Proposta di risoluzione - B7-0549/2011Proposta di risoluzione
B7-0549/2011

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Egitto e in Siria, in particolare per quanto riguarda le comunità cristiane

24.10.2011

presentata a seguito di una dichiarazione del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

Marietje Schaake, Marielle De Sarnez, Kristiina Ojuland, Ramon Tremosa i Balcells, Ivo Vajgl, Edward McMillan-Scott, Frédérique Ries, Alexandra Thein, Izaskun Bilbao Barandica a nome del gruppo ALDE

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0542/2011

Procedura : 2011/2881(RSP)
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B7-0549/2011
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B7-0549/2011
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B7‑0549/2011

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Egitto e in Siria, in particolare per quanto riguarda le comunità cristiane

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sull'Egitto, in particolare quella del 17 febbraio 2011 sulla situazione in Egitto,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria, in particolare quella del 7 luglio 2011 sulla situazione in Siria, Yemen e Bahrein nel contesto della situazione nel mondo arabo e in Nord Africa, e quella del 13 settembre 2011 sulla situazione in Siria,

–   viste le sue precedenti risoluzioni, e in particolare quella del 15 novembre 2007 su gravi episodi che mettono a repentaglio l'esistenza delle comunità cristiane e di altre comunità religiose, quella del 21 gennaio 2010 sui recenti attacchi contro comunità cristiane, e quella del 20 gennaio 2011,

–   viste le sue relazioni annuali sulla situazione dei diritti umani nel mondo e, in particolare, la sua risoluzione del 16 dicembre 2010 sulla relazione annuale 2009 sui diritti umani nel mondo,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e, in particolare, il suo articolo 18, e l'articolo 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, di cui l'Egitto e la Siria sono parti contraenti,

–   vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di intolleranza e di discriminazione fondata sulla religione e sul credo, del 1981,

–   viste le relazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo e, in particolare, le sue relazioni del 15 dicembre 2010 e del 18 luglio 2011,

–   viste le dichiarazioni del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sull'Egitto e, in particolare, quelle sulla violenza in Egitto del 10 ottobre 2011, e le dichiarazioni sulla situazione in Egitto, Siria, Yemen e Bahrein dinanzi al Parlamento europeo, del 12 ottobre 2011,

–   viste le dichiarazioni del VP/AR sulla Siria dell'8 e 31 luglio; del 1°, del 4, del 18, del 19, del 23 e del 30 agosto; del 2 e del 23 settembre 2011; e dell'8 e del 13 ottobre 2011,

–   viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 10 ottobre 2011 e le conclusioni del Consiglio europeo sull'Egitto e la Siria del 23 ottobre 2011,

–   vista la decisione della Commissione europea, del 17 agosto 2011, di approvare la concessione di 100 milioni di euro all'Egitto per contribuire a migliorare le condizioni di vita dei poveri al Cairo, creare più posti di lavoro, rendere l'energia sostenibile più ampiamente disponibile come pure aiutare le donne e i giovani a prendere parte allo sviluppo delle loro zone,

–   visto l'accordo di associazione UE-Egitto del 2004 e il piano d'azione concordato nel 2007,

–   viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" sulla Siria, del 10 ottobre 2011,

–   vista la dichiarazione presidenziale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla Siria, del 3 agosto 2011,

–   vista la dichiarazione della Lega Araba sulla situazione in Siria, del 27 agosto 2011,

–   vista la comunicazione congiunta concernente "Una risposta nuova ad un vicinato in un mutamento" della Commissione europea e dell'Alto rappresentante al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 25 maggio 2011,

–   visti gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani del 2004, aggiornati nel 2008,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, del 1948,

–   visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici (PIDCP) del 1966, di cui la Siria è parte contraente,

–   vista la relazione di Amnesty International intitolata "The long reach of the Mukhabaraat" ("La lunga mano dei Mukhabaraat") pubblicata nell'ottobre 2011,

–   vista la risoluzione dell'UNHRC sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica araba siriana, del 23 agosto 2011,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che l'Unione europea ha ripetutamente espresso il suo impegno a favore della libertà di religione, della libertà di coscienza e della libertà di pensiero e ha sottolineato che i governi hanno il dovere di garantire tali libertà in tutto il mondo; che lo sviluppo dei diritti umani, della democrazia e delle libertà civili è la base comune su cui l'Unione europea fonda le sue relazioni con i paesi terzi e che è stato previsto dalla clausola sulla democrazia negli accordi tra l'UE e i paesi terzi;

B.   considerando che l'articolo 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici dichiara che ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; che tale diritto include la libertà di avere o adottare una religione o un credo di propria scelta, e la libertà, individualmente o in comune con altri e sia in pubblico che in privato, di manifestare la propria religione o il proprio credo nel culto, nell'osservanza dei riti, nelle pratiche e nell'insegnamento;

C.  considerando che la libertà di pensiero, di coscienza e di religione si applica ai fedeli di una religione ma anche agli atei, agli agnostici e alle persone senza credo;

D.  considerando che i leader politici e religiosi hanno il dovere a tutti i livelli di combattere l'estremismo e promuovere il rispetto reciproco tra individui e gruppi religiosi;

E.   considerando che il nuovo approccio proposto dalla Commissione europea e dal VP/AR come nuova risposta ad un vicinato in mutamento è basato sulla responsabilità reciproca e su un impegno comune a favore dei valori universali dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto; che tali riforme sono indispensabili per accrescere l'integrazione del mercato, gli accordi commerciali e la cooperazione con l'Unione europea;

Sull'Egitto

F.   considerando che negli ultimi mesi le intimidazioni e le violenze contro i cristiani copti sono aumentate e che sono scoppiate rivolte nelle chiese, in particolare nell'Egitto meridionale, a causa del malcontento suscitato dalla costruzione di chiese e dal loro status giuridico, risultante nella distruzione di parecchie edifici religiosi;

G.  considerando che il 9 ottobre 2011 alcuni egiziani hanno manifestato per i diritti dei cristiani copti nel centro città del Cairo contro l'incendio di una chiesa nel governatorato meridionale di Assuan, partendo dal quartiere di Shubra nel nord della capitale e dirigendosi verso l'edificio Maspero della televisione di Stato; che i manifestanti sono stati aggrediti;

H.  considerando che le forze di sicurezza egiziane, per disperdere le manifestazioni, hanno fatto un uso eccessivo della forza, lanciando gas lacrimogeni, travolgendo i manifestanti con veicoli militari e utilizzando proiettili mortali, provocando così la morte di 25 persone e il ferimento di centinaia di manifestanti; che le "violenze di Maspero" contrassegnano per la prima volta l'uso di proiettili mortali da parte dell'esercito contro i civili e costituiscono il caso di violenza più grave in Egitto a partire dalla rivolta che ha deposto l'ex presidente Hosni Mubarak a febbraio;

I.   considerando che l'uso eccessivo della forza da parte dell'esercito ha suscitato l'indignazione di un grande numero di egiziani che sono scesi nelle strade per proteggere i cristiani copti e condannare l'uso eccessivo della violenza da parte dell'esercito;

J.    considerando che il Consiglio supremo delle forze armate (CSFA) ha ordinato alla televisione di Stato di seguire le manifestazioni "in modo intelligente" e di trasmettere un'immagine di violenza settaria e ha minacciato i dipendenti della televisione di Stato che denunciavano la copertura delle manifestazioni su Twitter; che il CSFA ha fatto cessare le emissioni di canali non statali come Alhurra e Channel 25, che mostravano l'uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza;

K.  considerando che il ministro delle finanze egiziano Hazem el-Beblawi ha rassegnato le dimissioni per protestare contro il modo in cui il governo ha reagito agli scontri, richiesta rifiutata dal CSFA;

L.   considerando che il CSFA ha chiesto al governo di svolgere un'indagine istituendo una commissione d'inchiesta per indagare sulle violenze di Maspero e di intraprendere azioni legali contro coloro la cui implicazione sia dimostrata;

M.  considerando che il CSFA ha ribadito, in una dichiarazione ufficiale pubblica emessa il 12 ottobre 2011, il proprio impegno a sostenere il diritto di tutti i cittadini a manifestare pacificamente e alle libertà di riunione, di credo e di espressione, quali diritti costituzionalmente protetti, nonché a difendere lo Stato di diritto a prescindere da chi sia il colpevole;

N.  considerando che il CSFA al potere ha recentemente ampliato l'ambito di applicazione della legge di emergenza dell'era Mubarak, in vigore dal 1981 e limitata nel 2010 ai narcotici e al terrorismo, per includervi gli scioperi, le perturbazioni del traffico e la diffusione di informazioni false;

O.  considerando che in Egitto più di 12.000 civili sono stati processati dinanzi ai tribunali militari in seguito alla "rivoluzione del 25 gennaio" ed è stato loro rifiutato l'accesso ad un avvocato e il contatto con le loro famiglie; che i processi militari non rispettano le norme internazionali in materia di processo equo;

P.   considerando che Maikel Nabil Sanad è stato arrestato dalla polizia militare il 28 marzo 2011 presso la sua abitazione al Cairo per avere espresso la sua opinione in rete e criticato il ruolo dell'esercito egiziano durante e dopo la rivoluzione popolare; che è stato condannato a tre anni di reclusione il 10 aprile 2011 con l'accusa di "insulti all'esercito" dopo un processo rapido e iniquo dinanzi ad un tribunale militare e in assenza del suo avvocato, della sua famiglia e dei suoi amici;

Q.  considerando che Alaa Abd El Fattah, blogger egiziano noto e rispettato, è oggetto di inchiesta da parte dell'esercito egiziano e potrebbe essere detenuto;

R.   considerando che a tutt'oggi continua ad essere detenuto per avere esercitato pacificamente il diritto alla libertà di espressione; che, dal 23 agosto 2011, fa lo sciopero della fame e il suo stato di salute è molto critico, con pericolo per la sua vita;

S.   considerando che l'11 ottobre 2011 un tribunale militare di appello ha ordinato un nuovo processo dinanzi ad un tribunale militare e che Maikel Nabil Sanad, con una dichiarazione personale, ha annunciato che avrebbe boicottato il nuovo processo il 18 ottobre 2011 definendolo una "soap opera" e annunciando che era "pronto a morire";

T.   considerando che la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali sono sancite dalla Costituzione egiziana in cui si afferma in modo inequivocabile che tutti i cittadini godono di pari diritti e doveri dinanzi alla legge senza alcuna discriminazione di sorta;

Sulla Siria

U.  considerando che, dall'inizio della violenta repressione operata in Siria nei confronti di manifestanti pacifici nel marzo 2011, e nonostante la revoca dello stato di emergenza annunciata il 21 aprile dal governo, stanno aumentando drammaticamente gli omicidi sistematici, la violenza e la tortura, mentre l'esercito e le forze di sicurezza siriani continuano a rispondere con uccisioni mirate, torture, anche di bambini, e arresti di massa; che, secondo stime delle Nazioni Unite, più di 3000 persone hanno perso la vita, mentre molte di più sono state ferite e migliaia sono detenute;

V.  considerando che il 2 ottobre 2011 dissidenti siriani hanno costituito il Consiglio nazionale siriano (CNS) a larga base per tentare di organizzare e strutturare i movimenti siriani di opposizione che aspirano a rovesciare il governo del presidente Bashar al-Assad; che il VP/AR ha accolto con favore l'istituzione del CNS quale positivo passo in avanti;

W. considerando che, nei mesi scorsi, taluni deputati al Parlamento europeo hanno, in varie occasioni, avuto scambi di opinione con rappresentanti dell'opposizione siriana in esilio;

X.  considerando che il 16 ottobre 2011 la Lega araba ha deciso di non sospendere l'appartenenza della Siria all'organizzazione e di chiedere invece un dialogo nazionale sotto la guida della Lega Araba entro 15 giorni;

Y.  considerando che il CNS ha dichiarato che non avrebbe avviato colloqui mentre gli omicidi e la violenza continuavano;

Z.   considerando che il 5 ottobre 2011 la Cina e la Russia hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che condannava la Siria per la sua repressione brutale e letale dei manifestanti;

AA. considerando che il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione il 23 agosto 2011 in cui si chiede l'invio di una commissione d'inchiesta internazionale e indipendente per indagare sulle violazioni dei diritti umani in Siria che potrebbero costituire crimini contro l'umanità;

AB. considerando che a nessun giornalista e osservatore internazionale è tuttora consentito l'accesso al paese; che i resoconti di attivisti siriani in materia di diritti umani e le immagini riprese con i telefoni cellulari costituiscono l'unico mezzo per documentare le diffuse violazioni dei diritti umani e gli attacchi sistematici, sia mirati che casuali, contro i manifestanti pacifici e i cittadini in generale in Siria;

AC. considerando che, nonostante i ripetuti impegni e promesse in merito all'attuazione di riforme politiche e democratiche in Siria, le autorità non sono riuscite ad adottare alcuna misura credibile per darvi seguito e il governo ha perso la propria legittimità;

AD. considerando che Amnesty International ha appreso che manifestanti pacifici davanti alle ambasciate siriane in diversi Stati membri dell'UE sono stati minacciati, intimiditi e aggrediti fisicamente da individui legati al regime siriano; che i familiari di siriani residenti nell'UE sono stati aggrediti e arrestati in Siria, il che rivela il coordinamento esistente tra le ambasciate siriane nell'UE e il regime siriano nel ridurre al silenzio l'opposizione;

AE.  considerando che il Regno Unito ha convocato l'Ambasciatore siriano presso il Regno Unito per presentare una denuncia formale contro il comportamento scorretto e gli atti di intimidazione del personale dell'ambasciata; che il governo degli Stati Uniti ha arrestato persone legate all'ambasciata siriana presso gli Stati Uniti che hanno intimidito persone di origine siriana;

AF. considerando che l'UE non è riuscita a dare una risposta tempestiva ed energica alle persistenti uccisioni e atti di violenza contro i civili in Siria e che l'imposizione e l'entrata in vigore delle sanzioni dell'UE sul petrolio siriano sono state ritardate a causa degli interessi commerciali degli Stati membri dell'UE;

Sull'Egitto

1.  condanna fermamente l'attacco brutale dell'esercito egiziano, con proiettili mortali e un eccessivo uso della forza, contro manifestanti pacifici, compresi cristiani copti, che è costato la vita a 25 persone e ha causato centinaia di feriti, ed esprime la propria solidarietà alle famiglie delle vittime; manifesta la sua profonda preoccupazione dinanzi all'aumento delle ostilità nei confronti della comunità cristiana;

2.  esprime la propria profonda preoccupazione per il ruolo guida del CSFA nell'eccessivo ricorso alla violenza e gli rivolge un pressante appello affinché mantenga le promesse e gli impegni a custodire i valori della rivoluzione; rammenta che il dovere fondamentale del CSFA è quello di assicurare il benessere di tutti i cittadini egiziani, mantenere l'ordine pubblico e garantire il diritto a dimostrare pacificamente;

3.  accoglie con favore gli sforzi compiuti dalle autorità egiziane per individuare gli autori e gli esecutori degli attacchi alle comunità cristiane; esorta il CSFA a garantire, per mezzo di un'indagine indipendente, che gli autori di questi crimini e tutte le persone responsabili degli attacchi e di altri atti violenti compaiano dinanzi alla giustizia e siano sottoposti a un processo equo;

4.  chiede al CSFA di revocare immediatamente la legge di emergenza, che viola la libertà di espressione, di associazione e di riunione, onde evitare che le elezioni parlamentari previste per la fine dell'anno abbiano luogo durante lo stato di emergenza;

5.  si compiace e incoraggia le autorità egiziane a fare il necessario affinché le prossime elezioni si svolgano in modo democratico e trasparente alle date annunciate e senza ritardi, e invita il CSFA a trasferire quanto prima i suoi poteri a un presidente civile eletto;

6.  invita il CSFA a garantire e a tutelare i diritti e le libertà fondamentali del popolo egiziano, in particolare la libertà di espressione, sia offline che online, e il diritto a riunirsi pacificamente;

7.  ribadisce il proprio fermo sostegno alla rivolta democratica del popolo egiziano e alla transizione verso la democrazia per costruire una società libera e democratica;

8.  ribadisce il proprio sostegno a tutte le iniziative volte a promuovere il dialogo e il rispetto reciproco tra comunità religiose e di altro tipo; incoraggia tutte le autorità religiose a promuovere la tolleranza e ad adottare misure contro l'odio e la radicalizzazione violenta ed estremista;

9.  chiede con insistenza che si ponga fine alla persecuzione ingiusta e atroce di Maikel Nabil Sanad e la sua liberazione immediata e senza condizioni, nonché quella di tutti gli altri prigionieri politici in Egitto;

10. respinge con fermezza i processi a carico di civili dinanzi ai tribunali militari e chiede l'abolizione di tale pratica;

11. prende atto della nostra grave preoccupazione per la situazione del noto blogger egiziano Alaa Abd El Fattah, oggetto di accertamenti da parte dell'esercito egiziano e che potrebbe trovarsi in stato di detenzione;

12. sostiene fermamente la società civile egiziana e un effettivo processo di transizione democratica, che richieda un dialogo immediato, serio e aperto fra tutte le forze politiche che rispettano le norme democratiche e le varie religioni; rammenta l'importanza di principi quali la separazione fra Stato e Chiesa e la parità fra uomini e donne, per evitare qualsiasi tentativo di emarginare le donne;

13. si compiace dei progressi compiuti in materia di legge sui sindacati, di legge sui partiti politici e di legge contro la discriminazione religiosa;

14. ribadisce l'impegno incondizionato dell'Europa a favore di un partenariato avanzato, a condizione che i progressi politici siano evidenti;

Sulla Siria

15. condanna vivamente il ricorso crescente alla forza nei confronti dei dimostranti pacifici e le persecuzioni brutali e sistematiche nei confronti dei difensori della democrazia, dei militanti dei diritti umani e dei giornalisti; esprime la sua più viva preoccupazione per la gravità delle violazioni dei diritti umani perpetrate dalle autorità siriane, fra cui arresti in massa, esecuzioni extragiudiziali, detenzioni arbitrarie, sparizioni e torture;

16. esprime il suo sincero cordoglio alle famiglie delle vittime e la sua solidarietà al popolo siriano che lotta per i propri diritti, ne loda il coraggio e la determinazione e sostiene con forza le sue aspirazioni a realizzare il pieno rispetto dello Stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali nonché la garanzia di migliori condizioni economiche e sociali;

17. sostiene le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 10 ottobre 2011 che chiedono alle autorità siriane di alleviare immediatamente le sofferenze della popolazione che vive nelle aree di crisi, in particolare consentendo un accesso libero e sostenuto alle organizzazioni e al personale umanitari e ripristinando i servizi essenziali, fra cui il libero accesso agli ospedali; ribadisce il proprio invito alle autorità siriane a garantire l'accesso alle missioni conoscitive dell'UNHRC e a permettere che media internazionali indipendenti operino senza restrizioni in Siria; sottolinea che la Siria deve rispettare i propri impegni internazionali, in particolare gli impegni assunti in virtù del Patto internazionale sui diritti civili e politici;

18. chiede la cessazione dei massacri e delle detenzioni arbitrarie, delle torture e delle uccisioni di bambini, il rilascio dei prigionieri politici e, per i leader dell'opposizione e gli attivisti, il diritto a riunirsi pacificamente e ad organizzarsi in assoluta libertà e sicurezza; ribadisce che il presidente Bashar al-Assad ha perso ogni legittimità e deve abbandonare immediatamente il potere; respinge fermamente l'impunità del presidente Al-Assad e chiede che lui e il suo regime siano ritenuti responsabili dei crimini che hanno commesso;

19. accoglie con favore tutti gli sforzi dell'opposizione siriana per raggrupparsi e la creazione del Consiglio nazionale siriano, un organo basato sulla partecipazione, che rappresenta varie comunità e minoranze ed è impegnato nei confronti della non violenza, i diritti umani e i valori democratici; chiede un'intensificazione delle relazioni fra l'UE e il Consiglio nazionale siriano e gli altri leader dell'opposizione e invita il Consiglio nazionale siriano a fungere da piattaforma politica della rivoluzione del popolo siriano; si compiace del fatto che il 19 ottobre 2011 la Libia e l'Egitto abbiano riconosciuto il Consiglio nazionale siriano;

20. chiede altresì che prenda avvio immediatamente un processo politico aperto e inclusivo, con la partecipazione di tutti gli attori politici democratici, compresa la comunità cristiana e le organizzazioni della società civile, un processo che potrebbe costituire la base per una transizione pacifica e irreversibile verso la democrazia nella Siria del dopo Al-Assad;

21. invita l'UE, dinanzi al deterioramento della situazione in Siria, ad adottare ulteriori misure contro il regime siriano e i suoi fedeli bloccando gli investimenti diretti provenienti dall'UE nei settori cruciali dell'economia siriana; sollecita l'adozione di ulteriori sanzioni finanziarie e diplomatiche più mirate nei confronti del regime e dei suoi finanziatori, ma chiede che gli impatti negativi delle sanzioni sulle condizioni di vita del popolo siriano siano ridotti al minimo; invita l'UE a proseguire la cooperazione con la Turchia e le altre potenze regionali, fra cui la Lega Araba;

22. esprime profondo rammarico per l'atteggiamento di Russia e Cina, che hanno posto il veto all'adozione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro il regime siriano, nonostante la repressione brutale che dura da mesi perpetrata dal presidente Al-Assad e dal suo regime, ed esorta gli Stati membri dell'UE a continuare a sollecitare una forte azione delle Nazioni Unite per aumentare le pressioni internazionali;

23. condanna fermamente gli atti di violenza, le molestie e le intimidazioni che hanno luogo nel territorio dell'Unione europea e rammenta che il diritto a manifestare liberamente e pacificamente in assoluta sicurezza è pienamente garantito negli Stati membri dell'UE, anche a coloro che manifestano contro il governo del presidente Bashar al-Assad;

24. invita gli Stati membri dell'Unione europea a considerare la possibilità di espellere i diplomatici siriani presenti nel suo territorio o ad adottare altre misure adeguate nei loro confronti, in caso di molestie o di minacce contro le persone che si trovano nell'Unione europea;

25. invita a creare una zona di esclusione aerea applicabile all'esercito regolare siriano per consentire ai miliari che hanno disertato di rifugiarsi;

26. chiede la creazione di una zona di protezione nei pressi del confine turco per consentire a coloro che sono perseguitati dal regime di trovare rifugio e protezione;

27. deplora le intimidazioni credibili alla sicurezza dell'ambasciatore degli Stati Uniti in Siria Robert Ford che è stato richiamato in patria;

28. condanna tutte le forme di discriminazione e intolleranza basate sulla religione e sulle convinzioni di religiosi, apostati e non credenti, nonché sul genere, l'origine etnica e la lingua; sottolinea ancora una volta che il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione è un diritto umano fondamentale;

29. chiede che siano adottate ulteriori sanzioni mirate nei confronti dei responsabili delle violazioni sistematiche dei diritti umani;

30. invita l'Unione europea, in qualità di principale partner commerciale della Siria, a mettere le élite economiche che sostengono il regime di Al-Assad di fronte a una chiara scelta: se vogliono continuare a fare affari con l'Europa, devono tagliare tutti i legami con il regime;

31. chiede che la cooperazione con la Turchia e l'UNHCR sia rafforzata affinché siano in grado di accogliere i rifugiati provenienti dalla Siria;

32. condanna gli attacchi deliberati contro i medici e il personale paramedico e qualsiasi rifiuto di prestare cure mediche ai cittadini o intralcio all'autorizzazione delle cure;

33. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al parlamento dell'Egitto e al governo e al parlamento della Repubblica araba siriana.