Proposta di risoluzione - B7-0280/2012Proposta di risoluzione
B7-0280/2012

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul seguito delle elezioni nella Repubblica democratica del Congo (RDC)

6.6.2012 - (2012/2673(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

Charles Tannock, Martin Callanan, Oldřich Vlasák, Jan Zahradil, Ryszard Antoni Legutko, Ryszard Czarnecki, Tomasz Piotr Poręba a nome del gruppo ECR

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0280/2012

Procedura : 2012/2673(RSP)
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B7-0280/2012
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B7-0280/2012
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B7‑0280/2012

Risoluzione del Parlamento europeo sul seguito delle elezioni nella Repubblica democratica del Congo (RDC)

(2012/2673(RSP))

Il Parlamento europeo,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e il Patto internazionale del 1966 sui diritti civili e politici,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla RDC, in particolare quella del 17 gennaio 2008 sulla situazione nella Repubblica democratica del Congo e sullo stupro come crimine di guerra, quella del 17 dicembre 2009 sulla violenza nella Repubblica democratica del Congo, relativa alle violenze sessuali perpetrate da gruppi armati e alle persistenti violazioni dei diritti umani nella RDC nonché quella del 7 ottobre 2010 sulle carenze nella tutela dei diritti umani e della giustizia nella Repubblica democratica del Congo, e quella del 7 luglio 2011 sulla Repubblica democratica del Congo e sugli stupri di massa nella provincia del Kivu meridionale,

–   visto l'accordo di partenariato di Cotonou firmato nel giugno 2000,

–   vista l'azione comune 2009/769/PESC del Consiglio, del 19 ottobre 2009, che modifica l'azione comune 2007/405/PESC relativa alla missione di polizia dell'Unione europea nell'ambito della riforma del settore della sicurezza (RSS) e della sua interfaccia con la giustizia nella Repubblica democratica del Congo (EUPOL RD Congo),

–   vista la missione finalizzata alla riforma del settore della sicurezza EUSEC RD Congo, creata nel giugno 2005 (azione comune 2005/355/PESC del Consiglio, del 2 maggio 2005 relativa alla missione di consulenza e di assistenza dell'Unione europea per la riforma del settore della sicurezza nella Repubblica democratica del Congo (RDC)),

–   vista la risoluzione 1856 (2008) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul mandato della missione ONU nella RDC (MONUC),

–   vista la risoluzione 1925 (2010) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che specifica il mandato della missione ONU nella RDC (MONUSCO),

–   vista la dichiarazione congiunta del 27 agosto 2010 di Catherine Ashton, Alto rappresentante, e Andris Piebalgs, Commissario europeo per lo sviluppo, sulla recrudescenza della violenza nel Kivu settentrionale (RDC),

–   vista la dichiarazione del 22 febbraio 2011 di Andris Piebalgs, Commissario UE per lo sviluppo, sulla necessità di porre fine all'impunità nella RDC (République Démocratique du Congo: ‘Un pas vers la fin de l'impunité’),

–   vista la dichiarazione del 9 dicembre 2011 dell'Alto rappresentante Catherine Ashton, a nome dell'Unione europea, sul processo elettorale nella Repubblica democratica del Congo,

–   vista la dichiarazione del 20 dicembre 2011 dell'Alto rappresentante, a nome dell'Unione europea, sui risultati definitivi delle elezioni presidenziali nella RDC e sul proseguimento del processo elettorale in corso,

–   vista la relazione finale di osservazione della missione di osservazione elettorale dell'Unione europea alle elezioni presidenziali e parlamentari del 28 novembre 2011 nella RDC (MOE-UE RDC 2011), che ha avuto luogo dal 19 ottobre 2012 al 13 gennaio 2012,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che elezioni libere ed eque sono una delle condizioni preliminari della governance democratica;

B.  considerando che la legittimità del governo deriva da elezioni libere ed eque; che le politiche pubbliche attuate dal governo beneficiano del suo status legittimo o perdono forza qualora sia mancante;

C. considerando che le elezioni presidenziali e parlamentari sono state tenute nella RDC il 28 novembre 2011; che la possibilità di un ballottaggio il 26 febbraio 2012 è stata revocata prima delle elezioni parlamentari con una modifica delle leggi elettorali adottate dal governo;

D. considerando che parlando a nome dell'Unione europea Catherine Ashton, VP/AR dell'UE, ha ribadito la preoccupazione per le gravi carenze e la mancanza di trasparenza nella compilazione e nella pubblicazione dei risultati elettorali, segnalate tra l'altro dalla missione di osservazione elettorale dell'UE;

E.  considerando che gli avversari politici di Joseph Kabila hanno costantemente puntato il dito sulle numerose irregolarità durante i processi elettorali presidenziali e parlamentari;

F.  considerando che, nonostante le carenze individuate dalle stesse autorità congolesi e dalla commissione elettorale nazionale indipendente della RDC (CENI), la Corte Suprema di Giustizia della RDC ha confermato i risultati definitivi di entrambe le elezioni e proclamato il 16 dicembre 2012 il presidente in carica Joseph Kabila come presidente rieletto;

G. considerando che, cinque mesi dopo le elezioni parlamentari, è stato costituito un nuovo governo guidato dal Primo Ministro Augustin Matata Ponyo il 18 aprile 2012;

H. considerando che la situazione dei diritti umani nella RDC continua ad essere estremamente preoccupante per gli stessi congolesi e per la comunità internazionale dato che negli ultimi anni sono state segnalate testimonianze raccapriccianti su violazioni sistematiche dei diritti umani, compresi stupri di massa e altri atti di tortura, anche nelle province del Kivu settentrionale e meridionale;

I.   considerando che negli ultimi anni diversi membri delle forze armate congolesi, della polizia, dei servizi di sicurezza, nonché di altri gruppi armati attivi nel territorio della RDC, come il gruppo ribelle ruandese FDLR (Fronte Democratico per la Liberazione del Ruanda) – guidato da autori del genocidio ruandese fuggiti in Congo e la milizia congolese Mai-Mai, identificati da organizzazioni nazionali e internazionali dei diritti umani come gli autori di questi crimini orrendi;

J.   considerando che le risorse naturali e i profitti derivanti dall'estrazione e dal commercio illegale di minerali sono ancora spesso sotto il controllo di gruppi armati paramilitari, soprattutto nella parte instabile all'est del paese, in cui il conflitto è in corso da molti anni nonostante la presenza di una missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, la MONUC, presente nella RDC per assistere le FARDC nel ripristinare la pace nel paese;

1.  prende atto dei risultati definitivi delle due elezioni del 28 novembre nella RDC; ritiene tuttavia che tali risultati siano discutibili a causa della mancanza di un adeguato monitoraggio di questi processi elettorali chiave;

2.  prende atto del contributo finanziario dell'UE alle elezioni in questione pari a € 47,5 milioni con ulteriori 2 milioni di € per la sicurezza; apprezza l'impegno personale di 147 osservatori nel processo di sorveglianza elettorale nel quadro della MOE-UE nella RDC per il 2011;

3.  plaude alla partecipazione dei cittadini congolesi a questo processo elettorale su vasta scala e li esorta a chiedere alle autorità congolesi di riflettere sulle raccomandazioni di riforma del processo elettorale basate sulle conclusioni della relazione finale di osservazione della MOE-UE e sulle valutazioni delle elezioni realizzate dalla CENI e dalla società civile nazionale;

4.  esprime la sua più ferma condanna dinanzi a tutte le irregolarità commesse intenzionalmente durante le elezioni al fine di privare la popolazione congolese della sua libertà di scelta quanto ai dirigenti politici del paese; si rammarica per le irregolarità non intenzionali che possano aver contribuito allo stesso risultato;

5.  invita l'attuale governo della RDC ad intensificare i suoi sforzi sul piano nazionale per garantire lo Stato di diritto e la sicurezza del popolo congolese in tutto il territorio della RDC; invita il Primo Ministro, quale rappresentante del governo responsabile delle finanze pubbliche, ad assicurare che le norme di gestione finanziaria più rigorose e procedure di bilancio solide diventino la regola nell'elaborazione delle politiche del governo della RDC;

6.  permane preoccupato per l'elevato livello di violenza contro i civili, compresi gli stupri di massa commessi nella RDC; ricorda al Presidente Joseph Kabila la sua promessa, fatta in occasione del 50° anniversario di indipendenza del paese, di impegnarsi risolutamente a promuovere una prassi politica che rispetti i diritti umani e rafforzi lo Stato di diritto garantendo che i responsabili di violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale siano tenuti a rendere conto dei loro atti e siano perseguiti penalmente;

7.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alle istituzioni dell'Unione africana, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nonché al Presidente, al Primo Ministro e al Parlamento bicamerale della Repubblica democratica del Congo.