Proposta di risoluzione - B7-0723/2011Proposta di risoluzione
B7-0723/2011

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Siria (2011/2880(RSP))

13.12.2011

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

Daniel Cohn-Bendit, Hélène Flautre, Franziska Katharina Brantner, Barbara Lochbihler, Ulrike Lunacek, Isabelle Durant, Raül Romeva i Rueda, Yannick Jadot, Jean-Paul Besset, Malika Benarab-Attou, Nicole Kiil-Nielsen, Judith Sargentini, Michèle Rivasi a nome del gruppo Verts/ALE

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0721/2011

Procedura : 2011/2880(RSP)
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B7-0723/2011
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B7-0723/2011
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B7‑0723/2011

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Siria (2011/2880(RSP))

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria, segnatamente quelle del 27 ottobre 2011 sulla situazione in Egitto e in Siria in particolare per quanto riguarda le comunità cristiane e sul caso di Rafah Nached, del 15 settembre 2011 sulla situazione in Siria e del 7 luglio 2011 sulla situazione in Siria, Yemen e Bahrein nel contesto della situazione nel mondo arabo e in Nord Africa,

–   viste le dichiarazioni sulla Siria del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) dell'8 ottobre 2011, del 3 e 28 novembre 2011 e del 2 dicembre 2011, nonché la dichiarazione del suo portavoce del 22 novembre 2011,

–   viste le conclusioni sulla Siria del Consiglio "Affari esteri" del 10 ottobre 2011, del 14 novembre 2011, del 30 novembre e 1° dicembre 2011, nonché le conclusioni del Consiglio europeo del 23 ottobre 2011,

–   visti la decisione 2011/522/PESC del Consiglio che modifica la decisione 2011/273/PESC relativa a misure restrittive nei confronti della Siria, la decisione 2011/523/UE del Consiglio che sospende parzialmente l'applicazione dell'accordo di cooperazione tra la Comunità economica europea e la Repubblica araba siriana, il regolamento (UE) n. 878/2011 del Consiglio, del 2 settembre 2011, che modifica il regolamento (UE) n. 442/2011 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Siria, il regolamento (UE) n. 1011/2011 del Consiglio, del 13 ottobre 2011, che modifica il regolamento (UE) n. 442/2011 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Siria e il regolamento di esecuzione (UE) n. 1244/2011 del Consiglio, del 1° dicembre 2011, che attua il regolamento (UE) n. 442/2011 concernente misure restrittive in considerazione della situazione in Siria,

–   visti le dichiarazioni della Lega araba sulla situazione in Siria del 27 agosto 2011, del 16 ottobre 2011 e del 12, 16 e 24 novembre 2011, il suo piano d'azione del 2 novembre 2011 e le sanzioni da essa adottate contro la Siria il 27 novembre 2011,

–   viste le risoluzioni del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani adottate il 22 agosto 2011 in occasione della sua 17a sessione straordinaria riguardo alle gravi violazioni dei diritti umani nella Repubblica araba siriana, la relazione del 23 novembre 2011 della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana e la sua risoluzione del 2 dicembre 2011 sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica araba siriana,

–   vista la decisione della Turchia, del 1° dicembre 2011, di adottare sanzioni contro la Siria,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–   visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, la Convenzione sui diritti del fanciullo e il protocollo opzionale concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati e la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, di cui la Siria è parte firmataria,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che, secondo le stime delle Nazioni Unite, dall'inizio della violenta repressione contro i manifestanti pacifici, nel marzo 2011, in Siria più di 4 000 persone, tra cui 307 bambini, hanno perso la vita e altre migliaia sono state ferite, arrestate, torturate o sono scomparse a seguito delle violenze del regime siriano contro la sua popolazione; che la risoluzione dell'UNHRC del 2 dicembre 2011 pone in particolare l'accento sulle violazioni diffuse dei diritti dei bambini e sulle violenze sessuali perpetrate contro i civili, tra cui detenuti di sesso maschile e bambini, da parte delle forze armate e delle forze di sicurezza siriane;

B.  considerando che, in seguito alla sessione straordinaria sulla Siria del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, l'alto commissario delle Nazioni Unite ha chiesto il deferimento della Siria alla Corte penale internazionale sulla base di presunti crimini contro l'umanità compiuti in occasione della repressione, sottolineando inoltre che, alla luce dell'evidente incapacità delle autorità siriane di proteggere i cittadini, la comunità internazionale deve adottare misure urgenti ed efficaci per proteggere la popolazione;

C.  considerando che, secondo la relazione ONU della commissione d'inchiesta internazionale indipendente, dall'inizio della repressione si sono verificate numerose diserzioni all'interno delle forze militari e delle forze di sicurezza, che sono aumentate negli ultimi mesi;

D.  considerando che la rivolta e la resistenza popolare contro il regime di Assad non appaiono indebolite o intimorite dalla violenta repressione ma, al contrario, sembrano guadagnare terreno in alcune delle principali città del paese e che il numero sempre maggiore di disertori che minacciano di imbracciare le armi porterà allo scoppio di una guerra civile che potrebbe destabilizzare l'intera regione;

E.  considerando che il 16 novembre 2011 la Lega araba ha sospeso l'appartenenza della Siria all'organizzazione regionale, dopo che il paese si è dimostrato incapace di onorare i termini del piano di pace della Lega araba che prevedeva, da parte della Siria, il ritiro dei carri armati dalle città in rivolta, l'interruzione degli attacchi contro i manifestanti, l'avvio di un dialogo con l'opposizione e l'ammissione nel paese di 500 osservatori della Lega araba incaricati di valutare la situazione sul campo; che, dopo numerosi ultimatum, il 27 novembre 2011 la Lega araba ha approvato l'imposizione di sanzioni contro la Siria, tra cui il congelamento dei beni e l'embargo sugli investimenti;

F.  considerando che il 30 novembre 2011 la Turchia ha annunciato il congelamento dei beni del governo siriano in Turchia, il divieto di viaggio per i leader siriani, l'interruzione delle relazioni tra le banche centrali dei due paesi e il blocco di tutte le spedizioni di armi e attrezzature militari dirette in Siria attraverso il territorio turco;

G. considerando che, alla luce del persistere della repressione nel paese, il 2 dicembre 2011 l'UE ha deciso di adottare contro la Siria ulteriori sanzioni restrittive in ambito energetico, finanziario, bancario e commerciale, anche nei confronti di ulteriori persone e organizzazioni coinvolte nelle violenze o responsabili di sostenere direttamente il regime; che le sanzioni dell'UE sono in linea con le nuove sanzioni adottate dagli Stati Uniti;

H. considerando che il 20 novembre 2011, in un'intervista pubblicata dal Sunday Times, e il 7 dicembre 2011, in un'intervista alla rete statunitense ABC, il Presidente siriano Bashar al-Assad ha negato che il suo governo perseguisse una politica vessatoria nei confronti della popolazione e ha dichiarato di non provare rimorso per la repressione della rivolta, che dura ormai da dieci mesi, nonostante le segnalazioni relative alla brutalità delle forze di sicurezza;

I.   considerando che il 22 novembre 2011 il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton ha incontrato i rappresentanti del Consiglio nazionale siriano e ha sottolineato l'importanza di una piattaforma esaustiva di opposizione politica che comprenda tutte le comunità religiose ed etniche;

J.   considerando che il 4 dicembre 2011, al confine con la Giordania, le autorità siriane hanno arrestato la blogger Razan Gazzawi mentre si stava presumibilmente recando ad Amman per partecipare a un seminario sulla libertà di stampa, organizzato dal suo datore di lavoro, il Centro siriano per i media e la libertà di espressione;

K. esprime la propria preoccupazione per le notizie riportate da molte fonti e stando alle quali le autorità siriane hanno ordinato l'espulsione di padre Paolo Dall'Oglio, abate del monastero di Mar Musa in Siria, e vincitore del primo premio Anna Lindh EuroMed 2006 per il Dialogo fra le culture, ampiamente noto per la sua attività a favore dell'armonia interreligiosa nel paese, negli ultimi trent'anni, e per il suo impegno a favore della riconciliazione interna, basata su negoziati, e la libertà di espressione; invita le autorità siriane ad astenersi da questo atto che potrebbe affievolire il dialogo in corso fra cristiani e musulmani;

1.  ribadisce fermamente la sua condanna dell'uso sproporzionato e brutale della forza contro manifestanti pacifici e delle continue e diffuse violazioni sistematiche e gravi dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte delle autorità siriane, come ad esempio le esecuzioni arbitrarie, l'uccisione e la persecuzione di attivisti che sostengono la democrazia, di difensori dei diritti umani e di giornalisti, le detenzioni arbitrarie, le sparizioni forzate, le torture e i maltrattamenti, anche di bambini;

2.  rammenta che, ai sensi del diritto umanitario internazionale, queste violazioni possono costituire crimini contro l'umanità; è del parere che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite debba deferire la Siria al Tribunale penale internazionale (TPI) allo scopo di porre fine all'impunità, tradurre dinanzi alla giustizia i responsabili delle violazioni dei diritti umani ed evitare ulteriori vittime;

3.  sottolinea ancora una volta che il governo siriano non è riuscito a far fronte alla sua responsabilità di proteggere la popolazione, a porre immediatamente fine a tutte le violazioni dei diritti umani e a fermare qualsiasi attacco contro i civili; reputa che, alla luce di tale fallimento, la comunità internazionale debba adottare d'urgenza misure adeguate;

4.  chiede le dimissioni di Bashar al-Assad, il cui regime ha perso ogni legittimità dopo la prolungata e persistente repressione spietata contro la popolazione siriana; ritiene che le sue dimissioni spianerebbero la via e faciliterebbero il processo di transizione, il quale dovrebbe avere come base un dialogo credibile e inclusivo con la partecipazione di tutte le forze e le componenti democratiche della società siriana nella prospettiva di avviare un processo di profonde riforme democratiche;

5.  esprime nuovamente la sua solidarietà e il suo fermo sostegno alla lotta del popolo siriano per la libertà, la svolta democratica e la fine del regime autoritario; accoglie con favore e incoraggia gli sforzi dell'opposizione siriana, sia all'interno che all'esterno del paese, per stabilire una piattaforma unita e operare a favore di una visione condivisa del futuro della Siria e della transizione verso un sistema democratico; sottolinea l'importanza dell'opposizione siriana e del Libero esercito siriano impegnati a favore dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nonché e in modo evidente, di un approccio pacifico e inclusivo;

6.  sostiene fermamente l'impegno profuso dalla Lega degli Stati arabi per porre fine alla repressione in Siria e offrire protezione ai civili con l'invio sul posto di una missione di osservatori; accoglie con favore la decisione significativa adottata dalla Lega araba di imporre sanzioni al regime siriano per avere più volte disatteso le promesse fatte e per essersi rifiutato di attuare il piano d'azione della Lega araba;

7.  accoglie con favore la condanna e le sanzioni economiche turche nei confronti del regime siriano nonché il ruolo della Turchia nell'accogliere i rifugiati; invita il governo turco a mantenere la sua politica di apertura delle frontiere per i rifugiati e a non intraprendere rimpatri forzati, a fornire ai rifugiati siriani informazioni adeguate sui loro diritti, a garantire loro l'accesso alla protezione internazionale e a procedure di asilo e ad offrire soluzioni a lungo termine per le persone che restano e non possono, o non vogliono, fare ritorno in Siria, a conferire alle organizzazioni internazionali e alle ONG il pieno accesso ai campi profughi e a eliminare la limitazione geografica alla Convenzione del 1951 sullo status dei rifugiati;

8.  sostiene con forza l'adozione di nuove sanzioni dell'UE contro il regime siriano, che comprendano il divieto di esportazione di attrezzature fondamentali, tecnologia e software destinati a essere utilizzati nel monitoraggio delle comunicazioni Internet e telefoniche effettuato dal regime siriano; sottolinea la necessità che l'UE attui tali misure restrittive il più presto possibile e siano individuati modi affinché le sanzioni non colpiscano o coinvolgano direttamente o indirettamente la popolazione civile, la cui vita quotidiana è profondamente peggiorata negli ultimi mesi;

9.  sottolinea l'invito degli oppositori e dei dimostranti siriani ad inviare osservatori internazionali per scoraggiare gli attacchi contro i civili e per concedere alle organizzazioni internazionali attive in campo umanitario e dei diritti umani e ai mezzi di comunicazione internazionali l'accesso incondizionato al paese;

10. esorta il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante a compiere ogni sforzo al fine di avviare discussioni con la Turchia, la Lega araba e l'opposizione siriana quanto alle modalità per creare corridoi umanitari al confine turco-siriano, nel quadro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al fine di proteggere i rifugiati siriani e tutti i civili che cercano di fuggire dal paese scampando alla repressione militare in corso;

11. esprime profondo rammarico per l'atteggiamento di Russia e Cina, che hanno posto il veto all'adozione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro il regime siriano, nonostante la repressione brutale che dura da mesi perpetrata dal presidente Assad; sollecita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante, il Consiglio e gli Stati membri dell'UE a continuare a cooperare strettamente con la Turchia e i paesi limitrofi della Siria, la Lega araba e gli altri soggetti internazionali al fine di individuare una posizione comune per la soluzione della crisi all'interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e a intensificare le sue pressioni sul regime siriano onde bloccare l'escalation militare contro il proprio popolo;

12. accoglie con favore la decisione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite di conferire a un relatore speciale l'incarico di indagare sulla situazione dei diritti umani in Siria; ribadisce il suo appello a favore di un'indagine indipendente, trasparente ed efficace sugli omicidi, gli arresti, le detenzioni arbitrarie, le presunte sparizioni forzate, le violenze sessuali e le torture perpetrate dalle forze di sicurezza siriane, al fine di garantire che i responsabili di tali atti siano chiamati a renderne conto; invita le autorità siriane a concedere il libero accesso alle agenzie e ai lavoratori umanitari, compresa l'assistenza medica, senza alcuna discriminazione o controllo, e a permettere a media indipendenti e internazionali di operare in Siria senza restrizioni;

13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, al governo e al parlamento della Siria, al Segretario generale della Lega araba e al Segretario generale delle Nazioni Unite.