RELAZIONE sul Libro verde della Commissione sulla politica integrata relativa ai prodotti
(COM(2001) 68 – C5‑0259/2001 – 2001/2117(COS))

23 novembre 2001

Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori
Relatrice: Cristina García-Orcoyen Tormo

Procedura : 2001/2117(COS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
A5-0419/2001
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A5-0419/2001
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PAGINA REGOLAMENTARE

Con lettera del 7 febbraio 2001 la Commissione ha trasmesso al Parlamento il suo Libro verde sulla politica integrata relativa ai prodotti (COM(2001) 68 – 2001/2117(COS)).

Nella seduta del 2 luglio 2001 la Presidente del Parlamento ha comunicato di aver deferito tale Libro verde alla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori per l'esame di merito e, per parere, alla commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia (C5‑0259/2001).

Nella riunione del 12 marzo 2001 la commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori aveva nominato relatrice Cristina García-Orcoyen Tormo.

Nelle riunioni del 26 giugno, 5 novembre e 21 novembre 2001 ha esaminato il Libro verde e il progetto di relazione.

Nell'ultima riunione indicata ha approvato la proposta di risoluzione con 24 voti favorevoli e 17 astensioni.

Erano presenti al momento della votazione Caroline F. Jackson (presidente), Guido Sacconi (vicepresidente), Alexander de Roo (vicepresidente), Cristina García-Orcoyen Tormo (relatrice), Per-Arne Arvidsson, María del Pilar Ayuso González, Hans Blokland, John Bowis, Martin Callanan, Dorette Corbey, Chris Davies, Nirj Deva (in sostituzione di Ria G.H.C. Oomen-Ruijten), Avril Doyle, Carlo Fatuzzo (in sostituzione di Jorge Moreira da Silva), Anne Ferreira, Marialiese Flemming, Karl-Heinz Florenz, Laura González Álvarez, Robert Goodwill, Françoise Grossetête, Cristina Gutiérrez Cortines, Heidi Anneli Hautala (in sostituzione di Hiltrud Breyer), Marie Anne Isler Béguin, Christa Klaß, Paul A.A.J.G. Lannoye (in sostituzione di Patricia McKenna), Riitta Myller, Giuseppe Nisticò, Marit Paulsen, Frédérique Ries, Dagmar Roth-Behrendt, Giacomo Santini, Karin Scheele, Ursula Schleicher (in sostituzione di Eija-Riitta Anneli Korhola), Horst Schnellhardt, Inger Schörling, Jonas Sjöstedt, Renate Sommer (in sostituzione di Peter Liese), María Sornosa Martínez, Catherine Stihler, Antonios Trakatellis, Kathleen Van Brempt (in sostituzione di David Robert Bowe) e Phillip Whitehead.

Il parere della commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia è allegato.

La relazione è stata depositata il 23 novembre 2001.

Il termine per la presentazione di emendamenti sarà indicato nel progetto di ordine del giorno della tornata nel corso della quale la relazione sarà esaminata.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE

Risoluzione del Parlamento europeo sul Libro verde della Commissione sulla politica integrata relativa ai prodotti (COM(2001) 68 – C5‑0259/2001 – 2001/2117(COS))

Il Parlamento europeo,

–   visto il Libro verde della Commissione (COM(2001) 68 – C5‑0259/2001),

–   visto il Libro bianco sulla crescita, la competitività e l’occupazione, COM(1993) 700, del 5 dicembre 1993,

–   visto l'articolo 47, paragrafo 1, del suo regolamento,

–   visti la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori e il parere della commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia (A5‑0419/2001),

A.   considerando che una politica integrata relativa ai prodotti che contribuisca allo sviluppo sostenibile deve non solo essere redditizia dal punto di vista economico, ma innanzitutto essere efficace dal punto di vista ambientale e contribuire al benessere sociale dentro e fuori dall'UE,

B.   considerando l'urgenza di impostare azioni per invertire le tendenze non sostenibili quali l'esaurimento delle risorse, i cambiamenti climatici, le emissioni diffuse di prodotti chimici pericolosi e la crescente produzione di rifiuti e in particolare di scorie pericolose,

C.   considerando che l'IPP potrebbe costituire un utile strumento complementare alla legislazione,

D.   considerando che i consumatori esercitano la propria libertà di scelta non solo in funzione della qualità dei prodotti ma anche in funzione del rispettivo potere di acquisto,

E.   considerando che occorre tenere conto della stretta relazione esistente tra il Sesto programma comunitario di azione in materia ambientale 2001-2010, il Libro bianco sulla strategia per una politica futura in materia di sostanze chimiche e la strategia dell'Unione europea sulla politica integrata relativa ai prodotti,

F.   considerando che i programmi e i relativi finanziamenti in materia di ricerca e sviluppo tecnologico devono contribuire alla concreta applicazione della politica integrata dei prodotti;

G.   considerando che occorre anche tenere conto della situazione dei vari Stati membri quando si tratta di elaborare una politica integrata relativa ai prodotti che sia accettabile per tutti,

H.   considerando che una politica integrata relativa ai prodotti deve essere basata sulla responsabilità condivisa nel corso di tutta la catena di produzione e distribuzione,

1.   ritiene che la proposta della Commissione, seppur interessante, sia insoddisfacente e auspica una proposta per una politica più esauriente e meglio elaborata, che tenga conto in modo debito e più chiaro di ciascun elemento della catena produttiva, come le materie prime, il consumo energetico, l’imballaggio e il trasporto; ricorda tuttavia che, se si desidera partire da basi più precise e coordinate, sarebbe stato necessario uno studio più esauriente sui successi e gli insuccessi delle attuali politiche integrate relative ai prodotti (etichetta ecologica europea, EMAS, legislazione Nuovo approccio, come la direttiva sugli imballaggi, ecc.); ritiene inoltre che a tutte le parti in questione verrebbe risparmiato molto lavoro inutile in futuro se la Commissione elaborasse dei documenti più precisi come base dei lavori del Parlamento;

2.   sottolinea la necessità di definire più precisamente le modalità di attribuzione e di controllo di un futuro marchio ecologico europeo;

3.   presuppone che la Commissione non presenterà alcun Libro bianco sulla politica integrata relativa ai prodotti prima di aver preso attentamente in considerazione l’opinione del Parlamento sul Libro verde;

4.   deplora l'assenza di obiettivi chiari dotati di scadenzari per l'IPP e l'assenza di metodi e indicatori per verificare la realizzazione dell'IPP e chiede alla Commissione di svilupparli in quanto costituiscono una condizione essenziale per il successo di tale politica;

5.   chiede che l'IPP punti ad una significativa riduzione dell'onere totale sull'ambiente generato dalla quantità e dalla pericolosità dei prodotti in circolazione corredandola di un preciso calendario;

6.   sottolinea che l'IPP deve completare gli strumenti giuridici esistenti e non deve assolutamente essere utilizzata per sostituire o indebolire la legislazione comunitaria;

7.   invita la Commissione a elaborare una valutazione critica dei successi e degli insuccessi della legislazione Nuovo approccio per vedere se questa sostiene gli obiettivi dell'IPP;

8.   chiede alla Commissione di avviare quanto prima progetti pilota adeguati;

9.   ritiene che, in vista della complessità del processo a cui partecipano produttori, consumatori e amministrazioni, sia importante tenere conto, nel processo di sviluppo della Politica integrata dei prodotti, delle ripercussioni sull'economia, la formazione e il settore sociale; la Politica integrata dei prodotti deve contribuire all'impiego di un lavoro le cui conoscenze siano in grado di integrare e interagire con lo sviluppo sostenibile, anche attraverso la partecipazione dei lavoratori alla conoscenza e al lavoro consapevole;

10.   sottolinea la necessità di includere i servizi nel campo di applicazione della politica integrata onde ridurne gli effetti indesiderabili sull'ambiente e deplora che il sempre più ampio settore dei servizi non sia stato sufficientemente trattato e raccomanda   che gli effetti ambientali dei servizi (soprattutto trasporti e turismo) siano oggetto di un approccio analogo;

11.   chiede alla Commissione di esaminare i modelli di consumo esistenti e di individuare le possibilità per passare ad una “dematerializzazione” sottolineando il ruolo che i servizi possono svolgere al posto dei prodotti;

12.   sottolinea l'importanza di chiarire i ruoli dei vari attori, mentre i sistemi di collaborazione dovrebbero restare a discrezione dei vari gruppi interessati e constata che occorrerebbe tener maggiormente conto degli aspetti ambientali in sede di normazione (CEN e ISO) e si pronuncia a favore della prosecuzione del progetto EHD (Environmental Help Desk) a livello europeo; sottolinea che l'integrazione degli aspetti ambientali nella normazione europea costituisce una componente importante di una politica integrata relativa ai prodotti; chiede con insistenza alla Commissione di provvedere affinché tutte le parti interessate siano correttamente rappresentate nel processo di normazione, compresi i rappresentanti delle organizzazioni ambientaliste e per la tutela dei consumatori; esorta la Commissione a presentare quanto prima una proposta di revisione del Nuovo approccio che garantisca un'effettiva integrazione degli aspetti ambientali nella normazione;

13.   ricorda che l'amministrazione deve, nell'ambito delle sue competenze, specificare chiaramente il suo ruolo stabilendo livelli minimi di indicatori ambientali e obiettivi e scadenzari chiari; considera che gli eventuali accordi volontari vanno usati a titolo di strumento guida solo se contemplano la possibilità di sanzioni da parte dello Stato; giudica infine che l'IPP e gli eventuali accordi volontari non devono sostituire, ma solo completare, la legislazione attuale e futura;

14.   sottolinea che una politica integrata dei prodotti deve fondarsi in linea di principio su un approccio pluridimensionale e unitario del ciclo di vita;

15.   ritiene che i vincoli connessi alla necessità di produrre in modo più ecologico non devono portare a penalizzare le piccole e medie imprese (PMI), le imprese artigianali e i metodi di produzione tradizionali;

16.   afferma in tale prospettiva che, per ridurre il costo delle misure e non escludere dal processo le piccole e medie imprese, occorre stabile indicatori ambientali basati sulla valutazione del ciclo di vita semplificato dei prodotti e sottolinea l’importanza di stabilire parametri esatti e comuni per tale analisi del ciclo di vita. Sostiene che tali indicatori dovrebbero essere rappresentativi e consistenti, cioè il riflesso degli impatti ambientali prioritari e degli aspetti ambientali più significativi di tutte le gamme dei prodotti; dovranno essere stabiliti per consenso (ad es. gruppi di prodotti) lavorando con i vari gruppi interessati allo scopo di stabilire quelli più rilevanti e le metodologie di misurazione degli stessi. Tuttavia, occorre considerare che dovrebbero essere sottoposti a revisione periodicamente, se fosse necessario, per il loro aggiornamento; è da rilevare che la metodologia LCA si presenta ancora oggi di difficile applicazione soprattutto in termini di impiego di risorse, di tempo e di leggibilità dei risultati. Queste difficoltà aumentano in maniera sensibile quando si è in presenza di imprese di piccole e medie dimensioni e vi sono differenze strutturali tra un paese e l’altro (ad esempio, diverso mix energetico);

17.   sottolinea la necessità di incoraggiare le imprese a sviluppare attivamente indicatori ambientali semplici che possano essere facilmente utilizzati nelle reti e catene di produzione internazionali;

18.   sottolinea che mediante un'analisi del ciclo di vita e indicatori sostenibili sarà possibile indicare un quadro entro il quale i soggetti economici potranno muoversi liberamente mediante l'integrazione degli aspetti ambientali nella loro strategia, nel loro design dei prodotti e nella loro produzione. L'azione consapevole e la capacità di innovazione rappresentano elementi fondamentali dell'approccio IPP.

19.   esige che i prezzi dei prodotti riflettano in modo fedele i costi ambientali e che siano promossi i prodotti progettati ecologicamente; ritiene che ciò sia possibile ricorrendo a meccanismi relativi ai prezzi e all'adozione di misure che favoriscano l'imputazione dei costi esterni (misura che da sola incentiverebbe il miglioramento ambientale dei prodotti);

20.   invita la Commissione a ridurre o a eliminare le sovvenzioni che contrastano con gli scopi dell'IPP;

21.   ritiene che occorrerebbe privilegiare, rispetto a qualsiasi dispositivo di penalizzazione, gli appropriati strumenti e misure di incentivazione sia per le imprese sia per i privati come gli aiuti finanziari (ai fini della normazione e dell'adeguamento dei processi di produzione) o le incentivazioni fiscali (aliquote IVA ridotte);

22.   propone alla Commissione di studiare la possibilità di puntare in ambito OCSE e OMC ad obiettivi relativi all'IPP e raccomanda un'intensa cooperazione tra la DG Ambiente e la DG Commercio sulla questione dell'OMC; si aspetta che la Commissione faccia un’analisi delle implicazioni delle catene di forniture globali in relazione all’IPP, del ruolo dell’IPP nei paesi in via di sviluppo, nonché della sua compatibilità con le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio, e che presenti proposte di revisione della normativa necessaria a livello bilaterale e multilaterale;

23.   insiste sul fatto che le autorità pubbliche sono tenute a facilitare lo sviluppo dei prodotti ambientalmente più corretti stimolando le attività di ricerca in questo campo e la diffusione dei risultati; ritiene che tale ricerca debba comprendere lo sviluppo di una catena di distribuzione che si orienti a soddisfare la domanda vendendo un servizio anziché il possesso di un prodotto;

24.   ritiene che l'applicazione delle misure debba essere realizzata in modo graduale procedendo ad ampliare poco a poco il numero delle categorie dei prodotti interessate. Tutte le misure devono essere volte ad agevolare la conoscenza da parte dei produttori delle ripercussioni ambientali dei prodotti che immettono sul mercato, identificando così le potenzialità di miglioramento ambientale degli stessi;

25.   chiede che la strategia della politica integrata dei prodotti sia messa a punto per singoli settori, eventualmente per singoli prodotti, al fine di poterla applicare correttamente nella prassi;

26.   osserva con soddisfazione che negli Stati membri esistono approcci di un'agevole politica integrata dei prodotti basata su analisi del ciclo di vita per singoli prodotti e considera necessario che tali esperienze siano recepite da un futuro Libro bianco e dalla futura normativa;

27.   sottolinea che le esperienze fatte con l'approccio IPP o in alcuni settori degli Stati membri debbano essere divulgate in tutta l'UE come pure che occorre promuovere l'inserimento in una rete di tali attività e la loro intensificazione;

28.   sottolinea che una politica integrata dei prodotti è basata sulla comunicazione e la cooperazione tra le varie parti interessate. È particolarmente importante definire chiaramente i gruppi-obiettivo per poter definire opportunamente gli strumenti di comunicazione, quali la formazione per coloro che sviluppano i prodotti e per gli operatori del processo nonché le informazioni destinate ai consumatori; tale comunicazione deve essere specifica al prodotto e calibrata sulle specifiche esigenze dei singoli prodotti;

29.   riconosce la necessità di definire una strategia in materia d'istruzione, graduale e a lungo termine, destinata a guidare i produttori e i consumatori finali, tenendo conto dei bisogni dei bambini e dei giovani. Soltanto uno sforzo supplementare d'informazione ai cittadini servirà al raggiungimento di questo obiettivo e quindi i produttori e i distributori dovranno fornire in modo adeguato ai consumatori informazioni chiave sull'intero ciclo di vita del loro prodotto/servizio;

30.   constata che un'interazione rafforzata tra consumatori, organizzazioni dei consumatori, commercio e produttori rafforza i diritti dei consumatori e permette un’informazione più verificabile e trasparente;

31.   sottolinea che l'applicazione dell'approccio IPP dovrebbe avvenire sulla base del vigente diritto comunitario e che nuovi strumenti dovrebbero essere creati solo per colmare le lacune normative;

32.   ritiene necessario introdurre una tassazione differenziata dei prodotti a seconda dell'impatto ambientale nell'ambito di un quadro armonizzato a livello europeo;

33.   sottolinea la necessità d'introdurre criteri ambientali riguardanti i processi produttivi nonché il prodotto finale nelle procedure di appalto delle amministrazioni pubbliche in modo che le imprese che fabbricano prodotti e servizi ecologici vengano poste in una situazione di preminenza sul mercato, dopo aver elaborato la necessaria normativa tecnica che consenta di individuare e accertare i criteri ambientali richiesti;

34.   sostiene che occorre prendere in considerazione un'adeguata combinazione degli strumenti proposti nel Libro verde per evitare il rischio di una situazione di duplicazione e di conflitto che potrebbe aver luogo qualora vengano adottati congiuntamente;

35.   incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

MOTIVAZIONE

Quest'iniziativa della Commissione è conforme ai principi fondamentali dello sviluppo sostenibile e dello spirito di Cardiff inseriti nel Sesto programma di azione ambientale e nella strategia di sviluppo sostenibile dell'Unione europea.

La politica integrata relativa ai prodotti propone un nuovo contesto per l'esame degli aspetti relativi al ciclo di vita dei prodotti, riducendo così le loro ripercussioni ambientali. Le misure proposte sono basate sulla creazione di incentivi per migliorare la progettazione, su una maggiore e migliore informazione della scala dei valori e sull'adeguamento dei prezzi e dei costi.

L'obiettivo è di ottenere, senza una riduzione della capacità di creazione di ricchezza degli Stati membri, un orientamento della produzione e del consumo verso posizioni più coerenti e integrate con i principi dello sviluppo sostenibile.

La creazione di una politica integrata relativa ai prodotti offre un'opportunità di armonizzare le politiche nazionali, senza dimenticare l'importanza di affrontare una politica comunitaria sufficientemente flessibile in modo che tutti gli Stati membri possano parteciparvi pienamente.

A tal fine la Commissione propone in primo luogo un'ampia partecipazione nel processo a tutte le parti interessate con particolare riguardo al ruolo delle forze del mercato e ai loro strumenti.

Il successo dell'iniziativa dipenderà in larga misura dalla corretta identificazione e utilizzazione dei principali strumenti.

Gli obiettivi di base della proposta mirano a:

  • *OTTENERE IL GIUSTO PREZZO

L'obiettivo è fare in modo che i prezzi dei prodotti riflettano in modo più fedele i costi esterni degli stessi. Così facendo i prezzi darebbero al mercato un segnale sull'impatto ambientale dei prodotti e, così facendo, si riuscirebbe a orientare la domanda.

Queste misure in ogni caso debbono poggiarsi su solide basi che dimostrino la loro bontà per la competitività senza produrre effetti non desiderati. L'internalizzazione dei costi esterni, se non realizzata in modo idoneo, può creare distorsioni del mercato, in particolare nel caso in cui non fosse possibile un'accettazione globale a livello internazionale.

L'introduzione di questo tipo di strumenti necessità, pertanto, di una valutazione particolareggiata e preliminare degli effetti che possono avere sulla competitività dell'industria europea.

Nel processo di produrre e consumare beni e servizi le responsabilità ambientali debbono essere condivise dai vari protagonisti. Così l'estrazione delle materie prime, la progettazione, la pubblicità, i consumatori, le amministrazioni pubbliche, l'eliminazione dei prodotti, ecc. sono tutti elementi essenziali da tener conto per ridurre e migliorare l'impatto ambientale dei prodotti nel corso di tutto il loro ciclo di vita.

  • *IL CONSUMO ECOLOGICO

È importante incentrare il dibattito sugli strumenti proposti nel Libro verde per promuovere la domanda ecologica. Lo stimolo sulla domanda è la base per migliorare i prodotti dal punto di vista ambientale. Per questo motivo occorre promuovere in modo coerente ed estenso l'accesso dei consumatori a informazioni semplici, comprensibili e veritiere.

La politica ingrata relativa ai prodotti deve non solo rispettare, ma anche far procedere a suo favore le forze di mercato esistenti. In tutti i mercati di prodotti esiste una continua interazione tra produttori e consumatori che è complessa, dinamica e equilibrata. È importante non creare distorsioni nell'equilibrio del mercato.

La domanda di prodotti ecologici non è ancora elevata, tuttavia i consumatori tengono conto di vari criteri quando devono selezionare un prodotto (prezzo, sicurezza, qualità, comportamento ambientale, ecc.). Prestando un'attenzione esclusiva a uno di questi fattori viene falsata la realtà del comportamento dei consumatori. Per questo motivo la politica integrata relativa ai prodotti deve essere incentrata sul continuo miglioramento di tutti questi criteri, compresa la dimensione ambientale.

I consumatori potranno svolgere un ruolo più attivo nelle loro decisioni sull'utilizzazione dei prodotti e sulla loro eliminazione. È importante tenere presente che i consumatori debbono essere informati e formati ma non costretti ad acquistare determinati tipi di prodotti. La domanda di prodotti ecologici non deve essere creata artificialmente.

Al contempo, l'utilizzazione delle tecnologie dell'informazione e la diversità delle prestazioni che ci vengono offerte dovrebbero essere prese in considerazione allo scopo di tenere informati i consumatori, ricordando che attualmente non sono previste grandi iniziative a tale riguardo.

  • *L'OFFERTA ECOLOGICA

Un terzo settore è quello composto dall'offerta ecologica di beni e servizi. In questo settore occorre stabilire misure che promuovono la produzione e la conseguente offerta di prodotti e servizi ambientalmente più corretti.

In questo senso si osserva già che le imprese leader che lottano per porsi ai primi posti del mercato in cui competono sono quelle più avanzate nella produzione di prodotti ecologici; occorre quindi assicurare che le stesse imprese prendano coscienza delle opportunità di mercato che si aprono di fronte a loro.

La fabbricazione di prodotti ambientalmente corretti contribuirà a dare un impulso alla sostenibilità dell'attività imprenditoriale. Per incentivare questa tendenza sarà necessario incoraggiare le imprese, nonché sviluppare e mettere a loro disposizione determinati strumenti. Questi incentivi dovrebbero essere promossi quantomeno a livello europeo; è tuttavia auspicabile proporli, se possibile, a livello internazionale.

Allo scopo d'incentivare la produzione di prodotti più ecologici, il design del prodotto dovrà essere una delle prime misure da promuovere. Senza dimenticare che la tendenza dovrà essere orientata verso la riduzione dell'impiego di risorse nei processi produttivi e la progressiva diminuzione dell'utilizzazione di sostanze pericolose. Questi tipi di azioni dovrebbero essere affrontati con maggior profondità.

È necessario che le imprese conoscano gli impatti e le potenzialità del ciclo di vita dei loro prodotti. Gli sforzi dovranno essere dedicati a stabilire una metodologia semplice per l'analisi del ciclo di vita, affinché sia accessibile e a portata delle piccole e medie imprese.

Occorre anche tener conto della partecipazione dei lavoratori allo scopo di orientare in modo effettivo i principali protagonisti di questo processo verso una produzione meno inquinante e un consumo più ecologico.

La libertà delle imprese di decidere quali sono gli strumenti che meglio si conformano al perfezionamento dei loro prodotti dovrebbe essere presente allo scopo di adottare le misure maggiormente adatte alle loro caratteristiche.

PARERE DELLA COMMISSIONE PER L'INDUSTRIA, IL COMMERCIO ESTERO, LA RICERCA E L'ENERGIA

6 novembre 2001

destinato alla commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori

sul Libro verde sulla politica integrata relativa ai prodotti

(COM(2001) 68 – C5‑0259/2001 – 2001/2117 (COS))

Relatrice per parere: Caroline Lucas

PROCEDURA

Nella riunione del l’11 luglio 2001 la commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia ha nominato relatrice per parere Caroline Lucas.

Nelle riunioni del 15 ottobre e del 6 novembre 2001 ha esaminato il progetto di parere.

Nell'ultima riunione indicata ha approvato le conclusioni in appresso all'unanimità.

Erano presenti al momento della votazione: Carlos Westendorp y Cabeza, presidente; Peter Michael Mombaur , vicepresidente; Caroline Lucas, relatrice per parere; Konstantinos Alyssandrakis, Renato Brunetta, Giles Bryan Chichester, Christos Folias, Pat the Cope Gallagher, Norbert Glante, Alfred Gomolka (in sostituzione di Konrad K. Schwaiger), Michel Hansenne, Malcolm Harbour (in sostituzione di John Purvis), Roger Helmer, Hans Karlsson, Bashir Khanbhai (in sostituzione di Godelieve Quisthoudt-Rowohl), Constanze Angela Krehl (in sostituzione di Mechtild Rothe), Werner Langen, Albert Jan Maat (in sostituzione di W.G. van Velzen), Nelly Maes, Erika Mann, Hans-Peter Martin (in sostituzione di Rolf Linkohr), Eryl Margaret McNally, Angelika Niebler, Barbara O'Toole (in sostituzione di Harlem Désir), Reino Paasilinna, Elly Plooij-van Gorsel, Samuli Pohjamo (in sostituzione di Astrid Thors), Bernhard Rapkay (in sostituzione di Gérard Caudron), Imelda Mary Read, Paul Rübig, Ilka Schröder, Esko Olavi Seppänen, Claude Turmes (in sostituzione di Yves Piétrasanta), Alejo Vidal-Quadras Roca, Dominique Vlasto, Anders Wijkman, Myrsini Zorba e Olga Zrihen Zaari.

BREVE GIUSTIFICAZIONE

Il concetto di politica integrata relativa ai prodotti (IPP) si fonda su un approccio che considera gli effetti ambientali dei prodotti nell’arco dell’intero ciclo di vita – dall’estrazione delle materie prime alla produzione, distribuzione, uso sino alla gestione dei rifiuti. Sebbene alcune attuali politiche UE prevedano strategie specifiche per quanto concerne le questioni del ciclo di vita o trattino di alcuni prodotti specifici, non esiste attualmente un quadro generale.

Il Libro verde è un primo passo verso l’attuazione di un tale approccio a livello UE. Nell’intento di rafforzare e reimpostare le politiche ambientali connesse ai prodotti il libro riconosce la necessità di un’ampia serie di strumenti, in particolare tassazione, incentivi fiscali, IVA ridotta sui prodotti ecologici, promozione di etichettature ambientali improntate a criteri specifici e approvvigionamenti pubblici ecologici.

Riconosce inoltre che un approccio IPP deve coinvolgere l’industria, i governi e i consumatori mettendo in luce la necessità di dialoghi a più livelli. Una consultazione con le varie parti interessate si è già svolta nel marzo scorso ponendo l’accento sugli aspetti tecnici e industriali del Libro verde.

Nell’insieme la relatrice è favorevole a tale Libro verde. La sua analisi solleva tuttavia alcuni aspetti che richiedono particolare attenzione.

In una prospettiva tecnica vi sono preoccupazioni per lo scadenzario del Libro verde. La Commissione sta già prevedendo di pubblicare un Libro bianco nel dicembre 2001, nonostante il fatto che la relazione della commissione parlamentare verrà esaminata in Aula solo a dicembre. Così, da una parte il Libro verde richiede un dialogo a più livelli, dall’altra ignora di fatto le posizioni del Parlamento europeo. Lo scadenzario per tale processo va quindi riesaminato approfonditamente.

In termini di contenuto il Libro verde non definisce in modo sufficientemente chiaro quali obiettivi l’IPP dovrebbe raggiungere. Si rivolge ai produttori che sono già leader nel loro campo o a quelli (la maggioranza) che hanno bisogno di più aiuto e sostegno per passare all’IPP? Oltre a metodi e principi generali è necessario disporre di una serie di obiettivi e indicatori al fine di misurare l’efficacia. I molteplici strumenti di una politica verde innovativa ed interessante illustrati nel Libro verde tendono ad oscurare alcuni dei vincoli esistenti che impediscono loro di risultare efficaci come potrebbero per cui il libro non riesce a sostenere fino in fondo le proprie conclusioni.

Il rapporto con le iniziative esistenti, compresa la strategia UE di sviluppo sostenibile e il 6° Programma d’azione in materia ambientale, richiede altresì chiarimenti. Sarebbe anche opportuna una valutazione sistematica delle esperienze del passato connesse alle politiche relative ai prodotti, in modo da avere l’opportunità di imparare dall’esperienza.

L’accento del Libro verde sui prodotti fa sì che venga trascurata l’importanza dei servizi – per cui si perde l’occasione potenziale di rendere ecologico un settore sempre più ampio delle nostre economie, in particolare servizi come trasporti e turismo. Inoltre i servizi possono essere più efficaci dei prodotti sotto il profilo delle risorse e in alcuni casi possono addirittura sostituire i prodotti.

La strategia proposta tende ad affidarsi troppo ad accordi volontari; non definisce la loro portata quali sostituti o complementi di una regolamentazione e non affronta il problema di strumenti obiettivi di valutazione. Dobbiamo quindi disporre di proposte in merito a riferimenti, obiettivi e scadenzari chiari per qualsiasi accordo volontario al fine di garantirne l’attuazione, sulla falsa riga della preparazione da parte della Commissione di un quadro legislativo per gli accordi ambientali volontari che fissa criteri, condizioni, modalità di verifica e sanzioni.

A prescindere dall’industria, il Libro verde sottolinea anche il ruolo dei consumatori e l’importanza del loro potere di acquisto nel ridurre l’impatto ambientale scegliendo prodotti ecologicamente sostenibili. Il Libro verde si concentra tuttavia sugli effetti dei prodotti e trascura l’aspetto del consumo. I livelli di consumo devono essere anch'essi parte di un approccio IPP.

La menzione dell’IVA ridotta per i prodotti verdi non ingloba completamente le modifiche necessarie alle direttive IVA. Altri strumenti basati sul mercato andrebbero inoltre presi in considerazione, come tasse sulle materie prime che promuoverebbero il riciclaggio o la sostituzione, o crediti CO2 scambiabili per creare incentivi a ridurre le emissioni di CO2 o ancora una tassa sull’imballaggio nonché la promozione di riduzioni fiscali per i servizi e i settori delle riparazioni.

Il Libro verde rileva che la Commissione svolgerà il ruolo di guida negli approvvigionamenti pubblici “verdi”. Nella revisione attuale delle direttive sugli appalti tuttavia non è integrato l’approccio IPP connesso al ciclo di vita. Al contrario vengono penalizzati gli sforzi di attuare l’IPP e azioni legali sono già state avviate contro alcune cittadine e città che hanno cercato di attuare una politica di approvvigionamento verde.

Il Libro verde menziona l’integrazione di interessi ambientali nel processo di standardizzazione ma confida in un processo di consenso. Esiste però il pericolo che un processo di consultazione sia più aperto alle grandi industrie che dispongono di risorse, e che i consumatori e le organizzazioni ambientali o le PMI ne risultino svantaggiati. La Commissione dovrebbe quindi garantire il sostegno a queste parti interessate in modo che partecipino anch’esse al processo.

La maggiore carenza del Libro verde è però la sua insufficiente consapevolezza del più ampio contesto commerciale internazionale nel cui ambito purtroppo alcune delle proposte risulterebbero giuridicamente problematiche. L’efficacia del Libro verde sarà gravemente compromessa a meno che la Commissione non riconosca espressamente le realtà del sistema di commercio globale e preveda strategie per rispondervi.

Il Libro verde dà l’impressione che il mondo dei prodotti (dalla produzione al consumo e allo smaltimento) cominci e finisca alle frontiere dell’UE. Moltissimi prodotti hanno invece componenti che provengono da paesi esterni all’UE e ancora maggiore è il numero dei prodotti destinati al consumo e allo smaltimento al di fuori dell’Unione. Le ampie implicazioni di questa politica di approvvigionamento non vengono tenute presenti nel documento per cui l’efficacia del Libro verde risulterà gravemente limitata dalle norme OMS.

Mettere a punto l’IPP a livello europeo è un inizio necessario ma non sufficiente se vogliamo rispondere alle sfide fondamentali della politica in materia di prodotti ecologici e raggiungere gli obiettivi più ambiziosi dello sviluppo sostenibile che non si fermano alle frontiere nazionali o regionali.

CONCLUSIONI

La commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia invita la commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti elementi:

1.   si compiace del Libro verde sulla politica integrata relativa ai prodotti (IPP) in quanto dimostra l’impegno dell’UE a favore di uno sviluppo sostenibile e risponde all’esigenza di inserire in una strategia globale le politiche e gli approcci europei esistenti quanto al principio chi inquina paga, ai processi e metodi di produzione e al ciclo di vita del prodotto;

2.   sottolinea la necessità di prevedere, in attesa di un Libro bianco, chiari obiettivi nella strategia IPP in termini di contenuto, portata e scadenzario nonché di individuare strumenti efficaci per misurarne il successo; invita la Commissione a non presentare il Libro bianco fino a che non sarà terminato il processo di consultazione del Parlamento;

3.   deplora che il sempre più ampio settore dei servizi non sia stato sufficientemente trattato e raccomanda   che gli effetti ambientali dei servizi (soprattutto trasporti e turismo) siano oggetto di un approccio analogo;

4.   chiede alla Commissione di esaminare i modelli di consumo esistenti e di individuare le possibilità per passare ad una “dematerializzazione” sottolineando il ruolo che i servizi possono svolgere al posto dei prodotti;

5.   ritiene che il principale elemento in una politica di "ricerca del prezzo giusto" debba essere un adeguamento della struttura del prezzo nella società - in particolare per le risorse di manodopera e naturali - utilizzando nel modo più efficiente risorse finanziariamente interessanti per produttori, distributori e consumatori;

6.   riconosce che il principio di base per il buon funzionamento di un'economia di mercato è che i prezzi di mercato devono riflettere i costi effettivi dei prodotti; chiede pertanto l'eliminazione dei sussidi che sono dannosi all'ambiente e l'introduzione di una struttura incentivante - oneri e/abbuoni - per livellare la situazione e rendere competitive sul mercato le misure di efficienza delle risorse;

7.   si aspetta dalla Commissione che fornisca uno studio sulle necessarie modifiche della normativa europea contraria agli obiettivi IPP (per esempio sussidi per danni ambientali, IVA o appalti pubblici) e che attui una strategia di azione a breve, medio e lungo termine al fine di rispondere agli obiettivi definiti nel 6° Programma di azione ambientale e nella Strategia di sviluppo sostenibile;

8.   riconosce che gli accordi volontari con l’industria hanno un ruolo da svolgere e possono risultare utili in termini di flessibilità ma ritiene che siano complementari e non possano sostituire la regolamentazione e che quindi richiedano obiettivi misurabili compresi mete da raggiungere, scadenzari e riferimenti; invita in tale contesto la Commissione a presentare una proposta di legislazione quadro sugli accordi ambientali volontari, che stabilisca i criteri rilevanti quanto a condizioni, accordi di monitoraggio e conformità;

9.   raccomanda alla Commissione di adottare misure che rendano più facile per il consumatore considerare il costo totale connesso con l'uso di un prodotto già al momento dell'acquisto, ad esempio mediante il completamento delle vigenti disposizioni in materia di etichettatura;

10.   si aspetta che la Commissione faccia un’analisi delle implicazioni delle catene di forniture globali in relazione all’IPP, del ruolo dell’IPP nei paesi in via di sviluppo, nonché della sua compatibilità con le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio, e che presenti proposte di revisione della normativa necessaria a livello bilaterale e multilaterale; suggerisce inoltre che la Commissione analizzi la possibilità di raggiungere gli obiettivi IPP a livello OCSE nonché OMC;

11.   raccomanda una cooperazione più intensa tra DG Ambiente e DG Commercio sul tema OMC e propone di effettuare un’analisi delle dichiarazioni relative alla posizione dell’UE già inviate al Segretariato OMC in termini di compatibilità IPP;

12.   insiste a che l’attuale revisione della legislazione sugli appalti pubblici dell’UE sia pienamente coerente con i principi IPP di un approccio lungo tutto il ciclo di vita e propone che i fornitori di beni e servizi pubblici debbano presentare progetti di gestione ambientale come il sistema EMAS o l’internazionale ISO 14000; propone inoltre che le istituzioni UE siano immediatamente oggetto di un progetto pilota in relazione a tale approccio in materia di approvvigionamento pubblico;

13.   ritiene che i criteri di etichettatura ecologica possano dimostrasi uno strumento utile per le autorità pubbliche negli approvvigionamenti pubblici ecologici, e raccomanda quindi alla Commissione di presentare una proposta di revisione del regolamento CE su un sistema di concessione di una etichetta ecologica comunitaria in modo da consentire lo sviluppo dei criteri di etichettatura ecologica anche per gruppi di prodotti non destinati al consumatore;

14.   raccomanda alla Commissione di accordare maggiore attenzione alle esigenze particolari delle PMI nell’applicazione dell’IPP, in particolare in quanto fornitrici nell’ambito di appalti pubblici.