Difesa dei diritti umani al di fuori dell'UE
Il Parlamento europeo è uno strenuo e costante difensore dei diritti umani, anche al di fuori dei confini dell'Unione.
Il Parlamento europeo, alla stregua dell'Unione europea nel suo insieme, ha invitato tutti i paesi a dare attuazione alla Dichiarazione universale dei diritti umani e ad altri trattati internazionali sui diritti umani.
Il Parlamento cerca altresì di garantire che tutte le attività internazionali dell'UE, tra cui il commercio e gli aiuti, siano in linea con i suoi principi in materia di diritti umani.
Per molti anni la pena di morte e la tortura sono state questioni centrali. Più di recente, la tratta di esseri umani, i diritti digitali e altre tematiche sono stati inseriti nell'elenco delle preoccupazioni espresse dal Parlamento.
Tante voci
Il Presidente del Parlamento europeo parla chiaramente di violazioni in occasione di dichiarazioni e riunioni pubbliche.
La commissione per gli affari esteri e la sottocommissione per i diritti dell'uomo pongono in evidenza le violazioni e contribuiscono a orientare il dibattito per altri membri del Parlamento europeo.
E tutti i deputati e le deputate si associano a tale sforzo il giovedì pomeriggio durante le sessioni del Parlamento europeo a Strasburgo. Tale periodo di tempo è dedicato alle discussioni e alle "risoluzioni d'urgenza" su questioni relative ai diritti umani.
Tali sforzi hanno dato risultati.
Alcuni governi hanno riconsiderato le loro azioni, tra cui l'imposizione della pena capitale. Inoltre, alcuni parlamenti nazionali hanno modificato o abbandonato le leggi criticate nelle risoluzioni del Parlamento.
Premio Sacharov
Ogni anno il Parlamento europeo assegna il Premio Sacharov per la libertà di pensiero a persone o organizzazioni che lottano per i diritti umani e le libertà fondamentali.
Nel corso degli ultimi trent'anni, il premio ha richiamato l'attenzione sulle lotte portate avanti nei cinque continenti.
In alcuni casi, il premio è stato un riconoscimento delle sofferenze di coloro che hanno scelto di combattere per la libertà in patria.
È il caso del vincitore del 2015, Raif Badawi, un blogger incarcerato in Arabia Saudita per aver difeso la libertà di espressione.
Lo stesso dicasi per il premio del 2017, assegnato all'opposizione democratica venezuelana, tra cui le centinaia di persone arrestate per motivi politici nel paese.
In altri anni, con il premio si è voluto riconoscere individui le cui attività nel settore dei diritti umani sono scaturite dall'esperienza personale, a volte dolorosa.
Il vincitore del 2014, Denis Mukwege, medico della Repubblica Democratica del Congo, ha dichiarato di "essersi imbattuto" nei problemi delle donne stuprate e brutalizzate in guerra. Da allora ha dedicato la sua esistenza a curare più di 40.000 vittime nel suo ospedale della città natale, richiamando nel contempo l'attenzione internazionale sul problema in oggetto.
Mukwege e tutti i vincitori restano collegati tramite la rete del premio Sacharov, che li tiene anche in contatto con i deputati e le deputate al Parlamento europeo e con la società civile al fine di intensificare la cooperazione in materia di diritti umani.