Proposta di risoluzione - B8-0398/2017Proposta di risoluzione
B8-0398/2017

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione nella Repubblica democratica del Congo

7.6.2017 - (2017/2703(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento

Hilde Vautmans, Ilhan Kyuchyuk, Javier Nart, Marietje Schaake, Jasenko Selimovic, Ivo Vajgl a nome del gruppo ALDE

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0397/2017

Procedura : 2017/2703(RSP)
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B8-0398/2017
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B8-0398/2017

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione nella Repubblica democratica del Congo

(2017/2703(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Repubblica democratica del Congo (RDC),

–  viste le dichiarazioni rilasciate dalla delegazione dell'UE nella Repubblica democratica del Congo sulla situazione dei diritti umani nel paese,

–  visti gli accordi politici conclusi nella RDC il 18 ottobre 2016 e il 31 dicembre 2016,

–  viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla RDC, in particolare la risoluzione 2293 (2016), sul rinnovo del regime di sanzioni nei confronti della RDC e il mandato del Gruppo di esperti, e la risoluzione 2277 (2016), sul rinnovo del mandato della missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della RDC (MONUSCO),

–  visti i comunicati stampa del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 15 luglio 2016, del 21 settembre 2016 e del 24 febbraio 2017 sulla situazione nella RDC, nonché il comunicato stampa del 29 marzo 2017 sulla morte di due membri del Gruppo di esperti sulla RDC,

–  viste le conclusioni del Consiglio dell'UE del 6 marzo 2017 sulla RDC,

–  vista la relazione annuale dell'UE sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2015, adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 20 giugno 2016,

–  vista la dichiarazione congiunta dell'Unione africana, delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e dell'Organizzazione internazionale della francofonia sulla Repubblica democratica del Congo, del 16 febbraio 2017,

–  vista la dichiarazione congiunta dei copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, del 27 gennaio 2017,

–  vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli del giugno 1981,

–  vista la Carta africana per la democrazia, le elezioni e il buon governo,

–  vista la dichiarazione dell'Unione africana sui principi che disciplinano le elezioni democratiche in Africa, adottata nel 2002,

–  vista la Carta internazionale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite,

–  visto l'accordo di Cotonou,

–  visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che la Repubblica democratica del Congo ha subito numerosi spargimenti di sangue e una brutale repressione politica in vista della scadenza del 19 dicembre 2016 che segnava la fine del mandato del presidente Joseph Kabila, costituzionalmente limitato a due mandati;

B.  considerando che il 31 dicembre 2016, con la mediazione della chiesa è stato raggiunto un accordo tra il governo e l'opposizione su una transizione politica pacifica; che l'accordo prevedeva che la transizione politica avesse termine con le elezioni presidenziali organizzate alla fine del 2017 da un governo transitorio; che l'accordo ha gettato le basi per un Consiglio nazionale di transizione incaricato di attuare l'accordo;

C.  considerando che la morte, il 1° febbraio 2017, del leader dell'opposizione Etienne Tshisekedi, che avrebbe dovuto dirigere il Consiglio nazionale di transizione, ha portato a un feudo per la successione tra i leader dell'opposizione e a una controversia con il governo su chi avrebbe dovuto prendere il suo posto a capo della coalizione di opposizione chiamata "Rassemblement"; che il corpo del sig. Tshisekedi è rimasto in un obitorio di Bruxelles a causa di una disputa che si protrae tra la sua famiglia, il suo partito e le autorità congolesi su dove seppellirlo;

D.  considerando che i progressi nell'attuazione dell'accordo sono in stallo mentre si moltiplicano meschini battibecchi; che a seguito di ciò e della mancanza di una reale volontà politica di raggiungere un accordo, i vescovi cattolici che cercavano di raggiungere un compromesso sulla condivisione del potere tra governo e opposizione hanno posto fine alla propria missione il 27 marzo 2017; che il presidente Joseph Kabila ha colto questa opportunità per giocare a proprio favore effettuando, il 16 aprile 2017, un rimpasto di governo che potrebbe essere interpretato come un tentativo di rabbonire l'opposizione;

E.  considerando che, ai sensi dell'accordo del 31 dicembre 2016, il presidente Joseph Kabila avrebbe dovuto rimanere in carica in attesa delle elezioni entro la fine del 2017; che, prima delle elezioni, era necessario aggiornare e verificare il registro elettorale; che un gruppo di sette esperti nominati dall'Organizzazione internazionale della francofonia (OIF) ha effettuato, su richiesta del consiglio elettorale congolese, una missione di valutazione della registrazione degli elettori a Kinshasa, Goma e in altri cinque distretti elettorali nel Congo centrale; che il gruppo dell'OIF ha fatto sapere che il processo di registrazione è iniziato bene, ma che è urgente estenderlo all'intero territorio congolese nonostante le sfide in termini di sicurezza e che occorre pubblicare un calendario elettorale;

F.  considerando che la paralisi politica getta olio sul fuoco di una situazione caratterizzata da crescenti disordini in tutto il paese, e che si sono verificati violenti conflitti a livello provinciale nell'Ituri, nel Kivu Nord e nel Kivu Sud; che altri scontri sono stati segnalati nel Tanganika, ai confini con il Sud Sudan e nel Congo centrale; che lo stupro e altre forme di violenza sessuale sono utilizzati come arma di guerra da tutte le parti coinvolte in questo annoso conflitto, in particolare nella provincia orientale del Kivu;

G.  considerando che nella regione del Kasaï, centinaia di persone sono rimaste uccise negli scontri tra milizia e forze governative dall'agosto 2016 e che la crisi ha raggiunto un livello molto preoccupante con l'uccisione del capo tradizionale Kamwina Nsapu; che, secondo le Nazioni Unite, la violenza mortale a Kasaï ha costretto oltre un milione di persone ad abbandonare le proprie case negli ultimi otto mesi, assoggettando 400 000 bambini al rischio di morire per la fame e causando la morte di 400 persone da settembre 2016; che le Nazioni Unite hanno documentato la presenza di 40 fosse comuni a Kasaï dall'agosto 2016; che 165 organizzazioni congolesi della società civile e dei diritti umani hanno chiesto un'indagine internazionale indipendente sulle massicce violazioni dei diritti umani nelle province del Kasaï e di Lomami, sostenendo che sia le forze governative che le milizie siano implicate in tali reati;

H.  considerando che in marzo 2017 la sig.ra Zaida Catalan e il sig. Michael Sharp, esperti delle Nazioni Unite che indagavano sugli stupri, i massacri e lo sfruttamento delle risorse naturali, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco da una banda di uomini nella travagliata regione di Kasaï; che le autorità congolesi hanno affermato, il 21 maggio 2017, di aver completato l'inchiesta sull'assassinio dei due esperti e che due persone sospettate in questo caso sarebbero presto sottoposte a un processo; che il 23 maggio 2017 è stata convocata una riunione per aggiornare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle indagini su questi assassinii; che la sig.ra Catalan ha lasciato oltre 100 documenti in una cartella sul suo computer, tra i quali documenti che dimostrano che almeno un funzionario del governo potrebbe essere implicato nelle violenze commesse dalle milizie;

I.  considerando che il 12 dicembre 2016 l'Unione europea ha adottato sanzioni che impongono il divieto di viaggio e il congelamento dei beni nei confronti di sette persone congolesi e, il 29 maggio 2017, in risposta al deterioramento della situazione nel paese, ha esteso tali sanzioni ad altri nove alti funzionari di sicurezza;

J.  considerando che, secondo la relazione globale dell'Osservatorio mondiale sullo sfollamento interno (IDMC), citata dal Consiglio norvegese per i rifugiati il 22 maggio 2017, la Repubblica democratica del Congo avrebbe il maggior numero di persone in fuga da un conflitto interno, con oltre 922 000 persone costrette ad abbandonare le proprie case nel 2016; che 2,2 milioni di persone sono sfollati all'interno del paese e oltre 550 000 sono fuggiti dal paese, e che si stima che 7,3 milioni di persone abbiano bisogno di aiuti umanitari;

K.  considerando che l'UNICEF ha fatto sapere, il 30 maggio 2017, che oltre 9 000 bambini sono arrivati presso due centri di accoglienza temporanei a Dundo (una città nel nord dell'Angola) in fuga dalla RDC e bisognosi di sostegno urgente, e ha aggiunto che ad oggi oltre 25 000 rifugiati hanno raggiunto l'Angola, in fuga dalle violenze nelle province del Kasaï della RDC; che l'approvvigionamento di cibo in città quali Kananga, Tshikapa, Luebo, Mbuji Mayi, Muene, Ditu e Luiza è divenuto particolarmente difficile, dove la popolazione soffre la fame e imperversano disordini sociali;

L.  considerando che, oltre all'instabilità politica, l'economia congolese vacilla a seguito del rapido deprezzamento della moneta e della ridotta riserva estera a causa dei bassi prezzi dei minerali, e che l'inflazione è esplosa dal 2% del 2015 a oltre il 25% del 2016; che, secondo il Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), la RDC si situa nell'ultimo 10% dei paesi meno sviluppati del mondo e occupa il 176° posto su 188 nell'indice di sviluppo umano mondiale;

1.  condanna con la massima fermezza l'assassinio del capo Kamwina Nsapu, leader originario del sollevamento popolare del Grand Kasai; prende atto del rilascio dei resti mortali di Kamwina Nsapu, che consentirà la sua sepoltura quale capo tradizionale secondo i riti e i costumi ancestrali; esige che il governo congolese consenta il rimpatrio del corpo del fu Etienne Tshisekedi, affinché possa essere sepolto nel suo paese natale;

2.  esprime la propria profonda preoccupazione per le fosse comuni scoperte nella regione del Grand Kasai e la ripresa delle violenze nelle parti settentrionali e orientali della RDC; condanna fermamente tutti gli atti di violenza e le violazioni dei diritti umani nel paese, indipendentemente da chi ne sia responsabile; chiede alle autorità congolesi, alla luce del coinvolgimento di forze governative in tali eventi, di facilitare senza indugi l'apertura di un'inchiesta internazionale indipendente; sottolinea che la violenza sessuale non avrà fine sino a quando non saranno giudicati i responsabili, compresi i leader con responsabilità di comando;

3.  ribadisce il suo forte sostegno all'accordo politico del 31 dicembre 2016 e chiede che si svolgano elezioni pacifiche, credibili, libere, eque ed inclusive entro il dicembre 2017, che portino a un passaggio democratico del potere; invita tutte le parti congolesi a tornare ad assumere un atteggiamento più positivo e costruttivo e a mantenere la buona volontà politica che ha portato alla firma dell'accordo, evitando in tal modo ulteriori insicurezze nella RDC;

4.  chiede al governo della RDC di attuare pienamente misure di costruzione della fiducia; ricorda che le preoccupazioni riguardanti la sicurezza non devono ritardare la preparazione attiva, in buona fede, delle elezioni, che costituiscono l'unico unico e il migliore modo per garantire la pace e la sicurezza durature nella RDC;

5.  ribadisce il proprio impegno a sostenere l'attuazione dell'accordo, in stretta collaborazione con l'Unione africana e con i meccanismi regionali, e la sua determinazione a continuare a seguire da vicino la situazione nella RDC, in particolare per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, le condizioni di sicurezza sul terreno e gli sforzi per concludere con successo un processo elettorale credibile,

6.  chiede che siano prese ulteriori misure urgenti per fissare un calendario elettorale e prevedere un bilancio realistico e consensuale, in modo che le elezioni possano essere svolte entro la fine del 2017; sottolinea, a questo proposito, la responsabilità della Commissione elettorale nazionale indipendente e il ruolo cruciale che essa deve svolgere affinché il processo elettorale abbia luogo in modo credibile e democratico;

7.  esprime grave preoccupazione per le serie violazioni del diritto umanitario internazionale perpetrate da milizie locali, tra cui il reclutamento illegale e l'impiego di bambini soldato e l'uccisione di civili da parte delle forze di sicurezza della RDC, tutti reati che potrebbero costituire crimini di guerra ai sensi del diritto internazionale;

8.  condanna con la massima veemenza l'uccisione dei due esperti delle Nazioni Unite che lavoravano per promuovere la pace e la sicurezza nel paese; esprime le sue più profonde condoglianze alle loro famiglie; chiede che si faccia pienamente luce su questo grave reato e invita le autorità congolesi a lavorare in stretta collaborazione con le Nazioni Unite nelle ulteriori indagini; sostiene pienamente il gruppo di esperti delle Nazioni Unite, i cui membri svolgono un lavoro essenziale per la RDC;

9.  accoglie con favore le sanzioni adottate dall'Unione europea il 12 dicembre 2016 nei confronti di sette persone congolesi e, il 29 maggio 2017, nei confronti di altri nove funzionari congolesi, con l'imposizione di divieti di viaggio e il congelamento dei beni; saluta la decisione degli Stati Uniti di iscrivere il generale François Olenga, capo del consiglio militare del presidente Kabila, su un "elenco di cittadini espressamente identificati", che congela le risorse di cui egli dispone negli USA e impedisce ai cittadini americani di ingaggiare in operazioni finanziarie con lui; chiede che ulteriori indagini e sanzioni siano estese nei confronti delle persone responsabili, al più alto livello di governo, della violenza e dei crimini commessi nella RDC e del saccheggio delle sue risorse naturali, conformemente alle indagini svolte dal gruppo di esperti dell'ONU; sottolinea che le sanzioni devono includere il congelamento dei beni e il divieto di accesso nell'UE;

10.  ribadisce il proprio pieno sostegno alla missione MONUSCO e al rappresentante speciale del Segretario generale per la Repubblica democratica del Congo; deplora la passività della missione MONUSCO, forte di 17 000 uomini, che è la più importante missione delle Nazioni Unite in termini di forze e di bilancio e che, fatta eccezione della Brigata d'intervento dotata di 3 000 uomini, non offre alla popolazione una protezione efficace; accoglie con favore la risoluzione 2348(2017) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che proroga il mandato della missione MONUSCO fino al 31 marzo 2018; sottolinea che il mandato originale e quello attuale, che si applicano a tutte le truppe dell'ONU nel paese, è quello di "neutralizzare i gruppi armati"; chiede che l'intero contingente della missione MONUSCO intervenga pienamente e protegga la popolazione dai gruppi armati, protegga le donne da stupri e da altre violenze sessuali e che non siano ammesse limitazioni sulla base del comando nazionale;

11.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, all'Unione africana, al presidente, al primo ministro e al parlamento della Repubblica democratica del Congo, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani nonché all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.