RELAZIONE sulla coerenza delle politiche europee per lo sviluppo e il concetto di aiuto pubblico allo sviluppo

5.5.2010 - (2009/2218(INI))

Commissione per lo sviluppo
Relatore: Franziska Keller


Procedura : 2009/2218(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A7-0140/2010

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla coerenza delle politiche europee per lo sviluppo e il concetto di aiuto pubblico allo sviluppo

(2009/2218(INI))

Il Parlamento europeo,

–   visti gli articoli 9 e 35 della dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea: "Il consenso europeo"[1],

–   visto il titolo V del trattato sull’Unione europea e in particolare l’articolo 21, paragrafo 2, che stabilisce i principi e gli obiettivi dell’Unione nel settore delle relazioni internazionali e visto l'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (trattato di Lisbona), che riafferma che l'UE tiene conto degli obiettivi di cooperazione allo sviluppo nell'attuazione delle politiche che possono avere incidenze sui paesi in via di sviluppo,

–   visto l’articolo 7 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (trattato di Lisbona), il quale ribadisce che l'UE assicura la coerenza tra le sue varie politiche e azioni, tenendo conto dell’insieme dei suoi obiettivi,

–   visto l'articolo 12 dell'accordo di partenariato ACP-CE (accordo di Cotonou),

–   vista la strategia congiunta UE-Africa, adottata a Lisbona nel dicembre 2007,

–   vista la comunicazione della Commissione "Coerenza delle politiche per lo sviluppo – Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio" (SEC(2005)0455),

–   visti la prima relazione biennale dell'UE sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo (COM(2007)0545) e il documento di lavoro dei servizi della Commissione allegato alla relazione (SEC(2007)1202),

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo dal titolo "Codice di condotta dell’UE in materia di divisione dei compiti nell’ambito della politica di sviluppo" (COM(2007)0072),

–   visti la relazione dell'UE sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo 2009 (COM(2009)0461 def.) e il documento di lavoro dei servizi della Commissione allegato alla relazione (SEC(2009)1137),

–   vista la comunicazione della Commissione "Coerenza delle politiche per lo sviluppo – Definizione del quadro politico per un approccio unico dell'Unione" (COM(2009)0458),

–   visto il documento della Commissione "Coerenza politica per il programma di lavoro per lo sviluppo" (SEC(2010)421 def.) che accompagna la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni,

–   vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Piano d'azione UE in dodici punti a sostegno degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (COM(2010)0159),

–   vista la comunicazione della Commissione dal titolo "Aiutare i paesi in via di sviluppo nel far fronte alla crisi" (COM(2009)0160),

–   visto il Libro verde della Commissione sulla riforma della politica comune della pesca (COM(2009)0163),

–   vista la sua risoluzione del 25 febbraio 2010 sul Libro verde sulla riforma della politica comune della pesca[2],

–   vista la sua risoluzione legislativa del 24 aprile 2009 sulla proposta di direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 2003/48/CE in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi, e in particolare l’allegato I[3],

–   viste le conclusioni del Consiglio "Agricoltura e Pesca", del 21 e 22 dicembre 2004,

–   viste le conclusioni del Consiglio, del 24 maggio 2005, sull'accelerazione dei progressi verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio,

–   viste le conclusioni del Consiglio, del 17 ottobre 2006, sull'integrazione delle considerazioni relative allo sviluppo nel processo decisionale,

–   visto il paragrafo 49 delle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006,

–   viste le conclusioni del Consiglio, del 19 e 20 novembre 2007, sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo,

–   visto il paragrafo 61 delle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo del 19 e 20 giugno 2008,

–   viste le conclusioni del Consiglio Affari generali e relazioni esterne, del 18 maggio 2009, sul sostegno ai paesi in via di sviluppo per superare la crisi,

–   viste le conclusioni del Consiglio, del 17 novembre 2009, sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo e il quadro operativo per l’efficacia degli aiuti,

–   visti il documento strategico dell'OCSE, del 1996, dal titolo "Shaping the 21st Century: the Contributions of Development Cooperation", la dichiarazione ministeriale dell'OCSE, del 2002, dal titolo "Action for a Shared Development Agenda" e la relazione dell'OCSE, del 2008, dal titolo "Building Blocks for Policy Coherence for Development",

–   vista la dichiarazione di Parigi sull’efficacia degli aiuti e il programma d’azione di Accra,

–   vista la dichiarazione ministeriale sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo adottata dall'OCSE il 4 giugno 2008,

–   visti la dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, del 2000, e l'ottavo obiettivo di sviluppo del millennio,

–   visti la riunione ministeriale dell'OMC, del novembre 2001, e il Consenso di Monterrey del 2002,

–   visti il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002 e la risoluzione adottata dall'Assemblea generale nel quadro del vertice mondiale del 2005,

–   vista la risoluzione sul ruolo dell'accordo di partenariato di Cotonou nell'affrontare la crisi alimentare e finanziaria nei paesi ACP, adottata durante la 17a riunione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE[4], tenutasi a Praga dal 4 al 9 aprile 2009,

–   viste le sue risoluzioni basate sulle relazioni della sua commissione per lo sviluppo: risoluzione del Parlamento europeo, del 23 marzo 2006, sull'impatto sullo sviluppo degli accordi di partenariato economico (APE)[5]; risoluzione del Parlamento europeo, del 1° febbraio 2007, sull'integrazione della sostenibilità nelle politiche di cooperazione allo sviluppo[6]; risoluzione del Parlamento europeo, del 25 ottobre 2007, sulla situazione attuale delle relazioni UE-Africa[7]; risoluzione del Parlamento europeo, del 17 giugno 2008, sulla coerenza delle assi di sviluppo ed effetti sullo sviluppo dell'Africa occidentale dello sfruttamento da parte dell'UE di alcune risorse biologiche naturali[8]; risoluzione del Parlamento europeo, del 29 novembre 2007, su "Dare slancio all'agricoltura africana – Proposta per lo sviluppo agricolo e la sicurezza alimentare in Africa"[9]; e risoluzione del Parlamento europeo, del 22 maggio 2008, sul seguito dato alla Dichiarazione di Parigi del 2005 sull'efficacia degli aiuti[10],

–   viste le sue risoluzioni basate sulle relazioni della sua commissione per il commercio internazionale: risoluzione del Parlamento europeo, del 23 maggio 2007, sugli aiuti al commercio dell'Unione europea[11] e risoluzione del Parlamento europeo, del 1° giugno 2006, su commercio e povertà: definire politiche commerciali per massimizzare il contributo del commercio alla riduzione della povertà[12],

–   vista la relazione CONCORD del 2009 dal titolo "Spotlight on Policy Coherence",

–   visto lo studio di ActionAid, del 2003, dal titolo "Policy (in)coherence in European Union support to developing countries: a three country case study",

–   visto lo studio di Guido Ashoff, del 2006, dal titolo "Enhancing policy coherence for development: conceptual issues, institutional approaches and lessons from comparative evidence",

–   vista la relazione dell'ECDPM, del 2007, dal titolo "The EU institutions & Member States' mechanisms for promoting policy coherence for development: final report",

–   visto l'articolo 48 del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per lo sviluppo e il parere della commissione per il commercio internazionale (A7‑0140/2010),

A. considerando che l'OCSE ha proposto di definire il concetto di coerenza delle politiche per lo sviluppo (CPS) come il fatto di adoperarsi per far sì che gli obiettivi e i risultati delle politiche di sviluppo di un governo non siano minati da altre politiche dello stesso governo che incidono sui paesi in via di sviluppo, e che tali altre politiche sostengano, ove possibile, gli obiettivi di sviluppo[13], e considerando che l’Unione europea ha elaborato un concetto di CPS destinato a rafforzare le sinergie fra le politiche dell’Unione; considerando che la mancanza di azioni politiche a tal fine può avere un impatto negativo sui risultati previsti dalla cooperazione allo sviluppo,

B.  considerando l’impegno dell’Unione europea a prendere provvedimenti per favorire la coerenza delle politiche per lo sviluppo, in conformità delle conclusioni adottate dal Consiglio europeo nel 2005[14],

C. considerando che vi è differenza fra la coerenza tra le politiche (evitare contraddizioni tra le diverse politiche esterne) e la coerenza delle politiche per lo sviluppo (tutte le politiche UE che hanno ripercussioni sui paesi in via di sviluppo devono tenere conto degli obiettivi di sviluppo),

D. considerando che, a norma dell'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la riduzione e, a termine, l’eliminazione della povertà costituisce l'obiettivo principale della politica dell'UE in materia di sviluppo; considerando che la CPS concorre agli obiettivi di sviluppo dell'Unione attraverso tutte le sue politiche,

E.  considerando che vi sono incoerenze palesi nelle politiche dell’UE in materia di commercio, agricoltura, pesca, clima, diritti di proprietà intellettuale, migrazione, finanze, armi e materie prime, e che la CPS può portare alla riduzione della povertà creando importanti sinergie tra le politiche dell’UE,

F.  considerando che la CPS soffre di una mancanza di sostegno politico, mandati poco chiari, risorse insufficienti e assenza di strumenti e indicatori di monitoraggio efficaci, e che ad essa non viene accordata priorità in caso di interessi contrastanti,

G. considerando che le compensazioni finanziarie concesse dall’Unione nel quadro degli accordi di partenariato nel settore della pesca (APP) non hanno contribuito al consolidamento delle politiche della pesca dei paesi partner e ciò in gran parte a causa della mancanza di sorveglianza sull’attuazione di tali accordi, della lentezza con cui gli aiuti vengono erogati o addirittura talvolta del mancato utilizzo di tali aiuti,

H. considerando che il primo obiettivo di sviluppo del Millennio si prefigge di dimezzare entro il 2015 il numero di coloro che soffrono la fame, ma che quasi un miliardo di persone è ancora privo di alimentazione quotidiana, mentre il pianeta produce una quantità di cibo sufficiente per provvedere ai bisogni dell’intera popolazione mondiale,

I.   considerando che le sovvenzioni dell’Unione alle esportazioni dei prodotti agricoli europei hanno un effetto disastroso sulla sicurezza alimentare e sull’organizzazione di un settore agricolo sostenibile nei paesi in via di sviluppo,

J.   F. considerando che l'UE si è impegnata a raggiungere l'obiettivo delle Nazioni Unite di stanziare lo 0,7% del reddito nazionale lordo (RNL) a favore degli aiuti pubblici allo sviluppo (APS) entro il 2015 e che l'obiettivo intermedio fissato per l'UE nel suo complesso è pari allo 0,56% entro il 2010,

K. considerando la decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) del novembre 2008, in base alla quale le operazioni della Banca europea per gli investimenti (BEI) nei paesi in via di sviluppo devono dare priorità allo sviluppo prima di qualsiasi obiettivo di ordine politico o economico,

L.  considerando che la crisi ha evidenziato il ruolo cruciale degli APS nell’aiutare i paesi più poveri e nel fornire finanziamenti per lo sviluppo in modo più prevedibile e affidabile rispetto ad altri flussi finanziari,

M. considerando che numerosi studi hanno dimostrato che vi sono circa 900 miliardi di euro di flussi finanziari illeciti provenienti dai paesi in via di sviluppo che riducono gravemente il gettito fiscale di tali paesi e quindi ostacolano la loro capacità di autosviluppo,

1.  apprezza l'attenzione e l'impegno crescenti per la CPS da parte della Commissione, del Consiglio e degli Stati membri, come dimostrato dalla relazione biennale;

2.  ribadisce il suo impegno a rafforzare la CPS nell'UE e nei suoi lavori parlamentari;

3.  sottolinea che l'Unione europea è di gran lunga il maggiore donatore di aiuti nel mondo (gli aiuti UE ammontavano a 49 miliardi di euro nel 2008, ossia lo 0,40% dell'RNL), e che l'andamento degli aiuti aumenterà probabilmente a 69 miliardi di euro nel 2010 per onorare l'impegno collettivo dello 0,56% dell'RNL dell'UE assunto al Vertice del G8 di Gleneagles nel 2005; sottolinea che ciò dovrebbe consentire di disporre di 20 miliardi di euro per obiettivi di sviluppo;

4.  ricorda l'adozione, nell'ottobre 2007, della strategia dell'Unione europea in materia di aiuti per il commercio, con l'impegno di aumentare l'assistenza collettiva dell'Unione europea in campo commerciale a 2 miliardi di euro l'anno entro il 2010 (1 miliardo di euro dalla Comunità e 1 miliardo di euro dagli Stati membri);

5.  invita i paesi in via di sviluppo, in particolare quelli che usufruiscono maggiormente degli aiuti dell'Unione europea, a garantire il buon governo in tutte le questioni pubbliche, in particolare nella gestione degli aiuti ricevuti, e sollecita la Commissione ad adottare tutte le misure necessarie per garantire un'attuazione trasparente e efficiente degli aiuti;

6.  si compiace del programma di lavoro CPS 2010-2013 quale orientamento per le istituzioni e gli Stati membri UE e ne riconosce il ruolo quale sistema d'allerta precoce per future iniziative politiche; si compiace inoltre delle connessioni tra i vari settori politici;

7.  rammenta la responsabilità dell’Unione europea nel tenere in considerazione gli interessi dei paesi in via di sviluppo e dei loro cittadini;

8.  ritiene che tutte le politiche dell'UE aventi un impatto esterno debbano essere elaborate in modo tale da sostenere e non da contrastare la lotta contro la povertà e il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, nonché il conseguimento dei diritti dell'uomo, inclusi la parità di genere e i diritti sociali, economici e ambientali;

9.  sottolinea la necessità di tener conto degli aspetti rilevanti della coerenza delle politiche per lo sviluppo negli accordi commerciali bilaterali e regionali nonché negli accordi commerciali multilaterali saldamente ancorati alle regole base del sistema dell'OMC e, in tale contesto, invita la Commissione e gli Stati membri ad unirsi attivamente a tutti gli altri partner interessati dell'OMC in grado di contribuire alla realizzazione, nell'immediato futuro di un esito del ciclo di Doha che sia equilibrato, ambizioso e orientato allo sviluppo;

10. sottolinea il fatto che le cosiddette "questioni di Singapore", quali la liberalizzazione dei servizi, gli investimenti e la concessione di appalti pubblici, l'introduzione di regole di concorrenza e un maggiore rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, non sono utili ai fini del conseguimento degli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio;

11. chiede con insistenza all'Unione europea, agli Stati membri e alla BEI di contribuire per primi a rendere meno attraenti gli investimenti nei paradisi fiscali grazie all'adozione di norme in materia di appalti pubblici ed erogazione di finanziamenti pubblici che proibiscano a qualunque società, banca o altra istituzione registrata in un paradiso fiscale di beneficiare di tali finanziamenti; in tal senso, chiede alla Commissione e agli Stati membri di approfittare della revisione intermedia delle attività di prestito esterno della BEI per migliorare concretamente le capacità della BEI di valutare i beneficiari dei propri prestiti e assicurarsi che i suoi investimenti nei paesi in via di sviluppo contribuiscano effettivamente all’eliminazione della povertà e rediga relazioni annue sui loro progressi;

12. invita la Commissione e gli Stati membri a fornire una valutazione complessiva degli accordi di pesca con i paesi terzi perché la politica esterna dell'Unione nel settore della pesca sia totalmente coerente con la sua politica di sviluppo, rafforzando la capacità dei paesi partner dell’Unione di garantire una pesca sostenibile nelle proprie acque, migliorando la sicurezza alimentare e l’occupazione locale nel settore;

13. ricorda che l'accesso dell’UE agli stock ittici dei paesi terzi non dovrebbe rappresentare in alcun modo un presupposto per la fornitura di aiuti allo sviluppo a tali paesi;

14. sollecita la Commissione a includere in tutti gli APP, accanto alle clausole sociali, delle clausole relative ai diritti dell’uomo, onde consentire all’Unione europea di ricorrere a misure adeguate in caso di accertate violazioni dei diritti dell’uomo nei paesi terzi firmatari di APP con l’Unione;

15. ricorda che il 75% della popolazione povera mondiale vive nelle zone rurali, ma che soltanto il 4% degli APS sono destinati all’agricoltura; invita pertanto la Commissione, gli Stati membri e i paesi in via di sviluppo a inserire l'agricoltura quale priorità della loro agenda di sviluppo;

16. nutre preoccupazione per il negativo impatto sullo sviluppo dei paesi terzi delle istituzioni finanziarie essenzialmente dedite all’organizzazione dell’evasione fiscale; al riguardo chiede alla Commissione di intensificare la cooperazione in materia di governance fiscale, in particolare con i paesi menzionati all’allegato 1 della sua proposta legislativa del 24 aprile 2009 (A6-0244/2009), che beneficiano dei finanziamenti europei in materia di sviluppo;

17. accoglie con favore le raccomandazioni contenute nelle conclusioni del Consiglio, enunciate al termine della sua riunione del 14 maggio 2008, intese a includere negli accordi commerciali una clausola sulla buona governance in materia fiscale, in quanto ciò rappresenta il primo passo della lotta contro misure e pratiche fiscali che incoraggiano l'evasione e la frode fiscale; chiede alla Commissione di introdurre immediatamente una clausola di tal genere nei negoziati sui futuri accordi commerciali;

18. invita la Commissione e i paesi ACP a continuare il loro dialogo sulla migrazione per rafforzare il principio della migrazione circolare e la sua facilitazione mediante il rilascio di visti circolari; sottolinea che tale articolo insiste sul rispetto dei diritti dell’uomo e sul trattamento equo dei cittadini dei paesi ACP, ma che l’ambito di applicazione di tali principi è gravemente compromesso da accordi bilaterali di riammissione – conclusi con paesi di transito in un contesto di esternalizzazione da parte dell’Europa della gestione dei flussi migratori – che non garantiscono il rispetto dei diritti dei migranti e possono condurre a riammissioni "a cascata" che mettono a repentaglio la loro sicurezza e la loro vita;

19. sollecita il Consiglio a raggiungere rapidamente un accordo al massimo livello sulla proposta di revisione della direttiva in materia di tassazione dei redditi da risparmio, con particolare riferimento ai paesi menzionati all’allegato 1 della suddetta proposta legislativa che beneficiano dei finanziamenti europei in materia di sviluppo;

20. sottolinea l'esigenza di includere il FES, quale principale strumento di finanziamento per la cooperazione allo sviluppo UE, nel quadro del CPS; conferma il proprio appoggio a una piena integrazione del FES nel bilancio nel contesto del controllo democratico parlamentare e della trasparenza della sua attivazione, tenendo conto in particolare della crescente importanza dell'attuazione delle politiche di sviluppo UE che creano specifici servizi (come nel caso della strategia UE-Africa);

21. invita la Commissione a monitorare, non solo gli obiettivi della crescita economica, ma a rivolgere una particolare attenzione alla riduzione delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito sia all’interno dei singoli Paesi in via di sviluppo sia a livello globale. Particolare attenzione deve essere rivolta alla crescita di processi partecipativi di autosviluppo sostenibile attraverso forme associative di tipo cooperativo e metodologie PRA ("Participatory Reflection and Action") che, essendo basati sul consenso e la partecipazione delle comunità locali, garantiscano modelli organizzativi più efficaci e dall’impatto duraturo, valorizzando il ruolo dell'economia sociale per lo sviluppo;

22. invita la Commissione a promuovere azioni di aiuto allo sviluppo, che, tenendo conto degli effetti della crisi finanziaria, possano prevenire l’aumento di insicurezza e conflittualità, l’instabilità politica ed economica mondiale, l’aumento di flussi migratori forzati ("rifugiati dalla fame");

23. invita i paesi in via di sviluppo a fornire i servizi pubblici di base e a garantire l'accesso ai terreni, inclusi crediti ai piccoli agricoltori, per promuovere la sicurezza alimentare e la lotta alla povertà, che contribuisce a ridurre la concentrazione delle grandi aziende agricole e lo sfruttamento intensivo delle risorse a fini speculativi, con la distruzione degli ecosistemi; chiede inoltre alla Commissione di sostenere le suddette politiche;

24. invita la Commissione a valutare l’impatto della frattura digitale tra Paesi ricchi e Paesi poveri con particolare attenzione ai rischi derivanti da tecnologie informatiche che si mostrano funzionali ad una logica discriminatoria, dato che emarginano coloro che per ragioni sociali, economiche e politiche sono esclusi dall’accesso ai nuovi prodotti che sono il veicolo della nuova rivoluzione informatica;

25. chiede mandati ben definiti per valutare la CPS, obiettivi operativi chiari e precisi e procedure dettagliate per svolgere tale esercizio;

26. sottolinea la cruciale necessità di affrontare la CPS come attività a lungo termine, al fine di garantirle un sostegno duraturo; sottolinea altresì l'importanza di una tempestiva valutazione delle politiche per evitare incidenze negative sui paesi in via di sviluppo; a tal fine chiede di verificare l'impatto delle attività degli attori privati europei e non europei, con particolare attenzione alle multinazionali;

27. chiede di valutare con un’analisi comparata l’approccio, la metodologia e i risultati di politiche di cooperazione e di aiuto extra europee e i relativi livelli di collaborazione internazionale, con un’attenzione particolare agli interventi della Cina in Africa;

28. sottolinea che la decisione del Consiglio di concentrarsi su cinque ampi settori per l'applicazione della CPS nel 2009 non deve sostituirsi al controllo dei dodici settori tradizionali: scambi, ambiente, cambiamento climatico, sicurezza, agricoltura, accordi bilaterali di pesca, politiche sociali (occupazione), migrazione, ricerca e innovazione, tecnologie dell'informazione, trasporti ed energia; invita inoltre la Commissione a identificare i fattori di incoerenza ogniqualvolta le politiche europee hanno un impatto negativo sullo sviluppo suggerendo le relative soluzioni; invita la Commissione a creare meccanismi che includano nuovi settori politici che non si integrano soddisfacentemente nei dodici già esistenti, quali ad esempio le materie prime;

29. ricorda i propri cruciali impegni internazionali per un obiettivo dello 0,7% APS/PIL per il 2015, che deve essere dedicato esclusivamente all'eradicazione della povertà; si dichiara preoccupato che l'imposta APS-plus possa diluire il contributo UE APS nella lotta alla povertà; è preoccupato che i fondi sollevati con l'impostazione APS-plus non si basano su un impegno giuridico all'eradicazione della povertà o all'aiuto al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio;

30. rileva con preoccupazione che nell’ambito dell’approccio "APS-plus" non si fa menzione della fuga dei capitali dai paesi in via di sviluppo verso l’UE, determinata da politiche incoerenti, né si tiene conto dei danni arrecati ai paesi in via di sviluppo dalla concorrenza fiscale sleale e dalla fuga illecita di capitali;

31. teme che l'approccio "APS-plus" si concentri solo sugli afflussi finanziari dall’UE verso il sud e trascuri i flussi efflussi finanziari dal sud verso l’UE, fornendo un’immagine fuorviante delle direzioni dei flussi finanziari;

32. chiede alla Commissione di chiarire maggiormente l'approccio unico nell'Unione e il suo impatto sulla politica di sviluppo dell'UE; è preoccupato che tale approccio possa essere integrato nelle prossime prospettive finanziarie;

33. invita i membri europei del CAS dell’OCSE a rifiutare qualsiasi tentativo di ampliamento della definizione di APS tale da includere l’approccio "APS-plus" e l’approccio unico dell’Unione recentemente proposti dalla Commissione europea, nonché voci diverse dagli aiuti come i flussi finanziari, la spesa militare, la cancellazione del debito (in particolare la cancellazione dei debiti connessi al credito all’esportazione) e il denaro speso in Europa per studenti e rifugiati;

34. riconosce che il rispetto degli impegni in materia di APS è imprescindibile ma ancora insufficiente per far fronte all'emergenza dello sviluppo e ribadisce il suo invito alla Commissione a individuare urgentemente ulteriori fonti innovative di finanziamento per lo sviluppo e a presentare proposte per l'introduzione di un’imposta internazionale sulle transazioni finanziarie per superare le peggiori conseguenze della crisi e per mantenersi sul cammino verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio;

35. ricorda fermamente alla Commissione e agli Stati membri che gli APS devono rimanere la spina dorsale della politica europea di cooperazione allo sviluppo volta all’eliminazione della povertà; pertanto sottolinea che se si desidera promuovere ampiamente le fonti innovative di finanziamento per lo sviluppo, queste devono essere aggiuntive, utilizzate con un approccio a favore dei poveri e non possono in nessun caso sostituire gli APS;

36. rileva che nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo gran parte degli OSM non sarà raggiunta entro il 2015; pertanto esorta gli Stati membri a raggiungere il loro obiettivo collettivo, ad adottare disposizioni vincolanti e a predisporre dei calendari annuali per mantenere le promesse fatte; pertanto accoglie con favore il "Draft International Development Bill" presentato dal governo britannico nel gennaio 2010;

37. ricorda che, conformemente al quadro istituzionale dell’UE, propone la nomina di un relatore permanente per la coerenza delle politiche per lo sviluppo con l’incarico di dare seguito alla CPS e informare la commissione DEVE sulle incoerenze delle politiche UE;

38. esorta la Commissione a usare chiari e sistematici parametri di riferimento e indicatori aggiornati periodicamente per misurare la CPS, per esempio gli indicatori di sviluppo sostenibili, migliorando la trasparenza verso il Parlamento europeo, gli Stati beneficiari degli aiuti e la società civile;

39. invita i paesi in via di sviluppo a creare indicatori specifici per paese sulla CPS in linea con gli indicatori generali dell'UE per valutare le esigenze reali e i risultati in termini di sviluppo;;

40. è del parere che, se le azioni e le misure contenute nelle politica di sviluppo dell'UE non rispettano i principi e gli obiettivi fissati all'articolo 208 del trattato di Lisbona e dell’azione esterna dell’Unione elencati all’articolo 21 del trattato sull’Unione europea, ciò costituisca una violazione di un obbligo, suscettibile di ricorso presso la Corte di giustizia dell’Unione europea in virtù degli articoli 263 e 265 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea;

41. sottolinea l'importanza di coerenza tra le politiche commerciali e di sviluppo per un migliore sviluppo e una concreta attuazione, plaude al proposito alla relazione dell'UE sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo 2009 (COM(2009)0461);

42. ricorda la necessità di coerenza della politica commerciale con le altre politiche (ambientali e sociali), in particolare nell'ambito degli accordi commerciali contenenti incentivi per la produzione di biocarburanti nei paesi in via di sviluppo;

43. ribadisce l'importanza della coerenza tra le politiche commerciali e di sviluppo e sottolinea che l'applicazione dei capitoli per lo sviluppo sostenibile nell'ambito degli accordi commerciali dev'essere l'occasione per la Commissione europea di promuovere una buona governance e l'applicazione dei fondamentali valori europei;

44. ritiene che la recente decisione UE di ripristinare i sussidi all'esportazione per il latte in polvere e altri prodotti lattiero-caseari, che rappresenta il principale sussidio al settore agroalimentare dell'Unione europea a detrimento degli agricoltori poveri nei paesi in via di sviluppo, sia una palese violazione dei principi fondamentali di coerenza politica per lo sviluppo e invita il Consiglio e la Commissione a revocare immediatamente tale decisione;

45. invita a porre fine alle sovvenzioni alle esportazioni; a tal fine, ricorda l’impegno assunto a Doha nel 2001 da tutti i membri dell'OMC inteso a concludere un ciclo di negoziati sullo sviluppo volti a correggere gli squilibri esistenti nel sistema di scambi commerciali e a porre il commercio al servizio dello sviluppo, contribuendo all’eliminazione della povertà e al conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio;

46. invita la Commissione, al fine di garantire che la DG Commercio abbia un mandato coerente per i negoziati commerciali, a tenere in debito conto i requisiti del Parlamento prima di dare il suo consenso alla conclusione di accordi commerciali;

47. invita la Commissione a impegnarsi mediante tutte le misure che può adottare per tutelare, dalla scadenza del protocollo sullo zucchero all’attuazione della riforma UE del regime dello zucchero, i partner interessati da qualsiasi perturbazione temporanea dei mercati;

48. propone di sviluppare ulteriormente gli attuali strumenti UE per la riduzione delle tariffe doganali come il sistema SPG-/SPG+ e alcuni capitoli degli ALS e degli APE e di integrare ulteriormente le norme ambientali e di lavoro concordate a livello internazionale in tali strumenti;

49. invita nuovamente la Commissione a utilizzare appieno i meccanismi dell’SPG e dell’SPG+ per il rafforzamento delle capacità istituzionali dei paesi in via di sviluppo al fine di migliorare la loro coerenza interna nella definizione delle strategie di sviluppo;

50. sottolinea che una consultazione sistematica delle organizzazioni dei lavoratori e dei sindacati sull'attuazione delle norme sociali e ambientali nei paesi terzi consentirebbe di garantire, soprattutto prima della conclusione degli APE o dell'assegnazione del SPG +, una maggiore coerenza delle politiche commerciali a servizio dello sviluppo sostenibile dei paesi in via di sviluppo;

51. riconosce che, secondo la relazione di monitoraggio 2009 della Commissione sugli aiuti al commercio (COM(2009)160 definitivo, pag. 30), gli impegni di spesa dell'UE in materia di aiuti al commercio per gli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) sono scesi da 2975 milioni di euro nel 2005 a 2097 milioni di euro nel 2007, e che la parte ACP degli impegni globali dell'UE in materia di aiuti al commercio è passata dal 50% al 36% nello stesso periodo, il che non è coerente con le promesse formulate in precedenza di dare la priorità all'eradicazione della povertà e allo sviluppo;

52. accoglie con favore, in tale contesto, tutte le attuali iniziative nel settore del commercio con i paesi in via di sviluppo a livelli di UE e OMC, in particolare l'iniziativa "tutto fuorché le armi"(EBA), SPG e SPG+ , l'asimmetria e i periodi di transizione in tutti i vigenti accordi di partenariato economici (APE) e il programma di lavoro aiuti per il commercio 2010-2011, e chiede la revisione di quest'ultimo per conferirgli maggiori stimoli per alimentare la crescita sostenibile;

53. riconosce il ruolo importante che il sistema SPG+ dell'UE può svolgere nel favorire la buona governance e lo sviluppo sostenibile nei paesi in via di sviluppo ed invita la Commissione a garantire che questo strumento sia efficace e che le convenzioni dell'OIL e delle Nazioni Unite siano correttamente attuate in loco;

54. ribadisce che l'UE dovrebbe sostenere i paesi in via di sviluppo che utilizzano le "flessibilità" contenute nell'Accordo TRIPS in modo da fornire medicinali a prezzi accessibili nel quadro dei loro programmi nazionali di sanità pubblica;

55. plaude alla clausola di salvaguardia sulla sicurezza alimentare contemplata negli accordi di partenariato economico e incoraggia la Commissione a garantirne l'effettiva applicazione;

56. deplora le disposizioni TRIPS+ incluse nell'Accordo di partenariato economico CARIFORUM-CE come pure, negli accordi oggetto di negoziati con i paesi della Comunità Andina e dell'America centrale, le disposizioni che creano ostacoli all'accesso ai medicinali essenziali;

57. sollecita la Commissione a porre fine all'attuale approccio TRIPS-plus nell'ambito dei negoziati APE in materia di prodotti farmaceutici e medicinali, per consentire ai paesi in via di sviluppo di fornire farmaci a prezzi accessibili nell'ambito dei programmi sanitari pubblici nazionali;

58. sottolinea che qualsiasi misura dei negoziati ACTA per rafforzare il regime transfrontaliero di ispezione e il sequestro di merci non dovrebbe pregiudicare l’accesso globale a farmaci legali, economici e sicuri;

59. è preoccupato per i recenti episodi di sequestro di farmaci generici, da parte delle autorità doganali di Stati membri dell’UE, in transito nei porti e aeroporti europei e sottolinea che tale comportamento pregiudica la dichiarazione dell’OMC sull’accesso ai farmaci; chiede agli Stati membri dell'UE in questione di porre immediatamente fine a tale pratica; invita la Commissione a garantire al Parlamento che l’ACTA attualmente in fase di negoziato non impedisca l’accesso ai farmaci da parte dei paesi in via di sviluppo;

60. ritiene che la sfida dei cambiamenti climatici debba essere affrontata attraverso riforme strutturali e chiede una valutazione sistematica dei rischio del cambiamento climatico che copra tutti gli aspetti della pianificazione strategica e del processo decisionale, compresi il commercio, l’agricoltura e la sicurezza alimentare; chiede che il risultato di questa valutazione sia utilizzato per elaborare documenti strategici regionali o nazionali chiari e coerenti e in tutti i programmi e i progetti di sviluppo;

61. plaude alle recenti osservazioni della Commissione secondo le quali riesaminerà il regolamento (CE) n. 1383/2003, che ha avuto ripercussioni indesiderate per il transito sul territorio UE di farmaci generici in effetti destinati ai paesi in via di sviluppo;

62. ritiene che iniziative come il pool di brevetti Unitaid per farmaci anti HIV/Aids possano contribuire a dare coerenza alle politiche UE in materia di sanità e di proprietà intellettuale;

63. plaude al sostegno della Commissione a presentare proposte per aiutare le comunità indigene a valorizzare e a trarre beneficio dalle loro conoscenze tradizionali e risorse genetiche;

64. accoglie con favore le osservazioni della Commissione sull'ipotesi che l'UE potrebbe abbassare le tariffe sulle merci ecocompatibili con paesi che condividono gli stessi valori qualora non si potesse trovare un accordo nell'ambito dell'OMC;

65. sostiene la Commissione nel facilitare il trasferimento di tecnologia ai paesi in via di sviluppo, in particolare la tecnologia a bassa emissione di carbonio e la tecnologia clima resiliente, indispensabile per l'adattamento ai cambiamenti climatici;

66. riconosce l'importanza economica delle rimesse verso i paesi in via di sviluppo, sottolinea tuttavia la necessità di affrontare il problema della "fuga dei cervelli" nell'attuazione degli accordi commerciali bilaterali, in particolare nel settore della sanità;

67. sottolinea il lavoro svolto da molte organizzazioni della società civile sull'evasione fiscale da parte delle multinazionali UE nei paesi in via di sviluppo e chiede alla Commissione di prendere in considerazione le loro raccomandazioni nei futuri negoziati;

68. apprezza i meccanismi volti a rafforzare la CPS in seno alla Commissione, segnatamente il sistema di consultazione interservizi, il processo di valutazione d'impatto, le valutazioni d'impatto per la sostenibilità e il gruppo interservizi per la qualità e, ove opportuno, la valutazione ambientale strategica; si chiede, tuttavia, quali siano i criteri utilizzati dalla DG Sviluppo per decidere di revocare iniziative politiche incoerenti e chiede una maggiore trasparenza per quanto concerne l'esito delle consultazioni interservizi; chiede che le informazioni raccolte nelle valutazioni d’impatto vengano fornite al Parlamento europeo in modo più comprensibile; chiede inoltre che il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e i parlamenti dei paesi in via di sviluppo siano maggiormente coinvolti in tali meccanismi;

69. chiede che la strategia "aiuti agli scambi" avvantaggi tutti i paesi in via di sviluppo, non soltanto quelli che accedono a una maggiore liberalizzazione dei rispettivi mercati; chiede alla Commissione di non imporre, nel corso dei negoziati commerciali, soprattutto nel contesto degli accordi di partenariato economico, l'apertura, contro il desiderio dei paesi in via di sviluppo, di capitoli negoziali sui temi di Singapore e sui servizi finanziari e di non concludere accordi di questo tipo, a meno che i paesi in questione non abbiano prima creato un quadro nazionale adeguato di regolamentazione e di controllo;

70. chiede alla Commissione la sistematica inclusione di norme sociali e ambientali giuridicamente vincolanti negli accordi commerciali negoziati dall'Unione europea, al fine di promuovere l'obiettivo di un commercio al servizio dello sviluppo;

71. chiede alla Commissione di anticipare l'inizio delle valutazioni d'impatto, ovvero di effettuarle prima che la fase di redazione delle iniziative politiche sia già troppo avanzata, e di utilizzare a tal fine studi specifici basati su prove, includendo sistematicamente la dimensione sociale, ambientale e dei diritti umani, in quanto un'analisi prospettiva è più utile e pratica vista la mancanza di dati e la complessità inerente alla misura della CPS; chiede alla Commissione di includere i risultati delle valutazioni d'impatto nei documenti di strategia regionale e nazionale dello strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI), insieme ai suggerimenti per l'opportuno seguito;

72. esprime la sua preoccupazione per il fatto che su 82 valutazioni d’impatto condotte nel 2009 dalla Commissione, solo una era dedicata allo sviluppo; sottolinea la necessità di un approccio sistematico della misurazione dell’efficienza della CPS; invita pertanto la Commissione ad affidare alla sua Unità per studi di anticipazione e di coerenza politica della DG Sviluppo un ruolo centrale nel miglioramento della presa in considerazione della CPS;

73. invita la Commissione a coinvolgere il Parlamento europeo nel processo di stesura della relazione della Commissione sulla CPS, p.es. per quanto riguarda il questionario, una migliore tempistica e la considerazione delle relazioni d'iniziativa del Parlamento;

74. chiede alla Commissione di coinvolgere le delegazioni dell'UE nel proprio lavoro sulla CPS, nominando dei punti focali responsabili per la CPS in ciascuna delegazione, al fine di monitorare l'impatto della politica dell'UE a livello di paese partner; chiede altresì che la CPS sia inclusa nella formazione del personale; invita la Commissione a pubblicare annualmente i risultati delle consultazioni sul campo effettuate dalle delegazioni dell’UE; a tal fine, invita la Commissione a garantire che le delegazioni dell'UE abbiano capacità sufficiente per consultare ampiamente i governi e i parlamenti locali e di garantire la possibilità di una partecipazione attiva da parte degli attori non statali locali e alla società civile in materia di CPS;

75. propone che i funzionari della Commissione europea e i membri delle delegazioni del Consiglio attivi nel settore della CPS siano formati per aumentarne la consapevolezza degli obiettivi di questa politica;

76. invita la Commissione a conferire al Commissario per lo sviluppo la responsabilità esclusiva per i contributi per paese, i documenti di strategia per paese, per regione e tematica, i programmi indicativi nazionali e pluriennali, i programmi di azione annuale e per l'esecuzione degli aiuti in tutti i paesi in via di sviluppo, in stretta cooperazione con l’Alto rappresentante e il commissario per gli aiuti umanitari al fine di evitare approcci incoerenti all’interno della Commissione e del Consiglio;

77. invita gli Stati membri e i loro parlamenti nazionali a promuovere la CPS mediante un programma di lavoro specifico con scadenze vincolanti al fine di migliorare il programma europeo di lavoro sulla CPS e gli sforzi in materia di aiuti, garantendo al tempo stesso che i motori di tale agenda non siano in contraddizione con le strategie di sviluppo dei paesi partner;

78. propone di includere la CPS nella revisione intermedia dello strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI), soprattutto nei rispettivi programmi tematici;

79. propone di includere impegni specifici per la CPS nel programma di lavoro di ciascuna Presidenza;

80. suggerisce al Consiglio di migliorare il lavoro delle strutture esistenti per il rafforzamento della CPS, ad esempio intensificando il numero delle riunioni congiunte dei gruppi di lavoro e rendendo pubblicamente accessibile il programma di lavoro;

81. propone di redigere una relazione biennale del Parlamento europeo sulla CPS; propone a tutte le commissioni di elaborare relazioni che analizzino la loro prospettiva rispettiva di sviluppo in materia;

82. sottolinea l’importanza della cooperazione tra le commissioni del Parlamento europeo; a tal fine, propone che quando una commissione discute una questione delicata in materia di CPS, le altre commissioni pertinenti debbano essere strettamente associate, e quando una commissione organizza un’audizione di esperti su una questione delicata in materia di CPS, le altre commissioni pertinenti debbano partecipare all’organizzazione dell’audizione;

83. esorta le attuali assemblee parlamentari paritetiche, come l'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, a nominare dei relatori permanenti per la CPS e a stilare una relazione biennale sulla CPS al fine di individuare le incoerenze nelle politiche;

84. chiede un chiarimento istituzionale in merito alla comunicazione della Commissione sulla coerenza delle politiche (COM(2009)458) relativamente al potenziamento del partenariato e del dialogo con i paesi in via di sviluppo in materia di CPS; si chiede se tale potenziamento del partenariato includerà altresì un meccanismo per offrire consulenza ai paesi in via di sviluppo su quello che essi stessi possono fare per promuovere la CPS e un piano per il rafforzamento delle capacità a livello nazionale per effettuare valutazioni della CPS;

85. incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

  • [1]  GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.
  • [2]  Testi approvati, P7_TA(2010)0039.
  • [3]  Testi approvati, P7_TA(2010)0325.
  • [4]  ACP-EU/100.568/09/def.
  • [5]  GU C 292E dell'1.12.2006, pag. 121.
  • [6]  GU C 250E del 25.10.2007, pag. 77.
  • [7]  GU C 263E del 16.10.2008, pag. 633.
  • [8]  GU C 286E del 27.11.2009, pag. 5.
  • [9]  GU C 297E del 20.11.2008, pag. 201.
  • [10]  GU C 279E del 19.11.2009, pag. 100.
  • [11]  GU C 102E del 24.4.2008, pag. 291.
  • [12]  GU C 298E dell'8.12.2006, pag. 261.
  • [13] "Policy Coherence for Development: Institutional Approaches: Technical Workshop", seminario dell'OCSE tenutosi a Parigi il 13 ottobre 2003.
  • [14]  Articolo 35 della Dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell’Unione europea: "Il consenso europeo" (2006/C 46/01).

MOTIVAZIONE

La coerenza delle politiche implica che tutte le politiche dell'UE siano elaborate in modo tale da sostenere le esigenze di sviluppo dei paesi in via di sviluppo. Malgrado l'impegno dell'UE in termini di CPS, le sue politiche compromettono gli obiettivi di sviluppo in diversi modi, per esempio:

 i mercati dei paesi in via di sviluppo sono inondati da prodotti europei fortemente sovvenzionati, che contribuiscono a indebolire l'infrastruttura economica e sociale di tali paesi, aggravando la malnutrizione e la carestia, esponendo gli agricoltori locali alla povertà strutturale e rafforzando la dipendenza dagli aiuti esterni;

 diversi paesi, come la Malaysia, l'Indonesia e la Colombia, nonché numerosi Stati africani, hanno messo a riposo una considerevole superficie delle loro terre coltivabili per la produzione di agrocarburanti, al fine di soddisfare il fabbisogno di energia rinnovabile dell'UE, a scapito della sicurezza alimentare e della biodiversità;

 il massiccio utilizzo del terreno per la produzione di agrocarburanti costituisce una grave minaccia per il sostentamento dei piccoli agricoltori. Più di 10 000 ettari di terreno sono stati destinati alla semina della jatropa nel Ghana settentrionale; fino al 60% del terreno viene utilizzato per la produzione di agrocarburanti in Tanzania; da 50 000 a 200 000 ettari sono attualmente oggetto di negoziazione in Senegal, e ciò nonostante tutti questi paesi non abbiano una produzione alimentare autosufficiente in grado di soddisfare il fabbisogno locale;

 il documento "Europa globale: competere nel mondo", che illustra la strategia commerciale dell'UE, dimostra che le strategie di libero scambio bilaterali e regionali stimolano l'accesso dell'UE ai mercati delle materie prime dei paesi in via di sviluppo, compresi i prodotti agricoli, che vengono così aperti alle grandi società europee a scapito dei piccoli agricoltori e dell'industria nascente;

 l'accesso al mercato dell'UE per i paesi in via di sviluppo si limita in pratica all'esportazione di materie prime, soggette a una minore tassazione rispetto ai prodotti lavorati. Tale politica non fa che perpetuare il ruolo dei paesi in via di sviluppo quali fornitori di materie prime per l'industria dell'UE;

 la liberalizzazione finanziaria, compresi i flussi finanziari speculativi e volatili, sui quali i paesi in via di sviluppo hanno scarso controllo, ha generato una notevole instabilità a livello internazionale, con conseguenze disastrose per le economie di tali paesi;

 i diversi accordi di associazione e di libero scambio attualmente in fase di negoziazione rischiano di liberalizzare il settore dei servizi bancari e finanziari in modo irresponsabile, minacciando le comunità già impoverite mediante l'offerta di prodotti finanziari non sicuri, la speculazione, l'evasione fiscale ecc.;

 nel 2009 la Commissione europea ha reintrodotto le sovvenzioni alle esportazioni per i prodotti lattiero-caseari, principalmente esportati verso i paesi ACP, mentre i mercati dei paesi poveri continuano a essere non protetti. Per esempio, i prezzi di mercato mondiali per il latte dominano i prezzi dei paesi ACP e l'elevata volatilità dei prezzi ha gravi implicazioni per gli agricoltori e l'industria lattiera locali (tra cui un forte aumento della dipendenza dalle esportazioni e l'erosione dei prezzi locali). In Nigeria, dove l'80% della popolazione è costituita da allevatori, le importazioni di prodotti lattiero-caseari sono quadruplicate dal 1996, mentre la quota dell'UE rappresenta il 65% delle importazioni;

 in qualità di importante esportatore di armi, l'UE esporta o agevola il commercio di armi attraverso le proprie frontiere. Pur fornendo una notevole quantità di aiuti allo sviluppo, l'UE esporta armi, direttamente o indirettamente, verso gli stessi paesi ai quali eroga milioni di euro in finanziamenti allo sviluppo (l'UE a 15 spende circa 70 miliardi di euro l'anno in finanziamenti allo sviluppo, mentre il valore delle esportazioni di armi da parte dell'UE si aggira attorno ai 360 miliardi di euro l'anno);

 inoltre, in base ai nuovi accordi di partenariato per la pesca, continuerà a verificarsi un eccessivo sfruttamento degli stock ittici, poiché spesso mancano dati scientifici affidabili per fissare una cattura massima sostenibile. I pescatori locali non hanno accesso prioritario alle zone di pesca e continueranno a essere danneggiati dalla concorrenza dei pescherecci europei che beneficiano di sovvenzioni. In questo caso, l'industria locale di trasformazione, che offre il potenziale di valore aggiunto più alto nella catena di produzione, riceve scarso sostegno;

 lo sviluppo sostenibile, la deforestazione, la relativa perdita di biodiversità, il cambiamento climatico e la riduzione della povertà figurano ai primi posti dell'agenda politica dell'UE. L'adeguamento del piano d'azione per l'applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale (FLEGT) ha in sé tutti gli ingredienti per un approccio politico coerente in materia di sviluppo sostenibile. Tuttavia, in termini di attuazione pratica di tali impegni, l'UE non mostra grandi progressi. L'odierna attuazione del piano d'azione FLEGT non contribuirà in modo decisivo alla lotta contro il disboscamento illegale e distruttivo;

 per quanto concerne il riscaldamento globale, la riduzione delle emissioni da parte dell'UE non è sufficiente a raggiungere l'obiettivo dei 2 °C e l'innalzamento della temperatura globale colpirà in primo luogo i paesi in via di sviluppo. I paesi dell'UE dovrebbero ridurre le loro emissioni del 70% per bilanciare tale situazione, ma finora si registrano scarsi impegni concreti in termini di finanziamenti per il clima a favore dei paesi in via di sviluppo e l'assenza di una reale cooperazione per il trasferimento tecnologico con i paesi meno sviluppati (gran parte dei progetti facenti capo al meccanismo di sviluppo pulito – Clean Development Mechanism – viene realizzata con economie emergenti come la Cina);

 se si considerano soltanto i casi riportati dalla stampa, il numero di vittime lungo le frontiere dell'UE dal 1988 è salito a 14 794. Nel contempo, la dotazione finanziaria dell'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (FRONTEX) è raddoppiata tra il 2007 e il 2009. Nello stesso periodo, la quota di bilancio dell'UE destinata alla lotta contro l'immigrazione clandestina è sestuplicata. Alcuni esempi illustrano l'importanza che ha assunto tale politica: gli Stati membri dell'UE hanno eseguito 174 275 espulsioni nel 2007; i 27 Stati membri dell'UE hanno ricevuto quasi 240 000 domande di asilo nel 2008, vale a dire 480 richiedenti per milione di abitanti: il 73% delle domande è stato respinto e 24 425 richiedenti asilo (13%) hanno ricevuto lo status di rifugiato, 18 560 (10%) lo status di protezione sussidiaria e 8 970 (5%) l'autorizzazione a soggiornare per motivi umanitari.

L'elenco non è esaustivo e si potrebbero annoverare molti più casi di incoerenze. Nel complesso, sebbene il processo della CPS sia iniziato nel 2005, non sono stati compiuti grandi progressi concreti. La situazione è destinata a non migliorare se ci si limiterà ad affrontare i singoli problemi: molte delle incoerenze illustrate sono intrinseche al sistema. Gli interessi a breve termine dell'UE spesso prevalgono su quelli a lungo termine e sugli obiettivi di sviluppo.

L'obiettivo generale della presente relazione è affrontare le incoerenze prevalenti e individuare i problemi strutturali relativi alla CPS. Inoltre, la relatrice auspica di sensibilizzare maggiormente le istituzioni dell'UE alla questione della CPS, di coinvolgere ulteriormente il PE nel processo di CPS della Commissione e di migliorare la CPS in seno al PE, ragione per la quale la relatrice ha incluso alcuni impegni per lo stesso Parlamento europeo.

Infine, una delle principali raccomandazioni della relazione consiste nell'introdurre un meccanismo di denuncia che potrebbe fungere da punto focale per la CPS nell'UE, incaricato di ricevere le denunce e di redigere relazioni indipendenti sulle incoerenze nelle politiche. La relatrice suggerisce di conferire tale funzione al Mediatore europeo, in modo tale da utilizzare le strutture già esistenti. Se l'amministrazione europea, nella fattispecie principalmente la Commissione, non agisce conformemente alla legislazione o viola i diritti dell'uomo, ciò costituisce quantomeno un caso di cattiva amministrazione che il Mediatore può indagare, anche di propria iniziativa, come esplicitamente sancito dall'articolo 228, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Una siffatta indagine avviata di propria iniziativa dal Mediatore ha condotto, per esempio, all'adozione delle prime norme sull'accesso del pubblico ai documenti dell'UE, mediante le decisioni adottate dal Consiglio, dalla Commissione e (successivamente) dal Parlamento.

Parimenti, la violazione della legislazione e dei diritti dell'uomo costituirebbe chiaramente anche il tipo di incoerenza che la comunicazione della Commissione cerca di evitare. Da ultimo, ciò contravverrebbe agli obiettivi e ai principi che disciplinano la politica dell'Unione nel settore dello sviluppo, secondo quanto disposto dall'articolo 209 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

Per quanto concerne il ruolo delle autorità di vigilanza nazionali nei paesi in via di sviluppo, il Mediatore europeo non sarebbe affatto in conflitto di competenza con loro, poiché il suo mandato è limitato alle istituzioni e agli organi dell'Unione europea, che tendenzialmente esulano dal mandato e dalle attribuzioni delle autorità di vigilanza nazionali.

Non sarebbe necessario quindi modificare il mandato del Mediatore europeo. Quest'ultimo si è impegnato pubblicamente a esercitare la competenza di svolgere indagini di propria iniziativa qualora lo status dell'autore della denuncia fosse l'unica ragione per cui una denuncia, altrimenti ammissibile, venisse dichiarata inammissibile. Un altro esempio è dato dalla commissione per le petizioni del PE, la quale ha la facoltà, ma non l'obbligo, di esaminare le petizioni trasmesse da cittadini di paesi terzi residenti al di fuori dell'UE.

Qualora il Mediatore, in risposta a una specifica richiesta del Parlamento europeo, affermi di essere disposto a esercitare la competenza di condurre un'indagine di propria iniziativa a seguito di denunce pervenute su casi di incoerenza – rispetto ai pertinenti obiettivi, principi e criteri – nelle azioni dell'UE nel settore della politica di sviluppo, ciò non significa che il Mediatore sarebbe obbligato a esercitare tale competenza per indagare su denunce relative ad altre questioni.

Si consideri, infine, che una disposizione analoga esiste già: per la prima volta, nel 2007, il Parlamento europeo ha sollevato la necessità di un protocollo d'intesa fra la Banca europea per gli investimenti e il Mediatore europeo, nella relazione Sbarbati sulla relazione annuale concernente le attività del Mediatore europeo nel 2006[1], sulla base di due emendamenti proposti dall'on. Margrete Auken[2].

  • [1]  A6-0301/2007
  • [2]  "Si compiace vivamente del fatto che il Mediatore europeo abbia manifestato l'intenzione di occuparsi delle operazioni di concessione di prestiti da parte della Banca europea per gli investimenti (BEI), avvalendosi della sua prerogativa di svolgere indagini di propria iniziativa e rileva che il Mediatore dovrà valutare e garantire la capacità interna di trattare le denunce in questione;
    invita il Mediatore a considerare la conclusione di un protocollo d'intesa con la BEI sulle modalità della cooperazione tra le istituzioni in ordine all'esercizio delle competenze del Mediatore di indagare sulle denunce concernenti casi di cattiva amministrazione nelle attività della BEI e ritiene che la BEI sarebbe il soggetto più indicato per informare attivamente i cittadini interessati da progetti finanziati dalla banca della possibilità di presentare denunce al Mediatore, anche se si tratta di cittadini di paesi terzi, residenti al di fuori dell'UE;".

PARERE della commissione per il commercio internazionale (2.3.2010)

destinato alla commissione per lo sviluppo

sulla coerenza delle politiche europee per lo sviluppo e il concetto di aiuto pubblico allo sviluppo
(2009/2218(INI))

Relatore: Vital Moreira

SUGGERIMENTI

La commissione per il commercio internazionale invita la commissione per lo sviluppo, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1.      sottolinea l'importanza di coerenza tra le politiche commerciali e di sviluppo per un migliore sviluppo e una concreta attuazione, plaude al proposito alla relazione dell'UE sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo 2009 (COM(2009) 461) e all'impostazione equilibrata adottata dalla DG Commercio nell'attuazione degli accordi commerciali che non soltanto promuovono gli strategici interessi economici dell'UE ma sottolineano anche la necessità di buona governance e l'applicazione dei fondamentali valori europei;

2.      ricorda la necessità di coerenza della politica commerciale con le altre politiche (ambientali e sociali), in particolare nell'ambito degli accordi commerciali contenenti incentivi per la produzione di biocarburanti nei paesi in via di sviluppo;

3.      sottolinea che l'Unione europea è di gran lunga il maggiore donatore di aiuti nel mondo (gli aiuti UE ammontavano a 49 miliardi di euro nel 2008, ossia lo 0,40% dell'RNL), e che l'andamento degli aiuti aumenterà probabilmente a 69 miliardi di euro nel 2010 per onorare l'impegno collettivo dello 0,56% dell'RNL dell'UE assunto al Vertice del G8 di Gleneagles nel 2005; sottolinea che ciò dovrebbe consentire di disporre di 20 miliardi di euro per obiettivi di sviluppo;

4.      ribadisce l'importanza della coerenza tra le politiche commerciali e di sviluppo e sottolinea che l'applicazione degli accordi commerciali dev'essere l'occasione per la Commissione europea di promuovere una buona governance e l'applicazione dei fondamentali valori europei;

5.      sottolinea che una consultazione sistematica delle organizzazioni dei lavoratori e dei sindacati sull'attuazione delle norme sociali e ambientali nei paesi terzi consentirebbe di garantire, soprattutto prima della conclusione degli APE o dell'assegnazione del SPG +, una maggiore coerenza delle politiche commerciali a servizio dello sviluppo sostenibile dei paesi in via di sviluppo;

6.      riconosce che, secondo la relazione di monitoraggio 2009 della Commissione sugli aiuti al commercio (COM(2009)160 definitivo, pag. 30), gli impegni di spesa dell'UE in materia di aiuti al commercio per gli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) sono scesi da 2975 milioni di euro nel 2005 a 2097 milioni di euro nel 2007, e che la parte ACP degli impegni globali dell'UE in materia di aiuti al commercio è passata dal 50% al 36% nello stesso periodo, il che non è coerente con le promesse formulate in precedenza di dare la priorità all'eradicazione della povertà e allo sviluppo;

7.      accoglie con favore, in tale contesto, tutte le attuali iniziative nel settore del commercio con i paesi in via di sviluppo a livelli di UE e OMC, in particolare l'iniziativa "tutto fuorché le armi"(EBA), SPG e SPG+ , l'asimmetria e i periodi di transizione in tutti i vigenti accordi di partenariato economici (APE) e il programma di lavoro aiuti per il commercio 2010-2011, e chiede la revisione di quest'ultimo per conferirgli maggiori stimoli per alimentare la crescita sostenibile;

8.      ritiene che la recente decisione UE di ripristinare i sussidi all'esportazione per il latte in polvere e altri prodotti lattiero-caseari, che rappresenta il principale sussidio al settore agroalimentare dell'Unione europea a detrimento degli agricoltori poveri nei paesi in via di sviluppo, sia una palese violazione dei principi fondamentali di coerenza politica per lo sviluppo e invita il Consiglio e la Commissione a revocare immediatamente tale decisione;

9.     sottolinea la necessità di tener conto degli aspetti rilevanti della coerenza delle politiche per lo sviluppo negli accordi commerciali bilaterali e regionali nonché negli accordi commerciali multilaterali saldamente ancorati alle regole base del sistema dell'OMC e, in tale contesto, invita la Commissione e gli Stati membri ad unirsi attivamente a tutti gli altri partner interessati dell'OMC in grado di contribuire alla realizzazione, nell'immediato futuro di un esisto del ciclo di Doha che sia equilibrato, ambizioso e orientato allo sviluppo;

10.    ricorda l'adozione, nell'ottobre 2007, della strategia dell'Unione europea in materia di aiuti per il commercio, con l'impegno di aumentare l'assistenza collettiva dell'Unione europea in campo commerciale a 2 miliardi di euro l'anno entro il 2010 (1 miliardo di euro dalla Comunità e 1 miliardo di euro dagli Stati membri);

11.    sottolinea il fatto che le cosiddette "questioni di Singapore", quali la liberalizzazione dei servizi, gli investimenti e la concessione di appalti pubblici, l'introduzione di regole di concorrenza e un maggiore rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, non sono utili ai fini del conseguimento degli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio

12.    invita i paesi in via di sviluppo, in particolare quelli che usufruiscono maggiormente degli aiuti dell'Unione europea, a garantire il buon governo in tutte le questioni pubbliche, in particolare nella gestione degli aiuti ricevuti, e sollecita la Commissione ad adottare tutte le misure necessarie per garantire un'attuazione trasparente e efficiente degli aiuti;

13.    ribadisce che l'UE dovrebbe sostenere i paesi in via di sviluppo che utilizzano le "flessibilità" contenute nell'Accordo TRIPS in modo da fornire medicinali a prezzi accessibili nel quadro dei loro programmi nazionali di sanità pubblica;

14.    plaude alla clausola di salvaguardia sulla sicurezza alimentare contemplata negli accordi di partenariato economico e incoraggia la Commissione a garantirne l'effettiva applicazione;

15.    deplora le disposizioni TRIPS+ incluse nell'Accordo di partenariato economico CARIFORUM-CE come pure, negli accordi oggetto di negoziati con i paesi della Comunità Andina e dell'America centrale, le disposizioni che creano ostacoli all'accesso ai medicinali essenziali;

16.    plaude alle recenti osservazioni della Commissione secondo le quali riesaminerà il regolamento (CE) n. 1383/2003, che ha avuto ripercussioni indesiderate per il transito sul territorio UE di farmaci generici in effetti destinati ai paesi in via di sviluppo;

17.    ritiene che iniziative come il pool di brevetti Unitaid per farmaci anti HIV/Aids possano contribuire a dare coerenza alle politiche UE in materia di sanità e di proprietà intellettuale;

18. plaude al sostegno della Commissione a presentare proposte per aiutare le comunità indigene a valorizzare e a trarre beneficio dalle loro conoscenze tradizionali e risorse genetiche;

19.    invita la Commissione, al fine di garantire che la DG Commercio abbia un mandato coerente per i negoziati commerciali, a tenere in debito conto i requisiti del Parlamento prima di dare il suo consenso alla conclusione di accordi commerciali;

20.    accoglie con favore le osservazioni della Commissione sull'ipotesi che l'UE potrebbe abbassare le tariffe sulle merci ecocompatibili con paesi che condividono gli stessi valori qualora non si potesse trovare un accordo nell'ambito dell'OMC;

21.    sostiene la Commissione nel facilitare il trasferimento di tecnologia ai paesi in via di sviluppo, in particolare la tecnologia a bassa emissione di carbonio e la tecnologia clima resiliente, indispensabile per l'adattamento ai cambiamenti climatici;

22.    riconosce il ruolo importante che il sistema SPG+ dell'UE può svolgere nel favorire la buona governance e lo sviluppo sostenibile nei paesi in via di sviluppo ed invita la Commissione a garantire che questo strumento sia efficace e che le convenzioni dell'OIL e delle Nazioni Unite siano correttamente attuate in loco;

23.    riconosce l'importanza economica delle rimesse verso i paesi in via di sviluppo, sottolinea tuttavia la necessità di affrontare il problema della "fuga dei cervelli" nell'attuazione degli accordi commerciali bilaterali, in particolare nel settore della sanità;

24.    sottolinea il lavoro svolto da molte organizzazioni della società civile sull'evasione fiscale da parte delle multinazionali UE nei paesi in via di sviluppo e chiede alla Commissione di prendere in considerazione le loro raccomandazioni nei futuri negoziati.

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

23.2.2010

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

16

4

8

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

William (The Earl of) Dartmouth, Daniel Caspary, Christofer Fjellner, Joe Higgins, Yannick Jadot, Bernd Lange, David Martin, Emilio Menéndez del Valle, Vital Moreira, Cristiana Muscardini, Godelieve Quisthoudt-Rowohl, Niccolò Rinaldi, Helmut Scholz, Iuliu Winkler, Jan Zahradil, Paweł Zalewski

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Catherine Bearder, José Bové, George Sabin Cutaş, Mário David, Salvatore Iacolino, Syed Kamall, Elisabeth Köstinger, Jörg Leichtfried, Matteo Salvini, Michael Theurer, Jarosław Leszek Wałęsa

Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al momento della votazione finale

Patrice Tirolien

ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE

Approvazione

27.4.2010

 

 

 

Esito della votazione finale

+:

–:

0:

26

0

0

Membri titolari presenti al momento della votazione finale

Thijs Berman, Michael Cashman, Corina Creţu, Véronique De Keyser, Leonidas Donskis, Charles Goerens, Catherine Grèze, Enrique Guerrero Salom, Filip Kaczmarek, Franziska Keller, Gay Mitchell, David-Maria Sassoli, Michèle Striffler, Alf Svensson, Eleni Theocharous, Patrice Tirolien, Anna Záborská, Iva Zanicchi, Gabriele Zimmer

Supplenti presenti al momento della votazione finale

Proinsias De Rossa, Santiago Fisas Ayxela, Krzysztof Lisek, Isabella Lövin, Emma McClarkin, Cristian Dan Preda, Patrizia Toia