse utilizzate nel quadro del partenariato; è del parere che tale procedura offra la possibilità di correggere, in futuro, eventuali carenze e scelte sbagliate;

10. invita il Consiglio e la Commissione a procedere a una revisione della PEV in relazione ai paesi partner meridionali fornendo i mezzi e l'assistenza necessari per un'autentica transizione democratica e gettando le basi per profonde riforme politiche, sociali e istituzionali; insiste sul fatto che la revisione della politica di vicinato deve attribuire la priorità ai criteri relativi all'indipendenza della magistratura, al rispetto delle libertà fondamentali, compresa la libertà dei media, e alla lotta contro la corruzione;

11. riconosce e sottolinea la differenza tra "i vicini europei", ossia i paesi che possono formalmente aderire all'UE una volta soddisfatti i criteri di Copenaghen, e "i vicini dell'Europa", ossia i paesi che non possono entrare a far parte dell'Unione europea a causa della loro posizione geografica;

12. ritiene che sia quindi estremamente importante e urgente riconsiderare ed esaminare attentamente la strategia dell'UE nei confronti del Mediterraneo e che questa nuova strategia dovrebbe rafforzare il dialogo politico e il sostegno a tutte le forze democratiche e sociali, compresi gli attori della società civile; invita il Consiglio, a tale proposito, a definire una serie di criteri politici che i paesi della PEV devono soddisfare per ottenere lo "status avanzato";

13. sottolinea la necessità di riconoscere e sfruttare i cambiamenti determinati dal trattato di Lisbona, con particolare riferimento al ruolo rafforzato del vicepresidente/alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alla creazione del SEAE e ai nuovi poteri conferiti al Parlamento europeo, nell'intento di rendere maggiormente coerente la politica estera dell'UE e di accrescere l'efficacia e la legittimità dell'azione e della dimensione esterne di quest'ultima; ritiene che l'UE potrà elaborare una politica efficace e credibile nei confronti dei partner mediterranei soltanto se il Consiglio e la Commissione sapranno trarre insegnamenti dagli avvenimenti passati e presenti e procedono a un'analisi approfondita e completa delle lacune dell'attuale PEV;

14. evidenzia l'importanza del partenariato tra l'UE e i paesi vicini meridionali sottolineando altresì che tale stretta cooperazione è nell'interesse di entrambe le parti;

15. ritiene che l'UE dovrebbe trarre insegnamento dai recenti avvenimenti nei paesi vicini meridionali e che la PEV dovrebbe essere riesaminata alla luce di tali eventi, al fine di instaurare un partenariato con le società e non solo con gli Stati;

Dimensione meridionale

16. evidenzia l'importanza di creare una task force, coinvolgendo il Parlamento, in risposta alle richieste di monitoraggio dei processi di transizione democratica avanzate dagli attori del cambiamento democratico, in particolare per quanto riguarda lo svolgimento di elezioni libere e democratiche e lo sviluppo delle istituzioni, compresa una magistratura indipendente;

17. sostiene fortemente, alla luce dei recenti sviluppi nella regione, le legittime aspirazioni democratiche espresse dalle popolazioni di diversi paesi del vicinato meridionale dell'UE, e invita le autorità di tali paesi ad attuare quanto prima una pacifica transizione verso una reale democrazia; sottolinea che la revisione strategica della PEV deve considerare e riflettere pienamente tali sviluppi;

18. chiede, in tale contesto, che l'UE fornisca un significativo sostegno alla trasformazione democratica nei paesi del vicinato meridionale, in collaborazione con le società coinvolte, mobilitando, riesaminando e adattando gli strumenti esistenti per il sostegno alle riforme politiche, economiche e sociali; invita la Commissione, in particolare, a riesaminare il più rapidamente possibile i programmi indicativi nazionali per il periodo 2011-2013 di Tunisia ed Egitto al fine di tenere conto delle nuove e impellenti esigenze dei partner in termini di costruzione della democrazia;

19. sottolinea l'importanza di intensificare il dialogo politico con i vicini meridionali dell'UE; pone l'accento, una volta di più, sul fatto che il rafforzamento della democrazia, lo Stato di diritto, il buon governo, la lotta contro la corruzione e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali sono elementi essenziali di tale dialogo; sottolinea, in proposito, l'importanza del rispetto della libertà di coscienza, di religione e di pensiero, della libertà di espressione, della libertà di stampa e dei media, della libertà di associazione, dei diritti delle donne e della parità di genere, della tutela delle minoranze e della lotta contro la discriminazione basata sull'orientamento sessuale;

20. rileva che lo status avanzato è già stato riconosciuto ad alcuni dei paesi partner o è attualmente oggetto di negoziato con altri; sottolinea l'importanza non solo di adottare un approccio più trasparente e coerente verso tale differenziazione, al fine di istituire un solido processo che produca risultati concreti, ma anche di definire criteri precisi per evitare di adottare due pesi e due misure in relazione alle condizioni che devono essere rispettate per poter beneficiare di uno status avanzato;

21. pone l'accento sulla necessità di adattare i criteri di Copenaghen al riconoscimento dello status avanzato; invita la Commissione ad assicurarsi che lo status avanzato sia concesso ai paesi terzi soltanto quando essi soddisfano tali criteri;

22. sottolinea che la lotta contro la corruzione, soprattutto della magistratura e della polizia, dovrebbe essere una delle massime priorità dell'UE nello sviluppo delle sue relazioni con i partner meridionali;

23. ribadisce la propria richiesta di essere consultato in tutte le fasi del processo di riconoscimento dello status avanzato a paesi partner e dell'elaborazione dei piani d'azione della PEV, in linea con il nuovo ruolo attribuito al Parlamento dal trattato di Lisbona; invita il Consiglio e il SEAE a coinvolgere il Parlamento nel processo decisionale relativo allo status avanzato, elaborando un chiaro meccanismo di consultazione da utilizzare in tutte le fasi dei negoziati, anche in relazione ai criteri da rispettare e alla fissazione delle priorità e degli orientamenti figuranti nei piani d'azione;

24. sottolinea che il partenariato tra l'UE e i paesi vicini meridionali può essere efficace soltanto se basato sulla sinergia tra le dimensioni bilaterali e multilaterali interdipendenti di tale cooperazione; si rammarica, pertanto, che la PEV non tenga sufficientemente in considerazione la necessità di rafforzare la dimensione multilaterale;

25. rende omaggio al coraggio delle persone che in Tunisia, Egitto e Libia sono insorte per reclamare democrazia e libertà; invita tutte le istituzioni dell'UE a offrire il massimo sostegno al processo di transizione democratica;

26. deplora la perdita di vite umane durante le manifestazioni pacifiche in Tunisia e in Egitto e invita le autorità a condurre rigorose indagini sull'accaduto e a consegnare i responsabili alla giustizia;

27. ritiene che il conflitto israelo-palestinese sia all'origine delle tensioni politiche nel Medio Oriente e in tutta la regione del Mediterraneo;

28. invita il vicepresidente/alto rappresentate a impegnarsi attivamente per la risoluzione dei conflitti e il consolidamento della fiducia nella regione, garantendo che l'Unione svolga un ruolo attivo da protagonista e non solo quello di finanziatore, segnatamente nell'ambito del processo di pace in Medio Oriente e della situazione nel Sahara occidentale; ritiene che la risoluzione dei conflitti sia fondamentale ai fini dello sviluppo politico, economico e sociale nella regione, nonché per il progresso della dimensione regionale della PEV e delle relative forme di cooperazione multilaterale, ad esempio l'Unione per il Mediterraneo; osserva che trovare una soluzione globale e in linea con il diritto internazionale ai vari conflitti nei paesi del partenariato meridionale dell'UE, e del conflitto arabo-israeliano in particolare, è essenziale per il pieno successo della PEV;

29. ritiene che il dialogo interculturale nella regione del Mediterraneo sia fondamentale ai fini del rafforzamento della comprensione, della solidarietà e della tolleranza reciproche nonché del benessere delle sue popolazioni; si attende che nel quadro della revisione si valuti la possibilità di elaborare appositi strumenti in tal senso;

30. è profondamente preoccupato per il continuo rinvio a tempo indeterminato del secondo vertice dei capi di Stato e di governo nonché delle riunioni ministeriali dell'UpM, perché lancia un segnale negativo ai popoli e alle istituzioni della regione; ritiene che le dimissioni del segretario generale dell'Unione per il Mediterraneo evidenzino la necessità di un chiarimento della natura delle procedure e delle istituzioni dell'UpM; rileva che le tensioni politiche e i conflitti regionali nel bacino del Mediterraneo non dovrebbero compromettere la possibilità di compiere progressi concreti verso una cooperazione settoriale e multilaterale, e che è proprio grazie alla realizzazione di grandi progetti di integrazione e a un dialogo politico aperto che l'UpM può contribuire allo sviluppo di un clima di fiducia favorevole al raggiungimento degli obiettivi comuni di giustizia e di sicurezza in uno spirito di solidarietà e di pace;

31. deplora l'insufficienza dei finanziamenti assegnati all'UpM e lo scarsissimo impegno mostrato dai paesi membri di entrambe le sponde del Mediteranno; si rammarica dell'approccio piuttosto vago dell'UE nei confronti della politica mediterranea e sollecita una visione strategica a lungo termine per lo sviluppo e la stabilizzazione della regione; insiste sulla necessità di fare del processo di interazione euromediterraneo una priorità politica dell'agenda europea;

32. è convinto della necessità di rilanciare l'Unione per il Mediterraneo per tenere conto dei nuovi sviluppi nella regione; è del parere che la nuova UpM dovrebbe promuovere un solido sviluppo economico, sociale e democratico e creare una forte base comune per una stretta relazione tra l'UE e i suoi vicini meridionali; ritiene che la nuova comunità in questione possa altresì offrire nuove possibilità di giungere a una pace sostenibile in Medio Oriente, radicata nelle diverse società e non dipendente soltanto dalla fragile volontà politica dei leader autoritari della regione;

33. osserva che nel quadro della revisione si dovrebbe affrontare il problema del fallimento dell'Unione per il Mediterraneo in termini di soddisfacimento delle aspettative, analizzare le sfide future e valutare nuove modalità di rafforzamento degli strumenti bilaterali nell'ambito della PEV; a tale proposito ritiene che si debbano assegnare maggiori risorse ai settori in cui è possibile ottenere tangibili progressi;

34. è preoccupato per l'assenza di progressi nell'ambito della creazione dell'area di libero scambio euromediterranea; una volta soddisfatti i requisiti per la creazione di zone di libero scambio rafforzate e globali nell'ottica di istituire una zona di libero scambio euromediterranea, invita a condurre negoziati concertati che tengano debitamente conto delle realtà socioeconomiche di ciascuno dei paesi partner, a condizione che l'impatto sociale e ambientale di tali accordi sia pienamente e tempestivamente valutato; deplora l'assenza di reali progressi realizzati dai vari attori in termini di creazione delle necessarie condizioni; incoraggia altresì lo sviluppo di una cooperazione economica bilaterale e multilaterale Sud-Sud in grado di apportare benefici concreti ai cittadini dei paesi coinvolti e migliorare il clima politico nella regione;

35. sottolinea la necessità di affrontare in maniera mirata le questioni specifiche più importanti in ciascuno dei paesi coinvolti, ma ribadisce che la situazione socioeconomica, in particolare delle giovani generazioni, deve costituire una particolare preoccupazione della politica europea di vicinato;

36. ritiene che una cooperazione subregionale rafforzata fra Stati membri e paesi PEV con specifici interessi, valori e preoccupazioni condivisi potrebbe generare una dinamica positiva per l'intera area del Mediterraneo; incoraggia gli Stati membri ad avvalersi del potenziale di geometria variabile come modello di cooperazione e fa notare che la futura PEV dovrebbe agevolare e promuovere tale approccio, in particolare tramite le risorse di bilancio assegnatele per il finanziamento regionale;

37. ritiene che nel quadro della politica di vicinato relativa ai paesi meridionali si debba affrontare il problema dell'immigrazione irregolare; chiede al Consiglio e alla Commissione di monitorare l'attuazione degli accordi con i vari paesi vicini meridionali nonché degli accordi bilaterali esistenti tra gli Stati membri dell'UE e i vari attori regionali per quanto concerne le questioni dell'immigrazione e, in particolare, della riammissione;

38. deplora l'approccio asimmetrico adottato dall'UE nei confronti dei paesi vicini orientali e meridionali per quanto concerne le politiche in materia di mobilità e di visti; difende, in relazione alla mobilità, la semplificazione delle procedure per il rilascio dei visti ai cittadini dei paesi meridionali della PEV, soprattutto studenti, ricercatori e uomini d'affari, e l'adozione di un partenariato euromediterraneo per la mobilità; sottolinea l'importante ruolo che alcuni paesi della PEV possono svolgere nel gestire i flussi migratori; sottolinea che la cooperazione nella gestione dei flussi migratori deve rispettare appieno i valori dell'UE e gli obblighi giuridici internazionali; insiste sul fatto che gli accordi di riammissione con i paesi partner dovrebbero essere presi in considerazione solo per gli immigrati in posizione irregolare, escludendo quindi tutti coloro che si dichiarano richiedenti asilo, rifugiati o persone che necessitano protezione, e ribadisce che il principio del "non respingimento" si applica a qualsiasi persona che rischi la pena di morte, trattamenti disumani e atti di tortura; chiede una più stretta cooperazione per porre fine al traffico di esseri umani e per migliorare le condizioni dei lavoratori immigrati sia nell'UE che nei paesi meridionali della PEV;

39. chiede al vicepresidente/alto rappresentante, al SEAE e alla Commissione che nei contatti con i paesi meridionali della PEV si attribuisca la massima importanza alle priorità politiche dell'UE, che consistono nell'abolizione della pena di morte, nel rispetto dei diritti umani (ivi inclusi quelle delle donne) e delle libertà fondamentali (ivi inclusa la libertà di coscienza e di religione), nella libertà di associazione e dei media, nel rispetto dello Stato di diritto, nell'indipendenza della magistratura, nella lotta contro la tortura, i trattamenti crudeli e disumani, nella lotta contro l'impunità nonché nella ratifica di diversi strumenti di diritto internazionale tra cui lo statuto di Roma della Corte penale internazionale e la Convenzione del 1951 relativa allo status di rifugiato;

40. chiede una rinnovata attenzione, nel contesto della revisione degli accordi con i paesi meridionali della PEV, per il pieno rispetto nei paesi coinvolti della libertà di religione, soprattutto per le varie minoranze religiose; fa notare che libertà di religione significa anche libertà di manifestare la propria fede individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti e che tale libertà non può non includere il diritto di cambiare religione;

41. sottolinea che le relazioni contrattuali con tutti i paesi della PEV includono disposizioni relative a incontri regolari in cui affrontare le questioni inerenti ai diritti umani, nel contesto di sottocommissioni per i diritti dell'uomo; chiede al SEAE di avvalersi pienamente delle citate disposizioni e di coinvolgere le sottocommissioni esistenti in occasione di qualsiasi negoziato, di insistere affinché diventino più efficaci e maggiormente orientate ai risultati, e di garantire la partecipazione delle organizzazioni della società civile e dei difensori dei diritti umani; raccomanda di elevare il gruppo di lavoro informale sui diritti umani UE-Israele al rango di normale sottocommissione; chiede al SEAE di partecipare altresì a una cooperazione strutturata tra il Gruppo di lavoro del Consiglio sui diritti umani (COHOM) e la sottocommissione per i diritti dell'uomo del Parlamento europeo;

42. invita il VP/AR, il SEAE e la Commissione ad adoperarsi attivamente a favore della promozione e della protezione della libertà di comunicazione e di accesso all'informazione, anche su Internet;

43. invita il vicepresidente/alto rappresentate, il SEAE e la Commissione a rafforzare il ruolo che le organizzazioni della società civile, in particolare quelle che si occupano dei diritti umani e delle donne, esercitano in termini di monitoraggio delle politiche nonché di programmazione e attuazione dell'assistenza tramite un apposito strumento per il rafforzamento delle capacità; evidenzia, a tale proposito, la necessità di promuovere il ruolo della donna e invita il SEAE e la Commissione ad analizzare sistematicamente l'impatto di genere dei loro progetti e programmi e a insistere affinché i diritti delle donne e la parità di genere siano tenuti in considerazione in sede di riforma delle costituzioni, dei codici penali, del diritto di famiglia e di altre leggi civili, nonché nel dialogo sui diritti umani con i paesi partner della PEV; insiste sul fatto che il VP/AR, il SEAE e la Commissione non dovrebbero rafforzare i rapporti tra l'UE e i paesi terzi che non coinvolgono sufficientemente le organizzazioni della società civile nelle loro politiche; osserva che le organizzazioni della società civile sono gli alleati più fidati e influenti dell'UE nella promozione dei valori democratici, del buon governo e dei diritti umani nei paesi partner; chiede un maggior coinvolgimento degli enti regionali e locali nonché delle organizzazioni professionali e delle parti sociali nella cooperazione dell'UE con i paesi vicini meridionali; invita il Consiglio e la Commissione, in tal senso, a rafforzare ulteriormente e utilizzare in modo più efficace lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani;

44. sottolinea la necessità di integrare la parità di genere in tutte le politiche e di sostenere azioni specifiche al fine di arrivare a un approccio efficace e sistematico alla parità di genere nei paesi della PEV; esorta i governi e la società civile a rafforzare l'inclusione sociale delle donne, a lottare contro l'analfabetismo femminile e a promuovere l'occupazione delle donne al fine di garantire una significativa presenza femminile a tutti i livelli;

45. sottolinea l'importanza di una cooperazione strutturata nei settori dell'istruzione superiore e della ricerca così da promuovere il reciproco riconoscimento delle qualifiche e dei sistemi di istruzione, soprattutto nell'ottica di aumentare la mobilità degli studenti, dei ricercatori e degli insegnanti, avvalendosi di misure per combattere la "fuga dei cervelli"; accoglie con favore, al riguardo, l'assistenza fornita dal programma Tempus per l'insegnamento superiore, gli scambi organizzati nel quadro dal secondo programma d'azione ERASMUS Mundus e la creazione dell'università euromediterranea (EMUNI), che dovrebbe includere una rete euromediterranea di università su entrambe le sponde del Mediterraneo;

46. sottolinea l'importanza del ruolo svolto dalle autorità locali nello sviluppo democratico dei paesi partner e invita ad ampliare i programmi di gemellaggio tra le autorità locali dell'UE e dei paesi partner;

47. sottolinea l'importanza dei sindacati e del dialogo sociale quali elementi dell'evoluzione democratica dei partner meridionali; invita i paesi in questione a rafforzare i diritti dei lavoratori e dei sindacati; fa notare l'importante ruolo che può assumere il dialogo sociale in relazione alle sfide socioeconomiche nella regione;

48. insiste sull'importanza di far convergere gli investimenti, la formazione, la ricerca e l'innovazione, con particolare attenzione alla formazione legata alle specifiche esigenze del mercato del lavoro, per affrontare le sfide socioeconomiche nella regione; chiede di riservare particolare attenzione alle donne e ai gruppi svantaggiati, ad esempio i giovani; sottolinea nel contempo la vitale importanza di offrire ulteriore sostegno ai progetti locali di sviluppo, al fine di contribuire alla rivitalizzazione delle città e delle regioni più vulnerabili;

49. sottolinea che un sistema di trasporti multimodale ben funzionante, efficiente e sicuro rappresenta un prerequisito necessario per la crescita economica e lo sviluppo che promuove il commercio e l'integrazione tra l'Unione europea e i suoi partner del Mediterraneo meridionale; invita la Commissione a presentare una valutazione intermedia del piano d'azione regionale per i trasporti (2007-2013) nel bacino del Mediterraneo e a tenere conto dei relativi risultati nell'ambito di qualsiasi piano d'azione futuro in materia di trasporti;

50. ritiene che lo sviluppo sostenibile debba essere un criterio trasversale della revisione della PEV, con particolare riferimento al miglioramento della protezione dell'ambiente, allo sviluppo del grande potenziale della regione in termini di energia rinnovabile e alla promozione di politiche e progetti che favoriscano un migliore utilizzo delle scarse risorse idriche;

51. invita nuovamente il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri dell'UE a promuovere e sostenere un piano globale volto a porre rimedio alla devastazione del fiume Giordano e a continuare a fornire assistenza tecnica e finanziaria per il recupero del fiume, e in particolare del Basso Giordano, anche nel quadro dell'UpM;

52. sottolinea il grande potenziale della cooperazione nel settore dell'energia e delle fonti di energia rinnovabile come le energie eolica, solare e del moto ondoso; sostiene l'attuazione coordinata del Piano solare mediterraneo e di iniziative industriali finalizzate a soddisfare i bisogni primari dei paesi partner, nonché l'adozione di una strategia euromediterranea per l'efficienza energetica; ribadisce l'importanza di promuovere interconnessioni transeuromediterranee nei settori dell'elettricità, del gas e del petrolio, al fine di migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico attraverso la realizzazione di reti intelligenti che colleghino l'intera regione euromediterranea;

53. rammenta l'importanza di un'agricoltura che vada a beneficio degli agricoltori locali, dello sviluppo rurale, della sicurezza e della sovranità alimentari, dell'adeguamento al cambiamento climatico, dell'accesso all'energia e alle risorse idriche nonché dell'utilizzo razionale di queste ultime; raccomanda di inserire la cooperazione agricola tra le priorità della PEV, a sostegno della tabella di marcia euromediterranea per l'agricoltura e quale mezzo per garantire la stabilità dei prezzi dei prodotti alimentari a livello nazionale, regionale e mondiale;

54. ribadisce il suo invito a creare una forza di protezione civile euro-mediterranea, alla luce dell'aumento del numero e della portata delle calamità naturali, ovvero fattori che rendono necessaria l'assegnazione di risorse adeguate, e del fatto che tale iniziativa rafforzerebbe la solidarietà tra i popoli euromediterranei;

55. ribadisce il valore dell'ENPI in quanto strumento di finanziamento della PEV; sottolinea, tuttavia, la necessità di garantire una maggiore flessibilità e di fornire un'assistenza più efficacemente mirata, rivolta in particolare alla società civile e alle comunità locali, nel rispetto dell'approccio ascendente; chiede inoltre un'analisi esaustiva dell'efficienza dell'ENPI allo scopo di migliorare l'impiego degli strumenti finanziari e dei fondi disponibili, nel contesto delle relazioni tra l'UE e i paesi vicini meridionali, e di garantire che gli aiuti e l'assistenza allo sviluppo siano correttamente utilizzati nei paesi beneficiari; considera essenziale la trasparenza dei finanziamenti e l'inclusione di meccanismi anticorruzione negli strumenti finanziari; insiste sul valore dei controlli sulla gestione e l'attuazione dei vari programmi ENPI; sottolinea l'importanza di rafforzare i progetti transfrontalieri, incrementare i programmi interpersonali e sviluppare gli incentivi a favore della cooperazione regionale; invita la Commissione e il SEAE a consultare il Parlamento e i soggetti interessati della società civile fin dalle prime fasi in vista dell'elaborazione del nuovo strumento;

56. invita il Consiglio ad adottare la proposta legislativa recante modifica dell'articolo 23 del regolamento che istituisce l'ENPI, presentata dalla Commissione nel maggio 2008 e approvata dal Parlamento l'8 luglio 2008, in quanto consentirebbe di reinvestire i fondi oggetto di restituzioni legate a operazioni precedenti e fornirebbe pertanto all'UE uno strumento di grande utilità con cui attenuare le conseguenze dell'attuale crisi finanziaria sull'economia reale e dell'impennata dei prezzi dei prodotti alimentari nelle regioni vicine, in particolare nell'area meridionale;

57. sottolinea che l'ENPI non è l'unico strumento di finanziamento disponibile per i programmi e le azioni nell'ambito della PEV e insiste, di conseguenza, sulla necessità di adottare un approccio coerente basato sull'utilizzo di tutti gli strumenti finanziari; invita pertanto il SEAE e la Commissione a fornire una chiara panoramica dei fondi assegnati per paese beneficiario, ripartiti anche per strumento impiegato;

58. pone l'accento sulla necessità di aumentare i fondi destinati alla dimensione meridionale della PEV nel prossimo QFP dell'UE per il periodo 2014-2020, così da garantire che i finanziamenti saranno all'altezza delle ambizioni politiche e dare attuazione alle disposizioni sullo status avanzato senza pregiudicare le altre priorità della PEV; insiste sulla necessità di rispettare l'accordo, concluso a seguito della dichiarazione della Commissione al COREPER nel 2006, in base al quale 2/3 dei finanziamenti ENPI sono assegnati ai paesi meridionali e 1/3 ai paesi orientali, in funzione del loro peso demografico;

59. rileva tuttavia che un eventuale aumento dei fondi stanziati dovrebbe essere basato su un'attenta valutazione delle esigenze ed essere coerente con l'incremento dell'efficacia dei programmi intrapresi nonché studiato in base alle esigenze specifiche e impiegato secondo un ordine di priorità fondato sulle necessità dei singoli paesi beneficiari;

60. accoglie con favore il lavoro svolto dal Fondo euromediterraneo di investimento e partenariato (FEMIP) della BEI ed evidenzia la necessità di creare maggiori sinergie con altri istituti finanziari internazionali a loro volta attivi nella regione, e propone nuovamente la creazione di un istituto finanziario euro-mediterraneo di cosviluppo, di cui la BEI rimarrebbe il principale azionista; è favorevole a innalzare il massimale delle garanzie della BEI per consentire a quest'ultima di mantenere nei prossimi anni l'intensità delle sue operazioni nella regione; invita la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) a modificare il proprio statuto in modo da potersi aggiungere agli istituti che partecipano al processo di assistenza finanziaria descritto;

Ruolo del Parlamento europeo

61. sottolinea il ruolo fondamentale svolto dal Parlamento europeo nel garantire che la stabilità e la prosperità dell'Europa siano strettamente legate al governo democratico e al progresso economico e sociale nei paesi meridionali della PEV nonché nel promuovere il dibattito politico, una reale libertà sotto tutti gli aspetti, riforme democratiche e lo Stato di diritto nei paesi partner vicini, soprattutto tramite le delegazioni interparlamentari e l'AP-UpM;

62. ribadisce il proprio impegno a continuare a esercitare il diritto di controllo parlamentare sull'attuazione della PEV, anche attraverso l'organizzazione di regolari scambi di opinione con la Commissione sull'applicazione dell'ENPI; accoglie con favore l'ampia consultazione condotta dalla Commissione e dal SEAE sulla revisione della PEV e auspica che la Commissione e il SEAE assicurino altresì una piena e sistematica consultazione del Parlamento in merito all'elaborazione dei pertinenti documenti, ad esempio i piani d'azioni della PEV; chiede inoltre che sia garantito al Parlamento l'accesso ai mandati negoziali relativi a tutti gli accordi internazionali in via di finalizzazione con i paesi partner della PEV, così come previsto all'articolo 218, paragrafo 10, del trattato FUE, in base al quale il Parlamento deve essere immediatamente e pienamente informato in tutte le fasi della procedura;

*

* *

63. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al SEAE, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi della PEV nonché al segretario generale dell'Unione per il Mediterraneo.