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Procedura : 2011/2908(RSP)
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RC-B7-0594/2011

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CRE 17/11/2011 - 11.1

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P7_TA(2011)0517

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Giovedì 17 novembre 2011 - Strasburgo
Iran - Casi recenti di violazioni dei diritti umani
P7_TA(2011)0517RC-B7-0594/2011

Risoluzione del Parlamento europeo del 17 novembre 2011 sui recenti casi di violazioni dei diritti umani in Iran

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran, in particolare quelle riguardanti i diritti umani e, più specificatamente, le risoluzioni del 7 settembre 2010 e del 20 gennaio 2011,

–  vista la risoluzione 16/9 del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, che definisce il mandato di un relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran,

–  viste le 123 raccomandazioni formulate a seguito dell'esame periodico universale del Consiglio per i diritti umani del febbraio 2010,

–  viste la nomina, da parte del presidente del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, di Ahmed Shaheed quale relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, avvenuta il 17 giugno 2011, e la relazione interinale sulla situazione dei diritti umani in Iran, datata 23 settembre 2011, presentata dal relatore speciale in occasione della 66a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite,

–  vista la relazione datata 15 settembre 2011 sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, presentata dal Segretario generale delle Nazioni Unite alla 66a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite,

–  vista la relazione del centro di documentazione sui diritti umani in Iran, del 10 giugno 2011, concernente il ricorso allo stupro quale metodo di tortura da parte delle autorità carcerarie iraniane,

–  viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 15 e 26 settembre 2011, rispettivamente sulla detenzione di Nasrin Sotoudeh, avvocatessa impegnata a favore dei diritti umani, e sull'arresto di sei cineasti indipendenti, nonché del 18 ottobre 2011, sulla condanna del cineasta Jafar Panahi e dell'attrice Marzieh Vafamehr,

–  visto l'inasprimento, il 10 ottobre 2011, delle misure restrittive dell'Unione europea in risposta alle gravi violazioni dei diritti umani in Iran,

–  viste le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 62/149, del 18 dicembre 2007, e 63/168, del 18 dicembre 2008, relative ad una moratoria sul ricorso alla pena di morte,

–  visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR), il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali (ICESCR), la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e la Convenzione sui diritti dell'infanzia, tutte sottoscritte dall'Iran,

–  vista la Costituzione della Repubblica islamica dell'Iran, in particolare gli articoli da 23 a 27 e da 32 a 35 della stessa, che prevedono la libertà di espressione, riunione e associazione, il diritto di professare la propria religione nonché i diritti fondamentali di imputati e detenuti,

–  visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.  considerando che la situazione attuale dei diritti umani in Iran è caratterizzata da un quadro costante di violazioni sistematiche dei diritti fondamentali; che i difensori dei diritti umani (in particolare gli attivisti impegnati a favore dei diritti delle donne, dei bambini e delle minoranze), i giornalisti, i blogger, gli artisti, i leader studenteschi, gli avvocati, i sindacalisti e gli ambientalisti continuano a vivere esposti a pesanti pressioni e alla minaccia costante di essere arrestati;

B.  considerando che le questioni più urgenti riguardano le molteplici carenze in relazione all'amministrazione della giustizia, le prassi equiparabili alla tortura o a trattamenti crudeli o degradanti, incluso lo stupro, cui sono sottoposti i prigionieri, la disparità di trattamento di cui sono vittime le donne, la persecuzione delle minoranze religiose ed etniche e la mancanza di diritti civili e politici, in particolare le vessazioni e intimidazioni a danno dei difensori dei diritti umani, degli avvocati e dei soggetti della società civile;

C.  considerando che il tasso di esecuzioni capitali in Iran nel primo semestre del 2011 colloca tale paese al primo posto a livello mondiale per quanto riguarda il numero di esecuzioni pro capite, un dato che contrasta con la tendenza a livello mondiale verso l'abolizione della pena di morte;

D.  considerando che, sebbene sia fra i firmatari dell'ICCPR e vieti ufficialmente l'esecuzione di persone di età inferiore ai 18 anni, l'Iran risulta essere, in base a varie fonti, il paese al mondo in cui viene giustiziato il maggior numero di minori autori di reati;

E.  considerando che sinora le autorità iraniane non hanno ottemperato agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'ONU e si sono rifiutate di collaborare con il relatore speciale; che la relazione interinale descrive un «quadro di violazioni sistematiche» e una campagna «intensificata» di abusi, esprime allarme per il crescente numero di condanne a morte per reati di minore gravità e senza un giusto processo e indica che nel 2011 vi sono state sinora almeno 200 esecuzioni ufficiali, oltre a 146 esecuzioni segrete avvenute nella città di Mashad, nella parte orientale del paese; che le persone giustiziate in segreto in Iran nel corso dell'ultimo anno sono state più di 300;

F.  considerando che anche i familiari degli iraniani in carcere o sotto processo vengono arrestati, interrogati e sottoposti a vessazioni, al di fuori del paese e all'interno dell'Unione europea; che migliaia di iraniani hanno abbandonato il paese per rifugiarsi nei paesi vicini;

G.  considerando che i leader dell'opposizione, Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, sono stati illegalmente posti agli arresti domiciliari e arbitrariamente confinati dal 14 febbraio 2011; che questi due leader, unitamente alle loro mogli, anch'esse politicamente attive, sono stati fatti scomparire con la forza per alcuni periodi e relegati in località sconosciute, troncando tutti i loro contatti con familiari e amici, e che in tali periodi sono stati pesantemente esposti al rischio di torture;

H.  considerando che nel febbraio e marzo 2011 centinaia di persone sono state arrestate e almeno tre sono morte allorché migliaia di manifestanti sono scesi in strada per sostenere i movimenti a favore della democrazia nei paesi arabi limitrofi e protestare contro la detenzione dei leader dell'opposizione Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi;

I.  considerando che nell'aprile 2011 le forze di sicurezza hanno ucciso decine di manifestanti, principalmente di etnia araba, e ne hanno arrestato altre decine nella provincia sudoccidentale del Khuzestan; che decine di persone sono state arrestate e ferite nelle manifestazioni ambientaliste che hanno avuto luogo nella provincia dell'Azerbaigian occidentale per protestare contro il prosciugamento del lago di Urmia;

J.  considerando che la pressione sulle minoranze religiose, in particolare i Bahai, i convertiti e gli studiosi sciiti dissidenti, è in costante aumento; che i Bahai, pur essendo la più grande minoranza religiosa non musulmana, subiscono pesanti discriminazioni, tra cui la privazione del diritto di ricevere un'istruzione, e che sono in corso procedimenti legali contro i loro sette leader imprigionati, mentre oltre 100 membri della comunità rimangono in stato d'arresto; che, stando a quanto riferito, nel primo semestre del 2011 almeno 207 cristiani sono stati arrestati; che i musulmani sunniti continuano a subire discriminazioni di fatto e di diritto e che viene loro impedito di esercitare pienamente il diritto di professare la loro religione; che è in corso una campagna di diffamazione sostenuta dallo Stato nei confronti dei sufisti Nimatullahi (sciiti), che descrive come sataniche tutte le forme di misticismo e perseguita i fedeli del sufismo, l'esempio più lampante della quale è stato l'attacco armato a Kavar nel settembre 2011, durante il quale una persona è stata uccisa e altre sono state gravemente ferite;

K.  considerando che le persone che si sono convertite dall'Islam sono state arrestate e che l'articolo 225 del progetto di codice penale intende rendere obbligatoria la pena di morte per gli uomini accusati di apostasia; che il pastore protestante Yousef Nadarkhani rischia tuttora di essere giustiziato per apostasia;

L.  considerando che la guardia rivoluzionaria iraniana, i servizi segreti e le milizie del Basij svolgono un ruolo attivo nella pesante e brutale repressione in Iran;

M.  considerando che i membri della comunità lesbica, gay, bisessuale e transessuale rischiano molestie, persecuzioni, punizioni crudeli e anche la pena di morte; che queste persone sono vittime di discriminazioni sulla base del loro orientamento sessuale, anche per quanto concerne l'accesso all'occupazione, all'alloggio, all'istruzione e all'assistenza sanitaria, nonché dell'esclusione sociale;

N.  considerando che Bahareh Hedayat, Mahdieh Golroo e Majid Tavakoli, noti studenti attivisti, sono stati condannati a ulteriori sei mesi di reclusione, dopo essere stati accusati di «propaganda contro il regime»; che il 15 settembre 2011 Somayeh Tohidlou, dottoranda e attivista politica, ha ricevuto 50 frustate dopo aver scontato una condanna a un anno di reclusione nel carcere di Evin; che la donna aveva già scontato una condanna di reclusione di 70 giorni; che le condanne di reclusione e le 50 frustate le sono state imposte per la sua attività di blogger e per altre attività su Internet; che il 9 ottobre 2011 lo studente attivista Payman Aref ha ricevuto 74 frustate prima di essere rilasciato dal carcere, con l'accusa di aver insultato il presidente iraniano;

O.  considerando che a Jafar Panahi, noto regista iraniano, è stata inflitta una condanna a sei anni di reclusione, confermata in appello; che la nota attrice Marzieh Vafamehr è stata condannata a un anno di reclusione e 90 frustate, per la sua partecipazione in un film che ritraeva le difficili condizioni in cui operano gli artisti in Iran; che il 17 settembre 2011 le autorità iraniane hanno fermato sei cineasti, autori di documentari indipendenti – Mohsen Shahrnazdar, Hadi Afarideh, Katayoun Shahabi, Naser Safarian, Shahnam Bazdar e Mojtaba Mir Tahmaseb – accusandoli di lavorare per la BBC persiana e di svolgere attività di spionaggio per conto del servizio di informazione;

P.  considerando che dal 2009 decine di avvocati sono stati arrestati nell'esercizio della loro professione, e tra questi Nsrin Soutoudeh, Mohammad Seifzadeh, Houtan Kian e Abdolfattah Soltani; che il vincitore del premio Nobel per la pace Shirin Ebadi è stato di fatto costretto all'esilio dopo che le autorità hanno chiuso il suo centro per i difensori dei diritti umani, e che gli avvocati che assumono la difesa di detenuti politici e prigionieri per motivi di opinione sono soggetti a sempre maggiori rischi personali;

Q.  considerando che le autorità iraniane hanno annunciato di lavorare a una rete Internet, parallela alla rete Internet mondiale aperta e destinata a sostituirla, che rispetti i principi islamici, descrivendola come una rete «halal» (lecita); che la rete Internet «halal» garantirebbe effettivamente alle autorità iraniane il totale controllo di tutto il traffico e dei contenuti della rete, violando gravemente la libertà di espressione e limitando l'accesso alle reti di informazioni e comunicazione;

R.  considerando che è stato ampiamente riferito che imprese aventi sede nell'Unione europea forniscono alle autorità iraniane assistenza tecnica e tecnologie personalizzate, che sono state utilizzate per rintracciare e localizzare (on-line) i difensori dei diritti umani e gli attivisti e contribuiscono alle violazioni dei diritti umani;

1.  è fortemente preoccupato per il continuo deteriorarsi della situazione dei diritti umani in Iran, il crescente numero di prigionieri politici, il numero costantemente elevato di esecuzioni, anche di minori, l'ampio ricorso alla tortura, l'iniquità dei processi, le cauzioni esorbitanti richieste per concedere la libertà provvisoria, nonché le pesanti restrizioni della libertà di informazione, espressione, riunione, credo, istruzione e movimento;

2.  rende omaggio al coraggio di tutti gli iraniani che lottano per difendere le libertà fondamentali, il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, e che desiderano vivere in una società libera da repressioni e intimidazioni;

3.  condanna duramente il ricorso alla pena di morte in Iran e invita le autorità iraniane, conformemente alle risoluzioni 62/149 e 63/138 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, a istituire una moratoria sulle esecuzioni in attesa dell'abolizione della pena di morte;

4.  chiede di modificare il codice penale iraniano per abolire l'imposizione di pene corporali da parte delle autorità giudiziarie e amministrative; rammenta che il ricorso alle pene corporali – equiparato alla tortura – è incompatibile con l'articolo 7 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici; condanna fermamente la fustigazione degli studenti attivisti Somayeh Tohidlou e Payman Aref;

5.  è pronto ad appoggiare ulteriori sanzioni nei confronti dei responsabili di violazioni dei diritti umani; invita gli Stati membri dell'UE che sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a chiedere l'avvio di un'indagine per determinare se i crimini commessi dalle autorità iraniane rappresentino crimini contro l'umanità;

6.  chiede alle autorità iraniane di rilasciare tutti i prigionieri politici, inclusi i leader politici Mir-Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, gli avvocati per i diritti umani Nasrin Sotoudeh e Abdolfattah Soltani, gli studenti attivisti Bahareh Hedayat, Abdollah Momeni, Mahdieh Golroo e Majid Tavakoli, il giornalista Abdolreza Tajik, il pastore Yousef Nadarkhani, i registi Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof e tutte le altre persone menzionate nella relazione di Ahmed Shaheed, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran;

7.  deplora profondamente la mancanza di equità e trasparenza dei procedimenti giudiziari, come pure l'inadeguata formazione professionale delle persone in essi coinvolte, e invita le autorità iraniane a garantire una procedura equa e aperta;

8.  esorta il governo iraniano a consentire immediatamente al relatore speciale designato dalle Nazioni Unite Ahmed Shaheed di entrare in Iran per far fronte alla crisi dei diritti umani in corso nel paese; osserva che la totale mancanza di cooperazione del governo con il mandato del relatore speciale e il fatto che continui a rifiutargli l'accesso nel paese indicano che esso non ha alcuna intenzione di intraprendere iniziative di rilievo per migliorare la situazione dei diritti umani;

9.  invita le autorità iraniane a dar prova di impegnarsi pienamente a cooperare con la comunità internazionale per migliorare la situazione dei diritti imani in Iran e chiede al governo iraniano di ottemperare a tutti gli obblighi derivanti tanto dal diritto internazionale quanto dalle convenzioni internazionali da esso sottoscritte; sottolinea l'importanza di elezioni libere e regolari;

10.  invita le autorità dell'Iran a rilasciare immediatamente i membri della comunità artistica iraniana che sono stati arrestati e a porre fine alle persecuzioni perpetrate nei loro confronti sia con la detenzione che attraverso altre forme di vessazione; osserva che tali trattamenti sono incompatibili con i principi internazionali sui diritti umani che l'Iran ha sottoscritto liberamente; sottolinea che il diritto alla libertà di espressione attraverso l'arte e la scrittura è sancito dall'articolo 19 dell'ICCPR, di cui l'Iran è parte firmataria;

11.  invita l'Iran ad adoperarsi per garantire il pieno rispetto del diritto alla libertà di religione o di credo, assicurando tra l'altro che la legislazione e le prassi siano del tutto conformi all'articolo 18 dell'ICCPR, e sottolinea che a tal fine è altresì necessario garantire in modo incondizionato e pieno il diritto di ciascuno a cambiare la propria religione, se desidera farlo;

12.  invita l'Iran a intraprendere iniziative immediate per assicurare che i membri della comunità Bahai siano protetti dalle discriminazioni in ogni ambito, che le violazioni dei loro diritti siano immediatamente oggetto di indagine, che i responsabili siano perseguiti e che i membri di tale comunità dispongano di possibilità di ricorso efficaci;

13.  condanna l'Iran per aver disturbato illegalmente i segnali televisivi di BBC Persian Service e Deutsche Welle dai satelliti Hotbird e Eutelsat W3A e invita Eutelsat a interrompere la fornitura di servizi alle stazioni TV iraniane di Stato finché l'Iran continuerà a utilizzare i servizi di Eutelsat per bloccare programmi televisivi indipendenti;

14.  esprime preoccupazione per il ricorso alla censura (europea) e a tecnologie di filtraggio e sorveglianza per controllare e censurare i flussi di informazione e comunicazione e per rintracciare i cittadini, in particolare i difensori dei diritti umani, come accaduto di recente nel caso di Creativity Software; invita le imprese europee a farsi carico della propria responsabilità sociale rifiutando di fornire all'Iran beni, tecnologie e servizi che potrebbero mettere a repentaglio i diritti civili e politici dei cittadini iraniani;

15.  sottolinea che un accesso libero alle informazioni e ai mezzi di comunicazione e un accesso a Internet non soggetto a censura (libertà di Internet) rappresentano diritti universali indispensabili per la democrazia e la libertà di espressione e assicurano trasparenza e responsabilità, come dichiarato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite il 6 maggio 2011;

16.  invita le autorità iraniane ad abrogare o modificare tutte le norme che prevedono o possono comportare discriminazioni, persecuzioni o pene sulla base dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere; chiede che le autorità iraniane garantiscano che chiunque sia detenuto solo a causa di attività sessuali consensuali o per il proprio orientamento sessuale sia rilasciato immediatamente e senza condizioni;

17.  invita gli Stati membri a offrire rifugio ai cittadini iraniani fuggiti dal paese, ad esempio attraverso l'iniziativa «Shelter City»;

18.  invita le autorità iraniane ad accettare le proteste pacifiche e a far fronte ai numerosi problemi incontrati dalla popolazione dell'Iran; esprime particolare preoccupazione per l'imminente catastrofe ecologica nella regione del lago di Urmia e chiede che il governo intervenga in modo deciso per cercare di stabilizzare l'ecosistema regionale, da cui dipendono milioni di iraniani;

19.  invita i rappresentanti dell'UE e il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a incoraggiare le autorità iraniane a riprendere il dialogo sui diritti umani;

20.  esorta il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) a concentrarsi sui cittadini dell'UE detenuti nelle prigioni iraniane e a fare tutto il possibile per assicurare il loro benessere e il loro rilascio;

21.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'Ufficio della Guida suprema, al presidente della Corte suprema dell'Iran e al governo e al parlamento iraniani.

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