Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Procedura : 2011/2946(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

RC-B7-0702/2011

Discussioni :

PV 15/12/2011 - 13.2
CRE 15/12/2011 - 13.2

Votazioni :

PV 15/12/2011 - 14.2

Testi approvati :

P7_TA(2011)0591

Testi approvati
PDF 139kWORD 56k
Giovedì 15 dicembre 2011 - Strasburgo
Situazione delle donne in Afghanistan e Pakistan
P7_TA(2011)0591RC-B7-0702/2011

Risoluzione del Parlamento europeo del 15 dicembre 2011 sulla situazione delle donne in Afghanistan e in Pakistan

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sui diritti umani e la democrazia in Pakistan, in particolare quelle del 20 gennaio 2011(1), del 20 maggio 2010(2), del 12 luglio 2007(3), del 25 ottobre 2007(4) e del 15 novembre 2007(5),

–  viste le sue precedenti risoluzioni sull'Afghanistan, in particolare quelle del 24 aprile 2009 sui diritti della donna in Afghanistan(6) e del 16 dicembre 2010 su una nuova strategia per l'Afghanistan(7),

–  vista la sua risoluzione del 16 dicembre 2010 sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo 2009 e sulla politica dell'Unione europea in materia(8),

–  vista la sua risoluzione del 26 novembre 2009 sull'eliminazione della violenza contro le donne(9),

–  viste le conclusioni del Consiglio sulla libertà di religione o di credo, adottate il 16 novembre 2009, in cui viene sottolineata l'importanza strategica di tale libertà e della lotta all'intolleranza religiosa,

–  viste le conclusioni del Consiglio sull'intolleranza, la discriminazione e la violenza per motivi di religione o convinzione, adottate il 21 febbraio 2011,

–  vista la dichiarazione congiunta UE-Pakistan, del 4 giugno 2010, in cui entrambe le parti hanno ribadito di essere determinate ad affrontare insieme le questioni di sicurezza regionali e globali, a promuovere il rispetto dei diritti umani e a collaborare nell'ottica di un ulteriore rafforzamento del governo e delle istituzioni democratiche del Pakistan,

–  viste le conclusioni del Consiglio sul Pakistan e sull'Afghanistan del 18 luglio 2011 e del 14 novembre 2011,

–  viste le dichiarazioni dell'alto rappresentante dell'UE del 5 dicembre 2011, del 20 febbraio 2011 e del 15 dicembre 2010 sulla proposta legislativa riguardante i rifugi per donne in Afghanistan,

–  viste le conclusioni della Conferenza internazionale tenutasi a Bonn il 5 dicembre 2011,

–  visto l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–  viste la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), del 18 dicembre 1979, e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne, del 20 dicembre 1993,

–  visto il Patto internazionale delle Nazioni Unite relativo ai diritti civili e politici (ICCPR),

–  vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione basate sulla religione e sul credo,

–  viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1325 (2000) e 1820 (2008) sulle donne, la pace e la sicurezza nonché la risoluzione 1888 (2009) sulla violenza sessuale contro le donne e i bambini in situazioni di conflitto armato, che pone l'accento sulla responsabilità, spettante a tutti gli Stati, di mettere fine all'impunità dei responsabili di crimini contro l'umanità e di crimini di guerra, compresi quelli relativi a violenze sessuali o di altra natura perpetrati contro donne e ragazze, perseguendoli penalmente,

–  visto il documento che illustra la posizione della Rete delle donne afghane, emesso il 6 ottobre 2011 in preparazione alla Conferenza di Bonn,

–  visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.  considerando che, nonostante le differenze tra le situazioni in Afghanistan e in Pakistan, ognuna delle quali è di per sé rilevante, in entrambi i paesi le violenze sia fisiche che morali contro le donne restano tra le principali violazioni dei diritti umani, soprattutto in alcune regioni;

B.  considerando che le donne e le ragazze continuano a essere vittima di aggressioni con l'acido, violenze domestiche, tratta, matrimoni forzati (anche quelli che coinvolgono minori) e costituiscono spesso merce di scambio per la risoluzione delle controversie; che la polizia, i tribunali e i vari funzionari del settore della giustizia tengono raramente conto delle denunce di abuso presentate dalle donne, ivi comprese le denunce di percosse, stupri e altre forme di violenza sessuale, e che le donne in fuga da tali situazioni rischiano addirittura il carcere;

C.  considerando che, nella maggior parte dei casi, gli autori di violenze contro le donne rimangono impuniti;

D.  considerando che l'applicazione di alcune leggi, in particolare nell'ambito del diritto di famiglia, comporta violazioni dei diritti umani delle donne;

E.  considerando che, nell'agosto 2009, il governo dell'Afghanistan ha dato attuazione alla legge sull'eliminazione della violenza contro le donne e che, il 5 settembre 2011, il Consiglio dei ministri afghano ha approvato un regolamento sui centri di protezione per le donne;

F.  considerando che, dal 2001, sono stati realizzati progressi in relazione alla situazione delle donne in Afghanistan in vari settori, ad esempio per quanto riguarda la sanità, l'istruzione e il ruolo delle donne in politica, a livello nazionale e regionale, oltre che nella società civile;

G.  considerando che l'Afghanistan è parte di diverse convenzioni internazionali, tra cui in particolare la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, e che l'articolo 22 della Costituzione afghana sancisce la parità di diritti e doveri tra uomini e donne dinanzi alla legge;

H.  considerando tuttavia che la situazione delle donne afghane rimane preoccupante e che nel paese il tasso di mortalità materna durante la gravidanza e il parto e quello di mortalità infantile sono tra i più elevati del mondo;

I.  considerando che in alcune zone dell'Afghanistan controllate da formazioni di insorti vengono addirittura effettuate esecuzioni per lapidazione utilizzando il pretesto della «sharia», come accaduto a una donna e a sua figlia il 12 novembre 2011 a Ghazni;

J.  considerando che il «baad», ossia la vendita di una donna o di una ragazza per riparare a un crimine o quale punizione decisa da una Jirga locale (assemblea di anziani) è ancora diffuso, sebbene tale pratica costituisca reato a norma dell'articolo 517 del Codice penale afghano;

K.  considerando che l'imminente ritiro delle forze occidentali dall'Afghanistan rischia di pregiudicare i progressi realizzati a livello di emancipazione delle donne, in quanto i talebani potrebbero riprendere il controllo di territori in cui le donne esercitano liberamente i loro nuovi diritti;

L.  considerando che, nelle zone controllate dal governo, le donne hanno un maggiore accesso all'istruzione, alla sanità e alle opportunità di lavoro, mentre nelle zone fortemente influenzate dalla presenza di gruppi di insorti subiscono gravi discriminazioni in termini di accesso all'istruzione, sanità e opportunità economiche e culturali;

M.  considerando che, soprattutto in alcune regioni, le autorità pakistane dimostrano a loro volta una preoccupante incapacità di proteggere dall'ingiustizia sociale le minoranze e le donne, come messo in luce da sentenze quali la decisione della Corte suprema del Pakistan del 21 aprile 2011, che ha assolto cinque dei sei uomini accusati di stupro di gruppo ai danni di Mukhtar Mai;

N.  considerando che nel 2002 l'opinione pubblica, tanto in Pakistan quanto nel resto del mondo, è stata sconvolta dal caso di Mukhtar Mai, che è stata vittima di uno stupro di gruppo su ordine del consiglio del villaggio per vendicare la presunta condotta illecita del fratello e che ha successivamente denunciato i suoi aggressori ai tribunali di grado inferiore;

O.  considerando che l'organizzazione non governativa «Asia Human Rights Commission» (AHRC) attira l'attenzione sul preoccupante aumento del numero di donne cristiane violentate in Pakistan, soprattutto nella provincia del Punjab, per costringerle a convertirsi all'Islam, nonché sui numerosi casi di giovani cristiane rapite, stuprate e uccise;

P.  considerando che il tragico esempio di Uzma Ayub, rapita un anno fa, tenuta prigioniera e ripetutamente stuprata da diversi membri delle forze di polizia, mette in luce una preoccupante mancanza di rispetto nei confronti dello Stato di diritto, dato che i familiari dei responsabili arrestati hanno ucciso il fratello della vittima quando la ragazza ha rifiutato un accordo extragiudiziale;

Q.  considerando che, dopo il colpo di Stato militare del 1977 in Pakistan, il diritto fondamentale alla non discriminazione in base al sesso, garantito dalla Costituzione del 1973, è stato sospeso;

R.  considerando che in Pakistan sono state introdotte diverse leggi che codificano lo stato di inferiorità delle donne dinanzi alla legge e in alcuni casi attribuiscono alle loro testimonianze un peso dimezzato rispetto a quelle degli uomini, come ad esempio le ordinanze Hudood e la legge relativa alle prove, che viola lo status e i diritti delle donne;

S.  considerando che in Pakistan esistono numerose altre leggi che discriminano le donne, tra cui l'Ordinanza sul diritto di famiglia musulmano (Muslim Family Law Ordinance), la Legge sul Tribunale della famiglia del Pakistan occidentale (West Pakistan Family Court Act), la Legge sulle limitazioni in materia di matrimoni che coinvolgono minori (Child Marriage Restraint Act), la Legge del Pakistan occidentale sul divieto di esposizione della dote (West Pakistan Dowry Act) e la Legge sulle restrizioni)in materia di dote e nozze (Dowry and Bridal Act);

T.  considerando che l'UE ha ribadito il proprio impegno a costruire un solido partenariato a lungo termine con il Pakistan sulla base di interessi reciproci e valori condivisi, sostenendo le istituzioni democratiche e il governo civile, nonché la società civile del paese;

U.  considerando che, sebbene sia pronta a proseguire la cooperazione, l'UE confida nel rispetto degli impegni internazionali da parte del Pakistan, in particolare in materia di sicurezza e diritti umani, compresi i diritti delle donne;

V.  considerando che l'articolo 3, paragrafo 5, del trattato sull'Unione europea sancisce che la promozione della democrazia e il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà civili sono principi e obiettivi fondamentali dell'Unione europea i quali costituiscono una base comune nelle sue relazioni con i paesi terzi; che il sostegno dell'UE agli scambi e allo sviluppo è subordinato al rispetto dei diritti umani e delle minoranze;

1.  esprime profonda preoccupazione per la situazione delle donne e delle ragazze nonché per le ripetute segnalazioni di brutali violazioni dei diritti delle donne in Afghanistan e in Pakistan; sottolinea che a livello internazionale urge prestare maggiore attenzione alla situazione delle donne e delle ragazze in questi paesi;

2.  esorta la Commissione, il Consiglio e la comunità internazionale ad aumentare in misura significativa i fondi destinati a proteggere le donne dagli stupri, dagli abusi e dalla violenza domestica e a delineare misure pratiche per sostenere i movimenti della società civile contrari alla legislazione discriminatoria;

3.  raccomanda di trattare espressamente i diritti delle donne nei dialoghi in materia di diritti umani, e in particolare la lotta contro ogni forma di discriminazione e di violenza nei confronti delle donne e delle ragazze, comprese tutte le forme di pratiche tradizionali o consuetudinarie dannose, i matrimoni precoci o forzati, la violenza domestica e gli omicidi di donne, e insiste inoltre affinché sia respinta l'invocazione a consuetudini, tradizioni o considerazioni religiose per evitare di assolvere l'obbligo di eliminare tali pratiche brutali;

Afghanistan

4.  rende omaggio alle donne afghane che svolgono un ruolo cruciale nello sviluppo e nella crescita della nazione; ritiene che i progressi registrati negli ultimi anni in materia di parità tra uomini e donne siano fondamentali per costruire il futuro del paese;

5.  plaude agli sviluppi positivi quali la nomina di donne a ruoli politici e amministrativi di alto livello in Afghanistan, come la nomina di Habiba Sarabi a governatrice del Bamiyan; incoraggia il governo afghano a proseguire gli sforzi intesi ad aumentare il numero delle donne che esercitano responsabilità pubbliche, in particolare nell'amministrazione provinciale;

6.  valuta positivamente la recente decisione del presidente Karzai di concedere la grazia a Gulnaz, vittima di stupro che era stata imprigionata per adulterio; chiede al governo di mettere fine alla pratica della carcerazione delle donne che cercano di sottrarsi a situazioni di abuso e di aumentare invece il numero dei centri di accoglienza per donne e bambini nel paese; esorta inoltre l'Unione europea a garantire assistenza permanente a tali strutture;

7.  riconosce che dopo la caduta del regime dei talebani sono stati realizzati progressi significativi in merito alla situazione delle donne in Afghanistan; prende atto del riemergere della paura di un possibile peggioramento delle condizioni e dei diritti delle donne nel paese in seguito al ritiro delle truppe alleate previsto per il 2014;

8.  sottolinea che il tasso di mortalità materna in Afghanistan resta tra i più elevati del mondo, ma rileva con soddisfazione una tendenza positiva emersa dalla recente indagine sulla mortalità in Afghanistan (Afghanistan Mortality Survey - 2010) effettuata dal ministero della Salute afghano e finanziata e sostenuta da numerose organizzazioni internazionali, secondo la quale il tasso di mortalità materna dell'Afghanistan è sceso a meno di 500 decessi su 100 000 nascite; invita la Commissione, gli Stati membri, i partner internazionali e le ONG a continuare a prestare particolare attenzione alla salute materna e infantile nel contesto dell'attuazione di progetti nel paese;

9.  plaude al rinnovato impegno dell'Afghanistan, espresso nelle conclusioni della seconda conferenza di Bonn, di continuare a costruire una stabile società democratica, fondata sullo Stato di diritto, in cui la Costituzione garantisca i diritti umani e le libertà fondamentali dei cittadini, compresa la parità tra uomini e donne, nonché di rispettare tutti gli obblighi assunti in materia di diritti umani; valuta inoltre positivamente l'impegno della comunità internazionale a sostenere i progressi dell'Afghanistan in tal senso;

10.  invita il parlamento afghano e il ministero afghano della Giustizia ad abrogare tutte le leggi che danno luogo alla discriminazione delle donne, o che contengono elementi che la favoriscono, e che violano i trattati internazionali firmati dall'Afghanistan;

11.  ritiene che l'impegno a favore dei diritti umani e il rispetto degli stessi, in particolare i diritti delle donne, sia fondamentale per lo sviluppo democratico dell'Afghanistan;

12.  è profondamente preoccupato che, nonostante tutti i progressi registrati, le donne e le ragazze afghane continuino a essere vittime di violenze domestiche, tratta, matrimoni forzati, anche quelli che coinvolgono minori, e spesso costituiscano merce di scambio nella risoluzione delle controversie; esorta le autorità afghane a garantire che la polizia, i tribunali e i vari funzionari del settore della giustizia diano seguito alle denunce di abuso presentate dalle donne, tra cui quelle relative a percosse, stupri e altre forme di violenza sessuale;

13.  esprime profonda preoccupazione per il fatto che nelle aree controllate dai Talebani o da altri gruppi di insorti, le donne continuano a essere lapidate e sfigurate quale pena per la violazione del repressivo codice sociale talebano;

14.  riconosce che il principio dell'uguaglianza delle donne è stato inserito nella nuova Costituzione afghana; chiede la revisione della legge sullo status personale delle donne sciite in Afghanistan che, nonostante alcune modifiche, non è conforme ai principi del Patto internazionale delle Nazioni Unite relativo ai diritti civili e politici, della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione e della Convenzione sui diritti del fanciullo;

15.  ribadisce che il sostegno dell'Unione europea e dei suoi Stati membri per la ricostruzione dell'Afghanistan deve includere misure concrete volte a eliminare le discriminazioni nei confronti delle donne ai fini di un maggiore rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto;

16.  invita le autorità afghane ad abolire la pratica disumana del cosiddetto «baad» e ad adottare misure urgenti per dare piena attuazione alla legge del 2009 che dà rilevanza penale a tale pratica fissando pene fino a dieci anni per i responsabili;

17.  chiede al governo afghano di procedere a una modifica della legislazione attuale e del Codice penale al fine di tutelare meglio i diritti della donna e prevenire le discriminazioni; sottolinea che i colloqui di pace non devono in nessun caso sfociare in una perdita dei diritti acquisiti dalle donne negli ultimi anni;

18.  insiste affinché il fondamentale contributo delle donne in termini di risoluzione dei conflitti all'interno delle famiglie e delle comunità sia sfruttato in senso positivo e il numero di seggi riservati alle donne in seno all'Alto consiglio per la pace e ai consigli provinciali per la pace sia sensibilmente innalzato;

Pakistan

19.  esprime profonda preoccupazione per il trattamento giudiziario riservato ad Asia Bibi, Mukhtar Mai e Uzma Ayub nell'ambito delle rispettive cause; esso potrebbe infatti minare ulteriormente la fiducia nella giustizia pakistana e galvanizzare coloro che tentano di violare i diritti delle donne e degli altri gruppi a rischio;

20.  esorta il governo pakistano a mettere a punto appositi meccanismi che consentano alle amministrazioni locali e regionali di controllare l'operato dei consigli dei villaggi e delle tribù nonché di intervenire nei casi in cui gli stessi pongono in essere comportamenti che trascendono le competenze loro spettanti;

21.  invita il governo pakistano a ripristinare i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione del 1973, ivi incluso il diritto alla non discriminazione in base al sesso;

22.  esorta il governo a rivedere la legislazione sui diritti delle donne introdotta successivamente al colpo di Stato militare, con particolare riferimento alle ordinanze Hudood e alla legge relativa alle prove, che violano la condizione e i diritti delle donne decretandone l'inferiorità dinanzi alla legge;

23.  si compiace della recente presentazione all'Assemblea nazionale di un disegno di legge in virtù del quale la Commissione nazionale sulla condizione della donna sarebbe convertita in un organismo autonomo per l'emancipazione delle donne e l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei loro confronti; sostiene inoltre l'impegno volto a garantire l'approvazione del disegno di legge che prevede l'istituzione di una Commissione nazionale per i diritti umani;

24.  esprime viva soddisfazione per la recente approvazione, da parte sia del Senato che dell'Assemblea nazionale, di due fondamentali disegni di legge in materia di tutela delle donne, nella fattispecie quello del 2010 sul controllo degli acidi e la prevenzione delle aggressioni con acidi e quello del 2008 sulla prevenzione delle pratiche misogine (modifica del Codice penale); è favorevole all'eventuale istituzione di una commissione di attuazione che vigili sulla rapida applicazione dei citati disegni di legge;

25.  ritiene tuttavia deplorevole che il Senato abbia lasciato decadere il disegno di legge sulla violenza domestica malgrado l'approvazione in seno all'Assemblea nazionale avvenuta nel 2009; è del parere che sia necessario, anche sulla scorta delle leggi favorevoli alle donne recentemente approvate, reintrodurre e adottare rapidamente il disegno di legge in modo da contrastare la violenza domestica;

26.  invita il governo a rivedere una serie di altre leggi discriminatorie nei confronti delle donne, in particolare l'Ordinanza sul diritto di famiglia musulmano (Muslim Family Law Ordinance), la Legge sul Tribunale della famiglia del Pakistan occidentale (West Pakistan Family Court Act), la Legge sulle limitazioni in materia di matrimoni che coinvolgono minori (Child Marriage Restraint Act), la Legge del Pakistan occidentale sul divieto di esposizione della dote (West Pakistan Dowry Act) la Legge sulle restrizioni in materia di dote e nozze (Dowry and Bridal Act), le ordinanze Hudood, la Legge sulla cittadinanza (Citizenship Act) del 1951 e la Legge sulle prove (Law of Evidence) del 1984;

27.  ribadisce il proprio appello al governo affinché effettui un approfondito riesame della legislazione sulla blasfemia e della relativa applicazione nonché, tra l'altro, dell'articolo 295 quater del Codice penale pakistano, che prevede inderogabilmente la pena di morte per chiunque compia atti blasfemi, dando nel contempo attuazione alle modifiche già proposte;

28.  esorta il governo a perseguire penalmente chiunque inciti alla violenza, in particolare coloro che invitano a uccidere singole persone o membri di gruppi con cui sono in contrasto o che addirittura offrono una ricompensa per simili atti, e ad adottare ulteriori provvedimenti per agevolare il dibattito in materia;

29.  insiste affinché le autorità pakistane intervengano in maniera decisa per debellare il fenomeno dei «delitti d'onore»; ritiene che il sistema giudiziario pakistano debba punire i responsabili di simili atti;

30.  invita la Commissione e il Consiglio a proporre e attuare appositi programmi volti a migliorare l'alfabetizzazione e l'istruzione delle donne in Pakistan;

31.  invita le istituzioni dell'UE competenti a inserire la questione della tolleranza religiosa nella società nel proprio dialogo politico con il Pakistan in quanto tema di importanza fondamentale nella lotta a lungo termine contro l'estremismo religioso;

32.  esorta le istituzioni dell'UE competenti a insistere affinché il governo del Pakistan sostenga la clausola sui diritti dell'uomo e la democrazia sancita dall'accordo di cooperazione tra l'Unione europea e la Repubblica islamica del Pakistan; ribadisce il proprio appello al Servizio europeo per l'azione esterna affinché presenti una relazione sull'attuazione dell'accordo di cooperazione e della clausola sulla democrazia e i diritti umani;

o
o   o

33.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, al Servizio europeo per l'azione esterna, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento di Afghanistan e Pakistan.

(1) Testi approvati, P7_TA(2011)0026.
(2) GU C 161 E del 31.5.2011, pag. 147.
(3) GU C 175 E del 10.7.2008, pag. 583.
(4) GU C 263 E del 16.10.2008, pag. 666.
(5) GU C 282 E del 6.11.2008, pag. 434.
(6) GU C 184 E dell'8.7.2010, pag. 57.
(7) Testi approvati, P7_TA(2010)0490.
(8) Testi approvati, P7_TA(2010)0489.
(9) GU C 285 E del 21.10.2010, pag. 33.

Note legali - Informativa sulla privacy