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Procedura : 2009/2171(INI)
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Ciclo del documento : A7-0192/2010

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A7-0192/2010

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PV 20/09/2010 - 24
CRE 20/09/2010 - 24

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Martedì 21 settembre 2010 - Strasburgo
Riduzione della povertà e creazione di posti di lavoro nei paesi in via di sviluppo
P7_TA(2010)0327A7-0192/2010

Risoluzione del Parlamento europeo del 21 settembre 2010 sulla riduzione della povertà e la creazione di posti di lavoro nei paesi in via di sviluppo: la via da seguire (2009/2171(INI))

Il Parlamento europeo,

–  vista la dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite dell'8 settembre 2000 che stabilisce gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) come criteri congiuntamente stabiliti dalla comunità internazionale per eliminare la povertà,

–  visti gli impegni assunti dal Vertice del G8 svoltosi nel 2005 a Gleneagles e concernenti l'entità e la qualità degli aiuti e gli aiuti a favore dell'Africa subsahariana,

–  vista la dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti, del 2 marzo 2005, e le conclusioni del forum di alto livello riunitosi ad Accra, dal 2 al 4 settembre 2008, sul seguito dato alla dichiarazione,

–  vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Gli aiuti dall'UE: dare di più, meglio e più rapidamente» (COM(2006)0087),

–  visto il rapporto delle Nazioni unite «Ripensare la povertà - Rapporto 2010 sulla situazione sociale mondiale»,

–  viste le relazioni annuali del Segretario generale delle Nazioni Unite sull'attuazione della dichiarazione del Millennio,

–  vista la dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea: «Il consenso europeo»(1) firmata il 20 dicembre 2005,

–  visto il regolamento (CE) n. 1905/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo(2) («strumento per il finanziamento della cooperazione»),

–  vista la dichiarazione di Abuja dei capi di Stato e di governo, del 27 aprile 2001, sull'HIV/AIDS, sulla tubercolosi e su altre malattie infettive correlate,

–  visto il regolamento (CE) n. 1889/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, sull'istituzione di uno strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo(3),

–  viste le conclusioni del Consiglio del 21 giugno 2007 «Promozione dell'occupazione attraverso la cooperazione allo sviluppo dell'UE»,

–  vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Il ruolo dell'Unione europea nella promozione dei diritti umani e nella democratizzazione nei paesi terzi» (COM(2001)0252),

–  vista la comunicazione della Commissione dal titolo «Istruzione e formazione nel contesto della riduzione della povertà nei paesi in via di sviluppo» (COM(2002)0116),

–  vista la risoluzione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE del 3 dicembre 2009 sulla governance globale e sulla riforma delle istituzioni internazionali,

–  vista l'agenda per il lavoro dignitoso dell'OIL e il patto globale per l'occupazione (Global Jobs Pact) dell'OIL, approvato per consenso globale il 19 giugno 2009 alla Conferenza internazionale del lavoro,

–  vista la relazione dell'OIL dal titolo «Relazione sul Mondo del lavoro 2009: crisi globale dell'occupazione e oltre», pubblicata nel dicembre 2009,

–  vista la sua risoluzione del 24 marzo 2009 sui contratti relativi agli OSM(4),

–  vista la sua risoluzione del 6 aprile 2006 sull'efficacia degli aiuti e sulla corruzione nei paesi in via di sviluppo(5),

–  vista la sua risoluzione del 23 maggio 2007 sulla promozione di un lavoro dignitoso per tutti(6),

–  vista la sua risoluzione del 12 marzo 2009 su un approccio all'aiuto allo sviluppo fornito dalla CE ai servizi sanitari nell'Africa subsahariana(7),

–  viste le attuali riforme della politica agricola comune e della politica comune della pesca,

–  visto l'articolo 48 del suo Regolamento,

–  visti la relazione della commissione per lo sviluppo e il parere della commissione per l'occupazione e gli affari sociali (A7-0192/2010),

A.  considerando che una crescita economica forte e sostenibile all'interno di un ambiente stabile e favorevole all'imprenditoria contribuisce a creare ricchezza e occupazione e rappresenta perciò la via più sicura e sostenibile per uscire dalla povertà,

B.  considerando che un ambiente di legalità, sicuro e libero dalla corruzione è essenziale affinché fioriscano le attività economiche,

C.  considerando che gli Stati UE-15 si sono impegnati a portare l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) allo 0,7 % del reddito nazionale lordo (RNL) entro il 2015 e che i livelli attuali dell'APS si attestano attorno allo 0,4%,

D.  considerando che la riduzione della povertà e la coerenza delle politiche per lo sviluppo sono ormai obblighi sanciti dal trattato UE,

E.  considerando che è opportuno sostenere la volontà dei paesi in via di sviluppo di realizzare un valore aggiunto massimo nei paesi stessi, il che implica una strategia di sviluppo industriale che deve tuttavia essere conforme agli imperativi dello sviluppo sostenibile e in particolare alla preservazione dell'ambiente,

F.  considerando che i governi sia dei paesi donatori dell'UE sia dei paesi in via di sviluppo non stanno rispettando i criteri di spesa previsti per la sanità e l'istruzione,

G.  considerando che in paesi in via di sviluppo hanno un allarmante deficit di personale sanitario qualificato, che la mancanza di tale personale rappresenta uno dei fattori aggravanti per i già fragili sistemi sanitari di tali paesi e che, per una serie di ragioni, molti lavoratori qualificati sia della sanità che di altri settori non tornano nei loro paesi per avvantaggiare le loro comunità,

H.  considerando che la recente crisi dei prezzi alimentari ha evidenziato l'importanza dell'agricoltura e della sicurezza alimentare per i paesi poveri,

I.  considerando che il 90% dei cittadini UE è a favore della cooperazione allo sviluppo, sebbene la recessione economica minacci di indebolire tale sostegno,

J.  considerando che il G20 ha promesso di prendere severe misure contro i paradisi fiscali,

K.  considerando che l'ammontare dell'evasione fiscale e della fuga illecita di capitali dai paesi in via di sviluppo è di varie volte superiore all'ammontare degli aiuti allo sviluppo,

L.  considerando che per i paesi in via di sviluppo le rimesse costituiscono un afflusso di capitali superiore agli APS,

M.  considerando che 2,7 miliardi di persone non hanno attualmente accesso al credito,

N.  considerando che per ridurre la povertà è necessario non solo generare occupazione, ma anche creare posti di lavoro qualificati,

O.  considerando che i paesi più poveri sono gravemente sottorappresentati nelle istituzioni internazionali e nei fora globali,

P.  considerando che i sistemi di protezione sociale si sono dimostrati strumenti efficaci per la riduzione della povertà e per la coesione sociale e che la maggioranza della popolazione globale non gode di una protezione sociale adeguata,

Sfide per i paesi in via di sviluppo
Sull'economia

1.  esorta i governi dei paesi in via di sviluppo a diversificare le loro economie mediante lo sviluppo del settore manifatturiero e ad evitare che un'eccessiva burocrazia gravi sulle aziende, soprattutto le PMI, che generano occupazione e crescita;

2.  chiede ai paesi in via di sviluppo di sottoscrivere l'Agenda per il lavoro dignitoso dell'OIL e l'iniziativa delle Nazioni Unite «Social protection floor» e di assicurare norme lavorative soddisfacenti, elevati livelli di una protezione sociale ampia che raggiunga le persone più povere ed emarginate e un effettivo dialogo sociale nonché, in particolare, il ricorso al progetto ad «alta intensità di manodopera»;

3.  sottolinea l'importanza di sottoscrivere e di attuare le diverse convenzioni dell'OIL in materia di norme internazionali del lavoro e raccomanda di fare ricorso alle disposizioni della risoluzione dell'OIL «Recovering from the crisis: A Global Jobs Pact»;

4.  chiede che venga data attuazione al diritto alla libertà dal lavoro forzato, e soprattutto dal lavoro minorile, senza eccezioni, poiché senza istruzione i minori sono condannati a una vita di stenti;

5.  chiede che si rivolga una particolare attenzione alla lotta al lavoro minorile, allo scopo di creare al suo posto occupazione per gli adulti e permettere ai minori di ricevere un'istruzione adeguata;

6.  esorta i governi a dare priorità al sostegno dei fabbisogni sociali di base e a promuovere la protezione dei bambini e delle donne vulnerabili, duramente colpiti dalla crisi, dei giovani a rischio, dei lavoratori a basso reddito non qualificati e migranti, dei lavoratori rurali e delle persone diversamente abili;

7.  ricorda che le piccole imprese e le microimprese, in particolare quelle del settore agricolo, necessitano di finanziamenti adeguati per mantenere i posti di lavoro esistenti e crearne di nuovi; incoraggia i paesi in via di sviluppo a promuovere il risparmio e l'accesso al credito, attraverso il microcredito, le microassicurazioni e agenti di credito innovativi quali gli uffici postali rurali o i servizi bancari via telefonia mobile;

8.  esorta l'UE a riconoscere il contributo dell'economia sociale, per esempio delle cooperative, alla creazione di posti di lavoro e alla promozione di un lavoro dignitoso nei paesi in via di sviluppo e a includere l'economia sociale nei programmi di sviluppo e nelle strategie di cooperazione dell'UE;

9.  invita i paesi in via di sviluppo a estendere la proprietà fondiaria ai poveri e ai soggetti espropriati, concedendo per esempio agli abusivi delle baraccopoli il diritto di proprietà sul terreno che occupano;

10.  incoraggia i paesi in via di sviluppo a diversificare per quanto possibile la loro economia al fine di non dipendere esclusivamente da un numero molto ristretto di prodotti, in particolare dai prodotti agricoli destinati all'esportazione;

11.  ricorda ai paesi in via di sviluppo di rispettare le tradizioni locali relative all'uso comune dei terreni a fini agricoli per promuovere e tutelare le piccole aziende agricole esistenti;

12.  incoraggia i paesi in via di sviluppo a considerare elemento prioritario nell'elaborazione dei documenti strategici per paese e nei programmi indicativi nazionali lo sviluppo del settore agricolo e della sicurezza alimentare;

13.  rammenta che la governance è insita nell'idea di «Stato giusto», uno Stato garante della democrazia e dei diritti dei cittadini; lo Stato giusto è quello che assicura al contempo le proprie funzioni di regalia, quali l'accesso alla giustizia, alla sanità, all'istruzione e all'amministrazione, e che promuove e tutela i diritti della persona nonché le sue libertà fondamentali;

Sulla cittadinanza e la governance

14.  chiede ai paesi in via di sviluppo di firmare quanto prima la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione e di attuarne efficacemente le disposizioni; chiede inoltre agli Stati membri dell'UE e alle imprese europee di rispettare la Convenzione ONU;

15.  ritiene che gli Stati membri dell'UE debbano dare l'esempio ai paesi in via di sviluppo in fatto di disciplina di bilancio, esazione delle tasse e buona governance;

16.  ritiene che la lotta alla corruzione debba incentrarsi anche sul settore privato, potenziando la cooperazione internazionale, per esempio attraverso scambi di informazioni e programmi di recupero di beni;

17.  chiede ai paesi in via di sviluppo di dar vita a parlamenti indipendenti capaci di contribuire efficacemente al consolidamento della democrazia esercitando liberamente le proprie funzioni legislative, di bilancio e di controllo; sottolinea al contempo l'importanza capitale di un potere giudiziario indipendente e adeguato;

18.  incoraggia i governi dei paesi in via di sviluppo a massimizzare il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile nella formulazione e nel monitoraggio delle politiche pubbliche;

19.  sottolinea che le parti sociali svolgono un ruolo importante nello sviluppo economico e possono rafforzare la coesione sociale, per cui risulta opportuno promuovere la costituzione e il consolidamento delle organizzazioni che le rappresentano;

20.  chiede che venga data attuazione alla libertà di associazione per i sindacati e al diritto di contrattazione collettiva, senza eccezioni, allo scopo di applicare, migliorare e salvaguardare condizioni di lavoro dignitose;

21.  esorta tutti gli Stati che hanno introdotto leggi che limitano la libertà delle organizzazioni della società civile ad abrogarle;

22.  chiede che venga data attuazione, quale principio di base nella lotta contro la povertà, al diritto alla non discriminazione, vale a dire il diritto di lavorare e ricevere un trattamento equo indipendentemente dal sesso, l'origine etnica, l'età, la disabilità o l'orientamento sessuale;

23.  chiede un significativo rafforzamento della condizione giuridica e sociale delle donne, onde evitare discriminazioni e utilizzare il potenziale delle donne per lo sviluppo economico e sociale;

24.  sostiene i paesi in via di sviluppo nei loro sforzi tesi a consolidare e approfondire l'integrazione regionale attraverso aree di libero scambio, comunità economiche regionali, banche regionali per lo sviluppo ecc.;

Sfide comuni

25.  ribadisce la propria richiesta che i bilanci nazionali dei paesi in via di sviluppo e gli aiuti UE allo sviluppo assegnino almeno il 20% della spesa alla sanità e all'istruzione di base;

26.  chiede che le politiche di privatizzazione, in special modo per quanto riguarda i servizi pubblici come l'acqua, le reti fognarie e i servizi di interesse generale, vengano riviste e che venga riconsiderato il ruolo sociale degli Stati nella governance per lo sviluppo, compreso il ruolo delle imprese statali in qualità di datori di lavoro e fornitori di servizi sociali;

27.  richiama l'attenzione sul ruolo fondamentale dei sistemi di protezione sociale, come indicato nel Patto globale per l'occupazione dell'ILO e nell'iniziativa delle Nazioni Unite concernente la piattaforma in materia di protezione sociale; chiede pertanto di porre maggiormente l'accento sui sistemi di protezione sociale al fine di evitare l'aumento della povertà e affrontare i disagi sociali, contribuendo al tempo stesso a stabilizzare l'economia e a mantenere e promuovere l'occupabilità;

28.  chiede un accesso completo e libero per tutti ai sistemi scolastici, vale a dire all'istruzione elementare, secondaria e professionale, affinché la popolazione locale possa acquisire le competenze necessarie per un lavoro qualificato;

29.  ribadisce che sia i paesi donatori sia i paesi in via di sviluppo devono rispettare gli impegni presi per la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio entro il 2015;

30.  sostiene misure, quali i sussidi salariali e la promozione dell'occupazione e della formazione, che incoraggiano scienziati e altri lavoratori qualificati locali a non lasciare il proprio paese e ad esercitare nelle proprie comunità e che rafforzano sistemi sanitari accessibili a tutti;

31.  sostiene la creazione di posti di lavoro nei paesi in via di sviluppo;

32.  sostiene le misure volte a investire nei servizi pubblici e ad ampliare questi ultimi a livello generale al fine di creare posti di lavoro e di rafforzare le capacità statali, le strutture e la coesione sociale, come indicato nel rapporto delle Nazioni Unite «Ripensare la povertà»;

33.  sollecita maggiore enfasi sull'assistenza sanitaria pratica e sulla sensibilizzazione della popolazione riguardo ai vantaggi del trattamento medico, per esempio distribuendo kit per le analisi del sangue e formando operatori locali per utilizzarli;

34.  sottolinea che lo sviluppo delle risorse umane è indispensabile in tutte le strategie di sviluppo e fondamentale per la creazione di posti di lavoro; invita l'UE e i paesi in via di sviluppo a condurre un'analisi delle esigenze occupazionali e del mercato del lavoro, a fare previsioni e ad anticipare le maggiori sfide legate all'adeguamento della formazione professionale all'occupazione;

35.  ritiene che nella totalità delle strategie per lo sviluppo si dovrebbe porre maggiore attenzione ai soggetti più vulnerabili ed emarginati, soprattutto donne, bambini, anziani e disabili;

36.  ritiene indispensabile soddisfare i bisogni di base e considera, dunque, particolarmente prioritarie le azioni volte a migliorare la sicurezza alimentare e l'accesso all'acqua potabile;

37.  sottolinea il problema del lavoro minorile che rappresenta uno dei maggiori ostacoli all'istruzione elementare universale e alla riduzione della povertà e mina la sana educazione e la necessaria istruzione dei bambini coinvolti; chiede la promozione del coordinamento e dell'allineamento tra le agenzie nelle politiche relative al lavoro minorile e agli aiuti all'istruzione mediante il rafforzamento dei meccanismi esistenti, ivi compresa la task force comune sul lavoro minorile e Istruzione per tutti; infine, invita la comunità internazionale, tutti gli Stati interessati e l'UE a fare tutto il possibile per debellare il lavoro minorile, quale questione urgente e azione mirata;

38.  sottolinea l'importanza della parità di genere per il successo economico degli Stati e chiede, dunque, che maggiori sforzi siano profusi al fine di garantire la parità di genere anche nel settore economico;

39.  insiste affinché i paesi donatori e i partner facciano sì che l'agricoltura, in particolar modo le piccole aziende agricole e le agroindustrie piccole, medie ed ecocompatibili, abbiano maggiore priorità nell'agenda dello sviluppo;

40.  sottolinea che le piccole aziende agricole a conduzione familiare basate su mezzi di produzione decentralizzati, ecologici e sostenibili favoriscono la creazione di occupazione e lo sviluppo sostenibile, poiché impiegano, per ettaro, più lavoratori rispetto alle grandi aziende; osserva inoltre che in questo contesto gli agricoltori e i lavoratori spendono in proporzione di più per prodotti rurali non agricoli ad alta intensità di manodopera;

41.  chiede di sostenere in modo più efficace l'occupazione e la creazione di posti di lavoro attraverso il coordinamento delle politiche occupazionali e macroeconomiche, tenendo presente che queste ultime non devono limitarsi a controllare l'inflazione e il disavanzo commerciale e fiscale, ma devono concentrarsi anche sulla stabilità della produzione, dei redditi e dell'occupazione reali;

42.  sostiene gli investimenti nel «lavoro verde» e nell'industria verde, per esempio sviluppando le fonti di energia rinnovabili e l'efficienza energetica nei paesi poveri, ivi compresi i sistemi fotovoltaici, a favore delle comunità locali, per offrire nuove fonti energetiche sostenibili creando allo stesso tempo posti di lavoro nel rispetto dell'ambiente;

43.  chiede un aumento delle pari opportunità e della parità di accesso allo sviluppo delle competenze, alla formazione e all'istruzione di qualità; chiede che sia migliorato l'accesso al credito (incluso il microfinanziamento), per incoraggiare la creazione di posti di lavoro;

44.   attende con interesse un incremento della cooperazione tra il Parlamento e i suoi omologhi regionali nei paesi in via di sviluppo;

45.  sottolinea l'importanza di promuovere indicatori alternativi al PIL per misurare il progresso sociale nei paesi in via di sviluppo, in particolare alla luce dei suggerimenti formulati dalla commissione per la misurazione delle prestazioni economiche e del progresso sociale presieduta da Joseph Stiglitz;

46.  chiede che le risposte alla crisi economica mondiale siano elaborate a livello nazionale e regionale e che includano le misure menzionate nello strumento politico dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) «Un patto globale per l'occupazione», al fine di facilitare gli investimenti nei settori ecologici e ad alta intensità occupazionale e nei sistemi di protezione sociale;

Sfide per i donatori
Sugli aiuti

47.  esorta tutti i paesi ricchi, soprattutto gli stati dell'UE, a onorare i propri impegni di spesa per aiuti, cioè lo stanziamento della percentuale minima dello 0,7% del reddito nazionale lordo (RNL) entro il 2015;

48.  chiede una definizione di povertà comune agli Stati membri al fine di identificare gli ambiti di attività pertinenti e i beneficiari degli aiuti allo sviluppo dell'UE;

49.  ritiene che la coerenza delle politiche possa contribuire positivamente alla creazione di posti di lavoro nei paesi in via di sviluppo e, alla luce del loro impatto diretto su tali paesi, chiede, quindi, una modifica delle politiche esterne dell'UE, che dovrebbero essere definite con l'obiettivo di soddisfare le esigenze sostenibili dei paesi in via di sviluppo, al fine di combattere la povertà, garantire redditi e mezzi di sostentamento dignitosi e il rispetto dei diritti umani fondamentali, ivi compresi i diritti sociali, economici e la protezione ambientale;

50.  chiede ulteriori finanziamenti consistenti contro gli effetti del cambiamento climatico e della crisi economica globale nei paesi in via di sviluppo;

51.  chiede che l'istruzione di base e la sanità pubblica siano alla base delle politiche dello sviluppo e sottolinea che l'attuale situazione non può giustificare nessuna riduzione della spesa nazionale e degli aiuti internazionali in questi settori;

52.  chiede all'UE di onorare i propri impegni sul fronte degli aiuti al commercio;

53.  sottolinea che l'UE deve rivedere le sue politiche di sussidio, in particolare nel settore dell'agricoltura, al fine di agevolare un commercio equo con i paesi in via di sviluppo, e adeguarle alle esigenze delle aziende agricole piccole e medie dell'UE;

54.  invita nuovamente tutti i donatori ad aderire più fedelmente all'agenda per l'efficacia degli aiuti, in particolar modo in materia di coordinamento e responsabilità dei donatori;

55.  insiste affinché la Commissione assicuri che la dimensione esterna della riforma della politica comune della pesca attualmente in corso sia integrata nella politica dell'UE per lo sviluppo, poiché tali politiche hanno un legame diretto con i mezzi di sostentamento della popolazione nei paesi in via di sviluppo;

56.  sottolinea che in molti paesi il settore della pesca è fondamentale per l'occupazione e la sicurezza alimentare e che pertanto tutti i paesi in via di sviluppo dovrebbero essere idonei al sostegno settoriale dell'UE, per sviluppare una propria industria della pesca sostenibile, la ricerca, controlli e l'applicazione della legge per combattere la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, a prescindere da eventuali accordi di accesso alle zone di pesca con l'Unione europea;

57.  sottolinea che l'obiettivo del sostegno dell'UE al settore della pesca nei paesi in via di sviluppo è di equipaggiare i porti di tali paesi con infrastrutture adeguate al fine di agevolare lo sbarco e la trasformazione delle risorse ittiche in loco, creando così posti di lavoro; invita la Commissione a controllare e a verificare che tali obiettivi siano conseguiti, nonché a offrire un'assistenza tecnica e finanziaria volta a migliorare la capacità dei paesi terzi di controllare le attività ittiche nelle proprie acque e di fermare i pescherecci che commettono infrazioni;

58. insiste affinché l'UE semplifichi l'architettura dei propri aiuti e le relative procedure;

59.  chiede che venga rafforzato il coordinamento della politica per lo sviluppo tra la Commissione e gli Stati membri dell'Unione europea onde evitare che la diversità delle azioni politiche si ripercuota negativamente sul conseguimento degli OSM;

60.  si aspetta che, essendo la coerenza delle politiche per lo sviluppo ormai un obbligo previsto dai trattati, le politiche dell'UE in settori quali l'agricoltura, il commercio, la migrazione e la pesca non vadano a minare in nessun modo gli sforzi profusi per lo sviluppo; intende monitorare da vicino le modalità secondo cui l'UE onora tale obbligo;

61.  invita i donatori a investire in maniera intelligente nell'educazione allo sviluppo per i propri cittadini;

62.  incoraggia i paesi donatori a utilizzare questa crisi per indagare approfonditamente sulle possibilità esistenti in termini di fonti innovative e aggiuntive di finanziamenti allo sviluppo, e per identificarne di nuove che consentano ai paesi in via di sviluppo di diversificare le proprie fonti di reddito e di attuare programmi di spesa efficaci, concreti e operativi;

63.  invita la Commissione e gli Stati membri dell'UE a promuovere le imprese sostenibili che creano posti di lavoro dignitosi quale settore specifico della cooperazione allo sviluppo, in linea con il consenso europeo in materia di sviluppo del 2005, e a incoraggiare la sua integrazione nei settori più tradizionali della cooperazione allo sviluppo quali le infrastrutture, lo sviluppo rurale, la governance e l'assistenza relativa al commercio;

Su nuove fonti di finanziamento

64.  chiede alle nazioni del G20 di portare a termine l'impegno di eliminare i paradisi fiscali, rafforzare la supervisione dei mercati finanziari e introdurre uno scambio di informazioni fiscali; è, inoltre, opportuno che il G20 incarichi l'Organismo internazionale di normalizzazione contabile di adottare una nuova norma che comprenda la rendicontazione fiscale paese per paese;

65.  chiede agli Stati del G20 e dell'UE di far sì che le rimesse siano meno costose e più facili;

66.  invita la Commissione e gli Stati membri, allo scopo di combattere la povertà e la disoccupazione, ad aumentare il sostegno finanziario pubblico alle piccole e microimprese e agli agricoltori dei paesi in via di sviluppo, anche nel settore informale, come richiesto dal Patto globale per l'occupazione dell'ILO;

Sulla costruzione di capacità e la governance globale

67.  esorta l'UE a indirizzare i propri aiuti alla promozione della costruzione di capacità in aree che avranno un impatto positivo diretto sul tessuto economico dei paesi partner e genereranno occupazione, quali il potenziamento della capacità produttiva, la costituzione di sistemi fiscali efficienti, la lotta alla corruzione, il consolidamento delle istituzioni e della società civile, la facilitazione dell'accesso al microcredito e ad altre fonti di credito ecc.;

68.  chiede che tutte le politiche di sviluppo dell'Unione europea che influiscono sulla creazione di occupazione e sulla riduzione della povertà si concentrino su misure che richiedano ai governi, alla società civile, alle imprese, alle fondazioni e alle comunità locali il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) delle Nazioni Unite entro il 2015;

69.  chiede all'UE di indirizzare i propri aiuti anche alla creazione di sistemi di protezione sociale nei paesi in via di sviluppo, quale strumento importante ed efficace nella lotta alla povertà;

70.  chiede che sia data priorità all'istruzione, all'assistenza ai giovani al termine del ciclo scolastico, alla formazione professionale, all'insegnamento delle tecnologie, alla formazione qualificata, all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, all'accesso al credito, all'organizzazione di corsi di formazione di qualità che migliorino le prospettive dei partecipanti, nonché alla salute e alla sicurezza, e che siano incoraggiati programmi di iniziativa imprenditoriale rivolti principalmente alle piccole e alle microimprese per la creazione di forza lavoro sostenibile, concentrandosi quindi in particolare su giovani, anziani, disabili e sfollati, donne e altri gruppi emarginati;

71.  ritiene che l'UE dovrebbe prendere in considerazione i criteri dei diritti umani e della governance contestualmente alla preparazione di accordi commerciali con i paesi in via di sviluppo e non dovrebbe esitare ad applicare sanzioni qualora gli stati non rispettino i propri obblighi in materia di governance; rammenta che i criteri di condizionalità si applicano sia al Fondo europeo di sviluppo (FES) sia allo strumento di cooperazione allo sviluppo;

72.  chiede all'UE di vigilare scrupolosamente al rispetto della condizionalità, quale prevista dall'accordo di Cotonou;

73.  sottolinea che sia il Fondo europeo di sviluppo (FES) sia lo strumento di cooperazione allo sviluppo devono rispondere ai medesimi criteri di applicazione della condizionalità;

74.  esorta la Commissione, a promuovere metodi e scadenzari opportuni per il monitoraggio delle filiere produttive delle imprese europee operanti all'estero, affinché vengano accertati l'eliminazione del lavoro minorile e il rispetto degli standard del lavoro promossi dalle Convenzioni dell'OIL, e a favorire l'accesso all'educazione, che è un fattore cruciale di lotta alla povertà;

75.  sollecita la creazione di una rete affidabile di strette relazioni costituita dalle principali istituzioni governative e non governative e dalle organizzazioni attive nella lotta alla povertà in tutti i paesi in via di sviluppo, al fine di condividere opinioni ed esperienze per la formulazione, l'attuazione e il controllo dell'assistenza dell'UE;

76.  sostiene la creazione di banche dati a livello nazionale e dell'Unione per raccogliere e confrontare i dati basilari relativi alla povertà nei paesi in via di sviluppo, quale mezzo per agevolare e accrescere gli sforzi profusi per combattere la povertà;

77.  sottolinea la necessità di rafforzare il coordinamento tra le organizzazioni internazionali e regionali, quale ulteriore sforzo per fornire assistenza tecnica all'attuazione e al controllo di un piano d'azione dell'UE per alleviare la povertà;

78.  nota la necessità di istituire un gruppo consultivo che si occupi delle questioni specifiche, quale passo concreto e modo affidabile per fornire assistenza tecnica per mettere in pratica gli obiettivi definiti da un piano d'azione dell'UE volto ad alleviare la povertà nei paesi in via di sviluppo;

79.  accetta l'uso del sostegno di bilancio esclusivamente nei casi in cui esistano garanzie inoppugnabili che i fondi raggiungeranno la destinazione voluta e verranno utilizzati per i fini previsti e i beneficiari soddisfino i criteri dei diritti umani e della governance; attende con interesse una più efficace revisione contabile del sostegno di bilancio per esaminare se l'obiettivo perseguito sia stato raggiunto e i governi dei paesi beneficiari soddisfino ai succitati criteri; invita la Commissione a creare un quadro di valutazione informatizzato, sotto il controllo del Parlamento europeo, per valutare l'efficienza degli aiuti dell'Unione europea nell'ambito della lotta alla povertà, dell'istruzione e della creazione di posti di lavoro, basando tale quadro di valutazione sul grado di rispetto degli indici e degli obiettivi finanziari attesi;

80.  invita la Commissione a presentare al Parlamento europeo una proposta coerente e credibile sulla politica dell'UE per la fase post-elettorale, rispettosa della libera scelta della popolazione di un dato paese, e teme che l'attuale assenza di una politica coerente per la fase post-elettorale possa minare la credibilità della missione di osservazione elettorale dell'UE;

81.  sostiene una rappresentanza più democratica dei paesi in via di sviluppo nelle istituzioni globali;

82.  invita le istituzioni finanziarie internazionali a rivedere le loro politiche di prestito al fine di sostenere le scelte, effettuiate dai paesi in via di sviluppo, a favore di uno sviluppo economico democratico e sostenibile;

83.  chiede all'UE e al G20 di intraprendere azioni concrete al fine di debellare gli abusi relativi ai paradisi fiscali, all'evasione fiscale e alla fuga illecita di capitali dai paesi in via di sviluppo e di promuovere l'investimento di dette risorse in tali paesi;

84.  chiede di siglare un nuovo accordo finanziario globale e vincolante sulla divulgazione automatica, da parte delle imprese transnazionali, dei profitti registrati e le tasse versate, paese per paese;

85.  chiede all'UE di sostenere l'iniziativa delle Nazioni unite «Social protection floor», volta ad ampliare ovvero ad attuare sistemi di protezione sociale sostenibili nei paesi in via di sviluppo, assicurando una maggiore coerenza nelle politiche per le relazioni esterne ed elaborando una comunicazione sulla protezione sociale nell'ambito della cooperazione allo sviluppo come suggerito nelle conclusioni del Consiglio «Promozione dell'occupazione attraverso la cooperazione allo sviluppo dell'UE»;

Sull'istruzione

86.  conviene con la Commissione che l'occupazione rappresenta il modo migliore per evitare la povertà e l'esclusione sociale; ritiene che colmare il divario in fatto di istruzione nei paesi in via di sviluppo costituisca una delle strategie più efficaci per spezzare il circolo vizioso di povertà e disoccupazione;

87.  accoglie con favore l'iniziativa accelerata «Istruzione per tutti» e il sostegno espresso dalla Commissione in linea di principio; esorta la Commissione a chiarire quali risorse ha stanziato per i paesi beneficiari dell'iniziativa e a quale scopo, in particolare nei seguenti ambiti:

   assistenza e istruzione durante la prima infanzia,
   istruzione elementare libera e obbligatoria per tutti,
   competenze per l'apprendimento e la vita quotidiana per giovani e adulti,
   alfabetizzazione degli adulti,
   parità di genere,
   qualità dell'istruzione;

88.  esorta l'UE a introdurre programmi di assistenza ai genitori nei diversi ambiti in cui la povertà è causa di ignoranza in fatto di educazione dei figli, al fine di garantire che i bambini nei paesi in via di sviluppo godano realmente di un'opportunità;

89.  nota che la salute fisica e mentale non dipende meramente dall'istruzione, dalla formazione e dalle nuove tecnologie dell'informazione, bensì anche dall'accesso alle risorse idriche, al cibo e all'assistenza sanitaria; l'UE dovrebbe, quindi, prestare una maggiore attenzione al materiale didattico, ai pasti, ai pulmini scolastici e alle visite mediche gratuite per integrarli pienamente nei progetti scolastici di aiuto; ritiene imperativo identificare una chiara interrelazione tra i progetti scolastici finanziati dall'UE e programmi alimentari e sanitari nei paesi in via di sviluppo;

90.  chiede all'UE di concentrare i propri sforzi nell'identificazione dei settori in cui i paesi in via di sviluppo godono di un vantaggio competitivo, facendo dell'avvio di apprendistati pratici in tali settori una delle principali priorità degli aiuti allo sviluppo dell'UE;

91.  chiede all'UE di offrire maggiori opportunità formative agli studenti dei paesi in via di sviluppo, ma di incoraggiarli allo stesso tempo a farvi ritorno alla conclusione degli studi, a profitto delle proprie comunità di origine;

Accesso al mercato

92.  osserva che, mentre spesso si fa presente ai paesi in via di sviluppo che i loro prodotti devono competere su un mercato aperto, lo stesso principio spesso non è applicato ai paesi industrializzati;

93.  esorta la Commissione e gli Stati membri ad adottare un approccio coerente che rispetti i principi del libero mercato e che garantisca la reciprocità nel settore del commercio;

94.  sottolinea che molti paesi in via di sviluppo sono caratterizzati da economie di sussistenza, in particolare nel settore agricolo, e che tali economie sono spesso l'unica fonte di reddito e di sostentamento;

o
o   o

95.  incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e al Consiglio, nonché ai governi degli Stati membri e all'OIL.

(1) GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.
(2) GU L 378 del 27.12.2006, pag. 41.
(3) GU L 386 del 29.12.2006, pag. 1.
(4) GU C 117 E del 6.5.2010, pag. 15.
(5) GU C 293 E del 2.12.2006, pag. 316.
(6) GU C 102 E del 24.4.2008, pag. 321.
(7) GU C 87 E dell'1.4.2010, pag. 162.

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