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Procedura : 2016/2053(INI)
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A8-0263/2016

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CRE 04/10/2016 - 7.9
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Martedì 4 ottobre 2016 - Strasburgo
Futuro delle relazioni ACP-UE dopo il 2020
P8_TA(2016)0371A8-0263/2016

Risoluzione del Parlamento europeo del 4 ottobre 2016 sul futuro delle relazioni ACP-UE dopo il 2020 (2016/2053(INI))

Il Parlamento europeo,

–  visti l'accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 ("accordo di Cotonou"), e le sue revisioni del 2005 e del 2010(1),

–  visti l'accordo di Georgetown del 1975 che istituisce il gruppo ACP, e la sua revisione del 1992(2),

–  vista la comunicazione della Commissione, dell'8 ottobre 2003, dal titolo "Verso la piena integrazione della cooperazione con i paesi ACP nel bilancio dell'UE" (COM(2003)0590),

–  visto il documento di consultazione congiunto della Commissione europea e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 6 ottobre 2015, dal titolo "Verso un nuovo partenariato tra l'Unione europea e i paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico dopo il 2020" (JOIN(2015)0033),

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulle relazioni ACP-UE, in particolare quella dell'11 febbraio 2015 sui lavori dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE(3), quella del 13 giugno 2013(4) sulla seconda modifica dell'accordo di Cotonou del 23 giugno 2000, quella del 5 febbraio 2009 sull'impatto degli accordi di partenariato economico (APE) sullo sviluppo(5) nonché quella del 1° aprile 2004 sull'iscrizione in bilancio del Fondo europeo di sviluppo (FES)(6),

–  viste le precedenti risoluzioni dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, in particolare quella del 9 dicembre 2015 su quarant'anni di partenariato: valutazione dell'impatto su commercio e sviluppo nei paesi ACP e prospettive di relazioni durevoli tra i paesi ACP e l'Unione europea(7),

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo (CPS),

–  vista la dichiarazione congiunta resa il 9 dicembre 2015 dai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE sul futuro delle relazioni ACP-UE(8),

–  vista la strategia globale dell'Unione in materia di politica estera e di sicurezza, che verrà presentata al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2016,

–  vista la comunicazione congiunta della Commissione europea e dell’alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 21 marzo 2012 dal titolo "Verso un partenariato rinnovato per lo sviluppo UE-Pacifico" (JOIN(2012)0006),

–  vista la comunicazione congiunta della Commissione europea e dell’alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza "Strategia comune relativa al partenariato Caraibi-UE" del 26 giugno 2012 (JOIN(2012)0018),

–  vista la strategia comune Africa-UE, adottata dai capi di Stato e di governo europei e africani in occasione del vertice di Lisbona del 9 dicembre 2007(9),

–  vista la sua risoluzione del 6 ottobre 2015 sul ruolo delle autorità locali dei paesi in via di sviluppo nella cooperazione allo sviluppo(10),

–  vista la dichiarazione congiunta ACP-UE del 20 giugno 2014 sull'agenda post 2015(11),

–  vista la dichiarazione di Sipopo, approvata in occasione del 7° vertice dei capi di Stato e di governo dei paesi ACP del 13 e 14 dicembre 2012, e intitolata "The Future of the ACP Group in a Changing World: Challenges and Opportunities" (Il futuro del gruppo ACP in un mondo che cambia: sfide e opportunità)(12),

–  visti la terza Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo, tenutasi dal 13 al 16 luglio 2015, e il Programma di azione di Addis Abeba, approvato il 27 luglio 2015 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite(13),

–  visti il vertice delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile e il documento conclusivo adottato dall'Assemblea generale dell'ONU il 25 settembre 2015, dal titolo "Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development" (Trasformare il nostro mondo: agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile)(14),

–  vista la 41a sessione del Consiglio congiunto ACP-UE, tenutasi il 28 e 29 aprile 2016 a Dakar (Senegal),

–  visto l'ottavo vertice dei capi di Stato e di governo ACP tenutosi a Port Moresby, Papua Nuova Guinea, il 31 maggio e il 1°giugno 2016, durante il quale è stata adottata la comunicazione di Waigani sulle prospettive future del gruppo di Stati ACP e la dichiarazione di Port Moresby, ed è stata approvata la relazione finale del gruppo di personalità eminenti inerente al futuro del gruppo ACP,

–  visto l'articolo 52 del suo regolamento,

–  visti la relazione della commissione per lo sviluppo e i pareri della commissione per gli affari esteri, della commissione per il commercio internazionale e della commissione per i bilanci (A8-0263/2016),

A.  considerando che la forza e l'acquis dell'accordo di Cotonou si fondano su una serie di caratteristiche uniche: si tratta di un documento giuridicamente vincolante, il numero di paesi che vi aderiscono è senza precedenti (79+28 paesi membri), è completo grazie ai suoi tre pilastri concernenti la cooperazione allo sviluppo, la cooperazione politica e la cooperazione economica e commerciale e dispone di un quadro istituzionale comune nonché di un bilancio sostanzioso che prende la forma del Fondo europeo di sviluppo (FES);

B.  considerando che il fine principale dell'accordo di Cotonou, "la riduzione e infine l'eliminazione della povertà, in linea con gli obiettivi di uno sviluppo durevole e della progressiva integrazione dei paesi ACP nell'economia mondiale", è saldamente ancorato nel suo articolo 1; che il partenariato è basato su un insieme di valori e principi che includono il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, una democrazia basata sullo Stato di diritto e una governance trasparente e responsabile;

C.  considerando che oltre l'80 % dei paesi meno sviluppati al mondo si trova in regioni ACP, il che conferisce un'importanza particolare al partenariato ACP-UE;

D.  considerando i cambiamenti intervenuti nello scenario politico ed economico del gruppo ACP e in seno all'Unione europea a seguito della firma dell'accordo di Cotonou;

E.  considerando che il futuro delle relazioni ACP-UE dovrebbe fondarsi su una nuova riflessione sul potenziale e sugli ostacoli derivanti dalla cooperazione ACP-UE;

F.  considerando che la consistenza numerica dei paesi ACP e degli Stati membri dell'UE non ha ancora prodotto un'azione congiunta adeguata in sede di consessi mondiali;

G.  considerando l'importante ruolo svolto dal partenariato ACP-UE nel progredire verso il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio;

H.  considerando che, d'altra parte, i risultati relativi agli obiettivi di eliminazione della povertà e integrazione dei paesi ACP nell'economia mondiale sono stati ad oggi insufficienti, visto che la metà dei paesi ACP figura ancora tra i paesi meno sviluppati e che complessivamente i paesi ACP rappresentano meno del 5 % del commercio mondiale e circa il 2 % del PIL globale;

I.  considerando che le relazioni commerciali sono il secondo pilastro dell'accordo di Cotonou e che gli accordi di partenariato economico (APE) ne sono gli strumenti;

J.  considerando che gli accordi di partenariato economico (APE) sono definiti all'articolo 36 dell'accordo di Cotonou quali strumenti di sviluppo che "mirano a favorire l'integrazione graduale e armoniosa degli Stati ACP nell'economia mondiale, specialmente utilizzando in pieno le potenzialità dell'integrazione regionale e del commercio sud-sud"; che la loro inclusione nell'accordo di Cotonou promuove la coerenza delle politiche per lo sviluppo;

K.  considerando che l'accordo di Cotonou tiene conto della crescente importanza dell'integrazione regionale nei paesi ACP e nella cooperazione ACP-UE, così come del suo ruolo per favorire la pace e la sicurezza, promuovere la crescita e affrontare le sfide transfrontaliere;

L.  considerando che l'accordo di Cotonou affronta nuove sfide globali legate al cambiamento climatico, alla migrazione, alla pace e alla sicurezza (quali la lotta contro il terrorismo, l'estremismo e la criminalità internazionale), ma ha prodotto pochi risultati concreti in tali settori;

M.  considerando che le riunioni delle istituzioni congiunte ACP-UE, e in particolare il Consiglio congiunto dei ministri, hanno prodotto pochi risultati concreti e sperimentato una partecipazione minima e di scarso livello;

N.  considerando che l'UE finanzia circa il 50 % dei costi legati al segretariato ACP; che un certo numero di Stati membri dell'ACP non versa integralmente i contributi di associazione;

O.  considerando che il dialogo politico sugli elementi essenziali di cui agli articoli 8 e 96 dell'accordo di Cotonou costituisce uno strumento giuridico concreto per difendere i valori comuni del partenariato ACP-UE e promuovere la democrazia e i diritti umani, aspetti fondamentali per uno sviluppo sostenibile;

P.  considerando la netta esigenza di garantire che nel nuovo accordo si mantenga la condizionalità relativa al rispetto dei diritti umani e si rafforzi il dialogo politico;

Q.  considerando che il coinvolgimento dei parlamenti nazionali, delle autorità locali, della società civile e del settore privato nel dialogo politico è stato piuttosto limitato, nonostante si sia preso atto della loro importanza; che il ruolo del gruppo ACP in quanto tale è stato limitato ai casi in cui si invoca l'articolo 96; che si è fatto ricorso al dialogo politico, e in particolare all'articolo 96, soprattutto in una fase avanzata delle crisi politiche e non in via preventiva;

R.  considerando che, nonostante il chiaro riconoscimento del ruolo dei parlamenti nazionali, delle autorità locali, della società civile e del settore privato nell'accordo di Cotonou a seguito della sua revisione del 2010, la loro partecipazione alle delibere legate alle politiche e alle attività ACP-UE è stata limitata;

S.  considerando che le organizzazioni della società civile devono far fronte a una legislazione sempre più restrittiva e ad altri ostacoli che ne limitano spazi e attività;

T.  considerando la presenza nelle regioni ACP dei paesi e dei territori d'oltremare (PTOM) associati all'Unione europea, le cui relazioni speciali con l'UE invitano ad allontanarsi dall'approccio tradizionale degli aiuti allo sviluppo per tenere meglio conto della loro appartenenza alla famiglia europea; considerando che i PTOM, benché dispongano di uno status speciale, continuano a beneficiare dell'11° Fondo europeo di sviluppo (FES), proprio come i paesi ACP;

U.  considerando che il FES è finanziato attraverso i contributi diretti dagli Stati membri dell'UE e non è soggetto alle consuete norme di bilancio dell'UE; che il Parlamento non ha alcun potere sul bilancio del FES se non garantire il discarico per gli esborsi già effettuati, né ha alcun diritto formale di controllo sulla programmazione del FES;

V.  considerando che nel quadro dell'undicesimo FES sono stanziati circa 900 milioni di EUR per il Fondo per la pace in Africa e circa 1,4 miliardi di EUR della riserva del FES saranno usati per il Fondo fiduciario dell'UE per l'Africa;

W.  considerando che la mobilitazione delle risorse nazionali nei paesi ACP e i fondi della diaspora possono essere una fonte essenziale per finanziare lo sviluppo;

X.  considerando che l'iscrizione in bilancio del FES permetterebbe un controllo democratico, rafforzerebbe la visibilità e aumenterebbe la trasparenza nell'uso dei fondi di sviluppo dell'UE; che, d'altra parte, la natura pluriennale della programmazione del FES consente la prevedibilità delle risorse e l'iscrizione in bilancio potrebbe portare ad una diminuzione dei fondi di sviluppo destinati ai paesi ACP in favore di priorità politiche esterne, e potrebbe essere percepito come un indebolimento del partenariato privilegiato ACP-UE; che l'iscrizione in bilancio del FES potrebbe altresì compromettere il finanziamento del Fondo per la pace in Africa, al pari di altre importanti iniziative quali il Fondo fiduciario per l'Africa, a meno che non sia creato uno strumento dedicato per il finanziamento delle spese di sicurezza collegato alla cooperazione allo sviluppo;

1.  afferma che la cooperazione ACP-UE rappresenta un risultato prezioso e unico che, nel corso degli ultimi 40 anni, ha rafforzato i legami tra i popoli e i paesi ACP e UE e tra i rispettivi parlamenti; sottolinea – alla luce della dimostrazione dell'impegno da parte dei paesi ACP a intraprendere azioni comuni in quanto gruppo – che, per migliorare l'efficacia della cooperazione e adattarla alle nuove sfide, occorre creare una nuova struttura che conservi le parti dell'acquis ACP-UE con un carattere universale, quali l'impegno a favore dei diritti umani e dell'uguaglianza di genere, dello sviluppo umano, della buona governance e della democrazia, l'obiettivo dello Stato di diritto e lo scambio di prassi di eccellenza in un quadro comune, mentre le principali attività devono essere svolte conformemente al principio di sussidiarietà, ossia devono avere come cornice accordi regionali adattati alle specifiche esigenze regionali e agli interessi reciproci esistenti tra l'Unione e la rispettiva regione;

2.  sottolinea che sia il quadro comune sia gli accordi regionali dovrebbe essere giuridicamente vincolanti; evidenzia che, al fine di rafforzare l'efficacia, ridurre i doppioni ed evitare la sovrapposizione di quadri politici, gli accordi regionali con i paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico dovrebbero essere concepiti in modo da tenere conto delle organizzazioni regionali e subregionali esistenti, come ad esempio l'Unione africana e le Comunità economiche regionali, e delle strategie o accordi regionali quali gli accordi di partenariato economico (APE), e dovrebbero consentire l'inclusione di ulteriori paesi, quali i paesi del Nord Africa, o la creazione di gruppi in funzione degli interessi o dei bisogni specifici (ad esempio lo stato di sviluppo, come nel caso dei paesi meno sviluppati, o le particolarità geografiche, come nel caso dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo);

Obiettivi, principi e modalità di cooperazione

3.  chiede che l'Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) diventino il fulcro di un nuovo accordo e invita a porre in essere solidi meccanismi di monitoraggio per garantire che l'attuazione dell'accordo contribuisca al conseguimento degli OSS e alla loro promozione;

4.  chiede un meccanismo ACP-UE di monitoraggio, affidabilità e revisione tra pari che controlli periodicamente l'attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nei paesi membri, con la partecipazione di rappresentanti dei paesi ACP e dell'UE provenienti non soltanto da istituzioni governative centrali, bensì anche dai parlamenti, dalle autorità regionali e locali, dalla società civile e dalla comunità scientifica, ed elabori conclusioni e raccomandazioni annuali per i processi di revisione nazionali, regionali e globali e il follow-up;

5.  sottolinea inoltre che le politiche fondate sulla conoscenza (knowledge-based policies) dovrebbero essere pienamente prese in considerazione nella programmazione, nell'adozione e nell'attuazione delle politiche pubbliche settoriali previste nel quadro del futuro accordo;

6.  chiede che la lotta contro la povertà e, in prospettiva, la sua eliminazione, e contro le disparità e la promozione dello sviluppo sostenibile restino un obiettivo globale della cooperazione ACP-UE; insiste tuttavia sul fatto che un nuovo accordo debba essere principalmente un progetto politico, basato sul principio di titolarità, e lasciarsi del tutto alle spalle la mentalità "donatore-beneficiario"; reputa che la cooperazione dovrebbe riguardare i settori di interesse comune, laddove è possibile prevedere benefici comuni, non solo in termini economici ma anche per quanto riguarda la pace e la sicurezza, i diritti umani e lo Stato di diritto, la buona governance e la democrazia, le migrazioni, l'ambiente, i cambiamenti climatici e altri ambiti connessi alla prosperità delle popolazioni dei paesi ACP e dell'UE;

7.  ribadisce che la coerenza delle politiche per lo sviluppo (CPS) è un elemento fondamentale per conseguire la nuova agenda per lo sviluppo sostenibile; ritiene che il carattere globale dell'accordo di Cotonou promuova la CPS e debba quindi essere mantenuto nell'ambito di un nuovo accordo; sottolinea l'esigenza di mantenere specifiche disposizioni sulla CPS e di rafforzare il dialogo sulle questioni collegate nel quadro del nuovo accordo; ricorda la sua proposta di istituire dei corelatori permanenti per la CPS nel quadro delle attività dell'Assemblea parlamentare paritetica;

8.  ritiene che il rispetto dei principi per l'efficacia degli aiuti concordati a livello internazionale sia di cruciale importanza per conseguire l'Agenda 2030, e ritiene che un futuro accordo dovrebbe farvi riferimento;

9.  chiede che gli elementi essenziali dell'accordo di Cotonou concernenti i diritti umani, i principi democratici e lo Stato di diritto continuino a costituire la base di valori di un nuovo accordo; chiede che la buona governance sia aggiunta quale elemento essenziale e che sia altresì in linea con il nuovo obiettivo di sviluppo sostenibile n. 16 sulla pace, la giustizia e le istituzioni efficaci; ribadisce l'importanza della piena attuazione dell'articolo 9 dell'accordo di Cotonou;

10.  sottolinea che il dialogo politico è parte fondamentale dell'accordo di Cotonou e che gli articoli 8 e 96 sono strumenti concreti e giuridici per difendere gli elementi essenziali delle relazioni ACP-UE, sebbene non siano sempre stati usati in modo efficace in passato; chiede che il dialogo politico resti un pilastro centrale e giuridico nel quadro complessivo ed a livello regionale del nuovo accordo; chiede che il dialogo politico sia utilizzato in modo più efficace e sistematico nonché in maniera proattiva al fine di prevenire le crisi politiche;

11.  ricorda che l'accordo di Cotonou, all'articolo 97, prevede una procedura di consultazione e l'adozione di misure adeguate in caso di situazioni gravi di corruzione; si rammarica che finora si sia ricorso a questo articolo solamente in un'occasione; chiede di rafforzare tale procedura nel futuro accordo di partenariato tra l'UE e i paesi ACP in modo da renderla veramente operativa;

12.  sottolinea a tale riguardo che il dialogo politico rappresenta una base preziosa per migliorare la situazione delle popolazioni dei paesi partner; si rammarica per l'utilizzo insufficiente e per la sua scarsa efficacia fino ad ora; auspica pertanto un migliore monitoraggio della situazione dei diritti umani e di altri elementi essenziali e fondamentali dell'accordo; insiste affinché tale monitoraggio sia inclusivo e partecipativo e chiede una valutazione regolare biennale o pluriennale e relazioni congiunte sul rispetto di tali elementi da parte di tutti gli Stati membri ACP-UE ai fini della pubblicazione dei nominativi ("naming, shaming and praising"); chiede che i risultati di tali relazioni siano presentati in occasione delle riunioni generali ACP-UE ed utilizzati come base per il dialogo politico e che siano consultati nelle valutazioni nazionali, regionali e mondiali a seguito dell'attuazione delle misure connesse agli obiettivi di sviluppo sostenibile;

13.  auspica una maggiore partecipazione dei parlamenti nazionali e delle autorità regionali e locali, sia nei paesi ACP sia nell'UE, in tutte le fasi delle politiche e delle attività ACP-UE, dalla pianificazione e programmazione all'attuazione, valutazione e monitoraggio, in particolare dal punto di vista del principio di sussidiarietà;

14.  esorta tutte le parti del nuovo accordo a impegnarsi per rafforzare l'autonomia e le capacità delle autorità locali e regionali affinché esse possano svolgere bene ed efficacemente le loro funzioni e svolgere un ruolo significativo per lo sviluppo dei paesi ACP;

15.  chiede un maggiore coinvolgimento nel dialogo politico, nella pianificazione e nell'attuazione e sostegno per la creazione di capacità da parte della società civile, in particolare per i gruppi locali che sono direttamente interessati dalle politiche; sottolinea a tale riguardo il pericolo di ridurre lo spazio a disposizione della società civile in alcuni paesi e la necessità di includere anche i gruppi quali le minoranze, i giovani e le donne, che non sono in grado di organizzare i propri interessi o che, malgrado un interesse democratico legittimo, non sono riconosciuti dai rispettivi governi;

16.  ritiene che il settore privato possa svolgere un ruolo chiave nel processo di sviluppo e possa contribuire a finanziare lo sviluppo, a condizione che gli investimenti siano attuati nel rispetto delle persone e della proprietà o dell'utilizzo tradizionali e dell'ambiente, in linea con i principi guida dell'ONU relativi a imprese e diritti umani; chiede pertanto che gli investimenti privati siano sostenuti sotto gli auspici della Banca europea per gli investimenti (BEI) a condizione che siano in linea con il diritto in materia di diritti umani internazionali e con le norme di protezione sociale e ambientale; sottolinea che nell'ambito del nuovo partenariato si dovrebbe attribuire priorità ai produttori e agricoltori locali su piccola scala, oltre che creare un ambiente favorevole per le micro, le piccole e le medie imprese (MPMI); auspica pertanto che i settori privati locali e nazionali siano ascoltati durante il processo di elaborazione delle politiche, in fase di programmazione e di attuazione;

Future istituzioni ACP-UE

17.  chiede che le riunioni del Consiglio congiunto ACP-UE includano dibattiti politici urgenti e di attualità, anche su questioni sensibili, al fine di adottare conclusioni congiunte in materia; invita i ministeri interessati dei paesi ACP e degli Stati membri dell'UE a migliorare la loro partecipazione a livello di ministri, al fine di conferire alle riunioni la necessaria legittimità politica e dare la visibilità necessaria al principio di partenariato;

18.  chiede che il nuovo accordo di cooperazione includa una forte dimensione parlamentare, attraverso un'Assemblea parlamentare paritetica (APP), onde conseguire un dialogo parlamentare aperto, democratico e globale, anche su tematiche difficili e sensibili, portare avanti progetti politici comuni (regionali) fornendo una base democratica per questi ultimi, attraverso la partecipazione multilaterale delle parti interessate, controllare il lavoro dell'esecutivo nonché la cooperazione allo sviluppo, promuovere la democrazia e i diritti umani e quindi fornire un importante contributo ad nuovo un partenariato di cooperazione su basi paritarie; sottolinea l'importanza di un rapido coinvolgimento dell'APP in tutte le discussioni rilevanti concernenti il partenariato ACP-UE post-2020;

19.  è fermamente convinto che l'APP debba assicurare una rappresentanza ed una partecipazione adeguata democratica e proporzionale di tutte le forze politiche in seno ai suoi dibattiti; chiede pertanto che le delegazioni nazionali presso l'APP includano rappresentanti parlamentari del loro spettro politico nazionale e garantiscano la presenza delle opposizioni;

20.  chiede che l'APP sia allineata alla nuova struttura regionale, incentrando pertanto la propria attività nei forum regionali su questioni di importanza regionale, coinvolgendo fortemente i parlamenti nazionali e regionali e mantenendo nel contempo regolari, ma meno frequenti, riunioni congiunte ACP-UE; chiede di includere incontri tematici con la società civile, le autorità locali e il settore privato nelle sedute dell'APP, al fine di consentire ulteriori sviluppi e allargare il dibattito sulle questioni collegate all'agenda dell'APP;

21.  esorta l'Ufficio di presidenza dell'APP a elaborare un orientamento più strategico del programma di lavoro dell'assemblea; auspica che, in futuro, le relazioni della commissione APP esplicitino chiaramente la connessione ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, in modo da consentire il continuo monitoraggio di ciascuno di tali obiettivi; chiede un allineamento delle risoluzioni comuni nel forum generale ACP-UE su questioni internazionali urgenti, sui ritardi concernenti tematiche relative agli obiettivi di sviluppo sostenibile e violazioni dei diritti umani, nonché un allineamento delle risoluzioni nelle riunioni regionali o altre riunioni pertinenti sulle tematiche e questioni attuali urgenti di particolare interesse per una regione o un gruppo specifico; richiama l'attenzione del VP/AR, in tale contesto, sull'importanza politica della presenza del Consiglio a livello ministeriale nelle sessioni dell'APP; auspica che i copresidenti dell'APP ACP-UE siano invitati alle sessioni del Consiglio congiunto, allo scopo di garantire un flusso di informazioni bidirezionale ed efficace e rafforzare la cooperazione istituzionale;

22.  chiede che siano profusi ulteriori sforzi per migliorare il controllo da parte dell'APP della programmazione dello sviluppo tenendo conto dei principi sull'efficacia dello sviluppo ed il seguito dato a tale controllo; invita la Commissione e i governi a promuovere la partecipazione dei parlamenti nazionali, delle autorità locali e regionali, dei soggetti della società civile, del settore privato e delle comunità della diaspora in tutte le diverse fasi di controllo della programmazione dello sviluppo ed a fornire tutte le informazioni disponibili in modo tempestivo e trasparente ai parlamenti nazionali al fine di assisterli nel loro esercizio di controllo democratico;

23.  ritiene che il partenariato ACP-UE dovrebbe cercare di impegnarsi maggiormente con altri partner a livello globale (quali l'Unione africana o le Nazioni Unite) e altre autorità internazionali, ogni volta che ciò sia possibile, e lavorare sulla base di un coordinamento e di una cooperazione rafforzati, senza duplicazione del lavoro o delle missioni, allo scopo di affrontare le sfide delle guerre, dei conflitti interni, dell'insicurezza, della fragilità e della transizione;

Finanziamenti futuri

24.  è convinto che la scadenza simultanea dell'accordo di Cotonou e del quadro finanziario pluriennale (QFP) dell'Unione rappresenti un'occasione per decidere definitivamente di iscrivere in bilancio il Fondo europeo di sviluppo al fine di rafforzare l'efficienza e l'efficacia, la trasparenza, il controllo democratico, la responsabilità, la visibilità e la coerenza del finanziamento allo sviluppo dell'UE; sottolinea tuttavia che tale iscrizione in bilancio dovrebbe essere subordinata a i) un accantonamento garantito dei fondi per lo sviluppo al fine di mantenere il livello di finanziamento a favore dei paesi in via di sviluppo e ii) una soluzione permanente e separata per il finanziamento UE delle spese di sicurezza collegate e coerenti con la cooperazione allo sviluppo; sottolinea che, anche se iscritto in bilancio, il FES dovrebbe includere parametri di riferimento allineati con la cooperazione allo sviluppo dell'UE; esorta le due parti a modernizzare gli strumenti di finanziamento ed a promuovere un sostegno generale e settoriale al bilancio laddove possibile;

25.  sottolinea che il bilancio dell'Unione prevede già strumenti destinati a partner specifici e che l'iscrizione in bilancio del FES può essere concepita in modo tale da riflettere e promuovere la relazione privilegiata ACP-UE allo scopo di promuovere lo sviluppo sostenibile; invita la Commissione a elaborare una tabella di marcia nella quale siano affrontate le questioni summenzionate prima di presentare le proposte necessarie per il prossimo QFP;

26.  rammenta che le future relazioni ACP-UE dovrebbero essere di natura politica, per esempio lavorando su progetti politici comuni in diversi forum internazionali, e non principalmente di tipo donatore-beneficiario; sottolinea pertanto che i principi dell'aiuto allo sviluppo dell'UE devono applicarsi in uguale misura a tutti i paesi in via di sviluppo e che i paesi ACP avanzati devono pertanto essere gradualmente esclusi dall'aiuto allo sviluppo dell'UE alle stesse condizioni dei paesi non ACP; ritiene che un grado più elevato di auto-finanziamento da parte dei paesi ACP sarebbe in linea con le ambizioni dell'ACP di svolgere un ruolo autonomo e sottolinea in tale contesto l'importanza di includere nel nuovo accordo strumenti migliorati per rafforzare la capacità dei paesi ACP di finanziare settori economici vitali; chiede alle parti di raddoppiare gli sforzi per rafforzare la capacità dei paesi ACP di mobilitare e utilizzare le risorse interne tramite, in particolare, il rafforzamento dei sistemi fiscali, la buona gestione delle risorse naturali, l'industrializzazione e la trasformazione delle materie prime destinate ai mercati locali, regionali e internazionali;

27.  sottolinea che l'undicesimo Fondo europeo di sviluppo (FES) è la principale fonte di finanziamento del Fondo per la pace in Africa, nonostante il fatto che tale soluzione fosse stata concepita come provvisoria al momento dell'istituzione del Fondo per la pace in Africa nel 2003; chiede l'istituzione di uno strumento dedicato per il finanziamento delle spese di sicurezza collegate alla cooperazione allo sviluppo;

28.  prende atto della comunicazione della Commissione del 7 giugno 2016 sulla creazione di un nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nell'ambito dell'agenda europea sulla migrazione; rileva che il bilancio dell'UE e il contributo del FES al pacchetto di 8 miliardi di EUR sono composti esclusivamente da aiuti già pianificati; invita a non compromettere l'assistenza allo sviluppo a favore dei beneficiari e a finanziare iniziative legate alla migrazione con nuovi stanziamenti;

29.  auspica la creazione di uno strumento dedicato a tutti i PTOM che risponda al loro status specifico e alla loro appartenenza alla famiglia europea; invita ad attuare una cooperazione rafforzata tra i paesi ACP e i PTOM per concorrere allo sviluppo inclusivo e sostenibile della loro rispettiva regione, consentendo di integrare meglio i PTOM nel loro contesto regionale;

Dimensione commerciale: accordi di partenariato economico (APE)

30.  ribadisce che gli APE costituiscono una base per la cooperazione regionale e che devono contribuire allo sviluppo e all'integrazione regionale; sottolinea pertanto la pertinenza di includere disposizioni giuridiche vincolanti in materia di sostenibilità (relative ai diritti umani, alle norme sociali e ambientali) in tutti gli APE ed evidenzia l'importanza di creare meccanismi di monitoraggio efficaci che includano vasta parte della società civile al fine di individuare e prevenire qualsiasi potenziale effetto negativo dovuto alla liberalizzazione degli scambi;

31.  chiede un accordo post-Cotonou che funga da accordo politico quadro in base al quale siano fissati requisiti minimi vincolanti per gli APE, al fine di garantire la continuità dei vincoli APE nell'attuale accordo di Cotonou relativi alle disposizioni in materia di buona governance, rispetto dei diritti umani, anche tra le persone più vulnerabili, e rispetto delle norme sociali e ambientali, nonché al fine di fornire un quadro adeguato per uno sviluppo sostenibile e la coerenza delle politiche; auspica un controllo parlamentare congiunto e un processo di monitoraggio sull'impatto dell'APE nonché meccanismi strutturati di monitoraggio della società civile;

o
o   o

32.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Consiglio ACP, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e all'Ufficio di presidenza dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.

(1) http://www.europarl.europa.eu/intcoop/acp/03_01/pdf/mn3012634_en.pdf
(2) http://www.epg.acp.int/fileadmin/user_upload/Georgetown_1992.pdf
(3) GU C 310 del 25.8.2016, pag. 19.
(4) GU C 65 del 19.2.2016, pag. 257.
(5) GU C 67 E del 18.3.2010, pag. 120.
(6) GU C 103 E del 29.4.2004, pag. 833.
(7) http://www.europarl.europa.eu/intcoop/acp/2015_acp2/pdf/101905en.pdf
(8) http://www.europarl.europa.eu/intcoop/acp/2015_acp2/pdf/1081264en.pdf
(9) http://www.africa-eu-partnership.org/sites/default/files/documents/eas2007_joint_strategy_en.pdf
(10) Testi approvati, P8_TA(2015)0336.
(11) http://www.acp.int/content/acp-eu-stand-together-post-2015-development-agenda
(12) http://www.epg.acp.int/fileadmin/user_upload/Sipopo_Declaration.pdf
(13) Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite A/RES/69/313.
(14) Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite A/RES/70/1.

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